Aldo MORO - Deputato Opposizione
IV Legislatura - Assemblea n. 567 - seduta del 02-12-1966
1966 - Governo II Amato - Legislatura n. 13 - Seduta n. 830
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli Deputati , prendo assai brevemente la parola, dopo la esauriente replica del ministro del Bilancio , per sottolineare l' importanza di questo dibattito ed esprimere la completa solidarietà del Governo per le tesi che, a nome di tutti i ministri, sono state prospettate in questa sede. il piano di sviluppo rappresenta la sintesi delle nostre conoscenze e delle nostre aspirazioni, l' indicazione delle, risorse che con la nostra volontà possiamo rendere disponibili e in effetti utilizzare per il progresso del paese, l' enunciazione delle mete di benessere e di civiltà che possiamo e vogliamo raggiungere. è questo un atto di coraggio, di impegno, di responsabilità. lo sviluppo economico e quello sociale e politico non sono dunque abbandonati al caso, ma sono considerati frutto del coordinato e sapiente impiego delle nostre ricchezze e quindi dei comportamenti che gruppi sociali e singoli, pubblici poteri e cittadini pongono in essere in una visione unitaria degli interessi e delle prospettive di sviluppo della nazione. il piano significa che intendiamo muoverci con un ordine razionale e con piena consapevolezza, che sappiamo e vogliamo guardare non solo al presente ma all' avvenire, non solo al particolare ma al generale. infatti, ciò che è immediatamente utile, non lo è necessariamente in una più vasta e lontana visione delle cose; ciò che è immediatamente utile per alcuni, non — è detto che lo sia per la generalità dei cittadini. il piano fa prevalere sulla considerazione degli interessi particolari e immediati, quella dell' interesse di tutti e secondo una generale prospettiva. suo obiettivo utilizzare tutte le forze vive ed operose della nazione, ma indicando ad esse delle mete di valore sociale da raggiungere e ponendo dei quadri di riferimento per il calcolo delle convenienze e l' apprezzamento degli obiettivi di interesse generale ai quali ogni iniziativa individuale è naturalmente subordinata. ciò comporta un insieme coerente e convergente di comportamenti, ciascuno dei quali, nel settore privato come in quello pubblico, è chiamato ad esprimere in un sistema libero, qual è il nostro, una precisa assunzione di responsabilità. nell' esercizio dei poteri che sono ad esso propri e non di altri straordinari ed indefinibili, lo Stato, nel quadro del suo ordinamento democratico, dispone dei mezzi necessari per orientare la vita sociale verso il conseguimento di obiettivi comuni e di generale utilità. nell' adozione di questo metodo, nell' indicazione di obiettivi di efficienza produttiva, di capacità di competizione economica, di giusta considerazione dei valori sociali di sicurezza e di eguaglianza, si sono fuse esperienze e tradizioni. diverse, le quali hanno dato tutte con generosità e profonda convinzione il loro apporto per uno sviluppo equilibrato, misurato e sicuro della collettività nazionale. le differenze dei partiti non si sono elise, ma si sono composte nella ricerca di un metodo serio ed impegnativo di libero movimento e di progresso. sappiamo bene che non tutte le aspirazioni della società italiana trovano qui e nell' immediato la loro sodisfazione, ma è un atto di saggezza e di coraggio l' indicare, come oggi facciamo, le mete raggiungibili ad una certa scadenza e nell' ambito delle risorse accuratamente e realisticamente elencate e non certo dilatabili sotto la pressione di una irresponsabile demagogia. non tutto il progresso che noi auspichiamo per il paese è dunque raggiungibile nell' arco di tempo , ancora troppo breve, del primo piano quinquennale. ad esso dunque altri seguiranno, completando a mano a mano il disegno che pur intravvediamo con chiarezza di una società moderna, dinamica e giusta. sappiamo pur bene che le previsioni del piano non sono un dato reale e incontrovertibile, ma esse pure frutto di un' acquisizione faticosa e coraggiosa; ipotesi, dunque, che possono e debbono trovare riscontro nella realtà proprio in forza di una volontà vigorosa e concorde, di un ordinato impiego delle risorse e delle disponibilità che il sistema razionalmente ordinato mette a disposizione della collettività per lo sviluppo della nazione. le prospettive del piano sono dunque fatalmente limitate e condizionate dalla nostra capacità di usare bene, in modo cioè non dispersivo, i mezzi che in determinate circostanze possono essere ritrovati ed impiegati. il piano è un' ipotesi realistica nella misura in cui noi sapremo valorizzare ordinatamente le nostre risorse, facendo sì che la ricchezza cresca, che essa generi sempre nuova ricchezza, la quale sia distribuita in modo utile e giusto. un grande impegno formulare un piano, ma più grande impegno è restare ad esso fedeli affinché esso possa dare tutti i suoi frutti, respingere cioè la tentazione dell' interesse particolare ed immediato per perseguire obiettivi di interesse generale e di vasta portata. ci è richiesta, dunque, una grande forza di resistenza che faccia mirare diritto agli obiettivi del piano senza alcuna distrazione e debolezza; ci è richiesto, se non il gusto, l' accettazione doverosa del rischio dell' impopolarità per andare davvero così avanti e così lontano come noi vogliamo e dobbiamo. un piano di sviluppo è dunque un atto di chiarezza e di responsabilità. esso richiede una coraggiosa capacità di comunicazione con il popolo italiano , al quale va detto — e con un piano si può e si deve dirlo — che cosa è raggiungibile nelle aspirazioni nazionali ed a quali condizioni. deve essere chiaro che cosa è impossibile, che cosa è nella sua immediata ed apparente utilità dannoso, che cosa infine di giusto, di civile e di umano è effettivamente realizzabile e costituisce l' altra faccia della medaglia, la contropartita della rinunzia a prospettive allettanti, ma illusorie ed anzi estremamente pericolose. credo che il nostro popolo sia tanto maturo da accettare un discorso serio e chiarificatore sulle condizioni e le tappe dello sviluppo del paese e da respingere così ogni tentazione demagogica, ogni suggestione allettatrice. dopo che noi avevamo disegnato il nostro processo di sviluppo , la forza scatenata della natura ha introdotto dati nuovi e purtroppo negativi nel quadro delle condizioni e possibilità del nostro progresso. siamo tornati insomma indietro di un tratto del nostro cammino. dobbiamo riprendere la nostra marcia in avanti da posizioni più arretrate e fatalmente più difficili. dobbiamo ricostruire. la ricchezza che è andata dispersa e provvedere con ancora maggiore impegno a porre in essere quelle condizioni basilari di sicurezza che ci sono apparse in queste circostanze di più difficile e costosa realizzazione. in una parola, abbiamo meno risorse disponibili per il nostro sviluppo economico e civile. non dobbiamo scoraggiarci come non dobbiamo illuderci. sono state enunciate cifre discutibili di perdite e danni; si è forse sopravvalutato l' entità del fenomeno che pure ha pesato e pesa su di noi. il ministro Pieraccini ha giustamente richiamato ad una più giusta valutazione e ha collocato esattamente l' entità del danno nel complesso delle nostre risorse e dei nostri impegni. il nostro piano, dunque, non è stato sconvolto, ma certamente turbato. esso richiede qualche correzione in meno, della quale dobbiamo tenere conto, senza lasciarci sopraffare dallo sconforto e dalla sfiducia. dobbiamo in qualche misura incidere non sul superfluo, ma sul necessario. ma questo dato nuovo costituisce, anziché una contestazione, una forte conferma della validità del metodo adottato che ci dà conto esatto delle nostre possibilità, delle nostre difficoltà e delle nostre reali prospettive di sviluppo. ma soprattutto esso richiama, restando ferme le indicazioni di fondo, ad un esame attento della realtà e ci mette in guardia contro la faciloneria e l' incoerenza. è certo grave la perdita che abbiamo subìto ed alla quale dobbiamo porre rimedio salvaguardando insieme le condizioni per il progresso in generale della nostra economia e le possibilità di investimento per aumentare il reddito necessario al perseguimento di tutti gli obiettivi del piano. ma è soprattutto importante che questa dolorosa evenienza ci richiami ai limiti che sono propri del piano di sviluppo ed alla rigorosa fedeltà che esso richiede alle scelte che sono state fatte. una volta costruito il piano, si può ancora purtroppo agire in modo da esso difforme, lasciare che esso sia disfatto un poco ogni giorno con piccole debolezze e concessioni, moltiplicando e graduando assurdamente le priorità fino a renderle insignificanti. quello che è accaduto ci impegna invece ad una più rigorosa coerenza, ad una più consapevole austerità. il complesso della spesa pubblica corrente eccede già le previsioni del piano, ne intacca già in qualche modo la validità. non possiamo dunque permetterci il lusso della più piccola flessione nella difesa della quota di ricchezza destinata agli investimenti ed all' aumento del reddito . i deficit del bilancio dello Stato , degli enti locali , delle aziende autonome, degli enti previdenziali devono essere rigorosamente controllati. la spesa pubblica deve essere contenuta entro livelli che sorto già ora per se stessi pericolosi e richiedono una attenta e severa vigilanza. se questi livelli, che sono già di pericolo, dovessero essere superati e, soprattutto nelle presenti circostanze, se la quota destinata al consumo nelle varie parti dovessero accrescersi diminuendo quelle dedicate agli investimenti, cadrebbero tutte le ipotesi del piano e le prospettive di sviluppo economico e civile verrebbero meno. non è retorica invocare un periodo di austerità: le presenti circostanze lo esigono, ma lo stesso primo piano quinquennale, anche nella sua originaria formulazione, lo richiedeva. esso apre, sì, delle prospettive confortanti, ma comporta soprattutto oggi rinunce e sacrifici, che tutti i cittadini, in ragione delle loro sostanze, sono chiamati a fare per superare le vecchie e nuove difficoltà che pesano su di noi e per consentirci di andare avanti. è doveroso da parte nostra rivolgere questo fiducioso appello alla sensibilità, alla consapevolezza civile, alla intelligenza del popolo italiano , così come è doveroso da parte nostra avere e fare presenti le conquiste che, pure con qualche temporaneo sacrificio, sono possibili e devono essere perseguite. esse sono destinate ad elevare, secondo giustizia ed eguaglianza, il modo di vita dei singoli, dei gruppi, dei vari settori economici e delle diverse zone del paese. non vogliamo spegnere dunque la speranza mentre diciamo al nostro popolo alcune verità e lo mettiamo in guardia contro le illusioni. affrontare le prove che ci aspettano significa andare avanti ordinatamente e consapevolmente verso un domani migliore per tutti. per realizzarlo occorre lo sforzo concorde dello Stato e dei singoli, il concorso della privata e della pubblica iniziativa, il generoso e lungimirante consenso dei, lavoratori, ai quali ci rivolgiamo nella certezza che essi sappiano comprendere il loro vero interesse, che è l' interesse di tutti, e sappiano prender nelle loro mani il loro destino e quello della nazione.