Ugo LA MALFA - Presidente del Consiglio Maggioranza
IV Legislatura - Assemblea n. 542 - seduta del 21-10-1966
1966 - Governo IV Fanfani - Legislatura n. 3 - Seduta n. 572
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , confesso che inizialmente ero favorevole all' approvazione del piano quinquennale attraverso una mozione. mi corre dunque l' obbligo di chiarire le ragioni per le quali io ed i colleghi del partito repubblicano abbiamo successivamente aderito all' opinione che il programma potesse e dovesse essere approvato per legge. devo subito dichiarare che questa approvazione per legge non vincola in maniera assoluta i terzi; cioè non si tratta di una legge che possa creare obblighi per i cittadini al di fuori delle leggi speciali che a questo fine il Parlamento approva. si tratta di una legge che riguarda il Parlamento in se stesso e i rapporti tra Parlamento, Governo e amministrazione pubblica . e perché per legge, onorevoli colleghi ? qui, a mio giudizio, si pone il problema della valutazione del salto di qualità , del salto di metodo nelle procedure parlamentari che è implicito nel principio stesso della programmazione. ed è questo salto di qualità che non interessa solo la maggioranza, ma anche le opposizioni. voglio dire che una resistenza all' approvazione del programma attraverso una legge può essere comprensibile da parte di un gruppo che, in via pregiudiziale, neghi l' opportunità di una programmazione economica. da questo punto di vista evidentemente può nascere una opposizione all' approvazione del programma per legge. ma poiché in questa Camera tutti i gruppi si sono dichiarati favorevoli in via di principio alla programmazione, anche se poi intendono dare ad essa contenuti diversi, il problema di metodo interessa tutti e non può determinare un rapporto tra maggioranza ed opposizione. se tutti qui si dichiarano programmatori, si tratta di vedere quale sia il metodo con cui, da oggi in poi, i programmatori dovranno condurre la loro azione parlamentare e creare un rapporto con il Governo. è chiaro che, dal punto di vista della formazione delle maggioranze, non vi è differenza tra l' approvazione con mozione e l' approvazione con legge. ma io credo che qualunque gruppo che qui si dichiari programmatore non possa programmare, se non impegnando la sua responsabilità politica nel prevedere ed inquadrare i problemi dello sviluppo economico e sociale in un lungo spazio di tempo. si pone cioè a qualunque gruppo di questa Camera, di maggioranza o di opposizione, il problema di presentare un piano o l' alternativa al piano della maggioranza. non mi pare infatti che, da oggi in poi, i gruppi che, dichiarandosi programmatori, si oppongono a questo tipo di programmazione possano presentarsi qui con idee frammentarie: devono contrapporre alla visione programmatoria della maggioranza la loro visione programmatoria. e qui il primo interrogativo: si può impegnare nella definizione di una linea di politica economica e sociale che dovrà realizzarsi in lunghi anni, qualunque sia la maggioranza che si costituisca in Parlamento, una maggioranza qualsiasi con una mozione? ecco il primo quesito. ammetto senz' altro, in via di ipotesi, che si possa rovesciare la maggioranza attuale e costituire una maggioranza che voglia una programmazione con fini e strumenti diversi. ebbene, nell' inquadrare questi problemi in maniera diversa, un' altra maggioranza si contenterebbe di una mozione politica o non avrebbe bisogno essa stessa, modificando la legge con cui la precedente maggioranza ha delineato i termini della programmazione, di inquadrare la sua visione di programmazione in una legge, perché questa vincoli essa stessa per un numero notevole di anni? vi è un esempio, onorevoli colleghi , di una mozione che regga la politica di una maggioranza per cinque anni, ammesso che tale maggioranza possa durare? vi è un esempio di mozione che abbia così durevole efficacia? certamente no. vi è veramente un salto di qualità nel momento in cui noi vogliamo una legge che i giuristi potrebbero considerare una legge formale. ed è proprio questo salto di qualità , ripeto, che ci deve essere presente e che modifica la tecnica ed il metodo del lavoro parlamentare da oggi in poi, che rappresenta il problema di fondo da esaminare. non si passa da una politica preprogrammatoria ad una politica programmatoria, sia essa tracciata dalla maggioranza o dalla opposizione, senza che il metodo dei lavori parlamentari cambi profondamente. e se noi vogliamo comprendere la necessità di rinnovamento del metodo di lavoro parlamentare necessità che il paese e tutti noi avvertiamo è proprio la programmazione a costituire il metro, di passaggio da un vecchio sistema a un sistema nuovo di visione globale dei problemi. ora qual è qui il gruppo di maggioranza o di opposizione che, in linea di principio e qui non difendo la maggioranza — possa sottrarsi al dovere di questo salto di qualità ? vorrei che un gruppo di opposizione mi dicesse come, sentendo necessità di programmazione economica nel nostro paese, possa conciliare questa volontà di programmazione con il vecchio metodo del lavoro parlamentare che, essendo preprogrammatorio, è di per sé settoriale e frazionato. o noi sentiamo, tutti, il valore di questo salto di qualità o — ripeto — la programmazione diverrà un fatto esterno alla nostra coscienza, e quindi non un fatto che comporta una modificazione del nostro metodo di discussione, del nostro metodo di approvazione della legge, ma come un fatto nuovo che si inserisce in una tradizione vecchia. questo è il problema di fondo della nostra discussione! naturalmente da questo punto di vista è sempre salvaguardato, come deve essere salvaguardato, il diritto di una nuova maggioranza di rinnovare profondamente il programma della maggioranza caduta. ma quando una nuova maggioranza vuole modificare la visione programmatica di una vecchia maggioranza, può negare la legge se torna a un metodo preprogrammatorio; ma, se mantiene il metodo della programmazione modificando i toni e gli strumenti della programmazione stessa, sia che ad una nuova programmazione arrivi più da destra, sia che arrivi più da sinistra, ebbene, quella nuova maggioranza troverà che, per dare serietà, per dare proiezione nel tempo alla sua programmazione, vi sarà bisogno della legge. che cosa è, poi, questa legge nei riguardi del Parlamento e della maggioranza? evidentemente è un metodo di autodisciplina, nel quadro del programma che il Parlamento nella sua maggioranza ha approvato, nella elaborazione delle leggi particolari. è un atto solenne di inquadramento globale, che obbliga la maggioranza a rispettare i principi e i criteri che ha fissato a se stessa . non solo, quindi, la maggioranza obbliga se stessa come attività parlamentari, ma, secondo me, obbliga il Governo e l' amministrazione nel quadro delle direttive che ha approvato. conseguentemente stabilisce un rapporto chiaro, direi a carattere globale, con se stessa , con il Governo e con l' amministrazione pubblica . se voi, onorevoli colleghi , vi sottraete alle conseguenze dirette di autodisciplina della maggioranza parlamentare e, di riflesso, alle conseguenze dei principi stabiliti nei riguardi del Governo e dell' amministrazione, se voi non accettate le conseguenze di questa impostazione metodologica, è inutile parlare di programmazione perché, come soglio ripetere io, noi finiamo per predicare bene e razzolare male. questo metodo nuovo di attività parlamentare, rispetto ai problemi che si pongono nel nostro paese, riguarda tutti i gruppi parlamentari di maggioranza e di opposizione; e su questo, secondo me, va fatto il discorso. quindi non è una difesa di posizioni di maggioranza, ma è la difesa di un metodo nuovo che riguarda tutti i gruppi del Parlamento. non è affatto vero, onorevoli colleghi , perché quella maggioranza può essere sempre rovesciata e il programma può essere sempre modificato. si tratta, onorevoli colleghi , di stabilire se la nuova maggioranza, modificando quel programma, non sia costretta a proiettare una sua visione programmatica e quindi a vincolarsi per il futuro. il trapasso dal vecchio metodo al nuovo è questo. e ripeto: non riguarda la maggioranza, riguarda gli oppositori liberali come riguarda gli oppositori comunisti. a questo trapasso, a questo salto di qualità , a questo nuovo metodo di azione parlamentare non si sottrae qui dentro nessuno, se la programmazione proclamata da tutti, con fini diversi e con strumenti diversi, deve avere attuazione attraverso un metodo nuovo di lavoro parlamentare. signor presidente , questo è l' aspetto del problema che mi interessa, perché ella sa che io sono estremamente critico per quanto riguarda i sistemi parlamentari vecchi dei quali, volendo arrivare ad una impostazione nuova, programmatoria dei problemi, ci serviamo. noi abbiamo la necessità, introducendo il principio e il criterio della programmazione da tutti accettata, di adeguare il metodo della nostra azione parlamentare alla nuova realtà e alla nuova maniera di vedere il problema. oltre che impegnare in un nuovo metodo il Parlamento, l' approvazione per legge impegna il Governo e l' amministrazione pubblica ad essere coerenti nella loro azione di ogni giorno ai principi che la maggioranza ha approvato dal punto di vista del programma. lungi, dunque, dal creare una forma di dispotismo, così si inquadra l' attività del Governo in principi e direttive già proclamati dal Parlamento nella sua piena sovranità. quindi, rovesciamento del rapporto, onorevoli colleghi , e riduzione della zona dell' improvvisazione o del contingentismo politico rispetto a una visione più generale, più globale dei problemi e, quindi, a una visione che abbia veramente un carattere generale di servizio della collettività del nostro paese. devo dire che uno dei riflessi di questa nuova maniera di impostare i problemi si ha, per esempio, nei rapporti con la Corte costituzionale . una sentenza recente della Corte costituzionale , nel dare una interpretazione restrittiva dell' articolo 81 della Costituzione, ha aperto uno spiraglio verso una interpretazione più estensiva, quando ha detto che la possibilità di non richiedere coperture specifiche per le spese pluriennali, che sono una necessità della vita moderna degli Stati, sarebbe ammissibile, ove l' esigenza della spesa pluriennale venisse fuori da un documento certo e attendibile, cioè da un documento che rispetto alla Corte costituzionale potesse far testo. ebbene (e questo è uno dei problemi che dobbiamo esaminare), niente può avere valore più autorevole, più certo per la Corte costituzionale che un piano poliennale di sviluppo economico che preveda lo sviluppo della spesa e delle coperture possibili. da questo punto di vista noi risolviamo un problema importante che non abbiamo risolto per venti anni: allacciare la nostra interpretazione larga, e qualche volta arbitraria, dell' articolo 81, a quello che la Corte costituzionale , che ha accettato il principio della programmazione, ci dice: fate previsioni nel quadro di un programma e noi riconosceremo la costituzionalità della spesa pluriennale, ma non fate in riodo di violare l' articolo 81 attraverso decisioni caso per caso. questi, secondo me, sono i principi generali che ci devono guidare nella scelta della legge o della mozione politica come fatto interno del Parlamento e come rapporto fra Parlamento e Governo. ma io credo di dover dire qualche cosa alla maggioranza al riguardo. la maggioranza, che fa approvare per legge un piano di sviluppo (che qualsiasi altra maggioranza, ripeto, si costituisca può rovesciare nei suoi termini con un' altra legge), si impegna a conseguire dei risultati e a trovare i mezzi per quei risultati. questo mi pare il problema, in questo momento in cui la maggioranza chiede l' approvazione per legge, su cui la maggioranza stessa deve meditare. questa maggioranza, che si prefigge determinati fini e che si dà gli strumenti per realizzare i fini stessi, deve sapere che, facendo approvare il programma per legge, ha l' obbligo politico, oltre che morale, di controllare giorno per giorno l' adeguatezza e l' idoneità della sua azione ai fini e agli strumenti che ha fatto approvare per legge. noi possiamo evadere, come maggioranza, anche da una mozione politica che la maggioranza approva; non possiamo però evadere dal maggiore obbligo che per la maggioranza la legge crea. dobbiamo cioè sapere fin da ora che in ogni momento la nostra azione di parlamentari di maggioranza è vincolata all' impegno di programmazione che abbiamo assunto; e che nella nostra azione legislativa, nella nostra azione di controllo di ogni giorno, portiamo la responsabilità di dare applicazione e attuazione al programma e non possiamo transigere da questa posizione: cioè non possiamo avere assunto noi un obbligo per legge e poi nell' attività quotidiana tradirlo e comprometterlo. questa, accanto ai problemi di principio, secondo me, è l' importanza dell' atto che la maggioranza oggi compie come inquadramento generale dei problemi del paese. in questo spirito, e nella consapevolezza delle responsabilità che noi della maggioranza ci assumiamo da oggi in poi, che noi diamo parere favorevole all' approvazione del disegno di legge .