Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
IV Legislatura - Assemblea n. 541 - seduta del 20-10-1966
Approvazione delle finalità e delle linee direttive generali del programma di sviluppo economico per il quinquennio 1965-1969
1966 - Governo III Moro - Legislatura n. 4 - Seduta n. 541
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , signor ministro, con vostro generale sollievo devo dichiarare che, poiché gli onorevoli Bozzi e Luzzatto hanno sviluppato argomenti che largamente erano contenuti — e ne sono lieto — nel modesto parere di minoranza che, a suo tempo, ebbi l' onore di presentare alla Commissione affari costituzionali e poi alla Commissione bilancio, non svolgerò un lungo intervento, ma mi limiterò a indicare nell' essenziale i motivi che hanno indotto il nostro gruppo, non da questo momento, a presentare correttamente una richiesta per la improponibilità e per il riconoscimento di incostituzionalità di questo disegno di legge . vorrei cercare di cogliere, forse ingenuamente, questa occasione per un tentativo di colloquio, pensando — ancora dopo tanti anni — che questo possa essere il luogo non soltanto degli scontri, ma anche dei colloqui, allo scopo dei vedere di comprenderci, se non altro. e mi permetterò, signor presidente , senza disturbarla a lungo, di richiamare, un momento più in là, la sua particolare attenzione sulla nostra tesi di improponibilità e mi permetto subito di richiamare la particolare attenzione del signor ministro del Bilancio sulla nostra tesi sulla incostituzionalità e anche improponibilità di questo disegno di legge . vorrei tentare di chiarire, infatti, che, nel momento stesso. in cui noi assumiamo queste posizioni pregiudiziali, non soltanto non intendiamo dichiararci preconcetti avversari della programmazione, di qualsiasi specie e forma di programmazione — salvo esaminarne naturalmente nel merito gli aspetti — ma, al contrario, noi vogliamo riaffermare quella che riteniamo essere una nostra rispettabile tradizione al riguardo. i miei colleghi, che avranno la possibilità di parlare più a lungo nella discussione generale a nome del Movimento Sociale Italiano , se alla discussione generale si arriverà, come ovviamente non mi auguro — mia le illusioni di convincimento sono così scarse in questa Aula che è presumibile che la maggioranza finirà per imporre la sua volontà anche e soprattutto a questo riguardo — chiariranno ancora meglio questo punto di vista , che però desidero ribadire qui, perché questo è il primo nostro intervento in questo dibattito, che avrebbe dovuto assumere proporzioni storiche — anno I, giorno I — e probabilmente invece andrà scolorendosi, soprattutto perché viene un poco inabilmente collegato a talune scadenze politiche o partitiche, che avrebbero dovuto essere considerate dai rappresentanti del Governo come cosa non assimilabile a discussioni serie di questa specie. signor ministro, vorrei dirle che abbiamo esaminato il disegno di legge e gli allegati nello stato d'animo di chi vorrebbe che l' economia italiana passasse dalla fase anarchica e caotica a una fase organica e di programmazione. proprio in questo stato d'animo abbiamo il dolore di rilevare, signor ministro, che non solo questo strumento non è quello adatto, ma, al contrario, esso può rendere ancora più caotica la già caotica situazione della nostra economia e, più vastamente, la già caotica situazione della nostra amministrazione, della nostra legislazione, la già caotica o per lo; meno incerta e spesso contraddittoria situazione che nel nostro paese caratterizzai rapporti tra legislativo ed esecutivo o addirittura i rapporti tra l' Esecutivo considerato come volontà politica e l' Esecutivo considerato come attuazione amministrativa di una volontà politica. vorrei dirle, signor ministro, sempre su questa base di tentato colloquio, che noi avremmo gradito che il Governo si rendesse conto almeno di un dato di fatto , cioè che la parte essenziale del dibattito sulla programmazione è proprio questa. quello che si potrà discutere, se le pregiudiziali saranno respinte, nei prossimi giorni, avrà in linea obiettiva, assai minore importanza del problema che in questo momento e in questo modo stiamo per decidere. ed è a questo punto che mi permetto di richiamare, con particolare intensità e con tutta la cortesia e il rispetto possibili, l' attenzione del presidente della Camera . voglio prendere sul serio l' impegno del Governo a dare luogo a una economia programmata, ad attuare finalmente taluni precetti fondamentali della Costituzione, tra cui quello risultante dall' articolo 41. si tratta di un impegno di Governo? no, il Governo ci dice che non si tratta di un impegno di Governo, ma di un impegno del Parlamento; cioè che non si tratta di un impegno che il Governo voglia legare alla sua vita, perché altrimenti avrebbe scelto la via che noi suggeriamo, la via della mozione, la via della dichiarazione o del voto di fiducia su un determinato programma. il Governo vuole che il Parlamento assuma un impegno più vasto. vedremo poi se ciò sia compatibile con la Carta Costituzionale ; però prendiamo atto di questa posizione politica. in qual momento, signor presidente , onorevole ministro, si decide se questo possa essere davvero un impegno di legislatura, vorrei dire istituzionale, un impegno di Governo, non intendendo con la parola governo questa particolare compagine, ma l' istituto? in quale momento si decide se questo possa essere o no un impegno del Parlamento, se questo sia un programma economico nazionale o una legge come tutte le altre, o ancora più precaria, nelle sue prospettive di vita, di tante altre? è questo il momento della decisione. e proprio per volontà del Governo, il quale poteva scegliere altre strade ed ha scelto questa, ha voluto solennizzare nella forma della legge il primo piano quinquennale di sviluppo. il vero dibattito è quello che si svolge in questo momento, anche se, per contingenze di carattere politico e partitico, si svolge un po' frettolosamente e senza probabilmente quella attenzione non del Parlamento, ma della pubblica opinione che essa meriterebbe. intendo dire, onorevole ministro, che se per avventura coloro che sostengono la nostra tesi o tesi simili alla nostra, cioè la tesi dell' improponibilità e dell' incostituzionalità, avessero ragione, le conseguenze si avvertirebbero nel paese, e di riflesso nel Parlamento, esattamente per la stessa durata di tempo nel corso della quale avrebbero dovuto e dovrebbero avvertirsi le conseguenze benefiche di questa legge se noi avessimo torto. e non per anni, ma, addirittura per legislature, noi ci porteremmo addosso le conseguenze di un lavoro malamente iniziato, qualora sia malamente iniziato. ed allora vale la pena di studiare il problema attentamente, senza paraocchi, fuori delle posizioni preconcette, delle posizioni rigide di maggioranza o di minoranza, per chiederci, senza usare o usando il meno possibile vocaboli tecnicamente preziosi, in sostanza che cosa accadrà il giorno in cui questa legge dovesse eventualmente essere promulgata. signor presidente della Camera e onorevole ministro, si studierà una forma speciale di promulgazione oppure si userà la consueta formula: « è fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato » ? lo ho l' impressione che si userà la rituale formula. non credo che il presidente della Repubblica sarà indotto a servirsi in questa occasione di una formula diversa. e se questa formula verrà adottata, che cosa accadrà il giorno dopo? voglio fare un esempio pratico, molto banale, probabilmente pedestre, ma non è a titolo polemico che lo faccio: è per cercare di sapere e cercare di farmi capire. il comitato di studio che l' onorevole ministro del Tesoro ha costituito presso il suo ministero potrà essere rispettoso della formula di promulgazione di questa legge? 0 per il fatto stesso di esaminare fuori del piano questi stessi problemi e di esaminarli accanto all' Esecutivo ed influendo o tentando di influire sull' Esecutivo, che invece dovrebbe essere chiamato puramente e semplicemente ad eseguire questa legge, quel comitato rientrerà nell' ordine giuridico costituzionale legislativo o ne sarà fuori? saranno dei fuorilegge i componenti di quel comitato e chiunque altro in sede governativa (posso alludere, per esempio, all' onorevole ministro del Tesoro , riferendomi a sue ripetute ed anche recenti dichiarazioni programmatiche o previsionali; posso riferirmi al governatore della Banca d'Italia , facendo riferimento alle sue reiterate relazioni anch' esse programmatiche o previsionali) assuma atteggiamenti non coordinabili con le previsioni del piano, che oggi sono previsioni, ma che domani saranno norme di legge che dovranno essere rispettate e fatte rispettare come leggi? ella mi risponderà di no, lo so benissimo. la ringrazio moltissimo, onorevole ministro, perché, se è così, sono pronto a ritirare la pregiudiziale. cioè ella mi dice che gli allegati non si approvano per legge; però le previsioni di cui sto parlando sono negli allegati. onorevole ministro, parleremo dell' articolo 1 ed io sono lieto che il colloquio, come io desideravo, si possa svolgere su questo piano. vedremo anche l' articolo 1 e quello che esso stabilisce. intanto ella ha detto una cosa molto importante ed io ne prendo nota: le previsioni non si approvano per legge. allora, quando arriveremo alla discussione degli allegati e degli emendamenti agli allegati, estrarremo tutto ciò che è semplicemente previsionale. e sa che cosa faremo in quel momento? faremo ciò che uno studioso socialista vi ha consigliato. io rileggo — perché sono dati che mi sono già permesso di richiamare all' attenzione della I Commissione della Camera ciò che un vostro studioso, il professor Giovanni Ferrara, ha scritto su Mondo operaio : la lettura del programma fa balzare evidente la discrasia tra la necessità costituzionale e politica di approvare per legge il piano » (è d' accordo con voi, come è ovvio: è un socialista) « e la configurazione del documento approvato in Consiglio dei ministri . tale discrasia sarebbe insormontabile se si volesse approvare per legge il documento stesso nella sua formulazione discorsiva. ma il problema non può essere affrontato in questi termini. il documento approvato dal Consiglio dei ministri è traducibile in termini legislativi, nelle espressioni rigorose del linguaggio normativo » . se, dunque, la sua cortese interruzione ha voluto dirci — ne saremmo veramente felici che ella si appresta a tradurre gli allegati del disegno di legge in termini giuridici, togliendo tutto ciò che è previsionale e quindi non può essere approvato per legge, non può essere promulgato per legge, non può avere valore di legge, non può rappresentare un impegno legislativo, lasciandovi invece quello che si presenta sotto il rigore di una norma giuridica — e riconosciamo che qualche cosa da lasciare vi è — in altre parole, che ella ritiene di poter togliere di mezzo tutto quello che per legge non può essere approvato, e che pensa che il Parlamento per legge debba approvare soltanto ciò che non è previsionale o profetico, ma si riferisce a termini rigorosamente giuridici, e quindi ad atti normativi che possano valere come fonti di diritto verso tutti, noi siamo perfettamente d' accordo e ritiriamo la pregiudiziale. attenderò con molto rispetto e soprattutto con grande interesse che ella voglia chiarire successivamente, come ha promesso di fare, la sua affermazione. può darsi che io abbia capito male; comunque rilevo che, quando ella dice che ciò che è previsionale negli allegati al programma non può essere approvato per legge, dice cosa che io interpreto così come mi sono permesso di interpretarla, e che mi pare un po' difficile poter interpretare in guisa diversa. onorevole ministro, in sostanza, questo le volevo dire. devo ripetere che, come ella stesso ha detto or ora , questa è per lo meno una legge — lo vorrà riconoscere — diversa nel suo contenuto, nei suoi aspetti anche formali da tutte quelle che finora il Parlamento italiano ha approvato? non solo ella non lo nega, ma ne mena vanto, e a ragione: incipit novus ordo , comincia qualche cosa di nuovo. e perché non dovrebbe cominciare qualche cosa di nuovo? noi siamo d' accordo che qualche cosa di nuovo possa cominciare! e se ella, onorevole ministro, avrà il merito, in questa Italia stantia, di innovare, gliene saremo grati. ma per innovare bisogna imboccare le strade che consentano di innovare. si vuole innovare in quel che concerne non soltanto la programmazione dal punto di vista istituzionale — ed è questo l' argomento di cui stiamo parlando — ? si innovi, ci sono le strade, nulla vieta di modificare la nostra Carta Costituzionale in quegli articoli che sono in evidente contrasto con le forme in cui questa legge ci viene presentata. ho letto che uno dei relatori per la maggioranza osserva che non dobbiamo essere troppo rigoristi, noi dell' opposizione, nel giudicare dal punto di vista formale questo disegno di legge , perché si tratta di innovare: de iure condendo . allora, de iure condendo dal punto di vista costituzionale, si innovi dal punto di vista costituzionale. si ritiene di poterlo fare quando uno Stato straniero chiede o pretende dallo Stato italiano di modificare l' assetto interno di una nostra provincia: come nel caso della provincia di Bolzano e delle richieste, delle pretese dell' Austria. qui invece sono le categorie economiche, le categorie sociali le quali possono anche chiedere che la Costituzione italiana venga riveduta nell' interesse comune: si potrebbe forse, anzi, si potrebbe certamente, per quel che ci riguarda, raggiungere una volta tanto il superamento degli sbarramenti tra Governo ed opposizione; si potrebbe raggiungere l' unanimità o, comunque, si potrebbe una volta tanto lavorare, persino in questo Parlamento, tutti insieme, per studiare davvero la situazione economica e sociale del nostro paese a vent' anni dalla fine della guerra, e della guerra civile ; ma il Governo da un lato dice di voler intraprendere una nuova via, poi vuole intraprenderla con i vecchi panni indosso, stretto da vincoli e da ceppi che lo stringono e lo costringono e che voi non superate eludendoli o dimenticandoli. ecco, cordialmente parlandole, signor ministro, e in uno spirito di collaborazione polemica, devo farle osservare che è un fuor d' opera da parte vostra, per i fini che dichiarate di proporvi (noi riteniamo che ve li proponiate sul serio in questo caso) il volersi regolare in questa guisa. non ho bisogno, dicevo, di insistere sulle tesi che abbiamo avuto l' onore di sostenere, che sono state ripetute dagli illustri colleghi che mi hanno preceduto e che mi pare siano di tutta evidenza, vorrei dire quasi di tutto riposo. non è una legge questa che rientri nell' ordine costituzionale italiano, così come noi abbiamo la possibilità di conoscerlo e di interpretarlo. non è certamente, per i motivi che ampiamente sono stati illustrati, una legge formale o di approvazione, non è una legge delega . un momento però, onorevole ministro. quando in Commissione affari costituzionali e poi in Commissione bilancio ebbi occasione di rilevare che non può trattarsi di una legge delega e che sarebbe estremamente pericoloso che il Governo la considerasse, anche in prospettiva, come una specie di legge delega , vi fu una netta e chiara denegazione da parte dei rappresentanti del Governo e della maggioranza. ero però presente giorni or sono qui in Aula quando, discutendosi di ben altri problemi — i cantieri di Trieste — ella ebbe a fornire all' estrema sinistra una precisazione che non mi sembra abbia precisato gran che — mi scusi — in ordine a una dichiarazione del suo collega ministro Mariotti. ecco, se ella avrà la cortesia di rispondere anche a questo riguardo, io le sarò molto grato, perché il ministro Mariotti, se non erro, in una sua recente dichiarazione ha affermato che non è affatto detto che il piano, nella sua esecuzione legislativa, debba venire tutto e in tutti i suoi aspetti settoriali dinanzi alle Camere, perché può darsi che taluni aspetti e settori del piano, a cominciare da quello sanitario e ospedaliero, potrebbero essere concordati o deliberati (non ho ben capito e quindi mi scuso se uso per avventura formulazioni inesatte) in sede di Cipe, in sede governativa. ella diede l' altra sera una precisazione, e confesso di aver capito male o di non aver capito abbastanza, di non essere stato sufficientemente rassicurato, perché se poi la possibilità di delega cacciata ufficialmente e vorrei dire istituzionalmente dalla porta rientrasse dalla finestra e apprendessimo di aver delegato, senza volere, l' Esecutivo ad agire in determinati settori senza ricorrere al Parlamento per l' approvazione di norme legislative, evidentemente si creerebbe un conflitto di notevole gravità. e questa, onorevole presidente della Camera, è un' altra riprova della delicatezza del dibattito, sia pure piuttosto rapido e convulso, che si sta svolgendo in questo momento. quanto all' altra tesi, che non possa trattarsi di una legge-cornice o di una superlegge, osservo che pure tale tesi è stata ampiamente sostenuta e anche a questo riguardo abbiamo ricevuto assicurazioni da parte dei rappresentanti del Governo e della maggioranza nelle Commissioni nelle quali si è discusso il problema. anche qui però le assicurazioni e i chiarimenti non ci sembra siano stati sufficientemente espliciti, non tanto da parte dei rappresentanti del Governo quanto da taluni rappresentanti della maggioranza, ai quali sembra che più che l' idea, il miraggio di una legge-cornice, di una superlegge, della superlegge delle superleggi non dispiaccia del tutto. stiamo attenti, onorevole ministro, perché, se per avventura potesse essere questo il senso anche riposto o lontano della norma che stiamo esaminando sul piano costituzionale, ci sarebbe davvero uno stridente contrasto con l' articolo 117 della Costituzione, il quale, in ordine alle leggi quadro , formula una ipotesi che è la sola, se, io non sbaglio, ché nella nostra Costituzione sia formulata. quella formula concede al Parlamento nazionale la potestà di emanare leggi quadro , nel quadro per l' appunto delle quali possano operare i parlamenti regionali a statuto ordinario ; e sappiamo che anche alle regioni a statuto speciale , entro certi limiti, la stessa potestà viene concessa. se invece in questo momento il Parlamento nazionale dettasse a se medesimo una superlegge nel quadro della quale, in questa stessa legislatura o in altre, il Parlamento dovesse legiferare, si sarebbe davvero fuori dalla Costituzione. e non sembri (signor ministro, la ringrazio per i suoi cenni di diniego che vogliono essere cenni di assicurazione) che il fatto che io riproponga in questo momento un tema di tal genere abbia il sapore soltanto di ripetizione inutile di ciò che è già stato detto da altri ed era stato detto da noi nelle Commissioni competenti. ho rilevato anche nelle relazioni scritte della, maggioranza una certa propensione per tesi per cui questa legge rappresenterebbe, se non una vera e propria legge quadro , l' introduzione però nel diritto italiano di istituti che possono portare verso le leggi quadro , che sono proprie — come tutti sanno — , per esempio, del diritto germanico. ecco, non vorrei che ci si muovesse in quella direzione, anche perché non dobbiamo dimenticare — ripeto — che, per disgrazia (diciamo), per fortuna (dite voi), lo Stato italiano è uno Stato regionale e, legiferando in Parlamento nazionale, non ci possiamo (non vi dovete soprattutto voi) dimenticare degli inevitabili gravissimi conflitti di cui voi stessi in questo modo verreste a porre le premesse nei confronti dei parlamenti o degli esecutivi regionali. avendo accennato appena alle regioni, grosso problema cui è stato fatto riferimento anche dai colleghi che mi hanno preceduto, devo dire che, invece, in questa sede non intendo affrontarlo dal punto di vista costituzionale perché mi permetterò, signor presidente , di chiedere la parola nel corso della discussione generale (se arriveremo alla discussione generale ) per trattare, dal nostro punto di vista , in particolare del titolo III, vale a dire soprattutto dei problemi attinenti ai rapporti fra la programmazione nazionale e le regioni. in altri termini, non credo che, almeno dal nostro punto di vista , il problema dei rapporti fra programmazione e regioni sia tanto un problema di carattere costituzionale, quanto un problema di carattere politico, economico e sociale , che deve essere esaminato e approfondito senza correre il rischio di vedere respinte le proprie tesi da una votazione pregiudiziale (essa sì in questo caso) preconcetta e contraria, in fin dei conti , agli interessi obiettivi di un dibattito sereno. riassunte così le ragioni in nome delle quali ci siamo battuti sin dal principio per sostenere le tesi di incostituzionalità, io mi permetto (avviandomi rapidamente a concludere questo mio intervento), perché questo credo sia utile proprio ai fini del colloquio, del dibattito, di rispondere qualche cosa a talune obiezioni che, contro le tesi della improponibilità e della incostituzionalità, sono state affacciate dagli onorevoli relatori per la maggioranza. cito talune affermazioni, che mi sembrano singolari o scarsamente fondate, alle quali mi permetto di contrapporre (mi perdonino gli onorevoli relatori) alcune nostre brevi considerazioni. nella relazione firmata dagli onorevoli Curti e De Pascalis , in una parte (pagina 25) in cui si risponde alle nostre contestazioni sulla improponibilità e sulla incostituzionalità, leggo che, qualora le nostre perplessità venissero accolte, « non solo questo, ma nessun programma economico ipotizzabile realizzerebbe la fattispecie dell' articolo 41, terzo comma » . io vi chiedo il perché. e non ve lo chiedo neppure in termini costituzionali, ma ve lo chiedo nei termini del comune buonsenso e della pratica legislativa. per quale motivo? l' articolo 41, terzo comma, della Costituzione, statuisce, come tutti sanno, una riserva di legge a proposito di programmazione economica. noi siamo assolutamente d' accordo circa l' interpretazione dell' articolo 41 nel senso che detto articolo non soltanto autorizza, ma addirittura impone in qualche modo, o suggerisce (ecco: suggerisce, se vogliamo esprimerci più cautamente) una programmazione economica nazionale per legge. ma ciò non significa che l' articolo 41 statuisca che una legge siffatta debba realizzare quell' articolo. anzi, sulla base dell' articolo 41, sulla base di una norma che, almeno ai fini interpretativi, può essere assunta come norma di una certa o di una fondamentale importanza, sulla base della tanto volte richiamata sentenza numero 35 del 1961 della Corte costituzionale , noi abbiamo piuttosto chiara la strada lungo la quale la Corte costituzionale vuole che ci si muova. la Corte costituzionale , e non ripeterò cose dette e ridette, ha rilevato — e si trattava in quei casi di piani puramente settoriali, ma il rilievo può valere forse a maggior ragione trattandosi di un programma economico nazionale — che i piani settoriali presentati alla sua attenzione attraverso precedenti norme di legge particolari in tanto erano dal punto di vista costituzionale non approvabili o degni di essere emendati o riveduti, in quanto non erano sufficientemente precise, non erano sufficientemente circostanziate, non erano sufficientemente chiare non soltanto le direttive di carattere generale ma le norme particolari; non erano cioè sufficientemente indicative le cifre stesse, mentre gli obblighi giuridici, nascenti per gli enti e per le singole persone da quei piani settoriali, erano talmente indeterminati da poter dar luogo a pesanti incertezze nel diritto. e allora, quando noi diciamo che questa legge è improponibile perché incostituzionale, non solo non vogliamo ottenere il risultato che si renda impossibile la realizzazione del contenuto dell' articolo 41, ma vogliamo soltanto dire. procedete per legge, ma in maniera diversa. chi vi vieta di presentare, come correttamente avreste dovuto fare e come correttamente potreste ancora fare (e in questo caso non mi rivolgo ai relatori, ma al Governo), di presentare subito, dato che gli studi da molti anni sono in corso , che gli esperti da molti anni lavorano, che le commissioni più o meno « gettonate » da molti anni stanno funzionando (bene o male, non so), un insieme di disegni di legge preceduto o accompagnato da una relazione economica di carattere generale ? nella relazione economica di carattere generale avreste indicato i fini, con il primo insieme di disegni di legge avreste potuto gettare le basi di una seria legislazione. non si dica che in tal modo non si avrebbe una legislazione unitaria ma frammentaria, perché ad una legislazione frammentaria si arriverà (lo dite voi stessi) attraverso le numerose norme, se così possiamo chiamarle, del piano di sviluppo quinquennale in cui rinviate alle leggi che dovranno essere presentate da questo o da successivi governi. siccome quindi alla frammentarietà legislativa nell' unità del programma si arriverà, noi non riusciamo a capire perché non siate partiti da posizioni di questo genere, cioè dalla presentazione di una serie di disegni di legge che avessero le caratteristiche formali e sostanziali dei disegni di legge , per arrivare quindi, nel quadro di una indicazione programmatica, politica ed economica di carattere generale , a statuire obblighi che fossero delle vere leggi e non soltanto previsioni o profezie o definizioni più o meno incerte. non mi sembra dunque che questa vostra argomentazione, che è quella sulla quale mi pare maggiormente vi appoggiate nel controbattere le nostre affermazioni, abbia seria validità. ma vi è un' altra affermazione discutibile, onorevoli Curti e De Pascalis , nella parte in cui ci onorate di una risposta. a pagina 26 leggo: « se dunque il programma è parso discutibile perché non contiene norme ma cifre-indici e percentuali, occorre sottolineare che questo non è un difetto di normazione ma un carattere che gli è peculiare in quanto programma » . chiedo scusa. ma noi non discutiamo il programma perché non contiene norme ma cifre, lo critichiamo perché contiene cifre cervellotiche o inesatte e dichiarate tali da voi stessi. ed ancora una volta questo rilievo non va ai relatori, ma va ad essi come esponenti della maggioranza e va al Governo. quante volte le cifre previsionali contenute nel piano o nel programma sono state smentite o rettificate o rifatte; e non soltanto le cifre come risultato di determinate operazioni di computo, ma addirittura i metodi stessi attraverso i quali a determinati computi si perviene? quante volte, anche di recente, addirittura per il calcolo dell' incremento del reddito nazionale , queste cifre sono state sottoposte a revisione? questo noi critichiamo; non che vi siano cifre, ma che non siano numeri riferentisi a determinati impegni, così come accade per le leggi di approvazione del bilancio; che siano cifre, il più delle volte, quasi sempre, come è logico trattandosi di un programma di questo genere, puramente previsionali. ci sembra dunque che l' argomento si ritorca contro di voi. altra vostra affermazione che noi non ci sentiamo di condividere è questa: « un programma approvato per mozione o per ordine del giorno avrebbe, nella migliore delle ipotesi, l' effetto di vincolare sia politicamente che giuridicamente soltanto il Governo in carica e la sua maggioranza parlamentare ; e pertanto non potrebbe in nessun caso essere assunto come valido parametro ai fini della verifica della compatibilità delle spese pluriennali » , eccetera signor ministro, vorrei toglierle una illusione, se per avventura ella la coltiva ancora. crede proprio che, se la legge di programma sarà approvata, essa, in quanto approvata, vincolerà questo Parlamento sino alla fine della legislatura e addirittura i parlamenti delle future legislature? chi glielo ha detto? 0 questa è una superlegge, una legge quadro , e voi negate che lo sia; oppure questa è una legge che, come voi affermate (noi riteniamo non sia, ma voi lo affermate nel momento in cui chiedete al Parlamento di approvarla) come tutte le altre, ed allora essa avrà esattamente il destino di tutte le altre, vincolerà cioè il Parlamento e il Governo fino a quando non sarà modificata da leggi successive. siccome non è legge costituzionale , non è legge delega , non è una superlegge, e voi la presentate come legge ordinaria , nulla vieterà a questo Parlamento, alla vostra stessa maggioranza parlamentare di modificare in tutto o in parte gli impegni, se ve ne sono, gli obblighi, se ve ne sono, che da questa legge derivano. questo è un dato di fatto . chi impegnate in tal guisa? supponete (ed è una supposizione che fa piacere a noi, a voi no) che l' attuale Governo vada in crisi dopo l' approvazione di questa legge (noi vorremmo che vi andasse subito, naturalmente; comunque questa seconda ipotesi ci è sempre più gradita dell' altra, che questo Governo non vada in crisi affatto) e che un altro governo sorga con diversa maggioranza, con diversa impostazione. qualcuno vieterà, il signor presidente della Repubblica , i signori presidenti delle assemblee legislative vieteranno forse alla nuova eventuale maggioranza di dar luogo ad una modifica anche globale, o per lo meno parziale, settoriale di questi impegni giuridici? che cosa ci venite dunque a raccontare, che vi è necessità di una legge per impegnare? chi? questa legge, avrà il destino di tutte le altre, se sarà effettivamente approvata come una legge. concludo riferendomi ad altra affermazione di uno dei relatori per la maggioranza che ha espresso un parere in Commissione. l' onorevole Carcaterra ha scritto: « in conclusione, se volesse ricorrersi ad una immagine, si direbbe che l' attuale disegno di legge si presenta come una sorta di costituzione flessibile della politica economica , sociale e finanziaria dei prossimi 5 anni » . quanto è bello! non più il « libro dei sogni » di fanfaniana memoria, ma una Costituzione flessibile. se questa legge dunque verrà approvata (lo dice uno dei relatori della maggioranza) accanto alla Costituzione rigida avremo una Costituzione flessibile e limitata alle materie economiche! vi è veramente da compiacersi della serietà delle impostazioni della maggioranza e del Governo che, alla stregua di queste e tante altre dichiarazioni, il dibattito sulla programmazione, nella stampa e nel Parlamento, ci ha finora regalato. pertanto signor ministro, mi duole, ma non possiamo che confermare la nostra eccezione di improponibilità e di incostituzionalità.