Amintore FANFANI - Presidente del Consiglio Maggioranza
IV Legislatura - Assemblea n. 539 - seduta del 19-10-1966
Intervento del Presidente del Consiglio
1966 - Governo I D'Alema - Legislatura n. 13 - Seduta n. 645
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , i documenti che alcuni onorevoli Deputati hanno presentato per promuovere la presente discussione partono dalla constatazione che la situazione internazionale si è aggravata e domandano se il Governo condivida tale giudizio. vi sono elementi che hanno accentuato le preoccupazioni di tutti, tanto da suscitare nuovi generosi appelli, come quello, certamente eccezionale, contenuto nella recente enciclica del Sommo pontefice; ma vi sono anche elementi che di tanto in tanto aprono l' animo a nuove speranze, così come è accaduto quando ai recenti incontri avvenuti a New York e a Washington abbiamo visto seguire una prospettiva di intesa tra USA e Unione Sovietica almeno per la non proliferazione; e abbiamo visto seguire un discorso come quello del presidente Johnson che, anche se ha suscitato reazioni immediate non tutte positive, tuttavia impone approfondimenti certamente utili alla causa di una maggiore coesione europea e di migliori relazioni tra est ed ovest. il governo italiano non sottovaluta l' importanza di questi spiragli di luce, però, anche tenendo conto delle reazioni che essi hanno provocato, constata che la situazione generale non è scevra di preoccupazioni. e talora esse risultano gravi, sia per molti problemi annosi sia per problemi recenti, cioè per quasi tutti quei problemi segnalati nelle mozioni, nelle interpellanze e nelle interrogazioni che sono oggetto della presente discussione. nella mozione svolta dall' onorevole Vecchietti ed in quella svolta dall' onorevole Cantalupo, nonché nella interpellanza Galluzzi ed in quella De Marsanich , si è parlato in primo luogo del Vietnam, argomento ripreso sotto un aspetto particolare nelle interrogazioni Delfino, Riccio e Malagodi. nella sua mozione l' onorevole Vecchietti, per connessione, ha affrontato anche il problema della partecipazione della Cina alle Nazioni Unite e quello del rafforzamento dell' Onu, per poi passare ai problemi della sicurezza europea. nello svolgimento della propria mozione l' onorevole Cantalupo ha inserito i problemi del Vietnam in quelli dell' equilibrio mondiale connessi al rafforzamento della NATO, alla ripresa del movimento europeistico, allo sviluppo armonico dell' economia mondiale. nella sua interpellanza l' onorevole De Marsanich si è preoccupato soprattutto delle conseguenze che potrebbero scaturire da nuove relazioni tra Washington e Mosca, con ciò assorbendo, come ha dichiarato poi l' onorevole Romualdi, anche gli argomenti preannunciati nella seconda interpellanza del Movimento Sociale Italiano ; ed infine l' ordine del giorno preannuncia una interrogazione dell' onorevole Folchi circa la proposta presentata dalla delegazione italiana per superare il divario tecnologico tra gli USA ed Europa. in sintesi quindi possiamo ben dire che l' insieme dei documenti or ora ricordati, con l' aggiunta della interrogazione Pacciardi, invita il Governo a precisare la sua posizione di fronte ad alcuni. acuti, benché particolari, problemi, come quelli del Vietnam e dell' ammissione della Cina all' Onu, e ad indicare quale linea adotti il Governo per favorire l' auspicata, distensione in Europa e nel mondo e, in attesa di essa, cosa intenda fare per meglio utilizzare organismi multilaterali di sicurezza, quale l' Alleanza Atlantica , o di progresso, quale la Cee, al fine di conservare le esistenti garanzie di pace, o di eliminare, con appropriate iniziative di cooperazione e di sviluppo, punti pericolosi di attrito. cercherò di adempiere ordinatamente e succintamente, per quanto sarà passibile, il gradito dovere di fornire le più esaurienti spiegazioni possibili, in modo da rassicurare la Camera della continuità dell' azione spiegata dal Governo per attenersi ai voti che, in materia di politica estera , il Parlamento ha sinora più volte espresso. i principi, che orientano l' azione del governo per aiutare a superare il conflitto del Vietnam furono definiti in dibattiti svoltisi anche in quest' Aula a più riprese nel corso degli ultimi diciotto mesi. il 21 marzo 1965, dinanzi a questa Camera, presentando l' attuale Governo, il presidente del Consiglio , onorevole Moro, dichiarò testualmente che, nel quadro delle sue alleanze, nella sicurezza e nella giustizia, l' Italia non avrebbe mancato di favorire il raggiungimento di una soluzione pacifica e negoziata. questo proposito generale ebbe l' approvazione della Camera e del Senato; della Camera e del Senato che in successivi dibattiti intesero ed approvarono, onorevole, Galluzzi, più precisi enunciati. per brevità non li ricordo, ma sono tutti acquisiti agli Atti parlamentari . da allora, secondo quelle direttive, si è impostata e svolta un' azione diretta a favorire, nei limiti non grandi (occorre non dimenticarlo) delle possibilità italiane, una soluzione negoziata del problema vietnamita. ciò fu fatto prima di tutto per alti fini di umanità e poi nella consapevolezza che, essendo la pace indivisibile, ogni incendio, per quanto inizialmente limitato, può essere origine di catastrofi universali. dell' azione italiana fu informata la Camera a parecchie riprese, dal marzo 1965 fino al 1° luglio 1966; anzi in quest' ultima occasione, confermando i principi ai quali continuava ad informarsi l' azione del governo , che proprio in quei giorni si era accentuata, si sottolineava la necessità di adottare il metodo di una particolare discrezione, chiedendo ed ottenendo per ciò — mi è gradito riconoscerlo — la piena cooperazione del Parlamento. sopravvenute circostanze hanno ridotto nei mesi successivi gli elementi di speranza che nel giugno e nel luglio l' Italia andava coltivando con altri paesi direttamente o indirettamente interessati al conflitto. sopravvenute difficoltà hanno assai ridotto quelle speranze, ma il fatto che non siano spente impone di non abbandonare l' assunta discrezione. solidalmente, siamo ancora impegnati a perseverare in un metodo che certo non sodisfa i legittimi desideri di informazione, ma conviene rispettare finché resta una fondata speranza di recare il contributo che tutti, anche qui, invocano a sodisfare l' ormai universale ansia di pace. mi sia consentito confermare l' assicurazione data a conclusione della mia risposta alle interrogazioni svolte il 1° luglio. il Governo ha sempre presenti gli impegni assunti di fronte al Parlamento. di conseguenza, non si lascia sfuggire occasione per cercare di attenuare l' asprezza del conflitto e favorire il suo decorso più rapido possibile verso conclusioni pacifiche. perciò, quando nell' estate scorsa, ad esempio, si temette che la sorte dei prigionieri americani, messa in pericolo, potesse inasprire la già grave situazione, si intervenne presso i tre governi membri della commissione di controllo per il Vietnam, concorrendo ad evitare il paventato moltiplicarsi di vittime e di reazioni a catena. con identiche finalità di pace, come in passato, fu incoraggiata la sospensione dei bombardamenti e, nel settembre scorso, si è approvata la propensione di rinnovare tale sospensione, manifestata nel discorso di Goldberg all' Onu; accompagnata, del resto, da una più aperta posizione di fronte alla partecipazione del Vietcong agli auspicati negoziati. e da New York si è esplicitamente stimolato il ministro Gromyko e altri ministri degli Esteri di paesi europei , dell' est e dell' Occidente, nostri alleati o no, a saggiare la portata delle suddette dichiarazioni americane, indicando ciò che Hanoi può fare per renderle attuali, operanti e producenti ai fini dell' apertura del negoziato. quanto poi alle procedure, ai metodi, ai fini dell' atteso negoziato, il governo italiano , secondo i voti più volte espressi dal Parlamento, ritiene che si debba far riferimento alla conferenza di Ginevra. benché il recentissimo proposito espresso dal presidente Johnson, di intraprendere un lungo viaggio per portare una pace onorevole nell' Asia sudorientale al più presto possibile, apra molti animi a nuove speranze, riteniamo che ogni ottimismo sarebbe prematuro. ma la visione realistica delle difficoltà di oggi e di quelle che ancora potrebbero sopravvenire deve moltiplicare gli sforzi di tutti coloro che sinceramente temono i danni del persistere dell' attuale conflitto e le sciagure irreparabili di un suo deprecabile allargamento. più che mai necessario ottenere convergenti contributi all' inizio di un negoziato che, nella pace, assicuri indipendenza di decisione e libertà di vita alle popolazioni del Vietnam, inizio di una nuova era di prosperità per tutto il sud est asiatico. e tanto più risulta sincero questo nostro impegno quando si rifletta, onorevole Cantalupo, che anche noi da tempo rilevammo la stretta connessione tra la soluzione del conflitto nel Vietnam, la ripresa feconda di trattative per il disarmo, il dialogo conclusivo per la non proliferazione nucleare, la riattivazione del dialogo tra est e ovest, l' avvicinamento con nuovi strumenti ai problemi concreti della coesistenza europea nella sicurezza, il mantenimento della pace mondiale. parecchie battute della polemica internazionale, accentuatasi negli ultimi mesi, in particolare negli ultimi giorni, confermano la giustezza di questa complessiva organica visione di tutti questi problemi e incoraggiano a proseguire negli sforzi che a tutti i livelli — in sede bilaterale e in sede multilaterale, europea, atlantica, di Nazioni Unite — stiamo svolgendo. da molti si crede che i gravi problemi internazionali del momento, compreso quello del Vietnam, troverebbero più facile soluzione ove si riuscisse a rafforzare l' autorità dell' Onu, sia raggiungendo la sua piena universalità e sia mettendo in condizione i suoi organi, di svolgere un' azione più efficace. il governo italiano condivide questo punto di vista . esso a più riprese fu espresso da chi parla, il 22 dicembre 1965, chiudendo i lavori della XX assemblea, e il 20 settembre 1966, inaugurando quelli della XXI, nonché dai capi della delegazione italiana, senatore Bosco e ministro Piccioni, nelle rispettive dichiarazioni del 27 settembre 1965 e del 13 ottobre 1966. i consensi sui principi sono vasti. il divario, purtroppo, sorge sui tempi e sui modi di applicazione di essi. la contiguità geografica fra Cina e Vietnam e la partecipazione della Cina, direttamente al dialogo sul Vietnam e indirettamente al conflitto che quel dialogo da anni invano tenta di chiudere, hanno reso di maggiore attualità il problema della partecipazione, della Cina all' Onu e in quella sede all' azione per la pace prima nel sud est asiatico e poi in tutto il mondo. nonostante che recenti avvenimenti arricchiscano il problema di elementi non sempre corroboranti — dobbiamo riconoscerlo — per l' utilità di una partecipazione della Cina alla ricerca di soluzioni costruttive per l' ordinato equilibrato, pacifico sviluppo del mondo, anche quest' anno è stata ripresentata in sede Onu la proposta di riammettere la Cina quale membro permanente all' Onu e nel Consiglio di sicurezza eliminando nel contempo dall' organizzazione — elemento questo che nella proposta del 1965 non esisteva — la Cina di Formosa. crediamo che anche di fronte a questa rinnovata iniziativa è stato rivolto dall' onorevole Vecchietti e da altri l' invito al governo italiano ad adoperarsi perché sia riconosciuto alla Repubblica popolare cinese in seno all' Onu il posto che si ritiene le spetti. il governo italiano , nelle dichiarazioni del senatore Bosco del 27 settembre e del 18 novembre 1965 e in quelle del 13 ottobre 1966 del ministro Piccioni, ha difeso il principio della universalità dell' Onu e ha chiaramente detto che esso riguarda anche la Cina. però, in presenza di forti contrasti che dividono in materia l' Assemblea delle Nazioni Unite , in presenza delle replicate decisioni che richiedono i due terzi dei voti per ammettere la Cina, in presenza della richiesta di espellere Formosa nel momento in cui si ammette Pechino, in presenza di non smentite richieste da parte della Cina di voler riformare lo statuto societario prima di accedervi e di ripetuta propaganda da parte dei dirigenti cinesi di ideali e di prospettive che non avvalorano certo i principi di pace che la Carta di San Francisco difende, la delegazione italiana all' Onu, fin dal settembre 1965 si è domandata se una questione di così grande importanza e di tanto delicate connessioni, suscettibile, di arrecare ulteriori fratture e foriera di non imprevedibili, deludenti ripulse da parte della Cina dopo faticosi dibattiti, non dovesse essere affrontata e risolta con un metodo nuovo, e cioè non con quello del dibattito assembleare e del voto, ma per altra via, al termine della quale il dibattito assembleare e il voto finale , coronando una sottile azione diplomatica e ratificando sostanzialmente i risultati già raggiunti, non, aprirebbero più la porta a prolungati ulteriori dissidi, magari a fratture, perfino a sdegnosi rifiuti. questa procedura straordinaria potrebbe essere avviata dalla nomina di una commissione ristretta, incaricata di accertare il modo per realizzare in concreto l' universalità dell' Organizzazione delle Nazioni Unite , suggerendo entro un dato termine all' assemblea idonee proposte. un simile largo mandato non si riferirebbe solo all' assenza cinese né conferirebbe esplicitamente il compito di riparare ad essa, non vincolerebbe ad una indagine puramente teorica a tavolino e collegiale, ma ovviamente, nella sua ampiezza non condizionata che dal fine ultimo, consentirebbe a tutta la commissione collegialmente o ad alcuni suoi membri a ciò debitamente autorizzati, di allacciare opportuni contatti e di fare discreti sondaggi o altri atti che la prudenza politica potesse suggerire per giungere a sottoporre all' Assemblea proposte capaci di far avvicinare l' auspicato traguardo della piena universalità. giorni or sono nella XXI assemblea il delegato irlandese ha ripreso le considerazioni italiane del 1965. altri ad esse potrebbero pensare con favore ove venissero divulgate. e con le modifiche che la discussione privata e pubblica suggerisse, esse potrebbero. aprire la strada ad un nuovo modo di trattare il grave problema dell' universalità dell' Onu senza rinunciare ai principi di San Francisco e senza produrre fratture o scissioni, grandi e piccole, proprio nel momento in cui si ritenesse di poter conseguire finalmente nuove ammissioni. così si contribuirebbe a rafforzare quella autorità dell' Onu che la richiesta di decisioni in problemi non maturi, l' attuazione di interventi senza mezzi adeguati e l' assunzione di dispersive iniziative finisce talvolta per mettere a repentaglio. ho toccato in questi ultimi accenni una serie dei problemi sui quali il 20 settembre invitai la ventunesima assemblea a riflettere ed a decidere. l' Italia su di essa ha riflettuto e ha partecipato il suo avviso, garantendo il proprio consenso, il proprio voto e, quando era o è necessario, il proprio contributo. ciò vale per il superamento della questione del deficit finanziario e per l' approvazione della relazione dei « 14 » sulla riforma amministrativa e vale per la ripresa dei lavori della commissione dei 33 sull' operazione per il mantenimento della pace, nonché per un organico e non dispersivo contributo al piano decennale di sviluppo. non ho bisogno di aggiungere che ciò vale anche per il superamento della crisi aperta dalla nota propensione del segretario generale U-Thant a non ripresentare la sua candidatura per un nuovo mandato. ma quando si cominciò a prospettare questo problema, fui autorizzato ad esprimere senza riserve a U-Thant l' invito del governo italiano a non accedere all' idea di ritirarsi. ciò fu fatto a voce e per iscritto in maggio, fu ripetuto in giugno a voce all' interessato, a Torino, ripetuto per iscritto a fine agosto e solennemente detto dinanzi alla ventunesima assemblea in settembre. affinché U-Thant potesse rivedere le sue decisioni abbiamo cercato di favorire il crearsi di condizioni propizie, ad esempio, per il risanamento finanziario. continueremo a far ciò convinti che la continuità delle funzioni del segretario generale , date anche le alte qualità di U-Thant, sia una delle condizioni per non indebolire l' autorità e l' efficacia delle Nazioni Unite in un momento che noi continuiamo a ritenere denso di preoccupanti problemi. con le precedenti considerazioni sul Vietnam e sull' universalità e sull' efficacia dell' Onu abbiamo toccato due punti nevralgici della situazione mondiale. ma i problemi della sua instabilità purtroppo non si esauriscono in tali due punti ed infatti gli: onorevoli colleghi altri ne hanno lumeggiati nei loro interventi, concorrendo a mettere in risalto l' interdipendenza dei fatti politici quale elemento caratteristico della presente situazione internazionale. in questa consapevolezza abbiamo sempre cercato di ricondurre ad unità i vari atti di politica estera e di risolvere non disarmonicamente i vari problemi. perciò non abbiamo mai accettato di considerare alcune delle più gravi difficoltà del momento, come, ad esempio, quella creata dal conflitto vietnamita, come problemi a sé stanti. abbiamo cercato di ricondurle nel quadro dell' equilibrio generale del mondo, la cui stabilità — occorre riconoscerlo — dipende in non piccola parte da una producente ripresa del dialogo tra est ed ovest. perché esso riprendesse — ricordano gli onorevoli colleghi componenti la Commissione affari esteri — sin dal marzo 1965 proponemmo la riattivazione del Comitato dei 18 a Ginevra. affinché a questo dialogo si proponessero temi appropriati, in sede NATO a più riprese sollecitammo la considerazione dei nostri alleati. affinché il dialogo stesso venisse affrontato in nuove condizioni di serenità, promuovemmo visite di Stato ed incontri di ministri che hanno dato utili contributi al miglioramento dei rapporti bilaterali ed a quello della situazione generale. gli atti, i tempi, i risultati di questa azione sono a tutti noti e mi esimo quindi dal ricordarli anche per potermi soffermare su altri temi dibattuti in sede multilaterale, quale ad esempio il tema del disarmo. la questione del disarmo generale, completo e controllato rimane obiettivo essenziale al cui esame abbiamo cooperato sia nel Comitato dei diciotto a Ginevra, sia alle Nazioni Unite . obiettivi secondari sono le cosiddette misure collaterali tendenti ad evitare la proliferazione nucleare. tali problemi sono stati affrontati in molteplici forme e sono stati studiati sia tenendo conto degli aspetti psicologici e finanziari, sia in relazione a determinati fattori di carattere territoriale e tecnico. da questo vasto e complesso lavoro sono emersi finora due risultati non trascurabili: l' accordo di Mosca (agosto 1963) per il bando delle esplosioni nucleari nell' atmosfera, alla superficie terrestre e nei mari e l' accordo contro la messa in orbita di ordigni nucleari. si tratta di accordi notevoli, ma è evidente che si tratta di misure insufficienti se vogliamo, affrontare il problema essenziale del nostro tempo, cioè quello più urgente: il problema della non disseminazione nucleare . i lavori dell' ultima sessione del Comitato dei diciotto hanno avuto per principale oggetto la non disseminazione e in misura minore l' interdizione degli esperimenti nucleari sotterranei. gli USA hanno rielaborato il testo del loro progetto di accordo allo scopo di tenere conto delle preoccupazioni sovietiche. l' Unione Sovietica tuttavia ha continuato a rimanere ferma nell' esigere, come condizione di un accordo di non disseminazione, la rinuncia a qualsiasi forma di organizzazione difensiva multilaterale dei paesi atlantici in materia nucleare. da un esame comparativo dei testi di trattato di non disseminazione proposti da USA e Unione Sovietica è tuttavia emersa l' esistenza di vari punti di sostanziale somiglianza, come quelli relativi al divieto della produzione delle armi nucleari . per certe materie il linguaggio dei due progetti è praticamente identico. ritenendo assai importante che tali zone di accordo siano opportunamente messe in rilievo, l' Italia è intervenuta proponendo che il comitato esamini congiuntamente i due progetti di trattato. e di fronte alle persistenti difficoltà di una intesa, si è cercato di svolgere ogni altra possibile azione per sbloccare la trattativa; e proporre soluzioni che provvedessero a fissare la situazione esistente, prevenendo il pericolo del sorgere di nuovi centri di potere nucleare. in quest' ultimo ordine di idee rientra la proposta italiana di una moratoria nucleare lanciata nel luglio 1965 a Ginevra e poi ripresa alla XX Assemblea generale delle Nazioni Unite . la nostra delegazione alla conferenza del disarmo ha offerto di precisare e di aggiornare la proposta italiana di moratoria, tenendo conto delle osservazioni e dei suggerimenti avanzati da varie parti, soprattutto per quanto riguarda la definizione del controllo degli armamenti nucleari e le garanzie per i paesi non coperti da alleanza. agli stessi scopi mirava il progetto di risoluzione che è stato presentato il 27 settembre dal ministro degli Esteri sovietico all' Assemblea generale delle Nazioni Unite , e con il quale tutti gli Stati vengono invitati ad astenersi dall' intraprendere qualsiasi azione che possa ostacolare la conclusione di un accordo di non disseminazione. perciò ci siamo subito associati, insieme con gli USA e con altri paesi, alla presentazione di tale progetto. non dubitiamo che esso sarà approvato da tutti, non recando i danni che l' onorevole De Marsanich teme, ma prevenendo una disseminazione nucleare che renderebbe poi difficile ogni accordo di disarmo anche in questo settore. la soluzione dei problemi del disarmo e anche la soluzione di alcuni aspetti parziali di essi si rifletteranno senza dubbio sull' impostazione dei problemi politici generali e modificheranno almeno l' impostazione finora data ad alcuni di essi. basti pensare al modo totalmente differente in cui si verrebbero a prospettare, ove si raggiungesse un qualsiasi tipo di accordo di non disseminazione, le iniziative tendenti a creare zone denuclearizzate o zone ad armamenti congelati. è evidente, infatti, che tali iniziative e in particolare quelle relative al congelamento delle armi nucleari apparirebbero in luce totalmente diversa e in parte potrebbero essere considerate superate proprio in relazione al tipo di misure contro la disseminazione che potranno essere state concordate. i concreti progressi sulla via del disarmo o della non disseminazione, nel clima di maggiore fiducia che ne conseguirebbe, potrebbero servire da introduzione al lungo discorso sulla sicurezza europea. di ciò si è reso autorevole interprete il presidente degli USA nel suo recente discorso pronunciato a New York il 7 corrente. dopo avere enumerato una serie di misure di carattere politico ed economico la cui adozione è suscettibile di migliorare l' atmosfera e di condurre progressivamente alla distensione in Europa, il presidente Johnson ha dichiarato che gli USA cercano una situazione militare stabile in Europa. e che a tal fine continueranno ad assolvere al loro compito in un sistema di efficace dissuasione. al tempo stesso Johnson ha aggiunto che le nazioni atlantiche continueranno a studiare insieme le esigenze della NATO alla luce delle mutate tecniche e delle più aggiornate necessità di equilibrio. se le circostanze che mutano dovessero portare ad una graduale ed equilibrata revisione dei livelli di forza di ambo le parti, tale revisione — ha concluso il presidente Johnson — potrebbe contribuire, unitamente alle misure già menzionate, a creare gradatamente un nuovo clima politico. le prime reazioni che sono venute da Mosca alla impostazione, per tanti aspetti nuova, data dal presidente americano ai problemi europei non sembrano dar luogo ad immediate speranze di un dialogo concreto e costruttivo. ciò dimostra che il problema complessivo delle relazioni intereuropee necessita ancora di una approfondita discussione e che le cautele più volte indicate dal governo italiano per un concreto approccio al tema della conferenza europea e a tutte le questioni connesse, come quelle delle frontiere e della riunificazione tedesca, sono basate su una serena e realistica valutazione di tutte le difficoltà obiettivamente esistenti. nell' affrontare quel complesso di temi che vanno sotto il nome di « sicurezza europea » , l' Italia ha sempre ritenuto che occorresse procedere con la massima cautela, proprio per evitare di giungere, per una inesatta e immatura impostazione di essi, a risultati controproducenti. in particolare, per un dialogo europeo di questa ampiezza, ci siamo preoccupati di discernere i partecipanti, le modalità, i tempi, gli argomenti. il problema è sembrato tale da dovere interessare tutti i nostri alleati e per questo fin dal giugno scorso abbiamo ritenuto di richiamare su di esso a Bruxelles l' attenzione dei nostri colleghi dei vari paesi, atlantici, ottenendo che esso sia oggetto di attento studio in tale sede. nello stesso tempo ad, esso abbiamo dedicato la nostra particolare attenzione, esaminando tra l' altro interessanti proposte che sono state avanzate da parte britannica e danese. mentre attendiamo con fiducia ad esplorare nuove possibilità di intese in un momento in cui il futuro è ancora tanto incerto, dobbiamo però usare la cautela di non indebolire esistenti punti di sicurezza per non rimanere scoperti di fronte ad improvvise difficoltà. punti di sicurezza sono stati finora e sono l' Alleanza Atlantica in campo politico difensivo e la Comunità Europea in quello politico-economico. non saremmo franchi se volessimo nascondere le difficoltà che ci si presentano nei due settori, ma rispondendo alle preoccupazioni espresse da vari settori della Camera si darà conto dell' azione e del pensiero del Governo per fronteggiare le nuove situazioni. per quanto riguarda la NATO, la nostra azione è stata fin dall' inizio costante e coerente nello sforzo di sdrammatizzare i punti di attrito e di rafforzare i punti di contatto. di fronte all' iniziativa francese di sganciamento dalla organizzazione integrata della comune difesa, la posizione del governo italiano è stata ispirata ai principi che ebbi ad illustrare nella Commissione esteri della Camera il 19 aprile di quest' anno. crediamo di avere concorso a non rendere più difficili i rapporti fra la Francia e i 14, così come riteniamo di aver cooperato con successo alla identificazione di procedure idonee a creare una convivenza possibile e costruttiva fra i 14 che restano nella NATO e i 15 che continuano, a far parte dell' alleanza. di fronte ai problemi derivanti da difficoltà nella bilancia dei pagamenti di alcuni paesi alleati, che richiedono un certo riassestamento delle spese in valuta, derivanti dallo stazionamento di forze in Germania, l' Italia ha cercato anche qui di sdrammatizzare ogni reazione e di evitare affrettate prese di posizione. nel comunicato che ha chiuso i recenti colloqui del cancelliere Erhard negli USA si afferma che attualmente in Europa la tensione è meno acuta. questa costatazione in sé altamente positiva può determinare una necessità di qualche aggiustamento. abbiamo perciò preso atto che le imminenti conversazioni tripartite anglo-tedesco-americane a Bonn hanno carattere di assoluta provvisorietà e saranno esaurite entro stretti limiti di tempo. non abbiamo avanzato obiezioni a che attraverso tali conversazioni i paesi direttamente interessati esaminino il loro modo migliore per dividere gli oneri derivanti dal mantenimento del necessario schieramento di forze sul territorio della Repubblica federale di Germania . attendiamo tuttavia — dobbiamo aggiungere — di essere tenuti al corrente dello svolgimento delle conversazioni le cui conclusioni ovviamente devono essere sottoposte al giudizio naturale del Consiglio atlantico . per riportare l' alleanza alla visione dei suoi compiti politici, ma anche economici e sociali. abbiamo creduto di sollevare in Consiglio atlantico , tenutosi a Bruxelles nel giugno scorso, vari problemi concernenti le relazioni fra paesi della NATO e altri paesi europei o concernenti l' e relazioni fra paesi della NATO e paesi in via di sviluppo , con particolare riguardo, a quelli dell' America Latina oppure concernenti il sempre più grave problema del divario tecnologico fra l' Europa e gli USA. a questo proposito, nel suo intervento, chi ha l' onore di parlarvi sottolineò come non si trattasse, onorevole Folchi, di riesumare il meccanismo del Piano Marshall , ma si dovesse riprendere l' idea fondamentale di collaborazione per rinnovare in tal modo la grande attrattiva psicologica che tale piano aveva rappresentato a suo tempo. il coordinamento delle esperienze e lo scambio delle conoscenze tecnologiche nel settore scientifico, tecnico e della produzione fra i paesi d' Europa e gli USA avrebbero potuto costituire un mezzo efficace per riattivare il dialogo e la competizione tra l' Oriente e l' Occidente, non solamente nel campo del disarmo ma anche in quello della mobilitazione delle risorse scientifiche e produttive. avendo il Consiglio atlantico nella stessa riunione manifestato l' aspettativa che le dichiarazioni della delegazione italiana venissero seguite da un documento illustrativo del problema, nella terza decade di settembre abbiamo consegnato ai governi alleati un documento con concrete proposte che sono attualmente allo studio delle cancellerie. la preferenza data dall' Italia all' istanza del Consiglio atlantico per il primo esame di questo importante problema è dovuta al fatto che era ed è la sede più qualificata e politicamente più autorevole per fare incontrare con gli USA gli altri paesi più direttamente interessati a colmare il constatato divario. tuttavia il proseguimento dell' iniziativa può avvenire anche in altre sedi, fino ad immaginare la possibile creazione di un appropriato e indipendente organismo internazionale. il problema sollevato è della massima gravità per l' avvenire del nostro paese e dell' Europa, come ci ha ricordato l' onorevole Cantalupo. l' ampiezza con la quale esso è da tempo dibattuto dalla stampa internazionale e dagli ambienti politici ed economici più qualificati dei più importanti paesi dimostra l' opportunità dell' iniziativa italiana, che tutti i governi interpellati hanno giudicato meritevole della massima attenzione, come in particolare è stato sottolineato dal presidente Johnson nel recente discorso in precedenza ricordato. come sul piano atlantico, così anche sul piano europeo l' azione svolta dall' Italia è stata coerentemente ispirata al proposito di superare le difficoltà che si sono via via manifestate sul cammino d' una sempre più intima collaborazione. non possiamo dimenticare che da oltre un decennio uno degli elementi fondamentali della politica estera italiana è l' attività decisa per costruire l' unità dell' Europa. l' Italia ha dimostrato di volere affrontare questo problema realisticamente, svolgendo tutti i tentativi utili, senza però mai rinunciare agli obiettivi finali unitari. la politica italiana è stata ed è animata dalla convinzione che la collaborazione comunitaria per progredire verso il pieno sviluppo deve necessariamente estendersi, sia pure con la maggiore gradualità che tale processo richiede, dal campo economico a quello politico. non è il caso oggi di menzionare tutto quello che da parte italiana è stato fatto per favorire lo sviluppo auspicato nei due settori intimamente connessi. si ricorda soltanto l' entità del nostro contributo alla collaborazione europea, specialmente nella fase delicata dal 30 giugno dello scorso anno al febbraio di quest' anno. grazie ad un' opera vigile e paziente è stato possibile riprendere il cammino, raggiungere soprattutto un accordo per realizzare entro il 1° luglio 1968 la libera circolazione dei prodotti agricoli e industriali, la libera circolazione dei lavoratori e, con ciò, l' unione doganale e una politica agricola comune finanziata comunitariamente. queste prospettive non devono però farci perdere di vista, come mi sono sempre permesso di ammonire, la pressione concorrenziale che potranno esercitare sul nostro apparato produttivo i potenziali industriali e agricoli degli altri paesi membri della Comunità. allorché diverrà operante la libera circolazione dei relativi prodotti all' interno della Comunità stessa. qualche cosa resta da fare da parte delle amministrazioni pubbliche e dei privati in Italia, e non si esorterà mai abbastanza tutti a compiere in tempo quello che dovrà porci in condizioni di affrontare senza rischi la liberalizzazione generale dal 1° luglio 1968. è superfluo rilevare come tutto questo sia in perfetta armonia e sincronismo con quel vasto programma inteso ad eliminare i pericolosi squilibri verificatisi nello sviluppo scientifico e tecnico dell' Occidente, di cui in precedenza abbiamo detto. per completare il quadro, della nostra azione europea, almeno nei suoi aspetti principali, si ricorda quanto il Governo si è sempre sforzato di fare per favorire l' adesione alla comunità economica europea di altri paesi, la Gran Bretagna prima di tutto, e l' apertura della stessa Comunità verso paesi del nostro continente o di altri continenti che alla Comunità non possono totalmente partecipare. grandi sono le difficoltà che si frappongono ancora alla realizzazione di una vasta Europa economicamente e politicamente unita. cionondimeno questo obiettivo è così essenziale per l' avvenire del nostro continente che da parte italiana non verrà tralasciato alcuno sforzo né alcuna iniziativa per realizzarlo, anche attraverso formule graduali, transitorie così come le circostanze obiettive lo richiederanno. per quanto concerne i negoziati tariffari del Gatt per il cosiddetto Kennedy round, tengo a sottolineare che il governo italiano ha dato tutto il suo appoggio nelle istanze comunitarie sia per addivenire ad una posizione comune della Comunità che facesse di essa un interlocutore valido con gli amici americani e con gli altri paesi dell' Occidente partecipanti al negoziato, sia per facilitare gli sviluppi del negoziato stesso, nella consapevolezza della sua fondamentale importanza non soltanto per il potenziamento dei rapporti commerciali nel mondo ma anche per il valore politico di un suo successo. se punti principali di sicurezza, come ho ricordato, rimangono per l' Italia la NATO e la Cee, la politica estera italiana è e resta sempre aperta all' attività cooperazione con tutti i paesi. nella concezione italiana di una Europa aperta, un posto particolare è riservato al Consiglio d' Europa , ove la collaborazione europea si estende alla quasi totalità dei paesi dell' Europa occidentale . tale collaborazione trova particolare motivo di interesse da parte italiana per quella praticità e per quella tenace concretezza che caratterizzano un' azione che abbraccia i più vari settori della attività umana dando ad essi, attraverso l' opera congiunta dei governi e dei rappresentanti dei parlamenti, una unica disciplina in tutti i paesi membri . i benefici effetti della partecipazione italiana al Consiglio d' Europa si sono anche recentemente manifestati in forme più strette di collaborazione scientifica, culturale, sociale. di particolare rilievo per noi le numerose disposizioni adottate in seno al Consiglio d' Europa al fine di migliorare la disciplina e la tutela dell' occupazione e dei salari dei vari paesi membri . quanto ai paesi extraeuropei del Mediterraneo, è superfluo sottolineare con quale ammirevole sollecitudine l' Italia persiste a guardare l' incremento delle nostre relazioni con essi, costituendo un' area prioritaria per ciò che attiene gli accordi di cooperazione economica, come una recente operazione finanziaria con la RAU e come i propositi già da noi manifestati per altri paesi testimoniano. quanto all' America Latina , l' Italia ha continuato a rafforzare i legami che ad essa ci uniscono. siamo impegnati in una costante azione volta a rendere i nostri rapporti sempre più completi ed intensi, con l' obiettivo innanzi tutto di dare un fattivo, efficace contributo alla soluzione dei problemi che i paesi latino americani stanno affrontando. nel campo delle relazioni bilaterali abbiamo continuato la consuetudine delle frequenti prese di contatto con quei dirigenti responsabili. tuttavia i problemi del continente latino americano debbono essere considerati in una cornice più vasta. a tale constatazione si è ispirata l' Italia per una iniziativa che il calore dei consensi ricevuti consente di definire sin d' ora un successo. l' istituto italo-latinoamericano è un' entità internazionale di nuovo tipo nel cui seno tutti i paesi membri potranno cooperare in un clima reso più fruttuoso dalla comunanza di radici spirituali, per promuovere più intensi legami culturali e più ancora per dare impulso e realizzazione concrete in campo economico e sociale che contribuiscano all' atteso processo di sviluppo . insieme con l' Italia nove paesi hanno sinora ratificato la convenzione e tutti gli altri governi firmatari hanno già avviato le procedure costituzionali. è questa la migliore dimostrazione che i nostri amici hanno con noi sentito l' interesse che presenta questa comune impresa e ch' e essi sono ansiosi come noi di vederla dare al più presto i primi frutti. l' Italia è per altro pienamente conscia dei limiti che il suo apporto ai paesi dell' America Latina avrebbe se non si inquadrasse in un' azione coordinata di tutti i paesi europei ; conseguentemente non ha mancato in questi ultimi tempi nessuna occasione per esprimere tale convinzione in seno ai diversi organismi internazionali. abbiamo cercato di insistere anzitutto sulla necessità che si esprima da tutti i paesi una volontà politica comune verso i paesi latinoamericani. abbiamo fatto presente ch' e essi attendono da noi nuove prove concrete di amicizia e che molti problemi di vitale importanza per essi potranno essere affrontati e risolti solo mediante più stretti legami e una più intensa collaborazione con gli organismi europei. non mancheremo di proseguire in questa azione, così come faremo in tutti gli altri campi in cui possiamo manifestare il nostro interesse per il mondo latinoamericano a noi tanto vicino. per quanto riguarda i paesi in via di sviluppo , imperiosità e rilievo crescente è venuto acquistando negli ultimi anni, come ci ha ricordato l' onorevole Vecchietti in modo speciale, il problema dei rapporti e quindi della collaborazione fra essi e i paesi industrializzati . lo squilibrio esistente nello sviluppo sociale ed economico dei popoli pone l' esigenza del suo superamento come un imperativo morale di umana solidarietà, ma anche come un interesse primario politico ed economico dei paesi più sviluppati. il permanere di tale squilibrio potrebbe infatti significare soltanto l' impossibilità per la comunità internazionale di elaborare vie e metodi per porvi rimedio e significare quindi un serio pericolo per lo svolgimento stesso di armoniose relazioni internazionali. è un problema complesso, complesso nei suoi aspetti e nelle sue esigenze. è un problema che richiede quindi la definizione di una chiara linea politica come presupposto necessario di azione. perciò l' Italia ha partecipato attivamente ai lavori della conferenza per il commercio e dello sviluppo, ai programmi di assistenza tecnica e di preinvestimento perseguiti dalle Nazioni Unite ed infine al miglioramento di quelle strutture internazionali che possono facilitare il divenire di un migliore benessere per tutti i paesi in via di sviluppo . in tali istanze, a New York , a Ginevra e a Milano in un' importante riunione del Consiglio per lo sviluppo economico dell' Onu, le delegazioni italiane hanno dato sempre costantemente un importante contributo per una fruttuosa collaborazione tra i paesi industrializzati e i paesi in via di sviluppo , nella piena coscienza che soltanto colmando il divario del tasso di sviluppo e del livello di vita esistenti tra tali gruppi di paesi, si potrà assicurare non soltanto un benessere migliore per i meno abbienti ma anche una base più stabile per un clima di pace, di sicurezza e di giustizia per tutti. l' Italia è di ciò perfettamente consapevole e l' azione del governo , nelle inevitabili limitazioni poste dalle nostre disponibilità, si concreta in questo settore attraverso la partecipazione ai piani di assistenza multilaterali e il contributo dato in via bilaterale. vorrei a questo riguardo ricordare l' impegno implicito nella nostra stessa programmazione allorquando in essa. si prevede la devoluzione di mille miliardi in aiuti ai paesi in via di sviluppo per i prossimi 5 anni. ma l' Italia ha provveduto anche con l' appoggio diretto, sul piano politico, nel rispetto assoluto nelle individualità e dell' autonoma sfera di decisione degli Stati interessati e con l' esclusione di qualsiasi ingerenza o collegamento con le imposizioni politiche, a favorire il processo di formazione dei nuovi Stati; e, in un contesto generale, tale azione è continuamente svolta per favorire l' ordinato processo di stabilizzazione politica, economica e sociale delle varie entità statali attraverso il rafforzamento delle strutture locali. si cita la Somalia, che rappresenta per noi un notevole impegno; si ricordano gli studenti stranieri che completano in Italia la loro preparazione grazie alle borse di studio concesse e gli esperti che in tanti paesi prestano la loro opera per il miglioramento delle strutture di base delle economie locali e delle stesse organizzazioni pubbliche. vorrei ora ricordare il contributo diretto che l' Italia dà allo sviluppo economico di tanti paesi dell' Africa, dell' Asia e dell' America Latina . si tratta delle più varie forme di collaborazione economica basate su iniziative obiettive utili al loro autonomo sviluppo sociale ed economico e caratterizzate da una completa dissociazione da residui interessi propri ad ogni passato di dipendenza politica. di tali opere sono partecipi le nostre collettività sparse in tutti i continenti, collettività che danno un contributo prezioso per il loro lavoro con l' apporto della loro capacità tecnica al progresso dei paesi che le ospitano. ricordo le grandiosi opere pubbliche , le strade, le dighe, le ferrovie, costruite nel Ghana, in Etiopia, nel Kenya, in altri paesi; i finanziamenti, i prestiti, i contributi dati dai vari organismi di sviluppo per un ammontare medio in questi ultimi anni di circa 300 milioni di dollari , il cui flusso sarà ulteriormente potenziato con varie operazioni in corso di esame. circa infine il campo dei rapporti monetari internazionali, ricordato nella mozione Gaetano Martino ed altri, posso dichiarare che da parte delle nostre autorità monetarie si è cercato di portare un contributo, di chiarimento, di proposte e di iniziative, atte a conciliare le tesi contrastanti in tema di liquidità internazionale. tale mostro contributo è stato costantemente basato sull' auspicio di una soluzione dei problemi delle bilance dei pagamenti dei paesi a moneta chiave da una parte, ma dall' altra, anche sul riconoscimento dell' opportunità che si ponga fin d' ora mano allo studio in via concreta per la creazione di unità di riserva addizionali. l' atteggiamento assunto in campo internazionale dalle nostre autorità, mirante essenzialmente a elaborare fin d' ora i modi per il rafforzamento del sistema monetario ha riscosso da varie parti suffragi e approvazione. onorevoli colleghi , mi sono sforzato di fornire un completo aggiornamento dell' azione svolta dal Governo per affrontare i problemi generali e particolari che gli onorevoli intervenuti in questo dibattito hanno prospettato. quanti avranno la cortesia di collegare questa esposizione alle dieci e più che in Aula o in Commissione, soltanto in questa Camera, ho avuto l' onore di fare in un anno e mezzo, troveranno integrazione utile a quanto sono venuto dicendo e, mi auguro, qualche ulteriore prova che in una visione unitaria, dei problemi di politica estera , sovrastati tutti dalla preminente necessità di preservare la pace e di garantire in essa il nostro progresso per il bene di tutti, si è svolta una multiforme azione che ha incontrato difficoltà, ha subìto rallentamenti e soste, ma ha anche segnato al suo attivo consensi e successi. nella fiducia che gli onorevoli colleghi riscontrino nell' azione svolta una corrispondenza realistica e non passiva all' evoluzione della situazione politica generale, vi rassicuro circa il proseguimento di un' attività che abbiamo cercato di svolgere, che continuiamo a svolgere in difesa degli interessi dell' Italia, che prospereranno in un' atmosfera di sicurezza e di pace, dando così alla nostra patria la possibilità di cooperare attivamente al libero progresso di tutti i popoli.