Aldo MORO - Deputato Opposizione
IV Legislatura - Assemblea n. 505 - seduta del 12-09-1966
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1966 - Governo II D'Alema - Legislatura n. 13 - Seduta n. 665
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli Deputati , prendo la parola con profonda emozione in questo dibattito che riguarda un grande problema nazionale, uno di quei problemi che devono essere affrontati con la considerazione attenta di una realtà complessa e difficile, con lungimiranza, con grande senso di responsabilità . uno di quei problemi per i quali non possono valere ragioni di partito e di schieramento parlamentare, ma quelle, più alte, degli interessi storici del paese, della giustizia nella comunità nazionale, della pacifica e costruttiva convivenza dei popoli. l' emozione è naturale per l' importanza dei temi e per le conseguenze che le decisioni del Parlamento avranno per la storia del nostro paese. ma essa è tanto maggiore, in me ed in voi, per il ricordo vivo e doloroso delle giovani vittime dell' infame attentato di Malga Sasso , una delle quali è — drammatico simbolo di un destino comune nella sofferenza come nella pace — un cittadino italiano, un militare italiano del gruppo di lingua tedesca . queste si aggiungono alle altre vittime, in questi anni, di un odio cieco, di uno spirito di violenza e di sopraffazione che resiste ad ogni richiamo della ragione e della umanità, che persegue un folle disegno politico di esaltazione della razza e del sangue, che si oppone con fanatica intransigenza ad ogni sforzo di costruire un giusto assetto per la pacifica e feconda convivenza delle popolazioni di lingua italiana e tedesca e dei ladini in una zona di confine che, pur con i delicati problemi che propone, è indiscutibilmente e definitivamente l' ultimo lembo di terra italiana. queste dunque sono le vittime dell' odio che vuole sbarrare la strada alla giustizia ed alla pace. rendiamo dunque onore ai militari caduti nell' adempimento del loro dovere verso la patria, nella difesa della sua integrità e del suo civile costume di tolleranza e di rispetto per tutti. ricordiamoli con riconoscenza e rimpianto profondi. rendiamo omaggio alle forze dell'ordine che con una tensione continua, con un sacrificio quotidiano difendono l' Italia con coraggio e generosa dedizione. e facciamo in modo di essere degni dei caduti e dei soldati nella lucida visione degli interessi nazionali , nella scelta responsabile ed attenta della via da seguire e delle condizioni da realizzare per risolvere il grave problema che turba più gravemente che qualsiasi altro la vita del nostro paese. il ministro dell'Interno ha chiarito quel che il Governo ha fatto e farà, per garantire con assoluto rigore i diritti dell' Italia e la sicurezza pubblica. egli ha tutta la solidarietà del Governo e quella mia personale. io debbo qui solo dire, come premessa a questo dibattito, che appunto i diritti e gli interessi della nazione saranno salvaguardati, che niente sarà risparmiato da parte nostra per la prevenzione e la repressione del terrorismo, che esso non indurrà l' Italia ad essere debole né cedevole, né ingiusta o incivile, che noi abbiamo posto e poniamo con grande fermezza l' esigenza di una organica ed impegnata collaborazione dell' Austria, per stroncare una violenza che ostacola una giusta e stabile soluzione dei problemi aperti in Alto Adige , danneggia i due paesi, compromette il fecondo sviluppo delle loro amichevoli relazioni. alla nostra richiesta è stato risposto con precise assicurazioni che debbono tradursi ora in attività coerente ed efficace. Italia ed Austria, come del resto tutti i paesi che hanno la possibilità di un utile intervento, come la alleata Repubblica Federale Tedesca , sono dunque chiamati a contribuire efficacemente alla eliminazione di una siffatta situazione d' insicurezza e di gravissimo disagio. sappiamo bene che i criminali assetati di sangue sono estremisti che non vogliono la pacificazione in Alto Adige né una democratica e civile convivenza di popoli che la comune civiltà e la comune appartenenza ad un' Europa che si vuole solidale ed unita rende naturalmente vicini ed amici. ma proprio per questo è essenziale che vi sia un fronte unito, nello spirito della libertà, della democrazia e della pace, contro una minoranza di violenti e di fanatici, che vorrebbero mutare, e potrebbero riuscirvi se non fossimo tutti vigilanti, il corso della nuova storia d' Europa, fondata non sulla sopraffazione e l' esasperazione nazionalistica e razzistica, ma sulla cooperazione tra eguali e sulla pace. il Governo, dal canto suo, non ha mancato di svolgere, anche sul piano internazionale, tutti gli interventi necessari per porre termine al fenomeno terroristico e per impedire che esso trovasse appoggi diretti o indiresti. esso non si è limitato a rilevare responsabilità dirette, ma, conscio altresì delle conseguenze che il fenomeno può avere anche a lunga scadenza , ha reagito con la massima energia contro ogni debolezza mostrata in confronto di coloro che hanno incitato ai crimini e alla violenza. sono certo che tale sua azione non può non trovare l' approvazione unanime di quanti hanno veramente a cuore la causa della pace e rifuggono da avventure pericolose. tale azione è stata costantemente compiuta dal Governo in ogni fase del fenomeno terroristico, in ogni sede e presso ogni istanza. con un documento del 19 settembre 1961 il Governo ha posto a disposizione del Parlamento il testo delle note scambiate col governo austriaco per attirare l' attenzione su vari episodi verificatisi nel periodo immediatamente antecedente e sopra il fenomeno terroristico in generale. non è mia intenzione oggi di elencare tutti gli ulteriori passi che sono stati compiuti negli anni seguenti; comunque voglio ricordare che in questi ultimi mesi la nostra ambasciata a Vienna ha avuto fra l' altro istruzioni di fare passi al riguardo in data 7 gennaio, 25 gennaio, 16 maggio, 23 maggio, 3 agosto, 13 agosto, 20 agosto, 22 agosto, 27 agosto e 9 settembre... e che altre note, in particolare sulla attività della radiodiffusione tedesca, sono state presentate al ministro federale degli Esteri germanico dall' ambasciata a Bonn in data 7 gennaio, 11 gennaio, 12 gennaio, 12 luglio, 4 agosto, 26 agosto e 10 settembre. del resto, non credo di venir meno a quella riservatezza cui abbiamo ispirato tutta la nostra azione internazionale nel far presente che al problema del terrorismo e della propaganda diretta ed indiretta in suo favore è stato fatto cenno sia da me, in un breve scambio di lettere con il cancelliere Klaus che ha avuto luogo nei mesi fra giugno e agosto, sia dal ministro Fanfani nel suo scambio di messaggi con il ministro degli Esteri Toncic e già nel corso di un suo breve incontro col ministro Toncic a Strasburgo. tema principale della mia breve corrispondenza con il cancelliere Klaus era la possibilità di una chiusura formale della controversia, ma credo di dover sottolineare che da parte italiana non si è mancato, in tale occasione, di fare chiara e precisa menzione del problema del terrorismo. nell' esprimere vigorosamente l' inderogabile esigenza di collaborazione, io desidero manifestare la speranza e la fiducia che ciò che noi chiediamo possa essere in effetti realizzato da uomini dei quali conosciamo la sincerità dei sentimenti di solidarietà, più volte espressi, e gl' intenti costruttivi ai quali ispirano la loro azione. la nostra richiesta non è solo fondata su evidentissime ragioni di giustizia e di convenienza, ma trova anche la sua base nella risoluzione delle Nazioni Unite del 1960, che invitava Italia ed Austria ad astenersi da qualsiasi atto di violenza. e come da parte nostra ci siamo attenuti a tale raccomandazione, così non dubitiamo che anche da parte austriaca si debba provvedere affinché il territorio di quella repubblica non possa essere in alcun modo utilizzato come una base di attacco contro l' Italia, le sue forze armate , le sue installazioni ed istituzioni. giusto poi che io aggiunga che, come si è potuto constatare, la popolazione altoatesina di lingua tedesca , non solo, nella sua stragrande maggioranza, è estranea agli atti di terrorismo, ma ne condanna fermamente le sanguinose manifestazioni e ne coglie la pesante incidenza sui suoi stessi interessi e sulle prospettive, che si vanno profilando, di una pacifica e fiduciosa convivenza. gli attentati terroristici hanno posto un grave interrogativo, che è da ritenere si manifesti anche in questo dibattito, circa la convenienza di continuare a negoziare con l' Austria. conviene in proposito ricordare che il governo italiano ha ripetutamente sospeso le conversazioni con Vienna in seguito agli atti terroristici. l' Assemblea delle Nazioni Unite fu investita nel 1961, prima che emanasse la sua seconda risoluzione, dall' allora ministro degli Esteri Segni, di questo problema. il Parlamento dunque non potrà non rispondere a questo interrogativo. il Governo, per parte sua, non può non rilevare che è prevalsa sinora l' opinione, la quale resta per noi valida, che non convenga dare ai terroristi un potere di decisione sulla continuazione del negoziato raccomandato dalle Nazioni Unite , la possibilità di conseguire, nel comprensibile drammatico turbamento della coscienza nazionale, quella rottura ed esasperazione della situazione che è proprio nei loro obiettivi, che costituisce la loro finalità politica immediata e premessa, presumibilmente, di più vasti e pericolosi disegni. il portare avanti questa linea di accordo e di pacificazione, in presenza , s' intende, di una collaborazione efficace, quale noi abbiamo invocato, è dunque a nostro avviso la risposta non solo più civile, ma anche più accorta, al cieco odio distruttore che vuole la divisione dell' Europa e la dispersione del patrimonio di solidarietà democratica che è stato acquisito in questi anni. desidero ora esporre al Parlamento la linea seguita dal Governo negli sviluppi della questione altoatesina e della controversia italo-austriaca per l' interpretazione e l' applicazione dell' accordo di Parigi del 5 settembre 1946. debbo anzitutto ricordare quanto ho avuto occasione di dichiarare il 3 marzo scorso, in questo stesso alto consesso, circa l' indirizzo fondamentale che è stato ed è alla base della politica del Governo. dissi allora che, nella salvaguardia dell' integrità dello Stato italiano, che è fuori discussione, il Governo avrebbe fatto ogni sforzo per tutelare i gruppi linguistici dell' Alto Adige nei loro legittimi interessi. la stessa affermazione voglio ripetere oggi, nettamente, a nome del Governo, memore dei sacrifici immensi compiuti da generazioni di italiani, conscio dei diritti sanciti dai trattati, interprete dello spirito democratico della nazione. di fronte alle polemiche circa debolezze e rinunce delle quali saremmo colpevoli, confermo senza esitazione e senza tema di smentite che il principio della salvaguardia dell' integrità e sovranità dello Stato è stato e sarà alla base di ogni sondaggio internazionale, come di ogni decisione di carattere interno, avente per oggetto l' Alto Adige . nei confronti di tale problema il Governo si è ispirato sempre ai principi della Costituzione relativi ai diritti di tutti i cittadini, alla tutela delle minoranze e all' adempimento degli accordi internazionali , in aderenza all' alta tradizione giuridica dell' Italia. come a suo tempo ebbi a dichiarare alla Camera, le popolazioni dell' Alto Adige « sono destinate a convivere in un ordine democratico, realizzato nel pieno rispetto della sovranità dello Stato italiano e con sicure garanzie, che nello spirito della Costituzione favoriscano un' intesa necessaria per nuovi progressi in tutti i campi » . è questo il programma enunciato dal Governo e approvato dal Parlamento nell' intento di rimuovere, nel superiore interesse della nazione, le difficoltà che possano intralciare lo sviluppo dei gruppi linguistici minoritari. tale obiettivo viene perseguito nell' ambito dell' ordinamento giuridico italiano e attraverso i mezzi offerti dall' ordinamento medesimo. questi sono necessari e sufficienti, poiché i destinatari delle speciali provvidenze sono cittadini italiani, anche se particolari circostanze ed esigenze consigliano di adottare una struttura giuridica differenziata. questo problema è, dunque, per sua natura, essenzialmente di carattere interno e viene affrontato mediante l' articolazione della vita democratica in Italia. soccorre a tal fine l' istituto dell' autonomia, secondo i dettami e lo spirito della Costituzione. nel caso particolare dell' Alto Adige , tale istituto sodisfa compiutamente, oltre che le esigenze del decentramento amministrativo e dell' autarchia, anche quella specifica derivante dalla convivenza di più gruppi linguistici . è quindi superfluo rilevare che in Alto Adige , con l' applicazione dell' autonomia, la sovranità e l' unità dello Stato non vengono affatto messe in discussione, allo stesso modo che esse non sono contestate nelle varie forme di autonomia in atto nel nostro ordinamento. ogni autonomia è inserita nell' ambito dell' ordinamento costituzionale dello Stato italiano, del quale costituisce una manifestazione e sul quale unicamente è fondata la sua validità. il potere di un ente autonomo è direttamente connesso alla sovranità dello Stato, scaturisce dalle sue leggi, trae da esse il suo valore giuridico. il ricorso all' istituto dell' autonomia offre gli strumenti per una politica democratica e lungimirante, atta, per l' Alto Adige , ad assicurare la pacifica convivenza e lo sviluppo di tutti i gruppi linguistici . il 5 settembre 1946 — nella difficile situazione in cui si trovava l' Italia ed appena all' inizio di una politica mondiale tesa alla ricerca di un nuovo assetto internazionale, al termine della seconda guerra mondiale — fu sottoscritto a Parigi l' accordo De Gasperi-Gruber . esso era stato preceduto da una serie di iniziative di Vienna presso le potenze vincitrici, dirette a far rimettere in discussione la frontiera italo-austriaca fissata nel 1919. i correlativi interventi italiani in sede internazionale al fine di dimostrare l' assoluta infondatezza ed inaccettabilità giuridica, morale e politica delle pretese austriache, avevano creato nei governi alleati una disposizione favorevole all' Italia: ma avevano d' altra parte rivelato la difficoltà, per l' Italia, di evitare di assumere impegni relativi alla concessione dell' autonomia amministrativa. è forse utile ricordare che l' accordo si compone di tre articoli: il primo concerne la salvaguardia del carattere etnico e lo sviluppo culturale ed economico del gruppo di lingua tedesca ; il secondo riguarda l' autonomia delle popolazioni dell' Alto Adige ; il terzo si riferisce allo sviluppo delle relazioni tra Italia ed Austria. per quanto riguarda l' autonomia amministrativa era prevista una consultazione con i rappresentanti delle popolazioni di lingua tedesca per la scelta della cornice dell' autonomia stessa. entro di essa lo Stato italiano aveva il potere di formulare le relative norme. se si considera il momento in cui l' accordo fu sottoscritto ed il punto di partenza dell' azione diplomatica italiana, la intesa De Gasperi-Gruber può obiettivamente essere giudicata in modo positivo. essa rispondeva allo spirito democratico che si era instaurato nel paese e non vulnerava i superiori interessi del popolo italiano , i diritti dello Stato e la sua integrità territoriale. infatti l' accordo presupponeva e confermava la frontiera del Brennero, sancita dal trattato di San Germano e conciliava all' Italia, per l' esempio dato di saggezza e moderazione, le simpatie del mondo internazionale. si tratta di uno dei primi atti diplomatici dell' Italia democratica di questo dopoguerra ed esprime il proposito del nostro paese di porre le basi — dopo la catastrofe della guerra — di una politica di pacifica convivenza fra tutti i popoli europei , e, nel paese, fra i diversi gruppi linguistici dell' Alto Adige , contribuendo a quel processo di unità, soprattutto in Europa, che già si profilava come la svolta decisiva della politica internazionale di questo dopoguerra. il consenso al ritorno in Italia della maggiore parte di coloro che — in circostanze speciali — avevano optato per la Germania, stava ad indicare la generosità e la volontà del nuovo Stato italiano di seguire metodi di schietta democrazia. per quanto nella sua sostanza il problema altoatesino sia stato sempre giustamente considerato ed affrontato in Italia come un problema di carattere interno — regime giuridico particolare di una regione con popolazione italiana etnicamente differenziata — tuttavia la circostanza che tra l' Italia e l' Austria fu sottoscritto l' accordo De Gasperi-Gruber ha fatto sì che la questione presenti anche un aspetto internazionale. con una serie di provvedimenti interni ed internazionali — fra cui l' accordo relativo alla revisione delle opzioni di cittadinanza, i provvedimenti a favore dei rioptanti, l' accordo culturale italo-austriaco ed i provvedimenti ad esso collegati, le convenzioni per il libero transito di passeggeri e merci, nonché gli accordi per le facilitazioni del traffico di frontiera e per le agevolazioni degli scambi locali — e, soprattutto, con lo statuto della regione Trentino Alto Adige , l' Italia ha dato esecuzione dell' accordo De Gasperi-Gruber . in particolare vorrei sottolineare che, in conformità all' articolo 2 dell' accordo De Gasperi-Gruber , il quadro territoriale dell' autonomia, e cioè la regione Trentino Alto Adige , è stato deciso dopo l' avvenuta consultazione con i rappresentanti della popolazione di lingua tedesca . tale quadro noi intendiamo conservare. costante cura del governo italiano — di fronte alle iniziative diplomatiche prese dall' Austria a partire dal 1955 e culminate nel 1960 con il ricorso austriaco alle Nazioni Unite — è stata quella di evitare che il profilo internazionale della questione — superasse i limiti rappresentati esclusivamente dagli impegni derivanti all' Italia dall' accordo De Gasperi-Gruber . le due risoluzioni approvate dall' Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1960 e nel 1961 — confermando che la controversia italo-austriaca si riferisce all' applicazione ed alle interpretazioni dell' accordo di Parigi, ne hanno sottolineato il carattere giuridico. in tal modo è stato accolto il punto di vista italiano circa l' inaccettabilità di ogni impostazione che, spostando la controversia dal piano giuridico a quello politico, avrebbe finito per produrne una pericolosa ed inaccettabile trasformazione. nel corso delle vicende alle Nazioni Unite — nel 1960 e nel 1961 — e durante i contatti tenuti con Vienna a partire dal 1960, in relazione al contenuto delle risoluzioni delle Nazioni Unite il Governo ha sempre mantenuto questa precisa posizione: l' Italia, che ha applicato l' accordo De Gasperi-Gruber , non è disposta ad accettare soluzioni della controversia che comportino l' assunzione di impegni internazionali maggiori o diversi da quelli derivanti dall' accordo stesso. tale costante atteggiamento è stato assunto e mantenuto nella convinzione di aver dato esecuzione ai tre articoli dell' accordo di Parigi e, fra di essi, in particolare, a quello relativo alla concessione dell' autonomia alle popolazioni interessate. nello stesso tempo il governo italiano proprio perché il problema altoatesino ha un prevalente carattere interno — ha agito non perdendo di vista il suo compito fondamentale e cioè l' assicurare, con la sua iniziativa politica e nell' ambito del suo ordinamento, le condizioni migliori di pacifica convivenza e di ulteriore sviluppo sociale ed economico dei tre diversi gruppi linguistici residenti in Alto Adige . e ciò non solo adempiendo, come ha adempiuto, l' accordo di Parigi, ma prospettando liberamente misure atte a rafforzare l' autonomia delle popolazioni dell' Alto Adige . per questa ragione, nel settembre 1961 — anche di fronte al rinnovarsi di istanze e di aspirazioni formulate dai rappresentanti del gruppo di lingua tedesca — il Governo istituì, sul piano interno, la commissione Rossi per lo esame dei problemi dell' Alto Adige » (la cosiddetta Commissione dei 19), della quale furono chiamati a far parte 12 commissari di lingua italiana e 7 di lingua tedesca . ad essa il Governo assegnò il compito di esaminare a fondo tutti i problemi relativi all' Alto Adige , presentando un rapporto conclusivo. per parte sua, esso si dichiarava disposto ad esaminare favorevolmente — e ad attuare sul piano legislativo ed amministrativo — quei suggerimenti intorno ai quali si fosse formata, in seno alla Commissione, un' ampia maggioranza. dell' istituzione della commissione prese favorevolmente atto l' Assemblea dell' Onu . inoltre, nel programma del primo dei governi che ho avuto l' onore di presiedere e di quelli successivi, fu lealmente dichiarato il proposito di tenere nel debito conto le proposte della Commissione dei 19. la Commissione lavorò intensamente per circa tre anni, dedicando particolare attenzione al problema del possibile ampliamento del grado di autonomia amministrativa della provincia di Bolzano, il quale fu deferito all' esame di una apposita Sottocommissione. il 10 aprile 1964 fu presentato al Governo il rapporto conclusivo con il quale si suggeriva un complesso di iniziative legislative ed amministrative, relative a più di 110 questioni. di esse, una parte (circa 40 questioni) era stata definita all' unanimità, mentre le rimanenti (circa 70 questioni) erano state proposte a maggioranza, talvolta raggiunta in seno all' apposita Sottocommissione per l' autonomia; circostanza quest' ultima che ha consigliato al Governo un riesame particolarmente accurato di tale parte delle proposte. il rapporto conclusivo conteneva anche una serie di riserve, avanzate particolarmente dai commissari di lingua tedesca . con la conclusione dei lavori della Commissione dei 19, il Governo aveva a sua disposizione un ricco materiale per valutare la opportunità di adottare particolari misure di autonomia. ma esso giudicò allora utile effettuare sondaggi presso il governo di Vienna, nell' intento di accertare i riflessi che le eventuali iniziative interne italiane, decise sulla base dei suggerimenti dei 19, avrebbero potuto avere ai fini del superamento — secondo lo invito dell' Onu — della controversia fra Roma e Vienna sull' applicazione e l' interpretazione dell' accordo De Gasperi-Gruber del 5 settembre 1946. sostanzialmente da parte italiana si reputò utile conoscere se e quando, in conseguenza di eventuali misure interne italiane, autonomamente decise, il governo di Vienna fosse disposto a dichiarare l' avvenuto superamento della controversia italo-austriaca. tale impostazione — relativa all' adozione di misure autonome per contribuire all' ulteriore progresso delle popolazioni dell' Alto Adige ed alla ricerca, attraverso i contatti con Vienna raccomandati dalle Nazioni Unite , della conclusione della controversia italo-austriaca — era stata d' altronde decisa dal governo italiano sin dalla vigilia dell' incontro Segni-Kreisky, svoltosi a Milano nel gennaio 1961. ebbe così luogo un incontro dei ministri degli Esteri a Ginevra il 25 maggio 1964. in tale incontro, che faceva seguito ai precedenti svoltisi fra il 1961 ed il 1964 a Milano, Klagenfurt, Zurigo, Venezia e Ginevra, i due ministri degli Esteri decisero di istituire una commissione italo-austriaca di esperti, cui fu affidato un sondaggio di tutti gli aspetti della controversia in corso , sia per quanto riguardava la sua parte formale, sia per quanto concerneva la parte sostanziale. questo lavoro di preliminare approfondimento svolto dagli esperti si concluse dopo cinque sessioni, tenutesi fra il giugno e l' ottobre del 1964, al termine delle quali, pur essendo stata registrata la possibilità di una conclusione positiva, risultarono ancora sensibili divergenze fra la posizione austriaca e quella italiana, che non si era mai distaccata dalla sua impostazione circa l' avvenuta applicazione dell' accordo De Gasperi-Gruber e l' impossibilità per l' Italia di assumere impegni internazionali maggiori o comunque diversi da quelli derivanti dall' accordo stesso. tra la terza e la quinta sessione della commissione di esperti, il 7-8 settembre 1964 si era svolto, sempre a Ginevra, un nuovo incontro dei ministri degli Esteri che aveva dato direttive per il proseguimento del sondaggio fino a quel momento svolto dagli esperti. la difficoltà di superare sul piano tecnico le divergenze registrate al termine della quinta sessione di esperti, senza recedere dalla propria posizione e dal proprio punto di vista giuridico, indusse il Governo a ricercare attraverso contatti che si svolsero nel novembre 1964 — una soluzione globale della controversia, basata sull' ipotesi che le misure del governo italiano a favore delle popolazioni altoatesine fossero in un certo senso limitate e fissate in modo ormai definitivo, mentre, per quanto riguardava la parte formale e cioè le modalità di chiusura della controversia, si sarebbe tenuto maggiormente conto del punto di vista austriaco, senza pregiudizio per altro di quello italiano. le ipotesi, relative a questo insieme di misure, che venivano offerte in blocco, esaminate dagli esperti nel corso dei successivi contatti, furono ripetutamente studiate da appositi comitati di ministri. in particolare, in data 11 dicembre 1964, un comitato di ministri autorizzò il ministro degli Esteri , alla vigilia del suo incontro col ministro degli Affari esteri austriaco, a far di tale ipotesi globale la base delle conversazioni che egli avrebbe dovuto avere con il ministro Kreisky. nell' incontro di Parigi del 16 dicembre 1964 il ministro Kreisky si riservò di dare una risposta su tale ipotesi di conclusione globale della controversia. fu solo il 30 marzo 1965 che da parte austriaca fu data una risposta sostanzialmente negativa, appoggiando richieste estreme su tutti i punti in discussione nella parte sostanziale del negoziato, mentre si cercava di acquisire quanto era stato ipotizzato circa la parte formale. di fronte a questo atteggiamento, il Governo fece conoscere a Vienna che da parte italiana si riteneva che la presa di posizione austriaca comportasse una nuova impostazione delle conversazioni. per altro ci si dichiarò disposti a riprendere i contatti, dimostrando in tal modo la nostra volontà di dar seguito alle risoluzioni delle Nazioni Unite . poiché si tratta di un punto su cui in certi ambienti austriaci si è a lungo e non sempre esattamente insistito, credo di dover fare delle precisazioni circa le ipotesi esaminate a Parigi. anzitutto, non fu mai dubbio che tali ipotesi costituivano un mezzo di soluzione globale della controversia e non un' eventuale base di partenza per ulteriori conversazioni. quanto alla loro parte formale, esse si basavano sull' idea che fosse opportuno disporre di un' istanza giuridica per decidere, secondo il diritto, di eventuali future controversie circa l' accordo De Gasperi-Gruber . le proposte su questo tema erano costituite dai seguenti tre punti: istituzione di un tribunale arbitrale che avrebbe giudicato, secondo diritto e per un periodo limitato di tempo, in merito alle eventuali future controversie che dovessero sorgere tra Italia ed Austria in relazione agli accordi in vigore tra i due paesi; attribuzione allo stesso organo arbitrale, per un periodo ancor più limitato di tempo (quattro anni), della facoltà di accertare in puro fatto se le misure annunciate dal governo italiano , autonomamente, a favore delle popolazioni altoatesine fossero state attuate; immediata dichiarazione solenne del governo di Vienna al parlamento austriaco, il quale avrebbe dovuto approvarla, con la quale si dichiarava chiusa la controversia italo-austriaca relativa all' applicazione e all' interpretazione dell' accordo di Parigi. ho appena bisogno di sottolineare che il sistema proposto a Parigi costituiva un tutto unico e che l' accertamento di fatto, cui ho sopra accennato, era il corrispettivo della immediata quietanza dataci da parte austriaca dopo il semplice annuncio delle misure che l' Italia intendeva sottoporre all' approvazione del Parlamento. furono questi gli elementi che ci indussero a prendere in considerazione la istituzione di uno speciale tribunale arbitrale al posto del ricorso alla Corte dell' Aja . tutto quanto ho esposto può fare giustizia di tutte le voci che sono state sparse forse ad arte circa il raggiungimento, nel corso dell' incontro di Parigi, di un accordo per permettere ad una commissione mista, con ampi poteri estesi fino alla conciliazione, di intervenire nei nostri affari interni. a Parigi non ci fu alcun accordo: vi fu soltanto l' esame di una ipotesi globale di superamento della controversia che presentava aspetti complessi e tutti accuratamente formulati non nei termini che sono stati polemicamente evocati. e la migliore prova che tale accordo non è mai esistito sta nel fatto che, espresso, da parte austriaca, un parere negativo circa le ipotesi prospettate a Parigi, lo stesso ministro degli Affari esteri , Kreisky, accettò che si facesse luogo, fra gli esperti, allo studio di ipotesi sensibilmente diverse, che sono poi quelle attualmente all' esame. intendo in ogni caso sottolineare che, anche nell' ipotesi che il governo austriaco avesse dato un giudizio positivo sugli schemi esaminati a Parigi, ciò non avrebbe in alcun modo costituito una internazionalizzazione delle nostre misure autonome ed interne: né avrebbe intaccato i principi essenziali della posizione italiana, ai quali ci siamo attenuti e intendiamo continuare ad attenerci. cadute le ipotesi di Parigi, con la nostra risposta a Vienna dell' 8 aprile 1965 si è iniziata una nuova fase nei contatti italo-austriaci, svoltasi in gran parte attraverso riunioni riservate tra rappresentanti dei due ministri degli Esteri . tali riunioni, cinque in tutto, hanno avuto luogo in varie occasioni fino allo scorso mese di luglio, partendo dall' ipotesi che il governo italiano , sul piano sostanziale, potesse disporre alcune misure più liberali utilizzando le risultanze della Commissione dei 19, mentre sarebbero state modificate le precedenti ipotesi relative all' aspetto formale della controversia. i rappresentanti italiani in questi incontri si sono attenuti strettamente alle istruzioni impartite dal Governo, che, a sua volta, nel determinare la propria condotta in apposite riunioni interministeriali da me presiedute, ha sempre avuto la costante preoccupazione di mantenersi del tutto in linea con il suo programma e le sue comunicazioni dinanzi alle Camere, da esse del resto approvati, essendo fra l' altro ovvio che il superamento della controversia con l' Austria deve trovare la più larga e piena approvazione non soltanto nel Parlamento, ma anche nel paese. in particolare, nella sua azione il Governo ha sempre tenuto presente l' opportunità, cui ho fatto cenno più sopra, di non estendere la internazionalizzazione del problema altoatesino oltre l' accordo De Gasperi-Gruber . circa il complesso dei sondaggi italo-austriaci, cui ho fatto cenno, occorre rilevare che si è partiti da posizioni nettamente divergenti. quelle degli austriaci erano essenzialmente: attribuzione alla provincia di Bolzano dei poteri legislativi attualmente attribuiti alla regione Trentino Alto Adige e soppressione di quest' ultima; conclusione di uno strumento bilaterale interpretativo o integrativo, che avrebbe determinato un ampliamento o una novazione dell' accordo di Parigi del 5 settembre 1946; istituzione di un organo arbitrale o di una commissione internazionale di conciliazione a carattere non giuridico, cui sottoporre l' esame, sotto l' aspetto politico, della controversia italo-austriaca e l' evoluzione della questione altoatesina. la posizione italiana è restata invece basata sui seguenti principi: carattere giuridico della controversia, limitata alla interpretazione e all' applicazione dell' accordo di Parigi; riconoscimento dell' attuazione sostanziale, da parte italiana, dell' accordo De Gasperi-Gruber ; conformità dello statuto della regione Trentino Alto Adige , ed in particolare della istituzione della regione stessa, agli impegni derivanti all' Italia dall' accordo di Parigi. analizzando i termini della posizione italiana e l' evoluzione di quella austriaca, sembra si possa convenire sul fatto che oggi si può prospettare la possibilità di una estinzione della controversia, su basi che salvaguardano la posizione italiana, pur tenendo conto di esigenze sostanziali della controparte. il governo italiano si è solennemente impegnato a più riprese in Parlamento, a dare seguito alle proposte elaborate dalla Commissione dei 19. ci risulta finora che esiste un vasto consenso del Parlamento circa l' opportunità di attuare al più presto e con criteri liberali tale impegno. nello stesso tempo il Governo si è mosso nella convinzione che debba anche essere tenuta presente l' esistenza di una controversia internazionale e si debba approfittare di questa circostanza per chiuderla. i sondaggi che hanno avuto luogo nei mesi e negli anni scorsi sono stati appunto diretti alla ricerca di una ipotesi di conclusione, ricerca che a noi è sembrata di rilievo, anche perché riteniamo che essa consentirà d' impostare i rapporti italo-austriaci, una volta accantonata la controversia, sopra un piano più costruttivo e consono a quegli ideali europei, cui l' Italia e l' Austria si ispirano. converrà altresì ricordare qui che l' Italia, la quale fa dell' appoggio alle Nazioni Unite uno dei cardini della sua politica estera , ritiene di dover tenere nel massimo conto le raccomandazioni delle assemblee generali di tale organismo. ora, una volta decise autonomamente le misure interne da prendere sulla base delle proposte della Commissione dei 19, appare evidente che, ove fossero ritenute adeguate, la controversia internazionale risulterebbe svuotata di contenuto, anche rimanendo intatti i punti di vista italiano ed austriaco circa l' applicazione dell' accordo De Gasperi-Gruber . venendo ora a quella parte del sondaggio che concerne l' autonomia della provincia di Bolzano, mi sia consentito di mantenere dinanzi all' Assemblea un certo riserbo sulle ipotesi di lavoro che sono state oggetto di sondaggio e che sono ancora, lo ripeto, mere ipotesi neppure dettagliatamente formulate e comunque interamente contenute nelle proposte della Commissione dei 19 che sono state pubblicate dal Governo. infatti noi non sappiamo ancora, in maniera definitiva, che risultati si potrebbe ottenere, se si decidesse determinati atti. in questa situazione, l' elencare misure e provvedimenti potrebbe sembrare trasformare ipotesi in offerte o in promesse. credo tuttavia doveroso esporre al Parlamento i criteri cui ci siamo attenuti nel corso dei vari sondaggi effettuati. devo premettere che, nel pensiero del Governo, le autonomie della provincia di Bolzano ed il loro eventuale allargamento sono problemi interni, che si pongono alla nostra decisione anche in relazione ai risultati della Commissione dei 19. ora, dato che la Commissione stessa non ha concluso i suoi lavori indicando chiaramente quali misure debbano essere adottate, anche per la esistenza di numerose riserve da una parte e dall' altra in ordine a proposte accolte o a proposte che la maggioranza della Commissione aveva respinto, e dato che le conclusioni stesse non possono essere vincolanti per il Governo, si imponeva al Governo stesso la ricerca di tutti quei dati che potessero facilitarne una matura e meditata decisione. tra questi elementi, va soprattutto rilevata la possibilità di superare in concreto la controversia italo-austriaca per l' applicazione e l' interpretazione dell' accordo De Gasperi-Gruber , nonché ogni indicazione circa la sodisfazione dei gruppi linguistici locali e la tutela dei loro legittimi interessi. disponendo definitivamente di tali indicazioni, ciò che noi riteniamo possa avvenire fra breve, il Governo si riserva di proporre al Parlamento, anche in relazione ai risultati che ne possono conseguire ed in misura più o meno ampia proprio in relazione ai sondaggi stessi, il complesso dei provvedimenti che potranno essere elaborati tenendo presente in modo particolare gli studi compiuti dalla Commissione dei 19. naturalmente le nuove competenze attribuite alla provincia di Bolzano saranno egualmente conferite a quella di Trento. nei sondaggi, che sono stati effettuati sinora e che hanno preso per base — come materiale di riferimento — appunto tali studi, i rappresentanti italiani hanno avuto istruzioni di attenersi ai seguenti criteri: 1) si è supposto che non si debba avere difficoltà a realizzare le misure proposte dalla Commissione dei 19 ad unanimità di tutti i suoi componenti. si tratta, a questo riguardo, di 36 proposte di vario contenuto che non comportano, in generale, una modifica dell' attuale statuto, per quanto riguarda l' ambito dei poteri della provincia di Bolzano; 2) per quanto concerne le proposte approvate dalla Commissione dei 19 a maggioranza, si è supposto che la loro eventuale attuazione dovesse essere esaminata tenendo conto della larghezza, o meno, del consenso manifestato in seno alla Commissione stessa, ma, soprattutto, tenendo conto degli interessi generali dello Stato, dell' esigenza di un opportuno coordinamento giuridico con altri istituti, delle possibili ripercussioni sulla convivenza dei vari gruppi linguistici locali. in base a tali considerazioni si sono prese in particolare esame le proposte relative all' eventuale ampliamento dei poteri delle due province di Trento e di Bolzano. si è ritenuto, a questo proposito, che nulla ostasse, in linea di principio , ad un trasferimento dalla regione alle province, delle materie di prevalente interesse locale, che attengono ai servizi, agli interessi culturali ed allo sviluppo di taluni settori economici. inoltre, una attenzione particolare è stata data alle soluzioni previste dai 19 per l' ordinamento scolastico e per il pubblico impiego . per entrambi si sono prospettate soluzioni basate su nuove strutturazioni, anche se ispirate alle stesse finalità messe in luce dal rapporto Rossi; 3) in questa cornice, da un lato si è ravvisata la necessità di escludere la previsione di talune singole misure (ad esempio quella riguardante le giurie popolari che avrebbero dovuto essere costituite in base al criterio della proporzionalità etnica riferita al gruppo linguistico di appartenenza del giudicando); dall' altro, si è estesa l' indagine alla possibilità di qualche misura anche in alcune materie estranee alle soluzioni suggerite dalla Commissione dei 19. si tratta di materie che, per affinità con altre, è parso più conveniente affidare ad un' unica entità autonoma. nel sondaggio, comunque, il Governo ha dato istruzione di mantenere la massima fermezza sui seguenti punti: 1) permanenza della regione Trentino Alto Adige , con funzione di quadro, che mantiene in sé tutti i poteri essenziali di ordinamento, allo scopo di dare disciplina unitaria alle varie istituzioni regionali (comuni, enti locali , servizio antincendi, istituti locali di credito, istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza, istituzioni sanitarie ed ospedaliere). oltre a questi poteri la regione manterrebbe anche altre competenze per materie di particolare rilievo regionale. occorre rilevare in proposito che il mantenimento della regione non è stato previsto solo in modo formale, come da alcune parti si è detto, ma perché si ritiene che l' istituto, quale esso è, ha una funzione da svolgere soprattutto nell' interesse dell' armonico sviluppo delle popolazioni di Trento e Bolzano; 2) riserva allo stato dei poteri essenziali per la sicurezza nazionale e la convivenza dei cittadini. con questo spirito ci si è astenuti dal prendere in considerazione qualsiasi ipotesi di trasferimento di poteri in materia da ordine pubblico , di residenza, di collocamento al lavoro; 3) previsione di una serie di garanzie particolarmente dirette a tutelare, nell' ambito provinciale, i gruppi linguistici di minoranza e ad assicurare, in concreto, la piena parità di diritti fra tutti i cittadini ed il più equo e corretto esercizio dei poteri autonomi. trattandosi di un punto di particolare interesse per i connazionali di lingua italiana dell' Alto Adige , credo opportuno di elencare, a titolo esemplificativo, le più significative di tali garanzie: a) l' approvazione dei singoli capitoli del bilancio della provincia di Bolzano è stata prevista mediante votazione separata della maggioranza dei gruppi linguistici , italiano e tedesco, rappresentati nel Consiglio provinciale : i capitoli che non riportassero l' approvazione della maggioranza di uno dei due gruppi linguistici verrebbero sottoposti alla approvazione di una commissione arbitrale eletta dal Consiglio nel suo seno; b) la maggioranza dei consiglieri di un gruppo linguistico avrebbe la facoltà di chiedere che si voti per gruppi linguistici in seno al Consiglio stesso, qualora una proposta di legge fosse ritenuta lesiva della parità di diritti tra i cittadini dei diversi gruppi; e) il gruppo linguistico eventualmente soccombente si vedrebbe riconosciuto il diritto d' impugnativa dinanzi alla Corte costituzionale in caso di non accoglimento di tale richiesta; d) è prevista l' impugnazione dinanzi all' organo di giustizia amministrativa degli atti amministrativi degli organi locali ritenuti lesivi del principio di parità, in connessione con l' appartenenza ad un gruppo linguistico ; e) verrebbe sancito il diritto di ogni gruppo linguistico di essere rappresentato in seno alla Giunta municipale, quando nel Consiglio comunale figurino almeno due consiglieri di tale gruppo. d' altronde , devo aggiungere che si è sempre tenuto presente nello studio di eventuali trasferimenti di poteri, la situazione in cui si potrebbe venire a trovare un gruppo linguistico minoritario nell' ambito della provincia, e, ispirandosi a tale criterio, si è tra l' altro, ad esempio, previsto: 1) che verrebbe riconosciuta alla provincia, per quanto concerne il collocamento ed avviamento al lavoro, una competenza legislativa di tipo integrativo; 2) che verrebbe esclusa, dopo l' introduzione nello statuto del diritto di precedenza nel collocamento al lavoro a favore dei residenti nella provincia di Bolzano, ogni distinzione basata sull' appartenenza ad un gruppo linguistico o sull' anzianità di residenza; 3) che i collocatori comunali verrebbero nominati da organi statali dopo aver sentito il presidente della giunta provinciale ed i sindaci dei comuni interessati; 4) che passando alle province di Trento e di Bolzano l' attuale competenza regionale in materia di incremento della produzione industriale , le somme stanziate a carico del bilancio dello Stato , in attuazione di leggi per l' incentivazione delle attività industriali, saranno utilizzate in accordo tra lo Stato e le province suddette; 5) che l' utilizzazione dei fondi della provincia di Bolzano per scopi assistenziali, sociali e culturali, dovrebbe aver luogo in proporzione diretta all' entità dei bisogni di ciascun gruppo, oltre che alla consistenza numerica di esso; 6) che la provincia dovrà scegliere nel gruppo linguistico che ha la maggioranza degli amministratori, gli organi straordinari degli enti locali disciolti dalla medesima; 7) che i provvedimenti straordinari di scioglimento e di sostituzione degli organi allorché siano dovuti a motivi di ordine pubblico o quando si riferiscano ai comuni con popolazione superiore ai 20 mila abitanti saranno riservati allo Stato. è infine da tener presente che i sindaci di tutti i comuni della provincia, essendo « ufficiali del Governo » , continuerebbero a restare gerarchicamente subordinati agli organi statali che dirigono i servizi cui appartengono le attribuzioni loro affidate. per quanto poi riguarda in generale i contatti con gli esponenti delle popolazioni altoatesine, il Governo ritiene che essi rimangono un elemento essenziale per lo sviluppo armonioso e la pacifica convivenza delle popolazioni suddette. a questo fine il Governo considera opportuno prevedere altresì che in futuro tali contatti possano avere normalmente luogo in varie forme ma principalmente attraverso un organo di consultazione nell' ambito dell' ordinamento interno dello Stato. oltre all' aspetto interno del problema, su cui mi sono testé intrattenuto, occorre — come ho già ricordato — tener presente che esiste, sul piano internazionale, una controversia italo-austriaca sull' interpretazione e sull' applicazione dell' accordo De Gasperi-Gruber . per quanto riguarda quest' ultima, il Governo è stato sempre convinto che, trattandosi appunto di una controversia giuridica, sarebbe stato estremamente utile poter disporre di una istanza giurisdizionale che potesse dirimerla secondo diritto. per questo motivo, fin dal 1961, avevamo proposto all' Austria di sottoporre la controversia sulla interpretazione ed applicazione dell' accordo De Gasperi-Gruber al giudizio della Corte internazionale dell' Aja. al mancato accordo su questo punto è certamente da attribuirsi il fatto che la controversia italo-austriaca sia tuttora aperta. da parte italiana, venuta meno l' ipotesi prospettata a Parigi e della quale si è innanzi accennato, si è insistito sulla necessità della scelta della Corte internazionale di giustizia, quale organo giurisdizionale competente a giudicare secondo diritto in merito all' interpretazione ed alla applicazione dell' accordo di Parigi del 1946. infatti la Corte ha tutti i requisiti per essere accettata quale organo giurisdizionale in qualsiasi controversia. essa è il principale organo giurisdizionale delle Nazioni Unite , i cui membri sono in quanto tali aderenti allo statuto della Corte stessa. per la sua stessa natura essa rappresenta un' istanza giuridica internazionale alla quale gli stati membri delle Nazioni Unite possono ricorrere per tutte le controversie giuridiche concernenti: l' interpretazione di un trattato; qualsiasi questione controversa di diritto internazionale ; l' esistenza di fatti che, ove accertati, costituirebbero la violazione di obblighi internazionali; la natura e la misura della riparazione per la violazione di un obbligo internazionale. vi è infine da tener presente che le Nazioni Unite , con la loro raccomandazione del 1960, hanno indicato la Corte di giustizia dell' Aja fra i mezzi pacifici previsti dalla Carta delle Nazioni Unite , ai quali Italia ed Austria potranno rivolgersi in caso di mancato raggiungimento di una soluzione della controversia. la Corte dell' Aja inoltre è riconosciuta dalla Convenzione di Strasburgo, in parte ratificata dall' Italia, come il foro adatto per dirimere le controversie tra gli Stati d' Europa. occorrerebbe solo estenderne l' efficacia anche agli accordi stipulati a partire dal 1945. riconoscendo con apposito atto internazionale la competenza specifica della Corte internazionale di giustizia, tanto l' Italia quanto l' Austria, in conformità a quello che è un comune movimento verso un sistema di diritto europeo, potranno sottoporre alla Corte qualsiasi controversia giuridica basata su tutti gli accordi bilaterali in vigore fra i due paesi. la Corte dell' Aja verrebbe così ad assumere il carattere di foro giurisdizionale generale per tutte le controversie giuridiche fra Italia ed Austria, come lo è già per le controversie fra gli Stati europei a partire dal 1960. la composizione ed il funzionamento della Corte dell' Aja rendono chiaramente infondata l' ipotesi, affacciata da alcuni, che il ricorso alla medesima possa costituire strumento per un irriguardoso condominio italo-austriaco sull' Alto Adige . l' accettazione della sua giurisdizione preclude, invece, un nuovo ricorso in sede politica. la scelta della giurisdizione della Corte rappresenta, del resto, una garanzia effettiva per tutti, dato, fra l' altro, che le sentenze in quel tribunale hanno una efficacia maggiore di quella di ogni altra sentenza internazionale o lodo arbitrale, in quanto la Carta delle Nazioni Unite prevede che il Consiglio di sicurezza possa intervenire a garantirne l' esecuzione. si può concludere che il ricorso al massimo organo giurisdizionale mondiale — per la sua durata illimitata, per il suo inquadramento nel sistema più moderno del diritto pubblico europeo, per il suo altissimo prestigio, per la eseguibilità delle sue decisioni — costituisce il miglior sistema di « ancoraggio » dell' accordo De Gasperi-Gruber , se per ancoraggio » si vuole intendere il mezzo per garantire internazionalmente l' esecuzione di un accordo. vorrei infine sottolineare che, nell' optare per questa soluzione, il Governo ha tenuto particolare conto del fatto che il Parlamento, approvando la condotta nel 1960 e 1961 della nostra delegazione all' Onu, ha fra l' altro a suo tempo preso formalmente posizione in favore della Corte internazionale di giustizia. oltre che la designazione della Corte dell' Aja , quale organo giurisdizionale cui le parti possono ricorrere per l' interpretazione e l' applicazione dell' accordo De Gasperi-Gruber , l' ipotesi attualmente in esame per la chiusura della controversia italo-austriaca a piena quietanza liberatoria che verrebbe annunziata fin d' ora da parte del governo austriaco e sarebbe operante, quando da parte italiana saranno state attuate le misure annunciate a favore delle popolazioni altoatesine. la concreta dichiarazione da parte austriaca del superamento della controversia non sarebbe dunque, come è stato detto da qualche parte, affidata all' arbitrio di quel Governo, ma sarebbe rigorosamente dovuta in base ad un impegno già preso, quando da parte italiana le misure annunciate fossero effettivamente realizzate. il fatto che la dichiarazione liberatoria da parte del governo austriaco diverrà esecutiva nel momento in cui la controversia sarà di fatto completamente svuotata, rende ingiustificata la richiesta di ulteriori garanzie » circa l' applicazione da parte italiana delle misure stesse, diverse da quelle rappresentate dalla possibilità di ricorso alla Corte dell' Aja circa l' applicazione e l' interpretazione dell' accordo De Gasperi-Gruber . vorrei sottolineare infine che il Governo non ha preso finora alcun impegno ed attende oggi, dopo aver messo al corrente il Parlamento circa i vari profili della questione, che esso, nella sua sovranità, voglia confermare, se ritiene di farlo, le direttive date a suo tempo circa il seguito da dare alle proposte contenute nel rapporto conclusivo della Commissione dei 19 e circa il proseguimento dei sondaggi internazionali, ai fini dell' estinzione della controversia italo-austriaca sull' applicazione dell' accordo De Gasperi-Gruber . se il Parlamento approverà le direttive cui più sopra ho fatto cenno, il Governo si farà promotore dell' adozione di opportuni strumenti legislativi e degli altri provvedimenti occorrenti per tradurre in atto, nella misura ritenuta giusta, le soluzioni suggerite dalla Commissione dei 19. nello stesso tempo il Governo procederà nei sondaggi con Vienna, anche in vista della conclusione di uno specifico accordo per deferire le eventuali controversie alla Corte internazionale dell' Aja. signor presidente , onorevoli Deputati , il problema dell' Alto Adige , che in questi anni ci siamo applicati a risolvere, è per la sua intrinseca complessità, per i suoi riflessi di politica internazionale , per la sua vicinanza ai grandi temi della integrità e sovranità dello Stato italiano, per le conseguenze che ne possono derivare anche in un lontano domani, per l' incidenza che ha sulla stabilità politica e democratica del paese, un problema estremamente difficile e grave. è un problema di coscienza per tutti noi. ed io sono certo che, anche se possono essere diverse nel corso di questo dibattito le nostre valutazioni e conclusioni, esse rispecchieranno limpidamente e schiettamente la coscienza di ciascuno di noi. credo di comprendere la preoccupazione ed il tormento che è in voi, perché io stesso ho affrontato questo tema con preoccupazione e tormento. e tuttavia, per quanto esso sia difficile, per quanto gravi possano essere le conseguenze delle nostre decisioni, quali che esse siano, noi dobbiamo scegliere, definire ormai, senza eccessivi ritardi, il nostro atteggiamento, il modo più conveniente per affrontare questo problema che non può essere eluso. ed io non dubito che questa scelta, per la quale il Governo offre, dopo attenta meditazione, i suoi elementi di giudizio sarà una scelta lungimirante, legata, al di là delle passioni del momento e delle passioni di parte. agli interessi fondamentali del paese, agli ideali democratici ai quali l' Italia si ispira, ad una visione costruttiva dei rapporti futuri, non solo fra i gruppi linguistici dell' Alto Adige , ma anche fra Italia, Austria ed Europa. ed il problema non può che essere affrontato con fermezza e liberalità insieme, nella salvaguardia dei diritti dell' Italia e nel rispetto dei principi di cooperazione, entro e fuori la comunità nazionale. e poiché la posta è così grande, poiché si tratta di un autentico problema nazionale, il Governo indirizza un appello a tutti i partiti al di là delle loro ragioni di differenziazione e di polemica. l' indirizza ai partiti ed insieme alla coscienza e sensibilità di tutti i parlamentari. siamo dinanzi al Parlamento come dinanzi ad un' alta e determinante espressione del potere democratico. non è vero che si sia voluto indebitamente tenere all' oscuro il Parlamento di quello che si andava profilando in ordine ad un tema di tanta importanza. il Governo ha una sua responsabilità che impone in determinate circostanze, un riserbo che è nell' interesse dello Stato. e così in questo caso, in quanto si assuma che determinati atteggiamenti italiani abbiano riflessi nella risoluzione di una controversia internazionale e debbano essere misurati in rapporto a questi riflessi. in tale ipotesi un definitivo atteggiamento italiano può essere reso utilmente noto solo in una determinata fase del sondaggio internazionale in corso e che voi ci avete autorizzato a compiere. desidero ribadire infatti che, pur essendoci preclusa una prematura dettagliata informazione, noi abbiamo detto alle Camere gli indirizzi fondamentali secondo i quali intendevamo orientare la nostra azione e ci siamo mossi sulla via che ci era stata indicata. si è detto ancora che noi abbiamo trattato con un partito, ed un solo partito, ad esclusione di altri. ma in realtà non vi è stato nessun negoziato e neppure una organica e definitiva informazione. non è da escludere naturalmente che il governo austriaco abbia potuto saggiare le reazioni di ambienti interessati nell' atto di definire il suo atteggiamento. e parimenti il governo italiano può aver prospettato a titolo di sondaggio alcune ipotesi in relazione alla possibile attuazione delle proposte della Commissione dei 19, della quale facevano parte rappresentanti altoatesini, tanto più che l' accordo De Gasperi-Gruber prevede appunto la consultazione delle popolazioni interessate. ma ciò sarebbe stato fatto per offrire elementi di giudizio, non per sottrarre poteri, che sono indiscutibili e sovrani, al Parlamento italiano. siamo dunque, onorevoli colleghi , ad un momento decisivo, il Governo seguirà perciò questo dibattito con grande attenzione e profondo rispetto. ma, conscio della singolare importanza della questione su cui oggi il Parlamento è chiamato ad esprimersi, è pronto ad assumere le sue responsabilità dinanzi a voi come dinanzi al paese. ci muove unicamente la volontà di tutelare il vero interesse della nazione e della cooperazione europea.