Ciriaco DE MITA - Deputato Opposizione
IV Legislatura - Assemblea n. 425 - seduta del 14-03-1966
Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia e sulle altre associazioni criminali similari
1966 - Governo I Berlusconi - Legislatura n. 12 - Seduta n. 14
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , siamo qui per compiere un rito al quale non molti credono. un rito che si celebra stancamente, come tutte le cose che ad un certo punto rischiano di non avere più significato, ma che si deve compiere come tanti gesti nella vita di ogni giorno. perché farlo? da noi, perché è scritto nella Costituzione, la quale vuole che in questa circostanza si parli. noi, per il rispetto che abbiamo per la Costituzione, ci siamo iscritti in tanti a parlare e abbiamo detto e stiamo per dire tante parole. peccato, signor presidente , che la nostra Costituzione non prescriva di mettere all' ordine del giorno , una volta tanto, il discorso sulla crisi delle istituzioni: così, per una visita di controllo, come fa ogni persona che vuole controllare la propria salute. il precedente Governo è caduto per un malessere della maggioranza, ha detto l' onorevole Moro, il quale nel presentare il sue nuovo ministero ha parlato di difficoltà incontrate e poi superate. chi guardi dall' esterno a queste cose ha l' impressione che sia stato soltanto un incidente a provocare la caduta del precedente Governo: un attacco proditorio su un disegno di legge di deputati della maggioranza i quali, dopo avere votato qualche ora prima la fiducia, cambiavano poi parere. Medici improvvisati hanno pensato che il rimedio fosse quello di eliminare il voto segreto . come qualcuno che, per evitare il morbillo e non vedere le chiazze rosse, pensa sia opportuno tingere il corpo di rosso, in modo da far scomparire e confondere le chiazze! credo che, vista superficialmente, la ragione della crisi può essere ricondotta a questo increscioso fenomeno, a questo atto degenerativo della vita politica del nostro paese. pertanto tutti i discorsi che si sono andati facendo, soprattutto nel dibattito per la fiducia al Governo, pare che non abbiano scoperto niente di nuovo. si sono ripetuti stancamente motivi vecchi: il Governo continua la linea dei precedenti governi, e i partiti della maggioranza riconfermano la fiducia come al Governo precedente. intanto si è perduto un mese e mezzo. questo fatto avrebbe una relativa importanza, ma l' opinione pubblica rischia di non capire più niente, giacché non riesce a spiegarsi il perché di una crisi così lunga e difficile non tanto per i giorni perduti, per le difficoltà incontrate, quanto per i problemi non chiariti che permangono malgrado la formazione del nuovo Governo. questo mio discorso, onorevoli colleghi , è come il grido di spavento di chi, anche se più giovane di voi, guarda con preoccupazione alle sorti della democrazia e della libertà nel nostro paese. guai se noi non tenessimo conto dello sfondo sul quale questa crisi si è andata delineando. un discorso limitato al solo programma del Governo rischia pertanto di essere inadeguato. credo che questa potrebbe essere l' occasione perché il Parlamento si renda pienamente conto delle difficoltà che oggi incontrano le istituzioni nel nostro paese. qua e là, soprattutto in casa liberale, ma anche in altri partiti da qualche tempo, si parla di carenze politiche e costituzionali; ma, ahimè, quando ci si appresta ad indicare i rimedi, ci si accorge che la legge sul rinnovo dei giudici costituzionali non è stata ancora approvata dal Parlamento, che l' istituto del referendum non è stato ancora varato o (da parte dei colleghi del partito comunista , i quali rivendicano il rispetto della Costituzione), che è mancato l' adeguamento ad un insieme di norme che il Costituente diede al paese. credo che manchi un esame serio ed approfondito delle ragioni per le quali la democrazia parlamentare è in crisi nel nostro paese, come lo è stata in paesi vicini all' Italia. guai se noi non ci rendessimo conto di questo fenomeno! sembra talvolta che il parlar di queste cose, forse per la paura dei rimedi dati in paesi vicini al nostro, come è accaduto in Francia, scuota la solidità delle nostre istituzioni e non ci si rende conto che l' attuale struttura non consente più la partecipazione popolare alla gestione del potere, la garanzia della libertà del cittadino all' interno delle istituzioni. certo, non basta la denuncia, non basta (questo va detto soprattutto ai rappresentanti del partito comunista , all' onorevole Ingrao) riaffermare la libertà se nello stesso tempo non siamo in grado di assicurare gli istituti che garantiscono la libertà del cittadino. credo che la crisi dell' organizzazione della democrazia nel nostro paese stia in questo fatto: che il meccanismo di fondo della democrazia parlamentare — che, a mio avviso, può essere ricondotta al principio fondamentale del controllo popolare sulla gestione del patere — in questo Parlamento, con il passare del tempo si è andato sempre più inceppando. è vero che i costituenti furono preoccupati del Governo di assemblea, quando introdussero in una norma — mi pare nell' articolo 94 — l' obbligo per il Governo di non dimettersi se non dopo l' approvazione di una mozione di sfiducia . ma la prassi in questo campo è stata innovativa, e ormai la norma viene interpretata nel senso che al Governo basta un qualsiasi voto di sfiducia , addirittura un qualsiasi dissenso parlamentare, perché crolli. e la dialettica Parlamento-Governo, che non è e non può essere, come qualcuno ritiene, la dialettica opposizione-maggioranza e quindi opposizione-Governo, ma deve essere la dialettica « tutto il Parlamento rispetto all' Esecutivo » , ogni giorno di più si è andata isterilendo, fino a rendere inutile e vuota la vita democratica delle nostre istituzioni. credo che sia questa l' osservazione da fare alle nostre istituzioni senza ricorrere al luogo comune dell' intromissione dei partiti nella vita politica, perché credo che nessuno oggi si senta di dire — tranne pochi sprovveduti — che i partiti non siano lo strumento essenziale, indispensabile per una democrazia moderna. quindi bisognerebbe correggere, a mio avviso, questo sistema. come? noi ci diciamo tutti eredi del genio giuridico di un grande popolo, quello romano, il quale non ha mai teorizzato né leggi, né istituzioni, ma ha scoperto le une e le altre nella realtà dei tempi. credo che nessuno voglia ripetere l' errore di pensare a un tipo di Stato astratto, dopo il tentativo marxista di individuare un certo tipo di Stato scientificamente organizzato. le istituzioni sono il prodotto dei tempi, di particolari tipi di comunità, di particolari esigenze di un popolo; e a mano a mano che sorgano i bisogni, le esigenze di libertà, i politici debbono provvedere a soddisfarli. credo che noi dovremmo salvare questo principio nel nostro Parlamento, reintroducendo la dialettica Governo-Parlamento. come? restituendo al Parlamento la funzione primaria del controllo. certo, vi è anche la funzione di fare le leggi, ma fare leggi generali, in quanto strumenti di controllo senza disperdere le energie del Parlamento o svilirlo in una pura attività di regolamenti che competono al Governo. se non si corregge questo meccanismo, credo che forse faremo altri dibattiti nel Parlamento, e vi saranno altre forze che proporranno, con maggiore convincimento o con maggiore tono di voce, il problema della difesa della libertà del nostro popolo; ma non credo che avremo affrontato nei suoi termini esatti la crisi che oggi ha investito le istituzioni democratiche parlamentari del nostro paese. insieme con il problema di restituire prestigio ed autonomia al Parlamento, vi è l' altro della stabilità del Governo. sarebbe assurdo rafforzare il potere di controllo del Parlamento senza riorganizzare la struttura del Governo su basi più stabili. vedremo nel corso del mio intervento come queste mie indicazioni possano trovare una concreta attuazione, anche a livello del programma di questo ministero (rispetto al quale vi sono profonde ragioni di fiducia), avviando a soluzione un grosso problema: quello del rinnovamento dello Stato attraverso l' organizzazione dell' istituto regionale. ho letto il resoconto del discorso dell' onorevole Bozzi, il quale, dall' alto della sua barba — me lo consenta — ogni tanto si alza e dà ai cattolici lezioni sul senso dello Stato. l' esponente liberale ha detto che noi, se proprio non vogliamo l' « anti-Stato » , vorremmo il « non Stato » . certo oggi manca una dimensione statuale moderna nel nostro paese, questo è vero; manca il senso dello Stato come certezza di rapporti e garanzia della libertà del cittadino. però l' attuale ordinamento è tale da garantire l' esigenza moderna della libertà del cittadino? in questa sfasatura che si è venuta a creare tra istituzioni vecchie ed aspirazioni nuove alla libertà, è nata la sfiducia e verso le istituzioni e verso la garanzia concreta, immediata dell' esigenza di libertà del nostro popolo. ritengo, onorevole colleghi, che dobbiamo tener conto di questo quadro sul quale si è andata sviluppando la crisi negli ultimi tempi. vi è un certo malessere tra i parlamentari, un certo malessere nel nostro Parlamento. ci si sente inutili: la funzione del parlamentare rischia di essere assorbita completamente da decisioni che ci lasciano perplessi. e non che mi insospettiscano i consensi dell' onorevole Pacciardi che vedo annuire, ma non vorrei creare confusioni. non che occorra tornare alle posizioni parlamentari atomistiche, dove regni la presunzione che la formazione delle maggioranze avvenga fuori della volontà politica dei partiti. il problema è diverso: il partito non può avere la pretesa di governare i parlamentari caporalescamente. esso deve guidare il parlamentare, ma al livello di scelte politiche, in cui si realizzi una coincidenza tra decisione del partito e decisione del parlamentare. non vi deve essere esecuzione di ordine, ma solo diversità di funzione. oggi questo non si verifica, soprattutto nei partiti di maggioranza. mai come in questa crisi si è tanto parlato dell' articolo 92 della Costituzione. giusto! l' articolo 92 della Costituzione, secondo il quale il presidente del Consiglio deve scegliere liberamente i propri collaboratori, costituisce una giusta indicazione. ma mai come in questa crisi sarebbe stato meglio che tale articolo non fosse stato scritto o almeno non fosse stato citato! il fatto è che la funzione del parlamentare è incentrata tutta sulla gestione del potere, soprattutto nei partiti di maggioranza, onorevole Ingrao, anche quando tra alcuni decenni, molti decenni, voi comunisti doveste diventare maggioranza nel nostro paese. venendo meno la funzione di controllo, venendo meno il collegamento naturale del parlamentare con l' elettore sulla base dell' esercizio del controllo, il parlamentare della maggioranza rischia di essere organizzato solo nella logica del potere. di qui la corsa a diventare ministro, a diventare sottosegretario; di qui la logica che svilisce tutto e che annulla la lotta politica, rendendo quasi completamente inutili questi riti che oggi celebriamo. credo perciò che uno dei primi passi che il nostro Parlamento dovrebbe compiere sia quello di arrivare alla incompatibilità tra cariche di Governo e funzioni parlamentari. penso sia questo un primo passo da compiere per restituire autonomia e prestigio al Parlamento. in realtà il Governo è un organo distinto e non può identificarsi con il Parlamento. certo, non è che in occasione di questa crisi si possa risolvere il problema istituzionale. il Governo però commetterebbe gravissimo errore se conducesse la sua azione politica senza rendersi conto che esiste questo malessere generale di fondo, un quadro generale di malessere nel quale fermentano molte cose non che hanno ancora preso consistenza precisa. guai, però, se lasciassimo tali fermenti senza controllo e senza guida! credo, poi, che la crisi sia caratterizzata da un altro fenomeno: il ridimensionamento delle forze politiche che sostengono il Governo di centrosinistra. indubbiamente il processo di unificazione socialista ha posto problemi un po' a tutti: ai socialisti come ai democratici cristiani . unificazione, me lo consentano gli amici socialisti, un po' affrettata. naturalmente questo è un giudizio Po litico. dico subito che io guardo con molta simpatia al processo di unità socialista se si dimostrerà un fatto politico, cioè se l' incontro tra questi due partiti porterà alla individuazione di una spinta nuova a carattere popolare su posizioni politiche definite. non che debba esservi l' unanimità; io temo la unanimità dei partiti, ho il terrore quando vedo l' unanimità nel partito comunista e non voglio l' unanimità neppure nel mio partito. non credo all' unanimità, credo alla unità del partito che è questione diversa dall' unanimità. se noi poniamo attenzione alle più recenti vicende interne dei partiti, scopriamo che dovunque si vanno costituendo sempre più maggioranze larghissime, unanimità che soffocano non le minoranze, ma le idee politiche. nel partito comunista noi aspettavamo, l' opinione pubblica democratica del nostro paese aspettava un diverso dibattito, dopo tutto quello che era avvenuto nel mondo comunista, dopo quello che lasciavano avvertire gli stessi dirigenti del partito comunista . il dibattito sulla democrazia interna, sul partito unico , sul superamento di alcune posizioni anacronistiche permettevano di intravvedere non la frattura del partito comunista (è troppo comodo soffocare la libertà in nome dell' unità; è solo un pretesto), bensì la ricostituzione della unità di questo partito in basa ad un metodo nuovo. è venuta fuori, invece, una grandiosa unanimità che ha schiacciato lo sforzo disperato dell' onorevole Ingrao. onorevole Ingrao, ella ha parlato dei problemi del mio partito con sufficiente comprensione; io parlerò dei problemi del mio e anche del suo partito, spero con un minimo di obiettività. a parte tutti i discorsi sul modello di sviluppo, sul quale certo si può discutere all' infinito, occorre considerare che la vera battaglia che l' onorevole Ingrao ha condotto all' interno del partito comunista che interessa le forze democratiche del nostro paese era quella della democrazia interna. ora, non mi pare che aver teorizzato che al partito comunista è consentito soltanto il dubbio di cinque minuti e non il dubbio permanente possa aver fatto capire chiaramente ciò che è capitato all' interno di quel partito. anche all' interno del mio partito esiste questa esigenza — non capisco mai bene perché — di collocarci sempre tutti insieme pur esistendo tra di noi posizioni diverse, sia pure non di frattura, in merito alla funzione del movimento dei cattolici nella storia della libertà e della democrazia del nostro paese, posizioni tradizionali, che non sono sorte oggi, ma appartengono si può dire a tutta la storia del movimento cattolico. v' è, da ultima, quest' altra tendenza del movimento socialista a stare tutti insieme, a far liste unite, ma su quale politica? l' onorevole Vittorelli ha parlato al Senato di improvviso, immaturo nervosismo della Democrazia Cristiana ; e l' onorevole De Martino ha parlato di « isterismo » di alcuni ambienti rispetto al processo di unità socialista. io credo che la Democrazia Cristiana non può nutrire alcuna preoccupazione per quanto attiene allo sviluppo del processo di unificazione delle forze socialiste; anzi, penso che il giudizio del mio partito sia sostanzialmente positivo, e non può essere che positivo. ma il processo di unità socialista non è un fatto privato, non è un fatto che riguardi soltanto l' onorevole Tanassi e l' onorevole De Martino . il problema dell' unità socialista riguarda le sorti della democrazia nel nostro paese: può rafforzarla ma potrebbe anche indebolirla. e noi — dobbiamo dirlo con tutta franchezza — non siamo riusciti a capire chiaramente in che consista questo processo di unità, dove, e attraverso quali tappe, voglia arrivare. il congresso socialdemocratico di Napoli pare che abbia messo l' accento in maniera particolare su un fatto quantitativo: siamo di più, pigliamo più voti, sottraiamo voti anche alla Democrazia Cristiana . certo, guai se sul piano politico ci dovessero essere le delimitazioni dei confini! ogni tanto viene introdotto nella vita pubblica del nostro paese uno strano discorso: quello dello scavalcamento. si tratta di un discorso molto pericoloso. sembra proprio che i partiti si spartiscano delle zone, quasi fossero delle aziende: uno vende al nord e l' altro nel sud. no! i partiti politici si organizzano intorno a interessi e, in una libera e continua competizione, ognuno tende a conquistare consensi in base alle prospettive politiche che dà. quindi, nulla di più assurdo del discorso dello scavalcamento, quando si fa politica, e non si fa lotta per il potere. certo, il discorso dello scavalcamento diventa vero quando la spartizione del potere subentra alla lotta politica. il congresso socialdemocratico, con il tono un po' rozzo — mi sia consentito affermarlo di gente la quale ritiene davvero che avere il potere significa far politica, si è lanciato in un discorso come di risentimento nei riguardi della Democrazia Cristiana . badate: chi vi parla non è uno che si limita ad esaltare la Democrazia Cristiana ; forse, più che altro, si esercita ad individuarne i difetti. ma vivaddio!, io credo che nessuno può disconoscere si tratta di un dato di fondo della nostra vita politica e democratica — che al partito dei cattolici democratici nel nostro paese mancano alternative storiche. esistono possibili collaborazioni con la Democrazia Cristiana , per lo sviluppo della democrazia e della libertà, ma non esistono oggi alternative ai cattolici su tale piano. quindi se volete costituire un partito che guarda all' unificazione soltanto in funzione concorrenziale, per avere un po' di potere in più, per avere qualche ministro in più... be', è meglio che non vi unifichiate! a questo punto è legittima la reazione avutasi all' interno della Democrazia Cristiana , che non è isterismo, bensì legittima difesa . non si può consentire. la competizione senza anima, non si può consentire la competizione senza linea politica. oltre tutto, sarebbe rischioso per le sorti della democrazia. onorevole Lezzi, faccio un' ipotesi, per l' amor di Dio ! so che ella pensa cose diverse. se l' unità socialista si sviluppasse in termini puramente quantitativi, su quale basi allora porremmo il problema dell' alternativa? sul piano della gestione moderata, diceva l' onorevole Ingrao (ma vedremo più tardi se è possibile una gestione diversa dall' attuale, oggi, nel nostro paese). sul piano — ha detto qualche articolista ieri — della sostituzione del presidente del Consiglio . non mi pare che la storia del nostro paese debba essere agitata da così gravi travagli solo per sostituire la persona del presidente del Consiglio . non credo che si faccia politica per questo. l' alternativa, certo, può esservi, ma io credo che i socialisti possono parlare di alternativa se e in quanto accettano, oggi, nel nostro paese, questa politica. può darsi che il mio discorso pecchi di schematismo, sia astratto, ma è un discorso politico concreto e immediato. io so che fa presa anche per alcuni democristiani un discorso che prevede, quasi giocassimo su una scacchiera, la formazione a breve tempo di due grandi partiti, uno dei quali di tipo socialdemocratico (ma non si capisce poi bene che cosa esso sia: se il partito unificato di Amendola, se la nuova maggioranza di Longo, se il partito unificato dei socialisti: son questa infatti le forze disponibili nel nostro paese, questi sono i pezzi della scacchiera). i cavalli del partito comunista dove li mettete al momento dell' alternativa? giocano in retroguardia? abbiamo, cioè, una posizione nuova di frontismo, al quale, di necessità — lo si voglia ammettere o no — si dovrebbe contrapporre un blocco moderato. ma così salterebbe la democrazia italiana, così difficilmente difesa negli anni passati, da De Gasperi a Moro. mi pare che sia questo il significato importante, la ragione profonda della fiducia a questo Governo: la garanzia dell' equilibrio politico. credo, infatti, che nessuno, neppure l' onorevole Ingrao, possa sperare nello sviluppo della democrazia in Italia, se si rompe l' equilibrio delle forze politiche . nel momento in cui esso si rompe, si farebbe notevoli passi indietro, e non si sa di quanto. non perché si potrebbe ricreare lo storico steccato tra guelfi e ghibellini. non credo a queste cose perché, per fortuna di tutti, ma soprattutto dei cattolici, la Chiesa col Concilio abbandona posizioni in cui potrebbe ricrearsi e dialoga con il mondo. la Chiesa ha orizzonti più vasti, ha da difendere valori molto più alti, che non possono essere ingabbiati dallo scontro di forze politiche così modeste, quali sono le nostre. il pericolo è un altro: è che la democrazia nel nostro paese crollerebbe, i termini della lotta democratica verrebbero a mancare. pigliatevi pure i voti della Democrazia Cristiana , ma mi pare che un partito socialista che si unificasse per tentare di portar via un po' di voti alla media borghesia e trascurasse completamente il grosso retroterra della tradizione marxista, farebbe un' altra operazione: una operazione liberaldemocratica, ma non una operazione di consolidamento della democrazia all' interno dello schieramento socialista. il faticoso cammino del partito socialista , iniziato col processo di autonomia trova oggi, a mio avviso, un termine di confronto, anche se in forma duramente polemica, nei fermenti che esistono all' interno del partito comunista . il partito socialista deve porsi come alternativa, non solo in termini di qualità, ma anche di quantità, se ci riesce, evidentemente, col partito comunista . questa è la direttrice di marcia di un partito socialista unificato . non credo che i socialisti debbano fare i predicatori. io temo quando ascolto politici che pensano di convertire gli elettori di un altro partito. certo, non manca un compito di formazione degli elettori, ma appartiene alla cultura e alla funzione dei partiti. il politico deve badare a utilizzare strumentalmente — non in senso negativo, ma sul piano democratico — le forze esistenti nel paese. e la grande competizione del partito socialista unificato è sul piano della leadership rispetto a tutto il movimento socialista nel nostro paese. il centrosinistra, se ha una validità, una giustificazione, non la trova, come mi è sembrato di capire dal discorso di qualche esponente socialdemocratico, nel fatto che in Parlamento non vi sono alternative. non giustificherei mai, onorevole presidente del Consiglio , un Governo sulla base di uno stato di necessità. siamo davvero al limite della vita democratica quando una scelta politica diventa stato di necessità. certo, in Parlamento vi può essere contingentemente una sola scelta democratica, e oggi, infatti, in Parlamento esiste una sola scelta di tipo democratico, che vede la collaborazione del partito socialista , di quello socialdemocratico, di quello repubblicano e della Democrazia Cristiana . però, potenzialmente in un Parlamento democratico vi sono sempre due o più maggioranze diverse. il rapporto maggioranza-opposizione, come ha detto bene l' onorevole presidente del Consiglio nelle sue comunicazioni e nella replica al Senato, corre tra questi due termini: la maggioranza che offre una scelta politica e le opposizioni che potenzialmente introducono elementi di dialogo o di confronto. è veramente strano che il partito liberale , tradizionalmente legato a tale corretta visione della lotta democratica, non avendo argomenti seri per contestare ai partiti governativi le loro scelte democratiche, introduca diversivi ideologici sul piano della lotta politica. così l' onorevole Malagodi, che ha un po' arroccato — forse correttamente — il partito liberale su una posizione di difesa di alcuni interessi ben precisi, vede nella maggioranza di Governo il cedimento al marxismo e non una scelta di tipo democratico che difende alcuni interessi e ne esclude altri. davvero è singolare questa posizione! se il centrosinistra si fonda su simile prospettiva a lungo termine della lotta democratica nel nostro paese, prospettiva che vede, per il rinnovamento della vita sociale, civile e culturale dell' Italia democratica, l' associazione tra le forze popolari tradizionali, quelle cattoliche e quelle marxiste, non riesco a capire come i socialisti possano parlare di alternativa, se non in termini estremamente astratti o di speranza; relativamente cioè ad un periodo in cui tutti i problemi della democrazia italiana fossero veramente risolti. e saranno risolti appunto quando sarà risolto il problema dell' equilibrio delle forze sociali . fino a quando nel nostro paese non si trova un equilibrio democratico tra le forze cattoliche e tutte le forze marxiste, il problema dell' alternativa non esiste. chiunque parlasse di alternativa farebbe passi indietro. sarebbe, infatti, un discorso di contrapposizione tra frontismo e blocco moderato; ma con tale contrapposizione salterebbe quel minimo di garanzie istituzionali che garantisce la libertà e consente il progresso nel nostro paese. queste sono le ragioni per cui la Democrazia Cristiana nutre serie preoccupazioni rispetto al processo di unità socialista. mi pare che qualcuno si sia preoccupato di stabilire se il nostro sia un partito di destra o di sinistra. ebbene, noi non siamo un partito di destra né di sinistra. la tradizione politica dei cattolici è fuori di questi schemi classisti legati a moduli culturali estranei al mondo cattolico. noi abbiamo un grande valore da difendere. lo vogliate ammettere o no, avversari della Democrazia Cristiana , oggi la nostra forza determinante, sia pure con errori, incertezze, debolezze, cedimenti — di cui è costellata la vita di ogni partito, come è intessuta la vita di ogni uomo — la nostra forza determinante, ripeto, la nostra funzione peculiare nella storia per la libertà e la civiltà in Italia è legata alla dimensione statuale, alla lotta per la libertà. questa è la funzione primaria dei cattolici. ed è anche funzione insostituibile. devo dire che vedo con preoccupazione il fatto che qualche democratico cristiano , rispetto al problema dell' unità socialista, ripeschi discorsi superati. sono posizioni di integralismo, non nel senso usato dalla stampa in questi giorni, ma in quello che si addice a chi è volto a riscoprire una funzione propria, originaria ed esclusiva della Democrazia Cristiana per lo sviluppo della società. si tratta, invero, di un grave pericolo che noi corriamo. state però attenti, amici socialisti: non si può dialogare, non si può collaborare con chi non ha chiara qual è la prospettiva. la linea di arroccamento e di difesa della Democrazia Cristiana sarebbe inevitabile se la vostra politica, a parte gli isterismi, mirasse soltanto al potere. noi non abbiamo nessuna preoccupazione che voi diventiate forza di potere. al limite, se fosse solo un problema di concorrenza elettorale, dovremmo dire che saremmo ben lieti se il processo di unità socialista si sviluppasse solo al livello del potere. abbiamo visto troppi partiti, dopo aver collaborato con la Democrazia Cristiana , esaurirsi, quando si sono illusi che la collaborazione avesse meri fini di potere, per temere che una impostazione di questo tipo possa ridimensionare il nostro partito; che certo è partito di potere, ma che il potere esercita avendo grossi valori e profonde esigenze di libertà da affermare e garantire. onorevoli colleghi , questo è il vero aspetto della crisi: quadro istituzionale e movimento delle forze politiche che reggono il Governo. se non tenessimo conto di ciò, non capiremmo perché le crisi accadono, perché vi sono le frizioni, perché spesso il dialogo tra i partiti che sostengono il Governo diventa polemica e, più che ricercare elementi comuni, si trovano o si inventano pretesti per dividersi e rallentare la marcia faticosa del centrosinistra. si è detto sempre che l' incontro tra cattolici e socialisti è un fatto storico, anche se su ciò molti ironizzano. certo è storico l' incontro tra le forze politiche ; non sono storici i governi, onorevole Nenni, perché questi ultimi sono molto transitori. l' importante è che si salvaguardi la prospettiva. i governi possono anche cambiare. e noi non avremmo alcuna difficoltà se un giorno il presidente del Consiglio sarà socialista e non democratico cristiano , a condizione che rimanga inalterata la direttrice di fondo che porta al rafforzamento delle istituzioni democratiche, all' avanzamento della libertà. sul Governo che si è presentato in Parlamento a richiederne la fiducia sono state dette tante cose: si è detto, da parte di alcuni, che è arretrato, ha subìto una involuzione moderata perché sono entrati due scelbiani nella compagine governativa; da altri, i comunisti, si dice che il centrosinistra è fallito, non ha più senso e bisogna creare la nuova maggioranza (quale? lo vedremo dopo); da altri, infine, si dice che questo Governo si è logorato. ognuno scopre cioè una ragione per la quale il centrosinistra non va bene o comunque non ha sodisfatto le grandi attese che si erano create o non ha sopito i gravi timori suscitati nell' opinione pubblica . non ritengo che un giudizio corretto possa davvero limitarsi alla composizione del Governo. so che i comunisti hanno fatto un gran chiasso perché al Governo sono andati due rispettabilissimi parlamentari della Democrazia Cristiana che rappresentano una particolare tendenza. in tutta coscienza devo dire che può darsi pure che questo elemento possa essere oggetto di considerazione, ma — ritengo — non fino al punto da ricavarne un giudizio politico di fondo! certo ogni uomo politico viene giudicato non soltanto in base alla sua appartenenza a un partito, ma anche e soprattutto per le esperienze compiute nel corso della sua attività politica. indubbiamente l' ultimo critico periodo del centrismo, quello della sua fine, è caratterizzato da una particolare involuzione (perché non riconoscerlo?) di questa formula politica, legata, in particolare, allora, alla esperienza del Governo Scelba-Saragat. vorrei che mi si capisse. se voi, colleghi del partito comunista , avete elevato (e noi democratici cristiani con voi) alla massima magistratura uno dei due massimi esponenti di quel Governo, non capisco perché il mondo debba crollare se il secondo componente, che allora era primo, viene eletto presidente di un organo interno di partito. né mi pare che l' arretramento della linea politica di centrosinistra possa essere ricondotta a tale considerazione puramente marginale. ci si potrebbe fare della buona aneddotica, forse qualcuno potrebbe inventarci anche un ottimo comizio; ma non credo che da questi elementi si possa tirar fuori un giudizio politico! il centrosinistra non va, è vero; ha scoperto una infinità di difficoltà, come il presidente del Consiglio ha in più occasioni ricordato. in tutti i dibattiti tenuti in parlamenti e fuori, si è scoperto che questa formula si è arenata un po' o comunque non si è sviluppata come tanti di noi speravamo. è difetto di uomini? è il centrosinistra che come maggioranza fallisce? o mancano le forze disponibili, come direbbe l' onorevole Ingrao? bisogna creare una nuova maggioranza perché questa già si è consunta ed è superata nell' equilibrio delle forze politiche del nostro paese? non lo credo. penso invece che occorra aprire un discorso molto serio, senza diversivi polemici di comodo. credo che un po' tutti abbiamo scoperto in quest' ultimo periodo il venir meno di molte illusioni che abbiamo cullato negli anni passati. tutte le forze politiche , dal partito comunista alla Democrazia Cristiana , negli anni passati hanno tentato di pervenire a una sintesi politica attraverso una mediazione di tipo strettamente ideologico. tutti i discorsi dell' « arretrato » , dell' « avanzato » , del « progressista » , del « più popolare » , del « meno popolare » che fino a qualche anno fa avevano anche un significato concreto in ordine ai problemi della società del nostro paese, in quest' ultimo periodo sono diventati mere parole. e allora tutta la paura che l' onorevole Valori, nel discorso di sabato, manifestava con la stessa terminologia di una volta si di mostra fuori posto. non è che la Confindustria, onorevole Valori, non debba far paura. il problema è oggi diverso: è che nessuno, anche tra voi che siete il partito più a sinistra più coerente in tale collocazione nello schieramento politico italiano, si sentirebbe di affermare che il progresso del popolo è legato ad una lotta assurda e indiscriminata ai grandi imprenditori. il problema è diverso. anche il partito comunista scopre oggi che, se il progresso economico legato esclusivamente a certi interessi può soffocare la libertà, l' importante, però, non è distruggere tali interessi, eliminarli: l' importante è istituire un controllo, cioè far prevalere il momento politico sul fatto economico. credo sia questo il fondamento della democrazia. credo sia questo il fondo della crisi che investe oggi anche il partito comunista . in sostanza tutti quanti noi che cosa abbiamo scoperto in quest' ultimo periodo? abbiamo preso consapevolezza del fatto che siamo andati innanzi un po' per miti, anche nella formulazione delle leggi. un amico diceva un po' scherzosamente: « abbiamo fatto le leggi con il tamburo, spesso con il manifesto » . più che preoccuparci di norme precise, che disciplinano interessi, garantiscono aspirazioni, ci siamo preoccupati di introdurre nelle leggi dei precetti morali, delle astratte esigenze politiche, con la conseguenza che poi le leggi non funzionano, le istituzioni appaiono carenti, lo Stato non va e che quello che volevamo una volta realizzare, non risponde alle esigenze che pure l' avevano sollecitato. in sintesi, la lotta politica abbandona le posizioni ideologiche astratte. la crisi del movimento marxista, e del movimento comunista in particolare, è la conferma evidente di questo giudizio. le forze politiche oggi avvertono prepotentemente una esigenza diversa, quella di creare istituzioni civili che garantiscano la conquista di certe libertà e la difesa di determinati valori. io credo che il centrosinistra, onorevole presidente del Consiglio , sia incappato anche nella sfavorevole congiuntura economica, ma che esso soprattutto sia incappato in una crisi più profonda, crisi concettuale, ideologica, delle forze politiche impegnate nella collaborazione di centrosinistra. esse oggi non riescono più, è vero, ad andare innanzi, perché, appena toccano una serie di interessi, creano preoccupanti squilibri: ora, credo non vi sia alcuno, nel nostro paese che, in nome di astratte lotte al privilegio, voglia introdurre elementi di squilibrio nella nostra economia tali da rallentarne ancora lo sviluppo per alcuni anni. troppo nuovi sono dunque i problemi che si presentano a tutte le forze politiche , e anche al partito comunista . questo Governo è importante appunto perché salva l' equilibrio democratico che la situazione presente consente, ponendosi come condizione indispensabile per qualsiasi futuro sviluppo della nostra democrazia. non esistono, onorevole Ingrao, nuove maggioranze; non esistono partiti unici che possano sostituirsi all' equilibrio di queste forze democratiche, onorevole Giorgio Amendola. è troppo comodo, onorevole Ingrao, aver scoperto la esistenza di Dio e la funzione di salvezza della Chiesa nel mondo e fare poi un gran salto sul piano politico, senza aver prima risolto, sul piano della società civile , tutti i problemi della libertà. onorevole Ingrao, credo che ella comprenda lo spirito con cui dico queste cose. nel suo discorso, in polemica con la Democrazia Cristiana , in modo particolare con la sinistra della Democrazia Cristiana , ha detto che l' ultimo congresso del partito comunista ha segnato tanti passi innanzi. ebbene, questo è un modo strano di voi comunisti di parlare delle vostre cose: ci dite sempre che le avete conquistate due anni dopo. noi non riusciamo mai a vedere il travaglio interno, la lotta, il confronto delle tesi che si scontrano prima che una di essa prevalga. ogni tanto sentiamo dire che dieci anni prima stavate peggio, che a distanza di dieci anni avete fatto passi notevoli a livello della autonomia, della cultura, a livello di alcune scelte critiche sul piano dell' economia, a livello della difesa di determinati valori. certo nessuno può contestare che le affermazioni scritte nella relazione dell' onorevole Longo, relative alla funzione dello Stato, siano un grosso passo innanzi; ma non è un passo innanzi compiuto dal partito comunista : si tratta di una conquista della coscienza democratica moderna che toglie allo Stato la funzione etica tradizionale propria di alcuni laicisti, di alcuni liberali. io credo che quando l' onorevole Bozzi ci rimprovera di non avere il senso dello Stato, ci rimproveri di non avere proprio questo senso dello Stato. ed è vero: noi siamo contro tale Stato, perché in concreto esso è negatore della libertà, soffoca la coscienza non dei cattolici ma di tutti i cittadini. e noi siamo contro tale Stato, siamo per un tipo di Stato che scopre e garantisce la libertà, scopre e garantisce l' autonomia della persona umana all' interno della società, così come liberamente questa si va sviluppando. ora, l' affermazione fatta al proposto nella relazione Longo, indubbiamente, da un punto di vista teorico, segna un notevole passo avanti. e nessuno di noi si deve preoccupare. ho sentito dire che la Democrazia Cristiana non deve essere come la rivista dei gesuiti la quale, in un commento al congresso del partito comunista , ha scritto che determinate tesi sono valide. ma perché? queste cose noi le abbiamo dette sempre, costituiscono cioè il patrimonio nostro, il patrimonio della coscienza democratica e liberale dei cattolici. perché se l' onorevole Longo le dice nella relazione noi dobbiamo rispondere che esse sono inaccettabili? no, questo va molto bene. però il discorso dell' onorevole Longo mi ricorda un po' il discorso di alcuni cattolici i quali dicono « Dio esiste » e poi basta; tutto il resto — la vita del singolo, la vita familiare, le relazioni nella società — appartiene a un' altra epoca, a un' altra morale. vi è uno stacco netto tra la esistenza di Dio, tra quello che significa l' esistenza di Dio e la vita quotidiana . così all' interno del vostro congresso, onorevole Ingrao, è stata fatta tale affermazione, indubbiamente molto importante sullo Stato. ma insieme a questa affermazione vi è un fatto molto grave. veda, onorevole Ingrao: il vostro partito è restato ancorato alla concezione della libertà come verità. la libertà-verità appartiene allo stalinismo: badate bene, non si sfugge. voi dovete superare questa posizione estremamente pericolosa, che solo la Chiesa può avere in quanto società libera, perché libera è l' adesione dei fedeli alla Chiesa: il giorno in cui uno non crede è libero di andarsene. ma uno Stato non può essere organizzato sull' allontanamento del cittadino. voi senza ammetterlo avete ancora questo concetto della libertà. sono qui le Colonne d' Ercole che dividono le forze democratiche da quelle non democratiche! ma non lo Stato, onorevole Ingrao, perché noi parliamo di maggioranza di Governo, di organizzazione dello Stato, non di partito, per amor di Dio! la vita interna dei partiti ci interessa, ma solo di riflesso. noi qui facciamo un discorso sullo Stato. perciò non è possibile una nuova maggioranza. vi è l' altro discorso, che qui non è stato fatto ma che conosciamo, cioè quello dell' onorevole Amendola, il quale, superando questi problemi difficili — non dico che siano difficili per l' onorevole Amendola, ma certo sono problemi che andrebbero comunque risolti — parla di partito unico : venite dentro questo grosso schieramento popolare, e poi dopo... poi dopo esisterebbero gli stessi problemi, perché, onorevole Amendola, a parte la maggioranza o minoranza che su queste posizioni si è formata nel suo partito, noi avremmo capito queste sue posizioni se ella coerentemente all' interno del suo partito avesse consentito questa libera articolazione di pluralità di posizioni. non si capisce, infatti, come domani il partito socialista proletario o il partito socialista possono essere una componente del nuovo grande partita unificato, quando poi lo si strozza con il discorso sull' esigenza dell' unità interna, sul fatto che non vi debbano essere dubbi troppo lunghi all' interno. e che il partito comunista sia oggi scosso da numerosi dubbi non è pretesto, è realtà. io so bene — e lo sapete anche voi — che attraversate una fase difficile, e non siete usciti ancora dalla situazione drammatica nella quale si trova il vostro partito; è chiaro che ve ne rendete conto, anche se per ragioni di tattica politica non potete ancora chiaramente pronunziare un simile discorso. ma se questo è vero, non esistono i termini per la nuova maggioranza, perché la nuova maggioranza può avere come elemento fondamentale e unificante soltanto l' esigenza primaria della difesa della libertà, e non in astratto, onorevole Ingrao. posso prevedere obiezione: è vero, voi salvate l' equilibrio politico delle forze democratiche, ma per fare che cosa? per salvare Moro? lo ha detto anche nel comitato centrale e lo ha ripetuto qui. personalmente ritengo la figura dell' onorevole Moro, in questo particolare momento, come il simbolo, anche a livello personale, della garanzia dell' equilibrio democratico. dunque, per fare che cosa? avete ragione. certo, il Governo non può essere soltanto la cornice di un quadro. gli elementi che compongono il quadro, le linee di movimento, le forze che lasciano intravvedere i futuri sviluppi della situazione presente quali sono? mi pare che fosse questo il succo del suo discorso. certo, vi sono molte difficoltà. la lotta politica, onorevole Ingrao, va innanzi con le forze di cui si dispone. ella lo ha constatato in occasione del congresso del suo partito. se avesse avuto la maggioranza, ben altro sarebbe stato l' impegno e credo anche il successo. sul piano politico le testimonianze non contano, sul piano politico si utilizzano le forze. anche l' onorevole Nenni ha scritto in un articolo di qualche settimana fa che bisogna lasciar maturare le cose; quando sono mature, solo allora si raccolgono. ora, il Governo fa e può fare tutto quello che gli consentono le forze che ha a disposizione. che cosa consente questo quadro, onorevole Ingrao? qual è la forza del Governo? ella ha detto nel suo intervento che la Democrazia Cristiana perde due sostegni: perde l' unzione del Vaticano, perno fondamentale della sua politica, e perde la solidarietà con l' America, suo secondo perno. esatto, ma lo ha detto pure l' onorevole Ingrao. ma l' onorevole Ingrao si è chiesto se il partito comunista nell' attuale difficile momento non perde ugualmente due perni, quello costituito dalla tradizionale posizione ideologica marxista, oggi sottoposta a revisione, e l' altro costituito dalla rigidità della situazione internazionale? in non voglio processare le intenzioni, ma mi pare che il vostro discorso di politica estera sia strumentale, perché tutta la vostra autonomia di giudizio è riconducibile sempre ed esclusivamente ad alcune scelte di fondo che certamente non sono quelle fatte in Italia. questo a che porta? che anche voi, e giustamente, credete che la pace nel mondo poggia su equilibri di forze, e solo dissertando nei salotti ci si può permettere il gusto di esprimere giudizi in libertà su chi ha fatto bene e su chi ha fatto male. ma è vero anche che l' equilibrio non può essere statico (non esiste un equilibrio immutabile anche sul piano internazionale) e una funzione autonoma, in materia di politica estera , anche accettando lo schema del rapporto di forze, va ricondotta alla ricerca di un equilibrio migliore, sempre più rispondente alle esigenze della pace, anziché verso certe forme cristallizzate di equilibrio o che potrebbero portarci alla guerra, anche se le nostre intenzioni sono diverse. di fronte allo sganciamento da questi due perni, il partito comunista non ha detto quali sono le sue linee. forse vi sarà qualcuno nella Democrazia Cristiana che teme che con le nuove posizioni della Chiesa il partito possa perdere una posizione pigra di difesa dell' interesse religioso, sulla quale qualche volta si è attardato, anche se le ragioni di fondo (bisogna dirlo con molta chiarezza;) della linea politica della Democrazia Cristiana sono state sempre saldamente ancorate alla difesa della libertà e della democrazia. credo invece che le nuove posizioni del Concilio schiudano orizzonti più vasti ai cattolici italiani impegnati sul piano politico, e che la tradizione popolare propria della Democrazia Cristiana possa svilupparsi meglio nel futuro. il fatto è che qualche cattolico scopre con molti anni di ritardo che i cattolici devono essere autonomi sul piano politico, perché le scelte politiche attengono alla loro responsabilità personale. ma altro è l' autonomia della scelta, amici della Democrazia Cristiana , altro è l' autonomia dell' ispirazione. o noi rimaniamo nel solco glorioso della nostra tradizione, restando la nostra funzione storica riconducibile alla difesa degli autentici valori che il cristianesimo porta nel mondo; o, altrimenti, il giorno in cui dovessimo porci in posizione di autonomia non dalla Santa Sede ma da questi valori, noi ci condanneremmo all' esaurimento. onorevole Ingrao, il Governo quali linee di movimento offre? a parte tutti gli altri aspetti del programma sui quali non mi soffermo analiticamente, credo che vi siano tre punti molto importanti: il piano della scuola, la programmazione e soprattutto le regioni, che i liberali hanno giustamente chiamato il punto qualificante del Governo? non mi attarderò in giudizi di merito sulla scuola. credo però che l' impegno del Governo per offrire una nuova struttura alla scuola italiana sia un fatto autenticamente rivoluzionario. potranno esservi degli errori e voti contrari sulla scuola materna e su altre leggi. ciò non ha importanza. l' importante è che la scelta del Governo sul piano della scuola sia autenticamente rivoluzionaria e tale da qualificare la maggioranza. quanto alla programmazione, su di essa si è discusso troppo alla stregua delle astratte posizioni ideologiche cui si è accennato prima. il Governo ha preso un impegno molto importante (e spero che lo mantenga), quello cioè di riconoscere la funzione dei sindacati in merito allo sviluppo economico del paese. bene ha fatto la Cisl quando poco tempo fa ha deciso di rompere i collegamenti con le correnti politiche dei partiti e di porsi autonomamente come strumento democratico di lotta civile nel nostro paese. magari la Cgil facesse davvero la stessa, scelta! a me sembrerebbe di no, onorevole Ingrao. il chiarimento cui prima accennavo si impone non perché il sindacato diventi strumento subordinato al Governo e il Governo, a sua volta, mero strumento di mediazione fra datori di lavoro e lavoratori, ma perché il Governo, nel momento in cui compie una sua autonoma scelta, possa avere a disposizione forze che lo sostengano. se i sindacati non assolvono a questa funzione è inutile, onorevole Lombardi, parlare di programmazione diversa da quella attuale. il solo modo serio per parlare di programmazione in termini diversi è garantire l' autonomia delle forze che tutelano, in libera contrapposizione, i diversi interessi, spettando, poi, al Governo, il compito di attuare le scelte autonomamente prese, in base al quadro offertogli dal confronto delle posizioni delle forze contrapposte. l' impegno programmatico più importante e qualificante del Governo è costituito, a mio giudizio, dall' attuazione delle regioni. tutto il discorso sull' arretratezza dello Stato e sulle difficoltà che il Parlamento incontra nello svolgimento della sua funzione di controllo non può essere condotto avanti se non si riorganizza diversamente la struttura della partecipazione popolare alla gestione della cosa pubblica . l' onorevole La Malfa , intervenendo in un precedente dibattito e riprendendo poi il tema in alcuni articoli, mi sembra abbia individuato con esattezza il problema essenziale per lo sviluppo della formula di centrosinistra quando ha ricordato che, sì, il Governo salva l' equilibrio democratico del nostro paese ma a ciò bisogna accompagnare la riorganizzazione dello Stato, in modo da disporre di strutture aderenti alla scelta politica. ora l' istituto regionale assolve, a mio avviso, a tale funzione. lo stesso onorevole Malagodi, pur paventando l' istituzione delle regioni come un fatto negativo e preannunziando su questo punto una battaglia che spero sia l' ultima di questo tipo di battaglie liberali, ebbe a dichiarare (mi pare cadendo in contraddizione) che le regioni sarebbero una cosa positiva se avviassero davvero un serio rinnovamento dello Stato. ora le regioni in tanto vanno attuate in quanto appunto avviino questo processo di ammodernamento dello Stato, non soltanto in termini di decentramento e di autonomia ma anche con la creazione di istituti che risolvano il grosso problema della democrazia moderna, che è quello del controllo popolare sulla gestione pubblica. non è questo, nonostante facili polemiche, il problema più importante. il vero problema è quello della struttura del nuovo istituto; ora al riguardo dico con molta franchezza che se il Governo intendesse riproporre al Parlamento i disegni di legge già presentati, non potrei nascondere le mie perplessità, in quanto non ritengo che essi siano i più idonei a rinnovare seriamente lo Stato italiano. noi dovremmo tendere a liberare le regioni dai difetti del parlamentarismo, dando stabilità all' Esecutivo e grande forza di controllo alle assemblee regionali. non come quella siciliana, ma in maniera profondamente diversa. in ogni modo quando il Governo affronterà la questione ed esprimerà il suo parere sulle proposte giacenti dinanzi al Parlamento potremo riprendere a trattare l' argomento in maniera più compiuta e farsi più efficace. all' inizio del suo discorso di sabato l' onorevole Malagodi si è chiesto, onorevole presidente del Consiglio , se il suo Governo possa essere utile allo sviluppo democratico del nostro paese. credo che il Governo è stato non soltanto utile ma necessario allo sviluppo della democrazia italiana. non dirò le ragioni della fiducia della Democrazia Cristiana perché altri più autorevoli di me, e con migliori argomenti lo farà. se me lo consente, onorevole Moro, vorrei darle un consiglio. la fiducia di cui ha bisogno è, certamente, la fiducia del Parlamento. ma stia attento anche ad una diversa fiducia da raccogliere nella situazione incerta in cui versa il paese. l' opinione pubblica non capisce più le polemiche politiche, si allontana sempre di più dalla vicenda politica, nonostante l' impegno dei partiti inteso a illustrare ciò che la classe dirigente fa nell' interesse della collettività. o il Governo avrà tanta forza e tanto coraggio da andare avanti e creare forme nuove e più avanzate di democrazia, oppure la fiducia che noi attendiamo, pigramente e stancamente, da questa opinione pubblica che ha perduto il gusto e l' esigenza della difesa di alcuni valori, non ci verrà concessa e presto o tardi la democrazia italiana si potrebbe trovare di fronte a difficoltà molto gravi, che non sarebbero di ordine economico. ho fiducia, onorevole presidente del Consiglio , che gli sforzi del Governo e anche dei gruppi parlamentari che lo sostengono, possano dare, insieme con la difesa della libertà, nuove prospettive di pace nel nostro paese.