Ugo LA MALFA - Presidente del Consiglio Maggioranza
IV Legislatura - Assemblea n. 399 - seduta del 02-12-1965
Sull' Alto adige
1965 - Governo III Fanfani - Legislatura n. 3 - Seduta n. 390
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , il mio intervento sarà breve perché i repubblicani hanno avuto occasione di esprimere diverse volte in questa Camera, anche di recente, il loro punto di vista sui problemi della politica internazionale . noi abbiamo costantemente affermato che per quanto riguarda le più gravi questioni oggi sul tappeto — i rapporti fra i due blocchi , il conflitto nell' Asia del sud est , l' ammissione della Cina all' Onu e l' eventuale suo riconoscimento — l' Italia e soprattutto il Governo di centrosinistra non possono che svolgere un' azione diretta ad affermare e ad estendere il processo di distensione, la pace, l' equa regolamentazione dei rapporti internazionali. sono, questi che ho citato, problemi che impegnano grandi potenze e il nostro contributo non può avere che questo carattere. nel fare queste affermazioni abbiamo però costantemente sostenuto che l' opera dell' Italia a favore della distensione e della pace non può prescindere dalla condizione in cui il nostro paese si trova, quella cioè di far parte di un sistema di alleanze e di intrattenere in questo sistema rapporti di particolare amicizia con gli USA. noi abbiamo sempre respinto l' impostazione di una parte della Camera secondo cui si potrebbe fare una politica assolutamente autonoma, che prescindesse dai vincoli che ci legano ad altri paesi, e ci siamo costantemente rifiutati di seguire l' esempio di una grande potenza occidentale europea, la Francia gollista, che interpreta la sua politica internazionale e la sua autonomia in maniera da non tenere conto dei vincoli che il sistema di alleanze pone, pur riaffermando ad ogni piè sospinto che essa rispetta le alleanze. riteniamo che interpretare in questo modo l' autonomia della politica estera non contribuisca a favorire il processo di distensione e di pace ma finisca con l' aggravare i problemi e col toglierci l' unica possibilità che abbiamo di dare a questo processo un contributo positivo e responsabile. dirò francamente che quando è stato annunziato che il nostro ministro degli Esteri aveva assunto la carica di presidente di turno dell' Assemblea generale delle Nazioni Unite abbiamo salutato con sodisfazione e con speranza questo avvenimento. stato lontano da noi il pensare che questa nomina non avesse alcun valore in quanto prima del ministro degli Esteri della Repubblica italiana aveva assunto questa carica il presidente del Ghana, poiché evidentemente proprio la coincidenza fra la carica di ministro degli Esteri e quella di presidente dell' Assemblea dell' Onu ci dava la possibilità di seguire da un importante osservatorio l' andamento della situazione internazionale, con i vincoli e i condizionamenti che essa pone. in altri termini, se è vero che il nostro contributo alla distensione dipende dall' accertare i tempi, i modi, le condizioni di una possibile nostra azione politica e diplomatica, è evidente che l' avere nella stessa figura del ministro degli Esteri la carica, di presidente dell' Assemblea dell' Onu ci poteva consentire l' acquisizione di ulteriori elementi per accompagnare l' aspirazione delle forze democratiche del nostro paese all' approfondimento del processo di distensione. abbiamo dunque salutato con favore quell' avvenimento. e devo dire all' onorevole Malagodi, già assente da quest' Aula, che non condividiamo l' opinione che vi sia incompatibilità tra quella carica e la funzione di ministro degli Affari esteri , anche se il nostro ministro degli Affari esteri , dovendo stare a New York , ha delle difficoltà, non per seguire o essere responsabile della politica estera , ma per compiere tutte le azioni esecutive che in genere questa politica importa. noi consideriamo che il ministro Fanfani, fino a quando non abbia deciso di dimettersi, sia il ministro degli Affari esteri in carica della Repubblica italiana . riteniamo quindi che se il presidente della Repubblica , assente il ministro degli Affari esteri , si reca in Polonia, se per trattare i problemi europei il ministro Colombo va a Bruxelles o domani andrà a Parigi oppure si tratterrà a Roma, ciò non significa che la responsabilità della politica estera sia assunta direttamente dal presidente della Repubblica o dall' onorevole Colombo. questo vuol dire soltanto che per ragioni puramente fisiche altri ministri, altri rappresentanti, nella piena responsabilità dell' onorevole Fanfani, compiono atti che fisicamente egli non può compiere. fino a prova contraria noi riteniamo che il ministro degli Affari esteri rappresenti in modo pieno questo ramo della nostra politica e quindi sia solidale con le decisioni prese dal Governo. vorrei dire all' onorevole Malagodi che non troviamo tanto strano che il vicepresidente del Consiglio o i ministri socialisti non abbiano espresso direttamente le loro riserve, ma abbiano, in un certo senso attraverso le parole del presidente del Consiglio , fatto sapere che nella discussione collegiale in Consiglio dei ministri avevano espresso qualche riserva. non vedo una contraddizione tra l' esprimere riserve in Consiglio dei ministri e poi assumere tutte le responsabilità di una decisione che ha evidentemente carattere collegiale. vorrei dire all' onorevole Malagodi che soltanto le dimissioni dirimono le responsabilità, di Governo. non vi è altro criterio, non ne conosciamo altri; e credo che siamo capaci di leggere gli articoli della Costituzione con la stessa attenzione con cui lo fa l' onorevole Malagodi a nome del gruppo liberale. in questo quadro che secondo noi si colloca, o si poteva collocare, un' azione del governo italiano, diretta a contribuire, per quello che noi possiamo fare, al processo di distensione e di pace. in verità, la situazione che si è determinata attraverso la pubblicazione degli articoli del settimanale L'Espresso ha finito col dare ragione alle nostre impostazioni, poiché da quella pubblicazione — non badando tanto e soltanto alle dichiarazioni virgolettate del ministro degli Esteri — si è saputo che la delegazione italiana all' Onu aveva delineato un piano. non sappiamo se lo avesse delineato fino al punto da informarne — come speriamo — il governo italiano e lo avesse preannunciato fino al punto da farlo conoscere alle altre delegazioni. comunque era un piano che tendeva — e questo era un obiettivo che aveva la sua importanza — a portare l' Onu fuori della situazione permanente di contrasto, nei riguardi del problema cinese, fra le varie delegazioni. i gravi problemi internazionali in corso o si aggraveranno (come sembra prevedere l' onorevole Malagodi) o, necessariamente, devono trovare una via d' uscita che consolidi la pace: entro questo ordine di considerazioni, nessuno può negare che la soluzione prospettata dalla delegazione italiana all' Onu potesse essere opportuna e intelligente. ma il problema vero di queste proposte, quando non siano astratte, è di sapere in quale situazione concreta si collocano, quali adesioni possono ottenere da parte dei grandi paesi, che sono poi quelli che devono dare il loro apporto a questa politica di distensione. ora, non abbiamo capito bene, in che situazione si collocasse quel piano, e questo è il significato non solo del nostro intervento attraverso la stampa, ma anche della nostra interpellanza. un piano di questo genere può avere un esito non positivo se collocato nel tempo x e nelle condizioni politico-diplomatiche x; può avere un esito altamente positivo se collocato nel tempo y e nelle condizioni politico diplomatiche y. e (poiché il discorso dell' onorevole Alicata, in un certo senso, più che polemizzare sul passato, ci richiamava alla necessità di guardare al futuro, a quello che faremo nel futuro, credo di poter invitare il governo italiano a stare attento a questo futuro, poiché i problemi sul tappeto sono tali che prima, o poi devono avere, se vogliamo conseguire la pace, una certa soluzione; di poter invitarlo a guardare attentamente al futuro, nel senso di individuare i momenti, le modalità, le condizioni, in cui e con cui l' Italia può dare il suo apporto, per modesto che sia. questo è l' invito che facciamo al governo italiano e al nostro ministro degli Esteri , cioè che la nostra azione sia collocata nel tempo giusto, altrimenti si finisce non con il facilitare l' opera di distensione, ma purtroppo con il turbarla e creare diffidenze e inceppi di ogni genere. devo dire che, così poste le questioni e stabilita la piena solidarietà e la piena responsabilità del ministro degli Esteri su tutto quello che è avvenuto, di bene o di male, potremmo andare avanti, salvo a tornare ancora una volta su un punto, che divide profondamente la nostra posizione da quella dell' opposizione di sinistra. certamente una politica diversa, una politica che non risenta dei condizionamenti necessari derivanti da un sistema di alleanze e di amicizie, può avere la sua legittimità. si può fare anche una politica del tutto autonoma, uscendo dal sistema e impedendo quel contributo alla distensione che l' Italia si è impegnata a dare. si può certo uscire dal sistema, ma uscendone si mutano le linee fondamentali della nostra politica estera , si rompe la solidarietà esistente dando ragione in definitiva alle diffidenze di cui l' onorevole Malagodi ha parlato testé. La Malfa . no, onorevole Ingrao, la posizione dell' Inghilterra non è in questione, perché l' atteggiamento inglese nei confronti della Cina è stato assunto prima del sorgere di questo specifico problema. per altro il richiamo da lei fatto mi consente di dire che in questo momento l' Inghilterra laburista dà l' esempio di come si possa condurre un' azione per affermare e condurre una politica favorevole alla distensione internazionale, senza cercare di uscire dal sistema bensì conciliando la sua piena fedeltà alle alleanze con le sue ragioni volte a conquistare condizioni di maggiore distensione e di pace. è proprio l' Inghilterra che dà l' esempio di una politica responsabile che potrebbe essere anzi una indicazione della via da seguire anche per noi. comunque, onorevoli colleghi dell' estrema sinistra , non ho mai negato il vostro diritto di sostenere una determinata politica estera . dico soltanto che una politica del genere spezzerebbe, rovescerebbe quella precedente. ora, che l' opposizione voglia rovesciare la politica estera della maggioranza è pienamente comprensibile ma che un uomo, una forza della maggioranza possa volere questo mi sembra proprio vada al di là del consentito nell' ambito della maggioranza stessa. per cui ritengo che nessuno della maggioranza, per quante riserve faccia, voglia arrivare a questo punto. e questo è quanto mi preme sottolineare in una discussione grave e importante come questa che postula quindi chiarezza di idee e di propositi. bisogna considerare la cosa nell' ambito dell' evoluzione del sistema. ho sempre detto — e mi sembra di averlo affermato nel precedente dibattito — che il momento in cui si poteva risolvere il problema della Cina in maniera da garantire la distensione è probabilmente passato e dobbiamo aspettare che ritorni. ma non ho mai escluso che vi sia questo problema sul tappeto: soltanto esso va collocato nel giusto momento e nelle giuste condizioni. ove l' Italia uscisse dal sistema, il risultato sarebbe quello di creare una situazione di maggiore tensione internazionale: il che è in evidente contraddizione con gli scopi che invece vogliamo raggiungere. questa è la nostra posizione, onorevoli colleghi , espressa nei suoi termini più semplici; e spero che il presidente del Consiglio avrà la cortesia di risponderci sui fatti e sulle vicende dei questo piano che sembra essere esistito e in quale ambiente, condizione e modalità sia collocato.