Ugo LA MALFA - Presidente del Consiglio Maggioranza
IV Legislatura - Assemblea n. 318 - seduta del 14-05-1965
1965 - Governo III Fanfani - Legislatura n. 3 - Seduta n. 327
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

nel mio intervento ho cercato di collocare questo momento grave della situazione internazionale in un corso di eventi, sempre assai difficili ma sempre felicemente risolti, che ha caratterizzato questo dopoguerra. non mi pare che le risposte che gli onorevoli Vecchietti e Natta hanno dato a questa impostazione siano valse a smentirla. non è stato dimostrato che con Johnson inizi una nuova fase della politica americana e, quindi, dell' Occidente. se noi rileggessimo i resoconti dei dibattiti di politica internazionale , svoltisi anche in quest' Aula su uno qualsiasi degli episodi precedentemente verificatisi, compresa Cuba e la soluzione kennediana e krusceviana del problema di Cuba, constateremmo che la stessa preoccupazione fu allora espressa di trovarci ad una svolta o ad una involuzione della politica dei rapporti tra i due blocchi . evidentemente la difficoltà della situazione attuale non ci deve portare ad esaltarne gli aspetti negativi e a nascondere lo sforzo che i popoli ed i governi fanno, e soprattutto le due maggiori potenze, per uscire da queste situazioni complesse e gravi. l' onorevole Natta osservava in via privata che la mia visione dei problemi pecca di ottimismo. ma questo ottimismo ha dietro di sé l' esperienza di quindici anni. e stata una esperienza grave nei momenti in cui le varie situazioni venivano prospettate e felice allorché uscivamo via via da uno stato di tensione. ho detto, nel mio intervento, che bisogna stare attenti, in una situazione che vuole sicurezza ed equilibrio di presenza e lavoro continuo per la pace e per la distensione, ad avere un senso esatto! del rapporto di forze all' interno dei due sistemi; non ho mai detto che un paese debba affidarsi ad una guida esclusiva o non debba avere una ragione di dialettica interna. ho detto piuttosto che bisogna guardarsi dal rendere questi motivi di articolazione interna clamoroso elemento esterno che non aiuti, ma ostacoli l' opera di distensione e di pace. e questo rimane il mio profondo convincimento, ossia che, attraverso un' azione silenziosa ed efficace, riusciamo a superare le situazioni difficili ed a dare tutto quello che i popoli del mondo meritano: il diritto alla libertà, all' autodecisione, al progresso umano e civile. d' altra parte non ho nemmeno detto che la Cina e De Gaulle creino queste situazioni; ho affermato che Cina e Francia gollista si servono di queste situazioni difficili come strumenti di una loro politica. non credo, d' altra parte, onorevoli colleghi , che possiamo qualificare la politica americana imperialista, perché, s' e ci poniamo! su questo terreno, potremmo qualificare con altrettante ragioni la politica opposta come politica imperialista. voglio! dire che in questo sforzo di uscire da una situazione di blocchi e di assicurare la pace, noi dobbiamo aver fede in una volontà comune di giungere alla pace. d' altra parte, ripeto, quale altra alternativa ci hanno proposto l' onorevole Vecchietti o Natta? l' onorevole Vecchietti ci ha parlato del terzo mondo . anche noi, onorevole Vecchietti, riconosciamo che questo terzo mondo esiste e che ha grande influenza, anche pacificatrice e distensiva, nei rapporti fra i due blocchi ; ma, dal riconoscere questa sua funzione e dal riconoscere che il terzo mondo ha diritto ad assurgere ai più alti livelli della civiltà, non possiamo arrivare fino al punto da confonderci con il terzo mondo . come si fa a dire: « capeggiamo il terzo mondo » quando sappiamo che il nostro tipo di civiltà non ci consente questa strana inversione di posizione e di responsabilità? noi tradiremmo quelle che sono le nostre origini, quella che è stata la nostra politica, assumendo una posizione che ci è estranea. si dice che il generale De Gaulle e la Francia gollista vogliono capeggiare il terzo mondo : ebbene, io trovo che questa sia una di quelle manifestazioni di spirito espansionistico di carattere nazionalistico, che non augurerei fosse seguita dal mio paese. ciò che mi ha colpito, onorevoli colleghi , nel discorso del presidente del Consiglio — lasciatemelo dire — è la frase finale, che mi pare, se non erro, si possa inquadrare, come prospettiva futura, in quella che io ritengo una tranquilla e serena valutazione del passato, dei suoi contrasti e delle soluzioni cui siamo pervenuti. in questa frase finale, che io rileggo per non essere tratto in inganno dall' ascoltazione orale, l' onorevole Moro ha affermato: « se guardiamo i tanti punti di tensione che ancora sono nel mondo » (ed io pensavo ai punti di tensione che vi sono stati nel passato), « le incomprensioni e le distanze tra le nazioni, le necessità, che ancora sussistono. di difesa, di intervento, di particolari operanti solidarietà, abbiamo certo la sensazione di un lunghissimo cammino da fare. e tuttavia la strada è aperta e tocca a noi, consapevoli dei valori profondi della democrazia che fanno tutt' uno con quelli della pace tra gli uomini e i popoli, di percorrerla tutta intera. certo intanto abbiamo doveri di resistenza e di solidarietà da adempiere e ad essi intendiamo restare pienamente fedeli. ma non vogliamo perdere di vista la meta verso la quale ci sospinge un' opinione pubblica sempre più vasta, autorevole ed esigente. moviamo verso il Parlamento mondiale, verso una sede augusta di giustizia e di libertà per tutti i popoli del mondo. ogni tappa su questa strada è importante ed apprezzabile » . onorevoli colleghi , a me pare che in questa ultima frase si rispecchi quello che noi consideriamo un dovere di un Governo, di una classe dirigente democratica e soprattutto quella che noi consideriamo la aspirazione profondamente democratica del nostro partito. sulla base di questa affermazione finale, noi crediamo di dover concedere fiducia al Governo.