Ugo LA MALFA - Presidente del Consiglio Maggioranza
IV Legislatura - Assemblea n. 178 - seduta del 05-08-1964
1964 - Governo II Fanfani - Legislatura n. 3 - Seduta n. 4
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , onorevole presidente del Consiglio , mi pare che vi sia un elemento caratterizzante di questo dibattito, elemento che non era presente nelle discussioni sulla fiducia al Governo Fanfani e al primo Governo Moro. in quelle discussioni era stata data assoluta prevalenza alle questioni programmatiche, soprattutto, per quanto riguarda la situazione economica e il suo svolgimento e le riforme di struttura. in questo dibattito noi dobbiamo prendere atto, in relazione allo svolgersi della crisi, che il quadro si è ampliato. non si tratta di discutere i problemi che pure ci appassionano, i problemi della situazione congiunturale e delle riforme di struttura, ma si tratta di prendere atto che la crisi si è svolta in un quadro politico di ordine interno ed internazionale assai ampio e sintomatico del quale non ci deve sfuggire l' importanza. del resto, che la presente discussione tenendo conto di tali nuovi elementi si sia allargata, è dimostrato dall' intervento di un esponente autorevole della Democrazia Cristiana , quale è l' onorevole Scelba, il quale, appunto, ha portato in quest' Aula il riflesso di una considerazione più vasta di ordine politico, che egli si è limitato ad interpretare dal punto di vista internazionale, ma che presuppone una valutazione di ordine interno. per quel che riguarda i problemi congiunturali e le riforme di struttura, la polemica è stata viva. il nuovo Governo ha arretrato rispetto alle precedenti posizioni? l' opposizione di sinistra dice di sì, l' opposizione di destra lo nega. a me pare che si possa dire che il Governo, nei suoi approfondimenti programmatici, attraverso gli accordi dei partiti, ha voluto tenere conto di una realtà in svolgimento e adeguarsi più strettamente ad essa. naturalmente, l' opposizione di destra all' impostazione programmatica del Governo rimane aspra, tenace e, forse, tornerà ad essere violenta. ma dobbiamo dirci francamente: esiste, nel campo delle forze di centrosinistra, e direi addirittura delle forze di sinistra, una valutazione sodisfacente dei problemi tecnici che concernono congiuntura e riforme di struttura? in altri termini, è politicamente giusto e sincero che noi si attribuisca alle pressioni della destra quello che si considera un arretramento del programma e non si attribuisca certa sua maggiore concretezza a quel processo di approfondimento critico che da molto tempo avviene nel campo delle forze di centrosinistra e di sinistra? credo di avere, da questo banco, dato un qualche contributo ad una franca impostazione di questi problemi e alla necessaria revisione critica, che occorre sempre fare in base alle esperienze. e ancora oggi noi, tenendo assolutamente da parte le posizioni della destra, siamo a discutere, proprio fra di noi, non quella che chiamiamo la simultaneità degli impegni congiunturali e degli impegni di riforma che devono in ogni caso caratterizzare una politica di centrosinistra (senza di che non saremmo nel campo di una formula di centrosinistra, ma di qualsiasi altra formula), ma dei mezzi attraverso i quali realizzarla e del come considerare in concreto questo rapporto fra problemi di congiuntura e riforme strutturali. non credo che noi siamo arrivati ad un sufficiente approfondimento di questo tema, il cui esame può essere condotto al di fuori di qualsiasi pregiudiziale politica. l' onorevole Togliatti ieri ci invitava ad un franco ed aperto dibattito su questi problemi, e credo di avere io stesso, nella precedente discussione sulla fiducia, fatto la stessa affermazione. al di là di quelle che considero posizioni politiche già determinate, noi abbiamo bisogno, nel campo di coloro che credono ad una politica di centrosinistra o, più largamente, alla necessità di innovare nella vita politica, economica e sociale del nostro paese, di un approfondimento critico ulteriore dei temi in esame. stamattina l' onorevole Sereni si è occupato di una delle affermazioni che ho avuto l' onore di fare da questo banco, quando ho detto che ogni riforma di struttura ha un costo. ho avuto occasione di fargli notare che non ho mai parlato di costo finanziario, come egli riteneva, ma di costo congiunturale. il costo congiunturale ha un significato ben preciso sul quale non si può equivocare. alla mia osservazione che non di costo finanziario soltanto avevo trattato egli è passato dalla considerazione del costo finanziario a quella del costo politico, come se il riferimento al costo congiunturale, che si colloca tra costo finanziario e costo politico, non avesse significato ed importanza. ebbene, colleghi della sinistra e del centrosinistra, questo è un problema apertissimo. che cosa significa costo congiunturale di una riforma di struttura? ho già avuto occasione di spiegare questo concetto. l' onorevole Togliatti ieri ha dichiarato che il partito comunista conosce le leggi che governano il sistema di un' economia di mercato . ebbene, la conoscenza di tali leggi, oltre alle passate esperienze che ho personalmente vissuto e che ogni giorno tutti viviamo, ci dice chiaramente che quanto più una riforma di struttura è più profonda e incide sul sistema, tanto più alto è il costo congiunturale che essa comporta. non ho mai detto che non bisogna fare le riforme di struttura, in quanto si verificano nel mercato reazioni di quella certa natura, ma ho detto che bisogna accingersi ad attuare le riforme tenendo conto di quelle reazioni. non possiamo quindi meravigliarci se ad un certo punto le situazioni cambiano. non è affatto vero che in Italia la situazione economica sia mutata per l' avvenuta attuazione di alcune riforme di struttura, come sostiene la destra. evidentemente la cessazione del boom è avvenuta per cause profonde e remote. ma non dobbiamo avere difficoltà ad ammettere che sulla congiuntura hanno influito anche cause vicine, come alcune riforme. quando abbiamo attuato la nazionalizzazione dell' industria elettrica, abbiamo individuato e determinato un certo tipo di reazione sul mercato finanziario manifestatasi attraverso il comportamento degli operatori economici. ma quale Governo può sperare di procedere ad una operazione siffatta senza scontare in partenza il verificarsi di reazioni di ordine congiunturale? sarebbe una pazzia il pensarlo. queste reazioni devono quindi essere previste e sono scontate in partenza. ma se si tratta di reazioni di ordine congiunturale, esse richiedono da parte di quelle forze che appoggiano le riforme di struttura, onorevole Lama, un' azione che neutralizzi l' effetto congiunturale. è questo un problema sul quale mi pare che non vi sia molto da discutere. l' onorevole Sereni ha affermato: noi sappiamo che si producono queste reazioni di ordine congiunturale, ma abbiamo fiducia nella lotta e nella solidarietà della classe operaia . questo è un discorso puramente politico e astratto, onorevole Sereni, perché la classe operaia o agisce nel sistema o tende a rivedere il sistema. il fatto che il partito comunista abbia la possibilità di spingere la propria azione contro il sistema fino al punto di rovesciarlo totalmente non appartiene alla mia logica, bensì a quella dello stesso partito comunista . però il partito comunista oggi si trova di fronte al problema di considerare una possibilità di recessione o di disoccupazione o di inflazione, che non può combattere soltanto con la mobilitazione delle masse operaie, che sono tra l' altro vittime di questa situazione. evidentemente il costo congiunturale di una riforma non è stato calcolato in maniera da determinare un comportamento congiunturale che ci garantisse. questo era il significato del mio riferimento alla nazionalizzazione ed all' imposta cedolare. in questo dobbiamo stare accorti. quando l' onorevole Togliatti dice: noi conosciamo il sistema e le sue leggi, gli si può obiettare che conoscere il sistema e le sue leggi e agire in conformità significa tener conto di questi fattori ed avere un comportamento economico adeguato a neutralizzarli, il che non è un fatto politico soltanto quale è il fatto della mobilitazione delle masse, ma involge in sé quella che io chiamo la strategia di una politica di centrosinistra o di sinistra. e lasciatemi dire, onorevoli colleghi , che tutti siamo costretti a ripensare le fasi della storia del nostro paese (ma anche le fasi della storia dei movimenti economico-sociali di altri paesi) e a constatare, purtroppo, che su questa capacità strategica, soprattutto sul terreno economico e sociale , grandi movimenti e grandi esperienze di sinistra sono fallite. non è che tutti i movimenti di sinistra su questo terreno siano falliti. a mio giudizio la grande esperienza laburista del dopoguerra non è fallita, come certe indicazioni che ci sono venute dall' America democratica non inducono affatto a pensare a un fallimento. ma è evidente che il Fronte popolare francese del 1936 è fallito su questo terreno, cioè non ha avuto una strategia rispetto ai problemi economici, che sono poi per le forze di sinistra problemi di congiuntura e di riforme strutturali: non ha avuto una strategia sufficiente a vincere la battaglia. ecco perciò che questo problema non può essere sottovalutato e non può essere attribuito ad arretramento di uomini e di correnti il fatto che questi uomini e correnti lo portino spregiudicatamente all' esame delle forze interessate a una politica di rinnovamento della nostra vita economica e sociale. noi tradiremmo il nostro dovere e la nostra coscienza se non richiamassimo l' attenzione su questi aspetti, che del resto abbiamo vissuto, che sono aspetti contraddittori in una politica di sinistra, che vanno evidentemente corretti in una visione coerente. ma prendiamo l' altro grande problema, che poi compendia questo aspetto, che è il problema della programmazione economica e della politica dei redditi . onorevoli colleghi della sinistra, come si fa a dire che la politica dei redditi è una invenzione diabolica del moderatume, che tende a nascondere un effettivo blocco dei salari? se noi andiamo ad analizzare che cosa è un progetto di programmazione, con tutte le resistenze che noi possiamo ammettere nell' accettare questa conseguenza, ci accorgiamo che la programmazione deve passare dalla politica dei redditi , altrimenti non è possibile farla nascere. ho colto con piacere nel discorso dell' onorevole Togliatti ed in quello dell' onorevole Vecchietti l' accenno a quello che viene oggi considerato il piano Giolitti. badate che il collega Giolitti è stato, fra i ministri del precedente Governo, il più restio (non ho ragione di biasimarlo per questo) ad accettare la connessione fra politica di programmazione e politica dei redditi . è stato il più cauto e direi il più meditativo. comprendo e rispetto questa sua perplessità. ma il piano Giolitti prospetta una politica dei redditi . ho letto sul settimanale Mondo nuovo , organo quindi non sospetto, un articolo...... in cui si diceva: il piano Giolitti non è altro che una politica dei redditi . ma, onorevole Lama, non può essere che questo, perché programmare significa in primo luogo determinare, predeterminare le condizioni di sviluppo, di distribuzione del reddito, senza di che programmare non è niente. è quello il traguardo obbligato. io metterei in guardia la sinistra dal rifiutare in via pregiudiziale la politica dei redditi , poiché cose rischia di rimanere in una vecchia concezione. noi abbiamo la destra in una vecchia concezione. ma le vecchie concezioni della destra spesso determinano una vecchia concezione della sinistra, cioè fanno sì che la sinistra consideri i fatti economici non dal punto di vista della destra, ma secondo quello che io considero un metodo vecchio, una visione dei problemi vecchia. non mi imbarcherei così facilmente nel ripudio della politica dei redditi , continuando a sostenere che bisogna arrivare a una politica di programmazione. ma io vi aspetto, onorevole Lama! discuteremo del piano Giolitti...... come potremo discutere del piano Lama. ebbene, se vi sarà un progetto di programmazione che non comprenda in sé una politica dei redditi , avrò avuto torto marcio e potrò essere crocifisso. ma se ella diventasse programmatore, onorevole Lama, dovrebbe passare da quel crocevia. l' onorevole Togliatti è stato cauto, al riguardo del programma presentato dall' onorevole Giolitti. egli ha respinto il progetto, in quanto implicava una politica dei redditi , e ha scelto questo o quel punto, la modifica del sistema di distribuzione, eccetera, per dichiararsi ad essi favorevole. ma allora noi, sostenitori di una visione generale — è questo il fondo della programmazione — respingiamo il quadro generale e prendiamo il particolare? bei tipi di programmatori saremmo! in questo modo possiamo estrarre sempre fior da fiore , da qualsiasi impostazione; però sfuggiamo al problema della programmazione, che è inquadramento di ordine generale. io aspetto, onorevole Lama. noi passeremo dai provvedimenti congiunturali visti uno per uno, dai vari tipi di programma, discuteremo di questo e vedremo se ad un certo punto volere la programmazione, senza cogliere i termini concreti del problema, non significhi volere un bel nulla. sarebbe un curioso giorno quello in cui una parte della sinistra si incontrasse con l' onorevole Malagodi nel ripudio della programmazione: perché noi possiamo arrivare a tanto, sebbene da posizione opposta, ma ugualmente conservativa. a mio giudizio, vi è una parte della sinistra la quale non vuole prendere coscienza delle conseguenze che derivano dalle sue stesse impostazioni. non si può prendere la parte della programmazione, per quel che riguarda gli altri, respingendola per sé, perché questa è la negazione assoluta del concetto di programmazione. bisogna che superiamo questo scoglio. ora, attribuire le difficoltà, il travaglio della elaborazione di una politica di programmazione, solo all' opposizione di destra è un atto non sincero, onorevoli colleghi . la difficoltà di elaborazione della politica di programmazione dipende anche dall' essere noi restii ad entrare in una nuova visione, che stringe anche noi, che obbliga anche noi. non ci obbliga perché sopprime la nostra autonomia, ma perché colloca la nostra autonomia in un quadro istituzionale e politico diverso. anche questo è stato detto molte volte: vi sono diversi tipi di autonomia, diverse gradazioni di autonomia. ed il mondo moderno trasforma il concetto di autonomia, non lo sopprime. ma io capisco che vi siano quelli che Pareto chiamava i « residui » , per cui si sia attaccati alle idee tradizionali e quindi si sia restii ad accettare nuove impostazioni. ma le forze politiche sono innovatrici solo se sentono i tempi e se hanno la capacità di interpretare i tempi. altrimenti si rischia di contrapporre a un conservatorismo di destra un conservatorismo di sinistra. d' altra parte, onorevoli colleghi , aspettiamo. che cosa fa oggi il Governo? il Governo — a mio giudizio — fa bene, nonostante i dinieghi del campo sindacale, nonostante i dinieghi di certe forze politiche , a prospettare la necessità di una politica dei redditi che abbia la collaborazione delle grandi forze economiche, come presupposto della programmazione. tutti sappiamo che finora il Governo non ha raccolto allori in questo campo e la responsabilità di non raccogliere allori non ricade solo sul Governo, ma sulla incapacità che abbiamo noi tutti di interpretare esigenze nuove. il Governo non si ferma. quando andiamo a vedere i provvedimenti cosiddetti anticongiunturali del passato e del presente, che cosa troviamo? tutti i sostitutivi tradizionali di quella che dovrebbe essere una politica dei redditi e una programmazione moderna innovatrice. come volete che i governi combattano certi fenomeni inflazionistici e lo squilibrio della bilancia dei pagamenti ? non è che si dichiarino impotenti a dominare questi fenomeni; non è che possano consentire allo sviluppo di un processo recessivo. hanno dei mezzi tradizionali per intervenire. ci troviamo di fronte ad un Governo che ci offre una visione nuova, che continua ad offrircela e, in attesa che la nostra coscienza dei nuovi problemi maturi, si serve di mezzi tradizionali, che poi noi deprechiamo. perché anche questo avviene, a mostrare la nostra intima contraddizione. noi diciamo: questi sono mezzi tradizionali di lotta anticongiunturale. ma poi non offriamo alternative innovatrici che portino il Governo a realizzare una nuova visione dei problemi. il Governo continua ad offrire mezzi tradizionali: la manovra del credito, la manovra sul potere di acquisto , con il che è riuscito a limitare l' aumento dei prezzi e a riequilibrare la bilancia dei pagamenti . e questi sono elementi positivi. e oggi già siamo in un' altra fase: siamo nella fase in cui si comincia ad uscire dalla stretta creditizia. voi avete letto che il rapporto depositi-impieghi migliora e che quindi il polmone creditizio comincia a respirare più agevolmente di qualche mese fa, il che consente e consentirà al Governo una manovra antirecessiva per l' autunno. così il Governo, attraverso provvedimenti tradizionali, in mancanza della adesione ad una politica di programmazione, va risolvendo faticosamente, attraverso tappe successive, i problemi della congiuntura. noi oggi ci troviamo, ripeto, ad avere qualche indicazione positiva in materia di prezzi, di bilancia dei pagamenti e di credito e di avere la preoccupazione di evitare per l' autunno una recessione che colpisca l' occupazione operaia. è bene che tutto questo avvenga senza i sindacati, senza il concorso delle grandi forze economiche, senza che le forze sindacali siano protagoniste del processo di elaborazione di una politica economica ? dico che è male, molto male. dico che, siccome i problemi dell' occupazione operaia e dell' inflazione — l' ha detto l' onorevole Togliatti — il problema dell' aumento dei prezzi , interessano le grandi masse popolari , i sindacati dovrebbero essere i protagonisti della politica economica , dovrebbero partecipare all' elaborazione della politica economica . ma, di fronte a rifiuti pregiudiziali, non resta evidentemente al Governo che rimanere sul piano tradizionale. e con fatica, credo, il Governo si troverà in condizione di controllare la situazione in attesa del lieto evento. il lieto evento sarà prodotto dal fatto che continueremo ad approfondire gli elementi caratterizzanti della politica di centrosinistra o di sinistra, come volete chiamarla, che cioè acquisteremo piena coscienza delle conseguenze di tutte le nostre nuove impostazioni politiche. processo difficile: il Governo deve fronteggiare questi problemi. d' altra parte, non ritengo — e riprendo ancora una volta l' accenno all' intervento dell' onorevole Togliatti — che perdiamo tempo ad esaminare questi problemi. se la strategia di una politica di centrosinistra non è stata criticamente valutata sino in fondo e messa a punto , noi facciamo il nostro dovere, al fine di rafforzare la politica di centrosinistra, nel discutere di questi problemi e nel cercare di elaborare posizioni non contraddittorie. ma, onorevoli colleghi , possiamo dire che questa crisi si sia caratterizzata solo dal punto di vista del programma, dei rapporti fra problema congiunturale e problema di struttura? dal fatto che la programmazione sia più o meno avanti nella sua elaborazione? mi pare che questa crisi abbia per la prima volta rivelato anche con nostra sorpresa un fondo politico al quale noi dobbiamo prestare attenzione e rispetto al quale i precedenti problemi vanno valutati in ordine di importanza. guai se noi non percepissimo il significato politico della battaglia che si è combattuta in questi giorni e discutessimo dei problemi della congiuntura come ne abbiamo discusso in occasione della presentazione del primo Governo Moro o del precedente Governo Fanfani! qual è il fondo politico che noi abbiamo scoperto? la crisi indubbiamente è scoppiata per un certo disaccordo fra i partiti della maggioranza. ma nel corso della crisi noi abbiamo scoperto degli schieramenti, direi delle impostazioni, che non presupponevamo. non è che io dia molta importanza alle dicerie sul colpo di stato , sulla necessità di ricorrere a governi di emergenza. sappiamo tuttavia che, anche se non si tratta, prese in sé, di cose serie, come mezzo di pressione su una crisi politica che consideravamo del tutto normale rappresentavano una ben strana novità. dalla liberazione in poi, noi abbiamo avuto crisi molto gravi, eppure non ho mai letto né in Italia né all' estero giornali i quali parlassero di colpo di stato di generali, di polizia. cose non serie: ma perché se ne è parlato in occasione di questa crisi e non se ne è parlato in occasione di altre crisi che potevano essere anche più gravi? perché? che cosa indica questa pressione che, se non si è svolta nell' ambito delle forze politiche interessate alla politica di centrosinistra, si è esercitata tuttavia verso tali forze politiche ? il problema del centrosinistra è apparso, improvvisamente, mutare di aspetto. non si tratta, non si è trattato di ottenere un centrosinistra più moderato rispetto ad un centrosinistra più avanzato, ma si è trattato di un grosso tentativo (denunciato in pieno dal linguaggio drammatico di certi settimanali e di certa stampa) di por fine e di seppellire il centrosinistra. si può sfuggire a questo elemento? badate, è facile dire: l' onorevole Rumor, come segretario doroteo, ha manovrato (come ho sentito dire stamane) in maniera da costringere i laici a fare altre rinunce. ma con uguale, se non maggiore rispondenza alla realtà, si potrebbe dire che certe forze hanno tentato di portare l' onorevole Rumor, come segretario della Democrazia Cristiana , fuori di una certa dialettica politica. perché alcuni di voi considerano che una certa parte della Democrazia Cristiana abbia premuto sui socialisti e sui repubblicani e non considerano ad ugual titolo che una certa parte delle forze del paese abbia premuto su quello che in un certo momento era l' equilibrio interno della Democrazia Cristiana per determinarne un diverso orientamento? ed è questa, a me pare, la lacuna nell' esposizione dell' onorevole Togliatti, il quale ha detto: voi avete subito in sostanza una stretta più conservatrice dopo il Governo Fanfani; e ne subite una seconda con l' attuale Governo. ma vi è stata altresì, ed ecco la novità, una pressione, esterna alle forze politiche e parlamentari interessate al centrosinistra. anche questo, onorevole Togliatti, va messo in conto. esiste, è esistita, non è un' invenzione. l' onorevole Togliatti l' ha sottovalutata (e vedremo le ragioni) e ha detto: sì, è esistita una spinta di questo genere, abbiamo avuto anche manifestazioni autorevoli e ragguardevoli, ma questa spinta è facilmente rintuzzabile. però egli si è contraddetto perché subito dopo, innovando — direi — sulle impostazioni degli onorevoli Ingrao e Alicata (per la prima volta, credo), ha riconosciuto che vi è una spinta autoritaria in campo internazionale . l' ha riconosciuto. quindi ha sottovalutato la spinta in campo interno, ma non l' ha sottovalutata affatto in campo internazionale . e come facciamo a delineare una separazione fra queste due constatazioni? evidentemente le due spinte si alimentano vicendevolmente. quindi, se abbiamo potuto constatare una pressione, pur togliendo qualsiasi serietà alla minaccia di colpo di stato , di ordine autoritario per quel che riguarda l' Italia, la dobbiamo inquadrare in quella che è (per ammissione stessa dell' onorevole Togliatti) una tendenza seria e pericolosa che vi è nell' ordine internazionale e che potremmo attribuire come posizione massimalistica ai due mondi: al mondo occidentale e al mondo orientale. cioè, non possiamo escludere che queste manifestazioni di una posizione massimalistica e reazionaria esistano anche nel mondo orientale, se è vero come è vero che anche i comunisti italiani non riescono a discutere seriamente di un problema quando nella discussione sono presenti i delegati cinesi. vi è dunque questo. e perché dobbiamo dire che questa spinta autoritaria non conti nulla sul terreno interno, che noi siamo così forti da non farla contare nulla, quando poi constatiamo una uguale spinta di ordine internazionale? ma qual è il precedente cui abbiamo fatto ricorso, per togliere importanza a quelle spinte e pressioni? è il precedente del luglio 1960, che è un valido precedente: di fronte ad una minaccia di involuzione politica nel paese, vi fu allora una reazione popolare che neutralizzò completamente quella spinta. bisogna però saper valutare tutti gli aspetti di quell' esperienza. nel luglio 1960 la reazione si rese politicamente possibile (e noi dobbiamo badare alle soluzioni politiche delle crisi) attraverso un Governo di convergenza che era considerato come apertura della prospettiva di centrosinistra. questa fu la chiave della soluzione politica democratica della crisi del luglio 1960. non basta dire che vi fu una reazione di masse popolari . non sottovaluto affatto tale reazione; ma bisogna anche dire che fu, allora, la possibilità di una soluzione politica della crisi. siamo oggi nelle stesse condizioni? ebbene, è chiaro che se fossimo dovuti andare incontro a un nuovo luglio 1960, ciò sarebbe avvenuto sul preteso fallimento e sulla sconfitta del centrosinistra; pertanto la prospettiva che alimentò allora la ripresa democratica, evidentemente non vi sarebbe più. a questo punto si prospetta l' ipotesi del Fronte popolare , della grande manifestazione di sinistra. considero con estrema spregiudicatezza questo aspetto. è evidente che il giorno in cui vi fosse un processo involutivo di ordine autoritario nella vita italiana, noi prenderemmo tutti il nostro posto di battaglia. nessuno si faccia illusioni! dobbiamo dire però con uguale sincerità che si tratterebbe di un processo di lunga durata, non assimilabile al processo del luglio 1960, quando, dopo pochi mesi, abbiamo dato al problema una soluzione democratica. nessuno di noi rinuncia alla lotta per un avvenire democratico, lunga o corta che sia; ma, come uomini politici responsabili, prima di abbandonare una posizione importante di controllo per accettare una lotta di lunga durata, noi dobbiamo essere bene accorti, perché abbiamo la responsabilità di non peggiorare obiettivamente le condizioni del paese. rispetto a questo problema, non è che la controversia programmatica perda di importanza. essa rimane importante, ma va inquadrata in questa più ampia visione. il centrosinistra ha una responsabilità di ordine politico e generale, non soltanto una responsabilità di ordine programmatico; e non ha solo una responsabilità di ordine politico generale interno, ma una responsabilità di ordine politico internazionale. e vengo al terzo punto. poiché durante questa crisi si è parlato di emergenza e di colpo di stato , vi è stato, sulla crisi stessa, un interesse della stampa straniera che non si era mai verificato. abbiamo visto grandi schieramenti: la stampa inglese, che in sostanza sosteneva il centrosinistra; certa stampa francese che lo combatteva; certa stampa tedesca che ne voleva la morte. le nostre responsabilità si sono pertanto accresciute. la situazione italiana è stata perfino paragonata a quella della quarta Repubblica . evidentemente il generale De Gaulle è stato ingannato. egli non conosce ancora l' Italia, né le sue forze politiche . i suoi informatori sono piuttosto superficiali. l' Italia non è nella situazione della quarta Repubblica . tuttavia deve tener conto di certe indicazioni. la responsabilità, ripeto, si allarga. che cosa avviene nel campo internazionale ? l' onorevole Togliatti, tacendo sui guai del mondo orientale, dei quali ci giunge notizia in questi giorni, si è soffermato sui guai del mondo occidentale. anche noi riconosciamo questi guai. vi è nel mondo occidentale lo sviluppo di una tendenza autoritaria, reazionaria. sono fra quelli che da quando il generale De Gaulle è al potere non hanno mai scritto una parola a favore del generale: posso mostrare la collezione de La Voce Repubblicana . siamo un piccolo partito ma la coerenza può essere la dote di un piccolo partito, ed essere ignorata da un grande partito. il rispetto delle proprie convinzioni e intuizioni prescinde dalla forza di un raggruppamento politico. ora noi abbiamo sempre considerato il regime del generale De Gaulle un elemento degenerativo del sistema democratico occidentale, non abbiamo mai visto nelle posizioni del generale (spero di non venir meno al rispetto che si deve ad un capo di Stato straniero; il mio è un giudizio politico) se non un pericolo di ordine autoritario. noi non siamo fra coloro cui il generale piace o non piace a seconda delle circostanze; non ci piace sia che riconosca la Cina comunista sia che voglia l' Europa in una certa maniera. sentiamo, come diceva in America un alto personaggio, « puzzo di fascismo » . la nostra posizione, ripeto, è stata sempre decisa e lineare. in questa valutazione non posso trovarmi d' accordo con l' onorevole Scelba, di cui ammiro la coerenza e la serietà democratica e che mi duole abbia insistito su un' impostazione già prospettata circa otto mesi fa in Commissione esteri, senza cogliere il significato che la presenza di De Gaulle ha assunto nell' attivare e vivificare le correnti autoritarie nel mondo occidentale. si tratta di un pericolo grave che non dobbiamo commettere l' errore di sottovalutare. come qualche volta è accaduto in passato, con il rischio di vedere queste tendenze autoritarie svilupparsi al punto di non poter essere più controllate. l' onorevole Scelba ha espresso l' opinione che il Governo di convergenza presieduto dall' onorevole Fanfani avrebbe fatto bene, nei suoi tempi, ad approvare il piano Fouchet. noi repubblicani sostenemmo già allora, nell' ambito della maggioranza, una battaglia contro quel piano, partendo dalla convinzione che la politica estera di un paese non può essere rigidamente distinta da quella interna, come ritiene l' onorevole Cantalupo, al punto che un Governo democratico possa in politica estera regolarsi sulla base di un metro tutto diverso. noi consideriamo la politica estera l' espressione di una ben definita concezione della vita e del mondo e non separiamo le nostre battaglie da quelle dei democratici francesi: essi avranno commesso errori, ma sono pur sempre gli eredi di una grande tradizione democratica e noi non possiamo tradirli per opportunismo. ci sentiamo, invece, legati a combattere al loro fianco contro il generale De Gaulle . da qui l' ostilità del nostro gruppo al piano Fouchet contro il quale io personalmente condussi una battaglia per impedire l' accettazione da parte dell' Italia di qualsiasi progetto di unificazione politica che avvenisse sotto l' insegna del generale. e quando si profilò il pericolo che il piano Fouchet ci venisse ripresentato sotto forma di un accordo franco-tedesco da estendere, si fece gran chiasso intorno ad un cosiddetto asse Roma-Londra che si pretendeva contrapporre a quello Parigi-Bonn. ora io non ho mai parlato di « asse » , ma ritenevo e ritengo che per controbilanciare il patto franco-tedesco, qualora esso avesse acquistato forza, una più stretta intesa fra l' Italia e la Gran Bretagna si imponesse, per meglio fronteggiare quello che noi consideriamo un pericolo di involuzione autoritaria. ripeto a questo proposito quanto ho già avuto occasione di dire altre volte, e cioè che noi non possiamo fare dell' europeismo astratto, senza tener conto della realtà che sotto di esso si cela. se avessimo adottato il piano, Fouchet, onorevole Scelba, avremmo fatto la unificazione politica europea ; ma che cosa avremmo unificato? forse la diversità totale di concezione fra noi e il generale De Gaulle , diversità esistente in qualunque campo, poiché noi abbiamo concezioni diverse nel campo dell' Alleanza Atlantica , in quello dell' armamento nucleare, nei rapporti fra est e ovest? e fare l' unificazione in quelle condizioni avrebbe significato o denunciare la disunione politica europea (il che era come dire che non avevamo fatto nulla) oppure arrivare a dei compromessi continui, ciò che avrebbe aumentato la confusione senza darci l' unificazione politica. che cosa si rimprovera al Governo di centrosinistra? di non avere, da questo punto di vista , una politica estera . ma è la prima volta che l' Italia ha una politica estera , sebbene silenziosa. una politica di resistenza è pur sempre una politica. noi resistiamo alla involuzione gollista per salvare la ragione dell' Europa democratica di domani, perché la democrazia rimane e gli uomini, per fortuna nostra, i dittatori, gli autoritari, le posizioni che essi esprimono, sono transitori. siamo, cioè, ad una chiara e ferma posizione di resistenza ad un processo involutivo, che ha il suo grande significato. onorevoli colleghi comunisti Ingrao e Alicata, devo ricordare che è dalla prima discussione del novembre in sede di Commissione affari esteri che noi diciamo: state attenti alla situazione tedesca, al contrasto che si è creato in Germania tra la posizione di Erhard e quella di Adenauer; contrasto drammatico che ha articolato la vita tedesca. come è stato facile dire: sono tutti revanscisti, come ho letto in un articolo dell' onorevole Alicata! come sono facili questi giudizi! come è possibile che un partito come quello comunista, così attento alle manifestazioni internazionali, non colga alcuni aspetti sintomatici della vita dei popoli! vi è un contrasto che noi percepiamo ogni giorno. non sappiamo se la visita di Agiubei in Germania avrà successo o meno, se Kruscev andrà o non andrà nella Germania occidentale , ma vi è un tentativo di affrontare il problema tedesco, tentativo che potrà riuscire o non riuscire. ma come potete trascurarlo? come non far parte di quello che è il travaglio dello spirito democratico e della distensione in un momento difficile della vita dell' Occidente? in Germania vi è un contrasto, dunque. il nostro non è un grandissimo paese, dal punto di vista della sua potenza. ma l' interesse della stampa internazionale intorno alla crisi e al centrosinistra è stato determinato dall' orientamento che noi rappresentiamo, in politica estera e in politica europeista. quando il cancelliere Adenauer e il generale De Gaulle attaccano l' Italia dicendo che ha resistito all' unificazione della politica europea , questi attacchi danno il migliore riconoscimento alla politica estera del Governo di centrosinistra; il migliore e più alto riconoscimento, perché si fa politica estera , non soltanto prendendo una qualsiasi iniziativa, ma resistendo alle spinte e alle iniziative errate altrui. noi siamo tutti antifascisti e non sappiamo forse il valore della resistenza a certe pressioni autoritarie? lo abbiamo dimenticato? siamo diventati così opportunisti e diplomatici che possiamo giocare con queste cose? vi è stata dunque una resistenza. in Belgio vi sono state oscillazioni fra i socialisti; ma se il Belgio, paese più piccolo del nostro, ha potuto resistere a questa pressione è perché l' Italia si è schierata con esso e con l' Olanda in questa opera di resistenza. non è molto diplomatico, a quanto sembra, dire che la resistenza italiana alla politica di De Gaulle è un elemento che ha consentito a Erhard di svuotare il patto franco-tedesco. se questo patto fosse andato avanti ci avrebbe stritolato, perché aveva come scopo una posizione autoritaria dei due paesi. vi è stato un ambasciatore che ha detto che il grande onore che si può fare all' Italia è di firmare i trattati europeisti a Roma, culla della civiltà occidentale. noi preferiamo che i trattati siano firmati magari nel Lussemburgo, ma che l' Italia dia un contributo affinché il problema europeo abbia una soluzione di valore democratico anche per le generazioni future. onorevole Scelba, altro che responsabilità o scarso europeismo! noi siamo europeisti da molti anni, ma europeisti di un certo tipo di Europa. l' Europa che voleva Napoleone, o quella che voleva Hitler, o quella che vuole De Gaulle , non ci interessa affatto e la combatteremo fino in fondo, nei limiti delle nostre forze. terremo le nostre posizioni di battaglia fino in fondo, perché crediamo di servire così la democrazia dell' Occidente, la quale non deve avere questa involuzione. l' onorevole Scelba diceva che nessun paese autoritario ha chiesto di entrare nel mercato comune . nessuno lo ha chiesto, sebbene si prepari ad entrarvi; ma il guaio è che un grande paese democratico è diventato autoritario. è avvenuto questo in seno alla Comunità, ed è un fatto notevole. non sono autoritari solo il Portogallo e la Spagna, ma lo è divenuta la stessa Francia. d' altra parte, onorevole Scelba, i democratici francesi fanno colpa a De Gaulle di avere arrestato il processo di sviluppo democratico dell' Europa, cioè fanno la stessa accusa che ella fa a noi. credo, tuttavia, che i democratici francesi abbiano ben più ragione di lei. e ritorno a considerazioni di ordine interno. onorevoli colleghi comunisti, se noi avessimo rotto la coalizione avremmo forse una grande opposizione di sinistra nel nostro paese. ma che influenza avrebbe questa opposizione in un momento critico della vita del mondo: l' influenza che ha l' opposizione francese sulla politica di De Gaulle ? nel momento in cui si prospettano posizioni di ordine reazionario negli USA (Adenauer ha biasimato aspramente gli attacchi contro Goldwater, forse perché in questo candidato sente qualche cosa che può aiutarlo nella sua battaglia interna), che influenza avremmo noi? si deve tenere conto di questo, quando si giudica la politica di centrosinistra e la posizione dell' attuale maggioranza. avremmo dovuto disinteressarci di questo aspetto del problema? avremmo dovuto facilitare un' impresa reazionaria ed autoritaria nel nostro paese, sapendo che ogni posizione, nel mondo moderno, piccola o grande che sia, ha un effetto moltiplicatore? noi non dobbiamo rendere più difficile la lotta di resistenza delle forze democratiche e questa elementare considerazione ha guidato il nostro giudizio. qualcuno della destra ci ha accusato di essere presuntuosi o di gonfiare smisuratamente l' importanza delle nostre posizioni (ma anche la destra lo fa, quando le fa comodo), allorché diciamo che essa ha avuto importanza nello scacchiere europeo ed internazionale. ma sostenendo questo, forse noi ci gonfiamo? siamo forse dei retori? no: nel gioco delle forze europee e mondiali, la posizione di coerenza e di resistenza italiana è un elemento attivo di politica estera . e qui vengo a un' altra posizione, a quella assunta dall' onorevole Martino nei riguardi sia dell' onorevole Scelba sia dell' onorevole Saragat. è stato grave (io voglio bene all' onorevole Scelba) che l' onorevole Martino non abbia solidarizzato con le impostazioni dell' ex presidente del Consiglio , nel senso che i liberali non accettano alcun aspetto della politica di De Gaulle . ma l' onorevole Martino, dopo avere disolidarizzato dall' onorevole Scelba, ha criticato il ministro degli Esteri perché non avrebbe impostato bene il problema dell' elezione a suffragio diretto del Parlamento europeo . ma l' onorevole Martino dimentica la posizione della Francia gollista a questo riguardo. crede l' onorevole Martino che si strapperà alla Francia l' elezione del Parlamento europeo ? noi non lo crediamo e riteniamo che, purtroppo, nel presente momento, noi siamo costretti a dire di no alle concezioni del generale De Gaulle ed egli di no alle nostre, in una sorta di braccio di ferro . ma la politica estera consiste anche nell' esercizio di un braccio di ferro . chi può sostenere che la politica estera debba sempre essere un' altra cosa? un braccio di ferro per dare un indirizzo a tutta la vita del mondo, delle nazioni cui è legato il processo distensivo. ma come fate, colleghi della sinistra, a considerare aspetti particolari, e a non guardare al quadro generale? vi è il dovere di tutelare le linee di una impostazione globale fondamentale! la Germania entrerà nel ciclo distensivo? l' America, le forze interne americane consentiranno la continuazione del processo distensivo o non la consentiranno? e di quanto, a proposito dell' affermazione dell' onorevole Togliatti e di altri che noi non facciamo nulla in politica estera , questa politica estera , questa posizione italiana influisce? un grammo, due? quanto influisce su questi orientamenti? questa posizione è molto più attiva di quanto non sia quella dei democratici francesi che hanno buone idee, ripeto, ma non hanno attuale forza per farle valere. e dobbiamo rinunciare a un posto di controllo e di influenza, alla nostra attiva presenza, alla vigilia delle elezioni tedesche, delle elezioni inglesi, delle elezioni americane? perché la legge urbanistica è stata, modificata un po' noi dobbiamo rinunciare a questo? no. io non voglio sottovalutare affatto il programma, ma mettiamo tutto sul tavolo, mettiamo sul tavolo tutti i problemi che sono davanti a noi. forse dovremo fare dei sacrifici, si capisce, non tutto è come pensavamo. tuttavia, il dovere di forze politiche responsabili ed impegnate in una difficile battaglia democratica è di avere presente tutto il quadro, di prendere le loro decisioni nei confronti di tutti gli aspetti della situazione. e ciò facendo saremo il meno provinciali possibile. questa attenzione verso tutti gli aspetti della vita del mondo ci è indicata dal partito comunista , che dice di essere un grande movimento internazionale, che tiene conto di tutti gli aspetti della lotta politica e sociale in ogni paese, ad esempio, nel Vietnam o a Cuba. ora, noi siamo elemento di questa situazione e, secondo me, siamo nella direzione giusta, siamo cioè nella scia di una grande battaglia democratica, nel tentativo di approfondire la fase di distensione e di sopprimere nel mondo le tendenze che, evidentemente, prima o dopo ci possono riportare al clima della guerra fredda . d' altra parte, è possibile, onorevoli colleghi , che voi crediate veramente che il centrosinistra non abbia una carica innovativa? voi potete pensare questo? il tipo di schieramento scelto in questa crisi, il tipo di lotta scelta in questa crisi ci dice che la carica innovativa c' è nelle forze stesse che sostengono il centrosinistra. che in certe situazioni si debba fare l' una o l' altra cosa, questo non toglie a tali forze l' aspirazione ad un rinnovamento profondo della vita politica, economica e sociale del nostro paese. non toglie l' aspirazione a cambiare i rapporti, a creare una società nuova che si intenda come società moderna, ma che ci faccia superare anche da sinistra certe idee vecchie ed antiquate, certi pregiudizi che non sono saggiati alla qualità del mondo moderno e alla sua rapidissima trasformazione. rinuncerei all' obiettività, se non dessi una positiva valutazione all' impegno dell' onorevole Rumor, come segretario della Democrazia Cristiana . è la prima volta che un cosiddetto doroteo, come segretario del partito, si impegna nella formula, dà una positiva valutazione rispetto alle spinte che la Democrazia Cristiana subisce. perché non valutare positivamente questo impegno? finché era segretario politico della Democrazia Cristiana l' onorevole Moro noi abbiamo saputo di un impegno serio e profondo di un uomo della Democrazia Cristiana verso il centrosinistra. ho sempre creduto nell' onorevole Moro. non è da questo giorno che gli rendo omaggio. ebbene, l' onorevole Rumor, in condizioni difficili, ha preso, in vista del congresso, un impegno rispetto al centrosinistra, anche se, come si afferma, da una posizione moderata. ma preferisco un impegno da una posizione moderata a due impegni contraddittori in posizione estrema. il mio gusto va per indicazioni permanenti, che rappresentino un elemento positivo e costruttivo. la nostra carica innovativa? onorevoli colleghi , noi tutti veniamo dalla lotta di Resistenza, dalle sofferenze dell' antifascismo, dalla esaltazione della liberazione. credete che alcuni di noi, perché nella valutazione di tutti gli aspetti della situazione scelgono una posizione di responsabilità, abbiano perduto quello che è nel fondo della loro coscienza? ci può dividere la valutazione di certi contingenti problemi. rispetto gli onorevoli Giolitti e Lombardi; ammiro la posizione di lealtà, in cui si sono posti di fronte al loro partito. è una posizione di riserva e di critica. possono dire: avete sbagliato, vi siete cacciati in una posizione senza uscite. può darsi. ho detto quelle che mi sembrano le ragioni valide, che bisogna discutere pezzo a pezzo, a giustificazione dell' atteggiamento assunto. rispetto questa posizione di riserva. sebbene in un momento che considero difficile, eccezionale, inquadrato nella visione dei problemi, non rappresenti un apporto immediato. rispetto quelle posizioni, ma bisogna rispettare anche le nostre. non abbiamo perduto il senso dei problemi, onorevole Sereni, non ci siamo dimenticati della Nota aggiuntiva , dell' arretratezza di certe parti della borghesia, dell' immaturità di noi, uomini di sinistra, come classe dirigente del paese, nel comprendere i suoi problemi, che sono quelli di una società già articolata sufficientemente per porci dei problemi difficili. non abbiamo perduto la carica innovatrice, abbiamo stretto i denti e cerchiamo, in questa grande lotta che vi è nel mondo, di tenere una nostra posizione di battaglia. io auguro al Governo pieno successo.