Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
IV Legislatura - Assemblea n. 176 - seduta del 04-08-1964
1964 - Governo II Moro - Legislatura n. 4 - Seduta n. 176
  • Comunicazioni del Governo

signor presidente , onorevoli colleghi , signor presidente del Consiglio , qualche giorno fa un solerte funzionario al quale va tutta la mia deferenza mi ha denunciato per vilipendio del Parlamento per alcune espressioni da me usate nel corso di un comizio. poiché parlavo degli argomenti sui quali mi accingo ora a soffermarmi, ossia dei modi, degli sviluppi, della soluzione della recente crisi parlamentare, vorrei permettermi una specie di cortese chiamata di correo nei confronti del signor presidente del Consiglio ; anzi, se mi è consentito. vorrei prenotarlo quale mio teste a discarico se si terrà il processo contro di me: so di non essere un amico del centrosinistra e di non meritare quindi, anche se si tratta di un reato politico, le attenzioni che membri del Governo riservano agli amici del centrosinistra, come ad esempio il professore Ippolito. comunque se il giorno in cui sarò eventualmente processato per vilipendio alle istituzioni parlamentari il signor presidente del Consiglio potrà essere presente (parlo, naturalmente, in via di ipotesi del tutto gratuita ed assurda), ne sarò molto felice perché se sono stato denunziato la colpa è sua, cioè del discorso che ella ha pronunziato qualche giorno fa presentando alle Camere il suo secondo (e non nuovo) Governo. in quella occasione ella, onorevole Moro, ebbe ad affermare che la crisi « non è stata inutile » . ora, un presidente del Consiglio che ripropone se stesso , quasi tutta la compagine ministeriale del precedente Governo, la stessa formula e il medesimo programma; che insiste anzi, presentando il suo secondo e non nuovo Governo, nel farsi un titolo di merito del riproporre al Parlamento e al paese la stessa tematica del Governo precedente; un presidente del Consiglio che così si comporta e dichiara utile la crisi di fronte al Parlamento che l' ha provocata, veramente con ciò dichiara inutile il Parlamento. ecco perché ritengo di poter chiamare come testi a discarico nel mio eventuale processo il signor presidente del Consiglio , i signori ministri e tutti i parlamentari della maggioranza e segnatamente quelli che hanno determinato la crisi. vorrei poter dire che questa crisi, utile o inutile che sia, è stata provocata dall' opposizione e in particolare dai voti determinanti del gruppo a nome del quale ho l' onore di parlare: ma non posso permettermi di fare una simile affermazione. se non fossimo stati validamente aiutati da una trentina (si dice) di deputati della Democrazia Cristiana che in sede di scrutinio segreto hanno votato contro il Governo; se non fossimo stati validamente aiutati dal centinaio circa di rappresentanti della maggioranza che forse non a caso si sono assentati in quell' importante seduta; se non fossimo stati aiutati, soprattutto, dal senso dello Stato dei ministri socialisti che, non avendo votato il loro bilancio, sono stati poi dal signor presidente del Consiglio elogiati per il loro senso dello Stato; se non fossimo stati aiutati dal senso dello Stato dei ministri socialdemocratici e del ministro repubblicano che per solidarietà con il partito socialista italiano e in nome dello Stato socialista di domani (evidentemente non dello Stato democratico parlamentare di oggi) non hanno votato per il bilancio presentato dal precedente Governo, la crisi non si sarebbe verificata. non ci risulta che i deputati democristiani e dei partiti della maggioranza, che si indussero circa un mese fa a prendere una così grave decisione, abbiano mutato avviso; anzi, dalla polemica scoppiata nei giorni scorsi, risulta che, all' interno della Democrazia Cristiana e del partito socialista italiano, coloro i quali ritennero giusto far cadere il precedente Governo, non hanno mutato o, semmai, hanno consolidato, approfondito ulteriormente, chiarito e sviluppato il loro pensiero. il che vuol dire che il signor presidente del Consiglio e molti fra i parlamentari della maggioranza dovrebbero essere così gentili da volermi giustificare di fronte alla magistratura per avere io vilipeso il Parlamento raccontando esattamente le cose che voi sapete perfettamente e che non ho bisogno di raccontarvi ma che penso mi giustifichino e ci giustifichino nella nostra posizione polemica, anche se forse talora esasperata o eccessiva nei confronti del Parlamento italiano e del Governo. per dare dunque un senso alla crisi e a questo dibattito parlamentare , bisogna rendersi conto che essa è scoppiata all' interno della maggioranza parlamentare e del Governo; in tal senso bisogna interpretare la premessa politica che il signor presidente del Consiglio ha voluto anteporre alle considerazioni, soprattutto di carattere economico e sociale , contenute nelle dichiarazioni programmatiche del Governo. quando il signor presidente del Consiglio , infatti, si rivolge alle opposizioni in termini, dobbiamo riconoscerlo (e gliene siamo grati), molto cortesi, ma al tempo stesso assai fermi nella sostanza se non nel tono, e dice che le opposizioni stesse possono auspicare finché vogliono una breve vita ed una rapida caduta di questo ministero, ma che l' argomento non interessa il Governo, ho l' impressione che il signor presidente del Consiglio sbagli destinatario. non è un discorso che deve rivolgere alle opposizioni ma alla maggioranza, e soprattutto ai due maggiori partiti, quello della Democrazia Cristiana e quello socialista italiano, i quali annunziando le loro imminenti o prossime assise congressuali fanno pendere sul capo di questo Governo una minaccia molto più consistente di quella delle opposizioni. il fatto che il congresso della Democrazia Cristiana si svolga nelle prime settimane del mese di settembre e il fatto che il segretario del partito socialista abbia annunciato la convocazione del congresso del suo partito per il mese di dicembre di quest' anno; il fatto che tali congressi siano destinati, come tutti sappiamo, a discutere della formula di questo Governo, della sua validità, dell' esistenza e della permanenza di questo Governo; il fatto che sul capo di quest' ultimo pendano i congressi dei due maggiori partiti della coalizione, ci consente di affermare che la fiducia accordata dall' altro ramo del Parlamento e quella che la Camera si accinge ad accordare giovedì prossimo, rappresentano in sostanza un atto provvisorio. la ratifica definitiva del secondo Governo dell' onorevole Moro potrà venire soltanto dal congresso della Democrazia Cristiana di settembre e da quello socialista di dicembre. non si dica, a questo punto, che noi facciamo la solita battaglia contro la partitocrazia. ne riparlerò, perché si tratta di un argomento veramente interessante, nel quadro del pubblico dibattito che si svolge da qualche mese a questa parte in Italia. rilevo intanto una notazione di notevole importanza che riguarda il dibattito sulla partitocrazia che si sta svolgendo da qualche giorno, e alla quale si è associata anche l' estrema sinistra . l' onorevole Togliatti, l' hanno riportato ieri i giornali, ha fatto una dichiarazione piuttosto pesante nei confronti di una certa partitocrazia, la partitocrazia della maggioranza. anche al Senato un illustre rappresentante del partito comunista , il senatore Terracini, ha spezzato una lancia non contro i partiti, ma contro una certa interpretazione della partitocrazia. ma l' aspetto più significativo, vorrei dire moralmente esemplare, è che in questo momento il maggiore sostenitore anche programmatico (si vedano gli atti dell' ultimo convegno di San Pellegrino ) della partitocrazia, l' onorevole Moro, non è tanto sotto la minaccia del sistema democratico parlamentare in quanto tale, quanto sotto la minaccia della partitocrazia. è logico che sia così. l' onorevole Roberti mi fa rilevare che a San Pellegrino l' onorevole Moro era segretario del partito e poteva consentire a se stesso di far cadere governi amici retti da altri; essendo ora al Governo egli stesso, certe situazioni partitocratiche possono cominciare a preoccuparlo. noi pensiamo che ella abbia attraversato un largo arco di esperienze e siamo lieti di testimoniare che le sue si sono estese a tutti i settori; e non manca, perché le sue esperienze siano completate, che quella comunista. ti probabilmente questo il migliore modo di fare politica in un paese abituato al trasformismo. pertanto, signor presidente del Consiglio , ella mi consentirà di non prendere molto sul serio la parte introduttiva del suo discorso, perché ci è sembrato evidente che ella parlasse agli oppositori Michelini, Malagodi, Togliatti e Covelli perché Scelba e Fanfani intendessero. quando ella nella parte introduttiva del suo discorso si è riferito al velleitarismo degli oppositori, quando si è riferito ripetutamente alla irreversibilità della formula di centrosinistra, quando ha sottolineato ripetutamente la mancanza di alternative al centrosinistra in questo Parlamento; quando, per dimostrare la irreversibilità della formula e l' inesistenza di alternative, si è richiamato più volte agli ampi dibattiti che si sono svolti nel corso della crisi. (dibattiti, come ella sa, limitati al circuito chiuso dei partiti dell' attuale maggioranza): evidentemente, ella non poteva condurre una polemica contro le opposizioni esterne, contro la nostra opposizione in particolare, e i suoi apprezzamenti sul loro velleitarismo (ella è stato gentile, perché l' onorevole Saragat è arrivato a dire « bullismo » ) si riferivano invece alle opposizioni interne. quali tesi ha infatti sostenuto l' onorevole Moro nella premessa alle dichiarazioni programmatiche del suo Governo? ella ha sostenuto le seguenti tesi, che ripeterò con le sue parole: 1) la crisi la non è stata inutile perché ha permesso chiarimenti ed approfondimenti; 2) la formula è stata confermata dopo un ampio dibattito ; 3) è stata riscontrata l' inesistenza di altre soluzioni anche in prospettiva, e quindi l' esistenza di un perdurante, incomodo (molto incomodo, ne prendiamo atto, e abbiamo solidarizzato un po' con lei e abbiamo sentito le sue sofferenze delle scorse settimane) stato di necessità; 4) un' altra maggioranza non esiste, non esistono soluzioni centriste (onorevole Scelba, lo ha detto l' onorevole presidente del Consiglio ) o di allargamento a sinistra (ciò vale per i sindacal-basisti) o di apertura a destra; 5) le altre formule sono impraticabili o illusorie o velleitarie. che cosa ci permettiamo di rilevare in contrario? in primo luogo, che la sua tesi circa l' utilità della crisi è veramente interessante, direi edificante. ella, onorevole presidente del Consiglio , sostiene che essa è stata utile in quanto ha permesso al precedente Governo di trasformarsi nell' attuale e nel frattempo di meditare, di chiarire e di approfondire. sicché noi abbiamo imparato dalla sua cortesia che un suo Governo per meditare ha bisogno di cadere, che dopo essere caduto medita, chiarisce e approfondisce, che finché rimane in piedi non medita, non chiarisce e non approfondisce. credevamo che funzione naturale di un Governo fosse quella, vivendo e agendo, di meditare, di pensare, di chiarire e di approfondire. ella ha detto di no, anzi ha persino ringraziato le opposizioni perché, facendo cadere il suo precedente Governo, i partiti lo hanno messo nella condizione di pensarci sopra. ella aveva bisogno, tra un suo Governo e l' altro, di una pausa per la meditazione, il chiarimento e l' approfondimento. la prossima volta ci dica che ha bisogno di pensare, e allora noi immediatamente la metteremo in minoranza. ella ci penserà un poco e poi presenterà un Governo identico al precedente, dimostrando con ciò che la pausa non è servita a niente o quasi. però ella avrà pensato, si sarà riposato e ci saremo riposati anche noi. gli italiani non gliene saranno irriconoscenti. dopo tutto, la crisi ha ritardato di un mese l' entrata in vigore delle nuove tasse, che altrimenti ci sarebbero cadute addosso alla fine di giugno. i decreti « catenaccio » erano già pronti e avete dovuto sospendere la firma per meditarci sopra, ma non avete meditato perché state per apporvi la firma, se non li avete già firmati. ma intanto per un mese — così pensa la gente — l' imposta generale sull' entrata non è stata aumentata e quindi i prezzi hanno potuto lievitare meno di quanto, ahimè lieviteranno tra qualche giorno. possiamo anche essere d' accordo su queste meditazioni cicliche, che possono essere utili al Parlamento e al paese. quanto al resto, onorevole presidente del Consiglio , fuori di ogni scherzo, se veramente ella ha voluto parlare, come dicevo poc' anzi , ad interlocutori interni al suo partito, qualche ragione può anche averla avuta e soprattutto può essere stato abile. infatti ella ha avuto l' abilità — e lo sottolineo all' attenzione dell' onorevole Scelba, presente, e dell' onorevole Folchi, in rappresentanza dell' onorevole Fanfani — di trasferire sul terreno parlamentare — anzi addirittura sul terreno della fiducia in Parlamento — il dibattito che fra qualche settimana dovrà svolgersi all' interno del suo partito nell' assise nazionale del congresso democristiano. sicché, avendo ella detto in Parlamento (e su ciò avendo sollecitato la fiducia della sua maggioranza e di tutti i parlamentari del suo partito) che non esistono alternative alla formula di centrosinistra e che essa è irreversibile. che i centristi sono dei velleitari (affermazione testuale) e tali sono quanti pensano di scavalcare (allusione all' onorevole Fanfani) la formula (non si sa bene ancora in quale senso, ma non importa, perché l' importante è scavalcarla) o a destra o a sinistra, può darsi che al congresso democristiano di settembre ella dica: onorevole Scelba, ella ha votato la fiducia su questa impostazione e ha riconosciuto, votando « sì » , che a questo Governo non vi sono alternative e che vi è uno stato di necessità; onorevole Fanfani, che cosa vuole scavalcare, avendo riconosciuto che questo è il solo cavallo sul quale la Democrazia Cristiana vuole e può cavalcare? molto abile, onorevole presidente del Consiglio ; ma ciò non può fare troppo piacere all' opposizione, che in Parlamento è stata costretta al ruolo di spettatrice di fronte ai precongressi della Democrazia Cristiana e del partito socialista . infatti, a questo ci siamo ridotti: ad assistere ai precongressi della Democrazia Cristiana e del partito socialista trasferiti in Parlamento! è buona tattica da parte sua, onorevole presidente del Consiglio . ho riconosciuto in lei, ancora una volta, il geniale direttore d' orchestra che ebbi modo di conoscere come giornalista al congresso di Napoli, quando ella da solo fu più forte di tutte le correnti, di tutte le coalizioni e di tutti i sommovimenti. abile mossa senza dubbio, onorevole Moro, ma un' abile mossa nel quadro di una logica interna di partito, una logica che evidentemente ci interessa poco. noi vorremmo vedere la situazione un po' più vastamente. noi come opposizione — e non dico noi come Movimento Sociale Italiano , ma noi come espressione sia pure parziale e settoriale dell' opposizione che esiste nel paese, e non da oggi, nei confronti del centrosinistra — le contestiamo, signor presidente del Consiglio , garbatamente e correttamente, nel quadro di un colloquio che spero ella gradisca da parte nostra così come viene impostato, il diritto di parlare di stato di necessità. se vi è un uomo che non può parlare di stati di necessità nei confronti della formula di centrosinistra, questi è proprio lei, onorevole Moro. ella non regge il Governo del nostro paese dal novembre del 1963; ella, in sostanza, regge le sorti politiche del nostro paese — e ci consenta di dire che ci spiace molto che così sia — dai primi mesi del 1960. da allora ella ha costruito pazientemente — e gliene diamo atto — sagacemente e intelligentemente, e con grandissima abilità, con consumato senso del mestiere, lo stato di necessità. esso è una sua imposizione politica, onorevole Moro. esistevano invece altre formule politiche, delle quali non voglio tessere assolutamente il tardivo elogio. ricordo l' esistenza di quelle formule politiche che erano sorrette e sostenute dal suo stesso partito, dagli stessi uomini del suo partito, lei compreso, sulla base delle quali ella ha votato la fiducia più volte. esistevano altre formule politiche quando ella era segretario politico della Democrazia Cristiana . la situazione politica italiana non era quindi costretta in uno stato di necessità. potevano essere alternative per noi tanto spiacevoli quanto questa, o meno spiacevoli di questa, o anche in ipotesi più spiacevoli di questa. ma esistevano comunque parecchie strade, esistevano altre scelte di fronte alla classe dirigente italiana in genere e democratica cristiana in particolare. in che cosa è consistita la sua politica, onorevole Moro, come segretario nazionale della Democrazia Cristiana ? è consistita nel recidere tutti i fili tranne uno, nel bruciare tutti i ponti tranne uno. se ella lo avesse fatto come capo di una qualificata corrente all' interno della Democrazia Cristiana , come portatore di una ideologia di gruppo all' interno del suo partito, come assertore di un determinato sistema dottrinario, forse la sua posizione sarebbe oggi meno criticabile e meno condannabile, perché ella avrebbe assunto su di sé anche tutti i rischi di fondo dell' operazione. ma ella, onorevole Moro, ha voluto imporre le sue idee chiudendo in tanti vicoli ciechi (e mi spiace per coloro che vi si son fatti rinchiudere) gli uomini del suo partito. abbiamo visto sfiorire e morire a poco a poco all' interno del Partito di maggioranza relativa tutte le tendenze e le alternative, o le abbiamo viste soggiogate da questa sua sottilissima manovra. ella ha fatto cadere come birilli all' interno e fuori del suo partito tutte le altre alternative. ella ha fatto cadere il Governo presieduto dall' attuale presidente della Repubblica nei primi mesi del 1960. c' è voluto, è vero, l' aiuto (ci vuole sempre l' aiuto di qualcuno quando si dà vita a determinate operazioni) dell' onorevole Malagodi. senza l' aiuto determinante del partito liberale , non c' è dubbio, quella crisi non si sarebbe verificata. ma l' iniziativa politica, la lungimirante iniziativa politica fu senza dubbio sua personale, signor presidente del Consiglio , tanto è vero che nel corso di quella lunghissima crisi ella tentò immediatamente di bussare alle porte dell' apertura a sinistra. le porte rimasero chiuse perché, si disse, la situazione non era matura. in realtà, l' apertura a sinistra non fu realizzata perché certi circoli o ambienti (non di cittadinanza italiana) ritennero in quel momento che l' operazione non dovesse essere portata avanti. il « periodo Tambroni » , del quale tanto a sproposito si parla, da che cosa fu contrassegnato se non dalla chiara volontà del partito della Democrazia Cristiana di sbarazzarsi di quella formula e di profittare della sommossa di piazza socialcomunista — e non soltanto socialcomunista — per chiudere a destra in maniera definitiva? e le « convergenze » . alle quali ancora una volta il partito liberale prestò il suo appoggio determinante, forse ingenuo, probabilmente presuntuoso — tutti ricordano il « ci provino! » dell' onorevole Malagodi — non furono forse guidate dalla solita bacchetta direttoriale come esperienza ponte verso sinistra per guadagnare tempo, perché ella aveva bisogno di altri diciotto mesi di tempo per portare a maturazione l' operazione di inserimento del partito socialista nella maggioranza e di chiusura ad ogni soluzione di centro, così come in precedenza aveva precluso ad ogni soluzione di apertura verso destra? e il Governo Fanfani? l' onorevole Fanfani sa che cosa voglia dire governare avendo lei come segretario del partito: un segretario del partito amico, un segretario del partito devoto, un segretario del partito che prestò naturalmente tutta la sua collaborazione al successo della formula, ma ebbe anche la grande abilità di profittare della tipica impetuosità di carattere dell' onorevole Fanfani, di questa sua, in fin dei conti , simpatica e generosa ingenuità. l' onorevole Fanfani pensò di potersi buttare avanti, di essere il protagonista, e andò un po' troppo oltre il segno. dopo di che, anch' egli è rimasto fuori della formula e in sostanza dell' area di centrosinistra. c' è voluto un altro po' di tempo di meditazione; ed ella, onorevole presidente del Consiglio , ha avuto la fortuna nientemeno che di trovare a propria disposizione l' ex presidente della Camera , onorevole Leone, il quale accettò, bontà sua , di costituire un Governo a termine, di autolimitarsi nel tempo, nello spazio e nella maggioranza: cioè di costituire un Governo che si dichiarava amministrativo e a termine, ma al tempo stesso diceva: per carità, contaminazioni non ne accetto perché potrei disturbare il manovratore. finché dalla buca del suggeritore non è uscito lei, onorevole Moro. e da quando ella è uscito dalla buca del suggeritore, cioè dal mese di dicembre del 1963, il suo gioco relativo allo stato di necessità, all' impossibilità di trovare alternative, alla mancanza di altre formule, è potuto continuare all' interno del suo partito. ma nei confronti dell' opinione pubblica e del paese, e in Parlamento nei confronti delle opposizioni, quel gioco è scaduto, non ha senso. oppure, onorevole Moro, sa che senso ha la sua reiterata affermazione: non esistono alternative a questo Governo in Parlamento? ha un senso molto pericoloso, che io mi permetto di sottolinearle con tutta deferenza. ella, in sostanza, sta svolgendo di fronte al Parlamento e al paese un sillogismo così concepito: prima proposizione: il Governo deve essere confortato dalla volontà maggioritaria del Parlamento; seconda proposizione: da questo Parlamento non può uscire altra volontà maggioritaria che quella di centrosinistra; conclusione: l' unico Governo possibile è il Governo di centrosinistra. sillogismo impeccabile, al quale l' opinione pubblica , qualora dovesse essersi convinta (e abbiamo l' impressione — tenterò di dimostrargliene i motivi — che se ne sia convinta largamente o se ne stia convincendo) che il Governo di centrosinistra è una iattura per il paese, non può che opporre per sua volontà, onorevole Moro, e quindi — mi consenta — per sua colpa, un altro sillogismo: il Parlamento ci può dare soltanto il centrosinistra, il centrosinistra è dannoso al paese, il Parlamento è dannoso al paese. non si meravigli, onorevole Moro, se dai suoi stati di necessità finiscono per nascere dei contrapposti stati di necessità. 1 suoi stati di necessità ella li può raccontare al suo partito, alla sua maggioranza; ma essi devono rendersi conto che se sovrappongono interni o intimi stati di necessità alle necessità obiettive del paese, che sono quelle di vivere e lavorare in pace e di progredire nell' ordine, il paese non può che ribellarsi, che protestare ed esprimere sempre più largamente la sua insodisfazione. ella credeva, onorevole Moro, di condurre a punto la sua operazione: delitto perfetto, sia detto senza ingiuria, e fin dal dicembre del 1963. il delitto è stato perfetto perché tutti aspettavano il centrosinistra, e lei con esso alla prova come famoso orchestratore del centrosinistra, perché tutti aspettavano questa alternativa e aspettavano la svolta storica soprattutto alla prova sociale ed economica. ma quando dopo sette mesi di questo esperimento ella ci viene a dire — perché ce lo ha detto — che la crisi è stata utile perché bisognava meditare, chiarire ed approfondire, e che grazie al centrosinistra siamo giunti al punto più difficile della congiuntura; quando dopo sette mesi di Governo di centrosinistra, con tutto quello che è accaduto all' interno della maggioranza e dopo avere lei stesso constatato e detto che questa ha dimostrato scarsa compattezza, ci viene a dire che ha bisogno di altri 12-18 mesi di tempo per superare lo stato congiunturale e per tentare poi, sulla base delle premesse della svolta storica, di avviare il paese ad un risanamento della situazione; è evidente che dirci tutto questo e poi raccontare al paese che però si tratta di uno stato di necessità, che non vi è altro da fare né vi sono altre formule, che da questo Parlamento altre formule non possono scaturire, significa porre automaticamente il paese in posizione di lotta nei confronti delle istituzioni, perché non accadrà mai che un popolo accetti il proprio male per il bene teorico ed astratto delle istituzioni. ella deve quindi consentire, onorevole Moro, che la sua è una impostazione involontariamente rivoluzionaria, antisistema, e che ella stesso e il centrosinistra con la sua obbligata presenza viene a mettere l' opinione pubblica o per lo meno (voglio essere obiettivo) quella parte piuttosto larga dell' opinione pubblica che non consente con il centrosinistra, in uno stato di insofferenza e di protesta. desidero suggerire all' onorevole Nenni, che non è presente, di tener conto, nella sua vecchia esperienza rivoluzionaria, che non esiste soltanto la politica delle cose, ma che molto spesso, anzi sempre, la rivoluzione nasce dalle cose, se per rivoluzione intendiamo nei suoi presupposti e nei suoi preparativi uno stato d'animo di insofferenza, di protesta, di condanna, che attende solo, ad un certo punto di essere convogliato in una certa direzione per trarre tutte le logiche e, in fin dei conti , legittime conseguenze della situazione che si è determinata. questo mio ragionamento non avrebbe alcun peso se io non fossi in condizione di dimostrare, naturalmente dal nostro punto di vista , che spero e credo rifletta piuttosto largamente i punti di vista della opinione pubblica , che la formula del centrosinistra e quindi di questo secondo Governo Moro, è dannosa agli interessi del paese. per tentare di dimostrarlo, onorevole presidente del Consiglio , cercherò di essere polemicamente obiettivo come cerco di fare sempre, cioè mi riferirò testualmente ai termini da lei enunciati circa i fini che questo Governo in particolare, e il centrosinistra in genere, si propongono. ella ha detto, onorevole presidente del Consiglio , che questo Governo risponde alle seguenti finalità: i) evitare una spaccatura verticale del paese; 2) arricchire la vita democratica mediante l' assunzione del partito socialista in posizioni sempre più impegnate di Governo; 3) difendere il valore della lira, in ciò riassumendo, in sostanza, il peso e il finalismo delle misure anticongiunturali; 4) attuare le previste riforme di struttura. mi permetto di esaminare queste sue enunciazioni alla stregua di quella che mi sembra essere la realtà obiettiva del nostro paese e non soltanto del nostro paese. ella si propone, onorevole presidente del Consiglio , di evitare una spaccatura verticale del paese. noi ci permettiamo di farle rilevare che la spaccatura verticale del paese esiste e che né lei personalmente, con tutta la sua abilità, né questo Governo, né questa formula possono impedire che esista. badi, io lo dico parlando non estremisticamente, fuori di ogni schema preconcetto. non le dico che ci faccia piacere che esista una spaccatura verticale del paese; non le dico neppure che ci faccia piacere che esista una spaccatura verticale del mondo intero e non aspiro, esponendo questi concetti, a fomentare (sarebbe del resto impossibile in questo ambiente) germi di guerra civile . né sto affatto inseguendo fantasmi di conflitti mondiali. mi riferisco alla situazione quale essa è. esiste dunque una spaccatura verticale nel nostro paese, prima di tutto in senso morale, anche se ciascuno può dare del termine « morale » la propria interpretazione. non voglio offendere alcuno; padrone ciascuno, s' intende, di sostenere le proprie tesi ed una propria linea di moralità nazionale. voglio semplicemente permettermi di rilevare che fra coloro che cantano « bella, ciao » , e tutti gli altri italiani, cioè non soltanto noi missini » , ma milioni e milioni di uomini che vivono nel nostro paese, esiste una spaccatura verticale, la quale non può non approfondirsi radicalmente. noi che condanniamo moralmente talune manifestazioni, noi che consideriamo antinazionali certe manifestazioni, siamo evidentemente padronissimi di sostenere le nostre tesi e di contrapporre il nostro modo di concepire i rapporti civili e il nostro modo di vivere ad un altro. ed è un fatto questo, è una verità che non è soltanto di carattere interno, ma anche di carattere internazionale: purtroppo. associamoci pure tutti, se credete, nel recitare questo « purtroppo » , ma prendiamo atto della situazione. uscendo di qua, probabilmente, al termine di questa seduta, acquisteremo i giornali or ora usciti e vi leggeremo le ultime notizie. potremo apprendere così che un altro cacciatorpediniere americano è stato bombardato; o magari che è stato invece bombardato un cacciatorpediniere russo o uno cinese; o che vi è stata un' altra invasione anticastrista, o magari che Castro ha tentato un' invasione castrista. come pure potremo leggervi che sul muro » di Berlino è morto qualche altro povero diavolo . ma c' è una sola cosa, o signori, se vogliamo parlare seriamente, che purtroppo quei giornali non potranno dirci: che cioè è scoppiata la pace. e ciò non ve lo diciamo noi del Movimento Sociale Italiano , non ve lo dice l' istero-fascismo, ma un vostro amico, il segretario di Stato americano il quale, in una recente conferenza stampa che ha fatto un certo rumore, ha testualmente affermato: « nessuno ci può convincere che la lotta tra la libertà e l' imperialismo comunista » — badate: dice « imperialismo comunista » ; non dice l' ideologia, il sistema, il metodo comunista; dice l' imperialismo — « non cesserà finché non sarà realizzata la vittoria globale dell' una o dell' altra tesi » . e forse un linguaggio di guerra questo? tutt' altro. tanto è vero che il segretario di Stato americano ha soggiunto: noi non siamo per le orge militari, noi non vogliamo la guerra; noi vogliamo che tutto si risolva con la pacifica competizione. ma che cos' è la pacifica competizione? la pacifica competizione è una lotta, una competizione di carattere mondiale e i vostri amici nordamericani vi dicono che essa non potrà concludersi se non con la vittoria globale dell' una o dell' altra tesi. ora, la situazione italiana ha questo di strano e di peculiare che non si vuole da parte del Governo (e, nella misura in cui il Governo incarna lo Stato, non si vuole da parta dello Stato) prendere atto di quella spaccatura verticale che esiste nel mondo e che i nostri alleati sono i primi ad ammettere. sicché la svolta storica, onorevole presidente del Consiglio , su cui tanto si è ironizzato, non ci induce affatto ad ironizzare, giacché essa vi è stata in Italia effettivamente e vi è. ma la svolta storica non consiste per nulla affatto nell' incontro politico ed ideologico tra la Democrazia Cristiana ed il socialismo. le vicenduole della crisi, onorevole Moro, che si è apparentemente risolta ora, dimostrano che i contrasti tra la Democrazia Cristiana ed il socialismo italiano restano inalterati, le posizioni (lo dimostrerò ancor più avanti) sono rimaste quelle, in sostanza, specie da parte del partito socialista . c' è incompatibilità, c' è in qualche modo « incomunicabilità » . sembrava di assistere ad un film di Antonioni durante le vicende tragicomiche della crisi governativa d' un mese fa: gli atteggiamenti dell' onorevole Giolitti, ad esempio, o quelli dell' onorevole Riccardo Lombardi sono atteggiamenti tipo « incomunicabilità » . non saprei definirli in maniera diversa. la svolta storica invece è consistita e consiste nel passaggio ufficiale del nostro paese dalla sfera dell' anticomunismo alla sfera dell' acomunismo, della non lotta, della non combattività e quindi della non competitività (altro che sfida!) nei confronti del comunismo. questa è la svolta storica che si è verificata nel nostro paese per colpa o per merito (secondo i punti di vista ) del centrosinistra. s' è parlato tanto, nei giorni scorsi, di colpo di stato reazionario, di preparativi o di tentativi di colpo di stato . e se ne è parlato finché ha fatto comodo a Nenni, il quale doveva agitare determinati spauracchi (non è la prima volta) all' interno del suo partito. ma quando non ha fatto più comodo a Nenni, allora abbiamo letto sul più autorevole organo che si era divertito a dare spago alle voci relative al colpo di stato , L'Espresso , un articolo di fondo in cui si diceva: ma per carità, era una storia! è evidente che si trattava unicamente di fantasmi evocati da qualche settore che aveva interesse ad evocarli; è chiaro che da quella parte non v' è alcuna volontà o possibilità (al massimo. qualche sparuta velleità) di arrivare a tentativi di questo genere. ora, questo tipo di polemica c' interesse scarsamente. ma che cosa ci interessa rilevare? ci interessa rilevare che il centrosinistra, onorevole presidente del Consiglio (e vorrei che la mia affermazione non le sembrasse un paradosso o una boutade), è esso stesso un permanente colpo di stato . i colpi di Stato non è detto che abbiano luogo come i colpi di sole, cioè che avvengano all' improvviso, nello spazio di poche ore, un bel mattino o una sera o nottetempo; non è detto che avvengano secondo un rituale ottocentesco e neppure è detto che avvengano secondo un rituale badogliano. possono avvenire in tanti modi. il centrosinistra, e cioè come ho detto il passaggio ufficiale del governo italiano (e, nei limiti in cui il Governo lo incarna, dello Stato italiano) dalla sfera dell' anticomunismo alla sfera dell' acomunismo, è un permanente graduale colpo di stato , perché si passa o si mira a passare o si potrebbe passare o comunque si creano le condizioni di facilitazione perché si possa passare ad un tipo di Stato ad un altro tipo di Stato e, soprattutto, da un certo tipo di convivenza internazionale, specie europea, ad un altro, da un certo tipo di convivenza atlantica ad un altro che — secondo noi — è poi svuotamento dell' alleanza e dei sistemi difensivi internazionali e perciò anche interni. questa svolta storica (anche se molti di voi non sembra che se ne siano accorti) che effetti produce? l' effetto di spostare l' asse politico interno e internazionale del paese, di presentarci inermi (almeno virtualmente) di fronte a tentativi che possono sempre venire dall' altra parte e — ciò che è peggio — pericolosamente divisi, anzi in polemica nei confronti di quelle forze internazionali che invece dovrebbero essere naturalmente solidali con noi e contro le quali si appunta la vostra polemica. non a caso il presidente del Consiglio si è occupato poco di rapporti internazionali nel suo discorso, anche perché ha avuto modo di dire al Senato: me ne sono occupato poco o niente affatto in sede di dichiarazioni programmatiche perché da questo punto di vista non sono nate divergenze. non a caso non sono nate in ordine alla politica estera , ma sulla scuola (perché la Democrazia Cristiana ha dovuto tener fede a certi suoi impegni di carattere interno e soprattutto esterno) e sulla politica sociale (perché le difficoltà economiche hanno preso alla gola il centrosinistra e il partito socialista ). ma quando non insorgono divergenze in politica estera fra la Democrazia Cristiana e il partito socialista (il quale mantiene intatte le sue posizioni, che garbatamente vogliamo definire paraneutraliste), è evidente che la Democrazia Cristiana ha spostato l' asse dei rapporti internazionali del nostro paese. questo è il più massiccio. anche se il più subdolo, fra i tentativi di graduale colpo di stato che possono essere intrapresi in un paese che ufficialmente fa parte di un' alleanza, ma che sta vivendo, sia pure diluiti in otto o dieci mesi, i suoi « 45 giorni » badogliani. questa è la realtà! il presidente del Consiglio , nella succinta parte di politica estera del suo discorso introduttivo, a chi ha diretto i suoi « fiorellini » , i suoi appelli alla collaborazione organica? verso quali governi e quali capitali ha indirizzato apertamente le sue preferenze? egli ha citato due governi: il governo jugoslavo , preannunciando il viaggio, che crediamo imminente, del presidente del Consiglio stesso in quel paese, nel quale per fortuna non si va in aereo e quindi le cose potranno svolgersi abbastanza rapidamente; e il governo austriaco , auspicando che le trattative in corso possano avere rapido e felice esito dopo il bel regalo che la Commissione dei 19 ha fatto al nostro paese: sebbene (come ci siamo permessi di rappresentare in altro dibattito senza avere avuto dal Governo la cortesia di una risposta, della quale sarei veramente grato) le sue conclusioni — implicando problemi di carattere costituzionale, modificazioni di leggi costituzionali e di leggi ordinarie , nonché provvedimenti di carattere esecutivo di enorme importanza da parte del Governo — non possano (e nei termini più corretti ne avanzo formale diffida) essere fatte oggetto di una trattativa internazionale, non essendo in grado il governo italiano di prendere impegni con il governo austriaco in materie che richiedono addirittura la maggioranza qualificata dei due terzi da parte del Parlamento affinché le relative norme costituzionali possano passare. signor presidente del Consiglio , avverta il ministro degli Esteri Saragat di essere molto più prudente in argomento, perché potrebbe capitare che il governo italiano si trovasse a non poter fare onore alla propria parola. noi ci impegnamo infatti (e abbiamo dimostrato di essere in grado di condurre battaglie per impedire determinate storture o per ritardarle il più possibile) di fare tutti gli sforzi possibili affinché il governo italiano , ove nei prossimi giorni intendesse prendere determinati impegni che non può prendere nei confronti dell' Austria, sia solennemente smentito dalla volontà del Parlamento italiano e del paese. noi prendiamo atto comunque che i suoi « fiorellini » , onorevole Moro, si sono indirizzati ancora una volta alla Jugoslavia (paese che crediamo di non errare definendo comunista, ma che possiamo definire terzaforzista; che comunque non possiamo definire paese occidentale, legato all' Alleanza Atlantica o a visioni europeistiche vostre, non dico nostre), e all' Austria (paese il quale, a prescindere dalle controversie con noi per l' Alto Adige , ha un solo trattato che la lega sul serio, ed è quello che la impegna alla neutralità assoluta verso tutto il resto del mondo e in particolare verso l' Unione Sovietica ). ella ha parlato degli USA, ed io mi accingo a parlarne ora. le ho fatto grazia di non parlare della Francia né della Spagna né della Germania, perché penso che se ne avessi parlato le mie argomentazioni nei confronti del Governo di centrosinistra sarebbero state ancora più pesanti. non le ho parlato nemmeno dell' Inghilterra, perché se lo facessi non potrei fare a meno di riprendere quanto è stato scritto in questi giorni (ed ella lo sa bene, perché è attento lettore) anche da grandi organi di stampa, i quali non hanno avuto difficoltà a metterla in contraddizione con se stesso rilevando che predicare da un lato una determinata politica europea « aperta » , dall' altro l' inserimento della Gran Bretagna in una determinata politica europea , è una contraddizione in termini in quanto i fini storici e gli interessi anche commerciali della Gran Bretagna nel quadro del Commonwealth sono contrastanti o per lo meno non conferenti con i disegni alquanto utopistici e velleitari suoi personali, signor presidente del Consiglio , e soprattutto di quelli dei due uomini che sembrano incarnare la politica estera del centrosinistra: il ministro degli Esteri in servizio effettivo, onorevole, Saragat, e il ministro degli Esteri di complemento, l' « eminenza grigia » onorevole La Malfa . voglio dedicare un pensierino a questi due uomini del centrosinistra che mirano alla rottura di un certo equilibrio internazionale, riferendomi a quella capitale di cui ella ha tanto parlato e che non avevo ancora nominato: Washington. farò riferimento agli USA, signor presidente del Consiglio , in termini diversi da quelli che ella forse immagina, perché non ho alcuna intenzione, né su questo punto né nell' intero arco di questo mio discorso, di esasperare posizioni e tesi. il signor Goldwater ha già tanto da fare con Ruggero Orlando e con la televisione italiana che lo combattono aspramente (con largo successo di popolarità, io penso), e io mi guardo bene dal tentar di contraddire il signor Ruggero Orlando e la televisione italiana. ho appreso tuttavia dal suo discorso, onorevole presidente del Consiglio , che sono diminuiti gli abbonati alla televisione e penso che il citato giornalista abbia una certa parte di merito in questo confortante declino degli abbonati... ma non è di questo che intendo parlare. ella, signor presidente del Consiglio , ha in America (anche se la sua visita è stata rinviata sine die ) chiari amici nei democratici che reggono le sorti degli USA. molte volte, in questi giorni, quando si è trattato di riferirsi alla dura battaglia che si sta svolgendo negli USA a proposito del riconoscimento dei diritti di eguaglianza a tutte le minoranze e del superamento di ogni residuo di razzismo intollerante, si è fatto un accostamento fra quella situazione e quella in atto in Italia con l' esperienza del centrosinistra. esso è stato avvicinato ai democratici americani e la nostra intolleranza, « reazionaria e fascista » — naturalmente alla presunta o vera intolleranza dei repubblicani americani. l' onorevole La Malfa , aspirante ministro degli Esteri , è giunto ad affermare che bisognava votare la fiducia al secondo Governo Moro perché altrimenti sarebbero state messe a repentaglio le sorti della democrazia nel mondo intero. « l' esplosione di spirito reazionario, autoritario e sostanzialmente fascista — ha scritto il deputato repubblicano — non è soltanto un fatto italiano, e se questa è la situazione di fondo in Italia, in Europa e negli USA, il dovere delle forze di centro-sinistro è di resistere, di tenere il Governo del paese in mano finché dispongono di una maggioranza parlamentare a questo scopo. la battaglia democratica si svolge su un filo continuo che dagli USA arriva al più piccolo paese d' Europa. nessuno si può prendere la responsabilità di rompere tale filo e di estendere quello schieramento antidemocratico dell' Occidente al quale il colpo di stato del generale De Gaulle ha dato così grossi appoggi » . a parte il fatto che non si vede come si possa parlare di « colpo di stato » a proposito di un uomo a favore del quale con un libero referendum si è espresso l' ottanta per cento dei francesi, non può essere accettata la tesi di fondo dell' onorevole La Malfa secondo la quale il Governo di centrosinistra garantirebbe la democrazia non soltanto in Italia ma in tutto l' Occidente e negli stessi USA. quanto più sono piccoli, tanto più questi partitanti italiani si sentono importanti: sono veramente pieno di ammirazione per l' onorevole La Malfa il quale con il suo solitario voto, con il suo solitario appoggio, con la sua solitaria presenza (tutti gli altri suoi colleghi di gruppo, si può dire, siedono sui banchi del Governo ...), garantisce la democrazia nel nostro paese, negli USA, nel mondo intero! vogliamo vedere le cose sotto una prospettiva un po' meno avventurosa e — tanto per usare un aggettivo che le piace, onorevole presidente del Consiglio , adoperare contro i suoi avversari — un tantino meno « velleitaria » o, diremmo noi, utopistica e lapiriana? orbene, voi, amici dei democratici americani, provate un poco a chiedere loro che, in nome della solidarietà con il centrosinistra italiano, le stesse libertà che hanno concesso ai negri le concedano ai comunisti negli USA! mi dispiace di dirlo, ma vi garantisco che lo faccio senza intendere di recare offesa ad alcuno. la Corte federale suprema degli USA ha sancito in anni recenti, mi pare sotto l' amministrazione Kennedy, il divieto assoluto di qualsiasi organizzazione comunista negli USA. vogliamo considerare la cosa secondo la realtà e con raziocinio senza, per carità, onorevoli colleghi comunisti, caccia alle streghe , senza maccartismi, ma nell' ambito politico della lotta che il partito democratico americano sta conducendo? voi siete con quel partito in « filo diretto » ; non siamo riusciti a spezzarlo, e l' onorevole La Malfa tiene questo « filo » . ebbene, servitevene per suggerire ai vostri democratici amici nordamericani di concedere al partito comunista in America le stesse libertà che giustamente, diciamo noi, vengono concesse a tutti gli abitanti, a tutti i cittadini degli USA. perché tutti i cittadini degli USA godono delle libertà civili e non delle libertà politiche? in Italia tutti possono essere comunisti, anzi quanto più sono vicini al partito comunista tanto più ricevono sollecitazioni e inviti alla collaborazione da parte del signor presidente del Consiglio ; inviti che anche in questo momento si sprecano nei confronti di organismi controllati direttamente, duramente, dittatorialmente, in fin dei conti , dal partito comunista . perché i vecchi amici americani non fanno lo stesso? come sarebbe bello se negli USA in questo momento esistesse un forte partito comunista ! non credete che esso strumenterebbe la lotta dei popoli di colore per farne il vessillo, all' interno degli USA, delle rivendicazioni dei comunisti? non credete che i comunisti, così spregiudicati da ammazzare i negri quando vanno in Russia e da difenderli quando sono in America, si leverebbero a difesa dei loro diritti? non avete letto in questi giorni ciò che ha scritto la stampa comunista dei drammatici ultimi avvenimenti negli USA di America? quale sarebbe dunque la situazione degli USA se non esistesse quella sentenza della Corte suprema che ho ricordato, se la democrazia ad uso interno non fosse interpretata in un certo modo che è ancor più severo di quello con cui l' ha interpretata De Gaulle , che ha tagliato le unghie alla partitocrazia? sostanzialmente, De Gaulle tiene i comunisti fuori della sfera del potere, ma il partito comunista e le sue organizzazioni sindacali hanno un notevole peso. gli USA hanno realizzato, da tempo e storicamente, un colpo di stato anticomunista usando una tecnica profilattica nei confronti del pericolo comunista. credo che oggi siano lietissimi di averlo fatto e credo che democratici e repubblicani siano completamente d' accordo su ciò. vi prego infatti di considerare quale sarebbe la situazione negli USA, nel mondo intero e in Italia in particolare se negli USA non fosse stata emanata quella provvida sentenza della Corte suprema federale, e se di conseguenza al partito comunista fosse consentito di agire in questo momento di drammatica lotta fra i sostenitori dei diritti per la gente di colore e i loro avversari. vi prego di considerare quale sarebbe la situazione se questa lotta non fosse soltanto aspra nei suoi termini giuridici, sociali e morali, ma fosse anche una lotta politica senza esclusione di colpi. a questo punto l' onorevole La Malfa troverebbe il « filo » spezzato dall' altra parte, perché gli USA in una situazione simile cesserebbero di essere il polo di attrazione, lo strumento di difesa e di riferimento continuo di tutte le democrazie occidentali e non avrebbero alcuna possibilità di dedicare la loro opera, eventualmente i loro mezzi militari, il loro potenziale economico, i loro consigli e soccorsi di carattere morale e politico nei confronti di tutto l' Occidente e dell' Italia in particolare; se in casa loro non fossero prioritariamente risolti quei problemi che il centrosinistra in casa nostra risolve alla rovescia. in casa nostra il problema non era stato mai risolto nei termini in cui lo era stato dagli americani. era stato temporaneamente, posticciamente, politicamente, ma con una certa efficacia per qualche tempo risolto dalla volontà del popolo italiano che ha messo... Mussolini lo aveva risolto molto prima. mi rendo conto che non vi piacessero simili metodi, ma in una cosa dovete essere... non riesco a capire perché vi agitiate. i fatti sono andati come sono andati. il fascismo vi ha chiuso la porta per venti anni e ha fatto bene; a conclusione di quella vicenda le armate alleate anglo-americane vi hanno riaperto la porta e l' hanno fatto a loro danno, tanto è vero che in questo momento il conflitto è fra i vecchi alleati in ogni parte del mondo. ebbene, quando un vecchio alleato si induce a ritorcere le armi contro l' altro vecchio alleato, bisogna giungere ad un giudizio fatalmente negativo sulla vicenda storica che ha condotto ad un risultato di questo genere. noi non stiamo invocando in questo momento il ritorno a metodi fascisti, perché non ne abbiamo la forza; se ne avessimo la forza, sicuramente nei vostri confronti lo faremmo. penso che questa lealtà non vi debba dispiacere! avete chiesto in democrazia mille volte lo scioglimento del Movimento Sociale Italiano , pertanto non vi dorrà se il Movimento Sociale Italiano vi dice che se noi avessimo la forza voi sparireste dal nostro cospetto con beneficio della civiltà e, soprattutto, della socialità del popolo italiano ! siccome non siamo in questa situazione né in una certa altra situazione storica; siccome la polemica che in questo momento è viva nel mondo. anche se viene definita generosamente la polemica del fascismo contro il comunismo, è la polemica, la battaglia degli USA contro il comunismo; siccome in Italia vi è un Governo anfibio che da un lato dice di essere alleato degli USA e dall' altro cerca attracchi il più possibile vicini al partito comunista , ci sia consentito di rilevare che il nostro paese non segue certamente una logica di rispondenza degli strumenti che vengono adottati rispetto ai fini che si dice di voler raggiungere. 2 quanto stavo osservando a proposito della prima fondamentale affermazione dell' onorevole presidente del Consiglio , e cioè che il centrosinistra servirebbe ad impedire una spaccatura verticale del nostro paese. il centrosinistra serve invece a determinare una spaccatura nel nostro paese, tra il nostro paese e paesi che perseguono identici fini nel senso della battaglia o della prevenzione anticomunista. passando alla seconda delle sue affermazioni finalistiche, onorevole presidente del Consiglio , ella ha detto che questo suo nuovo-vecchio Governo deve servire ad impegnare ancora maggiormente il partito socialista italiano in esperienze di Governo. ora, io le rispondo con le parole che ha pronunciato il segretario nazionale del partito socialista italiano, onorevole De Martino , dopo la firma degli accordi, in seno al comitato centrale del partito socialista italiano; e ancora una volta, signor presidente del Consiglio , mi permetto di farle osservare che la mia interpretazione della crisi e della soluzione che le si è voluta dare non vuol essere faziosa o preconcetta, in quanto mi sarebbe abbastanza facile sostenere, come si potrebbe ben sostenere da parte nostra, che hanno prevalso i socialisti in assoluto; come potrebbe essere facile per altri gruppi, per esempio i comunisti, sostenere che abbiano prevalso i dorotei, infatti l' onorevole Colombo viene indicato da parte della estrema sinistra come il vero vincitore della crisi di Governo che si è verificata. credo che in realtà abbiate fatto pari e patta. ritengo che questa sia una interpretazione piuttosto onesta ed obiettiva. credo che abbiano prevalso i socialisti sotto un certo rispetto e i democristiani, o se volete la corrente dorotea, sotto un altro. ho l' impressione che i socialisti abbiano prevalso — e me ne dispiace molto, perché è l' aspetto più grave della situazione — sul terreno della interpretazione politica della soluzione della crisi e della situazione italiana in genere; ho l' impressione invece che abbiano prevalso talune correnti più moderate della Democrazia Cristiana sul terreno economico. non è però una vittoria della corrente dorotea; mi dispiace attenuare la sodisfazione dell' onorevole Colombo a questo riguardo. non si tratta degli effetti a scoppio ritardato della lettera dell' onorevole Colombo. ahimè, è una vittoria di quel tal personaggio di cui parlerò e che si chiama « signora congiuntura » . la crisi economica ha preso alla gola la maggioranza e ha costretto i socialisti a rinunciare a talune loro più perentorie affermazioni. ma sul terreno politico, che è quello che a nostro avviso veramente conta, abbiamo l' impressione che abbiano prevalso i socialisti. e sono qui a dimostrarlo. qualche giorno fa, l' onorevole Scelba ha dichiarato in un consesso della Democrazia Cristiana — se sbaglio la citazione, la prego, onorevole Scelba, cortesemente di volermelo dire — che il Governo non sarebbe dovuto cadere sul capitolo 88 del bilancio, ma semmai su quello che è un vero scandalo (ho l' impressione che questo termine sia stato usato, e lo ha usato l' onorevole De Martino nel suo rapporto al comitato centrale del partito socialista ): la mancata estensione della formula di centrosinistra dal centro alla periferia. credo che l' onorevole Scelba in particolare, molto giustamente, si sia riferito: 1) alla scandalosa formazione del Governo valdostano di sinistra socialcomunista e autonomista dopo la costituzione della formula di centrosinistra; 2) al mancato ingresso dei socialisti nel primo Governo regionale del Friuli Venezia Giulia , nonostante i noti accordi; 3) in generale, alla formulazione elusiva e deludente dell' accordo fra i quattro partiti e delle stesse dichiarazioni programmatiche del presidente del Consiglio in ordine all' estensione del centrosinistra alla periferia. ora, se quanto ho riferito è testualmente esatto, vorrei pregare gli onorevoli colleghi della Democrazia Cristiana che giovedì voteranno la fiducia a questo Governo di stare attenti a ciò che fanno, sulla base di dichiarazioni finora non smentite — e chi mi auguro il signor presidente del Consiglio nella sua replica possa smentire o per lo meno attenuare — fatte ufficialmente dal segretario nazionale del partito socialista italiano, onorevole De Martino , nel comitato centrale del suo partito, sulla base delle quali quel comitato ha ratificato gli accordi di Governo consentendo quindi, sia pure con una certa opposizione, la formazione di questo Governo. l' onorevole De Martino ha detto: « da respingere è l' interpretazione secondo la quale noi avremmo assunto l' impegno di procedere a tale estensione » , cioè all' estensione dal centro alla periferia degli accordi e della formula di centrosinistra. ha soggiunto, e questo è più grave: « sia le Giunte di sinistra » (e quando l' onorevole De Martino usa questa espressione intende le Giunte socialcomuniste) « sia quelle di centrosinistra rientrano tra le forme atte a conseguire i fini del partito socialista » . l' onorevole De Martino , ciò dicendo, ha aggiunto: « ve lo comunico alla stregua dei risultati ufficiali del XXXV congresso del partito socialista , che non sono stati smentiti » . egli ha voluto cioè far sapere che l' indifferenza alla scelta in periferia (periferia che vuol dire regioni, province, comuni, enti), il « buridanesimo » , se così posso dire, del partito socialista nei confronti della scelta filocomunista e di quella di centrosinistra, è addirittura un impegno programmatico non violabile di tutto il partito socialista . ora, se il partito socialista interpretasse amministrativamente la realtà periferica, il problema sarebbe meno grave. ma gli è che il partito socialista , come voi tutti sapete, interpreta politicamente la funzione degli enti locali , e non soltanto delle regioni a statuto speciale , delle costituende regioni a statuto ordinario , interpretate ed invocate dal partito socialista come centri di potere politico, cioè come centri di condizionamento del potere politico centrale da parte del potere politico periferico, ma anche delle province e dei comuni. diamo atto al partito socialista italiano della coerenza e della continuità di questo suo atteggiamento che è tradizionale per i socialisti e per i comunisti. si tratta di posizioni coerenti, rispettabili, alle quali opponiamo le nostre, ma che, sul piano della coerenza, sono ineccepibili. è quindi tipico e tradizionale del partito socialista interpretare politicamente e non amministrativamente la funzione degli enti locali . voi sapete che le Giunte di sinistra o quelle formate soltanto dai socialisti, siano esse regionali, provinciali o comunali, da sempre hanno interpretato politicamente la funzione di questi enti. voi sapete che ogniqualvolta il Parlamento nazionale si occupa di un problema di fondo , dalla bomba atomica allo scioglimento del Movimento Sociale Italiano , subito questo problema viene ripreso e si ripercuote in tutte le Giunte periferiche, regionali, provinciali o comunali, agli ordini del partito comunista e del partito socialista . voi sapete che motivo non ultimo del pauroso dissesto finanziario degli enti locali in Italia (dissesto che ha trovato un riscontro di preoccupazione angosciata nelle dichiarazioni del presidente del Consiglio ), oltre alla assenza di una qualsiasi legislazione ragionevole ed adeguata sulla finanza locale è la politicizzazione ad oltranza delle amministrazioni locali voluta dall' estrema sinistra . pertanto, quando il partito socialista dichiara ufficialmente, riferendosi programmaticamente ad un suo deliberato congressuale, che le Giunte di sinistra e quelle di centrosinistra rientrano nelle forme atte a conseguire i fini propri dei socialisti, esso afferma implicitamente, signor presidente del Consiglio , che, tra i suoi fini, fondamentale dal punto di vista politico è quello di condizionare il potere centrale attraverso il potere periferico servendosi di formule di centrosinistra, e quindi della collaborazione con la Democrazia Cristiana , dove e fin dove al partito socialista fa comodo, e di formule di solidarietà, di intesa e di blocco con il partito comunista dove, fin dove ed ovunque al partito socialista fa comodo. la politica del doppio binario , onorevole Moro, anche al suo secondo esperimento di Governo, i socialisti gliela sbattono in faccia con assoluta tranquillità. questi i problemi che contano, queste le impostazioni da cui trae coloritura e vita il corso politico di questo Governo. ma non basta. nel discorso tenuto in seno al comitato centrale del partito socialista l' onorevole De Martino si è giustificato di fronte al suo partito in ordine al problema della corrispondenza delle Giunte periferiche alla formula politica centrale. voi credete, colleghi della Democrazia Cristiana , che l' onorevole De Martino si sia giustificato per la scandalosa e perdurante alleanza socialcomunista in Val d'Aosta ? voi credete che si sia giustificato per il mancato ingresso dei socialisti nel Governo regionale del Friuli Venezia Giulia ? no, colleghi della Democrazia Cristiana . volete sapere di che cosa si è giustificato di fronte al suo partito il vostro alleato segretario del partito socialista ? si è giustificato per i fatti di Mantova, perché a Mantova i socialisti, poverini!, hanno rotto con i comunisti). e sapete che cosa ha detto giustificandosi? « la causa della crisi di qualche giunta di sinistra, come quella provinciale di Mantova, non sta in una premeditata volontà dei socialisti di porre termine alla collaborazione con i comunisti, ma sta nella condotta di questi ultimi » . in altri termini, se i comunisti anche a Mantova non fossero stati cattivelli, se non si fossero comportati male con i socialisti, questi ultimi anche in quella giunta provinciale sarebbero rimasti ben volentieri al Governo con i comunisti. in quale momento il segretario nazionale del partito socialista dice queste cose? proprio nel momento politico in cui, colleghi della Democrazia Cristiana , vi presentate al Parlamento e al paese dicendo che la giustificazione di fondo della formula di centrosinistra sta nell' arricchimento e nell' allargamento dell' area democratica attraverso un sempre maggiore impegno del partito socialista , cioè nel momento in cui, incautamente, onorevole Moro (Iddio glielo perdoni!), ella riconosce ai massimi esponenti del partito socialista senso dello Stato, generoso senso dello Stato. ah, no! generoso senso del Governo, senza dubbio, generoso senso dei bottoni e relativa stanza, senza alcun dubbio: bottoni centrali, periferici, pur di premerli, in compagnia di chiunque. e volete che ci scandalizziamo per tutto questo? volete che troviamo tutto questo inedito, sorprendente? tutto ciò era previsto, ve lo avevamo detto prima, non ci stupisce affatto. però troviamo veramente incongruo e addirittura scandaloso, signor presidente del Consiglio , che in presenza di documenti ufficiali quali quelli che mi sono permesso di citare, si voglia ancora parlare di arricchimento dell' area democratica attraverso un sempre maggiore impegno unitario del partito socialista e della maggioranza. a proposito del partito socialista vi è da dire d' altra parte qualcosa di più. il segretario del partito socialista , onorevole De Martino , ha presentato, come egli usa sempre fare, le posizioni socialiste anche in prospettiva, parlando del finalismo socialista oltre il centrosinistra e oltre questo Governo, e ha testualmente detto: « ci siamo posti in modo angoscioso la domanda se fosse possibile per noi continuare a condividere responsabilità di Governo costretti ad agire in un determinato sistema che noi contestiamo nei suoi fondamenti » . non è un' affermazione nuova, ma nel momento in cui il segretario nazionale del partito socialista , uno dei pilastri della maggioranza e del Governo, imposta il problema in questo modo e dice: noi socialisti siamo costretti in un determinato sistema del quale contestiamo i fondamenti, si deve riaprire, signor presidente del Consiglio — perché lo riaprono loro, perché io riapre la maggioranza, perché lo riapre, quindi, direttamente o indirettamente il Governo — un vecchio discorso. che senso ha, signor presidente del Consiglio , parlare di area democratica, di ingresso nell' area democratica, di democrazia parlamentare , quando l' ingresso nell' area democratica del partito socialista viene dallo stesso partito socialista presentato per quanto concerne le posizioni di potere con la spregiudicatezza di cui vi abbiamo parlato, e per quanto concerne le posizioni programmatiche e finalistiche con la spregiudicatezza o per le meno con la chiarezza della quale stiamo parlando? se il partito socialista contesta — e ne ha tutto il diritto — i fondamenti di questo sistema, come può ella, onorevole Moro, che è uomo di dottrina e di pensiero, affermare e ritenere che il partito socialista arricchisca di sé l' area della democrazia? arricchisce di sé, attraverso alcuni suoi uomini, l' area del Governo, l' area del potere; ma la democrazia, onorevole presidente del Consiglio , non c' entra per niente. in altri termini, più chiari e impegnativi, ci sembra non vi siate accorti che dopo venti anni la Costituzione della Repubblica italiana è scoppiata; nel senso che non vi è più: è un palloncino scoppiato. sono rimasti disarticolati qua e là alcuni temi, sono rimasti per l' aria alcuni articoli, sono rimasti un formale rispetto e un formale ossequio alle istituzioni, e non a tutte le istituzioni. ma perché è scoppiata? perché ha lievitato in questi venti anni ciò che un poco surrettiziamente voi avevate messo, tutti quanti insieme, all' interno della Costituzione italiana, non come un buon lievito ma come un velenoso lievito. l' articolo 49, mai attuato, anzi legislativamente non attuabile, lievita però, all' interno della Costituzione italiana: il riconoscimento dei partiti. la funzione indispensabile che i partiti svolgono per lo sviluppo della democrazia. così, ci si è ben guardati dal preordinare quelle garanzie democratiche sulla vita interna dei partiti che furono invano chieste ai tempi dell' Assemblea costituente , ma si è tratto dal dettato costituzionale l' impulso massimo, naturalmente, per tutte le tesi presentate dai sostenitori ad oltranza della partitocrazia, fino a fare di quell' articolo 49 il più importante della Costituzione italiana. altro che articolo 1: Repubblica fondata sui lavoratori! altro che preambolo costituzionale con il riconoscimento dei vari diritti sociali e morali! altro che il da noi aborrito Titolo V della Costituzione! tanto è vero che vi sono stati di recente egregi costituzionalisti i quali hanno suggerito di definire la Repubblica italiana come Repubblica del Parlamento e dei partiti. e se avessero voluto, quegli egregi costituzionalisti, essere un po' più fedeli al tema, avrebbero dovuto dire « Repubblica dei partiti » , cancellando addirittura il Parlamento. articolo 39: altro lievito messo lì. con la volontà di riconoscere giuridicamente i sindacati? con la volontà di inserire di diritto il lavoro nello Stato? con la volontà di giungere alla contrattazione collettiva secondo la legge? con la volontà di restituire al lavoratore la magistratura del lavoro? con la volontà di tornare all' unità delle forze lavoratrici? assolutamente no! ci viene invece ripetutamente annunciano dall' onorevole Nenni lo statuto per i lavoratori, nuovo cavallo di battaglia e grido rivoluzionario. lo vedete voi il rivoluzionario di tutti i tempi — l' onorevole Nenni — che si presenta qui non già in nome dei principi marxisti e classisti per attuare a suo modo la Repubblica dei lavoratori, ma con lo statuto dei lavoratori, per assicurare determinate libertà al lavoratore all' interno della fabbrica, confondendo il lavoratore con l' agitatore sindacale, con il sindacalista, che sono cose assolutamente diverse? la Costituzione è a brandelli, sicché taluni termini di riferimento che potevano essere propri fino ad alcuni mesi fa, fino all' insorgere del centrosinistra, non hanno più alcun valore, nemmeno valore dialettico e discorsivo, onorevole presidente del Consiglio . e per quello che riguarda il partito socialista dirò che quando esso dice che contesta i cardini di questo sistema, è fedele alla sua logica rivoluzionaria. se il partito socialista contesta i termini di questo sistema, la sua tesi non è una tesi costituzionale, quindi non è una tesi democratica. quindi l' impegno socialista al Governo, anche se serio, non è un impegno democratico che arricchisca l' area della democrazia secondo, onorevole presidente del Consiglio , le sue tradizionali impostazioni. se poi la logica socialista è rivoluzionaria a parole ed è conformistica o attendistica nei fatti, allora — è inutile negarlo — onorevole presidente del Consiglio e colleghi socialisti, siamo di fronte ad una posizione trasformistica che può trasformare al vertice, come è accaduto e sta accadendo, una parte della classe dirigente socialista, che non trasforma un' altra parte della classe socialista e che lascia annegare il tutto nel mare di incongruenze tipiche del centrosinistra, in fin dei conti nel mare di incongruenze ancora più tipiche del partito socialista , il quale sta tornando a quelle posizioni velleitarie che, in sostanza, hanno rappresentato tutto il patetico dramma del socialismo italiano da cinquanta anni a questa parte. quando — per occuparmi, onorevole Moro, dell' ultima parte delle sue dichiarazioni — il centrosinistra si è annunciato, noi pensavamo, in verità, che il centrosinistra avrebbe affrontato la sua grossa battaglia sul terreno sociale e che soprattutto il partito socialista avrebbe affrontato la sua grossa battaglia sul terreno sociale; e abbiamo pensato che sul terreno sociale i socialisti avrebbero tentato di presentare i governi del centrosinistra come governi classisti, se non nelle impostazioni concettuali, per lo meno nelle realizzazioni di carattere concreto. invece la grande delusione è proprio questa: questo Governo, come il precedente, è destinato a scontentare soprattutto i lavoratori, soprattutto i ceti meno abbienti, è destinato a fare pagare la crisi economica e sociale soprattutto a chi meno ha. non è questa una affermazione demagogica: essa discende dalla realtà. qual è la risposta dell' onorevole presidente del Consiglio ? il presidente del Consiglio ha fatto un discorso molto serio — gliene do atto — nella parte relativa alla congiuntura, ha esposto non soltanto i dati che al Governo potevano far comodo, ma con molta abilità ha esposto anche i dati che al Governo non fanno troppo comodo, e senza dubbio li ha esposti in previsione di quelle lotte interne, di quelle guerriglie interne alla Democrazia Cristiana nelle quali ancora una volta egli si presenterà come il grande patito della Democrazia Cristiana , come l' uomo sul quale pesano le situazioni, come l' uomo che ha detto che le cose erano difficili ma è stato inchiodato all' altissimo posto di responsabilità proprio dalle difficoltà delle cose. bene. onorevole Moro, noi le vogliamo dire — ed anche questa la preghiamo di considerarla come un' espressione non eccessivamente polemica o paradossale — che la congiuntura non esiste. noi non crediamo nella congiuntura, non crediamo in questo personaggio tanto amato da lei e da lei reclamizzato nell' atto di presentare il suo primo Governo e reclamizzato anche dai suoi collaboratori di Governo alla televisione ogniqualvolta un ministro parla attraverso il video al popolo italiano . la congiuntura, onorevole presidente del Consiglio , non è che un frutto della sua sagace invenzione. con ciò non voglio intendere, naturalmente, che la situazione non sia difficile. essa lo è, anzi, ancora di più di quanto forse ella, onorevole Moro, abbia fatto intendere nel suo discorso. congiuntura dovrebbe significare una situazione che esplode ad un determinato momento, una specie di epidemia, qualcosa come le cavallette. da dove viene questa epidemia? verso dove si dirige? è arrivata quando? nel nostro caso potremmo domandarci se è giunta dal quadripartito o dal tripartito e da quale paese vicino. ma noi sappiamo che in nessuno dei paesi che ci circondano si è determinata una consimile congiuntura: a noi non risulta. no, dunque. non si tratta di una congiuntura delimitabile nell' ambito di sei od otto o dodici mesi . noi crediamo invece di essere giunti alla crisi di fondo del nostro paese. ed infatti, dopo venti anni dalla liberazione vostra, noi ci troviamo di fronte alla seguente situazione: 1) massimo statalismo pur nel minimo dell' autorità dello Stato; 2) massimo di speculazione privata, con il minimo di tutela dell' iniziativa privata ; 3) massimo di burocrazia con il massimo di anarchia funzionale, cioè con il minimo di funzionalità burocratica; 4) massimo di controlli, con il massimo di evasioni e di scandali; 5) massimo di leggi, senza una vera ed efficiente legislazione. vi prego, onorevoli colleghi , vi prego, signori del Governo, di mettere insieme questi dati e di voler considerare da voi se essi non rappresentino veramente la realtà della nostra situazione sociale e politica, la realtà dell' assetto dello Stato italiano. dopo di che, che cosa rimane della congiuntura? essa non è che l' effetto di tutte queste disfunzioni che io mi sono permesso di elencare. si potrà domandare perché essa è scoppiata dopo vent' anni . io mi permetto molto modestamente di dire che gli italiani in questi vent' anni , così come sono stati del resto abituati a fare in tutti i tempi e con tutti i regimi, si sono sempre arrangiati. e bisogna parlarne con un senso di devota riconoscenza. bisogna cioè tributare questa riconoscenza al nostro popolo tutto intero e persino nei confronti di quegli strati che dall' alto del Parlamento (se alto è) noi siamo qualche volta abituati a considerare nel modo meno garbato. ne volete una prova? l' onorevole Rumor, quand' era ministro dell'Agricoltura , alla domanda di un giornalista, nel corso di una trasmissione televisiva , se considerasse positivo o negativo il fenomeno dell' esodo dalle campagne, rispose nel modo seguente: positivo, positivo. forse per lui era un fenomeno positivo, o sarebbe stato anche più positivo che tutti gli agricoltori avessero abbandonato i campi, che i campi fossero tutti diventati magari tavoli da biliardo. ebbene, come sovente accade, nelle parole del ministro dell'Agricoltura Rumor v' era una grande verità ed una grande bugia. la grande verità si riferiva a tutti quei lavoratori dei campi che non potevano più fare i contadini, che nessuno più aiutava come agricoltori e che tale situazione aveva indotti a sciamare all' estero, o a Torino o Milano. una volta si fondavano le città autoritariamente; erano una pessima cosa i regimi autoritari che fondavano le città. quei regimi sono detestabili. adesso le città sono state create intorno a Milano, Torino e Genova, dal popolo italiano il quale, per arrangiarsi a trovare uno sbocco alla sua fame, ha operato autonomamente, costruendosi tutto, badando a tutto, pensando a tutto, senza tutela; e ha pensato a trasformare il tipo di civiltà del nostro paese; ma tutto ciò fino ad un determinato limite. queste, iniziative hanno un limite, oltre il quale si scontrano con una situazione economica che nella sua rigidità respinge, come gli scogli fanno coi marosi, anche le più generose iniziative. evidentemente non poteva continuare così. non era pensabile che gli italiani ricostruissero l' Italia dal basso, nel disinteresse, nell' accidia o addirittura di fronte alla dichiarata avversione o all' evidente incapacità dei pubblici poteri. ad un certo punto questa situazione è scoppiata, ed è scoppiata anche perché siamo entrati in un più vasto circuito economico, perché siamo entrati in contatto con altre economie, con altri Stati, con altre amministrazioni e con altre mentalità. l' Italia è diventata parte d' uno spazio economico più largo. altro che congiuntura! sono esplose le conseguenze di vent' anni di anarchia economica e sociale in un periodo che era sembrato del massimo rigoglio perché era dovuto all' iniziativa economica individuale e di massa degli italiani. adesso ci troviamo senza gli strumenti per risolvere il problema. ecco perché, onorevole presidente del Consiglio , noi non crediamo che si uscirà dalla cosiddetta congiuntura attraverso le misure anticongiunturali da lei annunciate. ho letto con molto interesse e con divertito stupore, sulle colonne d' un quotidiano romano, Il Messaggero , che ha mosso i più aspri attacchi al Governo precedente proprio in materia di politica economica e sociale, un elogio al Governo attuale: « ritorno alla realtà. il programma di politica economica del nuovo Governo Moro è tecnicamente buono » . la prima colonna dell' articolo mi ha veramente convinto perché vi si riferiscono tutte le ottime intenzioni che ella, onorevole Moro, ha manifestato per battere la cosiddetta congiuntura: difendere la lira, incentivare gli investimenti, tutelare il risparmio, colpire determinate evasioni. mi son quasi convinto. arrivato alla seconda colonna leggo: « nell' altro capitolo viene in cima alla lista l' annunciato blocco dei salari, ma come possa attuarsi il blocco non è ancora noto » . signor presidente del Consiglio , ci vuole spiegare, nel discorso di replica , come si attuerà l' annunciato blocco dei salari? so che ella mi risponderà (se per caso non si accinge già a farlo) di non aver mai parlato di blocco dei salari. blocco è parola troppo dura e rigida perché possa figurare nel vocabolario sociale ed economico dell' onorevole Moro. al massimo ella può parlare di contenimento, al massimo può parlare di invito alla meditazione e alla responsabilità nei confronti delle organizzazioni dei lavoratori. e quando da parte delle organizzazioni dei lavoratori le si dice: ma questo è corporativismo, questo è tentativo da parte del Governo, da parte dello Stato, di farsi mediatore tra forze della produzione e lavoratori, ella risponde con l' autorità che le deriva dall' essere stato corporativista e dall' aver quindi buttato alle ortiche i suoi vecchi convincimenti; e col convincimento assoluto di tutti gli apostati, ella giustamente s' indigna, si scandalizza, e dice: questo a me non lo dovete dire! se non fossi stato corporativista, avreste potuto pensare a un mio accostamento al corporativismo. ma io vengo proprio di lì. solo che, come San Paolo , ho abbandonato quella strada, ho imboccato un' altra strada. la mia strada è ora quella del centrosinistra. non accusatemi dunque di velleità corporative. dopo di che, il discorso è chiuso in termini teorici. ma questo contenimento? e la politica dei redditi ? come la pensa, onorevole presidente del Consiglio ? ho letto una divertente polemica dell' onorevole Storti, segretario della Cisl, nei confronti dell' onorevole Novella, segretario della Cgil (immagino, segretario di « tutta » la Cgil), il quale si è permesso di dichiarare che i lavoratori non accettano la politica dei redditi , che i lavoratori non accettano alcun blocco o contenimento dei salari, che i lavoratori son pronti a reagire anche scendendo in piazza (l' ha detto l' onorevole Novella e l' ha detto legittimamente, per carità!); e l' onorevole Storti a questo punto si indigna. ma perché? voi pensate davvero che, alleandovi politicamente con i socialisti e consentendo loro di restare nella Cgil e di svolgere la politica del doppio binario , possiate influire su di loro affinché a loro volta influiscano sui comunisti perché, infine, questi ultimi si decidano ad accettare i dolci inviti dell' onorevole Moro? ma come può albergare nelle file della Cisl una simile ingenuità? se l' onorevole Sabatini vuole rispondere a nome dell' onorevole Storti, ne ha tutto il diritto. ricordo, onorevole Sabatini, le nostre vecchie battaglie come giornalisti fascisti sul Maglio. l' onorevole Sabatini, che mi è simpatico appunto perché lo ricordo come collega anche in giornalismo, mi potrà rispondere che la polemica della Cisl mira a mettere in difficoltà la Cgil nei confronti dei lavoratori; mira — come scrive l' onorevole Storti sull' organo della Cisl — a far sì che i lavoratori si ribellino al sopruso della Cgil che si ostina a non capire la validità della politica dei redditi , fondamento della politica di programmazione. ebbene, io rispondo che la vostra polemica è strumentale come la loro. voi non siete in buona fede (lo dico sul piano politico) quando fingete di pensare che i lavoratori, fra un sindacato che si oppone al blocco dei salari e un altro che, in omaggio all' onorevole Moro, parla di contenimento dei salari, possano scegliere quest' ultimo. la dialettica della Cisl è sbagliata. se essa muoveva dalla rottura sindacale tra comunisti e socialisti, questo sarebbe stato un dato strumentale che poteva trasformarsi in dato politico, sociale ed economico: positivo secondo talune prospettive, negativo secondo altre. ma in questo modo vi siete cacciati in un pasticcio, non avete fatto altro. il che vuol dire che i nostri reiterati richiami all' opinione pubblica di fronte alla utilità inutile » della crisi, di fronte alla riproduzione dello stesso Governo e dello stesso programma, di fronte al fallimento sistematico del centrosinistra, in termini politici interni e internazionali e in termini economici e sociali, i nostri reiterati richiami devono essere considerati di un certo peso, a prescindere (vi preghiamo di abituarvi a non considerare quantitativamente ma qualitativamente i problemi del nostro paese) dal numero dei deputati e dei senatori del Movimento Sociale Italiano . abbiate la bontà di tener presente che taluni nostri appelli alla pubblica opinione , che voi sbrigativamente definite qualunquistici, hanno o possono avere un certo peso. noi non guardiamo alle scadenze dei partiti della maggioranza; guardiamo alle scadenze della pubblica opinione . in questo senso io mi permetto di farle una domanda molto precisa. onorevole Moro, nella speranza che con altrettanta precisione ella avrà la bontà di rispondere. ella ha dichiarato che questo Governo intende che le elezioni amministrative si svolgano entro il termine stabilito; ha aggiunto però — forse senza volerci mettere alcuna insidia, ma insidiosamente nella sostanza — che questo avverrà se il Parlamento avrà potuto approvare in tempo la nuova legge. noi ci permettiamo di chiederle di assumere un impegno di Governo. per quanto ci riguarda, noi siamo pronti a facilitare al massimo l' iter della relativa legge, perché in linea di principio siamo d' accordo sulla modifica della legge elettorale amministrativa. e con ciò noi facciamo fronte al nostro dovere nel limitato settore che noi rappresentiamo. ella, signor presidente del Consiglio , è chiamato ad assumere qui un impegno di Governo. ella ci deve cortesemente dire se il Governo intende effettuare le elezioni amministrative alla scadenza anche nel caso — che è sempre ipotizzabile, anche se non certamente prevedibile — in cui la legge elettorale non fosse stata nel frattempo approvata. si tratta di un impegno del Governo che esso non può ritorcere sul Parlamento. insistiamo su questo punto perché riteniamo che il centrosinistra, dopo il giudizio della maggioranza del Parlamento e quello delle assise congressuali della Democrazia Cristiana e del partito socialista , debba accettare quello della pubblica opinione . data la gravità della crisi la soluzione più congrua sarebbe stata quella del ricorso al giudizio del corpo elettorale in sede politica e in questo senso dal nostro settore sono partiti nel corso della recente crisi ministeriale responsabili appelli; ma anche le elezioni amministrative rappresentano un traguardo verso il quale riteniamo si debba marciare senza ulteriori indugi. noi pensiamo di fare il nostro dovere nei confronti del paese ponendoci in posizione di antitesi sempre più netta, chiara ed aperta di fronte alla crisi involutiva di tutto il sistema che è in atto. sbaglierebbero i gruppi di maggioranza se pensassero di liquidare in termini di qualunquismo questo nostro atteggiamento, anche perché, pur non essendo mai stato qualunquista, ricordo con una certa emozione il guanto di sfida morale, politica, sociale lanciato molti anni fa dall' Uomo qualunque contro il regime ciellenistico che voi, colleghi della maggioranza, avete in sostanza restaurato nei suoi aspetti deteriori di carattere morale e politico, in politica sociale , interna e internazionale, ripristinando il regime della ambiguità, del doppio gioco, del badoglismo ritardato. ebbene, quello stesso grido di allora si ripercuote largamente nell' opinione pubblica italiana: faremo il possibile per incoraggiarlo.