Ugo LA MALFA - Deputato Maggioranza
IV Legislatura - Assemblea n. 110 - seduta del 05-03-1964
1964 - Governo I Segni - Legislatura n. 2 - Seduta n. 298
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , nel corso della discussione preliminare di politica estera in seno alla III Commissione, dopo avere ascoltato le opposizioni di destra e di estrema sinistra , ho dichiarato che trovavo la politica del Governo, per quel che concerne i due grandi problemi che l' impegnano, la costruzione dell' Europa e la politica mondiale in fase di distensione, estremamente coerente, con una sua intima logica e perciò l' approvavo incondizionatamente. qui, dopo aver seguito il dibattito in Aula debbo confermare questo giudizio e dichiarare ancora una volta che, mentre trovo la politica del Governo coerente nel suo sviluppo, considero estremamente incoerente la politica suggerita dalla opposizione di destra e quella suggerita dalla opposizione dell' estrema sinistra . dirò, naturalmente, le ragioni che mi portano a dichiarare tale incoerenza. il Governo è di fronte — come dicevo — a due grandi problemi, ed io trascuro i problemi minori, che, naturalmente, se non vogliamo disperdere la nostra azione in mille rivoli e perdere la rotta, vanno inquadrati nella visione generale. ed i due problemi che oggi ci assillano sono il problema dell' Europa e della sua costruzione e il problema dei rapporti mondiali, con riferimento alla distensione e alla pace. sul problema dell' Europa la polemica è ormai facile verso la destra. in questi anni, l' Italia si è trovata a dover decidere una grossa questione, quella se aderire all' impostazione europeistica propria del generale De Gaulle o rimanere fedele ai vecchi principi dell' europeismo federalista e democratico. tale dilemma ha portato ad un' aspra e dura battaglia. personalmente, l' ho vissuta facendo parte del Governo Fanfani e devo dichiarare che solo dopo l' attività svolta recentemente dal ministro degli Esteri e, soprattutto, dopo la visita del presidente della Repubblica e del ministro degli Esteri in Francia, nel corso della quale si sono finalmente, con assoluta franchezza, chiariti i rapporti reciproci, io mi sento tranquillo. la lunga battaglia tra la seduzione esercitata dalle idee golliste quanto allo sviluppo del processo politico europeo e la necessità di tener fede ai presupposti dell' europeismo come esso nacque si è finalmente risolta. noi, cioè, con la posizione assunta dal Governo di centrosinistra ci dichiariamo fedeli alla concezione democratica dell' Europa, ciò che implica un determinato rapporto con i paesi anglosassoni, e soprattutto con gli USA. ma mentre i due governi di centrosinistra, con uno sforzo e un travaglio notevoli, sono andati precisando tale posizione, che è europeistica e atlantica insieme, la destra, sotto la seduzione delle formule autoritarie e nazionaliste del generale De Gaulle , è andata abbandonando quella piattaforma che prima aveva accettato. a mano a mano che De Gaulle apriva i suoi orizzonti autoritari e nazionalistici in Europa e offriva alle forze di destra un' alternativa di tale genere, noi abbiamo visto intiepidirsi lo spirito atlantico, fierissimo qualche anno fa, e abbiamo visto spuntare, nei discorsi della destra, più esplicitamente in quelli « missini » , più copertamente negli altri, un vecchio spirito antiamericano e antibritannico. onorevole Malagodi, devo dirle francamente che questa crisi di orientamento ha fatto capolino anche nel partito liberale . in Commissione esteri, l' onorevole Gaetano Martino , presidente del Parlamento europeo , si è guardato bene dall' offrire a noi argomenti per concludere che ci fosse nelle sue concezioni europeiste e atlantiche una qualche influenza gollista. sebbene l' onorevole Malagodi in passato non sempre sia stato troppo severo verso « l' unione delle patrie » , devo dare atto che nella sua dichiarazione di oggi è stato altrettanto cauto dell' onorevole Martino. ma possiamo dire, colleghi liberali, che lo stesso sia apparso dal discorso dell' onorevole Cantalupo? eh no, amici liberali, col discorso dell' onorevole Cantalupo, il liberalismo ha fatto un bel cocktail col vecchio nazionalismo, monarchismo e direi col residuo di mentalità autoritaria. e così, ad un certo punto, anche la destra liberale ci ha posto il problema: esiste questa Francia gollista, è una realtà e noi dobbiamo tenerne conto. vero che l' onorevole Cantalupo ha indorato la pillola dicendo che la Francia gollista si sta riavvicinando agli USA. ma, con questa affermazione, ci si è voluto dare una pura illusione. la verità è che la Francia gollista non cambia la sua politica, mentre serpeggia nella destra l' idea che, tutto sommato, gli USA di America non rappresentano la tutela di una posizione conservatrice e nazionalistica su cui si puntava prima, e perciò la carta della politica gollista può essere giocata o coltivata come una buona pianticella. ora, onorevoli colleghi liberali, finché questa posizione viene fuori dalle dichiarazioni dell' onorevole Covelli in sede di Commissione e dalle dichiarazioni esplicite dei « missini » , finché questa posizione è apparsa un voluto infortunio di uomini della destra democristiana, finché questa posizione, per esempio, trapela dagli scritti critici dell' onorevole Guido Gonella noi possiamo capirne le ragioni. ma quando tale posizione è espressa dal seno stesso del partito liberale , attraverso la tesi dell' onorevole Cantalupo da una parte e quella dell' onorevole Gaetano Martino dall' altra, allora, onorevole Malagodi, prima di badare alle contraddizioni in casa altrui, è bene che siano risolte le contraddizioni in casa propria. tanto meglio. eh no, onorevole Cantalupo. voi trovate tante contraddizioni in casa nostra: lasciatemi dunque dire che questa contraddizione esiste. e se proprio ella vuole che io gliene faccia la storia sono a sua disposizione per questo, però in un' ora un po' meno tarda dell' attuale. la contraddizione dunque esiste, per cui va. sorgendo sull' orizzonte della destra italiana l' astro gollista e si va affievolendo l' astro atlantico o, se volete, il polo di riferimento, che era rappresentato dagli USA. devo dire che ormai, se vogliamo parlare dell' Europa, è chiaro che si sono delineate, per virtù dell' Italia e della politica di centrosinistra, due indicazioni opposte al riguardo, chiare, esplicite, valutabili in tutte le loro conseguenze. vi è la concezione gollista con la seduzione che esercita sulle forze politiche di vari paesi, dalla Germania occidentale all' Italia, con appendici verso la Spagna o il Portogallo, e vi è la posizione chiaramente espressa dal ministro degli Affari esteri , una posizione democratica che ha avuto il suo coerente sviluppo nella proposta non soltanto di fondere i tre esecutivi della Comunità, ma di procedere alla elezione del Parlamento europeo a suffragio universale . naturalmente la Francia ha regalato all' Europa democratica il « no » che noi avevamo regalato all' Europa delle patrie. abbiamo detto « no » alla concezione gollista, sapendo che quando avremmo proposto l' elezione del Parlamento europeo a suffragio universale avremmo ricevuto, come abbiamo ricevuto, dal ministro degli Esteri francese Couve de Murville , un esplicito, freddo e netto diniego. la contrapposizione delle due concezioni è quindi evidente. e non v' era da dubitare che fosse così. non illudiamoci che in Europa salvare le ragioni di un avvenire democratico o piegarsi alle ragioni di un opportunismo autoritario e nazionalistico fosse battaglia di poco momento. non ho alcuna difficoltà a dire che, in conseguenza di tale contrapposizione, il processo di integrazione europea langue. ma evidentemente su problemi di questo genere non si può transigere. si può transigere su questioni particolari, ma sulla maniera di concepire fondamentalmente l' Europa, se democraticamente o nazionalisticamente o autoritariamente, non vi è possibilità di compromesso cari colleghi della destra. noi dobbiamo prendere coscienza di questa realtà, mentre solo l' avvenire ci dirà quale delle due concezioni vincerà la battaglia dell' Europa futura. non ho avuto del resto difficoltà in Commissione a dire, e non ho difficoltà a ripetere qui, che anche nella stessa Francia il problema di uno sviluppo democratico o di una involuzione autoritaria si pone in termini drammatici. la contrapposizione del socialista Defferre al generale De Gaulle , per quel che riguarda la prossima battaglia presidenziale; indica come i due poli di riferimento di uno sviluppo europeo esistano nella coscienza francese. se quindi esistono nella coscienza francese, non capisco perché non debbano esistere nella coscienza europea. ma se vediamo il problema in questi termini e passiamo alla posizione dell' estrema sinistra , rileviamo l' incoerenza e direi la tardività con cui essa prende coscienza della nuova situazione. potrei allora ricordare quanto è stato tardo lei ad intervenire al dibattito in Commissione. conosco il suo discorso e ne ho il resoconto. onorevoli colleghi , ho assistito a tutto quello cui ho potuto assistere e ho qui le bozze del resoconto sommario . dicevo che, nella posizione della destra, lo spirito atlantico, filoamericano, si va spegnendo od affievolendo perché un astro autoritario si profila in Europa. questa posizione della destra dovrebbe essere indicativa per l' estrema sinistra . gli onorevoli Vecchietti e Alicata mi lascino dire che essi hanno parlato degli USA come se ne poteva parlare nei periodi più duri della guerra fredda . niente è cambiato nel linguaggio dell' onorevole Vecchietti e in parte dell' onorevole Alicata. pare a me che questa maniera di considerare gli USA non sia nemmeno originale da parte dell' estrema sinistra . mi lasci dire l' onorevole Vecchietti che un po' di cinesismo risulta dalla sua esposizione ed è strano che esso si prolunghi fino a diventare un giudizio benevolo sulla politica del generale De Gaulle . dicevo che il giudizio della estrema sinistra sugli USA è per lo meno stantio. essa non può, in effetti, fare il discorso. sugli USA che faceva nei periodi più duri della guerra fredda , per la semplice ragione che vi è stato un grandissimo fatto nuovo nella politica mondiale ed esso non è stato creato dalla Cina né dal generale De Gaulle . il fatto nuovo, estremamente importante, della politica mondiale , per i colleghi che guardano tanto alle innovazioni del generale De Gaulle o a quelle che la Cina sta combinando nel mondo, è il trattato di tregua nucleare realizzato dagli USA e dall' Unione Sovietica . tale fatto nuovo noi dobbiamo mettere al fuoco del nostro giudizio; altrimenti possiamo ritornare ai dibattiti del 1948 e rimanere a quella posizione. domando, infatti, all' estrema sinistra quali fatti distensivi possano attribuirsi ad altre, potenze, che non siano gli USA da una parte e la Unione Sovietica dall' altra. ed è evidente che qualsiasi giudizio noi diamo su Zanzibar, che tanto piace all' onorevole Vecchietti, o su Cuba, tale giudizio deve essere riferito a questo fondamentale fatto distensivo, che non dobbiamo compromettere nelle sue possibilità di sviluppo. dicevo, che noi dobbiamo ancorare il nostro esame a questo fatto nuovo, che ha aperto prospettive nuove alla politica mondiale , che fa arretrare la destra verso una posizione antiamericana e antinglese, ma non può far arretrare l' estrema sinistra fino a farle dimenticare tanto importante evento che condiziona la politica del mondo. desidero, a questo punto, porre all' estrema sinistra , all' onorevole Vecchietti una domanda ben chiara e precisa: ma possiamo disturbare noi, con iniziative autonome ed estravaganti, la possibilità che questo processo si approfondisca? e tutte le cosiddette politiche autonome che l' onorevole Vecchietti e in parte l' onorevole Alicata hanno inventato e ci suggeriscono sono politiche che disturbano questo processo. la politica che la Cina comunista persegue in Asia e la politica che il generale De Gaulle intende svolgere in tutto il mondo — non ha limiti la sua ambizione — nell' America Latina , in Asia, in Africa, sono politiche di disturbo di questo avvenimento fondamentale. non dimentichiamo che tali nazioni non hanno aderito al trattato di tregua nucleare, fondamentale avvenimento distensivo, e noi non possiamo interpretare le loro mosse politiche, in qualunque senso esse si svolgano, se non riferendole a quella mancata adesione. dicevo, onorevoli colleghi , che tale argomento va messo a fuoco. non possiamo noi, i distensionisti di tanti anni, metterci alle spalle quel grande evento e andare avanti come se nulla fosse. ma, onorevole Vecchietti, nell' antiamericanismo si è battuti, oggi, da una parte da De Gaulle e dall' altra dalla Cina comunista . e sotto l' antiamericanismo, onorevoli colleghi dell' estrema sinistra , un po' di antikrusciovismo vi è o lo negate? mi piace riaffermare certa logica dei blocchi, proprio perché quella che vedevo affiorare nella linea politica esposta dall' onorevole Vecchietti era la logica dell' anarchia internazionale. ho ascoltato due discorsi dell' onorevole Vecchietti, in Commissione e qui, e devo dire che la morale della politica estera dell' onorevole Vecchietti è che non si capisca più nulla e non vi sia più un filo conduttore . eh no! questa allegria di posizioni per cui andiamo dietro a Zanzibar, dietro a Cipro, dietro a Cuba, non è politica estera , è esercitazione in libertà. vi è questo fatto della distensione, ed esso discende dall' esistenza stessa dei blocchi. volere o non volere, onorevoli colleghi , l' esigenza di distensione e la possibilità di costruire una politica ad essa ispirata dipendono dalle due grandi potenze che hanno la forza nucleare e nelle cui mani è il destino del mondo. questo non vuol dire che esse non debbano sentire altri motivi: vuol dire che esse sintetizzano e rappresentano lo spirito distensivo. e sarebbe una politica irresponsabile la nostra, se con iniziative autonome e non meditate, disturbassimo questo processo distensivo come stanno facendo il generale De Gaulle e la Cina comunista . onorevole Pajetta, ho detto qualcosa a cui — secondo me — bisogna prestare una certa attenzione. noi dobbiamo riconoscere che questo avvenimento distensivo, il trattato di tregua nucleare, fu fatto dalle sole due grandi potenze che erano in grado di concretizzare un moto verso la distensione dei due blocchi e dei due sistemi. non è assolutamente necessario distruggere il presupposto dei blocchi per raggiungere la pace, ché anzi la distruzione dei sistemi può significare la anarchia e l' incentivo a sconvolgere il mondo. necessario che i due blocchi procedano, attraverso quelle che si possono chiamare le « teste di serie » , a trovare la via della distensione, con tutte le difficoltà che il processo comporta. voi non potete negare, da nessun punto di vista , che così si presenta la situazione internazionale. ed ecco perché — lo dico con estrema tranquillità — abbiamo bisogno di ben meditare sul fatto fondamentale del primo trattato distensivo, che può registrare progresso o può regredire. con questo non voglio dire che il problema di ulteriori passi sulla via della distensione sia, per gli USA e per l' Unione Sovietica , facile, né voglio giudicare se nelle politiche dei due paesi non possa avvenire qualcosa che ci faccia tornare indietro. non voglio ipotecare l' avvenire in alcun senso. prendo però atto di una realtà, che è la realtà del trattato fra Unione Sovietica e USA, una realtà che — a mio giudizio — è la sola che dobbiamo desiderare vada avanti, senza che vi sia appoggio diretto o indiretto ad azioni di disturbo e azioni di disturbo vi possono essere da parte delle due potenze nazionaliste dell' ovest e dell' est, dalla Francia gollista e dalla Cina comunista . senza queste azioni di disturbo, nonostante tutte le difficoltà, possiamo sperare che il processo vada avanti. vogliamo, d' altra parte, negare che la posizione della Francia gollista da un lato e la posizione della Cina comunista dall' altro partano da un presupposto nazionalistico? che cosa vale, amici dell' estrema sinistra , la polemica contro la Cina, se voi non vi avvedete del carattere nazionalistico della sua posizione, che è in pieno contrasto col processo distensivo? che significato ha allora la vostra polemica? o è la Cina all' avanguardia del processo di riscatto dei popoli sul terreno classista o lo è la Russia con la sua politica distensiva. qui bisogna fare una scelta ben chiara e precisa. e così in Occidente. noi scegliamo gli USA rispetto alle iniziative, che formalmente possono apparire di maggiore apertura, del generale De Gaulle , perché dagli USA abbiamo avuto la prova concreta della volontà di un processo distensivo. da parte di quale altro paese abbiamo la prova di un processo del genere? se siamo in questa condizione, le conseguenze, onorevoli colleghi , sono evidenti. e quello che voi chiamate « immobilismo » è un grande senso di responsabilità democratica sia verso l' integrazione europea , come dimostravo, sia verso il processo distensivo mondiale. e qui vengo alla forza multilaterale. ho già detto in Commissione affari esteri che il problema della forza multilaterale va considerato sotto un doppio aspetto: il progetto-studio di forza multilaterale può piegare a destra; il fallimento della forza multilaterale può aprire la via alla forza nazionale atomica. per quel che riguarda la Germania, che voi, colleghi dell' estrema sinistra , temete per la sua spinta revanscista, dovete vedere anche una conseguenza che per me sarebbe catastrofica, cioè che al posto della forza multilaterale si possa sviluppare una forza nucleare franco-tedesca. questa sarebbe, a mio giudizio, una incognita grave. non avete letto, colleghi dell' estrema sinistra , la dichiarazione del ministro Strauss che respinge la forza multilaterale ed accetta l' idea della forza nucleare franco-tedesca che dovrebbe discendere dal trattato franco-tedesco ? in quale quadro si colloca lo studio della forza multilaterale? si colloca nel quadro occidentale e gli USA lo presentano appunto come riparo contro la possibile involuzione verso la forza nucleare nazionale franco-tedesca. l' Unione Sovietica ha reagito alla forza multilaterale e voi avete ragione quando dite che tale reazione vi è di guida. ma voi credete che lo studio della forza multilaterale possa collocarsi al di fuori del quadro di Ginevra, del quadro del progresso della politica distensiva delle due grandi potenze? può diventare un elemento di rottura — noi non lo sappiamo — ma può diventare elemento necessario ai fini dell' ulteriore corso di tale politica. la forza multilaterale che gli USA promuovono in Europa deve essere presentata al tavolo di Ginevra e dei possibili progressi sulla via del disarmo. io non so se la forza multilaterale sarà l' ultima delle possibilità che di fronte alla spinta nazionalistica è offerta al mondo occidentale, o se, invece, potrà essere in qualche maniera superata da una concezione di zone territoriali disatomizzate. non lo so, perché se si tratta della forza multilaterale all' interno del sistema occidentale, se ne tratta ugualmente all' esterno, in tema di sviluppo dei rapporti tra est ed ovest. noi non sappiamo se questa forza multilaterale si collochi in tale processo di sviluppo o meno. è chiaro che gli USA e l' Unione Sovietica , di fronte alla Cina comunista e alla Francia gollista, sono impegnati a proseguire sulla strada intrapresa con il primo grande atto distensivo rappresentato dal trattato di Mosca, perché la fine di quel trattato significherebbe il fallimento della politica che fu già di Kennedy, e della politica che è di Kruscev; e perché, se tornassero indietro, le conseguenze, sia nel mondo occidentale sia in quello orientale, sarebbero catastrofiche. mi pare quindi che, se le cose stanno in questo modo, il respingere la politica estera di centrosinistra sia un nonsenso. tutto il convoglio dell' Occidente, come tutto il convoglio dell' Oriente, salvo le eccezioni illustrate, ha marciato in senso distensivo. e come fate, allora, onorevole Vecchietti e onorevole Alicata, a dire che la politica dei governi di centrosinistra è quella di ieri, dei periodi della guerra fredda ? ma questo è un errore di ottica, o inesatto apprezzamento della situazione. e con questo, onorevole ministro, avrei finito. ma desidero dare una risposta all' onorevole Malagodi. sia l' onorevole Barca, con parsimonia, sia l' onorevole Malagodi, con minor parsimonia, hanno portato nel dibattito sulla politica estera il problema della politica economica interna. dico con minor parsimonia perché, onorevole Malagodi, ho avuto l' impressione che si approfittasse di questo dibattito di politica estera per iniziare un discorso che va fatto in altra sede e che io non riprenderò sia nei confronti dell' onorevole Barca sia nei confronti dell' onorevole Malagodi. se dobbiamo discutere di politica economica interna lo faremo fra qualche giorno e ne vedremo le proiezioni sul terreno internazionale con la maggior chiarezza possibile. è quindi inutile che mi metta qui a smentire alcune affermazioni che suonano parziali e di semplice effetto polemico. voglio soltanto riferirmi ad un accenno fatto dall' onorevole Malagodi sulla falsariga di erronee affermazioni di stampa. nel mio articolo in cui accennavo di avere constatato una crisi dello Stato dopo la formazione del Governo Fanfani, non mi riferivo alla situazione congiunturale . chi legga quell' articolo vedrà che non mi riferivo assolutamente al fatto che, costituitosi il Governo di centrosinistra, io avessi constatato dall' interno di esso una fase congiunturale catastrofica. non ho detto questo. ho detto ben altro. ho detto che i problemi amministrativi dello Stato e del paese apparivano più gravi dall' interno di quel che si potesse vedere dall' esterno; e ho detto che se avessi dovuto fare una manifestazione di sincerità rispetto alla situazione organizzativa e amministrativa dello Stato, lo avrei dovuto fare verso il partito socialista . perché ho detto questo? perché, onorevole Malagodi, parliamoci chiaro e con estrema sincerità, visto che tutti mi attribuiscono... no, onorevole Pajetta: vorrei che la mia sincerità facesse testo per lei qualche volta. ebbene, quando ho detto che semmai un atto di sincerità poteva riguardare il partito socialista , è perché, onorevole Malagodi, delle condizioni in cui si trova lo Stato e di cui dobbiamo obiettivamente prendere atto siamo responsabili, in maggiore o in minore misura, noi delle vecchie formazioni centriste. non creda l' onorevole Malagodi di essere esente da responsabilità in merito alla situazione in cui oggi è lo Stato, poiché egli ha collaborato forse in misura maggiore del partito repubblicano al regime politico che ha portato lo Stato alle condizioni che ho constatato. quindi il rilievo è completamente diverso, onorevole Malagodi, per quel che riguarda il punto di partenza del Governo Fanfani. vedremo nella discussione di politica economica quale è stata la situazione al punto di arrivo , lo vedremo con estrema tranquillità. onorevoli colleghi , ho finito questo mio breve intervento e confermo la mia assoluta solidarietà con la politica estera condotta dal Governo.