Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
III Legislatura - Assemblea n. 98 - seduta del 22-01-1959
Sull'anonima banchieri
1959 - Governo II Fanfani - Legislatura n. 3 - Seduta n. 98
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , il nostro gruppo ha affrontato con particolare senso di responsabilità , questo dibattito, perché non dimentichiamo che abbiamo preso noi l' iniziativa della richiesta di questa discussione presentando la nostra mozione non appena vennero resi noti al Parlamento i risultati dell' inchiesta sul caso Giuffrè. e, siccome abbiamo preso l' iniziativa, voglio anche chiarire perché l' abbiamo fatto. non certamente perché si riaprisse in questa Aula, come da molte parti è stato fatto, come è stato fatto testé, per esempio dall' onorevole Gullo, l' inchiesta sul caso Giuffrè. l' onorevole Romualdi che ha illustrato ieri la nostra mozione ha reso un atto di deferente omaggio al lavoro della Commissione. voglio chiarire, anche se non ve ne sarebbe bisogno, perché l' onorevole Romualdi è stato chiarissimo (ma la necessità di farlo è derivata dal seguito del dibattito, dal modo con cui il dibattito è stato condotto da altre parti su questo problema che è prima di tutto di stile), che non si tratta per nulla di un omaggio formale, ma di un omaggio sostanziale e di un atto di doverosa lealtà. noi abbiamo avuto l' onore di far parte, attraverso la persona e l' opera del presidente del nostro gruppo parlamentare onorevole Roberti, della Commissione d' inchiesta sul caso Giuffrè. debbo pensare, ed è ovvio, d' altra parte, che pur conoscendo la capacità, la tenacia, il prestigio del mio collega, non sempre la Commissione potrà aver dato ragione alle sue tesi, non sempre nel corso dei dibattiti svoltisi egli si sia sentito pienamente sodisfatto e pago dei risultati che via via venivano raggiunti, e che non tutte le parti della relazione possono rappresentare, rispecchiare esattamente quello che avrebbe voluto e scritto se egli ne avesse avuto l' esclusivo incarico. mi permetto di far presente che l' onorevole Roberti non è intervenuto in questo dibattito, non ha illustrato la nostra mozione, e si riserva ovviamente il compito e l' onore di poter replicare. comunque tutta la nostra parte ha voluto rendere, ripeto, un sostanziale e leale atto di omaggio all' opera e alle conclusioni della Commissione di cui abbiamo fatto parte. dicevo che è un problema di stile. e non se ne abbiano a male (perché non intendo offendere nessuno nel corso di un intervento che necessariamente sarà polemico) i colleghi di altra parte che hanno un altro stile, il quale fa parte della loro concezione, della loro dottrina e del loro mondo quando fanno parte di Commissioni, del Governo. essi hanno sempre per sistema, ed i colleghi della Democrazia Cristiana e di altre parti penso ne abbiano una vecchia esperienza, la facoltà, anzi l' autodiritto, per l' investitura di non so chi, di stare con un piede al Governo e con l' altro alla opposizione, con un piede in seno alla Commissione sullo scandalo Giuffrè in veste di giudici e con l' altro fuori della Commissione per criticare l' operato unanime della Commissione medesima. questo non è il nostro punto di vista , non è il nostro stile. mi permetto sommessamente di far rilevare all' onorevole presidente della Camera, del quale ho vivamente apprezzato, così come tutta la nostra parte, i suoi tentativi di riportare la discussione, da questo punto di vista dello stile, sui binari in cui avrebbe dovuto, per iniziativa autonoma di tutte le parti, svolgersi, che questo è uno degli aspetti della crisi dell' istituto parlamentare. si è creato ieri ed oggi, attraverso tali interventi, soprattutto attraverso l' ultimo intervento dell' onorevole Gullo, un precedente molto pericoloso ed insidioso, cioè che il Parlamento possa con deliberazione unanime (perché non vi è stata discordia) eleggere una Commissione di inchiesta, con deliberazione unanime affidare alla stessa un determinato mandato, inserire nella stessa, con deliberazione unanime, rimettendone i poteri discrezionali alla Presidenza, i propri rappresentanti, e quindi riaprire l' inchiesta, la discussione, criticare l' operato della Commissione stessa. ciò è creare, penso, nell' opinione pubblica uno stato di molto notevole perplessità non sulla inchiesta in sé, non sulla Commissione in quanto tale, non su questa particolare situazione politica, ma, mi si consenta di dirlo, sulla serietà, sulla ragione di vivere, vorrei dire, di questi nostri istituti. non criticatemi se muovo io questi appunti. so benissimo che il mio modesto pulpito può essere ritenuto non adatto, addirittura il meno adatto. non è certo colpa mia né merito mio se questi appunti possono venire da questa nostra parte. e un indizio dei tempi, della crisi dei tempi e di quella crisi di regime della quale noi parliamo. questi appunti possono essere mossi ad altre parti che avrebbero dovuto in questi 15 anni insegnarci la democrazia e che di tanto in tanto si studiano di farlo, per esempio, alla televisione. noi, dunque, siamo qui non per riaprire l' inchiesta, non per criticare le risultanze della Commissione, ma per muovere da queste adempiendo al mandato che la Commissione d' inchiesta ha commesso al Governo e al Parlamento. su questo la Commissione è stata molto chiara. essa ha commesso al Governo e al Parlamento (e mi sembra che questo non sia un dato opinabile, ma che sia invece assolutamente obiettivo) un triplice mandato: di carattere morale, amministrativo e politico. dal punto di vista morale la Commissione ha rilevato, come ricordava poco fa l' onorevole Gullo e come hanno detto pressappoco tutti gli oratori, soprattutto quelli di estrema sinistra , l' esistenza di un clima. la Commissione, come un altro oratore della sinistra ha detto, ha rilevato l' esistenza in Italia di un contrasto tra Stato di fatto e stato di diritto e la sovrapposizione talora dello Stato di fatto allo stato di diritto . sono questi i tipici aspetti della crisi di regime che stiamo attraversando, e noi del Movimento Sociale Italiano , onorevoli colleghi (anche qui mi riallaccio a quello che stavo dicendo poco fa circa l' autorevolezza di taluni pulpiti), abbiamo ascoltato con indubbio interesse, vorrei dire con un tantino di sodisfazione personale, talora con una punta di commozione quando certi appelli erano in buona fede assoluta, come quello dell' onorevole Macrelli, della cui buona fede certamente nessuno qui e fuori di qui può dubitare, abbiamo sentito, dicevo, gli appelli al senso dello Stato. ci fa piacere sentir parlare di senso dello Stato in quest' Aula, ci fa piacere sentire invocare il senso dello Stato, sentire autorevoli e così svariati e diversi e vorrei quasi dire variopinti richiami e appelli al senso dello Stato, all' autorità dello Stato. e allora è il caso di dire: non mettetevi, mettiamoci una mano sulla coscienza. noi, a nostro modo, allo Stato abbiamo mostrato di credere. e non alludo, badate bene, alle esperienze del precedente ventennio, che fra l' altro a parecchi di noi, ai più giovani o ai meno anziani di noi, sono comuni, esattamente come lo sono a molti di voi, a cominciare da alcuni che siedono sui banchi del Governo : alludo alle esperienze tormentate, dure e per noi (vogliate riconoscerlo, anche nella diversità delle tesi, nell' asprezza della battaglia da parte vostra e nostra) particolarmente difficili di questo dopoguerra, nel corso del quale abbiamo dimostrato, dal nostro punto di vista , il senso dello Stato che ci anima. come lo abbiamo dimostrato? lo abbiamo dimostrato, per esempio, se vogliamo riferirci ai fatti importanti della nostra vita, alle esperienze dure e gravi della nostra umanità, lo abbiamo dimostrato preferendo far galera o epurazione in Italia, piuttosto che chiedere rifugio o ricetto in altri Stati. questo è un modo per dimostrare il senso dello Stato. e lo abbiamo dimostrato nella nostra modesta battaglia politica di questi anni, schierandoci, ogni qualvolta ci è sembrato obiettivamente necessario, in favore delle tesi politiche e anche degli uomini e dei gruppi politici che ci sembrava concorressero a difendere lo Stato e la nazione, qualunque fosse in quel momento la nostra situazione di opposizione e di battaglia in questa Aula e fuori di qui. lo sanno i presidenti del Consiglio che si sono succeduti in questo dopoguerra, ed il Parlamento ne è stato testimone. noi crediamo di aver dato, dal nostro punto di vista , nei limiti, nell' ambito e sotto la spinta delle nostre dottrine e dei nostri ideali politici, prova di senso dello Stato, e ci piace pertanto che ne parlino altri, che ne parlino i repubblicani, che ne parlino i liberali, i quali hanno pieno diritto di parlare, che ne parlino i nostri amici monarchici, che hanno altrettanto pieno diritto di parlare, e ci diverte che ne abbia parlato l' onorevole Basso, il quale ha voluto rifarsi, con un discorso a grande effetto, dei non grandi effetti da lui ottenuti con il suo discorso al congresso di Napoli. l' onorevole Basso (è un dato politico sul quale mi permetterò di ritornare tra poco, un dato politico di un certo interesse) ha parlato qui in una occasione indubbiamente di rilievo, obiettivamente parlando, per il suo partito, perché è stata la prima voce, il primo grido del partito socialista nel suo nuovo corso. abbiamo letto su tanti giornali che vi è stata una svolta, che comincia il nuovo corso del partito socialista . l' onorevole Basso ha iniziato il nuovo corso questa mattina, dicendo per l' appunto che lo Stato di fatto prende il dominio, prende il sopravvento in Italia sullo stato di diritto , ed ha fatto appello al senso dello stato di diritto . ha il diritto l' onorevole Basso, come socialista, di riferirsi allo stato di diritto per le esperienze di questo dopoguerra? badate, non alludo alle vicende napoletane, ai programmi, piuttosto fumosi che riflettono l' avvenire: alludo alle passate esperienze di quel partito e degli uomini di quel partito. e citando gli uomini di quel partito mi riferisco al più moderato fra di loro, al vero trionfatore (così ho letto sui giornali di quella strana borghesia che tanto si compiace di fare la corte al partito socialista ) del congresso di Napoli, all' uomo duttile, Riccardo Lombardi, il quale si è associato, attraverso la firma alla mozione e attraverso il silenzio, all' illustrazione della mozione socialista fatta oggi con tanto calore, con tanta passione socialista dall' onorevole Basso. l' onorevole Lombardi è diventato il cocco di certi ambienti. noi ce lo ricordiamo prefetto di Milano al tempo dei comitati di liberazione . vi sembra che il senso dello stato di diritto fosse compatibile con la difesa faziosa dei comitati di liberazione qual egli fece dal suo, dal vostro punto di vista , deplorevole, condannabile, antinazionale secondo noi, ma che siamo capaci di osservare e di discutere e che vorremmo foste altrettanto capaci voi di osservare. e di discutere con serenità dialettica? l' onorevole Lombardi fu uno strenuo difensore dei comitati di liberazione ed uno dei protagonisti della lotta sostenuta dai comitati di liberazione . non alludo alla lotta dei comitali di liberazione fino al 1945, la quale fu un determinato genere di lotta su cui non mi pronuncio; alludo ai comitati di liberazione post-25 aprile , cioè al tentativo perpetrato dall' onorevole Lombardi e da tutta la classe dirigente socialcomunista di allora e di oggi di tenere in piedi tutto uno stato di fatto molto oltre i limiti della fine della guerra, della instaurazione tra gli italiani di uno stato di pace, della instaurazione auspicata fra tutti gli italiani di uno stato di diritto . lo stato di fatto poteva essere giustificato, e lo era dall' una e dall' altra parte, durante la guerra civile . ma finita la guerra civile voi continuaste ad essere sostenitori dello Stato di fatto contro la possibilità di instaurare in Italia lo stato di diritto . voi non potete oggi, non in nome delle vostre dottrine ed ideologie, non in nome dei pericoli che rappresentate permanentemente a causa di quelle dottrine per lo stato di diritto in Italia, per qualsiasi stato di diritto , per lo Stato in senso assoluto, ma in nome del vostro comportamento dopo il 1945, in questo dopoguerra, negli anni cruciali per la comprensione reciproca, per la incomprensione reciproca fra noi, quando volevate a tutti i costi tenere in piedi uno stato di fatto contro il tentativo di restaurare uno stato di diritto , venire a farvi sostenitori di quello stesso stato di diritto . l' onorevole Basso non ha il diritto da quel pulpito — né lo avrebbe avuto il moderato, il cocco di mamma, l' ex prefetto « ciellenista » di Milano onorevole Riccardo Lombardi — muovere appelli in questo senso. simili appelli non possono venire da quella tribuna né possono venire dalla contigua tribuna comunista. anzi, poiché ha parlato l' onorevole Gullo, uomo sempre brillante ed autorevole nel suo gruppo, debbo dire che egli era più vicino allo stato di diritto ai tempi della Costituente di quanto non lo sia oggi. io mi sono letto gli atti della Costituente, della quale non ho avuto il piacere di far parte, ed in essi ho trovato il veramente fondamentale — lo dico senza ironia — discorso dell' onorevole Gullo contro la instaurazione dell' ente regione , discorso nel quale l' onorevole Gullo — andate a consultare i testi, è molto importante per comprendere, se ve ne è ancora bisogno, la mutevole tattica del partito comunista — si batte duramente contro l' ente regione proprio in nome dello Stato; e non, naturalmente, dello Stato come lo possiamo concepire noi, ma proprio dello Stato come diceva e dice di concepirlo lui: uno Stato in funzione sociale, uno Stato in funzione di progresso. egli che oggi si è tanto risentito in nome della sua regione, sostenne allora che in nome degli interessi sociali del popolo delle aree depresse dell' Italia meridionale e della sua Calabria in particolare, non bisognava creare compartimenti stagni tra regione e regione, bisognava mantenere una società italiana , un' Italia, uno Stato italiano. perché lo disse allora e perché non lo ripeterebbe oggi? perché allora egli fiutava il potere; egli e i suoi compagni speravano che le elezioni del 1948 dessero loro la vittoria sulla Democrazia Cristiana , o almeno la possibilità di partecipare al comando insieme con la Democrazia Cristiana . ed allora un pizzico di sincerità in quel dibattito i comunisti e l' onorevole Gullo in particolare potevano anche portarlo. dopo di che il senso dello Stato se ne è andato per i fatti suoi e riaffiora in occasioni polemiche come questa. senso dello Stato, dunque; senso dello Stato, per altro, non voglio dire dal nostro punto di vista , onorevoli colleghi , ma neanche da un punto di vista di parte, da un punto di vista polemico, dal punto di vista degli interessi rigorosi e rigidi di una parte. e quindi se senso dello Stato ha da essere, il problema è problema di crisi del regime in quanto. regime partitocratico. questo credo sia il centro, sia il fulcro della questione; e, come vedrete, le considerazioni politiche che farò mi riporteranno proprio su questo fulcro, su quel sto problema centrale che è la partitocrazia, rappresentata dai rapporti fra i partiti, dagli intrallazzi tra i partiti, dalle beghe tra i partiti. nel sottofondo di tutto ciò è il clima nel quale è scoppiato o, per meglio dire, è stato fatto scoppiare lo scandalo Giuffrè. la Commissione di inchiesta ci ha lasciato un mandato amministrativo, la Commissione di inchiesta ha rilevato che in alcuni settori la Pubblica Amministrazione non ha funzionato come avrebbe dovuto funzionare. e anche qui mi permetto molto serenamente di differenziare un nostro stile e una nostra responsabilità, nei confronti dell' esame di questi problemi molto delicati, dallo stile e dal senso di responsabilità che altri settori hanno dimostrato e vanno dimostrando. alcune frasi della relazione hanno indotto alcune parti politiche ad infierire talvolta indiscriminatamente, talaltra, il che è peggio, discriminatamente contro la burocrazia italiana. taluni se la sono presa con la burocrazia in genere, altri — il che è anche peggio perché l' hanno fatto indubbiamente in malafede — se la sono presa con l' alta burocrazia, cercando di far risalire ad essa la colpa e la responsabilità di tutto. non siamo qui per dire — perché questo contrasterebbe con il verdetto della Commissione ed anche con una realtà che tutti conosciamo — che le cose in Italia funzionino bene, che l' apparato burocratico dello Stato italiano sia perfetto, che tutta l' alta burocrazia faccia il suo dovere, e così tutta la bassa burocrazia. siamo qui per farvi rilevare, onorevoli colleghi , e più modestamente per invitare noi stessi a rilevare che, qualunque cosa accada in questa Italia, servire questo Stato italiano del dopoguerra è molto difficile: è molto difficile per gli alti burocrati, è molto difficile per i bassi burocrati. noi conosciamo i retroscena, le sottigliezze, noi conosciamo gli uomini. quando un ministro cambia di dicastero o quando un Governo entra in crisi e viene sostituito da un altro, e si verificano i piuttosto frequenti cambi della guardia, noi siamo in grado di valutare quello che succede. ma quando i funzionari dello Stato, ai quali viene detto dal loro statuto giuridico e dalla morale corrente, se vi è una morale, che essi debbono servire lo Stato, si trovano poi a contatto con ministri e sottosegretari i quali non danno probabilmente quell' esempio quotidiano che sarebbe necessario — parlo naturalmente in genere, non alludo ad alcuno in particolare: quando allusioni farò, saranno indicazioni precise — e che nell' esercizio stesso delle loro funzioni, all' interno dei loro ministeri, nei gabinetti e negli uffici stampa dei loro ministeri (e qui l' allusione è una indicazione: indico in questo caso, per esempio, per le sue responsabilità nei confronti della sua stessa burocrazia, il ministro delle Finanze Preti), trasformano gli uffici ministeriali in sedi di partito, evidentemente di prendersela da parte nostra con la burocrazia in generale e con taluni funzionari in particolare è prova di irresponsabilità, è prova pericolosa di leggerezza. bisogna moderare i termini quando di questi problemi si tratta. e pertanto, pur assumendo in pieno sulle nostre spalle — e spero che il Governo faccia altrettanto, come il presidente del Consiglio ha detto di voler fare — il peso delle responsabilità che la Commissione di inchiesta ci ha affidato per quanto attiene al mandato amministrativo che la Commissione ci ha dato (e vedremo i provvedimenti che il presidente del Consiglio ha annunziato, li esamineremo, tenteremo di vararli), pur affrontando il problema, bisogna in primo luogo epurare un tantino il nostro linguaggio e le nostre responsabilità e ricordarci che servire lo Stato in questo dopoguerra in Italia è stato estremamente difficile, anche perché (risalgo alle origini, ma bisogna pur farlo) si è incominciato molto male in questo dopoguerra. si è incominciato molto male dicendo a moltissimi funzionari: avete fatto per venti anni più degli altri il vostro dovere, siete stati qualificati i più fedeli e i più zelanti servitori dello Stato, avete partecipato alla vita dello Stato in maniera più integrale e scoperta, vi siete, come si dice, compromessi, non siete stati furbi ed abili, non avete fatto il doppio giuoco, immediatamente dopo il 25 aprile non siete venuti nelle anticamere dei ministri e dei sottosegretari a dirci che rinnegavate tutto il vostro passato, non avete voluto firmare il verbale di ritrattazione, allora fuori. quando uno Stato, attraverso questo Parlamento, reclama moralità da parte dei suoi servitori e senso dello Stato nel 1959, e si è comportato in tale guisa nel 1946, nel 1947, nel 1948, io penso che si debba andare molto cauti. vi è poi (ed è la parte più interessante) il mandato politico che la Commissione di inchiesta ci ha affidato in termini estremamente precisi. voglio riferirmi, per essere testualmente esatto, alla pagina 23 della relazione e alla pagina 35, non perché io voglia escludere le altre pagine, ma perché in queste pagine vi è la configurazione del significato politico delle conclusioni dell' inchiesta. non noi, ma la Commissione di inchiesta si è trovata di fronte (non dispiaccia a nessuno la crudezza dei termini, perché è esatto) a quattro indiziati, a quattro presunti rei o presunti imputati. ne ha mandati assolti tre con formula piena e ha condannato il quarto. questo risulta senza possibilità di equivoco dal testo della relazione. ciò può far piacere a qualche parte politica , può far dispiacere a qualche altra parte politica . alla mia parte politica , che è di opposizione nei confronti di questo Governo, avrebbe in ipotesi potuto far piacere che tutti e quattro ne fossero usciti condannati. prendiamo atto che tre sono usciti assolti ed uno condannato. è un dato di fatto politico, esattamente, ma, naturalmente, alla rovescia, perché l' onorevole Saragat (sto per parlare di lui e alla rovescia bisogna interpretarlo per comprenderne qualcosa) è andato in bestia. non appena l' onorevole Saragat ha appreso i risultati della Commissione di inchiesta voi sapete che ha dato in escandescenze. è nel suo temperamento; ma vedremo che non è soltanto nel suo temperamento, ma anche nell' interesse politico preciso della sua parte. credevo che l' onorevole Saragat fosse — mi si scusi, ma non dico niente di male — un po' isterico, un uomo che parla prima di pensare o senza pensare addirittura. ma ora sono convinto del contrario. l' onorevole Saragat sa giocare all' isterismo e lo vedrete, onorevoli colleghi , attraverso le poche cose che dirò da qui ad un momento, cose per altro che voi tutti conoscete. l' onorevole Saragat ha messo in scena un' ottima commedia politica ricavandone in gran parte i risultati che egli si prefiggeva. anzi, fin qui mi sembra che egli quei risultati li abbia ottenuti proprio tutti. è andato in escandescenze, ha pronunciato e scritto accuse nei confronti della Commissione d' inchiesta, cioè di tutto il Parlamento, accuse che ben si potevano e si possono definire come ingiurie. la prova che egli recitasse? prima di tutto il fatto che non è venuto qui a ripetere quelle accuse. perché l' onorevole Saragat è assente in questo dibattito? sarebbe stato molto interessante ascoltarlo, visto che immediatamente, dopo la pubblicazione della relazione da parte della Commissione d' inchiesta, è stato capace di scrivere sul suo giornale e di dire ai giornalisti che lo circondavano nel « Transatlantico » cose veramente gravi nei confronti di quella relazione, parlando addirittura di scandali. c' è uno scandalo? l' onorevole Saragat, cui piacciono tanto le inchieste sugli scandali, si è guardato bene dall' intervenire a questo dibattito. come mai i socialdemocratici sono stati assenti ostentatamente nel corso di questa discussione? i socialdemocratici hanno firmato con i democristiani, o per meglio dire i democristiani hanno acconsentito (e secondo me hanno fatto male perché hanno creato una situazione ancora più pesante) a firmare con i socialdemocratici l' ordine del giorno Gui-Saragat. i democristiani hanno fatto male perché, a parte ogni altra considerazione, hanno prestato il fianco alle voci secondo cui tutta la vicenda era da considerarsi come una disputa (se vogliamo essere benevoli) tra la Democrazia Cristiana e il partito socialdemocratico . se l' onorevole Saragat ha preso, come ha preso, una determinata posizione su questa specifica materia e se egli è un uomo così importante tanto che viene mandato ad El Alamein e a radio Londra, se è un uomo così autorevole al punto che la sua parola assume un rilievo così grave, se egli è per autodefinizione un uomo eminentemente democratico che ci ha insegnato in questi 15 anni cosa sia la democrazia e che ci rimprovera di non essere democratici e di non credere al Parlamento e agli strumenti parlamentari, come mai si abbandona a diffamare il Parlamento e non prende parte a questo dibattito, dove egli avrebbe potuto rinnovare le sue accuse? ciò non mi sembra né democratico, né coraggioso, né leale e, politicamente, si presenta come un atteggiamento suscettibile delle interpretazioni più pesanti. cosa ha detto l' onorevole Saragat quando è andato in escandescenze? egli ha detto con intelligenza (ecco perché io dico che recitava la commedia), usando taluni argomenti in verità non privi di suggestione: come mai voi colpite colui che ha il merito di avere scoperto il reo, di colpire l' unico ministro che si è mosso, il ministro Preti, senza il quale l' inchiesta non sarebbe mai nata? come mai voi colpite un uomo che può aver sì commesso sbagli o errori di valutazione, ma che in sostanza è stato il protagonista in senso positivo dell' inizio di quest' opera di moralizzazione che attraverso l' inchiesta Giuffrè si sta tentando di condurre in porto ? onorevoli colleghi , eccoci alle pagine 23 e 35 della relazione d' inchiesta. mi rimetto ai fatti. l' onorevole Preti ha sollevato lo scandalo alla stessa maniera con cui un cittadino qualsiasi scoprisse per la via un ladro con le mani sul bottino e che, pur, avendo a propria disposizione i carabinieri per farlo arrestare, invece di fare ciò, in silenzio, — affinché il ladro non possa prendere la fuga, si precipitasse nella redazione di un giornale per dire di avere una notizia ghiotta: signori, un furto è stato commesso, ma il responsabile vero di quel furto, complice della consumazione del reato, è un mio amico che lavora insieme con me nella redazione di un altro giornale. bella dirittura, bella lealtà, bella correttezza, magnifico senso della responsabilità. come ministro, l' onorevole Preti può essere fiero di quello che ha fatto. e badate, se l' onorevole Preti, come molti pensano (ed è un errore) avesse fatto tutto ciò per colpire l' onorevole Andreotti come uomo, come collega o come ministro del quale, per qualsiasi motivo personale o politico, potesse essere scontento, la cosa sarebbe indubbiamente molto grave, ma sarebbe componibile e liquidabile nell' ambito dei rapporti personali. io in materia non posso parlare, perché la Camera stava per concedere contro di me una autorizzazione a procedere per aver partecipato a un duello, ma certo penso che, se la vertenza fosse stata motivata da ragioni personali, senza arrivare a un duello, si sarebbe comunque potuto arrivare a una lite di fondo, magari con le dimissioni dell' uno o dell' altro o di entrambi o con una stretta di mano. ma qui non si tratta di ragioni personali. a proposito poi di dimissioni, debbo dire che mi ha fatto piacere sentire oggi l' onorevole Andreotti il quale, reagendo giustamente a certe espressioni dell' onorevole Gullo, irriguardose non perché rivolte a un ministro ma perché colpivano il verdetto della Commissione d' inchiesta, ha detto che, se fosse stata comunque raggiunta una prova della sua responsabilità o della sua scienza nei fatti che in un primo tempo erano stati addebitati anche a lui, si sarebbe dimesso, non solo da ministro, ma anche da deputato. io non so se tutti abbiano udito quella interruzione dell' onorevole Andreotti, anche perché molte volte le interruzioni non arrivano. io mi sono permesso di diffonderla perché la ritengo importante. la ringrazio. dicevo che mi permetto di diffondere quella interruzione perché vorrei rimbalzasse sui vuoti banchi della socialdemocrazia. l' onorevole Andreotti ha fatto una interruzione a caldo e, quindi, evidentemente, non perché la sua dichiarazione rimbalzasse sui banchi socialdemocratici. a me, tuttavia, si consentirà di rilevare che vi è ora questa strana situazione: tre ministri sono stati assolti con formula piena dalla Commissione d' inchiesta e uno è stato condannato, ma, mentre uno dei tre assolti dichiara che si dimetterebbe in caso di condanna, l' onorevole Preti, cioè il condannato, si guarda bene dall' assumere un atteggiamento del genere. infatti non credo che egli si voglia dimettere da deputato ed ho l' impressione che sia tuttora ministro, sebbene (ed ecco l' aspetto politicamente grave del problema) egli non abbia inteso di colpire il ministro Andreotti coma tale, ma l' onorevole Andreotti come appartenente ad una certa parte della Democrazia Cristiana e del mondo cattolico. cioè egli ha inteso colpire quella parte del Partito di maggioranza e del mondo cattolico. e questa volta, onorevoli colleghi , io non mi riferisco soltanto alle pagine 23 e 33 della relazione, ma al precedente dibattito che, su questo tema, ebbe luogo in questa Aula, quando il presidente del Consiglio incaricò i vari ministri colpiti dalla campagna di portare, non le loro discolpe, ma la loro documentazione. in quella occasione, i giornali d' informazione registrarono 33 interruzioni al discorso del ministro Preti provenienti dai banchi della Democrazia Cristiana , in quanto l' onorevole Preti si espresse in modo tale da suscitare le reazioni, oltre che di altri settori, le cui interruzioni potrebbero essere scontate, anche della Democrazia Cristiana . e non è chi non veda che le interruzioni dei deputati democristiani, di solito così ligi agli ordini della onorevole Conci e rispettosi nei confronti dei ministri, rappresentano un fatto politicamente di qualche rilievo, non soltanto per motivi polemici di secondaria importanza, ma per un motivo di fondo. voi ricordate come egli parlò della Provvidenza. sono temi che vi colpiscono, che ci colpiscono, che colpiscono tutti i cattolici. io penso che quando si è in casa di altri (ed è il caso dell' onorevole Preti) si debbano osservare le regole della buona creanza. per una questione di buona educazione, l' onorevole Preti, in quella circostanza, non avrebbe dovuto esprimersi in maniera tale da ferire i sentimenti e suscitare i risentimenti dei cattolici. egli lo fece, così come fece tutto il resto, per colpire non il ministro Andreotti né gli altri ministri, ma tutta un' ala della Democrazia Cristiana e, dietro la Democrazia Cristiana , tutto il vasto mondo cattolico, quello veramente cattolico, non quello cattolico per ragioni politiche o per opportunismi politici, quel mondo cattolico non rappresentato in esclusiva da voi, ma molto vastamente rappresentato qui dentro e fuori di qui. questo è stato il senso vero dello scandalo Giuffrè, questi i motivi per cui l' onorevole Preti lo ha determinato. e questo risulta in maniera chiarissima e nettissima dal contesto di questa relazione, come risulta dalla memoria che certamente tutti avrete degli avvenimenti di questa estate (l' articolo « la scopa » , ottimamente ricordato dall' onorevole Romualdi, e la campagna per la moralizzazione). vogliamo spiegarci anche su questa faccenda? credo che l' unico che abbia avuto idee chiare nei riguardi dei socialdemocratici sia stato un uomo che certamente non passa per nostro amico, il senatore Zoli. quando egli assunse la Presidenza del Consiglio nel 1957, presiedeva un Governo monocolore; e i socialdemocratici non gliela perdonarono, perché a loro piacciono i governi di cui fanno parte, e questo è logico, umano, ovvio. i socialdemocratici inveivano « politicamente, si intende » contro l' onorevole Zoli; ed egli, che aveva un caratteraccio, e lo dimostrò anche contro di noi sia pure simpaticamente, disse testualmente al Senato: « voi accusate adesso noi. ricordatevi che siete stati dieci anni al Governo con noi per fare una cura ricostituente alle casse del vostro partito » . non mi risulta che dopo quella affermazione egli abbia cambiato parere. il suo caratteraccio mi fa pensare e sperare che egli non abbia modificato il suo pensiero, che si era consolidato in dieci anni di comune esperienza governativa. egli ha detto esattamente la verità. del resto, sono verità che tutti voi, colleghi democristiani, conoscete. i socialdemocratici vogliono fare la moralizzazione! perché non la fanno, per esempio, nel settore dello spettacolo? ho letto di certi premi che sarebbero stati erogati recentemente a certi documentari in modo piuttosto irregolare. si tratta di milioni, non di miliardi come nel caso Giuffrè, è vero, ma vi è qualche cosa in quel settore che non funziona bene proprio sotto il profilo morale. ma siccome in quel settore vi è un moralizzatore, siccome la scopa la tiene in mano l' onorevole Ariosto, allora il settore dello spettacolo non è compreso nel vasto campo della moralizzazione. onorevoli colleghi della Democrazia Cristiana e signori del Governo, vi è stata di recente, e sembra vi sia ancora, un' accanita polemica socialdemocratica nei confronti dell' Iri ebbene, provatevi a cedere il bastone di comando a un socialdemocratico, a un amico del ministro delle partecipazioni statali Lami Starnuti , e vedrete che il raffreddore passerà anche al ministro Lami Starnuti e che l' Iri diventerà un ente perfettamente morale. come mai vi è la polemica dei socialdemocratici, quasi più aspra di quella dei socialcomunisti, nei confronti della televisione? provatevi a conferire quei sommi incarichi ai socialdemocratici (sapete che stanno bussando alle porte) e vedrete che quelle polemiche spariranno e che sarà approvato tutto quello che la televisione andrà propinando agli italiani, comprese le trasmissioni di Rascel! come mai vi sono stati nella direzione di certi quotidiani taluni cambi della guardia di qualche rilievo? come mai a Torino la Democrazia Cristiana ha spodestato un suo uomo da un giornale di grande rilievo e di grande importanza per metterlo in mano ad un giornalista che si è distinto nel fare il servitore sciocco della socialdemocrazia in questi anni, e ancora questo fa, ed ha tratto spunto e pretesto dalla visita di Saragat a El Alamein per scrivere uno dei più vergognosi articoli contro il soldato e il combattente italiano che si potesse immaginare? come mai tutto questo? ecco le ragioni della moralizzazione socialdemocratica, ecco perché i socialdemocratici hanno parlato tanto e parlano di moralizzazione, anche se ora hanno perduto un tantino di coraggio per la strada dopo le disavventure loro incorse negli ultimi tempi, avendo messo la scopa in mani troppo poco abili. onorevoli colleghi della Democrazia Cristiana , signori del Governo e soprattutto signor presidente del Consiglio , andate ad analizzare le origini di questo Governo, della cui costituzione voi, e soprattutto ella, onorevole Fanfani, siete responsabili! si disse a suo tempo che il Governo bipartito era nato dall' incontro fra due programmi: il famoso programma elettorale della Democrazia Cristiana e i 19 punti della socialdemocrazia, dalla cui simbiosi sarebbe nato il programma dell' attuale formazione. ora la moralizzazione figurava quale primo punto del programma socialdemocratico, e per due motivi: il primo (l' ho già detto) era che, attraverso la presunta moralizzazione, ossia attraverso una campagna di ricatto, essi intendevano, come intendono, impadronirsi degli enti in concorrenza con voi, inserendosi nella partitocrazia in modo sempre più netto, deciso e pesante, consapevoli di poter conseguire grandi risultati elettorali soltanto in quel modo e non certo attraverso le idee, che non hanno, o le capacità politiche, che non dimostrano, o il senso nazionale, di cui sono sprovvisti. il secondo motivo era di concorrenza intersocialistica. eh, già, poiché gli altri socialisti — quelli ufficiali — li hanno chiamati socialtraditori, allora essi si sono autoproclamati i socialmoralizzatori! dovevano spiegare alle cosiddette masse socialiste e ai poveri ingenui della base, ai quali vanno parlando nelle piazze o nei teatri, quando ci vanno, le ragioni per le quali un partito così sociale e socialista così puro nelle sue tradizioni e nelle sue origini, accettava di convivere al Governo con quella Democrazia Cristiana che durante la campagna elettorale (anche durante l' ultima campagna elettorale del maggio 1958!) aveva così duramente e violentemente attaccato, proprio sul piano morale. ecco allora trovata la spiegazione della partecipazione al Governo: « entriamo nel Governo, ma vi entriamo per moralizzare... facciamo l' onore al signor presidente Fanfani di andare con lui al Governo, ma solo perché il Governo diventi una cosa buona, pulita, perché, quando ne faremo parte noi, non si commetteranno più le appropriazioni indebite che si compivano prima, non si verificheranno più gli intrallazzi e gli scandali al coperto che prima avvenivano: arriviamo noi con la ramazza in mano! ecco la funzione morale dei socialisti al Governo. base socialista, guardateci e ammirateci! » . questo è stato il piano politico, indubbiamente intelligente e per loro produttivo, dei socialdemocratici. e tutto questo è stato gabellato come socialità, come apertura iniziale a sinistra, come possibilità di progresso. in nome di tutto ciò si è sbarrata la porta a qualsiasi colloquio con altre parti politiche e con tanta parte di opinione pubblica ; in nome di tutto ciò la Democrazia Cristiana ha messo sul piatto il suo bene più prezioso, cioè la sua unità interna, che in conseguenza di ciò è andata in frantumi. molti tra i vostri uomini, signori della Democrazia Cristiana , hanno compreso questo, che cioè vi siete giocata l' unità del partito per la moralizzazione dei socialdemocratici. voi divisi ed essi, i moralizzatori, che nell' ombra colpivano i vostri uomini, mentre voi eravate incapaci di difenderli sino in fondo. a questo proposito voglio ritornare, signor presidente del Consiglio , all' episodio delle mancate dimissioni dell' onorevole Preti. da altra parte è stato chiesto che venga reso noto il testo delle lettere che l' onorevole Fanfani e il ministro Preti si sono scambiate. noi ripetiamo questa richiesta. e non è una richiesta indiscreta, è una richiesta politica. perché (riandiamo ai precedenti) l' onorevole Preti aveva dato le dimissioni o per lo meno aveva dichiarato di volersi dimettere; vi era stato un colloquio con l' onorevole Saragat contemporaneo alla sparata anti-commissione di Saragat sui giornali nelle sue dichiarazioni di agenzia; si mitigava la posizione dell' onorevole Preti, ma egli attendeva di poter parlare con il presidente del Consiglio ; parla con il presidente del Consiglio , il quale (mi rendo conto che questo fosse umano da parte dell' onorevole Fanfani: non è per questo che mi permetto di criticarlo) in quel colloquio fa il presidente del Consiglio , cioè tenta di convincere il ministro dimissionario a non dimettersi. comprendo la posizione difficile in quei giorni del presidente del Consiglio ; aveva tanti problemi, aveva tante gatte a pelare come si suol dire: la chiarificazione cosiddetta in corso , i viaggi internazionali, i preparativi per l' Egitto; e gli capitava pure l' incidente Preti. così, il presidente del Consiglio fece giustamente, umanamente, il suo mestiere, tentò di convincere il ministro a recedere. era il limite massimo che in quella situazione politica il presidente del Consiglio potesse raggiungere, era il massimo che in quella situazione politica (e dopo questa relazione) il ministro Preti potesse chiedere. invece il ministro Preti non si accontentò del colloquio, del comunicato cordiale sul colloquio e chiese in primo luogo la solidarietà di tutti i ministri. il presidente del Consiglio gliela negò, non perché lui gliela volesse negare, ma perché sapeva benissimo che gliel' avrebbe negata il Consiglio dei ministri o per lo meno nel Consiglio dei ministri gliela avrebbero umanamente, sacrosantamente negata, se non altro, i tre ministri che erano stati ingiustamente colpiti dallo scoppio dello scandalo montato dall' onorevole Preti. ed allora il ministro Preti, anch' egli isterico a freddo, si placò e disse: « mi è sufficiente una lettera » . e fu stabilito (stranissimo) che una lettera gli era sufficiente per dargli atto (evidentemente con piena pubblicità, perché questa relazione è pubblica) della solidarietà del Governo o addirittura della sua correttezza come ministro anche in polemica con la sua relazione. così è avvenuta la stranissima cosa che ad un documento pubblico si è risposto con uno scambio di lettere tra il presidente del Consiglio e il ministro. quasi privato questo scambio di lettere perché è venuto fuori un capoverso. voi democratici cristiani avete queste arti malthusiane: una parte della lettera. e perché non tutto il documento? perché l' opinione pubblica non deve conoscerlo tutto? perché i componenti del Parlamento non devono conoscerlo tutto? domando: gli altri ministri hanno avuto conoscenza integrale di queste due lettere? se ne sono dimostrati paghi e sodisfatti o il ripiego è rimasto a mezz' aria? sono domande di una certa importanza perché è stata fatta anche l' ipotesi che la lettera del presidente del Consiglio all' onorevole Preti non sia stata pubblicata per intero in quanto altri ministri o altro ministro avrebbero potuto trarne a loro volta o a sua volta motivo per dare le dimissioni. e se questo è, onorevole Fanfani, siamo veramente desiderosi e vorrei dire ansiosi di ascoltarla anche al riguardo; se questo non è, il presidente del Consiglio farà indubbiamente bene a dirlo. ad ogni modo, anche attraverso la frasetta che è stata pubblicata abbiamo appreso che il presidente del Consiglio ha insistito affinché il ministro Preti ritirasse le dimissioni e gli ha ostentato la sua cordiale solidarietà. onorevole presidente del Consiglio , finché ella conversa anche con un ministro, ella può e deve (non lo criticherò per questo) comportarsi umanamente e può, sul piano delle concessioni umane e cordiali, scivolare anche oltre il limite; ma quando ha luogo invece uno scambio di documenti richiesto dall' altra parte, quando una delle parti è abituata a fabbricare i documenti contro i suoi ministri, onorevole Fanfani, e contro uomini della Democrazia Cristiana che hanno veramente avuto un certificato di buona condotta , allora ella poteva comportarsi con la sua arguzia toscana (forse le è venuta meno questa volta) nei riguardi del ministro Preti esattamente come Mattacena, capo dell' ufficio stampa dell' onorevole Preti, si è comportato con quel giornalista: con una mano do la notizia, con l' altra la smentisco. con una mano, onorevole Preti, tutta la solidarietà, ma con l' altra non mi metta, come presidente del Consiglio e come segretario della Democrazia Cristiana , in una condizione penosa ed equivoca di questo genere. quindi io penso che la solidarietà che il presidente del Consiglio ha espresso, sia pure in quella forma, al già dimissionario ministro, non sia stato un atto di saggezza nei confronti del resto del Governo e non sia stato un atto di solidarietà nei confronti del resto del Governo e nei confronti del partito che, come segretario nazionale, l' onorevole Fanfani rappresenta. in ogni modo, noi possiamo rilevare che, come dicevo poco fa, il partito socialdemocratico ha raggiunto in misura piuttosto notevole — non so se ne abbiate la sensazione i fini che si era proposti. questo dibattito lo ha dimostrato. quali sono infatti i dati politici di questo dibattito? primo dato politico: il partito comunista e il partito socialista hanno potuto (e naturalmente voluto) sferrare il più massiccio attacco contro la Chiesa cattolica che a memoria d' uomo si ricordi in questo dopoguerra. mi permetto di avvertire i colleghi della Democrazia Cristiana e i signori del Governo, qualora se ne fossero dimenticati, che la cosa non finirà qui, perché la diligenza crudele del ministro delle Finanze ha trasmesso (e non è una rivelazione: lo hanno pubblicato tutti i giornali ed è l' unica cosa leggermente indiscreta che mi permetto di dire) alla Commissione di inchiesta non le risultanze delle sue doverose indagini, ma addirittura gli atti e documenti singoli, da cui risultano nomi, cognomi, indirizzi, di tutti i poveri parroci romagnoli e di altre parti d' Italia che hanno prestato denaro al Giuffrè. voi li vedrete, stampati sui manifesti, sui muri in occasione delle prossime elezioni. quei manifesti li affiggeranno certamente i comunisti e i socialisti nel quadro della loro campagna e della loro battaglia; ma sotto quei manifesti vi è la firma dell' onorevole Preti, vi è la firma dell' onorevole Saragat: vengono da lì, sono essi che vi hanno reso questo magnifico servizio e lo hanno reso alla Chiesa cattolica e al popolo italiano . il Governo — e di questo lo ringraziamo come italiani e come cattolici, non come partito, trattandosi di problemi che trascendono le parti — ha deliberato di celebrare il trentennale della Conciliazione, che avverrà l' 11 febbraio. ebbene, siamo al 22 gennaio: bella vigilia di celebrazione della Conciliazione! gli strumenti e i documenti per il più forte, massiccio e indiscriminato attacco alle gerarchie cattoliche, alla Chiesa e soprattutto e prima di tutto alla massa dell' umile clero, sono stati dati da una parte del Governo stesso in pasto alle opposizioni anticlericali, affinché se ne potessero servire nel Parlamento, sulla stampa e nel paese. allora è inutile che vi accingiate a celebrare la Conciliazione. la Conciliazione non si celebra con discorsi ufficiali, ma si celebra, almeno da questo punto di vista , ristabilendo un clima idoneo. il risultato politico di questo dibattito, se qualcuno avrà la capacità di capirlo, non è stato negativo. il partito socialista (quello di Napoli, quello rinnovato, quello della svolta) si è presentato qui con un biglietto da visita . ho voluto andare a Napoli per rendermi personalmente conto, ed ho sentito dire dagli uomini divenuti oggi i più responsabili o addirittura praticamente i padroni del partito (sia detto senza offesa) che i socialisti avrebbero cercato le occasioni di convergenza e di divergenza dai comunisti, per dimostrare la propria capacità di autonomia. lo hanno dimostrato questa mattina. qui non siamo di fronte a organismi di massa, a enti locali , alla Cgil: siamo in Parlamento e i socialisti avrebbero potuto impostare questa loro politica. l' onorevole Basso, che aveva attaccato i capi delle altre correnti a Napoli, avrebbe almeno a titolo personale potuto impostare in questa occasione le premesse di questo famoso dialogo fra cattolici e socialisti. avete sentito il dialogo? avete sentito invece un monologo duramente anticlericale. noi ne siamo lieti, perché ciò conferma la nostra impostazione, perché ciò costituisce un chiarimento di fondo della situazione, perché ciò permette a tutti gli italiani in buona fede , a tutti i cattolici in buona fede di poter dire che anche su questo terreno, e vorrei dire soprattutto su questo terreno, il neo partito socialista (in cui l' onorevole Nenni e il moderatissimo Lombardi dominano, sono al timone, non sono più condizionati dai « carristi » dell' estrema sinistra , dagli amici dell' onorevole Togliatti), il neo partito socialista , appena finito il congresso, si è precipitato in Parlamento per dire: badate, noi siamo come prima e più di prima d' accordo con i comunisti non soltanto sui problemi di classe, ma sui problemi di fede, di religione che concernono la vita spirituale del nostro popolo. io credo che questo sia un chiarimento molto importante che a voi può non far piacere. altro dato emerso da questo dibattito è il silenzio pavido della socialdemocrazia. altro dato politico di questo dibattito è il tentativo da parte della Democrazia Cristiana ufficiale, quella che comanda a piazza del Gesù , di minimizzare la discussione. l' onorevole Gui non ha parlato e mi è molto dispiaciuto. avremmo apprezzato il suo tentativo di chiarificare. in verità, l' onorevole Gui, che tanto si è affannato nei giorni scorsi per chiarire tutto, senza, credo, venire a capo di nulla, con il suo silenzio in questo dibattito ha chiarito per la prima volta tutto ed ha capito che in una situazione di questo genere ad altro appiglio non poteva aggrapparsi che a quello di tacere, perché vi è di mezzo la solidarietà con i socialdemocratici. questa è la chiarificazione! avete capito il latino? noi ce lo auguriamo che lo abbiate compreso anche perché non ci sembra tra l' altro molto difficile. da parte nostra, infine, questo dibattito è servito non certamente per dare lezioni di stile, di moralità politica a chicchessia, ma per ricordare alcuni fondamentali principi relativi allo Stato, alla retta amministrazione, alla vita democratica di questo Stato ed ai rapporti fra i partiti politici , fra gli uomini, ai rapporti fra le opposizioni, principi che fanno parte di un costume di vita al quale siamo sempre rimasti e rimarremo fedeli.