Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
III Legislatura - Assemblea n. 667 - seduta del 01-08-1962
Istituzione dell'Ente per l'energia elettrica e trasferimento ad esso delle imprese esercenti le industrie elettriche.
1962 - Governo IV Fanfani - Legislatura n. 3 - Seduta n. 667
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , spero che mi perdonerete la presunzione, ma ritengo utile, anche se probabilmente immodesto, tentare una volta tanto di portare qui un poco di quella dialettica che dovrebbe animare i nostri dibattiti in questa discussione; mi perdonerete, dicevo, se presumo rispondere all' onorevole Lombardi. mi perdonerete perché l' onorevole Lombardi è un uomo importante, soprattutto in questo settore, ed io non lo sono in alcun settore. mi perdonerete anche perché rispondendo immediatamente a quanto, o per lo meno a una parte di quello che l' onorevole Lombardi ha detto, fidandomi di appunti, non potrò essere certamente completo e potrò forse peccare di inesattezza. mi riferisco soprattutto alle affermazioni conclusive dell' onorevole Lombardi che — senz' ombra di ironia — sono state veramente importanti. lo sono state non perché abbiano rivelato alcunché di nuovo ma perché hanno confermato una nostra interpretazione intorno a questa legge. l' onorevole Lombardi — lo avrete notato, o almeno questa è la mia interpretazione — è stato oggi molto al di sotto di se stesso , ed è stato volutamente al di sotto di se stesso e della sua capacità, rispetto a quando faceva l' oppositore e poteva permettersi una maggiore libertà. entrato a far parte di una maggioranza (ed è un elogio quello che io gli rivolgo) ha dovuto e voluto esser cauto. ma alla fine non ne ha potuto più, anche perché non poteva concludere un discorso così importante in chiave puramente tecnica, non poteva continuare a fare per tutta la durata del discorso il ragioniere del marxismo; e nell' ultima parte del suo intervento ha detto cose di estremo rilievo. ha affermato infatti, cito testualmente: « la proprietà pubblica può essere utile o dannosa. se noi chiediamo la nazionalizzazione di questo settore economico, la chiediamo soltanto perché la consideriamo inserita in un sistema di pianificazione » . quando l' onorevole Lombardi ciò afferma, non so se egli se ne renda conto, convalida in pieno la nostra eccezione di incostituzionalità relativa all' articolo 43 della Costituzione. l' articolo 43 della Costituzione stabilisce fin dalle sue prime parole tassativamente i limiti della espropriazione, e ne pone uno fra gli altri: che cioè l' espropriazione sia fatta ai fini dell' utilità generale. non si può, pertanto, presentare il problema con il cinismo o l' empirismo tipico dei socialisti, e dichiarare: la pubblica proprietà può essere utile o dannosa; nella fattispecie noi la riteniamo utile perché inquadriamo questa legge in un piano generale di nazionalizzazione, in una politica di piano. l' onorevole Lombardi presenti un programma generale nell' ambito del quale questa legge sia, dal vostro punto di vista , non vi chiediamo neppure dal nostro, utile all' interesse collettivo, ed allora avrete costituzionalizzato la norma. ma se voi dite che questa norma è utile all' interesse collettivo non in quanto si accetti una vostra proposta, una norma che sia in questo momento in discussione, una politica che in questo momento sia ufficialmente la politica del Governo, un impegno che in questo momento sia l' impegno del Governo o almeno della maggioranza; ma che la pubblica utilità è connessa ad una vostra interpretazione, che per ora è soltanto una interpretazione poiché, come ha detto l' onorevole Lombardi, rimandate l' attuazione o l' inizio di attuazione alla prossima legislatura, allora, onorevole Lombardi, ne riparleremo appunto nella prossima legislatura. in questa legislatura, così presentata, inquadrata non in una politica del piano che non esiste e di cui il Parlamento non ha preso conoscenza, ma inquadrata nella politica che conosciamo del Governo Fanfani, e al di qua delle Colonne d' Ercole (tali dovrebbero essere considerate le dichiarazioni precise dell' onorevole Moro e dello stesso onorevole Fanfani: di nazionalizzazioni non intendiamo farne più; il che vuol dire: una politica del piano non intendiamo farla) è evidentissimo, stando a quanto l' onorevole Lombardi ha detto concludendo, che la legge giustifica perfettamente la nostra eccezione di incostituzionalità, perché cade, secondo la tesi esposta dall' onorevole Lombardi, quel fine di utilità generale che è un fine essenziale alla costituzionalità della norma espropriatrice. in altri termini, si espropria al buio un settore economico di questa importanza; se non vogliamo dire « al buio » , si espropria nella penombra: vi è un filo di luce, un filo di fumo, un filo di speranza (voglio mettermi sempre nei panni dei sostenitori della validità dell' espropriazione ai fini di pubblica utilità). e il filo di speranza è che il Governo Fanfani arrivi con questa maggioranza alle elezioni politiche , che la maggioranza del popolo italiano convalidi questa formula, che nella prossima legislatura il partito socialista possa, nel quadro della stessa maggioranza o addirittura al Governo, avere un peso maggiore dell' attuale e sollecitare od imporre il proprio punto di vista . solo in quel momento, secondo l' onorevole Lombardi, sarà chiaro il fine di pubblica utilità di una norma di questo genere. fino a quel momento, cioè fino a quando norme di questo genere saranno prese in se stesse , non saranno inquadrate in una politica generale di nazionalizzazione, in quella che i socialisti definiscono una politica di piano, evidentemente sarà opinabilissimo il fine di utilità generale, e non solo dal nostro punto di vista , ma addirittura dal punto di vista del partito socialista e dell' onorevole Lombardi. perché l' onorevole Lombardi è caduto in questa stridente, banale contraddizione? lo dicevo poco fa: non poteva fare a meno di cadere in questa contraddizione, perché egli doveva nello stesso tempo giustificare l' appoggio che il partito socialista dà all' approvazione di questa legge e la posizione di sostanziale riserva che il partito socialista insieme con il partito comunista mantiene nei confronti delle affermazioni che sono state fatte dal segretario nazionale della Democrazia Cristiana e dal presidente del Consiglio in ordine al fermo intendimento da parte della Democrazia Cristiana e del Governo di non dar luogo ad altre misure nazionalizzatrici. noi sappiamo benissimo che il segretario nazionale della Democrazia Cristiana doveva fare quella determinata dichiarazione e ci rendiamo anche conto che il presidente del Consiglio , di fronte allo scatenarsi di un vasto allarme di pubblica opinione , non poteva non fare quella determinata dichiarazione e vogliamo anche ritenere che il segretario nazionale della Democrazia Cristiana sia stato in perfetta buona fede e che in perfetta buona fede sia stato anche il presidente del Consiglio . senonché l' onorevole Lombardi ha esposto duramente e rudemente, al termine del suo intervento (ecco la nostra seconda considerazione preliminare), i limiti e i termini non della buona fede del segretario nazionale della Democrazia Cristiana e del presidente del Consiglio , ma della possibilità operativa di questa buona fede . ha detto: non avete il diritto (strano comportamento da parte di un egregio ed importante parlamentare; io credo che qui abbiamo non il diritto, ma il dovere di porre determinate domande; comunque ci ha cortesemente negato il diritto di porre inquietanti interrogativi al partito socialista ) di fare domande al partito socialista ed ha voluto precisare che il partito socialista in questo momento non intende pronunciarsi, che è leale agli impegni presi nei limiti stabiliti, che questi impegni arrivano, se ci arriveranno i signori della maggioranza, sino alla fine della legislatura, che in linea principale il partito socialista pensa che una misura di nazionalizzazione di questo genere si possa inquadrare in una linea politica generale di piano, che il partito socialista può attendere sino alla fine della legislatura e alla prossima, anche perché credo che nel corso di questa legislatura, anche volendo, la maggioranza non riuscirebbe a mettere in cantiere e varare altre leggi di questo genere, e poi si vedrà: proseguendo lungo la linea segnata dalla politica di piano che i socialisti sostengono. in questo modo, l' onorevole Riccardo Lombardi ha offerto a voi della maggioranza, a voi democristiani, che così continuo e continuerò a chiamare in tutto questo mio intervento a qualunque corrente apparteniate, il senso della situazione e non il senso empirico, ma il senso logico. vi ha detto quale sia la logica della politica di questa maggioranza; vi ha detto quali ne sono i limiti e gli scopi. se questa maggioranza continuerà nella sua logica, non potrà fare altro che una politica generale di piano. quindi questa nazionalizzazione è destinata, nel quadro della logica della politica di questa maggioranza, a produrne altre e ad inquadrarsi in un sistema. l' onorevole Lombardi ha avuto cura di dire: non un sistema che rompa l' attuale politica. ma voi sapete tutti che l' onorevole Riccardo Lombardi è l' autore di un articolo di fondo su Avanti! in cui era scritto: « rottura dell' attuale equilibrio economico » . la parola gli era sfuggita, probabilmente se ne è pentito e ha voluto rettificare, ma questa è la realtà di fronte alla quale il partito socialista vi ha messo. non ci voleva molto ad immaginarlo, sono le tesi che modestamente ci siamo permessi, non da oggi ma da molto tempo, di sostenere. sta di fatto che l' intervento dell' onorevole Riccardo Lombardi, come pensavamo, ha costituito non il punto centrale di questo dibattito, che forse continuerà ancora a lungo, ma un elemento di valida chiarificazione (anche se involontaria, anche se imprudente) di questo dibattito. in sostanza, l' intervento dell' onorevole Riccardo Lombardi ha smentito, ripeto, non gli impegni del Governo, che rimangono, non gli impegni del partito della Democrazia Cristiana , ma la possibilità logica da parte del Governo, da parte della maggioranza democristiana, di mantenere quegli impegni, cioè di bloccare la politica delle nazionalizzazioni a questo punto, di non andare oltre, di non trarne le inevitabili conseguenze. ciò detto, io mi permetto, un po' presuntuosamente, ripeto, di fare qualche osservazione sulle affermazioni meno importanti, meno di fondo, che l' onorevole Riccardo Lombardi ha pronunciato nel corso del suo lungo intervento. egli ha cominciato rispondendo polemicamente all' opposizione e dicendo di dovere respingere l' accusa secondo cui questa legge sarebbe stata presentata pressoché all' improvviso. voi lo vedete; l' onorevole Lombardi, per quanti sforzi abbia fatto per mostrarsi cauto, di tanto in tanto, sotto il manto dell' agnello, ha sfoderato la pelle del lupo ed ha parlato come fosse stato un membro del Governo, o addirittura il presidente del Consiglio , mentre viceversa l' onorevole Fanfani in quel momento era presente. non so se il partito socialista abbia davvero predisposto questo disegno di legge . io so che in altra legislatura il partito socialista , insieme con il partito comunista , aveva presentato un progetto di nazionalizzazione dell' energia elettrica e so pure che in questa legislatura l' onorevole Riccardo Lombardi aveva presentato analoga proposta, ma non mi consta che egli abbia presentato all' improvviso, o che il partito socialista abbia presentato all' improvviso questo disegno di legge . l' onorevole Lombardi dunque, dicevo, è stato indotto a parlare non solo quale componente della maggioranza, ma addirittura quale supposto membro del Governo, o come fosse egli stesso il presidente del Consiglio . egli ha detto che questa legge non è stata il frutto di trattative sottobanco: ma chi aveva detto che questa legge è stata il frutto di trattative sottobanco? se mi permettete, onorevoli colleghi , questo disegno di legge è stato anzi il frutto di una trattativa sopracoperta. il 9 gennaio 1962 la commissione economica del partito socialista approva un determinato documento nel quale in linee generalissime questo provvedimento è già inserito come un provvedimento obbligatorio da parte del nuovo Governo, come parte integrante e condizionante del programma di Governo . il 27 gennaio il segretario della Democrazia Cristiana , nella sua relazione-fiume a Napoli, risponde su questo specifico punto e cerca di accennare ad una tesi difforme, o almeno non del tutto conforme a quella accennata dal partito socialista . il 2 febbraio il Governo se ne va; il 15 marzo, se non erro, il presidente del Consiglio sostiene, chiedendo la fiducia e ottenendola, una tesi su questo problema, difforme da quella dei socialisti, ma già a mezza strada tra quella avanzata dall' onorevole Moro a Napoli e quella prospettata dalla commissione economica del partito socialista il 9 gennaio. si voleva in quella il decreto legge e qui siamo invece di fronte ad una legge delegata ; ma, tranne che per il metodo, il Governo e la maggioranza accettano ciò che non sottobanco, ma, ripeto, sopracoperta il partito socialista aveva assegnato come preciso compito ai signori del Governo e della maggioranza. l' onorevole Lombardi in verità è importante, ma presume troppo di sé quando dice che qualcuno lo ha accusato di aver condotto una « guerra privata » contro gli elettrici. ma no, l' onorevole Lombardi è un uomo pacifico, un pacifista. io ricordo dell' onorevole Lombardi due soli episodi di guerra privata. uno si riferisce a quando egli era prefetto di Milano e faceva ammazzare o lasciava che venissero ammazzati tanti italiani che non facevano nulla di male, giacché le ostilità a Milano, quando l' onorevole Lombardi ne era il prefetto, erano ormai da tempo venute a cessare. me ne risovvengo, quando vedo qui a Montecitorio la funerea figura dell' onorevole Lombardi. l' altro episodio si riferisce alla sua presidenza dell' Ente siciliano di elettricità . poco fa l' onorevole Lombardi, concludendo il suo discorso, ha affermato che l' Ente siciliano ha già chiesto di entrare nell' « Enel » ; ma se è morto l' Ente siciliano di elettricità ! è anzi nato morto da quando l' onorevole Lombardi lo ha seppellito dandogli l' avvio, se non erro, nel 1947. il « blocco del popolo » perdette allora molti voti a Palermo; e quello che era il professore Saraceno di allora, ossia un certo Gugino, che era appunto stato messo come capolista del « blocco del popolo » a Palermo proprio come ispiratore della norma che diede luogo all' ESE, ha dovuto abbandonare la vita politica ed ogni sua ambizione personale per l' orrenda figura che l' onorevole Lombardi gli ha fatto fare. adesso i rottami dell' ESE. chiedono di entrare nell' « Enel » sperando che l' onorevole Lombardi possa (egli ci ha fatto capire di no, ci dispiace tanto) diventare il primo presidente dell' « Enel » e l' ESE possa vendicarsi, dopo tanti anni, dei guai che allora l' onorevole Lombardi gli procurò. queste sono le guerre private dell' onorevole Lombardi. non è l' uomo che possa fare la guerra privata agli elettrici in senso lato. si limita a queste guerricciole. ci piace molto che l' onorevole Lombardi abbia, come i colleghi hanno sentito, all' inizio del suo discorso, elogiato così simpaticamente gli onorevoli Saragat e Reale per avere sostanzialmente (lo ha lasciato intendere, anche se lo ha detto in termini più urbani) forzato la mano al presidente del Consiglio e ottenuto dal presidente del Consiglio che la maggioranza accettasse il programma che il comitato economico del partito socialista aveva suggerito. siamo lieti di questo riconoscimento da parte dell' onorevole Lombardi nei confronti dei socialdemocratici, perché non molti anni fa lo stesso onorevole Lombardi non fu tanto gentile nei confronti dei socialdemocratici. se non erriamo, l' onorevole Lombardi fu assai pesante nei confronti del padre dell' oratore che mi sta per succedere, del defunto onorevole Romita, allora ministro in carica , quando l' onorevole Lombardi lo accusò sostanzialmente di aver impedito con una specie di raggiro politico la diminuzione delle tariffe elettriche, che invece sembrava che si potesse fin da allora raggiungere. abbiamo letto tutti, e comunque li ho riveduti andando a studiare un po' il materiale per questo intervento, i manifesti, addirittura, che il partito socialista e il partito comunista insieme pubblicarono contro i socialdemocratici traditori degli interessi proletari perché erano contrari nel 1953 (campagna elettorale ) al progetto di nazionalizzazione dell' industria elettrica che fin da allora i socialisti caldeggiavano. anche in questo caso penso che l' onorevole bombardi abbia voluto riparare a precedenti posizioni che a lui per primo, generoso com' è, devono essere, a distanza di anni, dispiaciute. ci ha commosso e intenerito l' onorevole Lombardi quando ha detto: è la prima volta che i programmi vengono presi sul serio, perché noi facciamo parte della maggioranza. la prima volta che l' onorevole Lombardi prende sul serio una maggioranza perché egli ne fa parte. e questo è molto umano. ma, quanto ai programmi di Governo che per la prima volta vengono presi sul serio, il discorso credo debba essere un po' diverso. la prima volta in questo dopoguerra (siamo stati quasi sempre all' opposizione, e quindi credo che il nostro giudizio sia molto sereno e distaccato) che un Governo si permette di trasformare se stesso in organo legislativo, trasformando il Parlamento in esecutivo del legislativo. perché questa è la situazione paradossale nella quale ci hanno messo l' onorevole Fanfani con i suoi programmi e l' onorevole Nenni con le sue scadenze. tutti i governi hanno presentato fin qui i loro programmi al Parlamento e non potevano fare diversamente. un Governo, sia orientato a sinistra o sia, per avventura, orientato a destra, presenta un programma: sarà di destra o sarà di sinistra. non era mai accaduto, però, che un Governo, soprattutto un Governo come l' attuale, che ormai, può essere considerato (se vi arriverà) un Governo preelettorale, vicino alla scadenza della legislatura, presentasse non soltanto un proprio programma, ma l' imperiosa necessità, l' ordine addirittura, che il proprio programma o talune parti ritenute fondamentali del proprio programma venissero a determinate scadenze approvate tassativamente dal Parlamento. il che, ripeto, ha trasformato in pratica il Governo di centrosinistra nel vero organo legislativo, e il Parlamento in un organo esecutivo. guai se non ci fossimo noi ostruzionisti, come ci chiamano, sabotatori della dignità del Parlamento (perché si è arrivati a dire questo ripetutamente)! la dignità del Parlamento, da qualche mese a questa parte, consisterebbe nel dire: signorsì, signor presidente del Consiglio , signorsì, onorevole Nenni! entro il 15 agosto la nazionalizzazione?, entro il 15 agosto sarà approvata e senza modifiche. la regione Friuli Venezia Giulia entro la fine di giugno? senz' altro, affinché possa essere trasmessa in tempo all' altro ramo del Parlamento. vacanze? è il Governo che stabilisce se il Parlamento possa andare o meno in vacanza. bilanci? questi obblighi costituzionali sono quisquilie: l' importante è che il Governo vada innanzi con il suo programma. è veramente assurdo che l' onorevole Lombardi si permetta di dire che è la prima volta che i programmi vengono presi sul serio. la prima volta, invece, che il Parlamento, in questo dopoguerra, non viene preso affatto sul serio e viene snaturato nella sua funzione. prego i pochi colleghi presenti di darci atto che è stato il nostro atteggiamento, da un mese e mezzo a questa parte, a consentire al Parlamento di discutere intorno a gravissimi problemi, che altrimenti sarebbero stati portati avanti senza discussione. e poiché nel corso della discussione della legge sul Friuli Venezia Giulia e nel corso della discussione in Commissione di questa legge di nazionalizzazione qualche emendamento anche delle opposizioni è stato approvato, i colleghi della maggioranza sono pregati di considerare che non soltanto la dignità del Parlamento, ma la sua funzionalità sono state tutelate contro la maggioranza, contro il Governo, contro l' imposizione del centrosinistra, dai settori di opposizione, i quali vengono accusati di fare dell' ostruzionismo o addirittura del sabotaggio. l' onorevole Lombardi ha detto moraleggiando (e mi permetterò in seguito di parlare dell' atmosfera moralizzatrice che si è tentato di creare intorno alla discussione di questo disegno di legge ) che, vivaddio, i programmi non sono più materia di baratto da quando esiste questa maggioranza. vorrei sapere se sia proprio esatto che il partito socialista sia entrato a far parte di questa maggioranza e abbia accettato, condiviso o imposto questi programmi senza contropartite. e vorrei chiedere se le contropartite vere, quelle importanti, siano soltanto le contropartite di sottogoverno, delle quali posso parlare con tranquilla coscienza, perché il Movimento Sociale Italiano , nei rari periodi di cui ha appoggiato i governi, ha avuto dai governi stessi il riconoscimento di non aver mai chiesto nulla di questo genere. chiedo dunque se le contropartite vere, quelle pesanti, consistano soltanto nei posti di sottogoverno o non, piuttosto, nella possibilità data ad un partito come il socialista di condurre al tempo stesso due politiche, intese entrambe a conquistare o a mantenere le posizioni di potere acquisite. quale contropartita maggiore potevano la Democrazia Cristiana e il Governo concedere al partito socialista che quella di stare nella Valle d'Aosta con i comunisti e in Sicilia con la Democrazia Cristiana , e di rimanere in tutti gli enti locali , nei sindacati, nelle associazioni partigiane, o in vari organismi economici, insieme con i comunisti, e al tempo stesso entrare sostanzialmente a far parte di una maggioranza che si dichiara anticomunista? nessun partito politico in Italia, e forse anche all' estero, ha mai ottenuto il riconoscimento della liceità di una posizione sfacciatamente bifronte quale è quello ottenuto dal partito socialista . e ci vengono a dire che i programmi non sono più materia di baratto. ma se tutta la loro azione politica è un baratto! la loro presenza nel paese è un continuo baratto! essi danno i voti necessari e purtroppo indispensabili a questo Governo e a questa maggioranza in quanto questo Governo e questa maggioranza consentono loro di mantenere le loro posizioni di potere con i comunisti, i quali dovrebbero essere isolati da questo stesso Governo e da questa stessa maggioranza. la contropartita si chiama impossibilità da parte di questo Governo e di questa maggioranza di condurre una politica anticomunista. essa è la più pesante fra le contropartite che si possono immaginare. non solo è una contropartita, è un' ipoteca che non grava soltanto sulla Democrazia Cristiana , grava sul paese. è stato molto gentile, onorevole Togni, l' onorevole Lombardi quando le ha detto che apprezzava la sua fatica come presidente della Commissione dei 45. qualche mese fa erano meno gentili da quella parte. non voglio assolutamente considerare questo il frutto di contropartite o di baratti. penso che l' onorevole Lombardi abbia, non nei suoi confronti, ma nei confronti della Democrazia Cristiana , ben altri motivi per non gettare più la croce addosso a lei, onorevole Togni, e all' onorevole Andreotti, che qualche mese fa avevano la solidarietà delle persone per bene qui dentro. questi sono valori morali che dovrebbero avere qualche rilevanza e qualche importanza. sono problemi di cui avremo occasione di parlare: la vita è più lunga di quanto non possa essere la maggioranza che sostiene adesso con i suoi voti il Governo dell' onorevole Fanfani. credo di essere stato estremamente cortese, onorevole Togni, nei suoi confronti, dicendo quello che ho detto. non si lamenti se la solidarietà delle persone per bene, che forse non sono molte anche qui dentro, si indirizza, a prescindere dal mutare delle maggioranze o delle minoranze, verso le persone per bene. stia attento a distinguere sempre fra la solidarietà delle persone per bene e il ricattatorio appoggio da parte di chi si propone fini ben diversi. lo dico a lei perché è stato nominato, ma potrei dirlo a molti altri del suo gruppo, a tutti coloro, in genere, che, avendo dure esperienze parlamentari e politiche di battaglia antisocialcomunista, sembrano essersi dimenticati d' improvviso con chi avevamo tutti quanti a che fare, non soltanto sul terreno politico, ma su quello morale e personale. questo è stato il senso riguardoso, se mai affettuoso, di quanto ho voluto dire. non le ho dato alcun consiglio. non me lo permetto. quanto all' asserzione, così ferma e scandalizzata dell' onorevole Lombardi secondo cui avrebbero sospettato a vuoto, addirittura ingiuriosamente, coloro che hanno ritenuto (non essendo la incompatibilità per i parlamentari sancita in un certo articolo della legge ) che si potesse pensare a collocare qualche parlamentare alla testa del nuovo ente, e quanto alla giustificazione addotta dall' onorevole Lombardi che esiste una legge generale sulle incompatibilità parlamentari, mi vorrei permettere una modestissima osservazione. esiste una legge generale, non una legge costituzionale . essa è una legge come tutte le altre, e una nuova legge può modificarle. poiché il disegno di legge al nostro esame elenca varie categorie di incompatibilità e non ritiene di elencare una determinata categoria, e la maggioranza della Commissione e della Camera sembrano inclini a non includere quella tale categoria, che cosa dobbiamo pensare? siamo senz' altro autorizzati a pensare, come legislatori, che si stia per dar luogo ad una posizione giuridica equivoca, cioè che nel raffronto tra le due leggi si possa dar luogo in avvenire a qualche eccezione. il che non riguarda, senza alcun dubbio, l' onorevole Lombardi: egli perderebbe la faccia se, dopo quanto ha dichiarato, accettasse un incarico di tanto rilievo; ma ciò potrebbe riguardare, per avventura, altri parlamentari. comunque, l' eccezione concerne i parlamentari. allora, delle due l' una: o l' onorevole Lombardi e la maggioranza sono concordi nel ritenere, per motivi che non ho alcun bisogno di illustrare (poiché, fra l' altro, sembra che su essi convenga anche l' onorevole Lombardi), che ad un parlamentare non possa essere riservata la carica di commissario o di presidente del nuovo ente: ed allora si inserisca una norma esplicita, per una ragione, se non altro, di chiarezza giuridica e legislativa, nel provvedimento, e si accetti l' emendamento che verrà da noi presentato e sostenuto. 0 non si vuole inserire una norma di chiarificazione: ed allora sarà lecito che noi supponiamo che vi sia sotto qualche riposto pensiero, non certamente da parte dell' onorevole Lombardi. ma l' onorevole Lombardi ha una famiglia numerosa: ha parenti al Governo; ha parlato di un Lombardini, che non so se sia suo figlio, pronipote o zio. i Lombardi, in questo dopoguerra, ce li siamo trovati di fronte parecchie volte, sotto diverse spoglie. pertanto, per chiarezza, nell' interesse del buon nome dell' onorevole Lombardi, al quale teniamo quanto lui, pensiamo che su questo problema si dovrà ritornare. può darsi. venendo a parlare di problemi certamente più importanti (e sui quali per altro sorvolo, poiché le risposte di carattere tecnico saranno date prima di tutti dal relatore di minoranza , onorevole De Marzio , poi dagli altri colleghi del mio gruppo che interverranno successivamente), l' onorevole Lombardi ha dichiarato che i problemi delle tariffe elettriche sono risolvibili soltanto con la nazionalizzazione. nel 1955, in quest' Aula, rispondendo all' onorevole Cortese, allora ministro dell' Industria , l' onorevole Lombardi disse: « il CIP è perfettamente in grado di poter effettuare indagini con lo stesso metodo già sperimentato dalle inchieste fatte nel 1952. il CIP si è costruita una propria valida attrezzatura... » . non ho notizia che dal 1955 al 1962 il CIP — tanto per usare un' espressione cara all' onorevole Lombardi — si sia deteriorato. vorrei pregare l' onorevole Lombardi, che è un tecnico importante, di volersi mettere d' accordo con se stesso e di non dare l' impressione ad un incompetente come me di voler sostenere in questo momento delle tesi di comodo, per tentare di far prevalere la validità di un determinato principio. l' onorevole Lombardi ha detto, con una superficialità che mi stupisce in un uomo tanto preparato, che l' obbligatorietà dei servizi connessi con la distribuzione dell' energia elettrica è possibile soltanto attraverso la nazionalizzazione. che io sappia — e faccio riferimento ai principi del codice civile — ad ogni concessione da parte dello Stato è connessa una serie di obblighi. perché soltanto attraverso la nazionalizzazione si possono obbligare le aziende concessionarie a svolgere una determinata politica, nella fattispecie ad effettuare determinati allacciamenti? non credo che l' onorevole Lombardi abbia sufficientemente considerato il problema. l' onorevole bombardi ha detto, con la generosità di un antico cavaliere, che tecnicamente l' industria elettrica fa onore al paese, e questo riconoscimento lo ha ripetuto due volte. però economicamente l' industria elettrica — ha subito dopo aggiunto per giustificare la sua richiesta di nazionalizzazione — è arretrata. vorrei sapere, in sede di economia applicata (perché non siamo in sede di principi), come un' azienda e un settore possano essere, al tempo stesso , tecnicamente tanto funzionali da fare onore al paese ed economicamente arretrati. economicamente può essere arretrata una nazione; economicamente può essere considerato arretrato, o piuttosto retrogrado e non progressista, un determinato indirizzo. ma un' azienda che tecnicamente fa onore al paese (e lo fa per quanto ha realizzato dal punto di vista tecnico, quindi evidentemente anche dal punto di vista economico) non capisco come possa essere economicamente arretrata. può essere considerato arretrato il sistema generale in cui si sviluppa l' economia del paese, ma questo non ha nulla a che vedere con un determinato settore. può avere a che vedere, se mai, in via immediata, con settori i quali siano arretrati anche tecnicamente, in funzione ed a causa di una situazione arretrata o non evoluta dell' intera economia di un paese. mi stupisce che un uomo preparato e importante come l' onorevole Lombardi dica cose di questo genere ; se le dicesse un altro mi permetterei di affermare che esse sono sciocchezze; dette da lui sono cose serie, cose importanti, ma non sufficientemente meditate. l' onorevole Lombardi ha anche detto che un' azienda unica che venisse affidata a mani private in questo settore creerebbe un fatto abnorme per ragioni di « ordine pubblico » . l' onorevole Lombardi non è presente, ma io sono veramente curioso di sapere perché mai un' azienda unica in questo settore, gestita da privati, creerebbe una situazione abnorme « per motivi di ordine pubblico » . a che cosa pensava, in quel momento, l' onorevole Lombardi? agli attivisti di Torino, ai provocatori che si erano infiltrati nelle file degli scioperanti? alludeva forse ad un ordine economico? allora, in questo caso, il ragionamento rientra in quello che dicevo poc' anzi . altro fatto molto interessante è stato che l' onorevole bombardi abbia riprovato l' attività dell' intero settore dell' Iri egli, con questo attacco, si è attirato probabilmente dei guai, anche perché l' attacco è stato molto pesante. altro dato interessante è che egli abbia attaccato a questo riguardo non soltanto l' intero settore Iri, ma, in particolare, la Finelettrica, per avere essa promosso il coordinamento con l' « Anidel » . l' onorevole Lombardi, infatti, ha testualmente deplorato la Finelettrica anche a nome del partito socialista , per avere osato coordinare con l' « Anidel » la sua attività di produzione e distribuzione dell' energia elettrica . ora, è un fatto veramente strano che, nel momento in cui si nazionalizza per ottenere un coordinamento dell' industria elettrica, si deplori che questo coordinamento abbia già avuto luogo senza la nazionalizzazione. non so se questa affermazione, qualora fosse stata fatta da uomini meno importanti, sarebbe stata ascoltata dalla Camera senza ilarità. l' onorevole Lombardi mi ha poi stupefatto quando ha parlato di un « oligopolio collusivo » . così parlano gli uomini importanti. io non so che cosa egli abbia voluto dire; se si tratta di qualcosa che abbia relazione con la poliomielite o con la oligoemia. se invece oligopolio vuol dire qualcosa come un monopolio nelle mani di pochi, allora si può definire oligopolio collusivo tra partito socialista e la Democrazia Cristiana la creazione dell' « Enel » e l' onorevole Lombardi potremo chiamarlo il padre dell' oligopolio collusivo . però è difficile stabilire, perché non lo sappiamo, se la madre di esso sia l' onorevole Nenni o il presidente Fanfani. l' onorevole Lombardi ha fatto anche un' altra grave affermazione, e cioè che « la nazionalizzazione — ho annotato la frase per l' uso che i colleghi democristiani ne vorranno fare — è la razionale utilizzazione di un patrimonio collettivo ai fini collettivi » . un momento: fra la razionale utilizzazione di un patrimonio ai fini collettivi e la collettività del patrimonio c' è di mezzo l' articolo 43 della Costituzione. non è affatto vero che si tratti di un patrimonio collettivo. la verità è che il partito socialista ed il partito della Democrazia Cristiana , insieme, vogliono collettivizzare o stanno collettivizzando un patrimonio che non è affatto collettivo. la nazionalizzazione è l' espropriazione di un patrimonio privato. questa è la realtà; questa credo che. sia la realtà incontrovertibile, e credo che essa non si possa nascondere con tanta disinvoltura a proposito di problemi così importanti. poi l' onorevole Lombardi, venendo al concreto del funzionamento del settore, ha detto che non vi è da stupirsi se le aziende elettriche hanno fin qui sodisfatto la domanda o se addirittura, attraverso la loro producibilità, sono state in grado di andare oltre la domanda. però, pur essendo questo un dato normale e ovvio, ha detto che vi è da considerare la incompatibilità del calcolo economico privato con quello pubblico. a questo punto, l' onorevole Lombardi avrebbe dovuto spiegarci quale sia stato finora al riguardo il calcolo economico pubblico. qualcuno lo ha spiegato in Parlamento non molto tempo fa, e precisamente il ministro attuale (ed anche di allora) dell' industria, che, come ricordava nel suo intervento l' onorevole Delfino, nella seduta del 25 maggio 1961 ha dato atto alle aziende che esse, che si erano impegnate a realizzare entro il 1960 una determinata producibilità aggiuntiva, erano arrivate nel 1960 a raggiungere una producibilità assai maggiore di quella fissata. in questo quadro, il calcolo economico pubblico è stato superato nella realizzazione del calcolo economico privato. vi ho citato quanto il ministro dell' Industria in carica , nazionalizzatore anche lui per l' occasione, diceva in quest' Aula un anno fa. lo stesso onorevole Lombardi, quando ha detto di suffragare con un esempio questa sua imprudente e leggera affermazione, come tante altre del resto, è ricorso stranamente al settore siderurgico ed ha fatto l' esempio della centrare siderurgica di Taranto, esempio sul quale non mi soffermerò perché non ho nessuna intenzione di menare il can per l' aia, in quanto voglio parlare dei problemi a cui questa legge si riferisce. l' onorevole Lombardi ha detto che è in corso una modificazione strutturale assai importante dovuta all' incremento straordinario degli impianti tecnici. siamo di fronte, ha detto testualmente, ad una rivoluzione tecnologica in corso . ed allora, onorevoli colleghi del partito socialista e della Democrazia Cristiana , — mettetevi d' accordo con voi stessi: se ritenete che i tecnici siano in grado di attuare addirittura delle rivoluzioni, se ritenete che i tecnici, per un portato dei tempi o per l' influsso di situazioni internazionali, stiano addirittura realizzando o abbiano già realizzato in questo settore una vera e propria rivoluzione, che modifica tutte le strutture del settore senza che lo Stato intervenga, allora ci dovrete spiegare perché il settore si deve nazionalizzare. forse per motivi sociali? ma l' onorevole Lombardi non ha fatto alcun cenno ai motivi sociali. e se non l' ha fatto lui, che si dice socialista, non vedo chi possa farlo. secondo la diagnosi dell' onorevole Lombardi, non vi è alcun motivo per non dar luogo alla nazionalizzazione. si è, quindi, in ultimo, rivolto ai comunisti, ed è stato patetico. si è talmente dimenticato di tutti noi nel rivolgersi ai comunisti, che per un quarto d' ora di seguito o forse più non siamo riusciti a percepire il suono gentile della sua parola. parlava di traverso, non soltanto, ma ragionava di traverso. ho potuto cogliere qua e là, avvicinandomi, qualche frase da lui pronunciata nei confronti dei comunisti, in direzione dei comunisti e ho potuto udire con vivo compiacimento che egli ha apprezzato il senso di moderazione dimostrato dai comunisti pure in talune loro critiche alla legge, e che è molto contento che i comunisti abbiano tenuto e tengano questo atteggiamento non soltanto verso la legge, ma nei confronti dell' interpretazione, senza alcun dubbio estensiva, che il partito socialista ritiene in questo momento di dare a questo provvedimento. penso che questa considerazione dell' onorevole Lombardi sia molto importante. mi permetterò di tornare su di essa più avanti, quando parlerò della perdurante e confermata e consolidata unità d' azione fra socialisti e comunisti sotto l' usbergo del sentirsi puri nel quadro della maggioranza effettiva di centrosinistra. chiedo di nuovo scusa se mi sono permesso queste osservazioni nei confronti del discorso dell' onorevole Lombardi. ho voluto un poco attualizzare il mio intervento e credo anche di aver ottenuto di abbreviarlo nella sostanza, perché non avrò bisogno di ripetere cose che ho già detto. passando dall' onorevole Lombardi all' onorevole Saragat, il quale non è intervenuto in questo dibattito (non so se interverrà; dopo di me parlerà però il collega Romita del partito socialdemocratico . finalmente il partito socialdemocratico prende la parola e ne siamo veramente lieti), ricordo che l' onorevole Saragat, in una interruzione che probabilmente gli è sfuggita in un momento di malumore mentre parlava il collega Delfino, ha detto che ci si dovrebbe vergognare da questa parte sostenendo le posizioni che stiamo sostenendo. in altri termini, sia pure a titolo di interruzione e probabilmente in un momento di scarso controllo della propria sensibilità nervosa — e se è così l' onorevole Saragat è stato immediatamente da noi perdonato: non è un fatto personale — ha ritenuto di porre la questione morale . ora, onorevoli colleghi , le questioni morali in Parlamento è bene non porle, ma quando vengono poste devono essere raccolte. mi permetto qui brevissime considerazioni a questo riguardo, perché, anche se l' onorevole Saragat è intervenuto in sede di interruzione, ha sollevato un problema, e così come la sua interruzione è stata probabilmente registrata a verbale, deve essere registrata a verbale una nostra pacatissima risposta. debbo ritenere che in un Parlamento, in genere — ripeto — questioni morali sia bene non porne, soprattutto in tempi in cui la distinzione fra morale e politica si fa sempre più difficile e la identificazione di una morale politica si fa difficilissima in tutti i settori, senza alcuna eccezione. debbo ritenere, poi, che in questa Camera la questione morale ancor più difficilmente possa esser posta soprattutto dai banchi della maggioranza, se è vero come è vero , per andare ad esempi molto più importanti, che l' attuale maggioranza non riesce ad essere in se stessa concorde nel celebrare il 24 maggio e il 20 settembre; riesce ad esserlo soltanto celebrando il 25 aprile. non può porre questioni morali una maggioranza che per logica di eventi è portata ad essere concorde nel segno della divisione e ad essere discorde nel segno tradizionale dell' unità, e della storia del nostro paese. debbo anche aggiungere, senza drammatizzare l' episodio dell' altro giorno, che in Parlamento — in questa Camera, in particolare — due sole questioni morali possono essere legittimamente e forse anche utilmente sollevate. in primo luogo — è la più importante — la questione morale nei confronti dei deputati di quei settori, che, entrati in questa Camera e nella legislatura in corso con un determinato vincolo morale e programmatico nei confronti del loro elettorato, si comportano in questa Camera e nel corso stesso di questa legislatura in modo da voltare le spalle al proprio elettorato moralmente parlando, e cioè ai vincoli assunti con il proprio elettorato all' atto della consacrazione vera, che non è quella del momento in cui si entra per la prima volta in quest' Aula, ma quella del momento in cui viene infilata la scheda nell' urna in un atto anonimo e fiduciario. credo, poi, che possa essere sollevata la questione morale nei confronti dei deputati di qualunque settore che votano contro coscienza o non osano parlare in pubblico secondo coscienza. sono queste le sole questioni morali che in Parlamento possono esser poste. non ho l' impressione che sia l' attuale maggioranza a poter porre tali questioni morali a noi, e non soltanto a noi del Movimento Sociale Italiano , ma ai gruppi della destra che si stanno validamente comportando in questa battaglia. penso che, se mai (abbiamo avuto il buon gusto di non farlo all' inizio di questo dibattito), possiamo essere noi a porre la questione morale nei confronti di numerosi settori dell' attuale maggioranza. con il che, da parte nostra almeno, penso possa essere chiuso il dibattito polemico nei confronti dell' affermazione sfuggita all' onorevole Saragat. che se poi l' onorevole Saragat ha voluto qualificare immorale la difesa aperta, chiara, leale di talune posizioni e interessi, perché sarebbe morale soltanto la difesa altrettanto chiara ed aperta di altri interessi, devo ritenere che l' onorevole Saragat, in quel momento di sovraeccitazione, non si rendesse conto che il Parlamento è istituito esattamente — ed egli è stato presidente di Assemblea — perché gli interessi contrapposti possano scontrarsi a viso aperto in quest' Aula e in quella di Palazzo Madama . degli aspetti tecnici della legge non intendo occuparmi, e chiedo scusa se ne ho parlato già troppo, io davvero incompetente, rispondendo qua e là all' onorevole Lombardi. voglio semplicemente permettermi una considerazione che consiste in uno schematico raffronto tra le posizioni assunte proprio dall' onorevole Lombardi, dai suoi colleghi del partito socialista e del partito comunista all' atto della presentazione delle loro proposte di legge nell' altra e in questa legislatura, e le posizioni assunte dalla attuale maggioranza, con il concorso del partito socialista , nell' attuale relazione per la maggioranza, per giustificare la nazionalizzazione. vedete, onorevoli colleghi , qualche volta l' incompetenza è utile perché rende curiosi. appunto la curiosità mi ha spinto a fare dei raffronti; e vi comunico schematicamente il risultato dei raffronti che ho fatto. mi permetto anche di chiedere al relatore per la maggioranza, onorevole De'Cocci (non è presente in questo momento, ma vorrà avere la bontà di farlo), di spiegarci l' arcano. perché, dal confronto che la curiosità personale mi ha spinto a fare che cosa è emerso? esattamente questo: i socialisti nelle precedenti loro proposte elencavano dieci motivi — ve li citerò uno per uno, fedelmente e rapidamente — per cui bisognava nazionalizzare il settore elettrico. i dieci motivi, tutti e dieci, per caso, trovano esauriente risposta nella relazione dell' onorevole De'Cocci , ma non trovano una risposta affermativa, non trovano una risposta di conferma: trovano una risposta che, quando non è addirittura polemica, è comunque negativa, e lo è in misura chiara e tassativa. quindi, dopo aver letto le motivazioni nazionalizzatrici dei socialisti, che fanno parte della maggioranza, e le motivazioni dell' onorevole De'Cocci contro le motivazioni nazionalizzatrici dei socialisti, sì giunge a questo risultato: di avere scritto dieci frasi su una lavagna, di avere cancellato successivamente e doverosamente, per un rispetto all' importanza del relatore per la maggioranza, le dieci frasi medesime, e di rimanere lì con la lavagna assolutamente nera (già, non è rossa; stavo pensando di quale colore potesse essere). tutto ciò senza che possa ricevere, io incompetente, la benché minima spiegazione, né da parte degli uni né da parte degli altri, visto che si tratta — è il caso di dirlo — di un polo positivo e di un polo negativo venuti, sia pure a distanza di tempo, a contatto. quali sono i dieci motivi — li ricavo dalla relazione dell' onorevole Lombardi in occasione della presentazione della proposta di legge numero 629 nel settembre 1958 — per i quali i socialisti, d' accordo con i comunisti, proponevano la nazionalizzazione dell' industria elettrica? 1°) è necessaria una politica generale delle fonti di energia per assicurare una politica di sviluppo , non esistendo la possibilità di coordinare investimenti, produzione e consumo; 2°) esiste un permanente, insanabile contrasto tra l' interesse pubblico e quello privato; 3°) la necessità di costruire centrali termonucleari inciderà a breve scadenza sul livello generale dei costi; anche le rimanenti risorse idriche sono limitate, e quindi sfruttabili a costi più elevati; 4°) senza modificare l' attuale struttura non è possibile attuare un sistema tariffario unificato; 5°) dal 1953 al 1958 si sono verificati una stagnazione e un declino della produzione elettrica; 6°) l' incremento della produzione è stato dovuto in massima parte alla produzione termoelettrica; 7°) le aziende pubbliche devono realizzare un programma di nuove costruzioni proporzionalmente maggiore di quello del settore privato; 8°) il consumo medio di energia per ogni abitante è molto basso in Italia; 9°) è molto basso l' indice di consumo per gli usi agricoli; 10°) bisogna togliere di mezzo lo strapotere politico dei monopoli. al punto numero 1, che è quello relativo alla necessità di una politica delle fonti di energia per assicurare una politica di sviluppo , non essendo possibile coordinare, eccetera, l' onorevole De'Cocci risponde a pagina 9 della relazione di maggioranza (cito testualmente): la realizzazione della rete a 220 mila volt e la conseguente marcia in parallelo fra le imprese ad essa interconnesse, grazie all' unificazione della frequenza attuata in gran parte cinque anni dopo la fine della guerra, ha grandemente facilitato da un punto di vista tecnico il compito del coordinamento tra le varie fonti di energia elettrica, in particolare consentendo il trasferimento di energia dall' Italia settentrionale a quella, centro-meridionale nel periodo estivo e l' inversione di tale flusso nei mesi invernali » . chi ha seguito gli studi dell' onorevole Lombardi nel corso di tutti questi anni, sa che uno dei suoi cavalli di battaglia per sostenere per tanto tempo la nazionalizzazione è stato quello della necessità di assicurare il flusso tra l' Italia settentrionale e l' Italia meridionale in quanto il regime idrologico dei bacini è diverso in estate e in inverno. ci ha riempito la testa, negli anni passati, con queste cose. orbene, viene l' onorevole De'Cocci a dirci che il flusso è assicurato e che il coordinamento esiste già. quindi, se ha ragione l' onorevole De'Cocci , ha torto l' onorevole Lombardi. secondo motivo: permanente insanabile contrasto fra l' interesse pubblico e quello privato. ebbene, a pagina 21 della sua relazione, l' onorevole De'Cocci afferma: « l' imponenza dei capitali investiti dai privati pone infatti il problema della misura del sacrificio che la generalità deve affrontare per acquistare i beni di cui trattasi » . quindi, non soltanto non vi è un insanabile contrasto fra l' interesse pubblico e quello privato, ma, al contrario, avendo i privati, secondo quello che scrive l' onorevole De'Cocci , investito somme ingentissime e quindi avendo sacrificato, in sostanza, o per lo meno impegnato la propria responsabilità e capacità finanziaria, adesso, affinché l' « Enel » nasca, bisogna sacrificare altri privati. perciò, se vi è insanabile contrasto, l' insanabile contrasto è fra la nazionalizzazione voluta dall' onorevole Lombardi e l' interesse dei privati, dei privati come imprenditori, dei privati come risparmiatori. mi sembra che questa affermazione dell' onorevole De'Cocci sia addirittura polemica, e non soltanto contrastante nei confronti della parallela affermazione dell' onorevole Lombardi. terzo punto: l' onorevole Lombardi diceva che la costruzione di centrali termonucleari farà aumentare i costi. a pagina 31 della relazione De'Cocci si legge testualmente: « ... le economie di gestione e di investimento che saranno consentite da una eventuale gestione unificata dei servizi; economie di per sé non in grado di incidere in modo significativo sul costo di ogni singolo chilowattora distribuito... » . quindi, non illudetevi, non vi saranno diminuzioni nei costi attraverso questo nuovo sistema. dunque, ha torto l' onorevole Lombardi quando dice che bisogna nazionalizzare per ridurre i costi, o comunque per impedire che i costi aumentino. laddove, poi, l' onorevole Lombardi diceva che senza modificare l' attuale struttura non è possibile attuare un sistema tariffario unificato, l' onorevole De'Cocci risponde a pagina 17: « col provvedimento CIP, 29 agosto 1961, numero 941, è stato attuato un sistema di tariffe unificate per tutto il territorio nazionale , in base al quale gli utenti con eguali caratteristiche di consumo, in qualsiasi località si trovino, pagano allo stesso prezzo l' energia elettrica » . per incidens , osservo che l' onorevole Lombardi ha detto oggi che gli risulterebbe che il sistema di unificazione delle tariffe non avrebbe funzionato in maniera sodisfacente, che i profitti si sarebbero accresciuti, che l' unificazione non avrebbe funzionato a vantaggio degli utenti. 2 un sistema in atto, e vorremmo sapere — per nostra curiosità — quali sono i dati, perché l' onorevole Riccardo Lombardi non ha avuto la bontà di comunicarcene nemmeno uno. come fa l' onorevole Lombardi a dire che non funziona un sistema di questa complessità e delicatezza, appena in atto? noi non vogliamo sostenere che tutto funzioni benissimo; diciamo onestamente che non lo sappiamo; diciamo che riteniamo che non lo possa sapere nessuno. e poiché l' onorevole Lombardi ha mosso un grave addebito nei confronti del CIP, che è un organo del Governo che egli appoggia, penso che l' onorevole Lombardi dovrebbe avere la bontà, in nome del suo partito, di volercelo spiegare. l' onorevole Lombardi scriveva ancora che dal 1953 al 1958 si erano verificati una stagnazione e un declino nella produzione elettrica. a pagina 6 della relazione De'Cocci si legge: « è questo il periodo aureo dell' economia italiana e il periodo in cui l' energia elettrica ha registrato i maggiori sviluppi » . e penso che anche questa sia una risposta fortemente polemica dell' onorevole De'Cocci all' onorevole Lombardi. ma l' onorevole Lombardi scriveva ancora: « l' incremento della produzione è dovuto in massima parte alla produzione termoelettrica » . e l' onorevole De'Cocci , a pagina 7, risponde: « relativamente alle società elettrocommerciali, si osserva che l' elevato incremento della loro produzione va messo in rapporto con la larga capacità di investimento dalle stesse dimostrata, per cui hanno potuto seguire con relativa facilità gli sviluppi di una domanda molto sostenuta » . l' onorevole Lombardi scriveva: « le aziende pubbliche hanno realizzato un programma di nuove costruzioni proporzionalmente maggiore del settore privato » . e l' onorevole De'Cocci risponde a pagina 16 della sua relazione: « la ricostruzione postbellica, invece, è stata fatta senza sovvenzioni e risarcimenti » . vorrei sapere se questo sia avvenuto, ad esempio, nel settore edilizio, di cui tante volte si è occupato l' onorevole presidente del Consiglio . osservava ancora l' onorevole Lombardi: « il consumo medio è molto basso in Italia » . e l' onorevole De'Cocci risponde a pagina 11: « un ribasso delle tariffe elettriche, data la bassa incidenza sul totale delle spese, non sembra quindi essere destinato a ripercuotersi molto sul livello dei consumi, né sembra che esso possa procurare un miglioramento notevole del tenore di vita » . in tal modo l' onorevole De'Cocci ristabilisce una proporzione tra il problema del tenore di vita delle popolazioni e quello del consumo di energia elettrica che esse fanno. scriveva ancora l' onorevole Lombardi: « e molto basso l' indice di consumo per gli usi agricoli » . e l' onorevole De'Cocci risponde a pagina 31: « in proposito ricordiamo che in Francia, per consentire l' elettrificazione delle campagne, lo Stato ha dovuto accollarsi non piccola parte degli oneri derivanti da questa operazione, sia quando il servizio era affidato a società private, sia ora che fa capo ad un' azienda pubblica » . ed io sono andato a vedere la tabella allegata dall' onorevole De'Cocci che conforta questa sua affermazione, ed ho riscontrato che lo Stato francese in un certo periodo è dovuto intervenire nel settore agricolo in ragione dell' 82 per cento degli investimenti diretti e aggiuntivi, per far sì che nel settore agricolo si ottenesse qualche risultato. ma scriveva infine l' onorevole Lombardi: bisogna togliere di mezzo lo strapotere politico dei monopoli » . e qui tutti penserete che l' onorevole De'Cocci non possa non essere d' accordo. difatti lo è, quando a pagina 20 scrive: « ... l' esercizio delle attività elettriche si svolge in condizioni di monopolio, a causa delle quali si deve ritenere da tempo frantumato quell' equilibrio di poteri e di forze che costituisce il naturale elemento della libertà negoziale, per cui ad essa si sono sostituiti poteri autoritari di natura politica, anche se discendenti di fatto dalla posizione dominante dell' impresa » ... ora, a parte quello che subito dopo vi leggerò dell' onorevole De'Cocci , quando questi scrive che il monopolio ha rotto quell' equilibrio di poteri e di forze che costituisce il naturale elemento della libertà negoziale, e lo afferma per valutare la forza congenita e dirompente di questa legge nel quadro dell' economia nazionale, ancora una volta l' onorevole De'Cocci è polemico nei confronti delle tesi dell' onorevole Lombardi. infatti, l' espressione « rottura dell' equilibrio » viene dall' onorevole De'Cocci usata per deplorare che i monopoli abbiano rotto un equilibrio consistente nella libertà negoziale, cioè rientrante nel sistema liberale democratico, come ha detto ieri l' onorevole Angioy, nel sistema della economia di mercato . e allora, è in nome dell' economia di mercato che si vuole rompere l' equilibrio dell' economia di mercato ? ci troviamo addirittura in un ginepraio. ma v' è di più: a pagina 33 l' onorevole De'Cocci ritorna sullo stesso problema e si esprime in modo ben diverso a proposito della nomina dell' amministratore provvisorio dell' ente, cui « si è inteso conferire un contenuto più squisitamente politico attribuendola al presidente del Consiglio dei ministri , su proposta del ministro dell' Industria e del commercio » . allora: precedentemente i monopoli avevano rotto un equilibrio, l' equilibrio della libertà negoziale, perché ad esso avevano sostituito poteri autoritari di natura politica, che poi erano di natura politica per lo meno indiretta in quanto consistevano (lo dice lo stesso onorevole De'Cocci ) nella posizione dominante dell' impresa in un complesso economico. adesso si ritiene di dare contenuto squisitamente politico addirittura alla nomina dell' amministratore provvisorio. immaginate il « provvisorio » vi sono delle provvisorietà in Italia che sono più permanenti di ogni permanente!... quando l' onorevole De'Cocci dice che alla carica di amministratore provvisorio si è voluto dare un contenuto squisitamente e direttamente politico, vorrei sapere come l' onorevole De'Cocci possa mettersi d' accordo con se stesso . a pagina 40 l' onorevole De'Cocci scrive cose anch' esse interessanti e diverse da queste: « la nazionalizzazione... potrà agevolare anche nuovi investimenti » (da parte delle società espropriate) « in altri settori, nel quadro della programmazione economica, con funzioni propulsive » (anche questo è vocabolo caro all' onorevole Lombardi) « soprattutto per l' intera economia di zone depresse , come il Mezzogiorno e l' area umbro-marchigiana » . chissà perché l' onorevole De'Cocci , relatore per la maggioranza, ha approfittato di tale sua qualità per fare un po' di propaganda circoscrizionale. in verità è un piccolo neo in un uomo di tanto buon gusto! le aree depresse in Italia sono purtroppo tante e le conosciamo tutti. poteva accennarle od elencarle tutte. a meno che non vi siano già degli accordi. e l' onorevole Lombardi ha detto oggi di poter in sostanza annunciare che qualche accordo è in via di conclusione per indirizzare certi capitali in un certo senso. nel qual caso ci compiaciamo molto con l' Umbria e le Marche e con l' onorevole De'Cocci , ma vorremmo saperne un po' di più. il Governo, dice l' onorevole De'Cocci , dovrà fare tutto il possibile per incoraggiare la sopravvivenza e la trasformazione delle società. pertanto, si espropriano le società e si impedisce ad esse di poter esercitare la loro attività principale in quanto si è affermato che, se non si nazionalizza, la politica nei confronti del Mezzogiorno e delle aree depresse non può essere strumentata e realizzata. si desidera però che i capitali delle società espropriate e le attività delle società espropriate che continueranno vengano indirizzati verso il Mezzogiorno e le aree depresse, e si dice che questo Governo programmatore o pianificatore dovrà fare di tutto per incoraggiare la sopravvivenza e la trasformazione delle società. nel momento stesso in cui Otello strangola Desdemona, le dice pieno d' amore: vivi, prospera e cerca di procreare! non credo che sia il momento più adatto, e penso che l' onorevole De'Cocci abbia confuso fra una stretta e l' altra. e sono confusioni spiacevoli quando si esercitano sul corpo altrui. concluse queste marginali osservazioni, e rimanendo allibiti e stupefatti per quello che ci è venuto fatto di considerare, forse in superficie, possiamo fare diverse ipotesi. prima ipotesi (la enuncio soltanto perché l' onorevole De'Cocci non è presente: ne approfitto): che la relazione dell' onorevole De'Cocci sia una relazione siluro. nel qual caso, attenti al siluro! io conoscevo l' onorevole De'Cocci come navigatore abilissimo, ma che fosse addirittura sommozzatore non lo pensavo. ma, dai punti della relazione che ho citato, la relazione ha tutta l' aria di essere quella di un abile sommozzatore. seconda ipotesi: che esista davvero un radicale divario di interpretazioni anche sul piano tecnico all' interno della maggioranza. terza ipotesi: che la relazione bombardi del 1958 e quella De'Cocci siano viziate da una certa superficialità. si può scegliere liberamente tra queste ipotesi, soprattutto fra le due ultime. si possono avanzare anche altre ipotesi. ma una sola tesi, alla stregua di quanto mi sono permesso di ricordare, non è sostenibile, e cioè che la maggioranza abbia, nel suo complesso, una chiara idea politica e tecnica di quello che vuol fare e dei fini che si propone di raggiungere. non può dunque dirsi da parte dei sostenitori della legge che, quali che siano le considerazioni politiche in contrario, il provvedimento si impone in linea tecnica. perché in linea tecnica, alla stregua del discorso dell' onorevole Lombardi ed alla stregua dei documenti che ho citato, siamo in grado di valutare negativamente il provvedimento. e vengo ora alle valutazioni politiche, le quali riguardano prima di tutto l' atteggiamento del settore comunista. ero andato preparandomi del materiale perché volevo dimostrare che ai comunisti questa legge non può riuscire sgradita. essi hanno sempre chiesto questa misura, sono sempre stati coerenti. e addirittura dal 1945 che chiedono la nazionalizzazione delle industrie elettriche. dopo gli interventi dell' onorevole Natoli e dell' onorevole Napolitano non ho bisogno di spolverare vecchi documenti, perché la tesi che mi proponevo di dimostrare è diventata la tesi ufficiale del gruppo parlamentare comunista. vale la pena di citare quanto ha detto l' onorevole Natoli: « è ridicolo parlare, come fa qualche esponente democristiano, di isolamento del partito comunista , quando proprio la battaglia dei comunisti ha contribuito così potentemente a questa svolta nella nostra vita politica » . di fronte ad una simile affermazione, noi possiamo porci tre domande. prima domanda: è legittima la presunzione dell' onorevole Natoli e del gruppo comunista, secondo cui spetta al partito comunista il merito di essere stato, in tutto il dopoguerra, l' elemento propulsore della misura di nazionalizzazione dell' energia elettrica ? seconda domanda: si tratta, come qualcuno potrebbe dire, fra gli altri qualche democristiano, di un atteggiamento tattico e propagandistico, oppure di una posizione di fondo del gruppo comunista? terza domanda: alla distanza, posizioni simili giovano alla causa del partito comunista , o possono, come qualcuno ritiene, danneggiare il partito comunista , indebolirlo all' interno nei contatti con la sua base e all' esterno nei contatti con la pubblica opinione ? alla prima domanda non si può che rispondere di sì. è del tutto legittima la presunzione del gruppo parlamentare comunista, quando esso si attribuisce la primogenitura in fatto di richiesta di nazionalizzazione dell' energia elettrica . i programmi elettorali del partito comunista del 1948, del 1953 e del 1958 citavano espressamente la misura della nazionalizzazione dell' industria elettrica come una delle misure di fondo che il partito comunista si impegnava a chiedere in Parlamento dopo l' effettuazione delle elezioni. e mi permetto di ricordare che il programma elettorale del 1948 non era quello del partito comunista , ma quello del Fronte popolare , che vide elettoralmente e programmaticamente uniti comunisti e socialisti. e il programma elettorale del 1953 era il programma del partito comunista ancora unito al partito socialista dal patto di unità d' azione, tanto è vero che nel programma del 1953 del partito socialista si trovano gli stessi impegni, compreso questo che si trovava nel programma elettorale del partito comunista . così nel programma elettorale del partito comunista del 1948, così nel programma lanciato dai comunisti per un Governo della nazione subito dopo le elezioni politiche del 1958. così nel patto di unità d' azione con il partito socialista , patto che i comunisti e i socialisti insieme stamparono i manifesti e che Avanti! stampò con grandissima evidenza come accusa polemica soprattutto contro i socialdemocratici, allora definiti ancora « socialtraditori » , all' atto della battaglia elettorale del 7 giugno 1953. nel patto di unità d' azione figura un capo relativo alla nazionalizzazione dell' energia. il che vuol dire che la nazionalizzazione era uno dei solidali impegni dei comunisti e dei socialisti, era una delle condizioni in base e in nome delle quali comunisti e socialisti si impegnavano a marciare, ad agire e a tentare di legiferare o addirittura di amministrare insieme. il che vuol dire che attraverso la politica di centrosinistra il patto di unità d' azione ritorna in effetti ad avere una validità cogente non soltanto nei rapporti tra comunisti e socialisti, ma addirittura nei rapporti tra comunisti, socialisti e Democrazia Cristiana . il che vuol dire che la logica della formula di centrosinistra, relativamente a questo settore (quello dell' economia italiana ), ha esteso la funzionalità, la validità del patto di unità d' azione fra socialisti e comunisti alla Democrazia Cristiana e a tutto l' arco della maggioranza cosiddetta democratica. in altri termini, il magnifico risultato sul terreno economico che avete ottenuto attraverso una formula che avrebbe dovuto isolare i comunisti è consistito non soltanto nel ricementare i legami programmatici e gli impegni politici tra socialisti e comunisti, ma nel trasformare quelli che fino al 1956 erano gli impegni comuni dei socialisti e dei comunisti negli impegni comuni di una maggioranza che si estende fino alla Democrazia Cristiana . credo che questo sia assolutamente indubitabile, come è indubitabile che nel settimo, nell' ottavo e nel nono congresso del partito comunista , cioè nei congressi degli anni 1951, 1956 e 1960, l' impegno programmatico di sostenere la necessità della nazionalizzazione dell' energia elettrica è stato reiterato. concludo quindi così la risposta alla prima domanda: il gruppo comunista ha perfettamente ragione in linea di fatto, quando sostiene di poter presumere che questa misura legislativa ha sempre visto il partito comunista come sostenitore o addirittura come antesignano. credo di poter rispondere in senso positivo anche alla seconda domanda. non si tratta di una posizione tattica, ma di una posizione di fondo. del tatticismo comunista si parla molto spesso e si ama fare l' elogio o il riconoscimento dell' abilità tattica dei comunisti da parte degli stessi avversari o cosiddetti avversari del partito comunista . è diventato un luogo comune dire: Togliatti è molto abile, molto tattico; è un luogo comune parlare dell' abilità tattica, della spregiudicatezza tattica della condotta politica del partito comunista . in questo caso, però, non ci troviamo di fronte ad un fenomeno di abilità o spregiudicatezza tattica, ma ad una tesi di fondo del partito comunista ; così come ogniqualvolta si tratta di problemi programmatici, di impegno economico-sociale, cioè marxista. sulle tesi marxiste, di fedeltà e di ortodossia marxista, il partito comunista non è mai stato su posizioni tattiche. alla Costituente, quando si è trattato di votare in favore dell' articolo 7 della Costituzione, cioè per l' inserimento del Concordato nella Carta Costituzionale , quando ci si è trovati di fronte a contingenti problemi nei rapporti internazionali, il partito comunista è stato tattico, ma non lo è mai stato in ordine a problemi di interpretazione dell' economia nel quadro socialista, nel quadro marxista. è un impegno di fondo logico del partito comunista italiano e di ogni altro partito marxista il quale conviva nel regime capitalistico. insegnano tutti, non solo i teorici, ma i pratici del socialcomunismo, che il metodo per rompere (come dice l' onorevole Lombardi) il cosiddetto sistema capitalistico, il sistema borghese, senza dar luogo alla rivoluzione proletaria o prima che si dia luogo alla rivoluzione, è quello di modificare le strutture economiche secondo i piani arcinoti delle impropriamente dette nazionalizzazioni o statizzazioni. quindi, ci troviamo di fronte ad una presunzione politica legittima da parte del partito comunista , ma ad una presunzione che affonda le sue radici sulla sostanza stessa del comunismo nel mondo, e in particolare in Italia. non si tratta di una contingente, opportunistica, momentanea vittoria tattica del partito comunista : si tratta, lo ripeto, di una seria ipoteca programmatica del partito comunista su tutte le strutture della nostra società. rispondo affermativamente anche alla terza domanda, se cioè posizioni simili possano giovare al partito comunista o le mettano in difficoltà. anche questo è un luogo comune . da un po' di tempo a questa parte, allorché i democristiani non — sanno cos' altro dire, amano ripetere: avete visto? abbiamo messo in difficoltà i comunisti. ed anche in questi giorni i più beoti tra gli organi governativi di informazione stanno scrivendo che i comunisti sono stati messi in difficoltà da questa legge, perché hanno proposto taluni emendamenti, perché non si sono dichiarati d' accordo su taluni aspetti di questo problema, pur appoggiando il Governo, la maggioranza e la legge stessa. in difficoltà? avete regalato ai comunisti una posizione d' oro. quale migliore, più facile, più comoda, più proficua posizione, per un partito quale quello comunista, che quella di poter passare, nel corso di pochi mesi, dalla funzione di « opposizione di stimolo » (che l' onorevole Togliatti assegnò al partito comunista nei confronti del centrosinistra) alla nuova e più coraggiosa funzione di « opposizione di guida » ? sembra contraddittorio parlare di « opposizione di guida » , come era contraddittorio parlare di « opposizione di stimolo » . non è stata l' abilità — dell' onorevole Togliatti a realizzare il miracolo: è stato il centrosinistra a regalare una politica di doppio gioco permanente, di doppio gioco legalizzato, sia al partito socialista , sia al partito comunista . cosa disse l' onorevole Togliatti quando il Governo di centrosinistra si presentò in Parlamento? disse: farò l' opposizione, ma vi stimolerò a realizzare i vostri programmi, perché il vostro programma nella sostanza mi piace. voi state realizzando il vostro programma, state mantenendo gli impegni, come ha detto l' onorevole Lombardi; state sollecitando leggi che piacciono all' onorevole Togliatti, e questi passa alla seconda fase ravvicinata della sua manovra, e la sua opposizione (perché egli si presenta all' elettorato, alla pubblica opinione , come un oppositore: se la fiducia sarà posta dal Governo, egli non voterà a favore; forse si asterrà o forse voterà contro) diventa l' opposizione di guida. egli è riuscito, mercé vostra, merce la logica di questa formula governativa, a trasformare l' iniziale opposizione di stimolo in opposizione di guida o di propulsione. e si mette alla vostra testa, e quando, sostenendo di far fronte agli impegni che il Governo ha assunto, presentate determinate leggi, arrivano i comunisti e vi dicono, ed a ragione (in linea di fatto e di diritto, in linea di programma, di precedenti, di tradizioni, di impegni): ma questa legge è mia; io la farei meglio se potessi governare, se la maggioranza fosse tutta mia; io la presenterei meno imperfetta; voi ci sapete fare meno di me; siete arrivati tardi, fate quello che potete: arrangiatevi; comunque io l' approvo perché è mia, la rivendico e la porto innanzi perché è mia e la inserisco nel mio programma e cercherò, attraverso la presentazione di emendamenti, che essa venga migliorata. con tutto questo si dà all' opinione pubblica l' impressione, anzi la certezza, che il partito comunista è l' alfiere della maggioranza, del Governo e della formula di centrosinistra. penso che sia molto difficile smentire queste nostre affermazioni, e credo — per concludere sui comunisti — che possa essere interessante riferire quello che l' onorevole Togliatti ebbe a dire tanti anni fa, nell' agosto del 1945. il partito comunista era allora al Governo insieme con i democristiani, i socialisti e altri gruppi del CLN si teneva allora un convegno economico, il primo, credo, del partito comunista . Togliatti così si esprimeva: si pone il problema dell' iniziativa privata ? il controllo? il piano nazionale? oggi pensare ad un piano nazionale è utopistico. in un regime socialista, con la dittatura del proletariato i bolscevici sono giunti al piano nazionale industriale nel 1928, a dieci anni dalla rivoluzione » . siamo nel 1962, a diciasette anni dalla cosiddetta rivoluzione, e Togliatti, evidentemente, ha pensato, d' accordo con Nenni e con Lombardi, che i tempi incomincino a maturare. e proseguiva: « noi non siamo in una società socialista, né ci proponiamo di instaurarla immediatamente. nella nostra società un piano economico nazionale non è possibile; ciò non toglie che in certi settori dell' industria italiana sia possibile giungere alla nazionalizzazione più rapidamente che in altri paesi. comunque, è certo che l' iniziativa privata deve avere un campo di azione vastissimo » . l' onorevole Togliatti parlava nel 1945 come voi state parlando adesso: l' iniziativa privata deve avere un campo vastissimo, non siamo in una società socialista, non ci proponiamo di instaurarla immediatamente; il piano economico non è immediatamente attuabile, però noi vogliamo arrivare a questo in seguito. ecco, siamo tornati alla logica del 1945, alla logica del CIP, che è oggi la logica del 1962, la logica del centrosinistra. la logica del centrosinistra equivale alla logica del CLN sul piano sociale, sul piano dei rapporti politici, ed anche sul piano dei rapporti tra i partiti politici . il reingresso del partito socialista rappresenta il ritorno a quelle formule dalle quali tanti anni fa l' onorevole De Gasperi seppe e volle distaccare la Democrazia Cristiana , la maggioranza, il Governo del nostro paese. è inutile che io vi dica che il collegamento, il cordone ombelicale tra socialisti e comunisti, anche da questo punto di vista , è stato sempre rappresentato ed è rappresentato dalla Cgil. sarà forse utile che io vi dica che in tutti i documenti della Cgil, nei documenti dei congressi, nelle mozioni congressuali della Cgil ritorna sempre l' identico motivo, l' impegno della nazionalizzazione dell' energia elettrica . perché? perché si tratta dell' impegno comunista, si tratta dell' impegno socialista. perché la Cgil era, è, e continuerà ad essere il vivaio elettorale, il vero appoggio, il punto di forza del partito comunista , del partito socialista . io non so se i colleghi, persino i colleghi della estrema sinistra , ricordano — può essere interessante — che il più importante documento della politica sociale della Cgil il famoso piano della Cgil, il piano Di Vittorio , del quale si è parlato per mesi e addirittura per anni, si fondava soprattutto, per quanto riguardava le misure di carattere economico, sulla nazionalizzazione dell' energia elettrica . e per dimostrarvi che, se ci è sembrato molto superficiale oggi l' onorevole Lombardi e se ci sembrano, in verità, molto superficiali i sostenitori della nazionalizzazione dell' energia elettrica , non meno superficiale era la Cgil nell' elaborazione del suo piano, non meno superficiale era il pur validissimo e intelligentissimo onorevole Di Vittorio , cito dal piano Di Vittorio , pagina 25 della pubblicazione della Cgil, due frasi che vi dimostrano quanto approssimative fossero allora la sue tesi e quanto approssimative appaiano ancor oggi, nel distacco e nel ricorso dei tempi e delle condizioni. l' onorevole Di Vittorio così diceva: « i tecnici concordano nel ritenere che soltanto utilizzando tutte le risorse idriche del paese sarebbe possibile raddoppiare la attuale produzione di energia elettrica » . io vorrei sapere chi erano questi tecnici. i tecnici attuali dicono esattamente il contrario, e cioè che utilizzando le residue risorse idriche si avrebbe un aumento del 20 per cento dell' energia elettrica . la Cgil puntava la sua demagogia, i suoi comizi, le sue soluzioni immediate su affermazioni tecniche di questo genere. forse era l' onorevole Lombardi il consulente tecnico della Cgil, o suo nipote Lombardini oggi citato. diceva ancora Di Vittorio : « i grandi monopoli elettrici hanno praticamente sospeso la costruzione di altri impianti ai quali tassativamente erano impegnati » . vi ho citato poco fa le affermazioni del ministro dell' Industria , che ha riconosciuto che non soltanto le aziende non avevano sospeso, ma avevano addirittura costituito nuovi impianti in misura ben maggiore degli impegni presi. questa la serietà dei documenti socialcomunisti, che sono chiaramente ispirati a tesi preconcette. quanto ai democristiani, mi sia consentita qualche considerazione conclusiva intorno al loro atteggiamento. dobbiamo ricordare che il segretario nazionale della Democrazia Cristiana , onorevole Moro, ha posto pubblicamente, se non sbaglio nella sua conferenza televisiva, ma certamente anche al congresso di Napoli, tre condizioni per l' accertamento del successo o del fallimento del centrosinistra. ha detto che tre sono i presupposti: l' isolamento del partito comunista , l' isolamento del Movimento Sociale Italiano , l' allargamento dell' area democratica, cioè lo sviluppo dell' autonomia del partito socialista . l' onorevole Moro ha avuto anche, bontà sua , la franchezza di aggiungere che, ove in questi risultati il centrosinistra non fosse riuscito, l' esperimento avrebbe dovuto considerarsi politicamente fallito. a questa stregua, noi crediamo di poter invitare l' onorevole Moro e la Democrazia Cristiana in genere a considerare fin da questo momento praticamente fallito l' esperimento di centrosinistra, se è vero come è vero , che non soltanto attraverso questa legge, ma in particolare attraverso questa legge e questo dibattito e le pubbliche discussioni che si sono svolte e si svolgono, e comunque attraverso tutto il ciclo legislativo del centrosinistra, dalla censura alla scuola, dalla regione Friuli Venezia Giulia a questa legge, in ogni campo il centrosinistra ha conseguito fini contrari ed opposti a quelli che si proponeva ufficialmente. l' isolamento del partito comunista ? lo onorevole Natoli ha detto che farebbe ridere il parlarne. non possiamo che sottoscrivere questa affermazione. l' isolamento del Movimento Sociale Italiano ? durante qualche vicenda, negli scorsi anni, il nostro partito è rimasto in verità isolato, come è capitato ad altri gruppi politici . mai siamo stati, però, tanto poco isolati in questa Assemblea come da quando il centrosinistra ha iniziato le sue battaglie programmatiche e legislative. ed anche di questo ci si deve dare atto, tanto è vero che l' onorevole Moro si è preoccupato e si è premurato di stabilire una discriminazione morale (imprudentemente anche lui) fra l' opposizione del Movimento Sociale Italiano e l' opposizione liberale, definendo più rispettabile l' opposizione di questo partito, meno rispettabile l' opposizione del nostro. l' onorevole Moro ci consentirà di rispondere che ancora meno rispettabile è la sua personale posizione per i suoi precedenti troppo noti, richiamati in quest' Aula dall' onorevole De Marzio e di fronte ai quali, sul piano della rispettabilità morale e politica, egli stesso non ha potuto obiettare alcunché. quanto poi all' allargamento dell' area democratica mediante lo sviluppo dell' autonomia del partito socialista , avete tutti ascoltato le conclusioni dell' onorevole Lombardi. spero siano sufficienti per dimostrare non già che il partito socialista non sia funzionalmente un partito autonomo, ma per dimostrare che dal punto di vista programmatico e dei fini politici, delle formule politiche e degli obiettivi politici, e da quello più importante del compiacimento nel rilevare la comunità dei fini, degli obiettivi e degli impegni con il partito comunista , il partito socialista , tramite il centrosinistra, è diventato se mai un po' meno autonomo (ed è tutto dire) di quanto potesse dirsi in precedenza. crediamo di poter rilevare, alla stregua di questa legge, il fallimento della formula, di Governo, anche se non abbiamo la speranza che l' onorevole Moro e l' onorevole Fanfani vogliano trarne le debite conseguente. a questo punto possiamo esaminare (sempre per fare il contradditore di me stesso o l' avvocato del diavolo , è proprio il caso di dirlo) talune considerazioni difensive da parte dei democristiani o da parte di taluni gruppi o talune correnti della Democrazia Cristiana . essi possono rispondere, e in verità rispondono, che si tratta di una misura isolata; essi possono rispondere, e in verità rispondono, che non possono dire di no perché si tratta di una legge sociale, dire di no significando difendere interessi antisociali. essi possono rispondere, e in verità molti di loro rispondono (nei corridoi, non in Aula) che si rendono conto della gravità della situazione, ma che contano di riuscire dall' interno a poterla contenere o a poterla riequilibrare. la prima tesi, cioè che si tratta di una misura isolata, non fa molto onore a chi la sostiene e pensiamo che il primo a non esserne convinto sia, al solito, il relatore per la maggioranza, il quale a pagina 41 della molte rispondono (nei corridoi, non in Aula), che bisogna superare « ogni residua, e talvolta antieconomica, visione aziendalistica » . l' italiano è pessimo, onorevole De'Cocci , e da parte sua ciò mi addolora. se mi può capitare, le confesso che uso degli arcaismi. ma i neologismi che ella usa non sono tratti dall' esperienza dottrinaria e politica del suo gruppo, ma da quella marxista e socialista, e allora il neo, onorevole De'Cocci , lo scopro sul serio, non nel suo lessico, ma forse nel suo subcosciente. nella relazione della maggioranza ad un tempo si sostiene, così come maggioranza e Governo vogliono, che questa è la prima e l' ultima misura di nazionalizzazione che si fa, non seguendo un indirizzo preconcetto, ma semplicemente aderendo ad uno stato di necessità o almeno di pubblica utilità; e poi si dice che bisogna superare ogni residua, e talvolta antieconomica « visione aziendalistica » . allora, onorevole De'Cocci , qui s' investono i principi: se questa legge è un dato empirico (e anche in questo senso la critichiamo, ancor più che se potesse esser inquadrata in una determinata visione e strutturazione, anche se da noi respinta), allora ella non può dire che bisogna superare ogni visione aziendalistica, perché questo è un attacco all' azienda e alla concezione aziendale, alla proprietà privata e all' economia di mercato , sul quale si può essere d' accordo o no, ma che inserito qui, come motivazione e fine di questa norma, dà alla norma stessa un riflesso, una interpretazione, una proiezione che sono esattamente identici a quelli del partito socialista . questa è la tesi che mi permetto di sostenere, tanto più che alla pagina immediatamente successiva, dopo aver detto che bisogna superare ogni visione aziendalistica, l' onorevole De'Cocci scrive che « nessun attentato viene rivolto all' iniziativa privata » . qui ella, onorevole De'Cocci , ci deve spiegare la differenza che esiste tra la visione aziendalistica e l' iniziativa privata , neologismo a parte. ho letto con estrema cura, come era mio dovere, la sua relazione; e — mi consenta, onorevole De'Cocci — l' ho letta anche con un certo sospetto, non nei confronti della sua persona, ma nei confronti degli intendimenti veri della maggioranza; cioè nella relazione ho cercato un documento che mi tranquillizzasse da qualche punto di vista , oppure giustificasse i miei sospetti. perché due sono i casi: o si tratta di una misura empirica, e allora il problema si pone in un determinato modo, alcune critiche sono giustificate, altre sarebbero fuori luogo , e gli stessi aspetti costituzionali del problema si pongono in una certa maniera. oppure si tratta di un aspetto, sia pure momentaneo, contingente ed empirico, di una già predeterminata politica di piano, ed anche in tale ipotesi i casi sono due: o la vostra politica di piano in questo stesso momento ce la chiarite, ce la annunciate, ce la profilate, e potremo renderci conto della situazione in cui l' economia italiana sta per trovarsi; o ritenete, come ha fatto l' onorevole Lombardi, di poter dire: sino al giorno tale si nazionalizza l' energia elettrica ; dopo il giorno tale vedremo; il nostro fine è quello che si realizzi una economia generale di piano; e allora, l' onorevole De'Cocci consentirà che io in questa relazione vada a vedere le virgole, i punti e virgola, non soltanto il contenuto, ma anche la forma; e consentirà che, se mi trovo di fronte a neologismi, si consideri con una certa disincantata attenzione. ella, onorevole De'Cocci , è relatore per la maggioranza, ci farà l' onore di rispondere; quindi potremo, attraverso la sua replica, avere lumi maggiori. dunque, a pagina 42 ella scrive che « nessun attentato viene rivolto all' iniziativa privata » . e questa affermazione mi pare contraddica non soltanto quella precedente, ma soprattutto la sostanza della legge. come si può dire, svolgendo la relazione di maggioranza su una legge di espropriazione, legittima, sacrosanta, ai fini di utilità pubblica, tutto quello che si vuole, ma di espropriazione: « nessun attentato viene rivolto alla iniziativa privata ? » . che cosa volete fare all' iniziativa privata di più che espropriarla, sia pure mediante indennizzo? e poi, onorevole De'Cocci — e ancora una volta faccio appello al corretto uso della lingua italiana — ella scrive: « nessun massiccio decisivo passo verso orme... » . per associazione di idee con le terme di Caracalla pensavo alle « orme dei passi spietati » . per fortuna, almeno in questo caso le do atto che si tratta semplicemente di « forme » . ora, onorevole relatore per la maggioranza, ho detto prima: può darsi che si tratti di una misura empirica, di una legge isolata, di una normativa che, secondo quanto voi dite, non deve avere altre conseguenze. sta di fatto, però, che voi non fate parte di una maggioranza empirica, fate parte di una maggioranza che presume di essere organica. empirica può essere, secondo voi, la maggioranza della Democrazia Cristiana o di determinate correnti della Democrazia Cristiana . ma la maggioranza del centrosinistra, secondo la impostazione dell' onorevole Moro, secondo la impostazione del presidente del Consiglio , secondo l' impostazione, della quale non potete non tenere conto, degli altri componenti della maggioranza e del Governo, non è una maggioranza empirica. avete detto e andate ripetendo che dopo anni nel corso dei quali avevate dovuto affidarvi a maggioranze casuali, occasionali, empiriche, dopo anni di equilibri instabili, dopo anni di formule monocolori o anche bicolori (non dirò tricolori perché non lo sono mai state), comunque formule congeniali ad un determinato ed occasionale momento politico, avete detto e state dicendo che finalmente avete dato luogo ad una maggioranza programmatica. e quando la maggioranza programmatica partorisce leggi empiriche (tali considerate da un settore della maggioranza), l' empirismo di quel settore della maggioranza è un recipiente vuoto che viene riempito dai principi degli altri settori della maggioranza. quello che ci spaventa in questo momento, onorevoli colleghi della Democrazia Cristiana , è proprio il vostro esasperato empirismo, che finisce per essere un inconsapevole ed irresponsabile cinismo nei confronti della società e della vita stessa del nostro paese. voi non potete pensare di dar luogo a norme di questo genere, che hanno un formidabile contenuto programmatico virtuale, insieme con altri partiti politici i quali dichiarano il contenuto programmatico in atto e per l' avvenire delle norme stesse, pretendendo che esse rimangano poi semplicemente empiriche, affidate al corso instabile della politica italiana e senza impegni di fondo. io vi ricordo, dato che ho citato un precedente discorso dell' onorevole Togliatti, un articolo recentissimo dello stesso onorevole Togliatti, pubblicato su Rinascita del 23 giugno di quest' anno, nel quale l' onorevole Togliatti ha scritto testualmente che « la nazionalizzazione fu uno dei punti sui quali avvenne la rottura del 1947 » . e io aggiungo che la nazionalizzazione elettrica fu uno dei punti sui quali si tentò la sutura del 1960, dopo la crisi del Governo Segni. ogniqualvolta il vecchio Fronte popolare del 1947 si ricostituisce, o si tenta di ricostituirlo, o si è tentato di ricostituirlo, fra i punti programmatici più importanti è emerso sempre quello della nazionalizzazione dell' industria elettrica. nel 1947 rompeste per i noti motivi di carattere nazionale, internazionale e, credo, cattolico; nel 1960 avevate ritenuto in un certo momento, durante la crisi dei 67 giorni, di superare quegli antichi motivi e di riannodare, e riannodando venne fuori, fra i punti programmatici che dovevano essere concordati, la nazionalizzazione elettrica; adesso avete riannodato i legami non con il socialismo, ma con il socialcomunismo, e la nazionalizzazione elettrica è emersa in primo piano . ognuno di voi della Democrazia Cristiana cerca di giustificare questa normativa dicendo che si tratta di una legge sociale, e perciò ad essa, come tale, non si può dire di no. io mi aspettavo, per la verità, un discorso (sono rimasto molto deluso) di forte contenuto sociale da parte dell' onorevole Riccardo Lombardi; forse un discorso di forte contenuto sociale ci verrà dal partito socialdemocratico , me lo auguro di tutto cuore, ma fino a questo momento non abbiamo sentito — dovete darcene atto — un simile discorso, e non abbiamo letto, nella relazione preliminare del Governo o in quella per la maggioranza a questo disegno di legge , che si tratti di una legge di impegno sociale. ed allora le asserzioni, per ora più giornalistiche che politiche, che circolano negli ambienti della maggioranza e del Governo, secondo cui si tratta di una legge sociale, vediamo di interpretarle noi stessi al posto vostro. come possono essere interpretate? in un solo senso, ed è quello che abbiamo udito dal presidente del Consiglio : dal miracolo economico bisognava passare al miracolo sociale; per passare dal miracolo economico a quello sociale è stato necessario dar vita al centrosinistra. uno degli strumenti — anzi, per il momento, l' unico strumento (non ne conosciamo altri) — per cercare di passare dal miracolo economico al miracolo sociale, per opera del centrosinistra, è la legge sulla nazionalizzazione elettrica. credo che questo sia uno dei ragionamenti che circolano. ora, noi pensiamo che, per tentare di passare dal cosiddetto miracolo economico ad un miracolo sociale, si potesse tentare di seguire tre strade. si poteva proseguire in un indirizzo essenzialmente liberistico o liberale, fidando soprattutto nell' integrazione europea e affrontandone con coraggio i rischi per goderne i vantaggi. si poteva tentare di correggere l' indirizzo liberistico con una politica economica di programmazione, cioè di coordinamento, di controllo, di incentivo, ai fini della redistribuzione del reddito tra le categorie e le diverse parti d' Italia, dando luogo nel contempo ad una politica sociale fondata sull' inserimento del lavoro nello Stato. voi preferite, o almeno sembra preferiate seguire la terza strada: dar luogo ad un' economia pianificata, la quale a sua volta dia luogo ad una società socialista nel senso più rigido ed ortodosso, subordinando tanto il dato economico quanto quello sociale ad un preventivo dato politico. allora non è affatto vero che il centrosinistra in genere, e questa normativa in particolare, non quale dato empirico, ma quale indirizzo, costituiscano il modo di trasformare il miracolo economico in un miracolo sociale. invece esattamente vero il contrario. vi sono altre strade, altri metodi, altri orientamenti, altre politiche in nome dei quali noi legittimamente chiediamo di parlare. noi riteniamo, cioè, di farvi osservare come appaia che in questo, e non soltanto in questo, si stia facendo una grande confusione di termini. giustamente ha rilevato il collega Angioy che si confonde, anche da uomini preparati, tra programmazione e pianificazione, tra nazionalizzazione e statizzazione. ma la confusione di fondo è proprio qui, tra programmazione e pianificazione, cioè tra la funzione coordinatrice, stimolatrice e propulsiva dell' attività dello Stato ed una funzione che sia invece sostitutiva da parte dello Stato. sembra sottile questa demarcazione, onorevoli colleghi ; ma, badate, il muro di Berlino non è molto più spesso né più sottile: è esattamente questo. quando dalle concezioni programmatrici si passa alle concezioni pianificatrici e livellatrici, o quando, peggio ancora, si finge di non accorgersene e da una confusione lessicale si passa ad una confusione ideologica che diventa abiura e tradimento di tutta una civiltà, allora la sfida, la famosa sfida che l' onorevole Fanfani lanciò all' onorevole Togliatti in quest' Aula all' inizio dell' attuale esperimento, non soltanto dobbiamo dire che è stata raccolta dai settori di sinistra, ma dobbiamo dire che i settori di sinistra hanno vinto. a questo infatti essi aspirano: cioè aspirano alla compartecipazione, sotto diverse forme, al potere per indirizzare la nostra economia e la nostra società in tal maniera da predisporre l' avvento di quella che essi definiscono la società socialista. vi prego, onorevoli colleghi della Democrazia Cristiana , di voler considerare la situazione in cui tutti noi ci troveremo, in cui l' Italia si troverà nel 1963, tra pochi mesi, se per disgrazia del nostro paese questo Governo resterà in carica , perverrà alle elezioni e, nel margine residuo che resta da oggi alle elezioni, recherà innanzi il suo programma, intendendo per esso i dati fondamentali della istituzione della regione a statuto speciale Friuli Venezia Giulia , dell' istituzione delle regioni a statuto ordinario e di questo provvedimento di nazionalizzazione. vi prego di considerare quale sarà il panorama sociale, economico, nazionale e morale del nostro paese dopo le elezioni del 1963. noi avremo un' Italia regionalizzata nel quadro che i comunisti, proprio a proposito della regione Friuli Venezia Giulia , vi hanno in questi giorni esposto: lo Stato debole. vi ricordate? adesso stanno parlando di Stato forte. guarda un po'! anche qui, confusione lessicale, ma in sostanza confusione ideologica e principio di gravissima confusione morale e storica. oggi, discutendosi questa legge. essi vogliono lo Stato forte, vogliono che l' iniziativa privata sia inchiavardata non solo nel controllo, ma nell' iniziativa dello Stato. vogliono lo Stato espropriatore, detentore dei beni, gestore dei servizi. sono gli stessi uomini che quando si parlò dei fatti di Torino, o dei fatti di Ceccano, o di dar luogo alla regione a statuto speciale Friuli Venezia Giulia , o quando (speriamo mai) si tratterà di dar luogo all' ordinamento delle regioni a statuto ordinario , irrideranno allo Stato: e quanto alla tutela dell' ordine pubblico , cioè quanto alla lotta contro il sovversivismo. lo Stato forte per loro è una bestemmia e sosterranno (come hanno sostenuto) che i prefetti devono essere tolti di mezzo e la polizia disarmata. questa la situazione alla quale voi state portando l' Italia, e alla quale la porterete se Iddio non vi toglierà di mano le redini del potere prima che sia troppo tardi! un' Italia dal punto di vista economico molto vicina e portata ai margini, all' ingresso di una società socialista; un' Italia portata molto vicina ai margini del sovversivismo scatenato e del disordine volete che lo Stato acquisisca responsabilità, come voi state dicendo durante questa discussione? ma come? quando si tratta davvero di responsabilità dello Stato nelle sue funzioni di istituto, il ministro per la programmazione o il ministro per la Riforma burocratica (la riforma burocratica non è un termine, credo: è, o dovrebbe essere, la grande riforma dello Stato italiano per l' efficienza della macchina statale italiana) dicono ai dipendenti statali: la riforma burocratica? ripassate fra qualche mese, vedremo fra qualche mese. come mai questo Governo e questa maggioranza, altamente sociali, sono stati capaci nel giro di pochi mesi di scatenare tanti scioperi, che sono scioperi economici e non politici? non si è scioperato, questa volta, contro il congresso del Movimento Sociale Italiano o contro i paracadutisti! come mai questo Governo altamente sociale manifesta la sua socialità così stranamente, cioè turbando l' ordine sociale del nostro paese? ecco la socialità che voi state preparando attraverso questa formula! ecco le conclusioni alle quali si arriva attraverso questa formula. sembrerà molto strano, ma desidero concludere con due citazioni: una dell' onorevole Taviani e una dell' onorevole Gian Carlo Pajetta. l' onorevole Taviani è il Taviani dell' Assemblea costituente (discorso del 7 maggio 1947: discussione generale sui rapporti economici), è il Taviani che aveva l' onore e la responsabilità di parlare in quell' occasione, mentre l' Assemblea costituente deliberava sull' articolo 43 della Costituzione (quello da cui trae origine questa legge), e che aveva l' onore di parlare a nome di tutta la Democrazia Cristiana . disse: « fra i due principi, quello naturalistico, per cui l' economia si svolge spontaneamente sotto l' impulso delle sole forze individuali, e il volontaristico, per cui tutto si riconduce alla autorità dello Stato, v' è un terzo modo di concepire la vita economica: il modo di chi, pur tenendo conto delle resistenze naturali e della forza dell' interesse individuale privato, postuli un inquadramento, un indirizzo sociale dell' economia » . avete smarrito nel corso degli anni dal 1947 al 1962 la sensibilità che allora vi consentiva (non aderendo a tesi estranee alle vostre tradizioni, ma riconducendovi alle vostre vantate tradizioni cattoliche) di concepire la vita economica in questo senso; avete smarrito il senso del terzo modo di concepire la vita economica! noi lo potremmo chiamare il modo corporativo di concepire la vita economica. sarebbe un delitto? l' onorevole De Marsanich vi ha spiegato che delitto non è, e nemmeno nostalgia: o, se mai, è nostalgia della scuola cattolica, della scuola sociale cattolica. ad ogni modo, non ha importanza che lo si definisca in una maniera o in un' altra. sarebbe importante che il Partito di maggioranza relativa riconquistasse quell' autonomia di linguaggio, che poteva essere autonomia di pensiero e che si traduceva nella autonomia di scelte e di decisioni politiche, che lo contraddistingueva nel 1947. nel 1947 l' onorevole Taviani parlava così perché De Gasperi agiva come agiva, e difendeva l' autonomia della Democrazia Cristiana dal partito comunista e dal partito socialista sul piano interno e sul piano internazionale, rompendo con il marxismo in nome di una concezione sociale, economica e anche cristiana che lo portava a inserire nel vittorioso programma elettorale del 1948 della Democrazia Cristiana il memorabile e per voi provvidenziale: « romperemo la spirale della vendetta » . adesso la spirale ciellenista » si è riaccesa intorno alla Democrazia Cristiana , e il problema vero non è ormai più quello dell' autonomia socialista; fa ridere soltanto il parlarne, lo ha detto giustamente l' onorevole Natoli per il partito comunista , e lo si può ripetere per il partito socialista ; il problema è quello dell' autonomia smarrita della Democrazia Cristiana . la Democrazia Cristiana non è autonoma nelle sue scelte, perché non è più autonoma nei suoi indirizzi, nei suoi programmi. lo hanno dimostrato le modeste osservazioni che ho rivolto al relatore per la maggioranza. non è più autonoma nemmeno nel suo linguaggio, perché non ha un proprio pensiero; è un recipiente vuoto, nel migliore dei casi riempito dall' empirismo pressapochistico del presidente del Consiglio , il quale crede che funzione del Governo sia quella di attivizzarsi per presentare delle leggi e, purché le leggi vengano approvate, di altro egli non sembra preoccuparsi. noi ci sentiamo invece vivamente preoccupati per questa assenza ormai sistematica di principi, per questo programmatico cinismo (sia detto in modo da non offendere la vostra moralità politica, ma in modo da definire l' immoralità della vostra politica). è questo programmatico cinismo della maggior parte della classe dirigente della Democrazia Cristiana che vivamente ci preoccupa. mi prendo allora il divertimento di concludere con una citazione dell' onorevole Gian Carlo Pajetta, che vi meritate. su Rinascita del 23 giugno 1962, occupandosi di questa legge, egli ha scritto: « questo Stato proprietario non più soltanto delle ferrovie e delle grandi linee di navigazione e delle linee aeree, questo Stato gestore dei centri siderurgici e delle fonti di energia , di chi sarà? » . a Parigi la Renault è dello Stato, ma lo Stato è governato da De Gaulle . i comunisti vogliono che le Renault italiane siano dello Stato. ma di chi sarà lo Stato? affinché lo Stato diventi il loro, e per mettere l' ipoteca sullo Stato, non sulle nazionalizzazioni, l' onorevole Pajetta aggiunge: « ci vogliono i nostri voti in Parlamento, e l' onorevole Saragat ha avuto il coraggio di riconoscerlo. gliene abbiamo dato atto, anche se il suo coraggio ha, spaventato più di uno dei suoi alleati. ma qui non si tratta solo di voti da accettare. qui, dategli un nome o dategliene un altro, si tratta fra noi di unità di azione » . questo vi dice l' onorevole Pajetta. questa è la legge non soltanto del ricostituito patto di unità d' azione tra comunisti e socialisti. questa è la legge dell' estensione del patto di unità d' azione socialcomunista alla maggioranza, alla Democrazia Cristiana e al Governo. basterà citare tra questi ultimi gli impianti di Chivasso, Tavazzano, Piacenza, Genova, Porto Marghera , Livorno, Civitavecchia, Bari, Augusta, e così via . inoltre sono prossimi ad entrare in funzione i primi gruppi della centrale di La Spezia della Edisonvolta, destinata ad avere in un prossimo futuro una potenza dell' ordine di un milione di chilowattore e che sarà in tal modo la maggiore d' Europa. sempre analizzando quelli che il disegno di legge considera come i presupposti tali da rendere conforme a una politica di piano il settore elettrico, è citato con evidenza il fatto che la nazionalizzazione di questo settore industriale costituisce un problema già risolto in questo dopoguerra da paesi europei di alta tradizione democratica e che certamente non possono ritenersi desiderosi di attuare schemi collettivistici. anche a questo proposito è necessario esaminare la questione attentamente onde evitare dannose generalizzazioni o giudizi affrettati. in realtà, la prima cosa che si nota esaminando le condizioni in cui è svolto il servizio elettrico nei paesi del mondo libero (ovviamente per quanto riguarda i paesi del mondo comunista il problema è ben diverso) è che nella maggior parte di tali paesi l' industria elettrica è caratterizzata dalla coesistenza di imprese elettriche private, statali, miste, municipalizzate e autoproduttrici. recentemente una rivista specializzata (mondo economico, del 20 gennaio 1962) ha svolto un' accurata indagine riguardante i paesi liberi più industrialmente progrediti: l' indagine ha messo in luce come, nel 1960, la produzione di energia elettrica sia stata prevalentemente ottenuta in regime di coesistenza tra imprese pubbliche e private, oltre che in Italia, anche in Germania (Repubblica federale ), Belgio, Svezia, USA, Paesi Bassi , Giappone. nell' ambito dei paesi nei quali è invece predominante la produzione delle imprese pubbliche, e cioè Francia, Gran Bretagna , Norvegia e Austria, è necessario distinguere tra quelli in cui tale situazione è sorta spontaneamente, cioè senza intervento legislativo dello Stato, e cioè in Norvegia, e quei paesi nei quali è stato adottato un provvedimento legislativo avente lo scopo di riservare al potere pubblico l' industria elettrica anche per la parte già di competenza dell' industria privata. ciò premesso, è interessante indagare quali sono stati in realtà i presupposti che hanno condotto all' avvento di un monopolio statale in questo settore industriale. per quanto riguarda la Francia, prima della nazionalizzazione (1946), l' attività di produzione era frazionata tra numerosissime imprese private; queste ultime però erano strettamente coordinate sul piano tecnico funzionale e notevolmente concentrate sul piano economico e finanziario. esisteva inoltre una rete di interconnessione che assicurava il miglior sfruttamento delle risorse idrauliche e minerarie del paese. la nazionalizzazione fu in questo caso essenzialmente il frutto delle tendenze politiche affermatesi un po' dappertutto, ma specialmente in Francia, dopo la seconda guerra mondiale , che miravano a sottrarre al settore privato i servizi pubblici essenziali del paese, sulla base del principio che l' industria elettrica, in particolare, utilizza fattori di produzione ad essa concessi in uso ma di pertinenza pubblica. non fu estranea anche la preoccupazione che l' industria privata non fosse in grado di riparare gli impianti distrutti o danneggiati dalla guerra (si noti, tuttavia, che i danni bellici furono in Francia inferiori a quelli verificatisi in Italia) e di fronteggiare nello stesso tempo l' incremento del fabbisogno dell' energia che si presumeva, come poi si verificò in realtà, assai elevato. mentre, come si vede, in Francia il presupposto della statalizzazione fu prevalentemente di natura politica, la medesima riforma che si attuò in Gran Bretagna nel 1947, pur inserendosi nella dottrina economica del partito laburista allora andato al potere, fu parzialmente giustificata da ragioni tecnico-economiche. infatti in Gran Bretagna , la produzione e la distribuzione di energia elettrica erano grandemente frazionate quanto a imprese (prevalentemente municipali) e quanto ad impianti, e inoltre mancava una efficiente rete di interconnessione alla base di questa situazione negativa stava una inadeguatezza legislativa che si basava sul monopolio locale delle imprese municipali, favorendo così il sorgere di piccole unità di produzione. per quanto riguarda l' Austria, la nazionalizzazione ha avuto origine da una circostanza del tutte particolare e ben diversa dai casi in precedenza citati; la sua principale ragione giustificativa consistette nella finalità di sottrarre le imprese elettriche ad una eventuale confisca da parte delle autorità di occupazione (specialmente l' Unione Sovietica ) nella loro qualità di beni appartenenti a cittadini privati di paesi nemici. prescindendo dalla situazione austriaca, l' esame obiettivo dei risultati della riforma mostra che detti risultati non furono sodisfacenti né in Francia né in Inghilterra. in questi due paesi la gestione delle imprese risulta in attivo, anche se il favorevole risultato di esercizio è grandemente viziato dal fatto che si assiste ad una sistematica sottovalutazione degli ammortamenti. inoltre gli oneri finanziari sono ad un livello inferiore al normale grazie alle condizioni particolarmente favorevoli che sono state fatte a questo riguardo dallo Stato. nel giudicare le risultanze degli enti nazionalizzati di questi paesi non bisogna mai dimenticare queste circostanze essenziali. anche riguardo alla costruzione dei nuovi impianti indispensabili per far fronte al crescente fabbisogno si sono verificate delle deficienze, specialmente in Gran Bretagna , dove, come già si è accennato, si nutrono ad ogni inverno preoccupazioni circa la possibilità di sodisfare la domanda di punta. la Francia dal canto suo è soggetta ad un' altra preoccupazione prevalente, e precisamente quella derivante dal finanziamento delle nuove costruzioni. tutti i bilanci dell' ente nazionalizzato francese sono pieni di questa preoccupazione fondamentale, anche se l' equilibrio fra fabbisogno e capacità produttiva è stato praticamente raggiunto poco dopo che questo traguardo è stato raggiunto in Italia. in entrambi i paesi si sono notati inoltre gravi inconvenienti: in Francia si lamenta una struttura dell' ente eccessivamente pesante e gerarchizzata, contraddistinta da una sempre più accentuata ingerenza statale nella gestione, ciò che ha dato origine ad uno stato di sfiducia che rende difficile il mantenimento dei quadri esistenti e la formazione dei nuovi quadri. in Gran Bretagna una delle ragioni principali di disfunzione risiede nella riluttanza dell' azienda ad affrontare il problema dell' esuberanza di personale. in definitiva gli esempi che ci vengono dall' estero non sono affatto tali da autorizzare a ritenere che la nazionalizzazione dell' industria sia per i paesi più industrializzati la forma migliore di soluzione di quel che è erroneamente indicato come il « problema elettrico » . in realtà, da un punto di vista quantitativo, la regola è nettamente a favore di un regime di gestione mista e cioè di coesistenza tra diverse imprese pubbliche e private, mentre, da un punto di vista qualitativo, è azzardato affermare che la riforma, comprendendo il costo ingente che essa ha addossato a quei paesi che l' hanno adottata, si sia dimostrata tale da migliorare in modo apprezzabile il servizio a favore dell' utente e di diminuirne sostanzialmente il prezzo. le considerazioni che precedono sono senza dubbio tali da permettere la conclusione minima che il riferimento agli esempi di nazionalizzazione stranieri fatto dalla relazione che accompagna il disegno di legge oggi all' esame del Parlamento non è affatto pertinente ai fini di dimostrare la necessità o l' opportunità di procedere anche in Italia alla nazionalizzazione dell' industria elettrica. questa conclusione negativa che investe tutto l' istituto della nazionalizzazione in quanto tale trova del resto conferma, oltre che nelle concrete esperienze dianzi citate, anche nello stesso orientamento di molti dei più qualificati esponenti socialisti all' estero. recentemente il leader laborista britannico Gaitskell ha fatto una diagnosi molto realistica dell' istituto della nazionalizzazione, dimostrando come esso non sia attualmente adeguato per conseguire determinati traguardi di politica economica e di giustizia sociale . « io credo — egli ha scritto — che la maggior debolezza della nazionalizzazione stia non nella eliminazione dell' incentivo del profitto, ma nella creazione di unità produttive troppo grandi per ottenere il miglior risultato di produttività da coloro che in esse sono impiegati, e nell' affievolimento dell' attività emulativa nei dirigenti: argomento, quest' ultimo, da tener in grande considerazione quando si discute di mutamenti strutturali, e che viene in giuoco quando si distingue tra trasferimento allo stato di terra o di capitali da una parte, e controllo pubblico della direzione aziendale, industria, dall' altra » . come avvertito all' inizio, ci siamo proposti con questo intervento il fine di verificare a qual punto è in Italia l' attuazione di alcuni presupposti che il legislatore considera essenziali ai fini di una politica di sviluppo per quanto concerne il settore elettrico. abbiamo perciò esaminati gli anzidetti presupposti quali sono elencati dalla relazione al disegno di legge , e la conclusione che se ne deve trarre non pare dubbia: una radicale riforma dell' attuale struttura dell' industria elettrica italiana, che comporterebbe inevitabilmente il venir meno dei vantaggi che essa attualmente offre e l' insorgere di inconvenienti e di costi non trascurabili, non pare per nulla indispensabile per realizzare una politica di sviluppo . anzi, considerando le particolari caratteristiche di struttura, e segnatamente il coordinamento spontaneo che sussiste nel suo ambito, il grado di concentrazione e di collaborazione delle imprese interessate e il livello di controllo su di esso esercitato dai poteri pubblici, il settore elettrico appare, tra i vari settori dell' industria, quello che con maggior facilità e con i minori attriti sarebbe suscettibile di inserirsi in una eventuale politica di piano, senza sostanziali modifiche di struttura. tale conclusione è rafforzata da un' altra considerazione di non minore peso rispetto alla precedente, e cioè dal fatto che, come abbiamo rilevato, assai scarsa è l' incidenza dell' energia elettrica sullo sviluppo economico , per cui, ad esempio, ben limitati effetti potrebbe avere su tale sviluppo una eventuale anche molto notevole riduzione del prezzo di essa, o il sopravvenire di una disponibilità ancora superiore a quella già esuberante che oggi esiste. quanto precede significa che ben altre debbono essere le finalità reali che il potere politico si propone con questa misura così radicale e della cui urgenza è così difficile rendersi conto. di qualsiasi natura tali finalità possano essere, ciò che preme di porre in rilievo — e che abbiamo cercato di dimostrare — è che le ragioni di carattere tecnico ed economico addotte nella relazione al disegno di legge sono assolutamente insufficienti a dimostrare, non si dice la necessità, ma nemmeno l' opportunità della nazionalizzazione. basta invece prendere in esame con un minimo di accuratezza le motivazioni addotte per convincersi che l' adattamento dell' industria elettrica a una politica di piano, che oggi si imporrebbe con tale esigenza di priorità, non è che un pretesto per celare la debolezza degli argomenti addotti a giustificare la proposta e per nascondere le vere finalità di essa. emerge, al controllo, da questo esame la convinzione che, pur essendo perfettibile come ogni umana istituzione, l' industria elettrica italiana, nella sua attuale struttura basata sulla collaborazione, e si può ben dire sulla concorrenza di enti produttori e distributori di diversa natura, rappresenta uno strumento adeguato alle esigenze odierne del paese e soprattutto adeguato a fronteggiare validamente una politica economica dinamica e moderna, atta ad avviare a soluzione i problemi che ancora affliggono l' economia italiana senza far pagare a questa il pesante scotto di misure di carattere collettivistico. i motivi della nostra opposizione a questo disegno di legge vanno dall' aspetto economico a quello politico, da quello di costume che tende ad affermarsi nel nostro paese, all' aspetto etico di un' operazione non necessaria, inopportuna, antieconomica e contraria agli interessi della collettività nazionale. tutta la manovra, essenzialmente politica, che è stata posta in essere per affrontare in una certa maniera questa scottante questione ha rivelato chiaramente le fonti ispiratrici che l' hanno sollecitata, le cui finalità tendono smaccatamente ad incidere su quella libertà economica sancita dalla Costituzione e senza la quale le stesse libertà politiche vengono travolte e soppresse. la parte politica infatti che più di ogni altra ha imposto all' intero schieramento di maggioranza l' orientamento oggi concretatosi in un preciso disegno di legge , è, notoriamente, il partito socialista italiano e per esso l' onorevole Riccardo Lombardi, assurto al rango di teorico delle nazionalizzazioni nel nostro paese. dunque, non ad una necessità veramente concreta e sentita della totalità dei partiti costituenti questa innaturale maggioranza governativa bisogna riferire l' attuale discussione parlamentare, bensì al più duro ricatto che uno di questi partiti, estraneo alle vere responsabilità di Governo, ha inteso perpetrare per caratterizzare nella maniera ad esso più favorevole una formazione governativa informe, sostanzialmente composta da elementi eterogenei, che trova nella sola cupidigia di potere il comune denominatore per mantenersi in sella . ma per noi esiste qualcosa di più e di peggio in questo problema pieno di incognite. la Democrazia Cristiana , infatti, che della maggioranza governativa rappresenta sicuramente il cardine, non ha mai posto tra le sue istanze programmatiche la nazionalizzazione di un qualsivoglia settore, quindi ciò vuol dire che la Democrazia Cristiana ha maturato un tale proposito d' improvviso , senza aver mai esposto ai propri elettori l' esigenza di una così radicale trasformazione dell' ambiente economico nazionale. allora, noi ci domandiamo: quale è il movente che ha spinto la Democrazia Cristiana sul piano inclinato di un neomarxismo economico che aveva precedentemente combattuto con ogni mezzo? evidentemente non uno degli attuali dirigenti democristiani può trovare una valida giustificazione ad un comportamento tanto in contrasto con le basi stesse del programma economico del proprio partito. esiste solo un motivo contingente che ha spinto il Partito di maggioranza relativa ad aderire ad una linea politica ed economica che non gli fu mai congeniale, che avversò con tutte le sue forze in passato, che ideologicamente crea le più gravi confusioni tra le sue stesse masse elettorali. e questo motivo contingente noi non possiamo trovarlo che in quella massiccia pressione che il partito socialista italiano ha esercitato contro la compagine governativa per caratterizzarne l' azione sul piano politico e pratico, per sospingere l' Esecutivo verso quelle mete ultime che il partito socialista italiano intende perseguire, coerentemente con la propria ideologia, onde instaurare gradualmente nel paese la dittatura cui aspira la Democrazia Cristiana e i partiti al Governo hanno intrapreso un' operazione i cui rischi, per ammissione degli stessi tecnici chiamati a studiare il problema, non sono affatto valutabili. le conseguenze che si potranno avere sul mercato azionario, anche di quello non direttamente interessato al settore elettrico, sono di una gravità senza precedenti. non dimentichiamo che tutti i settori economici e finanziari di una nazione civile sono totalmente interdipendenti; non dimentichiamo che, quando un settore dell' economia viene duramente colpito da una disposizione di legge ingiusta e senza motivi veramente validi, sono tutti gli altri settori a pagarne anche essi le conseguenze. quando il panico si impadronisce del mondo economico di un paese è mera illusione che le sole parole più o meno fallaci di uomini di Governo possano arrestarlo e ricondurre un equilibrio là dove tale equilibrio fu violentemente compromesso. tutta la Borsa italiana ha risentito in termini fortemente negativi di questo sinistro disegno di nazionalizzazione che ha ingenerato il fondato sospetto che l' operazione che si tenta oggi di portare a compimento possa essere in futuro estesa ad altri settori economici. noi ci chiediamo: se il panico dovesse continuare, dove le aziende industriali attingeranno i mezzi necessari al loro finanziamento e al loro sviluppo? tutto il settore produttivo nazionale è in subbuglio, anche per la sensazione che tutti hanno dell' assoluta incapacità dimostrata dai governanti di prevedere gli effetti che da una simile operazione sarebbero derivati. se invece questi effetti negativi sono stati valutati, noi ci domandiamo: a quale prezzo il Governo ha venduto la sua libertà d' azione? quando gli onorevoli Fanfani e La Malfa in loro recenti dichiarazioni hanno voluto difendere l' operazione che stiamo discutendo, facendo presente che in definitiva tutte le Borse europee e persino americane avevano accusato flessioni, noi possiamo rispondere che ciò non prova affatto che tali flessioni si sarebbero dovute necessariamente verificare anche in Italia. si tratta solo di illazioni dei presidente del Consiglio e del ministro del Bilancio , che non spostano la realtà economica che una considerata politica governativa ha determinato nel paese. basterebbe ricordare, infatti, che all' epoca della recessione economica nordamericana l' Italia, lungi dall' accusarne le conseguenze, rafforzò le proprie posizioni economiche per smentire, se ve ne fosse bisogno, queste incaute dichiarazioni. onorevoli colleghi , in questo mio intervento riguardo ad un provvedimento che la maggioranza parlamentare — dà come scontato, solo un approfondito senso del dovere mi ha spinto ad approfondire la critica, perché in quest' Aula ciascuno di noi è chiamato ad assumere precise responsabilità verso il nostro popolo e verso la storia. a nessuno di noi è dato di inchinarsi di fronte agli arbitri, alle violazioni costituzionali e — giuridiche che con l' approvazione di questo provvedimento saranno realizzate. noi rispondiamo dinanzi al supremo tribunale della nostra coscienza di un atto che può rappresentare l' inizio della fine delle nostre libertà democratiche. il partito socialista italiano, nel premere per la realizzazione di questo abnorme provvedimento legislativo, ha precisi obiettivi da perseguire, ha lo scopo precipuo di scardinare la nostra società dalle fondamenta per poter avere poi la via spianata alla conquista integrale del potere. alla base del patto che lega l' attuale compagine al partito di Nenni, esiste questo primo anello di una catena che potrà trasformare nel volgere di pochi anni le nostre libere istituzioni in un regime veramente grave: un integralismo confessionale in stretto connubio con uno Stato marxista. abbiamo solo di sfuggita voluto gettare uno sguardo all' aspetto etico-politico di questo enorme carrozzone che il partito socialista italiano d' accordo con la Democrazia Cristiana tenta di varare. ma, intendiamo ancora brevemente esaminare l' aspetto economico di questa sconsiderata operazione che, a nostro avviso, potrà risolversi in una serie immediata e mediata di conseguenze estremamente negative. noi potremo avere una vera e propria crisi dirigenziale nelle aziende eventualmente nazionalizzate se, come può facilmente accadere, i quadri direttivi più elevati dovessero decidere di dimettersi dalle rispettive posizioni. non è escluso infatti che ciò possa accadere e proprio riferendosi in questo aspetto del problema agli accostamenti fatti da taluni fra la situazione italiana al momento della nazionalizzazione e quella francese ed inglese. in Francia ed in Inghilterra, all' indomani della nazionalizzazione elettrica, si verificò una tremenda crisi di tecnici e di amministrativi perché molti di essi preferirono lasciare le rispettive posizioni acquisite, piuttosto che affrontare i rischi connessi alla politicizzazione dei quadri direttivi. ciò accadde in paesi nei quali l' alto livello di tradizioni democratiche doveva lasciare prevedere il più sereno passaggio del regime libero di gestione a quello pubblico. cosa accadrà in Italia ove la faziosità dei partiti al potere si è rivelata da vent' anni a questa parte in un costante asservimento degli uomini migliori ai partiti al Governo? sul piano economico-finanziari, la fiducia, l' assoluta certezza delle loro capacità che i massimi dirigenti dell' industria elettrica erano riusciti a riscuotere, hanno rappresentato un elemento determinante di quell' afflusso di capitali che hanno reso possibile il mercato elettrico italiano. oggi si calcola che mediamente almeno l' 85 per cento dei titoli azionari elettrici sia detenuto da piccoli risparmiatori. ciò sta a dimostrare che la struttura economica di queste aziende è così salda da riuscire a convogliare infinite piccole quote azionarie di singoli modesti risparmiatori verso un settore che sicuramente ha rappresentato quello che riscuoteva la maggiore fiducia sul mercato azionario nazionale. ma l' interesse di questi piccoli risparmiatori è oggi grandemente compromesso. le dichiarazioni dell' onorevole Fanfani, dell' onorevole La Malfa e dell' onorevole Colombo non hanno affatto fornito una risposta alle molte e dolorose domande loro rivolte da questa massa di cittadini che con loro sacrificio hanno consentito la creazione. del patrimonio elettrico nazionale. la totalità dei piccoli azionisti di società elettriche che si fa ascendere a oltre 400 mila persone viene da questo disegno di legge letteralmente schiacciata senza possibilità alcuna di difesa del proprio interesse. i partiti della maggioranza parlamentare hanno a varie riprese dichiarato che questi interessi sarebbero stati tenuti nel debito conto , ma in effetti, se si esclude il consiglio di trattenere le azioni in attesa di vedersele rimborsate come e quando piacerà al nuovo ente di Stato, nessun' altra proposta degna d' essere presa in considerazione è stata fatta a loro favore. chi aveva investito in azioni sapeva di dare alla sua operazione un contenuto industriale che lo salvaguardava, almeno in parte, dai rischi connessi alla svalutazione. oggi l' Esecutivo impone a questi azionisti un investimento obbligazionario, privo di ogni contenuto di legittimità, affidato praticamente all' arbitrio di un gruppo di potere che così si impossessa di un complesso patrimoniale di proporzioni gigantesche. c' è di più: l' interesse annuo che viene corrisposto ai possessori di azioni elettriche che, in base al disegno di legge al nostro esame, verranno trasformate in obbligazioni, sarà solo del 5,5 per cento , e ciò nel momento stesso in cui il tasso di svalutazione della moneta ha raggiunto punte che annullano praticamente l' interesse promesso. dopo che un disegno. di legge come quello sul quale siamo chiamati ad esprimere il nostro giudizio sarà divenuto legge dello Stato, nessuno al nostro paese avrà più la sicurezza di una difesa dei propri diritti patrimoniali. lo strumento col quale si intende misurare il valore delle azioni, quello cioè corrispondente alla media delle questioni delle azioni delle società elettriche del triennio 1959-196 non può assolutamente essere preso come base di valutazione. inoltre, l' Esecutivo e i tecnici cui esso ha affidato lo studio di tale problema hanno adottato un sistema che certamente non possiamo definire equo dal punto di vista finanziario e ciò perché si è trascurato di dare una stima agli impianti che con la legge di nazionalizzazione si intende statizzare. infatti non è affatto dimostrato che la somma delle azioni in circolazione al momento della nazionalizzazione debba coincidere con il valore reale dei complessi che si intendono trasferire allo Stato, anzi possiamo asserire il contrario. basti pensare ai beni già ammortizzati che, nel caso delle aziende elettriche sono rilevantissimi, e che contribuiscono in misura irrilevante sulle quotazioni azionarie, per rendersi conto che il sistema adottato danneggia in maniera notevole gli azionisti. in ogni caso allo Stato non mancano i mezzi né il tempo per pervenire a stime obiettive e sicure di beni patrimoniali reali quali quelli posseduti dalle aziende elettriche. se si tiene conto che la circolazione azionaria delle società elettriche è. valutata approssimativamente intorno ai 2.500-3.000 miliardi, mentre il valore dei complessi elettrici si stima intorno ai 5-6.000 miliardi, ci si può facilmente rendere conto come in definitiva i pianificatori governativi hanno voluto impostare l' operazione aziende elettriche! questo dimezzamento dei valori di stima rispetto ai valori reali dei complessi colpiti dal progetto di nazionalizzazione, rappresenta sicuramente il colpo più grave inferto all' interesse degli azionisti di aziende elettriche. noi che ci onoriamo di rappresentare la continuità dello Stato risorgimentale, di quello Stato cioè che fece l' unità della patria e che ebbe sempre la religione del rispetto dei cittadini, assistiamo al rapido dissolvimento di quei principi giuridici nei quali abbiamo sempre creduto. il Parlamento, un tempo espressione, sì, delle diverse tendenze politiche del paese, ma sempre subordinato ai principi giuridici generali che rappresentavano i capisaldi e la garanzia delle minoranze, si è oggi ridotto al solo prevalere del numero fattore determinante per cui, continuando su questa china, non è lontano il giorno del suo completo decadimento e, con esso, della perdita di quelle libertà democratiche per conseguire le quali occorsero un secolo di lotte. e di sacrifici! con questo progetto di legge sulla nazionalizzazione, discusso ed approvato dalle segreterie politiche prima d' essere presentato a questo sovrano consesso, si tende a portare un grave quelle norme costituzionali che prevedono la salvaguardia integrale degli interessi privati. pertanto, la nostra decisa volontà di opporsi al progetto di nazionalizzazione coincide con la convinzione che l' interesse della comunità nazionale ne resterà sicuramente danneggiato, mentre l' iniziativa privata ne risulterà umiliata inutilmente, senza un preciso motivo tecnico-economico, ma con una precisa ragione politica imposta dalle forze di partito attualmente in maggioranza nel paese, che dal possesso di queste leve. di comando economico intendono praticamente avviare la nazione verso pericolose svolte totalitarie. noi non intendiamo tessere l' elogio sperticato e perciò stesso vano delle imprese elettriche italiane: abbiamo di mira solo di puntualizzare e controbattere quei motivi che i nostri avversari hanno monotonamente invocato a sostegno delle proprie tesi. può anche darsi che nelle aziende elettriche italiane vi siano state o vi siano deficienze d' ordine tecnico o amministrativo. confessiamo di ignorarle. ma quand' anche vi fossero, quand' anche l' avversario più provveduto ne potesse dimostrare l' esistenza, ciò non toglierebbe assolutamente nulla ai meriti veramente eccezionali che dobbiamo riconoscere agli imprenditori elettrici italiani. uomini che nel volgere di trent' anni sono riusciti a creare la più forte industria italiana, ed una delle più notevoli del mondo intero, che hanno contribuito in maniera determinante allo sviluppo industriale del paese, non possono non riscuotere tutto il nostro rispetto, tutta la nostra ammirazione. qui si tratta di valutare l' opera sovrumana, le capacità, l' arditezza di industriali che hanno puntato ogni propria risorsa tecnica ed economica nello sviluppo di un settore nel quale hanno fermamente creduto. noi crediamo nella libera iniziativa come caposaldo di una sana vita economica. noi crediamo nella capacità del libero imprenditore perché essa soltanto rappresenta, a nostro avviso, la naturale selezione dei migliori. noi crediamo nell' economia libera, perché essa è l' avamposto di tutte le libertà. noi ci battiamo contro lo statalismo perché le esperienze italiane e straniere ci hanno ammaestrati sugli sperperi, le incapacità, le pastoie burocratiche che tutto ciò che viene direttamente amministrato dallo Stato appalesa. noi non crediamo possibile conciliare le libertà politiche con la mancanza di libertà economica. e per tutti questi motivi avversiamo sul piano tecnico e politico un provvedimento contrario alle libertà sancite dalla Costituzione, contrario al reale interesse dei cittadini, contrario al divenire economico dell' intera nazione!