Aldo MORO - Deputato Opposizione
III Legislatura - Assemblea n. 581 - seduta del 09-03-1962
Disposizioni tributarie urgenti
1962 - Governo I Prodi - Legislatura n. 13 - Seduta n. 277
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , il governo di coalizione presieduto dall' onorevole Fanfani, sul quale la Camera dei Deputati sta per esprimere il suo giudizio politico, rappresenta lo sbocco naturale di un complesso, difficile, tormentato processo di evoluzione politica; risponde puntualmente ai dati della situazione attuale con i suoi limitati margini di manovra e soprattutto con le sue incertezze, i suoi elementi problematici, le sue prospettive e speranze; costituisce uno sforzo notevole della Democrazia Cristiana e dei partiti democratici per animare la vita politica italiana ed aprire la via ad un arricchimento e consolidamento delle istituzioni democratiche. su questo Governo ha soffiato e continua a soffiare (ne è testimonianza anche questo dibattito parlamentare ) con eccezionale violenza il vento di una forte polemica. v' è una irragionevole, aprioristica, furiosa posizione negativa che utilizza meno argomenti seri che non apparenze, supposizioni, fantasie, autentiche falsificazioni più o meno bene manipolate. questa polemica viene dall' estrema destra , e riflette la violenza, la grossolanità, l' insensibilità ai dati reali della situazione politica che caratterizzano quel settore politico. ma viene anche da altre parti, le quali dovrebbero essere, per la loro posizione e funzione nello schieramento politico, più capaci di giudizio critico, più pronte alla penetrazione dei fenomeni, meno miopi e chiuse della destra estrema. meno male che sono rimasti in Aula così pochi colleghi del Movimento Sociale . gli equivoci che questa polemica faziosa ha addensato attorno al Governo Fanfani si vanno ormai però dissolvendo, almeno per avversari in buona fede , dinanzi al netto chiarimento dato dal presidente del Consiglio e alle precisazioni dei gruppi parlamentari che, sostenendo il Governo, contribuiscono ad individuarne il significato e gli obiettivi politici; in prima linea quello democratico cristiano , che è garante, di fronte alla maggior parte dell' elettorato, dell' integrità della democrazia italiana e dei valori fondamentali della nostra vita civile. il Parlamento si trova ora a giudicare, nel pieno esercizio del suo potere, del modo secondo il quale la crisi di Governo è stata risolta e, quindi, implicitamente, delle ragioni per le quali essa è stata aperta, delle sue giustificazioni, della sua intrinseca necessità. tra gli aspetti rilevanti della furiosa polemica contro la presente formula di Governo, vi è anche il rilievo, vivacemente espresso, che il Parlamento sarebbe rimasto estraneo alle decisioni relative alla successione di questa alla precedente formula di Governo, al passaggio dall' equilibrio politico che si esprimeva nel Governo di « convergenza » e quello nuovo, ora in atto. si parla dei partiti, i quali avrebbero privato il Parlamento del suo potere naturale che lo fa arbitro della nascita, della vita e della fine dei governi. ora, senza addentrarsi in un dibattito in materia costituzionale molto complesso, basterà dire che non appare corretto né pratico assumere che solo in sede parlamentare possa essere sanzionato, in forma negativa e forzatamente polemica, il dissolversi dei vincoli politici che hanno dato luogo alla costituzione di un Governo e di una maggioranza; il che viene invece accertato, in forma positiva e costruttiva, nel momento nel quale il Parlamento prende atto ad un tempo dell' esaurimento di una formula politica e del subentrare ad essa di un' altra, presumibilmente più aderente alle nuove esigenze che affiorano nella vita politica. un dibattito chiarificatore in Parlamento può essere utilmente prospettato quando vi siano più o meno rilevanti. margini di incertezza circa il reale atteggiamento delle forze politiche , la valutazione che esse fanno della situazione e le prospettive per il domani. invece, ancora una volta, in queste circostanze non vi erano incertezze, non vi era occasione per un vero dibattito, che potesse, cioè, portare a modificare decisioni fermamente prese ormai da tempo dai partiti e che rendevano automatica la crisi. noi riteniamo perciò che, dinanzi ad una situazione così matura, così rigida, così chiara, pur nella sua complessità e nella sua intrinseca difficoltà, il Governo di « convergenza » abbia agito rettamente dando inizio, con le sue dimissioni, ad un serio dibattito tra partiti, dal quale sono scaturite le decisioni oggi sottoposte all' approvazione della Camera. in realtà questa polemica, mossa in qualche caso da scoperte finalità politiche, in questo tentativo di contrapporre i partiti al Parlamento — quasi che tra essi vi fosse davvero una dialettica invece che una feconda compenetrazione — affiorano valutazioni, anche se in buona fede , approssimative ed inesatte della realtà sociale e politica del paese. sarebbe fare offesa al Parlamento, supremo organo politico, il ritenere che esso senta meno la realtà politica che si muove e propone esigenze che sarebbe vano e pericoloso infrenare e disattendere. la difficoltà della situazione certamente non ci sfugge, né manca in noi, onorevoli colleghi , la prudenza e, direi, la trepidazione di fronte all' evoluzione della realtà politica nel corso di un' impetuosa trasformazione della nostra società, ai problemi che così si propongono, ai modi nuovi e, per la loro stessa novità, più rischiosi con i quali ci si trova ad affrontare questo movimento. ma ci pare poca cosa, una reazione inadeguata al senso di responsabilità di un grande partito, il fermarsi, il guardare all' immediato, l' immaginare che, magari attraverso una discussione parlamentare, si modifichino miracolosamente i dati della realtà politica, ed appaia possibile, per la soluzione dei problemi proposti, altra cosa che non sia un' autentica soluzione di quei problemi, e cioè solo un espediente, una battuta d' arresto, una diversione. a tutti coloro che sono seriamente preoccupati, onestamente dissenzienti vorremmo chiedere di capire, di condividere in qualche modo, almeno nell' onestà, nella misura di una polemica costruttiva, il nostro sforzo impegnativo, il nostro tentativo di non attestarci, con irresponsabile comodità, in posizioni valide per tre mesi o per un anno, ma di guardare più lontano, di intervenire finché si è in tempo, di saggiare, senza lasciarci paralizzare dal timore del nuovo, prospettive positive che forse si affacciano all' orizzonte. ci pare francamente troppo poco, in una realtà dura e pressante qual è quella odierna in Italia e, del resto, nel mondo, tradurre la preoccupazione e la prudenza semplicemente in distrazione o in illusione. questo condannarsi all' immobilità, anche se fatto con la massima buona fede , è, crediamo, sostanzialmente, un rischio più grande che non quello che porta con sé necessariamente ogni iniziativa. la crisi era dunque nelle cose, la crisi del Governo di « convergenza » e in essa — ultima e problematica espressione, pur nella sua indubbia fecondità — la crisi della formula del centro democratico. era in crisi nel suo significato più rigido e chiuso la politica di centro, attraverso la quale la Democrazia Cristiana aveva pur sostenuto, per tanti anni, validamente la sua battaglia politica. appariva dunque ormai insufficiente uno strumento politico che si era rivelato di indubbia efficacia nel passato, ma aveva finito per soggiacere alla legge fatale del logoramento che è propria delle cose umane e intacca poi, in modo più rapido e deciso, i mezzi con i quali si affronta una realtà mobile e viva qual è quella politica. era in crisi per il progressivo restringersi dell' area nella quale quella politica operava, cui si accompagnava, invece che con il rinsaldarsi delle solidarietà, con l' accentuarsi delle differenze politiche e programmatiche delle forze impegnate nel compito della difesa democratica e del Governo del paese. sicché, laddove si richiedeva più unione, per compensare la minor forza complessiva, emerge vano ogni giorno di più ragioni di contrasto e difficoltà d' incontro. era logorato quello strumento politico, perché esso postulava, per essere efficace, una fermissima volontà di collaborazione, la quale invece si era venuta a grado a grado esaurendo in un modo che appariva e appare, allo stato delle cose , irrimediabile. ed era ancora in crisi questa formula politica perché rispondeva ad un sistema di difesa rigida e chiusa in tutte le direzioni; proprio, dunque, perché partiva dal dato, che si andava lentamente modificando, dell' allineamento del partito socialista con il partito comunista e della totale indisponibilità democratica di quel partito. ora, le variazioni intervenute in questo dato richiedevano la risposta di un riconoscimento, sia pure graduale, prudente, condizionato come il processo di autonomia socialista al quale esso faceva riferimento. questa risposta positiva che conduceva a prospettare nuove, possibili affinità programmatiche e caute forme di accostamento politico non poteva non essere data, oltreché dai partiti democratici di centrosinistra, anche dalla Democrazia Cristiana . perché, a parte un doveroso omaggio alla verità, per limitata che possa esserne la portata sarebbe stato e sarebbe rischioso, espressione di una politica miope ed irresponsabile, il rifiutare, nel corso di una cosi delicata ed importante evoluzione politica, un riconoscimento ed un incoraggiamento, accettando al meno con indifferenza una interruzione della politica di autonomia e un ritorno dei socialisti ad uno stretto collegamento con il partito comunista . questa complessa situazione, che si è andata snodando per anni e ha caratterizzato con un progredire di disagi e di difficoltà la vita politica italiana , si può dire, dal 1953 ad oggi; questa situazione, contrassegnata dalla difficoltà di costituire maggioranze e di trovare solidi accordi per l' azione di governo , da un lato, e, dall' altro, dall' emergere di una prospettiva e di una speranza per un più libero giuoco democratico, è alla base della crisi dalla quale nasce il presente Governo e sottolinea, almeno per chi non si rifiuti tenacemente di vedere, l' ineluttabilità di questo sviluppo. a coloro che ci accusano di aprire la via con la nostra iniziativa a chissà quali pericolose avventure, e parlano di uno stato di necessità pura mente fittizio, possiamo rispondere richiamandoci alla ormai chiara volontà dei partiti democratici di modificare la situazione precedente e di sperimentare un allargamento dell' area democratica; possiamo rispondere con l' indicazione di questa opportunità offerta, in modo probabilmente non riproducibile, di dare più larga e sicura base alla vita democratica in Italia. possiamo, se mai, far rilevare a questi critici che la Democrazia Cristiana è stata l' ultima a rinunciare alla piattaforma politica tradizionale, alla utilizzazione delle collaborazioni democratiche più facilmente accettate dall' opinione pubblica media, anche a scapito della omogeneità programmatica, della rapidità e incisività dell' azione di governo . ed essa è giunta per ultima a ritenere necessaria ed insieme possibile questa evoluzione politica non già per una minore sensibilità, per una minore prontezza al nuovo, per un modo di essere smorzato e torbido della sua coscienza di Partito Popolare . la verità è che nella Democrazia Cristiana la prudenza ed il senso di responsabilità devono essere acuti e tesi fino all' estremo; tanto grandi, cioè, quanto è grande il peso delle sue decisioni ed insostituibile la garanzia che essa dà, con la sua presenza e con la sua azione, allo svolgimento ordinato e fecondo della vita democratica in Italia. essa, dunque, naturalmente, doverosamente è passata per ultima dal terreno della politica tradizionale, dopo averne saggiato fino alla fine la residua utilizzabilità ai fini della guida politica del paese, al terreno di una politica nuova nella quale, del resto, essa non è entrata senza aver prima valutato nel suo complesso la situazione, identificato gli aspetti oppositivi o promettenti di essa, assicurato nei punti essenziali la necessaria continuità, ridotto nella misura del tollerabile i rischi che del resto accompagnano necessariamente ogni iniziativa, ogni novità, ogni sforzo per superare l' inerzia del passato ed andare avanti. se però il doveroso senso di responsabilità della Democrazia Cristiana ha condotto a realizzare questa svolta con meditata lentezza, questo stesso senso di responsabilità , la funzione che il nostro partito assolve di garante della stabilità e continuità della vita democratica , precludevano alla Democrazia Cristiana la possibilità di rimanere insensibile di fronte al mutare delle situazioni, all' erompere delle esigenze, all' evidente necessità di coraggiose iniziative, nelle quali essa, proprio per essere quella che è e deve rimanere, non può essere sostituita da altri. a noi è stata data la fiducia, a noi è stata commessa la responsabilità, a noi sono stati affidati i valori essenziali della nostra comunità nazionale, un modo di essere umano e libero, la salvezza delle tradizioni, la feconda possibilità del mutamento e del progresso; ed a noi tocca naturalmente provvedere. se, dunque, la Democrazia Cristiana si muove, se essa assume le sue responsabilità, indica traguardi e nuove risorse e mezzi adeguati per affrontare il nuovo che è nelle cose, non è essa che corre in modo irresponsabile verso l' avventura, non è essa che rompe i patti con l' elettorato, non è essa che modifica arbitrariamente i dati tradizionali e acquisiti della realtà politica; è invece essa che nella sua permanente responsabilità, nella intatta validità degli ideali in cui crede, nella ferma volontà di continuare il suo servizio, alla comunità nazionale indica una strada la cui asperità iniziale è innegabile, ma al termine della quale si debbono ritrovare intatti i valori e soddisfatti gli interessi fondamentali del paese e della vita democratica in Italia. una crisi cosi profonda e lungamente maturata non poteva avere naturalmente per la Democrazia Cristiana una soluzione che non fosse nella linea dello sviluppo democratico del quale erano state poste le premesse con la politica di solidarietà democratica. sarebbe stato inconcepibile e pericoloso costringere una crisi politica , che nasce proprio dalla constatazione della insufficienza e della pratica insostenibilità in questo momento degli schemi di una pur rispettabile politica centrista — una crisi insomma di crescita, di più largo impegno popolare, di progresso — nell' ambito di una soluzione a destra, sostituendo al precario e sottile equilibrio centrista un pauroso sbandamento, negazione di ogni possibile equilibrio politico in Italia. era ed è fuori di ogni seria prospettiva politica l' immaginare che al complesso dei problemi di impegno di nuove forze, di consolidamento delle istituzioni, di adeguamento dell' azione politica al ritmo impetuoso dello sviluppo economico e sociale , a quel complesso di problemi cioè che pone in crisi in questo momento il centrismo, si potesse rispondere addirittura con una svolta a destra nella vita politica italiana . è veramente risibile, a questo proposito, la polemica della destra, la polemica di sempre contro il centrismo e la pretesa di correggerlo non già per la sua insufficienza, ma per i suoi eccessi ed i suoi equivoci, mediante una inimmaginabile scelta involutiva nella quale la Democrazia Cristiana dovrebbe ritrovare la sua vera natura. ma, mentre la politica centrista ha avuto una indubbia validità storica ed una sicura efficacia, mentre essa ha permesso di fronteggiare difficili situazioni con una difesa democratica estesa secondo le reali necessità del momento e di provvedere alla costruzione dello Stato democratico , la scelta a destra, che si pretende dalla Democrazia Cristiana , che si prospetta come una alternativa allo sforzo attuale, è la negazione non solo dell' armonico sviluppo, ma addirittura dell' esistenza della vita democratica in Italia, la quale sarebbe ipotecata da una siffatta alleanza deformatrice che taglierebbe fuori la Democrazia Cristiana dal processo di sviluppo democratico della nostra società, le renderebbe impossibile un contatto penetrante e persuasivo con i ceti popolari ed offrirebbe al partito comunista straordinarie possibilità di intervento attraverso l' azione di massa e la formazione di un fronte massiccio di opposizioni da esso dominate. dalle posizioni schiettamente conservatrici a quelle reazionarie, a quelle fasciste, è un fronte ben saldato di involuzione politica al quale la Democrazia Cristiana non si può accostare senza enormi rischi per sé, ma soprattutto per il paese. è un' assurda pretesa quella di assoldare con procedura piuttosto sommaria la Democrazia Cristiana al servizio di interessi conservatori sulla base di presunte analogie, di strane solidarietà, in forza delle quali si dovrebbe mobilitare gli schietti consensi popolari, che sono andati in tante elezioni alla Democrazia Cristiana , espressione di aspirazioni democratiche diffuse e che attendono di essere soddisfatte nell' ordine e nella pace sociale, per la difesa di una causa che non è democratica, che non è popolare, che non è di progresso, che non è, perciò, la causa alla quale la Democrazia Cristiana si è votata. noi e le destre vogliamo, dunque, cose così radicalmente diverse che non è possibile immaginare, direi prima per forza di cose che per volontà degli uomini, un contatto e un accordo fra noi, trovare per questa via uno sbocco qualsiasi, anche solo provvisorio e di necessità, alla presente crisi politica . questa alternativa, infatti, non è stata prospettata seriamente fra i democratici, i quali, anche quando dissentissero dalla nostra impostazione, non hanno tuttavia ragionevolmente potuto proporre una soluzione come questa, impotente e suicida. in realtà, la crisi era senza sbocchi nell' attuale schieramento parlamentare, fuori di quello, per difficile che esso sia, verso il quale noi l' abbiamo avviata. si è piuttosto accennato, invece che ad una vera soluzione, ad una battuta di arresto, ad un momento di meditazione, alla determinazione di una premessa per una soluzione a venire, per quanto problematica essa fosse. è questa certo una posizione rispettabile, che noi abbiamo attentamente valutato, ma alla quale ci è sembrato mancasse lo slancio di un' iniziativa coraggiosa, una iniziativa che non può venir meno ad un grande partito che deve sempre saper dare al corpo elettorale una chiara indicazione, compiere un atto di responsabilità che disperda la confusione e offra nettamente un tema da prendere in considerazione, un indirizzo, un obiettivo, una ragione di sviluppo ai quali si possa rispondere accettando o rifiutando. una impostazione, cioè, nella quale il corpo elettorale è sovrano, ma i partiti, secondo la loro responsabilità, lo guidano nelle sue scelte. un grande partito che, nella consapevolezza della propria funzione, nell' adempimento dell' indeclinabile compito di Governo si è trovato ad affrontare situazioni cosi difficili e chiuse e le ha sempre fronteggiate e le ha sempre superate con la sua unità e con la fedeltà a se stesso , non poteva ragionevolmente rifiutare, una volta precluse tutte le altre strade, di sperimentare con prudenza e senso di responsabilità anche questa che può offrire, crediamo, pur con i problemi che pone, pur con le difficoltà che presenta non solo e direi non tanto la prospettiva di risolvere una crisi ma, ben più, di avviare un discorso nuovo con le forze socialiste, rimaste a lungo in posizione di preconcetta ostilità, di sterile protesta, di equivoco schieramento politico ed ora avviate — se ad esse in prima linea , ma anche ai democratici non mancherà il coraggio — a battere una nuova strada. perciò dissi al congresso del mio partito, e ripeto qui, che non soltanto per ragioni di opportunità, per consentire, dopo tanta polemica e lenta maturazione dei nuovi sviluppi della situazione politica, un giudizio dell' elettorato più netto e più seriamente giustificato, ma anche per ragioni sostanzia li, per non ritardare ulteriormente la prova di un possibile impegno da parte socialista, non è concepibile una elezione su di una pregiudiziale, ma piuttosto una elezione su di una esperienza. credo sia indicativo per il paese lo sforzo spesso angoscioso della Democrazia Cristiana nella ricerca dei mezzi per assolvere ai suoi compiti. il fatto che essa si possa presentare al corpo elettorale sulla base di una ricerca seria, sofferta, compiuta, scrupolosa di tutti gli strumenti idonei a consentire al paese di trovare l' assetto migliore e più stabile delle istituzioni e dei rapporti politici, è cosa piena di significato. nessuno può chiedere alla Democrazia Cristiana un' abdicazione ed una contaminazione. ma è legittimo che si chieda e politicamente importante che sia data la prova che vi sono nel Partito di maggioranza relativa coraggio, iniziativa, padronanza di sé, senso del limite, quanti bastino a completare l' arco di illuminanti esperienze, ad esplorare tutte le strade che possano fare acquisire elementi utili per la soluzione dei problemi politici italiani. e dunque quella che noi oggi proponiamo alla Camera una soluzione dei problemi di Governo, ma anche un tentativo, condotto in piena buona fede e con profonda consapevolezza, di aprire la via ad utili novità, un esperimento posto in essere con gli occhi bene aperti, il cui valore costruttivo non può essere giudicato altro che nel corso delle vicende che stanno davanti a noi, nello sviluppo politico che oggi si inizia. vi è un indirizzo ed un obiettivo, ma, al di là dell' indirizzo e dell' obiettivo, vi è una concreta esperienza da fare, vi è una lunga strada da percorrere, vi è una collaborazione da riscontrare possibile, vi è la unità indissolubile dei dati politici ed economico-sociali da salvaguardare, vi è un fatto degli altri, un' assunzione continua di responsabilità che si attende, ed un fatto politico propriamente nostro, un modo di essere coerente e serio della Democrazia Cristiana che faccia fede ai suoi impegni..... ed offra una giustificazione ed una prospettiva a coloro che lasciano il terreno della protesta indiscriminata, per cominciare ad assumere in un contesto politico costruttivo le loro responsabilità. questo è un difficile processo di avvicinamento che si svolge comprensibilmente con una cautela che è richiesta dalla difficoltà dell' impresa e dall' importanza della posta in giuoco. questa cautela è negli altri ed è in noi per la consapevolezza che abbiamo... questa cautela è negli altri ed è in noi per la consapevolezza che abbiamo della diversità delle nostre ideologie e della divergenza, in punti di notevole rilievo, delle posizioni politiche dei due partiti. per questo ci è apparso configurabile — e si è in effetti realizzato — un contatto su alcune cose di immediato rilievo e di urgente attuazione, inquadrate in un determinato contesto politico e che tocca a noi realizzare nella loro integrità per la responsabilità che abbiamo di fronte al paese. più che un dato compiuto ed in sé pienamente significativo, quello dinanzi al quale oggi ci troviamo, e che certo costituisce un momento della caratterizzazione politica del presente Governo, è un principio, è una possibilità che introduce elementi di novità, di interesse e di movimento nella situazione politica italiana , ma non ne altera i dati ed i lineamenti essenziali. perciò l' accento è posto, doverosamente, sulla visione globale della realtà politica e sulla responsabilità dominante che la Democrazia Cristiana , insieme con i partiti socialdemocratico e repubblicano, si assume in questa situazione, lasciando la porta aperta ad una evoluzione ritenuta utile e fervidamente auspicata da tutti i democratici. di fronte al popolo italiano ci siamo noi, con intatti i nostri lineamenti ideali ed i nostri impegni, secondo le linee armoniche di un programma equilibrato, compiuto e del tutto significativo come quello enunciato dal presidente del Consiglio e del quale, in tutti i suoi punti, la Democrazia Cristiana ed i partiti della coalizione democratica garantiscono l' attuazione. tutto ciò contribuisce a definire la situazione e ad indicare il senso vero di questo momento politico, le sue reali ragioni di novità di fronte ai detrattori ed ai pessimisti, la sua ispirazione democratica, la sua continuità storica di fronte agli annunci di Apocalisse che partono dalla destra reazionaria ed anche da quella moderata. continuità, dunque, nella novità, che si esprime nella coalizione dei tre partiti democratici e nell' appoggio del partito socialista , pur fuori della maggioranza. la situazione politica italiana si regge ancora su di un impegno fondamentale e continuo della Democrazia Cristiana , l' impegno di libertà, di giustizia, di sicurezza e di pace, rimasto inalterato, nel suo significato fondamentale, nella difficile e tormentata esperienza di questi anni; si regge ancora una volta sulla solidarietà, sulla feconda collaborazione della Democrazia Cristiana e dei partiti socialdemocratico e repubblicano, dei quali si realizza oggi di nuovo, in forme più aderenti alla situazione e con più ampia e vitale prospettiva, l' incontro che fu già così fecondo in passato e che apportò un contributo prezioso di valori, di tradizioni, di schiette ispirazioni democratiche all' impegno politico della Democrazia Cristiana . una collaborazione, questa, che noi abbiamo sempre sollecitata, in doveroso omaggio alla naturale varietà delle sensibilità, delle esperienze e dei valori ideali presenti nella società italiana , della quale mai abbiamo preteso di essere gli unici interpreti, per la considerazione della ricchezza costruttiva che è propria del dialogo democratico, per il rispetto che abbiamo certamente anche di noi stessi, non bisognosi di organiche integrazioni e correzioni, ma pure degli altri, del valore delle loro idealità, dell' utilità del contatto con loro; contatto realizzato nel pieno e reciproco rispetto delle diverse ideologie, le quali forniscono ispirazione, com' è naturale, alle posizioni politiche che i partiti vanno assumendo, le quali si confrontano e si incontrano nella vita democratica , ma restano non toccate dagli atteggiamenti pratici che quei partiti pongono in essere per corrispondere alle esigenze di una situazione politica concreta. il principio della collaborazione e quello, ad esso corrispettivo, della piena autonomia ideale, che furono un dato dell' esperienza politica della nuova Italia democratica, restano fermi anche oggi, in una prospettiva più larga, a dimostrare ancora una volta, insieme con la piena fedeltà della Democrazia Cristiana al suo patrimonio spirituale, anche la sua aderenza alle leggi della convivenza democratica, e la mancanza in essa d' ogni spirito di esclusivismo e di chiusura. la situazione dunque, nei suoi elementi di novità inseriti nella continuità della nostra vita democratica , porta essa stessa a sottolineare quello che resta valido della nostra esperienza politica, serve a chiarire che non si è verificata, né sul piano delle cose da fare né su quello delle posizioni psicologiche e politiche, quella sorta di capitolazione che la polemica di critici sprovveduti e talvolta in malafede vorrebbe far apparire. le posizioni di fondo dei partiti che ora compongono la coalizione, sia pure con una nuova prospettiva e con una nuova speranza, restano immutate. e proprio questa prospettiva e questa speranza emergono come fatto nuovo e confortante in uno sviluppo politico che ha le sue premesse nella politica sostanzialmente feconda della solidarietà democratica, la cui polemica nei confronti del partito socialista fu, anche nella sua comprensibile durezza, espressione essa pure della consapevolezza di un problema storico, di un' esigenza di fondo, di una condizione indispensabile per la solidità e la completezza della vita democratica in Italia; fu accompagnata cioè dal convincimento e dalla speranza mai completamente scossi, anche nei momenti più difficili di quella battaglia, di una evoluzione lenta, ma fatale, che portasse a schierare tutte le forze socialiste, intatte nei loro ideali, sulla linea d' una autentica difesa e d' un efficace sviluppo della vita democratica , d' una attuazione finale e decisiva sul terreno politico delle profonde ragioni che fanno diversi i socialisti dai comunisti. per questo sviluppo, che si diparte da quel nucleo di espansione democratica che fu pure nei suoi momenti migliori la politica di collaborazione democratica alla quale — ricordiamolo — non furono risparmiate le critiche della destra, tanto violente quanto quelle che oggi si rivolgono a questa nuova esperienza; per questo sviluppo, e non soltanto per questo, ma per quello che abbiamo fatto in tanti anni difficili per costruire e difendere lo Stato democratico , ravvivare il paese, inserirlo su basi di sicurezza nel mondo internazionale, attuare la giustizia fra le categorie sociali, noi non abbiamo propria mente da rinnegare alcunché del nostro passato. se davvero si fosse trattato allora, come è stato accennato anche qui, d' una paurosa involuzione, nessuna forza umana, nessun dato storico avrebbero permesso di superarla e di invertirne il corso. se invece uno sviluppo vi è stato, se del cammino si è percorso, è segno che ve n' erano le premesse, che non mancavano elementi vitali, che una politica democratica, con tutte le sue prospettive di sviluppo, era in cammino. il riconoscere, come è nostro dovere, gli apporti che son venuti dalle altrui assunzioni di responsabilità, il fatto che si sia colta felicemente la possibilità di spostare in qualche misura il confine della difesa democratica, non ci esonera dal riconoscimento di quel che noi siamo stati, dall' indicazione di quegli obiettivi verso i quali movevamo e verso i quali ancora moviamo. sia la Democrazia Cristiana sia — credo — gli altri partiti della coalizione non hanno alcun motivo per rinnegare il loro passato; soltanto, avendo essi il senso vivo della storia, non lo immobilizzano in una fissità assoluta, e traggono invece dalle battaglie di ieri ispirazione e vigore per la loro sempre nuova iniziativa. il Governo oggi presieduto dall' onorevole Fanfani rappresenta dunque per la Democrazia Cristiana una giusta soluzione della crisi aperta dal superamento delle coalizioni centriste e della stessa « convergenza » . si pone, esso, come espressione di una ferma volontà politica, sorretta dall' impegno dei partiti della coalizione di incidere con un' azione omogenea, rapida ed efficace sulla realtà sociale del nostro paese, utilizzando e valorizzando il progresso fin qui conseguito, ma correggendone gli squilibri, intensificandone il ritmo ed allargandone la benefica influenza a vantaggio dell' intera collettività nazionale. nella preminente fedeltà agli impegni dell' Alleanza Atlantica , nella riconfermata identificazione delle forze politiche (partito comunista e Movimento Sociale Italiano ) nelle quali è una minaccia potenziale ai liberi ordinamenti, nella ferma volontà di difendere oggi come ieri la libertà del popolo italiano , esso assicura nei punti fondamentali la continuità di una linea politica che ha caratterizzato l' azione della Democrazia Cristiana , e rappresenta la conferma di un inderogabile impegno elettorale del nostro partito. infine, nel largo apprezzamento che il partito socialista ha espresso per il programma rinnovatore del Governo e nell' impegno che esso ha assunto di appoggiarne in modo attivo le realizzazioni programmatiche è l' apertura verso l' avvenire, il tentativo, la speranza di tracciare nuove strade alla democrazia italiana, di dare un appoggio più vasto all' azione diretta a rimuovere le ingiustizie e ad ampliare la sfera della libertà umana nella sicurezza democratica. noi abbiamo fiducia in questo Governo per la sua ispirazione e per il suo programma, per la sua aderenza alla realtà politica ed il suo legame alla tradizione; per la guida ferma, serena, efficace che ad esso assicura il presidente del Consiglio , onorevole Fanfani, che con coraggio e generosa dedizione si è assunto il nuovo e difficile compito che gli è stato affidato, e per la collaborazione leale che è stata assicurata al ministero da uomini eminenti, per la loro competenza e sensibilità politica, della Democrazia Cristiana e dei partiti socialdemocratico e repubblicano. ed esprimendo la nostra schietta fiducia, ed insieme speranza di pieno successo per un esperimento così importante per noi e per il paese, assicuriamo il nostro apporto deciso e costante per l' attuazione di un programma per il quale sono bene accetti, sempre, appoggi dati con sincero spirito di collaborazione, ma al quale non gioverebbero surrogazioni, ove davvero mancasse, e invece non mancherà, il nostro pieno, generale, operoso consenso. credo perciò di interpretare lo stato d'animo dei miei amici nel riaffermare che, per le linee di programma qui enunciate dall' onorevole Fanfani nella loro significativa organicità, si può contare sull' appoggio fervido e leale dell' intero gruppo della Democrazia Cristiana , quali che siano state le divergenze di opinione tra di noi sulle ragioni e sui modi di soluzione della crisi. anche a proposito del programma, in particolare del programma economico-sociale del Governo, si è parlato, da parte dei tenaci oppositori di questa formula, di un cedimento, anzi di una totale abdicazione della Democrazia Cristiana di fronte al partito socialista . il fatto che questo programma sia stato ritenuto rispondente alle esigenze di quel partito e ne abbia potuto ottenere il positivo apprezzamento è stato valutato come la prova che la Democrazia Cristiana non abbia prospettato sul terreno programmatico posizioni proprie, bensì si sia richiamata a quelle del partito socialista . per poter giungere a questa conclusione si sono attribuiti alla Democrazia Cristiana obiettivi, preclusioni o riserve che non sono ad essa propri, e si sono trascurate quelle che sono le sue impostazioni di fondo, e perciò permanentemente valide, pur se esse abbiano bisogno di un tempo di concreta maturazione e di un ambiente e di circostanze adatti per la loro attuazione. il fatto che taluni punti del programma del Governo si trovino anche nell' impostazione socialista non significa certo che vi sia stata una massiccia pressione di quel partito in forza della quale il Governo ed i partiti che lo sostengono si siano trovati a recepire passivamente un' impostazione completamente altrui. significa soltanto che esigenze le quali sono venute maturando nella coscienza pubblica e nella realtà economica e sociale del paese hanno trovato naturale risonanza anche nei programmi del partito socialista , hanno visto profilarsi quel grado di urgente attesa e di preparazione tecnica che ad un tempo chiedono e rendono possibile una soluzione, hanno concorso a promuovere quella formula politica che, appunto, tale soluzione consenta. proprio per questa ragione non si può pretendere (e non si può trarne motivo di polemica) che quei punti del programma dovessero essere attuati dalla Democrazia Cristiana prima d' ora. la vita politica non è fatta di istantanee ed assolutamente compiute realizzazioni. ogni giorno ha il suo affanno; ogni tempo ha i suoi problemi e le sue esigenze, e quindi le sue risorse per affrontare i primi e soddisfare le seconde. il fatto, dunque, che non prima di ora la Democrazia Cristiana abbia affrontato certi temi, o si sia prospettati certi modi di soluzione dei problemi, non sta minimamente ad indicare che essi fossero estranei alle valutazioni ed alle preoccupazioni del nostro partito e siano stati introdotti quasi di soppiatto e forzatamente nel nostro bagaglio programmatico. chi può negare, ad esempio, che le regioni siano da sempre nel nostro programma, e che proprio per nostro impulso siano state introdotte nel nostro ordinamento costituzionale, e ciò in un momento in cui la forza del partito comunista non era meno temibile che non sia ora ed in cui la saldezza della struttura del nuovo Stato appariva più problematica di quel che non appaia oggi, dopo un periodo di serio consolidamento delle istituzioni? la verità è che vi è un' intuizione originaria della Democrazia Cristiana , quella del pluralismo sociale, che vede nella molteplicità delle forme associati ve un' espressione della dignità umana, un modo naturale di difesa della libertà, un limite efficace al prepotere dello Stato. in questo ambito, con particolari poteri, con singolare efficacia si collocano le regioni. può darsi che esse siano state strutturate in modo inadeguato, talché noi abbiamo parlato di un modo di attuazione di esse che costituisce un problema al quale nessun sincero democratico può restare insensibile: un problema, questo, che può trovare in una saggia legge finanziaria , in un' accorta strutturazione delle necessarie leggi quadro o di alcune di esse, in una prudente esperienza di funzionamento delle regioni alla stregua della legge Scelba, un principio di soluzione. ma è difficile trovare democratici cristiani disposti a sostenere che l' ordinamento regionale sia del tutto privo di ragion d' essere, incapace di offrire vantaggi che almeno bilancino i pericoli; un ordinamento non tanto da ritardare e circondare, semmai, di cautele nella sua attuazione, quanto piuttosto da escludere dal nostro assetto costituzionale. non credo, del resto, che vi sia nel Parlamento o nel paese una maggioranza per modificare in tal senso la Costituzione, anche se possano esservi legittimamente opinioni in favore di un migliore ordinamento ed anche coordinamento di questo istituto con altre articolazioni dello Stato democratico . la Democrazia Cristiana seconderà, dunque, il Governo nella sua iniziativa legislativa su questa materia, con serietà e senza alcun intento elusivo, avendo di mira l' obiettivo di una attuazione regionale che non sia elemento di confusione amministrativa o di frazionamento dell' unità nazionale , ma una benefica espansione di libertà, una occasione di efficace decentramento ed in un momento ed in un ambiente nei quali sia possibile assicurare la necessaria unità degli indirizzi politici generali in relazione alla creazione di centri di potere di tanto rilievo nella vita dello Stato. anche per quanto riguarda la programmazione economica, che è un altro impegno essenziale del Governo, è fuori di luogo accusare la Democrazia Cristiana di avere mutuato da altri un' ispirazione che è strettamente democratica e non ha nulla in comune con le pianificazioni coercitive di tipo comunista, come lo stesso presidente del Consiglio ha avuto occasione di affermare. e basterà ricordare, a questo proposito, come tra l' altro, proprio nel recente convegno di San Pellegrino , la Democrazia Cristiana abbia chiara mente prospettato questa inderogabile esigenza e parlato essa, in piena autonomia, di una politica di piano. non si tratta di soffocare l' iniziativa privata in materia economica, ma di farla operare, in una rigorosa applicazione dei principi costituzionali, entro un quadro ordinato nel quale siano organicamente inseriti gli interventi che lo Stato stesso compie nei multiformi aspetti della sua attività e che variamente condizionano l' attività dei privati, nonché quei criteri e strumenti di orientamento che, utilizzando e valorizzando le leggi di mercato, tuttavia ne correggano gli eccessi ed eliminino a grado a grado gli squilibri che queste, lasciate sole ad operare, non mancano di produrre. non chiediamo quindi, e non lo consentiremmo, che la benefica e merito ria attività dei privati sia arbitrariamente e disordinatamente impedita o disturbata; ma riteniamo, da sempre, possibile ed opportuno che in varie forme la iniziativa dello Stato guidi e condizioni l' attività privata, in modo che da quest' ultima scaturisca, il che non avviene necessariamente in forma automatica, la migliore soddisfazione degli interessi generali e l' eliminazione degli squilibri che inficiano, come un' inammissibile lacuna, la società italiana pur nel suo innegabile progresso. per quanto riguarda l' energia, noi abbiamo espresso a Napoli nel modo più netto l' esigenza di un coordinamento che assicuri il rendimento di questo servizio, fondamentale per la vita economica, ai costi più bassi ed alle condizioni più vantaggiose per la collettività. mentre abbiamo sin da allora indicato alcune forme possibili, e certamente almeno esse essenziali, di questo coordinamento, abbiamo aggiunto che, se l' adozione di questi mezzi apparisse insufficiente in ordine ai fini da raggiungere, noi non avremmo avuto alcuna obiezione nei confronti di una pubblicizzazione del settore che apparisse necessaria. questa è appunto la nostra posizione. noi non siamo naturalmente, come abbiamo detto a Napoli, in favore della nazionalizzazione per una ragione di principio, al solo scopo di restringere la sfera di azione dell' iniziativa privata ; ma siamo ad essa favorevoli senza riserve tutte le volte che essa appaia necessaria per soddisfare un interesse pubblico che altrimenti resterebbe inattuato. si tratta, un dunque, di vedere con quali mezzi possa ottenersi, così come il Governo si è proposto di accertare, una razionale unificazione del servizio elettrico. noi siamo perciò aperti ad accogliere quella soluzione che il Governo, dopo l' attento studio che esso si è riservato di condurre, intenda adottare, senza preclusione alcuna, per quanto ci riguarda, nei confronti della nazionalizzazione del settore, salvo sempre l' eventuale indennizzo a norma della Costituzione. nel settore dell' agricoltura, poi, occorre davvero un grande sforzo, uno sforzo di malafede, per trovar tracce di una pretesa influenza altrui che avrebbe portato a deformare le nostre posizioni. si tratta infatti di affrontare, in questo settore, almeno alcuni dei problemi messi a fuoco con ampia e approfondita indagine dalla conferenza nazionale dell' agricoltura e del mondo rurale indetta dal precedente Governo Fanfani e sostenuta con ogni impegno anche dal nostro partito, che del resto, per la natura stessa di una parte notevole del suo elettorato, rivolge da sempre la più viva attenzione ai grandi temi, veramente fondamentali per lo Stato democratico , dello sviluppo economico dell' agricoltura e del progresso sociale nel mondo rurale. le misure annunciate dal presidente del Consiglio per favorire lo sviluppo della proprietà coltivatrice, superando progressivamente forme contrattuali che si rivelano inadeguate alle esigenze economiche e sociali del mondo rurale italiano nell' attuale fase di sviluppo, non sono certo cosa nuova ed estranea alle tradizioni ed alle aspirazioni della Democrazia Cristiana , alla iniziativa della quale si deve in modo preminente l' attuazione della riforma agraria . siamo dunque a favore, per nostra profonda convinzione, di tutto il programma agricolo annunciato dal Governo, come pure di quello, larga mente ispirato ad idealità sociali, che è stato enunciato in materia fiscale, d' industria, di lavoro, di sviluppo sempre più completo ed organico del Mezzogiorno e delle altre aree depresse. ritroviamo dunque nel quadro programmatico che il presidente del Consiglio ci ha tracciato non l' espressione della costrizione di altri, ma la schietta e duratura ispirazione della Democrazia Cristiana . queste cose ed altre ancora il nostro partito si dispone a fare o a presentare come un rigoroso impegno al corpo elettorale ; si dispone a farlo non per provocare artificiosamente un atteggiamento di altre forze politiche , ma per sua convinzione nel dispiegarsi di un programma politico nel quale non vi sono fratture e strappi, ma invece un procedere continuo per adeguare gli strumenti di intervento alle necessità che a mano a mano si manifestano e quindi, in definitiva non per cambiare, ma per intensificare e condurre a conclusione nel modo più efficace un processo di sviluppo del quale la Democrazia Cristiana ha assunto e intende assumere la massima responsabilità. e completa e convinta, poi, la nostra adesione alle prospettive indicate nel programma di Governo a proposito della scuola, per la quale si deve provvedere alle necessità urgenti mediante provvedimenti di emergenza ricavati dal vecchio piano, nel quale siano comprese le norme relative ai contributi edilizi e di gestione alle scuole materne ed altre attinenti alle borse di studio , ad un accertamento, mediante inchiesta, rapido e serio delle necessità future della scuola italiana in vista della formulazione di un nuovo piano di sviluppo e della indicazione di alcuni criteri per il rinnovamento delle strutture scolastiche, all' approvazione del disegno di legge per la scuola media unica. l' impegno del Governo per l' aggiornamento e lo sviluppo della scuola pubblica è dunque completo e ad esso va l' adesione sincera della Democrazia Cristiana la quale in tutti questi anni, con le sue impostazioni non solo, ma anche più con la sua azione politica e di Governo, ha mostrato di sapere assumere anche su questo terreno tutte le responsabilità che ad essa competono nel retto funzionamento dello Stato e nell' attuazione dell' ordine costituzionale. alla scuola di Stato sono andate e andranno tutte le nostre cure, sia per assicurarne uno sviluppo adeguato alle esigenze crescenti e qualificate della nostra collettività nazionale, sia per assicurarne un' espansione compiuta che permetta in ancor maggiore misura una libera selezione delle energie migliori nella società italiana senza alcuna limitazione o discriminazione classista. ci impegneremo per dare alla scuola anche gli ordinamenti più adeguati, da quello veramente basilare della scuola media unica agli altri delle scuole dell' ordine superiore e dell' università dove largamente, anche se non in modo esclusivo, dovrà svolgersi la ricerca scientifica , alla quale del resto giustamente il Governo ha dato un posto centrale nel suo programma. il servizio che doverosamente essa è chiamata a rendere alla scuola statale non fa però dimenticare alla Democrazia Cristiana l' esigenza — che è molto viva nel suo programma e nella sua stessa ispirazione ideale — di assicurare l' integrità del principio della libertà della scuola che per noi non può ridursi a monopolio dello Stato, anche se allo Stato debba essere riconosciuta una parte molto larga nella soddisfazione delle esigenze scolastiche della comunità. noi abbiamo contribuito ad introdurre nella Costituzione, oltre che il riconoscimento della libera iniziativa in materia scolastica, anche l' istituto nuovo della scuola paritaria, le cui norme regolatrici debbono essere raccordate con il complesso delle norme costituzionali in materia scolastica e non possono essere priva di influenza nei loro confronti. ma qui del resto non c' è solo un problema di retta interpretazione costituzionale, ma un problema politico, un problema ancora una volta di libertà, che evidentemente non si riconosce e difende di fronte all' esclusivismo dello Stato soltanto con la varietà degli organismi autonomi e delle articolazioni regionalistiche, ma anche con il complesso spiegarsi dell' ordinamento scolastico. uno stesso principio regge le due rivendicazioni, che hanno del resto entrambe una consacrazione costituzionale. non si vede come, con serenità e serietà, si possa rifiutare un' attenzione doverosa per un tema di così grande rilievo proprio in un ordine compiuto di libertà come quello che noi insieme vogliamo stabilire. per questo la Democrazia Cristiana , mentre ha insistito con risultato positivo sulla sua richiesta che le norme di emergenza sulla scuola contenessero disposizioni relative ai contributi per la scuola materna e per le borse di studio , ha fatto riserva di risollevare il problema dei contributi alla scuola non statale nella sede propria, e cioè in occasione della elaborazione della legge sulla scuola paritaria da predisporre nel quadro del programmato rinnovamento della scuola italiana e di avviamento al nuovo piano di sviluppo della medesima. come si vede, non si è trattato di un accantonamento puro e semplice, di una larvata definitiva rinuncia, ma solo di una ragionevole scelta della sede tecnicamente più idonea, dell' occasione favorevole per la trattazione di un tema che è per i cattolici impegnati nella vita politica di rilevantissimo interesse. abbiamo già detto, e ripetiamo, che da parte nostra non sono mai mancate su argomenti così delicati la prudenza e la discrezione necessarie per agevolare il dialogo con le forze politiche di ispirazione laica. ma nessuno potrebbe contare su una nostra prudenza veramente paralizzante, su di una discrezione senza limiti. come fummo in passato, così saremo in avvenire discreti e responsabili; ma un incontro politico con i cattolici non può avvenire chiedendo a noi e solo a noi una rinunzia totale a punti essenziali del nostro programma. al Governo dell' onorevole Fanfani va anche, in via preliminare, la nostra adesione per la riconferma che esso ha fatto della continuità nelle linee fondamentali della politica interna ed estera. sono questi punti così importanti, così discriminanti, così legati alla normalità della vita democratica ed alla sicurezza ed all' avvenire del paese, così vincolati perciò a decisioni del corpo elettorale ripetute ed inderogabili, che non può non essere considerato offensivo il sospetto che su di essi vi possano essere cedimenti, compromessi, adattamenti compiacenti in vista di una operazione politica da compiere, di una altrui benevolenza da ottenere. le ferme determinazioni del Governo, a questo proposito, sono i cardini di un quadro politico complesso nel quale si collocano gli indirizzi di politica economica , sociale e culturale, il processo ora avviato del rinnovamento dello Stato e del ravvivamento delle istituzioni democratiche. ma non c' è novità che possa reggere se si lasciano sussistere equivoci sulla saldezza delle istituzioni, se si consentono confusioni sulla linea di confine che separa un' area nella quale la democrazia è tutto, principio e fine, in una assoluta lealtà del processo politico che vi si svolge, e l' area invece nella quale gli istituti democratici con i diritti che comportano e le possibilità che offrono sono solo strumenti, anche se adoperati con penetrante efficacia e viva passione, in vista di finalità di ordinamento politico che negano la perenne mobilità ed apertura dell' esperienza democratica e l' idea della dignità umana che ne sta inderogabilmente alla base. ecco, questo è tutto. per i democratici è l' uomo che vale con tutte le risorse di libertà e di iniziativa ed i suoi complessi valori; per i non democratici è l' uomo che soggiace a forze storiche potenti e soffocatrici e viene asservito ai miti di un collettivismo ferreo e sopraffattore. questa linea di confine è stata tracciata una volta per sempre di fronte al fascismo o al neofascismo che sia e di fronte al partito comunista , del quale il presidente del Consiglio ha sottolineato la particolare pericolosità in ragione delle imponenti masse popolari che controlla, della possente solidarietà internazionale che lo presidia, della forza emotiva della sua ideologia. ancora qualche giorno fa l' onorevole Michelini, ferma restando una essenziale struttura autoritaria dello Stato, considerava dittatura e democrazia quasi come una accidentalità del processo storico, un frutto delle cose sul quale non sembra ammissibile una seria preferenza né un giudizio morale. e l' esemplificazione su siffatti significativi atteggiamenti di quel partito, al quale sembra volersi accostare sempre più decisamente il movimento monarchico, potrebbe continuare molto a lungo, se ne valesse la pena. e per il comunismo, per fermarsi all' attualità immediata, basterà ricordare le vicende tortuose della autocritica post-staliniana che ha trovato, come non poteva non trovare, limiti obiettivi insuperabili per ogni rinnovamento democratico dell' esperienza comunista nelle ferree ragioni del sistema nel quale il partito unico e monolitico, al servizio di una società livellata e ferreamente costretta, impedisce ogni reale richiamo alla mobilità democratica, alla ricerca libera, alla critica, alla scelta delle persone, al gioco delle maggioranze e delle minoranze ed alle garanzie istituzionali che sono proprie della democrazia. non siamo dunque noi che abbiamo tracciato arbitrariamente delle linee di confine, che abbiamo posto degli impedimenti, delle insuperabili pregiudiziali. essi sono invece nelle cose ed appaiono come una difesa necessaria di fronte a sistemi politici irrimediabilmente condannati all' isolamento, perché irrimediabilmente chiusi al vero giuoco democratico. da qui la doverosa vigilanza, alla quale il Governo si impegna, perché non irrompano nella vita democratica che noi vogliamo difendere e sviluppare posizioni insidiose e minacciose per la democrazia, perché non vi siano momenti di disattenzione, elementi di confusione, motivi di debolezza e rinunzie attraverso i quali si aprano il varco forze eversive dei liberi ordinamenti. noi contiamo sulla solidità delle strutture dello Stato, ma anche sulle difese ideali, che sono fatte di chiarezza, di coerenza e di fermezza, della società democratica. questa resistenza di ordine morale prima che politico è però non solo e direi non tanto responsabilità di Governo, quanto della società e dei partiti. e una difesa che si esprime e si afferma nella coscienza di ogni cittadino, nella quale siano e restino chiari i motivi di profonda differenziazione? di ineliminabile contrapposizione di fronte ad ogni suggestione totalitaria. è una difesa morale, psicologica e politica che i democratici cristiani continueranno a tenere salda di fronte a comunisti e fascisti, sulla base della loro ideologia, della ispirazione cristiana alla quale si richiamano, di una concezione cioè che pone l' uomo e non la collettività, la classe o la nazione al centro della realtà storica, ed all' uomo, alla sua dignità, alla sua libertà affida il compito di stringere le solidarietà, di attuare la giustizia, di promuovere un reale ordinamento sociale. è frequente, ed è ritornata molto viva in questi giorni, la polemica circa il modo più o meno efficace, più o meno costruttivo, con il quale i democratici si oppongono al comunismo. sono fuori discussione la vigilanza dello Stato e l' eguale rigida applicazione della legge. ma poi, che fare? noi abbiamo sempre riconosciuto e riaffermiamo ancora oggi la giustezza ed efficacia dell' applicazione integrale del metodo democratico, della battaglia aperta su questo terreno nel quale si confrontano le idee e le capacità emotive e trascinatrici delle varie forze politiche . la riserva di fondo che i comunisti hanno, nell' atto che essi pur si muovono sul terreno democratico, le finalità ultime cioè verso le quali essi spingono partendo da queste basi, non debbono indurci a rinunciare ad una pratica intensa di vita democratica ; la quale, mentre è sufficiente alla lunga a porre in crisi, nel confronto, le tesi della politica comunista, operando sulle coscienze anziché in forma di ruvida costrizione, porta non già ad un effimero affermarsi delle tesi dei democratici, ma ad una sicura e solida conquista dell' opinione pubblica . noi vogliamo, insomma, che i democratici siano in una piattaforma di ineccepibile forza ideale, una forza che trascina ed educa. questa sfida che lanciamo sul piano democratico al comunismo non è del resto una novità salvo che per l' intensità dell' impegno, il quale corrisponde ad una accentuata evoluzione democratica della società italiana ; perché da sempre la Democrazia Cristiana si è posta come alternativa, non già di regime, ma appunto democratica, di fronte alla pressione totalitaria; ed appunto in questo senso ha assolto alla sua funzione nella vita nazionale, legando le proprie fortune alla prospettiva, che essa propriamente incarnava, di una rottura della spirale della violenza e di un superamento delle spinte disordina te ed eversive per l' attuazione di una società libera e giusta. non solo ora, ma sempre, abbiamo rifiutato di combattere il comunismo con le armi del fascismo, che reputiamo inaccettabili sul piano dei principi e disperatamente inefficaci, alla lunga, sul piano storico. e se non sono ammissibili e non sono neppure utili le armi del fascismo, altre appunto non ve ne sono se non quelle della democrazia, di una democrazia in sviluppo, di una democrazia seria e profonda, di una democrazia all' attacco, che persuade, conquista, ordina, colloca su basi stabili e umanamente accettabili i rapporti sociali. scendiamo in campo aperto, oggi più che ieri, con più ferma iniziativa, con maggiore coraggio e fiducia. si impone ora una grande mobilitazione democratica che parta da noi, rifletta le nostre ispirazioni e i nostri ideali, impegni davvero il popolo italiano in una conquista di libertà, di giustizia, di democrazia. l' ampiezza e la capacità incisiva dell' azione comunista, la indubbia attitudine di questo partito a muovere non solo le masse, ma ceti sociali diversi e di creare in modo efficace piattaforme, nei più vari settori, nelle quali confluiscono forze di opposizione diversa da quella comunista determina per la Democrazia Cristiana la necessità di collocarsi su questo stesso terreno, di porre in termini nuovi e più avanzati i problemi dello sviluppo economico , sociale e politico del paese, di indicare prospettive, di offrire occasioni, di utilizzare strumenti nuovi di vita democratica . anche in questo dunque è il significato politico del nuovo Governo. siamo noi che vogliamo, siamo noi che dobbiamo volere queste cose, come cose nostre, come momenti importanti ed ormai indifferibili della vita democratica in Italia. dobbiamo volerle e realizzarle, anche se le vuole o mostra di volerle il partito comunista : dobbiamo volerle con la disciplina e la forza che corrispondono alle nostre intuizioni, alla valutazione che noi facciamo della situazione e degli elementi di arricchimento democratico che possono esservi inseriti. dobbiamo volerle, queste cose, nonostante il consenso, come altre, con piena libertà, nonostante il dissenso, ed anche il più drastico dissenso del partito comunista . il carattere strumentale di queste rivendicazioni comuniste, che l' onorevole Togliatti in questo dibattito ha voluto respingere, è tuttavia per noi assolutamente certo. e non si tratta di sapere se una tale indicazione di obiettivi politici sia fatta da parte comunista, come dice l' onorevole Togliatti, per la positiva valutazione che se ne fa, per il valore che essi assumono per lo sviluppo della società italiana . in realtà queste cose potranno essere proposte come utili alla società italiana , ma esse sono certamente strumentali nella visione strategica del comunismo; sono per loro obiettiva natura un fatto democratico, ma di una democrazia che si distrugge da sé, che si vanifica nella spinta fatale che è in un sistema totalitario verso la dittatura e l' oppressione della persona. la nostra sfida è fondata sulla nostra capacità, sulla nostra fiducia di poter valorizzare tutti gli elementi positivi ed utili allo sviluppo democratico, di attuare una totale espansione della società italiana . possiamo fare alcune cose che i comunisti accettino, ma non trovandoci al loro fianco, bensì ideologicamente e politicamente di fronte e contro il comunismo. la più vigorosa battaglia democratica che abbiamo ingaggiato e che corrisponde a questa fase di sviluppo della società italiana — una battaglia che, se non condotta da noi, sarebbe combattuta da altri contro di noi — la battaglia con la quale abbiamo offerto con serietà, rispetto e fiducia una occasione di incontro al partito socialista non ci allinea dunque al comunismo, ma ci stacca ancor più decisamente da esso. quale che sia per essere il tentativo comunista di inserimento (come si dice) in una situazione politica che offra interessanti spunti di carattere programmatico, diciamo nettamente che questa iniziativa non potrà che avere un significato tattico e non politico; che la continuità accennata dall' onorevole Togliatti tra il suo voto contrario e l' astensione socialista — affermata, forzando le cose, contro il rischio dell' isolamento, e del resto smentita dall' onorevole Nenni — è cosa che può essere di rilievo ai fini di una speculazione politica senza scrupoli, ma non di fronte a noi che nella decisiva permanente chiarezza della nostra polemica anticomunista, nella esclusività dell' offerta fatta e dell' occasione data al partito socialista , e solo al partito socialista , nella fermezza democratica del Governo e dei partiti con esso impegnati, troviamo un motivo sufficiente per indicare gli obiettivi politici che perseguiamo, i limiti della nostra azione, la continuità della posizione di fondo della Democrazia Cristiana . non vi sono dunque elementi di modificazione della situazione politica nelle sue linee essenziali. non è aperto oggi un processo nuovo di interpretazione e di attuazione della Costituzione italiana, nel senso, piuttosto arbitrario, accennato dall' onorevole Togliatti. non v' è dubbio che il nostro Stato, perché ricco di un profondo significato democratico, è uno Stato nel quale hanno un posto di particolare rilievo i lavoratori, la cui piena immissione nella vita sociale e politica è una fondamentale esigenza ed un impegno permanente, per quanto da essa dipende, della Democrazia Cristiana . per questo abbiamo detto a Napoli che riteniamo nostro dovere, nostra responsabilità storica, di non precludere l' accesso al controllo dello Stato ed alla pienezza della vita democratica di tutti i lavoratori per i quali non esista una rigorosa ed insuperabile ragione di difesa democratica. poiché riteniamo che abbiano obiettivo rilievo — e hanno certo significato per noi — le ragioni, come si dice, che fanno diversi nel fondamento ideologico e politico, al di là delle deprecabili confluenze tattiche, i socialisti ed i comunisti, ragioni ribadite nel suo intervento dall' onorevole Nenni, è chiaro il significato vero del centrosinistra e del suo limite, che non supereremo né lasceremo superare. ancora una volta l' onorevole Togliatti rievoca la solidarietà antifascista e la pone come fondamento politico ineliminabile della nostra Costituzione, e premessa di un rinnovato ed allargato frontismo. la resistenza al fascismo, nelle circostanze in cui dovette esprimersi e nelle forme nelle quali ebbe ad esplicarsi, è cosa alla quale è andato e va il rispetto della Democrazia Cristiana . ma troppe cose sono avvenute da allora, troppe situazioni si sono chiarite, troppo avanzata è l' evoluzione democratica della nostra società, perché questo dato storico possa diventare un fatto politico o addirittura una esigenza costituzionale. poiché nella società italiana , ferma restando la minaccia del totalitarismo fascista, si sono a grado a grado ed in modo sempre più netto e minaccioso fatte avanti le forze di pressione del totalitarismo comunista. l' interpretazione e l' attuazione della Costituzione nel suo vero spirito sono legate ad una rigorosa e imparziale difesa di fronte ad ogni minaccia totalitaria. non vorrei aprire ora la polemica sulla esemplificazione sommaria, reticente ed arbitraria che l' onorevole Togliatti ha fatto dei rischi che corre la democrazia italiana. vorrei solo dire che, a parte la differenziazione fra i diversi gradi e modi di evoluzione sociale, in relazione ai quali si pongono diverse norme di condotta per il partito comunista , c' è una esperienza troppo ampia, univoca e distesa nel tempo e del resto anche per ammissione di parte comunista perché non si debba dubitare e vigilare, perché non si debba escludere un allineamento, anche solo occasionale e parziale, perché non si debba mettere in guardia contro ogni eccesso di fiducia e di buonafede. questi sono i termini ormai acquisiti della lotta politica in Italia e non soltanto in Italia; ed essi non sono modificati dalla resistenza aperta ed efficace del partito comunista contro il fascismo. senza trovare in queste circostanze motivo alcuno di limitazione e di impoverimento della vita democratica , ne desumiamo tuttavia una ragione di chiarezza, di fermezza e di chiusura al comunismo. sarà vero — come dice l' onorevole Togliatti — che le rivoluzioni, quando vengono, hanno profonde ragioni nelle cose, ed i partiti rivoluzionari le indirizzano verso obiettivi nuovi di assestamento della società e dello Stato. ma è pur vero che, se vi sono partiti rivoluzionari, pronti ad incanalare le rivoluzioni verso i loro obiettivi, la netta differenziazione e la polemica sono naturali in coloro che non accettano né scontano le rivoluzioni, ma le prevengono attraverso appunto una espansione democrazia che utilizzi, per realizzare un ordine più alto, gli strumenti della libertà e della solidarietà tra i popoli. un punto, come era del resto prevedibile, di rigida opposizione del partito comunista al Governo è quello della politica estera : un terreno sul quale il partito comunista si muove con orientamenti ben precisi, con criteri di interpretazione e con obiettivi vincolati alle esigenze della solidarietà classista ed estranei perciò alla valutazione degli interessi nazionali , in base ad una pregiudiziale che fa da ostacolo insuperabile ad ogni dialogo schietto e costruttivo con altre forze ancorate invece al diverso presupposto dell' autonomia degli interessi nazionali e del loro spontaneo coordinarsi con quelli dei popoli liberi. le proclamate finalità di pace e gli obiettivi di distensione hanno dunque scarsa validità e forza persuasiva per il loro costante riferimento ad una politica di potenza della quale sono propri le sconcertanti intermittenze, un giuoco elusivo ora sottilissimo ora brutale, l' attitudine ad usare il massimo di pressione e di minaccia per modificare in senso favorevole i dati della situazione internazionale, il che fa gravare sulla coesistenza, che in queste condizioni non riesce ad essere veramente pacifica e costruttiva, la minaccia di bruschi mutamenti e peggioramenti. noi abbiamo fatto un' altra scelta, una scelta motivata e seria, non sorretta — crediamo — da alcuna pregiudiziale di interessi particolari e di conservazione, ma ancorata nelle sue linee essenziali alla volontà di mobilitare il mondo della libertà, per resistere serenamente, fermamente alla massiccia pressione del mondo comunista. abbiamo fatto con piena convinzione la nostra scelta, valutando i rischi ed insieme le prospettive positive, guardando a noi ma anche agli altri, perché un generale disinteressamento ed egoismo sarebbero il principio della fine; ci siamo collocati con spirito di solidarietà in un mondo verso il quale ci sentivamo attratti dalle nostre tradizioni, da significative affinità spirituali, culturali e sociali, dagli interessi della comune difesa oltre che dalle ragioni della solidarietà. che altri abbiano creduto di poter non fare una scelta, il fatto che vi siano posizioni di non scelta nel mondo che si inseriscono con un loro significato in un contesto di politica internazionale , non ci tocca, perché ragioni storiche, geografiche, culturali, spirituali hanno giustificato per noi questa scelta, che ha difeso finora e mostra di poter difendere nell' avvenire non solo l' integrità dei popoli liberi ma anche la pace del mondo. a questa scelta, per queste ragioni profonde, consacrate da un voto popolare ripetuto e solenne, non intendiamo rinunziare neppure larvatamente e parzialmente. nella realtà internazionale di oggi e di un domani ancora lontano nel tempo le ragioni di insicurezza sono evidenti, le esigenze di solidarietà inderogabili. e appunto non soltanto la sicurezza è in giuoco, ma anche la pace garantita entro limiti notevoli, oltre che dal senso di prudenza e di responsabilità e dalla volontà di mantenere il contatto con il mondo dei paesi comunisti, anche dall' equilibrio delle forze, dal bilanciato potere dei blocchi di potenza. l' equilibrio di potenza è oggi ancora una garanzia di pace, in una sfumata e certo preoccupata prospettiva. noi non vogliamo sottrarci a questo dovere di difendere con l' impegno ed il contributo di tutti le comuni libertà. ma anche noi, naturalmente, come uomini, come democratici, come cristiani, siamo impegnati, con la nostra concreta azione politica, a trasformare il precario ed inquietante equilibrio delle forze in uno stabile e fiducioso assetto di pace: di pace nella giustizia, di pace nella sicurezza, di pace nella libertà. occorre dunque resistere e vigilare, essere forti e solidali; ma occorre anche essere, senza cedimento alcuno, con profondo senso di responsabilità , pronti al contatto ed al negoziato, così del resto come ha mostrato di saper fare nel suo complesso l' Occidente alla cui politica estera nessun osservatore in buona fede potrebbe ritenere siano mancati un alto senso di responsabilità , ed una flessibilità aderente non tanto al giuoco sottile della democrazia, quanto al grado altissimo di rischio implicito in una situazione politica piena di problemi aperti, di punti di frizione, di profonde diffidenze, di una immaginabile potenza esplosiva. non è una grande novità dunque che ciò che importa come linea di politica estera non è solo il patto atlantico che è un dato acquisito, ma la politica che si pratica sotto questo scudo protettore. ora, la politica occidentale nel suo complesso, nel necessario alternarsi, nelle necessità pressanti di un mondo inquieto, di atti di fermezza e di resistenza e di atti di incontro e di moderazione, ha certamente un significato responsabile e prudente, con un serio obiettivo di distensione, al quale l' Italia ha dato e darà ancora il contributo della sua valutazione, della sua sensibilità, della sua cristiana ed umana speranza di pace, d' una pace senza alienazione e senza sconfitta. nella fermezza della nostra non oscillante ed evanescente posizione di politica estera , nella piena lealtà all' alleanza, i cui impegni politici e militari continueranno ad essere rispettati, l' Italia esprime l' auspicio e, per quanto possa essere ardito il guardare così lontano, la fiducia che ai gravi problemi che attanagliano il mondo in una angosciosa alternativa di speranze e di delusioni, possano essere date soluzioni di pace. una pace negoziata, una pace ottenuta nel rispetto e nell' equilibrio, una pace necessaria nella terrificante potenza delle armi, una pace che sia frutto del senso di responsabilità , dell' avanzare della vita democratica e della riaffermata dignità delle persone e dei popoli, dell' anelito di giustizia, di libertà, di ordine che pervade l' umanità dopo le terribili prove sofferte e in una agghiacciante prospettiva che fa da alternativa al possibile enorme progresso di un mondo pacificato, più unito, più eguale, più giusto. a questo auspicio ed a questo bisogno di pace corrisponderà, pur nella rigorosa tutela delle ragioni della sicurezza e della solidarietà, l' opera del Governo. ed al Governo noi assicuriamo pieno appoggio per altri aspetti egualmente essenziali e condivisi dalla sua politica, ed in prima linea per quanto riguarda il perseguimento, esso pure strumento di pace e di progresso, della integrazione economica e dell' unità politica dell' Europa, punto di forza ed ardita prospettiva di sviluppo per i popoli europei ; l' Onu naturale mediatrice per l' avviamento ad una comunità mondiale; lo svolgimento d' intensi rapporti con i popoli tradizionalmente amici dell' Italia ed i popoli nuovi, al cui ordinato sviluppo, alla cui pacifica integrazione sono largamente legate le prospettive di pace nel mondo. signor presidente , onorevole colleghi, la soluzione che è stata data alla crisi di Governo è certamente un fatto nuovo ed importante nella vita nazionale. è importante, perché blocca ogni tendenza involutiva nella politica italiana , pericolosamente latente in un sistema che, nella crisi dei rapporti fra i partiti democratici e nella rinunzia a saggiare con coraggiosa prudenza prospettive nuove di sviluppo democratico alla sinistra dello schieramento politico, entra senza rimedio nella sfera degli stati di necessità e viene sospinto insensibilmente, prima o poi, verso l' abbraccio soffocante della destra e la radicalizzazione della lotta politica. è importante perché mantiene intatte, in una posizione più esposta, più difficile, ma in forza d' una iniziativa seria e positiva, le difese necessarie a contenere e ributtare la pressione totalitaria del comunismo ed anzi preparando una posizione di partenza idonea per una più vasta e duratura conquista democratica. è importante perché sancisce la rinnovata collaborazione di forze democratiche unite non solo da una comune visione dei problemi di sviluppo della società italiana , ma anche da un comune apprezzamento circa i modi più efficaci per affrontarli, per corrispondere alle esigenze nuove di una società in mutamento ed in movimento. è importante infine perché, nel quadro della ravvivata collaborazione fra i partiti democratici, si colloca ora in una posizione di apprezzamento, di incoraggiamento, di sostanziale e impegnativo appoggio il partito socialista . è la prima volta questa, dopo una lunga vicenda politica che ha portato il partito socialista o ad un allineamento frontista o ad una rigida opposizione, svolta in comune col partito comunista nei confronti del Governo e dei partiti democratici, che il partito socialista assume di fronte al nostro programma e al nostro sforzo politico una posizione non negativa. per la prima volta esso accetta di abbandonare — e, noi speriamo e crediamo, in piena sincerità e consapevolezza delle implicazioni di questo atto politico e delle responsabilità che esso comporta — il terreno sterile, ed anzi rovinoso per la radicalizzazione politica che ne scaturisce, del massimalismo e della protesta, per schierarsi su di una posizione di impegno e di serietà, per mettere a disposizione i suoi voti ed i suoi consensi popolari, non certo per un' operazione trasformistica o di puntellamento, ma per una politica di sviluppo sociale, di allargamento della base democratica dello Stato, di consolidamento delle istituzioni mediante un più vasto interessamento ed impegno dei ceti popolari. alle cose che noi proponiamo, ai nostri indirizzi, alle nostre preoccupazioni e speranze non si risponde, come in passato, globalmente in modo negativo, ed invece si avvia un discorso, si manifesta un interesse, si apre una prospettiva. è un cammino che comincia, solo un inizio appunto: è poco e molto insieme. vi sono ancora tutte le incertezze e diciamo pure le diversità e le distanze che caratterizzano naturalmente questo primo sforzo di convergenza. è tuttavia è un cammino che comincia ed offre una prospettiva che potrebbe essere di grande utilità per il paese. e noi crediamo che la forza delle cose, le gravi ragioni di un nuovo, più largo e fecondo equilibrio da creare nel paese, gli interessi supremi della democrazia in Italia facciano da spinta efficace, perché questo cammino, per lungo e difficile che sia, sia percorso fino in fondo e porti così alla meta di un più stabile equilibrio democratico. è una prova che comincia circa l' effettiva possibilità di una « convergenza » nuova, di una concreta sperimentazione della possibilità di far incontrare il partito socialista e i partiti democratici in un comune impegno costruttivo, in assoluta indipendenza da pressioni od ipoteche di carattere totalitario. non abbiamo bisogno di richiamare ancora in questo momento le profonde divergenze ideologiche e le sensibili diversità di linea politica che sussistono fra i nostri partiti, e che abbiamo avuto occasione di mettere in luce in varie circostanze. e in questa diversità la ragione dell' impossibilità di configurare allo stato delle cose , sia per i democratici cristiani sia per i socialisti, come è stato riconosciuto dai nostri congressi, una alleanza politica, una vera appartenenza ad una comune maggioranza parlamentare . è probabilmente è questa la ragione per la quale alla nostra impostazione politica è venuta da parte socialista semplicemente una risposta non negativa, un appoggio solo nella forma dell' astensione. le tracce sensibili di queste incertezze, di queste divergenze, di questo reale distacco sono nello stesso discorso dell' onorevole Nenni. in esso si trovano certo la passione e l' impegno di chi vuol porre al servizio della democrazia forze popolari che sono state logorate dall' opposizione massimalistica, contribuendo alla radicalizzazione della lotta politica ed all' instabilità del regime democratico, di chi sente vivamente i problemi posti in questo momento decisivo di sviluppo politico e che comportano una difficile assunzione di responsabilità, una decisione coraggiosa, doveri nuovi e difficili. in esso si trova il rifiuto di prospettare un alleanza organica e un comune sforzo per la conquista del potere con il partito comunista , ma si riscontrano anche ancora incomprensione per un passato che aveva una sua giustificazione ed una valida funzione politica, una visione artificiosa della Democrazia Cristiana , una punta rivolta se non verso la frattura almeno verso la discriminazione, giudizi talora ingiusti e sommari su uomini, situazioni, momenti politici di chiaro e positivo significato. questi giudizi la Democrazia Cristiana non può non respingere come ingiusti, così come essa riafferma nella continuità meritoria della sua politica, che ha salvato finora il paese da ogni avventura totalitaria, la sua unità, la sua dignità, la sua integrale funzione e vocazione democratica. senza la Democrazia Cristiana così unita e forte pur nell' indiscutibile libertà delle sue interne differenziazioni, senza questa Democrazia Cristiana prudente e vigilante quanto essa deve essere nella sua responsabilità, ma pur sempre pronta, come si è visto, a ogni segno di novità, a ogni principio di evoluzione, a ogni prospettiva di reale sviluppo democratico, molte cose in Italia sarebbero state diverse, e potrebbero esserlo ancora. diverse, dicevo, ma non migliori. in queste diversità, dunque, il rischio di questa impresa alla quale ci siamo accinti, sapendo bene entrambi tutto quello che ci divide, ma anche, in forza di una visione responsabile e seria della realtà italiana, tutto quello che ci unisce al di là della contingenza politica in una funzione veramente utile, in un servizio necessario reso, ora in Italia, alla causa dell' arricchimento e del consolidamento della vita democratica . è in discussione, dunque, uno sforzo rivolto a dare più profondità, più respiro, più varietà, più libero gioco alla vita democratica . in questo libero gioco, che consideriamo in prospettiva come lo sblocco significativo e fecondo di una situazione troppo chiusa ed obbligata, si compiono le scelte più opportune in vista degli obiettivi perseguiti e delle funzioni che i singoli partiti sono chiamati ad assolvere. in questo libero gioco il nostro partito, sospinto dalle esigenze di sviluppo, di giustizia, di non formale libertà che esso avverte nella sua responsabilità di Partito Popolare , quale espressione di larghissima parte dell' elettorato, si inserisce con una decisione significativa, con un impegno di rinnovamento, con un collegamento, tentato senza illusioni, ma anche senza disperazione, con il partito socialista . l' intento non è di restringere ma di allargare l' area democratica, assicurando lo spazio perché altre forze vi si possano inserire con i loro ideali e programmi. allargando ed assicurando l' area democratica, rendiamo un servizio a tutti i democratici sinceri, anche se un più accentuato approfondimento programmatico ci opponga ad essi oggi ed anche domani. se per i programmi, dunque, si può ben dissentire, i democratici giocano tuttavia sempre nell' ambito del sistema. vorremmo perciò poter sperare che la naturale opposizione del partito liberale , del quale ricordiamo tra l' altro la pronta risposta all' atto della costituzione del Governo di convergenza a servizio di una causa schiettamente democratica e la successiva leale collaborazione, trovi ragioni, motivi, obiettivi ed anche un tono che la differenzi no, così come deve essere differenziata, dall' opposizione totalitaria ed eversiva che la destra estrema va già promuovendo e più andrà promovendo. perché essa è, a differenza di quest' ultima, nel sistema e non contro il sistema! lasciatemi dire, dunque, onorevoli colleghi , a conclusione di questo dibattito, insieme con l' espressione piena, schietta, augurale di fiducia al Governo presieduto dall' onorevole Fanfani, una parola ancora di fiducia, che raggiunga di qui il paese, per il mio partito, per la continuità e la novità, per l' intatta funzione della Democrazia Cristiana nella vita nazionale. questo è veramente proprio di un grande partito, che si è visto affidare a più riprese la funzione di guida e di garanzia democratica nella vita nazionale: di fronteggiare le situazioni più diverse che si presentano fatalmente nell' evolvere della vita sociale e politica, di cogliere ogni elemento di novità, ogni ragione di sviluppo, ogni nuova ed utile prospettiva. un grande partito si rinnova con la vita che si rinnova, cresce con la vita che cresce, risponde allo stimolo dei nuovi equilibri che si fanno strada con una nuova assunzione di responsabilità, con un nuovo, più profondo e più vivo adempimento dei suoi compiti storici. ma un grande partito nel quale è stata riposta ed in modo decisivo tanta fiducia, non si abbandona a capricciosi svolgimenti, non subisce in modo passivo e disordinato gli sbandamenti che invece, in un organismo debole ed incerto provoca il movimento vigoroso della realtà con i problemi che viene a mano a mano proponendo. un grande partito trova in se stesso e non riceve dal di fuori la novità; trova la capacità di rispondere al nuovo in una profonda fedeltà, in un' assoluta coerenza ideale, in una continuità storica che è la sua permanente funzione nella vita nazionale. un partito che si rinneghi non è degno di ricevere ancora un mandato di fiducia. un partito che non si rinnovi con le cose che cambiano, che non sappia collocare ed amalgamare nella sua esperienza il nuovo che si annunzia, il compito ogni giorno diverso, viene prima o poi travolto dagli avvenimenti, viene tagliato fuori dal ritmo veloce delle cose che non ha saputo capire e alle quali non ha saputo corrispondere. la Democrazia Cristiana ha mostrato con la sua iniziativa, con il suo guardare con coraggio ad una realtà appunto nuova e difficile e ricca di problemi, e mostrerà, io credo, ancora, di non essere né un partito che rinnega né un partito che intristisce fermo nelle cose che invecchiano. in questa forse per molti insospettata vitalità, in questa iniziativa, in questa prontezza, in questa non orgogliosa, ma meditata fiducia di non perdere se stesso e di non contaminarsi è la ragione della sua capacità di affrontare anche questa svolta, garantendo un nuovo ma vero, ma serio equilibrio nella vita politica nazionale. in ciò è il titolo in forza del quale la Democrazia Cristiana è disposta ancora una volta ad assumere la pesante responsabilità di interpretare e di guidare il paese in una nuova strada che speriamo completi e perfezioni il lavoro che abbiamo svolto finora per difendere la libertà e assicurare la giustizia per il popolo italiano . o forse, meglio, questa vitalità è un fondamentali della realtà italiana e la via democratica passa ancora in modo determinante attraverso la Democrazia Cristiana . senza esclusivismi, ma con una presenza nostra assolutamente decisiva. a questa funzione non intendiamo rinunziare. l' assolveremo nel ricordo del nostro passato, nella coraggiosa prefigurazione dell' avvenire, nella fedeltà profonda ai nostri impegni elettorali, nella adesione senza riserve all' ispirazione cristiana del partito, nell' impegno di un lavoro quotidiano, anche nelle circostanze più difficili, oggi come ieri, al servizio della libertà del popolo italiano .