Ugo LA MALFA - Deputato Opposizione
III Legislatura - Assemblea n. 541 - seduta del 17-11-1961
Sulla situazione economica del paese
1961 - Governo IV Berlusconi - Legislatura n. 16 - Seduta n. 512
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

i repubblicani si associano commossi al tributo che la Camera ha rivolto ai tredici italiani barbaramente uccisi nel Congo. nell' associarsi pregano il Governo di fare tutto il possibile per aiutare le famiglie dei caduti e perché i fatti vengano accertati e le colpe punite. ma questo dibattito non si può evidentemente concludere con una semplice testimonianza di dolore, di angoscia e di cordoglio nazionale. al di sopra delle divisioni politiche, esso deve darci un orientamento, deve dare un senso al nostro cammino, se la morte di questi innocenti deve esser servita a qualcosa: innocenti che sono martiri; e di martiri, onorevoli colleghi , le strade del mondo sono popolate da alcuni decenni a questa parte. collocando i tredici italiani in questo ideale sacrario di martiri, noi vogliamo sapere quali sono le nostre responsabilità, che sono nel nostro passato, nel nostro presente e che possono essere anche nel nostro futuro, se non sapremo battere la strada della giustizia, della libertà e della comprensione dei bisogni degli uomini. i tredici italiani, ripeto, non mi fanno dimenticare i caduti della guerra antinazista ed antifascista, i caduti della guerra di Spagna...... i caduti dell' oppressione portoghese sull' Angola, le vittime dello stalinismo, i 140 algerini gettati nelle acque della Senna: cioè non mi fanno dimenticare l' enorme schiera di vittime della faziosità, dell' odio, della violenza, del razzismo, dei contrasti portati fino alle estreme conseguenze. noi dobbiamo prendere occasione, onorevoli colleghi , da questo come da altri gravissimi episodi di violenza per fare un esame di coscienza. esame di coscienza che riguarda, nello stesso tempo, l' Oriente e l' Occidente. i nostri colleghi comunisti, attraverso quello che è avvenuto in questi anni, soprattutto attraverso i drammatici eventi connessi con il XXII congresso del partito comunista sovietico, ci hanno dimostrato o hanno creduto di dimostrarci che la violenza, l' odio, l' oppressione, direi il massacro, sono stati connessi all' azione di un uomo che in sé e nel suo nome ha impersonato un sistema. essi hanno distinto la loro ideologia dalla posizione di quest' uomo. e parlano di stalinismo come di una fase eccezionale dello svolgimento comunista. noi non abbiamo ragione di dubitare della sincerità di questa impostazione, che certo rappresenta un drammatico, fortissimo processo di autocritica. il fatto che i nostri colleghi comunisti, qui e fuori di qui, abbiano impersonato in Giuseppe Stalin, che ha governato la Russia per molti decenni, la degenerazione del sistema, il fatto che essi tutto riducano ad un elemento personale, non sminuisce l' importanza e la gravità di tale processo autocritico. naturalmente l' avvenire ci dirà se il risanamento di un sistema è dipeso dal fatto che quest' uomo nefasto per la storia della ideologia comunista sia, morto o se il sistema ha in sé dei punti di debolezza che possono riprodurre situazioni che oggi sono condannate. mi lasci parlare! ripeto, noi non possiamo fare il processo al futuro; dobbiamo prendere atto del dato nuovo ed osservare che cosa avverrà in seguito. ma, detto questo, non possiamo esimerci da un uguale processo autocritico per quanto ci riguarda. per esempio, non possiamo scaricare l' Occidente della responsabilità che gli deriva dal decorso della sua recente storia. non possiamo dire che Eichmann, l' hitlerismo siano calati dalla luna. si tratta di una forma degenerativa della vita occidentale che dobbiamo saper valutare, perché si possa prendere la giusta strada della democrazia, della libertà e del rispetto della personalità umana. appartiene alla storia nefasta e miseranda dell' Occidente l' espressione nazifascista, come appartiene — ed è ludibrio della civiltà occidentale — il fatto che esista una Spagna ed esista un Portogallo con quel regime, con quella capacità oppressiva! nell' ambito di questo coraggioso processo autocritico noi dobbiamo sapere accomunare le vittime innocenti di quanto oggi avviene nel Congo alle vittime innocenti di ciò che una civiltà bianca, non degna di questo nome, una civiltà che non è civiltà, uno schiavismo bianco, ha saputo compiere verso i popoli di colore. senza questo senso di autocritica e senza la consapevolezza che dobbiamo conquistare, anche noi dell' Occidente, una civiltà ancora superiore e più umana, non abbiamo il diritto di fare processi. se ella mi ascoltasse con attenzione si accorgerebbe che non sto assolvendo nessuno, sto soltanto condannando una umanità inferiore e mi auguro che ella non voglia appartenere più a tale umanità. dobbiamo conquistare questo superiore sentimento di civiltà e l' obiettività e serenità di giudizio che esso comporta. quindi, come devo esprimere la; mia angoscia per il fatto che un sentimento razzista abbia potuto condannare al massacro tredici italiani innocenti, nel contempo devo esprimere la mia avversione, a nome dei repubblicani, per quei bianchi che hanno condotto al massacro, per decenni, popoli di diverso colore.