Palmiro TOGLIATTI - Deputato Opposizione
III Legislatura - Assemblea n. 491 - seduta del 27-09-1961
Modifiche urgenti al nuovo codice di procedura penale e provvedimenti di contrasto alla criminalità mafiosa
1961 - Governo I Amato - Legislatura n. 11 - Seduta n. 38
  • Attività legislativa

sono certo di non sbagliare, signor presidente , esprimendo la convinzione che tutti i componenti di questa Assemblea, o per lo meno la grande maggioranza, sono senza dubbio compresi della gravità estrema della situazione internazionale che sta in questo momento davanti a noi. essa è radicalmente diversa da quella che esistette per lo meno fino alla fine dell'anno passato. anche allora i rapporti erano tesi e stavano aggravandosi, per via di conflitti armati locali, come nel Laos, per via dell' aggressione americana a Cuba, delle persistenti imprese del colonialismo contro la libertà dei popoli, del fallimento delle prime conversazioni sul disarmo, e così via . nonostante tutto ciò, rimanevano aperti ampi spiragli, che consentivano di sperare in un miglioramento della situazione generale, in un progresso della causa della distensione e della pace. oggi, al contrario, sembra che questi spiragli si stiano chiudendo e tendano ulteriormente a chiudersi. i problemi singoli sembra che si saldino a poco a poco l' uno all' altro in modo da creare un groviglio che non possa venire sciolto se non con un atto di forza, e cioè andando consapevolmente verso un conflitto armato mondiale. e vi è del resto chi invoca questa prova di forza, dando prova di totale assenza di animo umano e di senso di responsabilità . siamo così tornati alle manifestazioni più aspre della guerra fredda ; e non solo siamo tornati alla esasperazione dei contrasti polemici, di cui ci hanno dato esempi già alcuni dei colleghi che sono intervenuti in questo dibattito, ma a manifestazioni reali e minacciose, quali sono la adozione con ritmo accelerato di misure militari annunciate pubblicamente e, più grave di tutte, la ripresa degli esperimenti con armi atomiche e termonucleari. a questo punto, infatti, si passa oramai dal pericolo e dalla minaccia di danni mortali in un futuro, al danno presente, reale, delle irradiazioni atomiche che colpiscono tutto il genere umano. questo danno venne subito per circa un decennio nel recente passato; ma era sorta la speranza che avrebbe potuto aver termine. questa speranza si è oggi, se non dileguata, certo allontanata; e la ripresa degli esperimenti dice con estrema chiarezza a tutta l' umanità di non farsi illusioni, perché, se ad un conflitto armato tra le grandi potenze si dovesse arrivare oggi, questo conflitto certamente verrebbe combattuto con le armi atomiche e termonucleari. il che vuol dire che tutta la nostra odierna civiltà sarebbe radicalmente stroncata sulla maggior parte della superficie terrestre. negli USA di America, del resto, questa è una delle prospettive che già viene inculcata nell' opinione pubblica con argomenti e fatti che colpiscono le masse; fra l' altro, con la costruzione di decine di migliaia di rifugi antiatomici. non so se tutta l' opinione pubblica italiana già si renda chiaramente conto che così stanno le cose. so che senza dubbio agiscono forze potenti per mascherare questa tragica realtà, per sostituire ad essa o far credere che tutto si riduca ad una delle consuete smargiassate anticomuniste e quindi addormentare la vigilanza del popolo. appunto per questo noi abbiamo insistito perché venisse sollecitato questo dibattito nel Parlamento nazionale; ed è lo stato delle relazioni internazionali, la drammaticità stessa dei fatti che si stanno succedendo sotto i nostri occhi che dà a questo dibattito il necessario rilievo. sappiamo — e tutti sanno, d' altra parte — che un rilievo particolare viene a questa nostra discussione anche da motivi di politica interna . una parte del fronte politico italiano dichiara infatti di voler mettere alla prova qui, in questi giorni, quella che viene chiamata la fedeltà atlantica dell' attuale Governo e dei suoi dirigenti e componenti, a partire dal presidente del Consiglio e dal ministro degli Affari esteri . ci si richiama perciò a determinati atti che da questo Governo sono stati compiuti, come il viaggio a Mosca del presidente del Consiglio e del ministro degli Esteri , come la presa di posizione a favore di una soluzione negoziata dei problemi di Berlino e della Germania, come una successiva, per quanto assai velata, critica a coloro che hanno ritardato e continuano a ritardare l' inizio di questi negoziati. questi atti ed altri ancora (non so se veri o presunti) sono stati sottoposti a critiche molto aspre da parte dei fedelissimi della Alleanza Atlantica (uno di essi, l' onorevole Rubinacci, ha terminato teste di parlare) ed al Governo è stata lanciata una specie di sfida: o si schiera ancora una volta con questi fedelissimi, rinnegando, in un modo o nell' altro, le sue precedenti, sia pur timide, posizioni di autonomia, oppure gli verrà meno, al momento opportuno, l' uno e l' altro di quegli appoggi che sono indispensabili per la sua ulteriore, più o meno lunga, sopravvivenza. noi non siamo in alcun modo indifferenti anche a questo aspetto del dibattito. non facciamo parte di questo campo governativo e spero che nessuno vorrà pensare che aspiriamo in qualsiasi modo ad entrarvi. condanniamo, in linea generale e nei suoi aspetti pratici e concreti, l' attività di questo Governo, che riteniamo inadeguata e contraria a quegli sviluppi politici e sociali che oggi sono richiesti in Italia dalla stessa evoluzione della situazione oggettiva. questo ci consente quindi di trattare i temi del dibattito attuale prescindendo del tutto da qualsiasi motivo, o sospetto, di intenti politici deteriori. ciò che ci muove è esclusivamente la considerazione degli interessi del popolo italiano , della salvezza della nostra patria, della nostra civiltà e della pace, partendo da questi interessi che noi abbiamo giudicato e continuiamo a giudicare gli atti del Governo e dei suoi componenti, e al Governo presenteremo richieste precise circa le posizioni sue di oggi, circa le posizioni che riteniamo debba prendere nel prossimo avvenire e soprattutto in merito all' atteggiamento che riteniamo dovrà essere assunto dall' Italia in caso di un' eventuale ulteriore esasperazione dei rapporti internazionali, che ci porti alla soglia di un conflitto armato o addirittura lo renda inevitabile. la prima cosa da farsi, però, per un giusto orientamento, credo sia chiedersi e cercare di comprendere quali siano le cause, vere e non occasionali ma organiche e profonde, dell' attuale tensione internazionale. la mia opinione, onorevoli colleghi , è che queste cause sono da ricercarsi e possono essere trovate soltanto nel contrasto, diventato di anno in anno sempre più sensibile, più profondo e più grave, tra le attuali strutture oggettive del mondo e la tradizionale politica delle grandi potenze cosiddette occidentali, soprattutto come essa si è configurata e sviluppata dopo la fine della guerra e fino a questi ultimi anni. questo contrasto è oggi di tale acutezza che crea le condizioni non solo di una tensione crescente, ma anche di rotture che, se non si ripara in tempo, potrebbero ad un certo momento non essere più evitabili. per anni ed anni ricordo di essere intervenuto in questa Assemblea, discutendosi i problemi della politica estera del nostro Governo, per richiamare l' attenzione su tutto ciò che di nuovo stava succedendo nel mondo e di cui ci si doveva rendere conto se non si voleva essere confinati in una posizione di pura ed anche disperata resistenza reazionaria. ricordo che un collega, credo repubblicano, mi prese persino in giro, una volta, per questo mio continuo richiamo a una visione reale delle cose e del mondo come essi si stavano trasformando nell' ordine oggettivo. oggi le trasformazioni avvenute sono di tale ampiezza e di tale portata che non si possono più disconoscere. e sono sostanzialmente, da una parte, il continuo rafforzamento e consolidamento dei paesi che sono fuori dell' orbita del capitalismo, cioè dei paesi governati dai comunisti; e dall' altra l' impossibilità di mantenere in piedi i vecchi regimi coloniali, la creazione di una vasta famiglia di nuovi popoli e Stati liberi, il crollo del colonialismo e la crisi che già intacca quello stesso sistema, di cosiddetto neocolonialismo, a cui le grandi potenze cercano di fare ricorso per non rinunciare del tutto al vantaggio di tenere soggetti e di sfruttare altri popoli. orbene, voi dovete riconoscere, onorevoli colleghi , che impedire il rafforzamento degli Stati governati dai comunisti ed eventualmente provocare il loro crollo, è stato l' obiettivo di tutta la politica occidentale dal 1947 fino ad oggi. l' obiettivo non è stato raggiunto, ma per tentare di raggiungerlo vennero fatte le cose più inverosimili, più assurde, più pazze, vorrei dire, che hanno avuto necessari e ed esiziali ripercussioni su tutta l' organizzazione dei rapporti internazionali. furono rotte le alleanze di guerra. furono calpestati gli accordi raggiunti quando quelle alleanze erano ancora in vigore . la solidarietà dei cosiddetti paesi occidentali venne organizzata sulla base di una alleanza militare a cui non si può negare carattere aggressivo, se non altro perché venne respinta la proposta di trasformarla in un organizzato sistema di sicurezza a cui potessero aderire tutti gli Stati europei . venne favorita e sviluppata una particolare azione all' interno di ogni paese a sostegno delle forze conservatrici e reazionarie. non vi fu problema di rapporti fra le grandi potenze che non venisse impostato secondo il criterio di una esasperata mentalità di preparazione ad un nuovo conflitto mondiale. in particolare, secondo questa visuale venne impostata, si tentò di risolvere o continuamente fu rinviata la questione dell' assetto della Germania, che tuttora, a sedici anni dalla fine della guerra, è da regolare. lo scopo che con tutto questo ci si proponeva di raggiungere, però, non è stato raggiunto. il monopolio atomico anglosassone non esiste più. esiste, con tutta probabilità, una superiorità dei paesi comunisti, per lo meno in alcuni settori decisivi per l' efficienza militare. la superiorità economica dei paesi occidentali, che esisteva alla fine della guerra ed era allora assai evidente, ha ceduto il posto a una gara competitiva nella quale i paesi governati dai comunisti hanno già vinto la prova per lo meno per quanto riguarda i ritmi, cioè la celerità degli sviluppi produttivi. i paesi governati dai comunisti, poi, e in particolare l' Unione Sovietica , hanno affermato una loro altra evidente superiorità per quanto concerne determinate branche del progresso scientifico, quale quella delle esplorazioni spaziali, per esempio, e per quanto riguarda, in generale, i sistemi della istruzione. infine, nulla consente di prevedere che questo processo di consolidamento abbia ad arrestarsi o ad essere ritardato; anzi, è da prevedere che continuerà, che si estenderà e che in alcuni campi diventerà anche più celere, anche più sicuro di prima. che valore possono ancora conservare, di fronte a questa realtà, le vecchie formule, i vecchi schemi della politica atlantica e della guerra fredda , gli schemi del « contenere » , del « respingere indietro » , della « danza sull' orlo dell' abisso » e così via ? e che valore possono continuare ad avere le soluzioni forzate e false, le tergiversazioni, i rinvii, le azioni provocatorie che a queste formule hanno corrisposto? cose analoghe potrei aggiungere per quanto riguarda il mondo coloniale. non soltanto l' Occidente è tuttora impegnato in sanguinose e vergognose guerre di repressione del movimento di liberazione di popoli che lottano per la loro indipendenza, come in Algeria, come in Angola; non solo ha condotto azioni di forza e di aggressione contro popoli liberi, come a Cuba; ma non è ancora in grado di comprendere e di sopportare che i rapporti con i popoli e con gli Stati che vogliono essere indipendenti si stabiliscano su basi di reciproco rispetto e di reciproca libertà. lo dimostrano, tra l' altro, le vicende del Congo dove il segretario generale delle Nazioni Unite — a cui abbiamo dedicato ieri il nostro commosso ricordo — è caduto vittima della sua stessa politica, assassinato dagli assassini di Lumumba. lo dimostrano le stesse recentissime vicende della presidenza del Brasile, nonché numerosi altri gravi episodi. la conclusione cui si deve giungere è che tutta la tradizionale politica delle potenze occidentali, la politica atlantica, cioè la politica, della guerra fredda , deve subire oggi — se si vuole tener conto della realtà ed evitare quelle rotture che, in caso contrario, sorgeranno in modo quasi inevitabile — una radicale, una profondissima revisione. le soluzioni che si sono volute dare, nel clima della guerra fredda , alle più diverse e più gravi questioni internazionali, non sono più valide oggi, non possono più resistere. se si persisterà nel volerle difendere a qualsiasi costo, anche contro ogni ragionevolezza, si andrà incontro a delle rotture; e una rottura, oggi, può voler dire un conflitto armato, ed un conflitto armato, oggi, se scoppia, vuol dire inevitabilmente una guerra atomica e nucleare. questa è la prospettiva aperta davanti a noi, davanti a tutti i paesi, davanti a tutta l' umanità, se non si cambia strada. l' opinione pubblica , che forse non è ancora in grado di valutare appieno come si giunge a questa prospettiva, è però profondamente preoccupata per la ripresa degli esperimenti atomici, che in questa prospettiva si inseriscono. noi condividiamo questa preoccupazione; la condividiamo totalmente. deploriamo vivamente che a una ripresa degli esperimenti atomici si sia dovuti arrivare, come conseguenza della rottura della tregua prima esistente e del voluto fallimento della conferenza che avrebbe dovuto trasformare questa tregua in divieto permanente. quando assistiamo, però, alla campagna che da altre parti viene condotta, alle proteste che vengono levate, per esempio, contro « la minacciosa esibizione di potenza distruttiva dell' Urss » (come si dice in una recentissima risoluzione della direzione del partito repubblicano ), ebbene, vi diciamo apertamente che voi non avete moralmente il diritto di condurre siffatte campagne e di elevare queste proteste, perché quando per anni ed anni queste minacciose esibizioni di potenza distruttiva vennero compiute dagli USA dinanzi a tutto il mondo, non avete mai levato una voce di protesta. non avete protestato quando la più grande rivista illustrata americana pubblicava in copertina il quadro terrificante della città di Mosca, con i suoi sette milioni di abitanti, distrutta dalle bombe atomiche americane. questo vi sembrava, allora, un legittimo mezzo per intimidire e mettere alla ragione i comunisti, con l' uso della forza, se necessario, come di recente invocava il nostro ministro dell'Interno . non avete protestato, voi che avete dato al governo italiano un ministro che ebbe il coraggio di dire che si infischiava della morte atomica, anzi non gliene importava nulla anche se veniva colpito un suo familiare, la sua figliola, perché sapeva che questo mezzo doveva essere adoperato per impedire l' avvento di una società non più capitalista. voi non siete, oggi, moralmente qualificati per protestare. non avete detto nulla quando il rifiuto americano di stabilire il divieto per tutti gli esperimenti atomici, anche per quelli che essi stavano preparando e che oggi stanno compiendo, condannava praticamente all' insuccesso la conferenza, dove per tre anni si discusse di questo tema. non avete protestato contro gli esperimenti francesi, con tutta probabilità, come oggi risulta, compiuti d' accordo con gli alleati atlantici. abbiamo qui, dunque, un esempio preciso e concreto del modo come il non tener conto della potenza e dell' autorità di uno Stato come l' Unione Sovietica porti a conseguenze fatali, le quali ricadono poi, inevitabilmente, su tutta l' umanità. prendete in esame, se volete rendervene conto, l' elenco delle misure di organizzazione militare pubblicamente annunciate e adottate dal governo degli USA dopo che l' Unione Sovietica ebbe proposto che venisse discusso in una conferenza il problema del regolamento dello statuto di Berlino e della firma di un trattato di pace con la Germania. decine di miliardi di dollari di assegnazioni per scopi militari. la documentazione che ho qui a mia disposizione probabilmente non è completa, ma è impressionante. si parte dal discorso di insediamento del presidente degli USA, in cui annunciava che avrebbe riveduto e rafforzato tutta la organizzazione militare, e che lo stato maggiore americano già stava allestendo un nuovo corpo destinato a sviluppare la guerra civile e l' insurrezione in paesi stranieri; si giunge al 28 marzo del 1961 quando il presidente Kennedy chiede un miliardo e 954 milioni di dollari di nuovi crediti per la difesa nazionale. si continua il 9 maggio con altri 525 milioni di dollari destinati specialmente alla costruzione di aerei da bombardamento; il 5 maggio è adottato per alzata di mano un progetto di legge che fissa in 12 miliardi e 500 milioni di dollari i crediti messi a disposizione del Governo per acquistare armi pesanti. e si va avanti ancora, si giunge alle ultime richieste del 25 luglio scorso presentate al Congresso dal presidente americano per altri 3 miliardi e 247 milioni di dollari e così via . e parallelamente, mentre queste cose sono decise in modo ostentato dal governo degli USA e si annunciano misure di mobilitazione e invio di nuove divisioni in Europa, si sviluppa e accentua la campagna delle autorità militari e politiche della Germania di Bonn per ottenere che all' esercito tedesco sia concesso l' armamento atomico e termonucleare. in questo modo, come risposta alla semplice proposta di regolare un problema che è regolabile attraverso trattative, viene fatta sorgere e imposta al mondo la prospettiva di un conflitto armato. non si può ammettere che uno Stato come l' Unione Sovietica , da anni ed anni oggetto di indiscriminate e vergognose campagne, potesse trascurare questi fatti, anche se le decisioni che essa ha dovuto prendere ci colpiscono, e se comprendiamo quanto esse siano dure, pesanti, gravi per tutta l' umanità. la prospettiva di un conflitto armato, oggi, non può più nemmeno avere la fallace attrattiva del trionfo e della gloria militare. oggi non vi sarebbe nulla di simile, per nessuna delle parti. io non sono, onorevoli colleghi , di quelli che, parlando di un conflitto mondiale che scoppi nelle condizioni attuali dell' armamento atomico e nucleare, si consolano affermando — come recentemente ha fatto per esempio il presidente De Gaulle — che alla fine di siffatto conflitto questo o quel regime politico dovrebbe registrare i maggiori danni ed il regime opposto trionferebbe. non sono di coloro che fanno questo ragionamento. quello che mi interessa, quello che ci deve interessare tutti è l' Italia, il nostro paese, con la sua ridotta superficie, con i suoi due o trecento chilometri di larghezza della nostra penisola dall' uno all' altro mare, con la densità della sua popolazione e delle sue città, priva di profonde zone che possano essere immuni, tutta esposta al flagello del fuoco atomico sterminatore di tutto. è il nostro paese, è la nostra civiltà che noi vogliamo salvare; a questo è legato anche l' avvenire nostro, l' avvenire del nostro partito, del nostro movimento di redenzione economica, politica, sociale dei lavoratori. belle frasi quelle di cui si è servito l' altro giorno il presidente degli USA per invocare una prospettiva di pace, ciò che egli ha chiamato una gara per la pace. è stata lodata la perfezione letteraria di queste frasi. non sono in grado di dare un giudizio per questo aspetto; ma quale politica fa corrispondere il presidente americano a queste frasi, nelle quali si invoca quella competizione pacifica, quella distensione che noi vogliamo e per la quale combatte da anni la parte avanzata del genere umano? una prospettiva di distensione e di pace non si può oggi stabilire se non si sciolgono i nodi che sono stati stretti dalla guerra fredda , tutto un complesso di problemi decisivi che toccano l' assetto dell' Europa, dell' Asia, dell' Africa, del mondo intiero, e che debbono essere affrontati e risolti con metodo nuovo, per trovare soluzioni nuove, ragionevoli, giuste. come può essere concepibile una distensione ed una pace permanente fino a che il mondo continui a essere diviso in due blocchi militari, che accumulano armi di ogni natura? ben vengano nuovi incontri e nuovi dibattiti per attuare un disarmo generale e controllato, ma non si dimentichi che questi incontri fino ad oggi sono falliti perché la parte occidentale si è sempre presentata ad essi con pure intenzioni di polemica e niente altro. il collega onorevole Riccardo Lombardi ha efficacemente ricordato ieri il grottesco episodio delle proposte avanzate dalla parte occidentale e lasciate cadere come eretiche perché l' Unione Sovietica le aveva accettate. tutto il dibattito, poi, della recente conferenza per il disarmo, che venne aperto dalle proposte di disarmo totale avanzate dal Primo Ministro dell' Unione Sovietica all' Assemblea dell' Onu fu volutamente impostato e mantenuta da parte occidentale nell' ambito di un equivoco, cioè della richiesta non di un controllo sull' avvenuto disarmo, ma di un controllo precedente al disarmo; il che si sa che la parte sovietica non accetta e non può accettare. nello stesso discorso dell' altro giorno del presidente degli USA vi è un primo punto che viene oggi esaltato da tutta la stampa come qualcosa di grande e di nuovo, ed è quello relativo al divieto di esperimenti atomici e nucleari. ho letto sul più autorevole dei giornali della borghesia italiana il testo autentico di questa proposta. orbene, il presidente degli USA propone la proibizione degli esperimenti « nell' atmosfera » , cioè ripete quella proposta sulla cui base sa che un accordo è impossibile, perché l' altra parte non accetta che venga lasciato libero campo agli esperimenti da compiersi al di fuori dell' atmosfera. siamo, quindi, di fronte ad una proposta che in realtà cela soltanto l' ipocrisia, l' equivoco e l' insidia. come è concepibile una distensione, fino a che attorno ai paesi governati dai comunisti sono seminate basi militari, organizzate tutte dagli USA a scopo di aggressione? i paesi comunisti non possono, a lungo andare, accettare questa situazione, che fa di loro quasi dei sorvegliati speciali nell' ambito internazionale. del resto, quale dei paesi occidentali accetterebbe una situazione simile? nessuno l' accetterebbe. certo non l' accetterebbero gli USA, i quali hanno persino preso il pretesto di inesistenti basi sovietiche nell' isola di Cuba per tentare di giustificare la loro aggressione militare contro la Repubblica popolare cubana. come arrivare a una distensione, come arrivare a un divieto delle esplosioni atomiche e termonucleari, quando sappiamo che tutte queste basi sono adatte al lancio di armi atomiche e termonucleari? le informazioni al riguardo sono a disposizione di tutti. leggete il New York Times del 23 settembre. apprenderete che nell' altopiano dell' Eifel, sulla destra del Reno, nella Repubblica Federale Tedesca , sono attualmente in costruzione otto complessi sotterranei a prova di bombe A e H, capaci ciascuno di lanciare quattro missili Martin Mace-B a 1.800 chilometri di distanza. si tratta di un lancio che può arrivare fino alle principali città dell' Occidente sovietico, della Polonia, e della Cecoslovacchia. a questi si aggiungono i 30 missili Jupiter installati in Italia, con una gittata di 3.300 chilometri, capaci quindi di colpire la stessa capitale dell' Unione Sovietica ; i 60-75 Thor installati in Gran Bretagna , e si ha il quadro di un vero e proprio assedio di un paese il quale fino ad oggi, che io sappia, non ha aggredito nessuno: e, quanto a minacce, ha soltanto minacciato il disarmo, ha minacciato la convocazione di una conferenza per risolvere il problema del trattato di pace con la Germania e dare un nuovo statuto alla città di Berlino. noi comprendiamo l' allarme dell' opinione pubblica per l' aumento della radioattività dell' atmosfera, ma riteniamo sia dovere del nostro Governo reagire in modo efficace, e il nostro Governo deve reagire politicamente, con delle proposte. deve per prima cosa chiedere che il progetto di divieto di esperimenti atomici e termonucleari avanzato dal presidente degli USA limitatamente alle esplosioni atmosferiche sia per lo meno esteso a qualsiasi genere di esplosioni; il che renderebbe già più facile l' inizio di una conversazione. ma il nostro Governo ha anche il dovere di chiedere e di agire perché le basi americane di aggressione atomica piazzate in Europa e prima di tutto quelle piazzate sul territorio del nostro paese siano tolte di mezzo. ecco una misura e forse la sola misura che consentirebbe di porre il problema della sospensione degli esperimenti atomici e termonucleari e di risolverlo in modo positivo, come l' umanità chiede venga risolto. come è possibile parlare di distensione, lanciare con grandi frasi una gara per la pace, fino a che si mantiene fuori del consesso dei popoli e degli Stati quello che è oggi per la sua popolazione, e sarà tra alcuni anni anche per gli altri elementi, il più grande Stato del mondo, la Repubblica popolare cinese ? noi non abbiamo mai avuto la sodisfazione di ricevere dal nostro Governo spiegazioni circa il motivo per cui esso si associava alla richiesta di risolvere in modo positivo questo problema, ammettendo nell' Organizzazione delle Nazioni Unite la Repubblica popolare cinese e riconoscendo a questo Stato tutti i diritti che esso ha sulla base di solenni trattati internazionali. uno degli esponenti degli USA all' Assemblea delle Nazioni Unite ha ora tirato fuori l' argomento che il governo della Repubblica popolare cinese sarebbe un governo uscito da una guerra civile , perciò non ammissibile alle Nazioni Unite . ma io mi chiedo se negli USA non vi sono mai state guerre civili. credo che ve ne siano state. vi fu una guerra civile per distruggere lo schiavismo, del resto non ancora del tutto debellato, così come in Cina vi è stata una guerra civile per distruggere lo schiavismo feudale, l' asservimento ai colonialisti stranieri, per creare le basi di un ordinamento libero e nuovo. il vero argomento per cui non si vuole ammettere la Repubblica popolare cinese nell' Organizzazione delle Nazioni Unite è che in quella parte del mondo gli USA oggi si sono creati le loro colonie di nuovo tipo: l' isola di Formosa, governata da una loro spregevole marionetta, il Vietnam meridionale, dove un' altra marionetta dello stesso tipo ha nelle mani il potere sotto la protezione delle baionette americane. essi non vogliono mollare questa preda. essi comprendono che il giorno che la Repubblica popolare cinese entrerà con tutti i suoi diritti nell' Organizzazione delle Nazioni Unite , tutti i problemi sollevati dalla esistenza di queste colonie sorgeranno uno dopo l' altro e dovranno essere risolti secondo principi nuovi, di giustizia internazionale, di ragionevolezza, di libertà e non secondo le sole pretese di chi vuole dominare il mondo tenendo soggetti al proprio dominio tutti i popoli. il riconoscimento della Repubblica popolare cinese evidentemente dà un colpo al sistema del dominio americano nell' Estremo Oriente , ma questo è un sistema che deve crollare, ed è meglio che il colpo venga dato oggi da una decisione delle Nazioni Unite , anziché domani, nel corso di una crisi violenta, che ci porti anche in quella parte del mondo alle soglie di un conflitto armato. chiediamo dunque formalmente al nostro Governo una rottura delle relazioni col sedicente governo della colonia americana di Formosa, il riconoscimento del governo della Repubblica popolare cinese e una conseguente posizione nel dibattito che si sta per aprire nell' Assemblea delle Nazioni Unite . è una richiesta formale che rivolgiamo, e sulla quale chiediamo che il Governo esprima la sua posizione. come arrivare ad una distensione e a una gara di pace fino a che si nega la libertà al popolo algerino , fino a che continua il massacro della popolazione indigena nell' Angola e si minacciano nuovi interventi contro la Repubblica di Cuba ? di solito, quando si parla dei profondi contrasti e problemi che oggi urgono sulla scena mondiale e assillano governi e popoli interi, ci si limita a segnalare quello posto dal contrasto tra lo sviluppo dei paesi industrialmente avanzati e la situazione dei paesi sottosviluppati ed economicamente depressi. questo problema esiste, noi non lo neghiamo. ma questo non è che uno dei momenti, uno degli aspetti della crisi che le strutture del mondo oggi attraversano; ed è conseguenza diretta di uno o due secoli di politica coloniale e del modo stesso come questa politica viene oggi perseguita, con metodi alquanto diversi, ma con risultati non molto dissimili da quelli che si avevano prima. questa situazione è stata denunciata con chiarezza ed energia dalla maggior parte degli intervenuti a quella conferenza di Belgrado di cui noi abbiamo approvato ed approviamo l' iniziativa e le decisioni, perché abbiamo visto in esse un contributo efficace alla determinazione delle grandi linee di quella politica di pace di cui il mondo ha bisogno, ma di cui occorre determinare senza equivoci, senza ipocrisie, senza sottintesi il vero contenuto, se si vuol fare opera positiva per evitare una catastrofe. la stessa Organizzazione delle Nazioni Unite è oggi coinvolta da questa crisi generale delle relazioni internazionali. per anni essa è stata dominata e diretta da una maggioranza automatica americana, che aveva fatto anche dei dibattiti e delle decisioni dell' Onu strumento di guerra fredda . oggi quella maggioranza non esiste più, ma una nuova politica non esiste ancora. di fronte ai delitti del colonialismo francese e portoghese, l' Organizzazione delle Nazioni Unite si è rivelata impotente; dell' aggressione armata alla Repubblica di Cuba si è persino rifiutata di discutere; nel Congo ha adottato la linea del neocolonialismo, ed è arrivata a un fallimento, purtroppo tragicamente macchiato di sangue e di delitti. solo l' attuazione di una conseguente politica di disarmo, di distensione, di pace potrà salvare da un ulteriore approfondimento di questa crisi, l' Organizzazione delle Nazioni Unite ; ma politica di pace è quella che affronta e risolve i problemi reali che oggi sono aperti in tutte le parti del mondo, e li affronta per risolverli in modo ragionevole, tenendo conto degli interessi delle parti che sono in essi coinvolte, ma superando ed eliminando ciò che fino ad ora è stato soltanto atto di guerra o di preparazione alla guerra, espediente provocatorio di guerra fredda , corsa pazzesca al riarmo, spinta consapevole o inconsapevole verso l' abisso di un nuovo conflitto mondiale. questo non può non significare — e bisogna dirlo oggi apertamente — la liquidazione progressiva della vecchia politica atlantica, la quale non è stata altro che la forma più evidente e più chiara della guerra fredda . questo deve significare ricerca e instaurazione in tutti i settori di nuove relazioni fra gli Stati e fra i popoli, fondate sulla fiducia, sulla reciproca tolleranza dei differenti regimi interni, sulla reciproca comprensione, sulla cooperazione in tutti i campi. questo è l' obiettivo per cui noi combattiamo, l' obiettivo che oggi persegue il nostro movimento, che perseguiamo noi come partito comunista che si muove qui, nel mondo capitalistico, alla testa di grandi masse popolari . a proposito di tutte le questioni che oggi si pongono nell' arena internazionale, la nostra azione tende a ricercare e indicare a tutti quelle posizioni ragionevoli attorno alle quali possa esservi il consenso delle parti interessate e il consenso di tutti coloro che , anche se non giungono ancora, in un dibattito generale, a comprendere in tutta la sua ampiezza la necessità di nuovi indirizzi politici, però sono in grado, almeno alcune volte, di muoversi secondo principi di ragionevolezza, mossi dalla comprensione adeguata, almeno di alcuni elementi della situazione, degli interessi della pace, della necessità di difendere gli interessi del nostro paese. una delle questioni che oggi urgono, anzi, quella che più urge oggi, davanti all' opinione pubblica mondiale e richiede una rapida soluzione, riguarda l' assetto della Germania e lo statuto della città di Berlino, un residuo della guerra, il principale. questa questione avrebbe potuto essere risolta da molto tempo se tutte le parti avessero tenuto fede ai principi che erano stati sanciti nell' accordo di Potsdam, i quali richiedevano, prima di tutto, il disarmo della Germania, la soppressione di quell' industria tedesca che può essere utilizzata per una produzione di guerra, e misure concrete (questo è il punto essenziale) per impedire la rinascita del militarismo tedesco. da questi principi però una delle parti, quella occidentale, si è staccata per appropriarsi, in modo che può sembrare perfino paradossale e che spaventa, di quello che si dice fosse il sogno di Hitler negli ultimi suoi vaneggiamenti alla vigilia della totale disfatta: il piano di fare, di una Germania riarmata e rimilitarizzata, il principale punto di appoggio in Europa di una alleanza militare rivolta contro l' Unione Sovietica e gli altri paesi non più capitalistici. questo piano è stato uno degli assi della guerra fredda , anzi, l' asse principale della guerra fredda : ma nella misura in cui si è realizzato ha reso impossibile la soluzione della questione tedesca; e soprattutto la soluzione del problema dell' unificazione della Germania. il nostro giudizio coincide a questo proposito con quello espresso dall' onorevole Riccardo Lombardi, anche se per alcune parti noi desideriamo integrare questo giudizio con qualche osservazione. desidero, quindi, essere ancora più preciso perché si tratta qui di sfatare una volta per sempre la menzognera leggenda che la vostra propaganda, la propaganda americana e occidentale, tuttora diffonde a proposito dell' unità della nazione tedesca, che l' Occidente avrebbe voluto ed i comunisti avrebbero impedito ed impedirebbero. la verità è precisamente l' opposto di ciò che voi dite. a proposito delle sorti della Germania, ma soprattutto a proposito dell' unificazione di questo territorio e di questa nazione, due linee si sono affrontate dal 1947 in poi. la prima, sistematicamente sostenuta dai comunisti, tendeva a ricostituire l' unità di un solo Stato tedesco il quale si organizzasse al di fuori di qualsiasi blocco militare, secondo i principi fissati a Potsdam; la seconda, sostenuta e attuata dalla parte occidentale, consisteva invece nel tentare di ricostituire uno Stato tedesco militarizzato e di inserirlo nell' alleanza militare atlantica, anche a costo di rompere e rendere impossibile l' unificazione della Germania. questa è la verità. tutto il resto è soltanto spudorata menzogna! ed è menzogna spudorata anche l' affermazione che la parte comunista e sovietica abbiano respinto il metodo delle libere elezioni per risolvere la questione tedesca. non è vero! abbiate pazienza! poiché chiedete la documentazione, ecco i documenti. si parte dal 1947: riunione a Monaco dei Primi ministri dei Lànder tedeschi, a cui partecipano i Lànder dell' uno e dell' altro settore d' occupazione. i comunisti propongono che si discuta il problema della riunificazione e si giunga a un' intesa reciproca. i Primi ministri delle zone d' occupazione occidentali rifiutano perfino di discutere questa proposta. arriviamo al dicembre 1950: il signor Grotenwhol propone al signor Adenauer, in una lettera, che vengano iniziate trattative per la creazione di una Assemblea costituente paritetica per l' intera Germania. attendete: questa proposta verrà in seguito modificata, introducendo il principio delle elezioni. gennaio del 1951: nuova proposta della Camera popolare della Repubblica democratica tedesca alla Camera tedesca occidentale per la riunione d' una Assemblea costituente comune. settembre del 1951: dichiarazione votata dalla Camera popolare della Repubblica democratica tedesca , e trasmessa al Bundestag di Bonn, per la riunione di un consiglio di rappresentanti di tutta la Germania. a questa dichiarazione si ha una risposta della Camera della Repubblica Federale Tedesca formulata in 14 punti. questi 14 punti vengono dalla parte comunista dichiarati accettabili per la maggior parte e viene soltanto aperta la discussione circa le autorità che dovrebbero controllare l' attuazione delle elezioni. novembre 1951: lettera del presidente della Repubblica democratica compagno Pieck per la costituzione d' una commissione di controllo tedesca mista per organizzare le elezioni e per ristabilire in questo modo la sovranità tedesca senza interferenze straniere. infine, il 2 gennaio 1952 — e siamo alle libere elezioni! — viene pubblicato un progetto di legge presentato da una commissione della Repubblica democratica tedesca per tenere le elezioni in tutta la Germania. il progetto riproduce la vecchia legge elettorale del 6 marzo 1924, sulla base della quale venne eletta l' Assemblea di Weimar. e dunque una legge democratica e anche, se volete, di carattere « occidentale » . marzo 1952: nuova dichiarazione del Governo della Repubblica democratica tedesca sul problema delle elezioni e dell' unità tedesca, con l' affermazione che è necessario raggiungere un' intesa fra tutti i tedeschi sulla legge elettorale . e così la parte comunista continua per anni, insistendo sempre su questi principi, proponendo che vengano fatte delle elezioni, presentando una legge elettorale , chiedendo che attraverso elezioni organizzate sulla base di una legge elettorale democratica venga risolto il problema dell' unificazione e della costituzione di un governo pantedesco. tutte queste proposte vengono però respinte dal cancelliere Adenauer l' una dopo l' altra, e vengono respinte sempre col solito argomento: voi ci fate queste proposte per impedire il riarmo della Germania, per impedire che la Germania entri nell' Alleanza Atlantica , è questo non lo vogliamo. ma è evidente che le proposte venivano fatte con questo scopo! questo scopo corrispondeva agli interessi di tutti i popoli europei ! era lo scopo che era stato sancito negli accordi di Potsdam, e che ancora oggi è nell' interesse di tutti i popoli e nell' interesse nostro. ma veniamo al fatto più interessante, alla conferenza di Berlino, dove, il 4 febbraio del 1954, il ministro degli Esteri sovietico, che era allora il compagno Molotov, presenta ai ministri degli Esteri delle altre potenze un progetto di risoluzione per la formazione di un governo provvisorio pantedesco. nel primo punto si dichiara che la formazione di un governo provvisorio pantedesco per mezzo dei parlamenti alla Repubblica democratica e della Repubblica federale è considerato un compito urgente. nel secondo punto si dichiara che il compito principale di un governo provvisorio pantedesco è la preparazione e lo svolgimento di libere elezioni pantedesche; indicando in seguito che le tappe di queste libere elezioni devono essere l' elaborazione del progetto di una legge elettorale , le indagini e le misure necessarie per evitare che le elezioni non siano libere e lo svolgimento delle elezioni sotto il controllo di autorità tedesche. è una menzogna spudorata vostra e della propaganda occidentale quella secondo la quale la riunificazione tedesca non è stata voluta dalla parte comunista per la paura di libere elezioni! ma la cosa interessante è di cercare con quali argomenti la parte occidentale ha respinto questa ultima ragionevolissima proposta. la formulazione più precisa la dette il ministro degli Esteri della Repubblica francese , il signor Bidault, il quale (leggo dai protocolli della conferenza) afferma che « ritiene il progetto sovietico irrealizzabile perché la Repubblica Federale Tedesca non può rinunciare agli accordi di Parigi ed agli accordi di Bonn » . cioè, la Repubblica Federale Tedesca si è oramai impegnata nell' Alleanza Atlantica e nella trasformazione dell' Alleanza Atlantica in Comunità Europea di difesa. vi sono gli accordi di Parigi e di Bonn! non si può andare indietro! questa è la verità. e siamo al 1954. in seguito si è svolto un duplice processo. da un lato, il processo di militarizzazione della Repubblica Federale Tedesca , di organizzazione di uno stato maggiore , di rinascita di movimenti fascisti, revanscisti e nazisti, dall' altra parte, si è avuto un processo di sviluppo e consolidamento economico della Repubblica democratica, attraverso la soluzione del problema agrario, la distruzione della grande proprietà dei Juncker, la eliminazione dei monopoli industriali e l' inizio di quel progresso economico e sociale conseguente a queste misure, già largamente registrato anche se attraverso alcune difficoltà. è vero che la propaganda occidentale ha gridato e continua a gridare denunziando l' emigrazione o la fuga di migliaia di cittadini dalla Germania orientale . ma questa propaganda ha il difetto di rivolgersi a uomini che hanno i capelli bianchi e che già in passato hanno assistito a vicende analoghe. ricordiamo perfettamente che fra il 1936 e il 1938 una campagna esattamente uguale venne lanciata dalla Germania hitleriana a proposito del territorio dei Sudeti, dell' Austria e della città di Memel. anche allora si verificavano le fughe, le sparatorie alle frontiere e si tentò di far credere al mondo che questi fatti provavano che le rivendicazioni di Hitler erano giuste. siffatta propaganda oggi non può più far presa sulla mente di persone avvedute. rispondo subito, onorevole Anfuso. per comprendere le ragioni per cui è stato elevato quel muro, come ella dice, occorre partire da una realtà di fatto, l' esistenza di uno Stato che si chiama la Repubblica democratica tedesca . tutte le altre questioni che vengono sollevate quando si dibatte il problema dello statuto di Berlino non hanno alcun fondamento, non esistono. non esiste una minaccia alla libertà di Berlino, perché tutti hanno solennemente dichiarato di voler rispettare la libertà, tutte le libertà, delle popolazioni del settore occidentale, fornendo garanzie e assicurazioni, anche di carattere militare e di natura internazionale. non esiste alcuna minaccia alle vie di accesso a Berlino ovest le quali, è bene lo si sappia, sono già oggi controllate per il 95 per cento dalla Repubblica democratica tedesca , mentre nessuno minaccia il restante 5 per cento ed anche a questo proposito, sono state date reiteratamente le più formali e solenni assicurazioni. la verità è che non si vuole riconoscere la realtà della Repubblica democratica tedesca , perché in caso contrario nessuno si sarebbe stupito che il 13 agosto venisse costruito il famoso muro. questa misura non soltanto era giustificata, ma anche necessaria. consentitemi di dire che io personalmente non ho capito perché questa misura non sia stata adottata prima. uno Stato non può non avere una frontiera, né vi può essere una frontiera di Stato ove esistano brecce attraverso le quali passino senza controlli il commercio legittimo e quello illegittimo, il mercato nero, la speculazione e la provocazione. nessun paese tollererebbe questa situazione. del resto, gli stessi occidentali, quando quelle misure sono state adottate, hanno reagito soltanto con una protesta verbale, il che dimostra come essi stessi sapessero che quei provvedimenti erano imposti dalla situazione. il cancelliere Adenauer e il borgomastro di Berlino chiesero in quel momento l' adozione di sanzioni economiche le quali avrebbero dovuto consistere nella rottura del trattato di commercio esistente tra la Repubblica democratica e la Repubblica federale . questi due Stati infatti, che al livello della grande politica internazionale dicono di ignorarsi, pochi mesi fa, in realtà, hanno concluso un regolare trattato di commercio. ora, la rottura di questo trattato avrebbe troncato di fatto e di diritto i traffici con Berlino perché essi sono regolati da questo trattato. cito questo episodio perché risulta da esso l' assurdo della posizione occidentale la quale rifiuta ciò che poi si è costretti a riconoscere, poiché non se ne può fare a meno. la questione che credo possa essere sollevata davanti alla opinione pubblica è il motivo per cui da parte comunista il problema dello statuto di Berlino e del regolamento della questione tedesca sia stato sollevato proprio adesso. a volte si sente domandare se era proprio necessario che in questo momento venisse aperto un problema che risulta essere di così difficile soluzione. prima di tutto, occorre riconoscere che il problema non è stato sollevato adesso ma da alcuni anni e che oggi è stato posto in forma particolarmente energica per giungere finalmente a risolverlo. inoltre, è un fatto che la situazione nella Repubblica federale , lo sviluppo in essa del militarismo, delle organizzazioni revansciste e naziste sono giunti a un punto tale per cui non si poteva più andare avanti senza vedere aprirsi prospettive assai gravi. intendo dire che se il problema non fosse stato posto con questa acutezza dalla parte comunista, assai probabilmente sarebbe stato sollevato dall' altra parte, dalla parte della Repubblica federale e con ben altro metodo: non proponendo trattative, ma in maniera ben più pericolosa. il cancelliere Adenauer, forse perché troppo vecchio, non riesce più a controllare le sue espressioni ed in un comizio elettorale si è tradito quando ha detto che si aspettava una insurrezione nella parte orientale di Berlino e nella Repubblica democratica. noi sappiamo cosa voglia dire un capo imperialista quando fa una simile affermazione. vuol dire che probabilmente egli aveva fatto tutto il possibile per far scoppiare una insurrezione e su questa eventualità aveva costruito un suo piano criminale, di un intervento dell' una o dell' altra natura, della costituzione di un Governo in esilio sul territorio della Repubblica federale e così via , con le conseguenze che ne potevano derivare e che volevano dire accendere deliberatamente il fuoco nel centro dell' Europa. a questo, che era il piano dell' altra parte, è stata opposta una meditata, giusta, tranquilla proposta di soluzione della questione attraverso conversazioni e trattative, naturalmente in una prospettiva più ampia, che riguardasse tutto l' assetto della Germania. e qui non si può negare che l' organizzazione politica dell' Europa centrale, se si voglia evitare il continuo sorgere di motivi di conflitto, deve essere oggi fondata su una base diversa da quella dell' esistenza di due blocchi contrapposti, i quali si impegnino l' uno contro l' altro in una forsennata corsa al riarmo. si faccia pure l' unificazione tedesca. i due Stati oggi esistenti, così come hanno regolato i loro rapporti commerciali, si accordino per una unificazione nelle forme opportune. non si dimentichi però (e questo è ciò che voglio aggiungere a quanto detto dal collega Lombardi) che nella Repubblica democratica sono state realizzate alcune conquiste sociali che hanno modificato la struttura di base di quel paese, distruggendo la grande proprietà di tipo feudale ed il regime dei monopoli. queste conquiste sono realizzate nell' interesse di tutti coloro i quali sanno quali erano le basi reali del militarismo e dell' imperialismo tedesco, e come sia necessario distruggere queste basi se si vuole modificare il corso delle cose nel centro dell' Europa e in tutta l' Europa. si crei un nuovo assetto, fondato su zone di disarmo, parziale o totale, ma non si dimentichi che questo nuovo assetto pone il problema di una politica che non sia più la vecchia politica atlantica e di un disarmo generale di tutti gli Stati di Europa. e qui si pone la questione della politica del nostro Governo e delle richieste che al Governo noi rivolgiamo. noi chiediamo al Governo, e in modo particolare a coloro che ne dirigono la politica estera , di rendersi conto della crisi che oggi investe tutte le relazioni internazionali; di rendersi conto della necessità assoluta di una revisione profonda, radicale, degli indirizzi finora seguiti dalle grandi potenze occidentali, se si vuole che questa crisi possa essere superata. sappiamo che dall' attuale formazione politica questa revisione non è possibile attenderla, e nello stesso tempo quindi ci rivolgiamo a tutta l' opinione pubblica e al paese. il prevalere in Italia di nuovi indirizzi di politica estera potrebbe essere un momento decisivo per l' inizio di quella gara alla pace che dovrebbe diventare l' obiettivo di tutti i governi e di tutti gli Stati. nuovi indirizzi di politica estera vogliono naturalmente dire, anche all' interno, il prevalere di nuovi orientamenti di democrazia e di progresso. le due cose sono strettamente legate. da chi è stata imposta la politica della discriminazione a danno delle forze avanzate delle classi lavoratrici , la rottura, di quella unità delle forze lavoratrici, sulla base della quale si sperava di poter costruire un edificio economico, politico e sociale più giusto e più libero? da chi sono state imposte queste cose se non dal blocco atlantico, se non dagli autori della guerra fredda ? non per niente oggi, nella nostra Camera, i più « atlantici » sono i fascisti. essi sentono l' oscuro richiamo della foresta, quando vengono a sapere che il comandante delle forze armate tedesche è un criminale di guerra, condannato per aver massacrato dei civili durante l' assedio di Leningrado. voi subite il richiamo del passato quando sentite proclamare che toccherebbe alle forze armate della Germania di Adenauer di difendere la civiltà occidentale dalla barbarie bolscevica! vi è qui, persino nelle parole, una coincidenza spaventosa, ma espressiva, con un tragico passato che noi vogliamo si a scomparso per sempre, ma che noi ricordiamo, che non possiamo dimenticare. noi siamo sorti come Repubblica e democrazia in una lotta a morte contro l' imperialismo tedesco, contro il razzismo tedesco, contro il fascismo tedesco ed italiano; in una lotta a morte contro il militarismo germanico. contraria allo spirito delle nostre istituzioni, all' animo del nostro popolo, a quel tanto di vitali tradizioni della nostra Repubblica che già esistono e che sono radicate nella coscienza popolare, contraria a tutto questo è una politica estera di cui sia parte essenziale la difesa delle nuove posizioni del militarismo tedesco; una politica la quale solleciti o subisca la rinascita del militarismo tedesco con la sua vecchia ideologia, con i suoi vecchi quadri, con il suo vecchio criminale sogno di dominio del mondo conquistato con l' aggressione ai paesi governati dai comunisti, ai paesi socialisti. credo sia giunto il momento non solo per noi, ma per tutta l' Europa, di un risveglio, di una svolta in questo campo ed auguro che nuove forze politiche , anche non comuniste, ma democratiche, socialdemocratiche, cattoliche, si rendano conto della necessità di questa svolta ed agiscano per renderla attuale. il rinnovamento della politica estera ed il rinnovamento della politica economica e sociale e quindi delle strutture dell' Italia, sono cose così unite da formare un solo complesso. per quanto riguarda l' immediato avvenire, noi fin dal mese di luglio abbiamo presentato precise richieste al Governo. le presentai io stesso, in una intervista alla televisione. e le nostre richieste possono riassumersi in tre punti: 1°) che fosse affermata la possibilità di risolvere il problema dell' assetto di Berlino e della Germania attraverso negoziati e, quindi, si spingesse all' apertura di negoziati; 2°) che venissero formulate e presentate proposte ragionevoli, in modo che i negoziati potessero giungere a un esito positivo, per evitare prospettive più gravi; 3°) un disimpegno dell' Italia dai possibili più aspri sviluppi della situazione. la richiesta del negoziato era all' inizio respinta dalla maggior parte dell' opinione pubblica e della propaganda occidentale. e stata ritenuta giusta dal presidente del Consiglio e dal ministro degli Affari esteri e questo è stato il contenuto positivo dell' azione svolta dai governanti italiani nel loro viaggio a Mosca. su questo punto, quindi, noi non potevamo non consentire. abbiamo consentito e ancora oggi esprimiamo il nostro consenso. ma, che cosa vuol dire un negoziato? si deve riconoscere che tutte le precedenti trattative sulla questione tedesca non hanno mai avuto il carattere di un vero negoziato, perché la parte occidentale ha sempre avuto cura di aggiungere alle sue proposte, più o meno accettabili, qualche cosa che rendeva il complesso non accettabile. negoziare non vuol dire contrapporre posizione a posizione per riaffermarla e andarsene dopo aver rotto la trattativa. vuol dire ricercare una via di uscita con reciproche, ragionevoli concessioni, che non ledano gli interessi fondamentali dell' una e dell' altra parte. ora, noi rileviamo che in questo campo, quantunque questa avrebbe dovuto essere la conseguenza diretta dell' azione svolta con il viaggio a Mosca, un' iniziativa del nostro Governo non vi è stata e la sollecitiamo. ci si risponderà che l' Italia non c' entra nel regolamento della questione di Berlino e della questione tedesca. manteniamo in questo caso la richiesta, perché noi non possiamo sentirci estranei a quello che è l' aspetto più generale della questione, cioè la difesa della pace, per evitare una catastrofe, un conflitto armato. ma alla vostra risposta che non spetti a noi condurre una trattativa, ci ricolleghiamo semmai per insistere nel chiedere un disimpegno del nostro paese per il caso di un' ulteriore esasperazione, e particolarmente nel caso della adozione di misure di intimidazione che possano condurre a un conflitto armato. chiediamo formalmente che il nostro paese rimanga estraneo a qualsiasi misura di questo genere e che senz' altro lo dichiari. non parlateci della libertà che dovremmo andare a difendere svolgendo azioni intimidatorie o peggio accanto ai vecchi generali tedeschi e ai nuovi campioni del militarismo germanico. voi stessi, quando parlate di libertà a proposito del blocco atlantico, non credete a quello che dite. la libertà non ha niente a che fare con il regime di De Gaulle e nemmeno con gli USA che aggrediscono la Repubblica di Cuba ; la libertà non ha niente a che fare con i generali nazisti che oggi comandano l' esercito tedesco e anelano a una rivincita della sconfitta che giustamente hanno subìto; non ha niente a che fare con quelle organizzazioni militariste, fasciste, naziste che, alla presenza e con il consenso degli stessi ministri di Adenauer, avanzano richieste di modificazione dei confini della Polonia, della Cecoslovacchia, dell' Unione Sovietica e persino dei nostri confini, nell' Alto Adige . nessun impegno dell' Italia per una solidarietà con queste forze reazionarie; nessun impegno dell' Italia che possa portare il paese a una catastrofe. e intendo precisare: disimpegno vuol dire non soltanto rifiuto di adottare misure militari di intimidazione o altre, ma vuol dire, secondo le nostre richieste, dichiarazione esplicita che l' Italia non consentirà l' uso del proprio territorio per operazioni militari o di intimidazione in relazione con lo sviluppo della questione tedesca e di Berlino. abbiamo purtroppo sul nostro territorio quelle basi americane per il lancio di missili contro l' Unione Sovietica e gli altri paesi socialisti, di cui ho già parlato. l' accordo che autorizzava la creazione di queste basi è stato un delitto commesso contro il nostro paese, con criminosa leggerezza. ebbene, fino a che è possibile, dobbiamo lavorare per arrivare a rompere questo accordo o per lo meno oggi dobbiamo chiedere che siano affidate queste basi a personale nostro e dichiarare che in nessun caso esse verranno impiegate dai generali americani o tedeschi per l' attuazione dei loro piani di aggressione contro il mondo socialista. tutto ciò che noi proponiamo tende a un solo scopo, alla salvezza del nostro paese, alla salvezza della pace, all' inaugurazione di una nuova fase di sviluppo delle relazioni internazionali verso la pacifica coesistenza. voi, che siete un partito cattolico , dovreste avere il coraggio di fare qualche passo in questa direzione, su questa strada, oggi. dovreste avere il coraggio di rompere i vecchi ceppi della sudditanza atlantica e dare all' Italia una nuova funzione pacificatrice davanti ai popoli di tutto il mondo. dovreste avere il coraggio di rompere qualsiasi solidarietà con gli oppressori e sterminatori di popoli coloniali, conquistando così alla nostra patria le simpatie di centinaia di milioni di uomini. dovreste avere questo coraggio tutti voi che in quest' Assemblea vi dite democratici. abbiate il coraggio di lasciare a quelli là, ai fascisti, la bandiera del blocco militare e della guerra sotto la guida dei generali hitleriani; il coraggio di ricollegarsi e fare splendere di nuova luce le tradizioni migliori, pacifiche e pacifiste, della nostra Resistenza e della nostra liberazione. non so chi di voi avrà il coraggio di avanzare per questa strada, che è la sola giusta. vi assicuro però che noi avremo la tenacia. l' ardore, la capacità di lotta necessaria per far sì che questo rinnovamento della nostra politica estera diventi parte integrante del programma di rinnovamento di tutta la vita del nostro paese, per cui lottano le forze avanzate della classe operaia , dei lavoratori, della democrazia.