Aldo MORO - Deputato Opposizione
III Legislatura - Assemblea n. 476 - seduta del 12-07-1961
Sulla crisi politica
1961 - Governo I Prodi - Legislatura n. 13 - Seduta n. 253
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , il gruppo della Democrazia Cristiana voterà contro la mozione di sfiducia proposta dall' onorevole Nenni. rilevo innanzitutto il carattere sfumato e breve del documento che il partito socialista ha presentato per muovere questa discussione parlamentare. documento che contiene indicazioni generiche, negative, tali da consentire una larga confluenza di voti intorno ad esso; ma soprattutto documento che si presenta come inidoneo a fornire una piattaforma politica positiva sulla base della quale dovrebbe essere costruita una alternativa al Governo presieduto dall' onorevole Fanfani. in verità, nel discorso dell' onorevole Nenni un certo contenuto è stato dato alla breve mozione di sfiducia del partito socialista , anche se questo contenuto è apparso caratterizzato prevalentemente da una impostazione polemica nei confronti dei partiti di sinistra democratica, ai quali l' onorevole Nenni rivolge l' accusa di essere troppo timorosi, troppo deboli, troppo incerti nel continuare a sostenere l' attuale formula di Governo. anche, quindi, da questo tono generale della mozione di sfiducia noi ritraiamo, e riconfermiamo in questo momento, la nostra convinzione che la situazione politica italiana non sia sostanzialmente mutata dallo scorso anno quando prese vita il Governo presieduto dall' onorevole Fanfani. riteniamo che non vi siano oggi in sostanza esigenze diverse, né vi siano nell' attuale realtà politica e parlamentare strumenti diversi o più idonei nei partiti e nei possibili collegamenti tra i partiti per soddisfare le esigenze della situazione politica italiana . noi riteniamo che questo Governo invece possa adeguatamente soddisfare alle esigenze che propone l' attuale momento politico e continuare, senza limitazioni di compiti e senza scadenze, la sua opera utile al servizio del paese e della democrazia italiana. a dimostrazione della sostanziale continuità della situazione politica riassumeremo brevemente i motivi che dettero luogo alla nascita del Governo Fanfani, il quale fu definito a suo tempo come un Governo di emergenza: espressione alla quale sembrerebbe ricollegarsi un carattere di temporaneità ben definita. vi è stata, ed è continuata anche nel corso di questo dibattito, appunto, la polemica sulla durata della emergenza dalla quale sarebbe nato il Governo dell' onorevole Fanfani. ora noi intendiamo precisare che questa espressione, può essere considerata esatta, se con essa si voglia alludere ad un momento particolare di tensione, ad un momento particolare di difficoltà manifestatosi l' anno scorso per la vita democratica del nostro paese; momento nel quale emersero in modo specialmente vivo forti contraddizioni ed esasperazioni; momento per altro destinato a sottolineare in modo particolarmente vigoroso l' esistenza di difficoltà, di contraddizioni, di esasperazioni che non erano solo di quel momento, ma sono, se non permanenti, certo durevoli e in atto, sussistenti nella vita politica italiana . le difficoltà di quel momento sottolineavamo in modo particolarmente vivo obiettive e permanenti: difficoltà della situazione politica italiana , difficoltà che non si sono esaurite, anche se appunto sono venute meno, fortunatamente, quelle circostanze che resero così difficile ed agitato quel momento della nostra vita politica. spero di poter dare comunque anche su questo punto una indicazione più precisa del mio pensiero. si ricorderà anche che nello stesso dibattito che concesse la fiducia al Governo Fanfani noi abbiamo negato che il Governo, che in quel momento stava per sorgere per la fiducia del Parlamento, fosse legato ad una transitoria situazione di emergenza, che esso fosse limitato nel tempo (io lo negai in modo esplicito), che esso fosse limitato nei compiti. qualcuno aveva parlato della preparazione delle elezioni amministrative come del compito immediato al quale il Governo Fanfani sarebbe stato chiamato, e assolto il quale, avrebbe esaurito la sua missione. noi invece non ponemmo né limiti di tempo né limiti di compiti al Governo: dicemmo che esso avrebbe fronteggiato la situazione, avrebbe dato una base democratica alla vita politica italiana , avrebbe affrontato tutti i problemi che sono inerenti allo sviluppo, all' inarrestabile sviluppo della comunità nazionale. cioè noi non abbiamo mai condiviso l' opinione, che fu espressa allora autorevolmente dall' onorevole Nenni, per la quale, a questo Governo, sarebbe stato attribuito un compito che avrebbe dovuto avere il carattere fulmineo e miracoloso di risanare e di normalizzare, eliminando difficoltà obiettive e permanenti, la situazione politica italiana . questa era, evidentemente, l' opinione dell' onorevole Nenni, rispettabile certo dal suo punto di vista , ma da noi, non condivisa. tanto era questa l' opinione dell' onorevole Nenni che egli non attese il decorrere di un anno, quale, appunto, ora si compie, per dichiarare chiusa l' emergenza, ma già prima delle elezioni amministrative , cioè già prima che fosse assolto il compito limitato che lo stesso partito socialista riteneva fosse riservato al Governo, già da allora decise la votazione negativa sui bilanci politicamente più significativi: degli Esteri e dell' Interno. il che significa veramente avere una straordinaria fiducia nella capacità di rapidissimo risanamento e assestamento, dove, invece, così complesse, delicate e difficili sono le realtà della vita politica del nostro paese. quelle difficoltà che furono sottolineate nel luglio scorso, ma che preesistevano a quella contingenza e che tuttora esistono nella vita politica italiana , sono in realtà inerenti alla limitatezza e alla ristrettezza dell' area democratica come noi la intendiamo. chiedo scusa sia all' onorevole Nenni, sia all' onorevole Covelli, che con accenti diversi (l' onorevole Covelli con appassionata baldanza) mi hanno in certo senso rimproverato il fatto che si pretenda noi di indicare i limiti dell' area democratica. noi abbiamo pretese più modeste e diciamo che, secondo la nostra concezione (che, in definitiva, poi, trova il suo riscontro indubbiamente nella maggioranza dei consensi espressi dal popolo italiano ) esiste un' area democratica ristretta nel senso nostro, con le sue inevitabili interne differenziazioni. le difficoltà che vennero in evidenza nell' anno scorso , ma che preesistevano e che sussistono, sono date dalla aggressiva presenza di forze estreme, di forze totalitarie nella loro ispirazione, nei loro obiettivi politici, di forze estreme pronte sempre, l' una e l' altra, nel condurre l' attacco allo Stato democratico ; forze obiettivamente legate fra loro nel vincolo di un comune estremismo, spesso fra loro tatticamente legate in modo sconcertante... sì, sconcertante, ed alquanto incomprensibile, almeno per noi, per togliere l' ostacolo dell' arbitrato democratico, quell' ostacolo dell' arbitrato democratico che impedisce alle forze estreme di misurarsi nel rozzo scontro totalitario. queste sono le difficoltà obiettive della situazione politica italiana . si trattava (ecco il nostro problema, un primo aspetto del nostro problema, per noi, per la Democrazia Cristiana , per i partiti che hanno voluto accompagnare il nostro sforzo), si trattava e si tratta — compito permanente, compito vivo ancora in questo momento — di salvare lo Stato democratico come arbitro della contesa fra forze sociali e politiche diverse; si trattava e si tratta di rafforzarne le strutture, di aumentarne i consensi di base, di accrescerne l' autorità; di rendere insospettabile lo Stato democratico nella misura nella quale esso si esprime in un Governo a base democratica, di renderlo insospettabile di collusioni totalitarie, di farlo visibilmente diverso dalle fazioni e perciò indipendente da esse. ecco che, essendo questa la visione reale della situazione politica, dei rischi, delle difficoltà inerenti alla situazione italiana, noi possiamo dire che, quando abbiamo realizzato con la formazione del Governo Fanfani una formula di Governo a base sicuramente democratica (della nostra democrazia, così come noi la concepiamo), quando abbiamo realizzato cori la formula di Governo questa base democratica, non abbiamo creduto di realizzare (come è stato detto da qualcuno e come è stato ripetuto oggi anche in quest' Aula) un cedimento alla piazza, non abbiamo inteso far arrendere le forze democratiche all' estremismo comunista; così come, per noi, il Governo espresso dalla Democrazia Cristiana , che si trovò a fronteggiare quel difficile momento, non fu esso stesso uno degli elementi o dei poli della preoccupante contesa totalitaria. per noi, in quel momento, e fu un momento di grave preoccupazione per noi come per altri, vi fu la contrapposizione di forze totalitarie l' una con l' altra in lotta. ho già detto quale era ed è la nostra opinione sul Governo: non era il Governo uno dei termini del conflitto. lo scontro era fra le forze totalitarie, ed era reso preoccupante proprio perché il Governo, e non per volontà della Democrazia Cristiana ....... si trovò ad essere condizionato per la prima volta dai voti del Movimento Sociale Italiano . questa era la situazione che ci rendeva preoccupati di fronte alla minaccia che le forze totalitarie (le quali potevano scatenarsi in presenza d' un alibi che sembrava fosse offerto da una certa maggioranza di Governo), travolgessero appunto lo Stato democratico . in quella circostanza, pur mescolato a motivi vari ed anche a reazioni diverse abilmente utilizzate, si presentò un attacco comunista che si indirizzava congiuntamente contro lo Stato democratico e contro l' altra forza totalitaria. voi potete, colleghi, qualificare quest' azione comunista sotto l' etichetta di una pressione di carattere antifascista (e indubbiamente vi furono reazioni di carattere antifascista d' ordine generale); resta però il fatto che vi fu una preoccupante pressione del partito comunista nei confronti dello Stato democratico . il tipo di maggioranza sul quale il Governo si trovava fondato, l' obiettivo esistere di una base in cui si trovavano presenti i voti del Movimento Sociale Italiano , costituiva, a nostro parere, una obiettiva facilitazione di questa azione di pressione delle forze comuniste. dall' altra parte, era all' attacco anche l' estremismo di destra, e lo era per una logica fatale nelle situazioni politiche. quali che fossero le intenzioni con le quali sosteneva il Governo (non voglio indagare) l' estremismo di destra comprometteva obiettivamente il Governo per il tipo di maggioranza sul quale esso era fondato. vi era anche, quindi, un attacco dell' estremismo totalitario di destra, che operava efficacemente proprio in forza della difficile situazione che si era creata, in forza cioè del suo ostentato reinserimento nella vita democratica . era una presenza pericolosa, proprio perché si trattava di una forza che era stata sempre esclusa e che si trovava presente, in quel momento difficile, nella maggioranza di Governo. era una presenza pericolosa, quella dell' estremismo di destra, che del suo inserimento nella maggioranza aveva fatto il punto estremo del suo continuo tentativo di realizzare in Italia una svolta politica che avrebbe dovuto coinvolgere la Democrazia Cristiana e alterare l' equilibrio politico generale sul quale si è retto il paese in questi anni di democrazia. questo era il fatto nuovo che accresceva il peso del neofascismo, bilanciando e dando adito alla protesta comunista. l' attacco comunista e l' attacco fascista allo Stato democratico , seppure espressi in quel momento in una forma particolarmente viva e drammatica, costituiscono del resto un dato permanente, perché connaturale alla logica politica di queste forze. non vi sarebbe un comunismo se esso non avesse una permanente, connaturale capacità di attacco allo Stato democratico , che esso nega nella forma che noi riteniamo essenziale alla democrazia; e non vi sarebbe una forza estremista di destra se essa pure non partisse all' attacco dello Stato democratico , negandolo nei suoi principi. credo di avere ascoltato con grande deferenza tutti i discorsi, compreso quello dell' onorevole Michelini. né mi pare di aver detto nulla che abbia carattere offensivo o personale. quindi, pregherei di lasciarmi parlare. dicevo che il problema in quel momento (e vorrei proprio venire al nucleo, così da spiegare in che senso ho parlato di emergenza che non è finita: non emergenza nascente da quel momento drammatico della vita democratica , ma il fatto sottostante a quella situazione) era questo: era ed è necessario, come è sempre stato necessario nella nostra vita democratica in questi anni, di trovare la più efficace base di attacco contro la minaccia totalitaria, il punto di partenza per l' attuazione democratica. in quel momento, cioè, noi abbiamo cercato proprio di costruire, di fronte a questo pericoloso opporsi di forze totalitarie, un Governo di sicura base democratica, un governo perciò che potesse avere l' autorità di fermare in tutte le direzioni la minaccia totalitaria, un Governo che non fosse sospettato di una qualsiasi collusione o intesa con le forze totalitarie di qualsiasi colore. abbiamo cercato di sodisfare in quel momento a questa esigenza attraverso il Governo presieduto dall' onorevole Fanfani. ci pareva necessario evitare ogni compromissione, ogni equivoco di collusioni totalitarie, ci pareva necessario dare la base più limpida, più seria, più inattaccabile, per la soluzione dei problemi della democrazia italiana. questo si è fatto allora. quindi si è costituita una nuova base di Governo. questo è il punto essenziale di quella operazione: non si è tanto cambiato un Governo, quanto si è costituita una nuova base di Governo. e questo, cioè, di tener ferma questa base per la soluzione dei problemi della democrazia italiana, si intende fare adesso, confermando e rafforzando, per parte nostra, la fiducia nel Governo fondato sul consenso dei partiti democratici. solo incidentalmente dirò, in risposta alle affermazioni con le quali l' onorevole Michelini ha quest' oggi costruito tutto il suo discorso, che in quella situazione non vi è stata da parte nostra alcuna intesa ed alcuna promessa nei confronti del partito socialista ; non ci è stato chiesto niente, noi non abbiamo promesso niente; le posizioni del partito socialista erano emerse chiaramente, nel loro significato e nei loro limiti, nel corso del dibattito parlamentare . non vi è stato nessun collegamento tra la Democrazia Cristiana e il partito socialista . tanto meno quindi si può dire che siano state promesse al partito socialista , come ha sostenuto l' onorevole Michelini, alcune cose, come la legittimazione dei moti di piazza, una legge elettorale proporzionale per la provincia (oltre tutto, è noto che questa legge era già avviata prima che sorgesse il Governo Fanfani, e noi avevamo espresso per essa un orientamento favorevole). tanto meno vi sono stati, in quel momento, impegni relativi alla costituzione delle Giunte difficili. quindi che cosa si può dire? che l' emergenza di cui si è parlato in quel momento scaturiva dalla situazione di maggioranza che si era determinata; scaturiva dalla mancanza di una base democratica di Governo; scaturiva — dobbiamo riconoscerlo — dalla confusione nascente dalla discordia dei partiti democratici e dall' isolamento della Democrazia Cristiana , quell' isolamento che aveva portato, ad un certo momento, con le ben note vicende, all' inserimento nella maggioranza del Movimento Sociale Italiano . ora, se questi sono i problemi di fondo da risolvere, se questa è un' emergenza che continua, nel senso che vi sono forze totalitarie di fronte alle quali deve essere attuata una difesa autorevole perché democratica, se questa è la pressione delle forze totalitarie, se è necessaria una base democratica di Governo, ecco perché i partiti che avevano in passato, in altre circostanze, lavorato insieme, hanno accettato in quel momento i sacrifici e gli impegni, hanno accettato gli adattamenti e le limitazioni che la situazione richiedeva, per dare vita ad una formula efficace di Governo democratico. la Democrazia Cristiana , per parte sua, aveva sempre perseguito l' obiettivo di un' intesa con i partiti, con i quali essa aveva lungamente collaborato. è un dovere che, a mio parere (l' ho sempre sottolineato), incombe sulla Democrazia Cristiana quello di perseguire, quale che sia la condizione di potere nella quale essa si trovi, ogni collaborazione democratica, il che essa ha fatto sempre, come è dimostrato dalla storia di questi anni ed anche di questi mesi. sugli altri partiti (ed essi hanno sentito vivamente tale responsabilità in circostanze difficili come queste) incombe appunto la responsabilità, anche per rendere accettabili, per mostrare utili e feconde al paese le articolazioni democratiche, di rendere possibili ragionevoli intese di Governo. se di emergenza si poté parlare all' atto della costituzione di questo Governo, fu soprattutto perché l' evidente grave difficoltà del momento politico poté richiamare i partiti ad assumere generosamente, anche con loro sacrificio, questa responsabilità ed a rompere l' isolamento nel quale la Democrazia Cristiana si trovava. la Democrazia Cristiana si è trovata spesso, in questi anni, a dover affrontare da sola grandi responsabilità, a doverle affrontare con forze insufficienti. crediamo di poter dire che essa ha sempre fatto il possibile per costituire maggioranze democratiche con rispetto per tutti i partiti. crediamo di poter dire che, anche quando ci siamo trovati soli, abbiamo fatto ogni sforzo, fino al limite del possibile, per conservare, come era nostro dovere, l' equilibrio politico generale. ma nelle condizioni di forza nelle quali la Democrazia Cristiana si trova, essa non può a lungo e da sola conservare integra la democrazia e garantire le prospettive di sviluppo della vita politica italiana . per questo tutti i partiti hanno creduto di affiancarsi alla Democrazia Cristiana , non rispondendo ad una nostra richiesta, che non sarebbe stata certo abbastanza autorevole per spingerei partiti ad assumere queste responsabilità, ma corrispondendo alle esigenze della situazione, servendo gli interessi veri della democrazia e del paese. così i partiti hanno assunto le loro responsabilità ed abbiamo sentito, nel corso di questo dibattito, che essi ritengono di dover continuare ad assumerle. queste responsabilità sono state assunte nella forma più aderente alle particolari vedute e prospettive dei singoli partiti. questa è la caratteristica della formula di Governo che è emersa in questa situazione ed ha potuto affrontare i gravi problemi del paese nel corso di quest' anno, una formula di collegamento fra i partiti che salva le vedute e le prospettive particolari di essi, una formula di Governo che si esprime nella maniera più aderente alle ancora sottolineate diversità dei singoli partiti. è, tuttavia, un collegamento che realizza, nella fiducia che tutti i partiti hanno accordato al Governo espresso dalla Democrazia Cristiana , quell' unità di fondo che è necessaria per fronteggiare i compiti urgenti della difesa democratica e quelli inerenti all' inarrestabile sviluppo della società nazionale con tutti i suoi problemi. è nato così un Governo di convergenza democratica, invece che un governo di coalizione . una formula, quella della convergenza, sulla quale si è discusso lungamente, sulla quale si è anche ironizzato da varie parti. tutti coloro che sono al di fuori di questo impegno di Governo, hanno cercato di sottolineare il carattere peculiare, fragile, difficile dell' intesa di Governo. è una polemica, facile, nella quale si è esercitata quotidianamente la stampa nel corso di tutti questi mesi. noi abbiamo creato un Governo di convergenza, cioè abbiamo configurato un libero ed autonomo confluire di forze, le quali non procedono parallele, come si è detto, ma confluiscono verso un punto comune, verso il Governo, al quale i partiti hanno inteso dar vita e che intendono mantenere in vita. è un partire da posizioni diverse, che restano integre come posizione di fondo dei partiti, ma per giungere a un punto comune. innegabilmente nella natura di questa formula vi è che si tratta di un impegno minore dei partiti, di una intesa meno piena, di una minore compenetrazione che non quella che comporta una vera coalizione di Governo. ma neppure le coalizioni, proprio perché raccolgono partiti diversi e che intendono restare diversi, comportano vera compenetrazione ed assimilazione. anche le coalizioni, del resto, non ignorano le diversità dei punti di vista tra i partiti e le faticose, qualche volta vane, composizioni di esse. né, possiamo dirlo, debbono essere sopravvalutate, come si è un po' fatto qui con una polemica facile, le divergenze e le difficoltà che avrebbero reso difficile, travagliata e in certo senso impossibile la vita del Governo. vero che ci siamo incontrati molte volte, ma il più delle volte si è trattato di dibattiti tra noi su questioni di principio, su temi e modi di evoluzione della situazione politica, sull' avvenire e non sul presente della nostra comunità nazionale. non è mancata mai tra, noi la lealtà e crediamo, al di là delle polemiche verbali, il reciproco rispetto nella consapevolezza di un comune servizio che, partendo da posizioni diverse, siamo chiamati a rendere alla democrazia italiana; reciproco rispetto per una attitudine che a tutti questi partiti viene riconosciuta, pur nelle loro diversità, ad assolvere il compito di servizio democratico che è stato ad essi affidato. naturalmente una intesa tra i partiti di questa natura comporta dei limiti, delle rinunce, è legata con una sensibilità più acuta e più attenta ai mutamenti, anche minori, della situazione politica. il primo limite della convergenza è derivante dalla sua stessa configurazione, cioè da questa libertà che i partiti si sono riservati, pur dando il loro appoggio politicamente e giuridicamente pieno per la vita del Governo, di valutare le prospettive della situazione politica, quella libertà la quale fa sì che i partiti in complesso intendano conservare questa struttura all' intesa tra i partiti e non pensino a modificarla e a trasformarla in una vera coalizione nella quale queste libere valutazione degli sviluppi della situazione siano in qualche modo limitate, imbrigliate nell' ambito di un più rigido e preciso impegno di coalizione di Governo. quindi posso dire che non vi sono stati nell' interno della convergenza tentativi di trasformare questa formula, che così com' è corrisponde alla situazione politica particolare del nostro paese in questo momento, così come la Democrazia Cristiana non persegue questi obiettivi di mutamento della formula, anche per rispetto alla volontà dei partiti che con essa si incontrano, la Democrazia Cristiana . quel movimento che vi è stato soprattutto in questi ultimi mesi non era tendente a modificare la situazione politica e la formula che ad essa corrisponde, ma piuttosto a stabilire le condizioni per le quali, questa restando la formula di Governo, sia possibile meglio assicurarne la serietà, la fecondità, la utilizzabilità sul piano democratico. noi abbiamo detto in questo periodo con molta serenità che non intendevamo modificare il tipo di incontro tra i partiti, che non intendevano ipotecare (nessuno di noi lo avrebbe potuto) la direttiva di fondo dei partiti, la loro volontà di essere, di presentarsi liberi nella loro visione della realtà italiana e dei suoi sviluppi. abbiamo chiesto una cosa minore, ma di grande importanza, una cosa che è compatibile con la natura della convergenza, una cosa che corrisponde quindi alla situazione politica. abbiamo cercato di impegnarci sempre di più, nella nostra piena libertà, a fare tutto quello che, appunto in una visione complessiva della situazione, avremmo ritenuto di potere e di dovere fare insieme. ci siamo sforzati cioè di rendere la formula di Governo, pur nella sua particolarità, seria, fruttuosa, apprezzabile per l' elettorato; abbiamo cioè cercato di fare in modo che il nostro sforzo comune potesse servire a ravvivare la speranza in quanti credono che la democrazia sia capace di operare davvero fecondamente nell' interesse del paese. certamente, lo si è rilevato anche nel corso di questo dibattito da varie parti, vi sono tra i limiti della convergenza, oltre quello della sua stessa configurazione, anche taluni limiti di carattere programmatico. vi sono anche dei punti sui quali non vi è identità di vedute tra tutti i partiti che insieme hanno dato vita al Governo, punti sui quali l' affinità esiste tra questo o quel partito e non fra essi tutti. però fino a questo momento dobbiamo rilevare che, a parte la considerazione delle essenziali esigenze di difesa democratica che sono la base dalla quale nasce il Governo, queste possibili diversità di visione in ordine ai programmi e all' azione da svolgere in sede governativa non hanno dato luogo ad una seria divergenza di valutazione circa le cose da fare. tutte le cose che ci è sembrato, insomma, che dovessero essere fatte, le abbiamo fatte in questo periodo. abbiamo cioè affrontato i problemi che la situazione stessa proponeva e sui quali non abbiamo riscontrato delle divergenze. e crediamo si possa escludere che una irragionevole resistenza di singole forze politiche possa determinare per divergenze programmatiche di principio una stasi nell' attività di Governo in contrasto con le esigenze del paese. noi crediamo che, quale che sia la graduazione e la particolarità di visione dei singoli partiti, nessuno si assumerebbe la responsabilità di fermare il cammino di questa formula, poiché essa appare necessaria ancora in questo momento di fronte al paese. l' onorevole Nenni ha fatto nel suo intervento una enunciazione molto precisa di tutti i punti di una azione di governo che si collochi nel contesto della valutazione che il partito socialista dà delle esigenze del paese; e nel fare questa elencazione ha rilevato che su buona parte di questi punti vi sarebbe una carenza, una impossibilità di movimento, anche solo una, impossibilità di intraprendere la discussione su questi temi, il che sarebbe la prova della obiettiva inidoneità della convergenza a sostenere una qualsiasi coordinata ed omogenea azione di governo . mi pare che l' opinione dell' onorevole Nenni sia estremamente pessimistica. io non posso in questo momento soffermarmi sui vari punti, anche perché ritengo che il presidente del Consiglio avrà molte cose da dire a questo proposito, e lo farà certamente in modo organico, ma credo di poter dire che, quali che siano le particolari visioni sui temi indicati nella piattaforma programmatica ora richiamata dal partito socialista , su moltissime di queste cose noi siamo in condizioni di muoverci e di realizzare una politica di Governo sufficientemente omogenea sulla base dei partiti che costituiscono la convergenza. un qualche accenno particolare ha fatto l' onorevole Nenni al piano della scuola, piano della scuola che è stato utilizzato nel suo discorso come uno strumento di possibile polemica in seno ai partiti della convergenza. a parte il rilievo che la posizione socialista è negativa sul complesso del provvedimento (che viene invece accettato e sollecitato dagli altri partiti), in quanto la impostazione che è emersa dalle stesse parole dell' onorevole Nenni è che il piano andrebbe rifatto in rapporto alle riforme di struttura, alle riforme qualitative della scuola, come andrebbe radicalmente modificato anche in materia di edilizia scolastica, a parte questa circostanza, non vi è dubbio che il piano della scuola è servito all' onorevole Nenni per rilevare delle difficoltà in seno al raggruppamento dei partiti di convergenza. ora, a questo proposito, noi crediamo di poter dire, salvo quello che dirà nella sua preminente responsabilità il presidente del Consiglio , che il piano della scuola, così come è stato elaborato, costituisce uno strumento, forse non del tutto sufficiente, ormai, nella successiva evoluzione dei tempi, ma certamente di grande importanza per affrontare i problemi della scuola italiana. noi sappiamo quali sono i punti, in materia scolastica, in ordine ai quali vi sono posizioni diverse tra il partito della Democrazia Cristiana ed altri partiti. in tale senso non è, questo, un tema che riguardi soltanto il raggruppamento dei partiti di convergenza: è un tema che potrebbe dividere il partito democratico cristiano e i vari partiti laici nelle loro diverse qualificazioni. nessuno penserà che la Democrazia Cristiana possa rinunciare ad alcune posizioni di fondo, ad alcune affermazioni di principio, ad alcune impostazioni che rispondono alla sua stessa caratterizzazione di partito politico . in tutti questi anni noi ci siamo sempre sforzati, pur nella fedeltà e coerenza costanti alle nostre impostazioni di fondo, di non approfondire le divisioni con i partiti democratici che potessero nascere da motivi così difficili e delicati. è un lavoro però questo, onorevoli colleghi , che deve essere fatto da tutte le parti, perché se la Democrazia Cristiana ha il dovere di fare in modo, per quanto da essa dipende, che sia possibile una articolata vita democratica , se essa da sempre, in particolare con De Gasperi , ha dato opera per far sì che non sorga uno steccato che divida: cattolici e laici nella vita democratica italiana, anche i partiti laici, però, hanno sufficiente senso di responsabilità per comprendere che in questo lavoro bisogna essere in due, bisogna avere reciproca comprensione se si vuole fondare su solide basi la democrazia italiana. comunque, su questo tema io credo che il presidente del Consiglio , nella sua responsabilità, possa indicare i tempi, i modi, le forme attraverso i quali possa ordinatamente procedere, nel modo più proficuo, la discussione dei vari argomenti che riguardano la politica scolastica . quindi possiamo dire non solo che la formula di Governo è valida, che la formula di Governo, pur nella sua peculiarità, può affrontare le esigenze pressanti della situazione politica, ma anche che il Governo che è stato espresso dalla convergenza democratica questo compito lo ha egregiamente assolto nel corso di questo anno. mi riferirò ai riconoscimenti che sono venuti anche da partiti i quali logicamente devono essere più esigenti nella valutazione dell' attività di Governo, perché essi l' appoggiano soltanto dall' esterno, e proprio dalla fecondità dell' azione di governo ed insieme dalla permanenza dell' esigenza democratica di cui abbiamo parlato traggono motivo per assicurare ancora il loro appoggio al Governo dell' onorevole Fanfani. l' azione del governo è stata continua, efficace, feconda. il Governo si è trovato dinanzi molti più problemi che non quelli che esso aveva inserito nel suo scarno discorso programmatico. molte cose che in quel momento non erano sul tappeto della vita politica italiana , sono emerse, sono diventate urgenti, sono diventate pressanti, e queste varie cose il Governo ha fronteggiato — mi pare — con uno straordinario impegno nel corso di questi anni, dalla politica interna , che è stata, mi pare, una dignitosa politica di difesa dell' ordine pubblico , della democrazia italiana, fino alla politica estera , che si è svolta seria e costruttiva nell' ambito delle alleanze con una grande apertura in ordine a tutti i problemi che presenta il tormentato momento politico nel quale viviamo. e quindi desidero in questo momento dare atto al Governo dell' onorevole Fanfani di quanto esso ha fatto efficacemente al servizio del nostro paese. in particolare, desidero ringraziare l' onorevole Fanfani per la guida serena e saggia che egli ha saputo dare al Governo da lui presieduto. così come desidero dare atto a tutti i suoi collaboratori del generoso sforzo con il quale essi si sono impegnati al servizio del paese in questo periodo. vi è poi un altro limite ragionevole della convergenza oltre quello della sua stessa natura, ed è il limite della conservazione dell' equilibrio politico generale. è evidente che nella convergenza vi è una libertà di movimento, una libertà di iniziativa maggiore che non avvenga nei governi di coalizione, ma è evidente che vi è un limite al di là del quale la convergenza potrebbe essere snaturata e di fatto sostituita da un altro tipo di maggioranza. questo è, quindi, un limite che noi — e mi pare tutti i partiti — abbiamo cercato di rispettare in questo periodo. è evidente che sarebbe incompatibile con la politica di convergenza, con la presenza dei diversi partiti che la compongono, una qualsiasi compiacenza in senso frontista a sinistra o in senso di blocchi a destra, perché è evidente che la convergenza esprime una linea di equilibrio politico, una linea rigida di difesa democratica, che non consente né sbandamenti verso una estrema, né sbandamenti verso l' altra. e così è evidente che i movimenti che sono stati compiuti, che si sono rivelati possibili nella restante area politica, siano stati contenuti in limiti tali da conservare, appunto, nel complesso l' equilibrio politico generale della convergenza. accanto poi a questa caratteristica della convergenza, alle differenze dei partiti che vengono conservate senza impedire il loro concentrarsi nel punto comune, la fiducia al Governo, vi è un' altra caratteristica propria della convergenza: il discorso sulle prospettive politiche, il dialogo liberamente svolto con le altre forze politiche , la libertà che i partiti si riservano in questa materia. la libertà per la quale essi evitano di cristallizzare, come si dice, la situazione politica è in relazione all' auspicata disponibilità di altre forze politiche con le quali s' intende condurre un dialogo chiarificatore. ora è evidente che a proposito di queste prospettive, a proposito delle valutazioni in ordine alle posizioni degli altri partiti, a proposito anche delle critiche che si rivolgono alla convergenza per la scarsa omogeneità, per l' unilateralità degli appoggi nei quali essa si concreta, vi è da esaminare le prospettive che possano essere offerte dal partito socialista . vorrei fare, a questo proposito, solo una prima osservazione: cioè, mentre la critica che si rivolge al Governo di convergenza è appunto la critica della sua scarsa omogeneità, della sua unilateralità, della sua insufficienza, quella che viene offerta in astratto e in linea di principio come possibile alternativa di Governo a questa situazione è appunto una formula che darebbe luogo, ove essa fosse attuata, ad una situazione egualmente di appoggi unilaterali, per giunta di appoggi di carattere negativo, di mera astensione, appoggi in relazione a taluni punti di programma che potrebbero caratterizzare un governo e nei quali il partito socialista vede non tanto rispecchiati i propri punti di vista , quanto espressi interessi della collettività nazionale. dico questo per sottolineare che, allo stato delle cose , al di là delle posizioni e delle polemiche dei vari partiti e delle particolari posizioni degli uni o degli altri, c' è una decisione socialista che è un fatto dominante nella situazione politica. la decisione socialista è una solenne deliberazione congressuale che evidentemente noi in questo momento non discutiamo, perché essa nasce da una complessa situazione di quel partito; è una decisione congressuale che, con l' adesione di tutto il partito socialista , vieta a questo partito di costituire una maggioranza organica con la Democrazia Cristiana . cioè, nella, valutazione della situazione fatta guardando alle prospettive, ai rischi e alle possibilità della situazione politica, il partito socialista ritiene di non potere — allo stato delle cose e guardando alle proprie posizioni e a quelle altrui — immaginare un coagulo politico che faccia perno, oltre che su altri partiti, sulla Democrazia Cristiana e sul partito socialista . il partito socialista non può, per sua deliberazione congressuale, impegnarsi oltre un appoggio unilaterale in forma negativa, diremmo meglio una non opposizione; cioè non può che realizzare una forma autonoma e unilaterale di convergenza nella forma di non opposizione a una politica determinata, secondo alcune rigorose condizioni, che corrisponda ad alcune esigenze nelle quali il partito socialista riscontri elementi tali, nell' interesse del paese, da giustificare la sua non ostilità. ora, questa formula di non ostilità, limitata e condizionata a un certo contenuto positivo, per la sua stessa natura, proprio per quel presupposto da cui si parte (nessuna possibile maggioranza organica con la Democrazia Cristiana ), lascia in ombra altri punti del discorso politico e altri dati dai quali evidentemente non si può prescindere nello svolgere un' azione politica, che non può che essere unitaria e continua; un' azione quindi che nel suo insieme deve essere armonizzata in rapporto ai sostegni parlamentari che questa complessa azione di governo possa ricevere. unica formula, quindi, nella quale si presenti un possibile contributo del partito socialista nell' attuale realtà politica, la formula quindi che è sottostante alla mozione socialista è, possiamo dire, una formula difficile, una formula che, per la sua stessa consistenza e a prescindere da tutte le motivazioni generali, presenta seri e gravi problemi e che sembra più adatta per sperimentare, per far muovere una situazione politica, per saggiarla nelle sue possibilità di svolgimento, che non una formula reale, omogenea, stabile, atta a risolvere i problemi della vita politica italiana . di fronte quindi alle nostre convergenze, pur con la minore omogeneità che in esse si riscontra, pur con quella libertà di appoggio che caratterizza i partiti, ci è proposta come alternativa una formula che sarebbe ugualmente di convergenza, che sarebbe ugualmente inficiata, sia pure in senso diverso, da una non omogeneità, perché essa è polarizzata necessariamente intorno a un punto, che è il punto dello sviluppo economico-sociale, ma tace, è costretta tacere su altri aspetti della azione politica, con particolare riguardo alla politica estera . nel giudicare quindi di queste situazioni, sarebbe bene che non vi fosse come una attesa miracolistica di fronte alle alternative alla situazione presente, considerate come atte a realizzare la stabilità politica e l' omogeneità programmatica che si lamenta non sussistano in questo momento. vi è evidentemente il problema del cosidetto allargamento dell' area democratica. vi è una prospettiva e una esigenza alle quali la Democrazia Cristiana non si è mai sottratta, alle quali nessun partito democratico potrebbe essere indifferente; la prospettiva e l' esigenza di misurare la consistenza della area democratica. questo non è un problema che sia stato, come qualcuno ritiene, capricciosamente posto dalla Democrazia Cristiana o da altre forze democratiche. non si tratta né di ingenuità nostra né di malizia, bensì di un problema reale, di un problema politico di fondo e neppure di un problema di Governo. quella della valorizzazione sul piano democratico su un piano di sincerità e di lealtà, di forze che possono essere acquisite alla democrazia è una prospettiva sinceramente e costantemente perseguita dalla Democrazia Cristiana in tutti questi anni; perseguita, possiamo anche dirlo, con un certo coraggio e in una prospettiva politica generale, anche se in forme diverse. questo orientamento rientra nella prospettiva democratica generale della Democrazia Cristiana , nella sua costante opposizione ad ogni estremismo, nel suo rifiuto di radicalizzare, anche se ciò dovesse essere a proprio vantaggio, la situazione politica, nella sua ricerca di efficaci articolazioni democratiche di una società italiana sottratta all' estremismo e alle rigide contrapposizioni. un elemento importante della situazione politica è la reale autonomia e la disponibilità democratica del partito socialista italiano. non è strano, non è incomprensibile che pure attenti come siamo, doverosamente, ad ogni evoluzione in senso democratico — si sia sempre guardato con particolare attenzione in una direzione nella quale sono masse di popolo e di lavoratori, in una direzione nella quale faticosamente, confusamente se si vuole, si lavora per il domani. le forze democratiche italiane devono auspicare che questo sforzo possa essere indirizzato e inalveato, su una base di sincerità e di verità, in modo che quelle forze popolari possano inserirsi costruttivamente e senza deviazioni, ma anzi completandolo e approfondendolo, nel complesso dei principi e dei valori della democrazia come noi la concepiamo, ancorata alla tutela integrale della libertà politica e della dignità umana. dirò all' onorevole Nenni, come all' onorevole Covelli, che non vi è nessuna presunzione in noi, quando parliamo dell' area democratica, dei suoi confini, della maturità e attitudine dei partiti a starvi dentro. noi non diamo un giudizio dall' alto, come si dice; partiamo dalle nostre idee, da alcune intuizioni che riteniamo siano stabilmente acquisite nella coscienza popolare e rappresentino il patrimonio della maggioranza del popolo italiano . altri può dare il suo apporto di consenso o di dissenso a queste idee: si tratta di vedere se siamo d' accordo sulle cose essenziali, se accettiamo gli stessi principi, se vi è una sufficiente omogeneità in ordine al contenuto e all' attuazione della democrazia. il problema dell' area democratica — lo abbiamo detto altre volte — non dovrebbe coincidere con il problema dell' area di Governo. in una democrazia ben ordinata deve essere possibile un' ampia articolazione nell' area democratica, sicché in essa, con sicurezza, con libertà si possano fare le scelte ritenute più opportune proprio per la determinazione, nell' ambito dell' area democratica, dell' area ritenuta omogenea ed efficace per svolgere, in aderenza alle particolari situazioni storiche, un' azione efficace di Governo. anche la Democrazia Cristiana ha creduto in qualche momento (forse anticipando i tempi, non valutando forse alcune asperità e difficoltà della situazione) di poter scegliere nell' area democratica. ed è augurabile, appunto, che l' area democratica si dilati in modo tale che la libertà di scelta sia larga, sicura, continua. libertà di scelta e caratterizzazione del partito, sono gli obiettivi perseguiti dalla Democrazia Cristiana insieme con l' allargamento, in sé e per sé, fecondo dell' area democratica. vi sono però le cose essenziali da salvare. ecco perché si deve sempre misurare la consistenza dell' area democratica, per vedere le articolazioni che in essa si possano iscrivere. l' attenzione della Democrazia Cristiana , rivolta ai problemi dell' allargamento e della consistenza dell' area democratica, non è una attenzione ingenua o facilmente miracolistica; non è che la Democrazia Cristiana non veda quali ostacoli vi siano, quali obiettive difficoltà ancora insuperabili nel processo di effettiva autonomia del partito socialista . quindi non siamo (e non parlo così, per ragioni di principio, in favore del mio partito, ma perché credo che la cosa sia vera) partecipi di quel sicuro ottimismo che vede tutto pronto, tutto disponibile, tutto chiaro nel partito socialista , tutto paralizzante, tutto indisponibile, tutto oscuro nella Democrazia Cristiana . avremo anche noi difetti, lacune, torti e responsabilità nel corso di questi anni difficili. certamente ci siamo scontrati anche noi con gravi difficoltà. ma abbiamo alcune idee chiare, abbiamo assolto permanentemente ad alcune funzioni di alta responsabilità, le abbiamo tenute ferme queste posizioni di responsabilità, per sedici anni, con costanza di ideali e di propositi, sicché essi sono stati veramente determinanti per la vita democratica del paese. ed è strano e misterioso perché, dentro e fuori del partito socialista , la Democrazia Cristiana debba essere messa così frequentemente sotto accusa, avendo essa contribuito in modo determinante, contro altri o senza altri, a garantire la libertà, a stabilire, a consolidare in questi anni la democrazia italiana in modo tale che possono essere proposti altri problemi, i quali non sarebbero concepibili se non vi fosse una base democratica sufficientemente solida. quindi noi non abbiamo commesso imprudenze in questi anni, anche se siamo stati, credo, sempre responsabili nelle nostre posizioni nei confronti del partito socialista . abbiamo fatto, credo, la nostra parte, chiarendo nettamente i confini con la destra e ad essa accompagnando il nostro preciso impegno di progresso sociale . e lo abbiamo fatto anche mentre ci si opponeva l' alibi di altrui collaborazioni con il partito comunista . dobbiamo dire, avendo fatto queste cose, che non si sono, in complesso, fatti passi in avanti sulla strada di una utilizzazione piena del partito socialista sul terreno democratico. con una, credo, giusta severità, si potrebbe dire, sul piano episodico e contingente, che si sono fatti taluni passi indietro. non che io voglia sopravvalutare quello che è episodico e contingente, anche se alcuni di questi episodi ci hanno profondamente colpito. noi abbiamo espresso la nostra opinione, in modo molto misurato e responsabile, sul congresso di Milano del partito socialista , al quale ancora ieri si richiamava l' onorevole Saragat con giudizi molto seri e meditati. noi non abbiamo disconosciuto mai (lo abbiamo scritto anche sul nostro giornale) che nel congresso di Milano siano emerse alcune posizioni di coraggioso e forte impegno autonomistico, alcune posizioni piene di passione, piene, credo, di intima verità. ma a queste posizioni, alle quali fin dal primo momento abbiamo ritenuto doveroso dare atto, hanno corrisposto, in una valutazione che non può che essere globale (e chiedo scusa per il mio entrare a parlare di problemi interni di partito, dei quali peraltro si parla sempre nei confronti di tutti i partiti) la forza e l' aggressività della minoranza di sinistra del partito socialista , e alcuni sbandamenti, alcune posizioni particolari nell' ambito della stessa maggioranza. citerò, come dati di dominio comune, la permanenza di quegli impegni unitari di carattere sindacale o inerenti alle amministrazioni locali , che non sono stati neppure oggetto di discussione né da parte della maggioranza, né da parte della minoranza del partito socialista , ritenendosi che essi siano espressione di normale vita democratica e che non comportino un impegno politico generale. ma come queste cose abbiano pesato e pesino nella nostra valutazione e nella valutazione dell' opinione pubblica generale, io credo non sia necessario ripetere in questo momento. fu riconfermato il neutralismo in politica estera . del partito socialista quasi come una posizione ideologica. ora, dalle posizioni ideologiche, si può certo scendere poi alle posizioni politiche concrete, ma questo passaggio non risulta chiaro nella politica estera del partito socialista , anche se vi sono stati alcuni accenni circa il modo come potrebbe essere conciliata la tendenza neutralista con l' adesione ai patti che impegnano il paese; accenni che sono apparsi però molto sfumati, legati, mi pare, come ebbi a rilevare nel congresso di Firenze, ad una distensione che non è, purtroppo, sempre una realtà in una vita internazionale tormentata e che conosce momenti di acutissima tensione. solo nel caso di una distensione, che può essere auspicata e che, peraltro, può anche non riscontrarsi, ci si trova in condizioni di non poter adempiere ai patti con quella interpretazione limitativa e distensiva che è stata avanzata dal partito socialista . sicché sembra che nel partito socialista sia difficile il passaggio da una ideale posizione neutralista ad una concreta aderenza alla realtà italiana, la quale è legata a situazioni, direi, storiche di ordine internazionale oltreché ai vincoli di patria che sono al di fuori ed al di sopra di una discussione, perché non solo sono sanciti dal Parlamento, ma consacrati ripetutamente nelle consultazioni elettorali che si sono avute nel nostro paese. ecco, questi sono tutti i punti sui quali cade da tempo la discussione. sono cose vecchie e mi scuso di dire cose vecchie con parole vecchie; ma sono vecchi anche i problemi che non sono giunti alla loro soluzione. così il partito socialista è in bilico tra una spinta autonomistica, in taluni sincera e viva, ma che stenta comunque a trovare il coraggio necessario per trarre le conseguenze dei suoi principi, e la pratica di un allineamento di fatto, di un allineamento che di volta in volta si ripete col partito comunista e che comporta obiettivamente una volontà di opposizione frontale e di rottura della Democrazia Cristiana . abbiamo avuto la sensazione che questa volontà vi sia anche nel gruppo di maggioranza autonomista, se l' onorevole Lombardi ha potuto aggiungere, a giustificazione della validità delle Giunte di centrosinistra, il fatto delle resistenze, delle difficoltà che esse avrebbero determinato in seno, alla Democrazia Cristiana . anche ieri, quando l' onorevole Saragat parlava della svolta a sinistra che sarebbe l' obiettivo della politica socialista, l' onorevole Lombardi assentiva severamente. ora, non è che io contesti che ogni partito abbia una prospettiva politica propria, alla quale è legata anche la sua forza ideale e la sua capacità di penetrazione; però, evidentemente, se queste formule si mescolano, allora sembra preminente sulla volontà ideale di collaborazione, in talune circostanze, nell' interesse del paese, una volontà di utilizzazione di taluni contatti per realizzare la propria politica di fondo. certo ogni partito persegue i propri obiettivi anche nelle collaborazioni che stabilisce. ma se questa esigenza si fa troppo pressante, allora veramente diventa impossibile quel tanto di incontro, su un terreno ragionevole, che si compie nell' interesse del paese. se invece non si accantonano, neppure per poco, le posizioni particolari e si utilizza la collaborazione in funzione di rottura, allora la situazione diventa veramente insostenibile. dico questo perché l' onorevole Lombardi ebbe la non amabilità di dare questa interpretazione delle Giunte cosiddette difficili in senso di rottura della Democrazia Cristiana . ma devo deludere l' onorevole Lombardi o chiunque altro, dicendo che la Democrazia Cristiana non è al limite della frattura ed essa è in condizione di muoversi unita anche per le cose più difficili, purché si tratti di cose ragionevoli e meditate. la forza e l' unità della Democrazia Cristiana , la sua capacità, con la quale mi pare che essa renda un servizio al paese e alla democrazia italiana, di rappresentare sul terreno democratico le esigenze del mondo cattolico in Italia, la sua intatta capacità di parlare al paese nelle sue varie articolazioni, la sua attitudine a destare nell' opinione pubblica stabile e viva risonanza, è una realtà innegabile con la quale tutti debbono farei conti. ogni dialogo con la Democrazia Cristiana non può essere fatto che su basi di sicurezza democratica e con la Democrazia Cristiana tutta intera. questa oscillazione socialista è dunque paralizzante e pericolosa per il paese, per la democrazia e credo anche per lo stesso partito socialista . i nostri congressi, i nostri consigli nazionali hanno chiesto una scelta, hanno posto delle condizioni che non sono né umilianti né arbitrarie. al di fuori di esse i socialisti potranno sostenere cose estremamente rispettabili, ma sono su un terreno diverso dal nostro, si trovano in sede politica in condizioni di diversità. noi chiediamo una scelta come noi crediamo di averla fatta con la rinnovata e sottolineata precisazione dei nostri confini a destra. e una cosa seria, è una cosa di fondo che lascia un margine minimo al giuoco tattico e alle mascherature. solo citerò a proposito di questi episodi che ci hanno determinato meraviglia e disagio il recente episodio siciliano. in Sicilia, la Democrazia Cristiana non senza difficoltà e rischi, data la fluida situazione siciliana, cronicamente dominata dal « milazzismo » , che è nato in Sicilia e rischia di essere trasferito altrove...... ha rotto con la destra e lo ha fatto per ragioni morali e politiche. morali nel senso di coerenza, di ragioni ideali, per rispetto di se stessa e dei partiti che la aiutano a governare, come un atto di correttezza e di coraggio che potesse eccitare correttezza e coraggio anche nel partito socialista . avendo effettuato questa rottura, sulla quale non saremmo tornati indietro, malgrado i quattro mesi di crisi, ci pareva di potere attendere rispetto e lealtà e un atteggiamento autonomo del partito socialista . invece abbiamo più volte visto il candidato socialista votato per un preciso accordo, che non è un mistero perché è stato dichiarato, oltre che dai comunisti, dalla intesa di destra. è vero che l' onorevole Corallo per quattro o cinque volte si è dimesso dopo l' elezione (anche queste dimissioni erano concordate), ma non è meno vero che la confluenza negativa sinistra-destra è valsa ad impedire la elezione del candidato della Democrazia Cristiana che sfiorava la maggioranza assoluta . sicché voi socialisti, che avete fatto un Governo di minoranza con 39 voti, non ci avete consentito, dopo la rottura a destra, di fare il nostro Governo di minoranza con 44 voti. il vostro Corallo è stato eletto perché non vi è stata contro il candidato socialista l' azione di confluenza. che invece c' è stata sempre quando si trattava di impedire l' elezione del candidato della Democrazia Cristiana . voi vi siete messi d' accordo con la destra per evitare che fosse eletto un candidato che aveva 44 voti, però avete fruito dei voti della destra per fare eleggere il vostro candidato che ne aveva 39. tutto questo, in odio alla soluzione centrista e minoritaria della crisi ad opera della Democrazia Cristiana , doveva preparare l' occasione per la cosiddetta elezione pulita dell' onorevole Corallo: una elezione pulita, ma fondata sui voti comunisti, oltre che di quell' altro partito di cui si è tanto parlato; una elezione pulita, ma minoritaria, così come sarebbe stata, ma con maggiore titolo (per lo meno si avevano più voti), quella della Democrazia Cristiana . una elezione pulita era una necessità, perché si doveva superare la paralisi amministrativa della regione, perché si doveva salvare l' autonomia siciliana. ma tutte queste cose non le avrebbe potute fare la Democrazia Cristiana che aveva la maggioranza relativa ? il governo Corallo in Sicilia fu eletto in forza della determinante presenza in Aula della destra ed è rimasto in piedi in occasione della mozione di sfiducia in forza dell' astensione benevola della destra. il fatto che l' astensione della destra sia data in opposizione alla Democrazia Cristiana non toglie che il vostro Governo siciliano benefici dell' astensione determinante della destra. voi dite che si dimetterà il 31 luglio. staremo a vedere. è una data climaticamente poco incoraggiate. non vedo che cosa si possa fare il 31 luglio. ad ogni modo staremo a vedere quanto tempo durerà il Governo che voi socialisti avete stabilito con la benevola astensione della destra. anche a Roma abbiamo visto i voti del Movimento Sociale Italiano confondersi con quelli dei socialisti e dopo le elezioni c' è stata una dichiarazione possibilista... io non ho ancora capito che cosa il Grisolia pensasse di ricavare da una elezione avvenuta coi voti determinanti dei comunisti, dei socialisti e dei missini. non ho capito la dichiarazione da lui fatta che era abbastanza aperta, abbastanza ottimistica, così piena di previsioni e di attesa. quindi vi è stato un voto comune. non è che io voglia in questo momento dare a questi fatti un peso superiore a quello che possano avere sul piano tattico; ma credete che sono fatti piuttosto sconcertanti, sicché ci domandiamo a quali disegni obbediscano queste contorte iniziative del partito socialista , che fanno da sfondo alla discussione di questa inutile mozione di sfiducia . vorrei aggiungere che questi fatti non sono neppure nell' interesse tattico del partito socialista , e vorrei ammonire di fronte ai pericoli di giocare con esperienze di tipo milazziano, anche se di carattere temporaneo e tattico, perché con il milazzismo si introduce la legge della giunga nella vita politica italiana , e quando la si sia introdotta, nessun partito si salva. a proposito della situazione siciliana, come di altre, si è parlato di veti, di pressioni esercitate sulla Democrazia Cristiana . devo dire che si tratta, per le decisioni che sono state prese — del resto sono state rese pubbliche — sempre di una retta valutazione della situazione politica da parte nostra. anche l' onorevole Reale ha fatto alcuni accenni ad una specie di illimitata possibilità che sarebbe garantita nella convergenza di fare talune cose, talune esperienze. io devo ripetere quello che la nostra direzione ha già detto a proposito delle Giunte. la pregiudiziale socialista di dare in ogni caso priorità alla conseguita maggioranza. di sinistra nelle amministrazioni locali non ha solo contribuito a qualificare la campagna elettorale socialista e a dare un certo significato alla situazione politica, ma ha posto, come dichiarò la nostra direzione, una remora insuperabile all' accordo sul terreno delle Giunte difficili che potesse assumere un vero e proprio significato politico. questo dato della preminenza all' accordo Psi Pci negli enti locali , inserito nella situazione politica generale, ha reso impossibile una generalizzazione degli accordi col partito socialista sul piano amministrativo, perché esso avrebbe avuto in tali condizioni per se stesso un valore politico, avrebbe posto le premesse per una diversa maggioranza politica, che era per altro, per le ragioni già esposte, impossibile. quindi si tratta di domandarsi se sia compatibile una illimitata attuazione dell' accordo amministrativo Democrazia Cristiana — partito socialista con la priorità, mai smentita, per le maggioranze di sinistra, essendo i dati della situazione politica generale quelli che abbiamo indicato. ciò malgrado, e proprio non travalicando i confini di un fenomeno amministrativo, anche se in sé significativo, proprio con significato amministrativo e limitato, la Democrazia Cristiana ha consentito esperienze di collaborazione amministrativa purché esse non alterassero la situazione politica generale. è una esperienza che non abbiamo sottovalutato, che non è stata negativa, che ha consentito un prudente accostamento dei due partiti sia pure soltanto sul terreno amministrativo. ma queste intese non possono essere amplificate ed utilizzate per più vasti disegni di carattere politico, anche se hanno in sé un significato e un valore che nessuno dei due partiti, se prevalga il senso di responsabilità , deve essere portato a sottovalutare. in conclusione possiamo dire che, fermi restando i liberi sviluppi della situazione politica, le prospettive di azione dei partiti, si deve e sì può liberamente provvedere alla situazione politica che non può attendere con le sue pressanti esigenze alle quali si deve soddisfare. questa rispondenza all' oggi e questa garanzia del domani non può essere affidata alla sola Democrazia Cristiana , deve essere affidata necessariamente al concorso dei partiti che alla Democrazia Cristiana si sono affiancati nella forma propria dell' appoggio esterno . la gratitudine che la Democrazia Cristiana esprime, profonda, ai partiti che hanno generosamente accettato di sostenere lo sforzo del Governo da essa espresso, è poca cosa di fronte alla doverosa comprensione e gratitudine del paese, il quale, del resto, in ripetute e difficili prove elettorali ha mostrato di apprezzare il nostro comune lavoro. l' evoluzione della vita politica italiana è sempre aperta e possibile, ma non è un dono che si riceve dagli altri, è frutto di faticosa conquista, premio allo sforzo di chi abbia saputo scegliere, cogliendo i dati essenziali che in un determinato contesto storico giustificano e consentono l' assunzione delle responsabilità di guida della comunità nazionale. per giungere al vertice non vi sono scorciatoie. con esse si resta sui fianchi della montagna. bisogna saper prendere la strada giusta con una piena assunzione di responsabilità. per questa strada si può essere certi non si perde nulla di quello che di storicamente valido porta nel proprio patrimonio ideale ciascun partito. nella presente formula di Governo ed anche nella sua concreta attività sono contenute alcune indicazioni che corrispondono all' impostazione e alla funzione politica del nostro partito e, noi crediamo, alle esigenze della vita politica nazionale. innanzi tutto il fatto della collaborazione fra i partiti, che non è legata soltanto ad una condizione di necessità e perciò di dovere per tutti nei confronti del paese, ma anche ad una consapevole scelta della Democrazia Cristiana . però non per una presunta insufficienza del partito, ma per un positivo apprezzamento degli altrui apporti ideali e politici per consolidare meglio la democrazia, vivendone il momento essenziale di libero dialogo fra le forze politiche . la Democrazia Cristiana conferma con questa impostazione, contro presunte tentazioni integralistiche alle quali si dice di quando in quando essa soggiaccia, la sua natura di partito democratico, la sua limpida adesione agli ideali della democrazia senza attenuazioni o devianti qualificazioni, il suo lungo servizio alla democrazia italiana che ha potuto, proprio per la sua forza e la sua convinzione, evitare i rischi della involuzione totalitaria e conservare integro il regime di libertà. perché, ancora, la democrazia italiana non si trasformi in regime, la Democrazia Cristiana impegna interamente e lealmente, in collaborazione coi partiti ai quali si sente legata, se stessa e la sua azione. la funzione democratica del nostro partito, che è espressa nel modo più efficace nell' ambito di questa intesa fra i partiti, si esplica in una rigida delimitazione e opposizione a destra e a sinistra dello schieramento politico italiano. non c' è in questa posizione di equilibrio, che contiene la nostra fondamentale intuizione politica e che è accettata dalla maggioranza del paese, nessuna possibilità di sbandamento o di spostamento anche minimo, sotto nessun pretesto di necessità o di opportunità, nell' una o nell' altra direzione. non c' è nessuna ragione di difesa antifascista che possa creare solidarietà fra noi e i comunisti; non c' è nessuna esigenza di difesa dello Stato che possa farci accettare l' appoggio della destra reazionaria e fascista. questa non è una folle ostinazione, ma la limpida e coerente adesione ad un principio basilare di difesa democratica e, inoltre, una scelta accorta dell' unica via, quella democratica, senza alcun compromesso, per vincere alla lunga la battaglia contro le forze totalitarie. basta a dimostrare la validità di questa impostazione lo sforzo che il partito comunista fa, e che è stato rinnovato naturalmente anche nel corso di questo dibattito, di avvicinare la Democrazia Cristiana alla destra, di farci passare come destra, di combatterci come destra. il partito comunista indica come il rischio maggiore della situazione il presunto monopolio del potere da parte della Democrazia Cristiana e in certo modo riecheggia queste posizioni anche l' onorevole Michelini. ma il monopolio del potere della Democrazia Cristiana in realtà non è altro che l' espressione della sua forza, della sua intatta forza elettorale, e della sua capacità di determinare intorno a sé collaborazioni. ecco perché il partito comunista si affanna tanto a denunciare al corpo elettorale , che per altro risponde adeguatamente alla sua impostazione, il rischio del monopolio di potere della Democrazia Cristiana . la Democrazia Cristiana ha la forza che il corpo elettorale ad essa conferisce, sapendo che essa, appunto, non trasformerà questa forza in regime. la Democrazia Cristiana può collaborare su basi di parità e di dignità con gli altri partiti, i quali sanno che non saranno soffocati della Democrazia Cristiana . invano il partito comunista si sforza tutti i giorni di rompere le collaborazioni intorno a noi. ma i partiti sanno che ad essi non è riservato quello che è riservato ai partiti che collaborano col partito comunista . il monopolio delle Democrazia Cristiana è la nostra forza, che noi non accettiamo di condividere coi nemici della democrazia. accettiamo invece di condividere la nostra forza, di esercitarla insieme coi partiti democratici, con coloro coi quali siamo sicuri di collaborare nell' interesse della democrazia e del paese. quindi, è inutile denunciare il nostro monopolio, cioè la nostra volontà di non cedere il nostro potere né ai totalitari da una parte né ai totalitari dall' altra. pericolosa per i comunisti una resistenza democratica, una lotta contro forze autenticamente fautrici di giustizia e di libertà. da qui la polemica contro di noi, la nostra qualificazione della Democrazia Cristiana come forza di destra, la polemica sullo schieramento democratico, l' accusa di centrismo, l' equiparazione del centrismo alla destra. è certo che la nostra resistenza al comunismo è efficace perché si svolge su basi democratiche, fuori della suggestione della destra e nelle forme e nei modi di collaborazione che sono possibili e quindi richiesti nelle diverse situazioni storiche. con questa collaborazione di forze democratiche noi daremo il necessario sostegno all' azione di governo , perché essa continui a svolgersi nella difesa della democrazia, in una politica interna che sia di difesa della libertà e di repressione di ogni abuso e di ogni sopraffazione, nella difesa delle autonomie locali, di una politica estera fatta di rapporti amichevoli e di collaborazione con i popoli, di approfondimento e sviluppo dell' unità europea, anche nella prospettiva storica dell' integrazione, di una posizione di fermezza, di forza, di prudenza nell' ambito di un' alleanza irrecusabile la quale fino a questo momento ha difeso efficacemente la pace nel mondo. noi crediamo, su queste basi, di poter andare ancora avanti, di poter continuare a svolgere un' azione efficace nell' interesse della democrazia e del nostro paese. la solidarietà che i partiti ci hanno accordato viene assunta da noi come ragione di un impegno rinnovato della Democrazia Cristiana , la quale, senza desiderare di essere detentrice esclusiva del potere nell' attività di Governo, proprio da questo attestato di fiducia che ha ricevuto dagli altri partiti si sente impegnata nel difficile quotidiano lavoro di interpretare le complesse esigenze della situazione politica italiana , così come sono espresse dai partiti che hanno accordato la loro solidarietà e la loro collaborazione alla Democrazia Cristiana . il nostro lavoro sarà quindi intenso e serio come è stato per il passato. noi le auguriamo, onorevole Fanfani, di poter continuare la sua opera efficace con la stessa serenità, con la stessa capacità di interpretazione delle esigenze della realtà politica, con la stessa fecondità con la quale ella ha lavorato finora. non crediamo che il suo Governo abbia bene meritato del paese. la Democrazia Cristiana l' appoggia intera, come l' appoggiò intera nel primo momento in cui ella iniziò il suo lavoro, perché possa assolvere il suo importante compito al servizio del nostro paese.