Giuseppe SARAGAT - Deputato Opposizione
III Legislatura - Assemblea n. 475 - seduta del 11-07-1961
Sulla fame nel mondo
1961 - Governo I Cossiga - Legislatura n. 8 - Seduta n. 92
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , la mozione di sfiducia presentata dal partito socialista apre un dibattito che impegna tutti i partiti ad esprimere il proprio pensiero sulla situazione attuale, sul Governo e sulle prospettive di un non lontano futuro. ma non potremmo fare questa analisi senza ricordare, sia pure per sommi capi, le circostanze che hanno portato alla formazione del Governo Fanfani nell' agosto dello scorso anno . il paese era stato allora cacciato in un vicolo cieco , nonostante che la presente legislatura si fosse iniziata in un modo abbastanza positivo. non ripeterò qui quanto è stato da noi più volte ricordato, e cioè il significato della lotta che il partito socialista democratico conduce per il consolidamento delle istituzioni democratiche e per tenere aperta alla classe lavoratrice la possibilità di inserirsi, in modo sempre più determinante, nella direzione dello Stato. tale lotta si è espressa in termini di politica di solidarietà con tutti i partiti democratici, vale a dire in termini di politica centrista, quando l' unica alternativa al centrismo era il frontismo. dopo la tragedia ungherese noi abbiamo avvertito i primi sintomi di una situazione nuova e il maturarsi, in seno a importanti settori della classe lavoratrice italiana, di una volontà di autonomia la cui caratteristica principale, indipendentemente dalle maggiori ispirazioni democratiche, era il ripudio della politica del tanto peggio tanto meglio che è cara alle forze del totalitarismo. ugualmente noi avvertivamo che la continua erosione dell' area dei partiti tradizionalmente democratici, la quale pareva rinnegare la validità dell' impegno coraggioso da noi assunto, corrispondeva ad un profondo senso di insodisfazione di larghe zone di lavoratori che, all' atto stesso in cui acquistavano coscienza del valore inalienabile della libertà politica , non tolleravano indugi nell' affrontare quel terzo tempo sociale intravisto dagli stessi più illuminati fautori della politica di centro; terzo tempo sociale che avrebbe dovuto dare una risposta decisiva ai problemi insoluti del nostro paese. sono queste le ragioni che hanno indotto il nostro partito ad affrontare le elezioni politiche del 1958 su una certa piattaforma che si può riassumere in queste direttive: salvaguardia della pace nella sicurezza del paese, consolidamento delle istituzioni attraverso un decisivo progresso economico e sociale . strumento di tale politica non poteva essere che un Governo di centrosinistra formato dalla Democrazia Cristiana , dal nostro partito, dal partito repubblicano . nasceva così il primo Governo Fanfani di questa legislatura, Governo, come tutti ricordano, impegnato in un importante programma di riforme e costituitosi con la diretta partecipazione del nostro partito alle responsabilità ministeriali in una situazione profondamente mutata, perché all' interno della Democrazia Cristiana si erano venute riclassificando le forze più sensibili al progresso sociale ed al rinnovamento del paese. diciamo subito che quel primo tentativo, se corrispondeva in modo rigoroso ai più evidenti interessi della classe lavoratrice e del paese, anticipava però i tempi. di una evoluzione il cui ritmo, purtroppo, doveva rivelarsi più lento di quanto avessimo previsto, e faceva cristallizzare delle incrostazioni di carattere reazionario, diciamo pure la parola, in seno alla Democrazia Cristiana , alla destra della Democrazia Cristiana , e faceva cristallizzare anche le intenzioni in seno al partito socialista italiano; queste forze negative, sommandosi, portarono alla caduta di quel Governo. ricordiamo questi eventi non per riaprire polemiche che sono ormai chiuse almeno per quanto ci riguarda, ma per chiarire uno dei motivi della nostra prudenza attuale, prudenza che in questo caso non è altro che sinonimo di senso di responsabilità . l' importante, onorevoli colleghi , è che le forze della sinistra democratica laica, in particolare il nostro partito, mantengano l' occhio aperto sulle alterne vicende di un processo di rigenerazione democratica in corso , il cui ritmo non sempre risponde alle nostre speranze, ma che va seguito con l' occhio sempre vigile sui pericoli delle involuzioni reazionarie, e sappiano mantenere con coerenza le loro posizioni, rifiutandosi di adagiarsi su prospettive centriste che sono ormai superate e che, a nostro avviso, più non rispondono agli interessi della classe lavoratrice e del paese. ed è così che al congresso che il nostro partito tenne a Roma nel novembre 1959 fu assunta una piattaforma autonoma per una politica di centrosinistra da proporsi al paese alla scadenza elettorale, senza opporre assurde preclusioni all' apporto esterno del partito socialista nel caso in cui all' interno di quel partito fosse maturata una sincera volontà di assecondare il nostro sforzo. il nostro partito fissava gli obiettivi di una politica di centrosinistra, da realizzarsi attraverso una maggioranza autosufficiente della Democrazia Cristiana , dei repubblicani e del nostro partito. col favore della congiuntura internazionale, che pareva positiva (grandi erano allora le speranze, se ricordate, per la conferenza al vertice), larghe zone di lavoratori parevano riprendere fiducia sempre maggiore nei valori della democrazia, mentre le forze socialmente più aperte della Democrazia Cristiana mantenevano in quel partito un peso preminente, peso che si traduceva nella formazione di organi direttivi che vedevano uomini di primo piano alla direzione di quel partito. entrava così in crisi il Governo del presidente Segni e si iniziava una lotta che pareva aprire prospettive favorevoli ad una immediata instaurazione di un Governo di centrosinistra, e ciò anche in ragione della propensione, indubbiamente allora sincera, del partito socialista a non ostacolarne la vita. di fronte a tale prospettiva il nostro partito ha condotto la sua battaglia nel corso di una lunga crisi, che ha visto emergere tutti i temi della politica italiana ed ha visto lo scontro di tutte le forze espresse dai partiti, senza però che da quella crisi fosse possibile ricavare una scelta immediata e una sintesi coerente. due sono stati in quel momento i fattori negativi che hanno resa possibile la formazione di un Governo come quello che fu presieduto poi dall' onorevole Tambroni: il primo fu la violenta azione della destra conservatrice, in particolare di quella che, installata ai margini della Democrazia Cristiana , si è vista inopinatamente appoggiata da forze autorevoli in base all' errato calcolo che favorendo una spinta verso destra si sarebbe per contraccolpo determinata poi una spinta verso sinistra. gli ispiratori di questa azione applicavano alla politica meccanicamente una certa legge di fisica a tutti nota secondo cui ad una certa azione ne corrisponde una uguale e contraria. ma la politica non ha nulla di comune con la fisica: abbiamo visto che in un' azione di carattere reazionario il pendolo si è fermato a destra per vent' anni e ce n' è voluto prima che ritornasse verso sinistra. questi calcoli molto machiavellici sono dei calcoli che vengono regolarmente pagati dalla classe lavoratrice . e infatti anche l' esperienza Tambroni fu pagata dalla classe lavoratrice . quindi diffido di questi strateghi dell' alta politica che dicono: lasciamo che si faccia una esperienza di destra perché vedrete che ne verrà una di sinistra. io appartengo alla categoria degli uomini semplici che credono che per andare a sinistra bisogna andare a sinistra e non a destra. vorrei sapere chi è che ha proposto al presidente della Repubblica il nome dell' onorevole Tambroni come presidente del Consiglio . non è stato certo il mio partito. vorrei chiedere se v' è stato un partito da questa parte che ha fatto quel nome al presidente Gronchi, anche se è certo che lo ha fatto la Democrazia Cristiana . è in grado di smentire il partito socialista di aver fatto quel nome? il secondo elemento negativo fu rappresentato dai dubbi di quei democratici che non avevano fiducia nella validità dell' impegno democratico del partito socialista . la sottovalutazione della profonda coscienza antifascista del paese, della sua capacità di modificare i rapporti di forza attraverso un' azione nel Parlamento e fuori, il trasformismo dei gruppi di potere, l' invadenza e la cecità della destra economica, la dichiarata volontà di costringere il corpo elettorale ad un' alternativa tra Fronte popolare e Fronte nazionale portavano così a un Governo sostenuto in modo determinante dalla destra estrema. io credo che non sarà mai giudicato abbastanza severamente chi vuole minimizzare i pericoli di un ritorno a quella situazione. e una tendenza che affiora oggi. il nostro partito, con la sensibilità democratica che lo ha sempre caratterizzato, e con la immediata percezione di ciò che quel Governo significava, si è schierato in prima linea nella lotta, lotta il cui ricordo è ancora vivo nel paese. in una situazione in cui la democrazia era minacciata dagli errori di un Governo nato da un calcolo sbagliato, il nostro dovere era cercare una alternativa che, senza vincolarci ad impegni centristi, rendesse possibile lo sblocco della situazione e, sbarrando la strada al peggio, non compromettesse il meglio che noi auspichiamo. ed è a questo punto che si è inserita, miracolosamente quasi, nel paese la rinascita del senso di responsabilità di tutti i partiti compresi nell' arco che va dal partito liberale sino al partito socialista . nella impossibilità di giungere a un Governo di centrosinistra e nella impossibilità di ritornare al centrismo, definitivamente superato, l' alternativa non poteva essere che un Governo interamente formato dai democratici cristiani , rigorosamente ostile al Movimento Sociale Italiano , sottratto ad ogni ipoteca reazionaria e guidato da uomo di viva sensibilità democratica e sociale. e uguale richiesta fecero, con sfumature diverse e con accenti diversi, ma con la comune preoccupazione di far uscire il paese dal vicolo cieco in cui era stato cacciato, il partito socialista , il partito repubblicano , il partito liberale . determinante fu l' impegno di appoggiare il Governo, così delineato, del nostro partito, del partito repubblicano e del partito liberale . è stato questo impegno che ha condizionato la nascita del Governo e ne condiziona l' esistenza. qualora uno dei partiti che assunsero questo impegno si ritirasse dalla convergenza, il Governo automaticamente sarebbe privato della piattaforma parlamentare su cui si appoggia. il partito socialista allora prese la responsabile decisione di non ostacolare l' azione del governo e di astenersi dal voto di fiducia . da questa rinascita del senso di responsabilità di tutti i partiti dell' arco che va dal partito liberale al partito socialista ebbe inizio la vita del Governo che trova nel presidente Fanfani l' uomo più indicato per guidarlo. dicevamo allora che il significato politico del Governo trascendeva quello programmatico non perché il programma del Governo fosse un elemento subordinato, ma perché il programma stesso assumeva il suo esatto significato nell' atmosfera di restaurazione dei valori democratici antifascisti di cui il Governo era l' espressione. il presidente del Consiglio caratterizzò allora il Governo come politicamente qualificato senza un termine prefissato, sorto da una situazione di emergenza con lo scopo di fronteggiarla e di superarla. definizione che noi potemmo accogliere, sottolineando però che, fermi restando i nostri impegni, eravamo convinti che la lotta democratica per creare una situazione che rendesse possibile un Governo di centrosinistra era più che mai aperta e che in questa lotta noi intendevamo combattere con tutte le nostre forze. ricordo che nel discorso programmatico del presidente del Consiglio apprezzammo l' impegno per la difesa della libertà. strumenti della libertà sono: l' efficace, corretto funzionamento dello Stato democratico , il rispetto dei valori della Resistenza, l' educazione dei cittadini al civismo e alla conoscenza di ciò che significa nella vita di un popolo civile un libero Parlamento. se la sostanza di questo impegno è stata mantenuta, abbiamo però motivo di richiamare l' attenzione del Governo sui pericoli insiti, soprattutto alla periferia, nella confusione fra organi dello Stato e organi del Partito di maggioranza relativa. lo Stato democratico è lo Stato di tutti i cittadini e di suoi organi devono ispirarsi ai principi della Costituzione repubblicana, né vale tentare di giustificarsi richiamandosi ai pericoli del totalitarismo e all' azione dei governi dei paesi totalitari. noi siamo una libera democrazia ed il totalitarismo dobbiamo combatterlo con i metodi della democrazia e non già scimmiottando le aberrazioni degli Stati totalitari. apprezzammo allora anche l' impegno del Governo per la tutela della pace e della sicurezza. nonostante l' intorbidarsi dell' atmosfera internazionale, affermavamo allora la nostra convezione — e la ribadiamo oggi — che accanto ad una ferma volontà di mantenere lealmente i nostri impegni con i paesi democratici dell' Occidente, volontà che garantisce l' equilibrio delle forze e quindi garantisce la pace, deve permanere uguale volontà di lavorare per la distensione internazionale. il Governo nella sostanza della sua azione di politica estera ha agito — a nostro avviso — in modo responsabile, consolidando le nostre alleanze, mantenendo buoni rapporti con i paesi d' oltrecortina. in particolare, il Governo non ha trascurato, nell' ambito della politica di integrazione europea , la ricerca di accordi sempre più amichevoli con la Gran Bretagna , incoraggiato dal consenso della pubblica opinione , come è stato provato dalle accoglienze calorose che il popolo italiano ha recentemente tributato alla sovrana di quella civilissima nazione. per quanto si riferisce alla politica interna e agli orientamenti di politica economica e sociale, il Governo, non esprimendo aspirazioni che potranno trovare il loro appagamento in una formazione di centrosinistra, prospettava un piano d' azione che poteva essere ragionevolmente accettato. permanendo, come noi pensiamo e come diremo in seguito, la situazione di emergenza che ha reso inevitabile l' attuale Governo, sarebbe fare dell' accademia prospettare le nostre aspirazioni programmatiche, per la cui realizzazione oggi manca lo strumento adeguato. ciò non ci impedisce di prospettare alcuni fatti che qualsiasi governo democratico deve aver presenti se non vuole che la situazione generale si deteriori. direi che il fatto saliente, oggi, è lo sviluppo del reddito nazionale , a cui non corrisponde un aumento adeguato dei redditi di lavoro e, soprattutto, dei salari più bassi. avremo in altre occasioni l' opportunità di affrontare il problema dei salari minimi, ma è nostro dovere richiamare su di esso fin d' ora l' attenzione del Governo. quando si parla di miracolo economico (e dal punto di vista dello sviluppo dell' industria l' affermazione è esatta), sarebbe bene ricordare le cifre di cui darò lettura. ecco quali sono i salari minimi nel comune di Milano per un' ora di lavoro, esclusa la contingenza e gli assegni familiari , secondo i contratti collettivi di settore che sono in vigore oggi: meccanici, 166 lire all' ora (trascuro i centesimi); chimici, 163 lire all' ora; cementieri, 177 lire all' ora. per le stesse categorie, a Caltanissetta e Messina, i salari minimi sono i seguenti: 115, 113 e 123 lire all' ora. se moltiplichiamo queste cifre per una settimana piena di 48 ore, abbiamo nel sud una media di 6 mila lire settimanali (sono circa 24 mila lire al mese) e nel nord di 8 mila. sono salari che fanno meditare e sui quali il Governo deve portare la sua attenzione! né vale, anche qui, come per il caso della confusione fra poteri dello Stato e poteri del partito, cercare giustificazioni richiamandosi a quanto avviene nei paesi d' oltrecortina. certo, lo sappiamo benissimo che questi minimi sono superiori ai salari massimi di molti paesi d' oltrecortina, ma un Governo democratico è alla politica salariale delle democrazie occidentali più evolute che deve ispirarsi, non alla politica salariale degli Stati totalitari, il cui obiettivo è la volontà di potenza. ma voi, che siete rappresentanti di operai, avete sì o no il dovere di controllare quanto io dico e di sapere quanto guadagna un operaio a Mosca? sempre in rapporto all' impegno di ogni governo democratico di procedere sulla via del progresso, il nostro gruppo parlamentare mi ha affidato all' unanimità l' incarico di avanzare al Governo le seguenti ovvie, richieste che non dubito verranno accolte: stralcio degli argomenti controversi riguardanti la scuola privata , da trasportare in un apposito provvedimento; l' impegno all' approvazione del piano della scuola per quanto concerne le norme relative alla scuola pubblica entro il mese di settembre; approvazione entro l' autunno, da parte di entrambi i rami del Parlamento, della legge finanziaria sulle aree fabbricabili e della legge di acquisizione delle aree; rapida approvazione della legislazione sui monopoli; congruo aumento dei minimi di pensione di invalidità e vecchiaia entro il presente esercizio finanziario. si tratta di richieste minime, le quali hanno riferimento con le grandi riforme di struttura a cui potrà porre mano un Governo di centrosinistra nella misura in cui qualsiasi progresso, anche parziale, può riferirsi a un progresso decisivo nell' interesse della classe lavoratrice e del paese. tra gli impegni programmatici assunti dal presidente Fanfani vi era quello di promuovere un idoneo inquadramento della politica meridionalistica nella politica di sviluppo nazionale per prevenire — come diceva il presidente del Consiglio — disarmonie differenziatrici e quindi la sterilità degli sforzi fatti per colmare le differenze di sviluppo economico fra nord e sud. penso che alla luce dell' esperienza sarebbe opportuno che il Governo controllasse questo suo impegno e vedesse se questo impegno si è realizzato e se per avventura il problema del Mezzogiorno, che è stato visto giustamente anche come un problema di infrastrutture, non vada in realtà visto come un problema integrale, come un problema umano, che soltanto una rivoluzionaria riforma della scuola, con la creazione di una vera classe dirigente , potrebbe risolvere. questo problema della classe dirigente vale, beninteso, non soltanto per l' Italia meridionale, ma per tutta la nazione, che soffre per essere privata, nella selezione ai posti direttivi in tutti i campi, dell' 85 per cento della sua gioventù. ho già detto quello che pensa il nostro partito sul cosiddetto miracolo economico e sulla fase di alta congiuntura dell' industria, che è dovuta prima di tutto al progresso tecnologico, in secondo luogo all' abbondanza della manodopera, e in terzo luogo all' allargamento del mercato grazie alla politica di integrazione europea . a questo proposito, noi pensiamo che un ulteriore allargamento del mercato, pur con le dovute cautele per quanto si riferisce alla delicata situazione del settore agricolo e della popolazione rurale, vada assecondato favorendo tutto quello che può fare dell' Europa occidentale democratica, direi quasi della stessa comunità atlantica, una vera e propria associazione con uguali valori economici, sociali, politici e culturali. a questo punto, onorevoli colleghi , dobbiamo chiederci perché, con questa visione dei bisogni del paese e delle possibilità di sviluppo della nazione, non sia possibile considerare questo Governo come un capitolo chiuso, anche se positivo, nella storia di questo dopoguerra e se non sia possibile considerare l' ipotesi di un Governo nuovo, di un Governo di centrosinistra. il nostro partito non fa parte di questo Governo. si assume la responsabilità di appoggiarlo. e mentre vede il merito di quel tanto che si realizza in gran parte attribuito al Partito di maggioranza relativa, si vede talvolta imputare, e per colmo di ironia talvolta dalle stesse file della Democrazia Cristiana , la responsabilità della mancata realizzazione delle aspirazioni inappagate di larghe zone delle classi lavoratrici del paese. se vi è una situazione in cui l' espressione rozza della irresponsabilità nazionale « e chi ce lo fa fare? » peserebbe sulle decisioni di uomini meno di noi educati al senso del dovere , è proprio questa. da un lato vi è l' appoggio gratuito ad un Governo di cui non facciamo parte e che non può porre mano alle riforme di struttura che auspichiamo. dall' altro lato vi è l' offerta generosa del partito socialista di appoggiare un Governo di cui noi faremmo parte e che non potrebbe essere che un Governo di rottura con le remore che ostacolano il benessere della classe lavoratrice italiana. vediamo quindi qual è il valore di questa offerta, anche perché coloro che ne hanno dato il più entusiastico avallo fuori del partito socialista italiano sono in prima linea nel chiedere che la mozione di sfiducia venga respinta. devo intanto affermare che se il nostro partito ritenesse che l' impossibilità di formare un Governo di centrosinistra fosse determinata unicamente dalla volontà della destra della Democrazia Cristiana , noi non esiteremmo un solo istante a ritirarci dalla convergenza. certo sappiamo per esperienza che la destra della Democrazia Cristiana porrebbe, oggi come due anni fa, ostacoli forse insormontabili alla realizzazione di un Governo di centrosinistra; ma questa non è per noi una remora, bensì un incentivo allo sviluppò della politica che perseguiamo. se l' ostacolo alla formazione di un Governo di centrosinistra non venisse che dalle forze della destra, « laica » o cattolica, non esiteremmo un istante a rompere l' attuale convergenza e a batterci con coloro che ci avessero raggiunto a sinistra sul terreno della democrazia. noi non pratichiamo una politica di appoggio al Governo attuale per coprire la destra ma perché sappiamo che a questo Governo oggi non vi è alternativa, anche in conseguenza dell' atteggiamento del partito socialista italiano. se veramente il Psi ci raggiungesse nell' area che ci è propria, allora noi potremmo correre il rischio di ritirarci dalla convergenza, perché si tratterebbe di un rischio calcolato, largamente coperto da un dilatarsi dell' area democratica e della zona di responsabilità su un arco molto largo. ma, ci si dice, il partito socialista si è dichiarato pronto ad appoggiare un Governo di centrosinistra: dovremmo dunque prenderlo in parola e metterlo alla prova. ma, onorevoli colleghi , la politica di centrosinistra non è uno slogan bensì, appunto, una politica. noi abbiamo dunque il dovere di controllare se, nel caso del Psi, ci troviamo oggi di fronte ad uno slogan oppure di fronte ad una politica responsabilmente perseguita. per rispondere a questo quesito, non vi è di meglio che considerare gli atti del congresso socialista di Milano e analizzare alcune dichiarazioni di rappresentanti della maggioranza di quel partito. io non entro nel merito dei problemi interni del partito socialista : non appartengo a coloro che , credono nella bontà delle speculazioni su tali dissensi; mi riferisco unicamente alle dichiarazioni e agli atti della maggioranza e trarrò tutte le citazioni dall' organo ufficiale del Psi; chiedo scusa, anzi, se dovrò leggere alcune citazioni con qualche piccolo refuso: ma non correggerò nemmeno gli errori del proto per non essere incolpato di non aver letto esattamente quello che è scritto. nella mozione di maggioranza e, più ancora, nella relazione del segretario del Psi si trovano eccellenti impegni per quanto riguarda la volontà di permanere nell' ambito della democrazia, di cui il segretario di quel partito ci dà una caratterizzazione onesta che a mio avviso non si presta ad equivoci. la definizione che il segretario del Psi dà della democrazia politica nella sua relazione è senz' altro accettabile: e una politica non gravata da ipoteche di egemonie e dittature di partiti, fondata sui diritti di libertà , che sono una acquisizione permanente degli uomini » . ma quando da questa definizione eccellente si passa all' azione concreta, allora sorgono in noi delle perplessità, perplessità che ci paiono fondate e che abbiamo il dovere di esporre a questa Assemblea. tre sono i punti su cui mi soffermerò brevemente. nella mozione di maggioranza per la parte sindacale, con riferimento all' azione delle masse nelle fabbriche e nelle aziende, si legge quanto segue: « essa — l' azione di massa — trova una delle sue principali manifestazioni nelle lotte sindacali alle quali è assicurata larga e attiva partecipazione dei socialisti, nello spirito di unità che anima la Cgil, e in essa la corrente socialista sindacale è nella volontà di ricostituire l' unità sindacale » . anche per noi socialdemocratici l' aspirazione all' unità sindacale è un dato permanente della nostra politica, ma l' unità sindacale ha come premessa la libertà. ed è difficile per noi socialisti democratici vedere come si possa conciliare l' esplicita accettazione di una politica « non gravata da ipoteche di egemonie e di dittature di partiti » , con l' obbligo statutariamente imposto ai militanti socialisti di aderire, pena l' espulsione, ad un sindacato notoriamente controllato dai comunisti e con l' ostracismo dato ai sindacati liberi. vi è un secondo punto che ci lascia perplessi. qual è la politica dei socialisti in rapporto al problema generale del Governo e ad una partecipazione o non partecipazione dei comunisti al potere? in altri termini, se socialisti e comunisti raggiungessero, sommando i loro voti, la maggioranza assoluta , come si comporterebbero i socialisti? accetterebbero i socialisti di governare con i comunisti o, in alternativa col Fronte popolare , sceglierebbero una politica di collaborazione con i partiti democratici di sinistra? il congresso di Milano ha girato attorno a questo problema e la maggioranza lo ha eluso considerandolo storicamente non attuale. non sappiamo se sia o no storicamente attuale, ma ciò che conta è la tendenza che ispira l' azione di un partito e che colora di sé tutto il comportamento. dalla risposta a questa domanda dipende la interpretazione che noi possiamo dare della cosiddetta svolta a sinistra che, a seconda dell' opportunità, il partito socialista presenta o in alternativa con la politica di centrosinistra o come il quadro in cui la politica di centrosinistra dovrebbe muoversi. del resto, in una Europa in cui le circostanze hanno posto questo problema in modo drammatico almeno per cento milioni di uomini, mi pare sia difficile non vedere. e se ne è accorto infatti l' onorevole Riccardo Lombardi, il quale nel corso del dibattito ha detto: « ci è stato detto che il problema riguardo ai comunisti è di sapere se i comunisti siano inclusi o esclusi pregiudizialmente da una maggioranza. il fatto è che l' esclusione dal Governo dei comunisti e dei socialisti va inquadrata nella situazione che si è verificata con il riacutizzarsi della guerra fredda . questa situazione si ripercuote anche oggi. noi siamo stati altre volte concordi nell' escludere una alleanza politica generale con il partito comunista : non siamo né filocomunisti, né anticomunisti, ma acomunisti, ed uso naturalmente questa parola pregando di prenderla e di interpretarla esclusivamente nel suo significato. ma sta di fatto che i vincoli internazionali che ha il partito comunista gli limitano determinate possibilità di rivendicazione dei diritti dello Stato italiano, così come è avvenuto nella Repubblica francese . è una situazione, come si notava, che è stata esasperata dalla guerra fredda ; ma è ancora chiaro che i problemi di schieramento vanno valutati nella loro effettiva realtà » . a me non pare sia un linguaggio chiaro, su un problema che esige una chiarezza assoluta; quella chiarezza, ad esempio, che l' onorevole Lombardi ha per il problema delle Giunte. « per quanto riguarda il problema delle Giunte » (è l' onorevole Lombardi che parla) « va detto che la nostra impostazione è stata chiarissima » (e questa volta ha veramente ragione l' onorevole Lombardi). « abbiamo rivendicato il diritto di stabilire giunte con i comunisti ovunque fosse stato possibile, e dove è stato possibile lo abbiamo fatto. delle Giunte di centrosinistra nessuna fu fatta in alternativa con Giunte tra socialisti e comunisti » . qui davvero la chiarezza non fa difetto, ma non è confortante per noi sapere che le Giunte di centrosinistra non sono che una possibilità che il partito socialista si riserva quando non gli è possibile avere nei comuni e nelle province la maggioranza assoluta con il partito comunista . e vengo all' ultimo punto, che è indubbiamente il più importante: quello della politica estera . non è tanto il neutralismo del partito socialista che può essere di ostacolo insormontabile all' appoggio ad un Governo di centrosinistra il quale, pure impegnato ad una politica di distensione, voglia rimanere fedele alla solidarietà con le democrazie dell' Occidente. abbiamo in Europa almeno tre partiti socialdemocratici che sono apertamente neutralisti: il partito socialdemocratico della Svizzera, quello dell' Austria e quello della Svezia. non vediamo nel neutralismo, quantunque lo consideriamo un errore, una preclusione di carattere democratico: è un' impostazione che, se condotta con coerenza, pur non essendo da noi accolta, non può costituire una pregiudiziale per l' appoggio ad un Governo che sia formato da uomini che invece credono in un' altra politica. l' ostacolo vero è un altro: l' ostacolo vero è la cosiddetta equidistanza tra i due blocchi che poi, per certe strane reticenze e per certi strani silenzi, si risolve in qualcosa di molto diverso dall' equidistanza. ed è qui la differenza tra il neutralismo del partito socialista e quello, per esempio, del partito socialista svedese. per il rispetto che abbiamo di tutti i partiti e per il rispetto che abbiamo per il partito socialista , noi riteniamo che i partiti vadano giudicati, per quanto si riferisce ai problemi di fondo , secondo lo spirito dei loro documenti; e credo che il partito socialista debba respingere come un' ingiuria l' illazione di chi afferma che lo spirito neutralistico che lo anima, nella sua propensione più verso Oriente che per l' Occidente, è una concessione fatta alla necessità di propaganda. orbene, nella mozione di maggioranza vi è un attacco — che noi, del resto, condividiamo — contro le residue posizioni colonialiste ed imperialistiche, e vi è un saluto, che noi condividiamo, al moto di emancipazione coloniale e sociale dei popoli asiatici e di quelli africani. non vi è però una sola parola contro il nuovo colonialismo che si è instaurato nel cuore dell' Europa e che opprime oltre cento milioni di uomini. del resto, abbiamo udito questa mattina, a commento di questo stato d'animo in materia di politica estera , l' importante discorso del segretario del partito socialista . capisco lo stato d'animo di molti italiani che di fronte al rigurgito di pangermanesimo che si manifesta in una zona della nostra frontiera possono avere dei risentimenti più che legittimi. ma questo non deve togliere ad un grande partito il dovere di considerare le cose con obiettività quando si tratta di grandi problemi della politica europea . noi abbiamo combattuto tutta la vita il razzismo criminale hitleriano, ma non accettiamo il razzismo antigermanico per gli stessi motivi per i quali non abbiamo accettato quello hitleriano. orbene, vi pare che l' impostazione data dal partito socialista al problema sia quella giusta? la libertà è nella verità! onorevole Nenni, ella pensa davvero che la libertà dei berlinesi sia minacciata dalla presenza di qualche migliaio di soldati americani in quella città? ella pensa davvero che sia quella la minaccia alla libertà della popolazione di Berlino? non si rende conto invece che la minaccia viene da un' altra parte? ella ha perfettamente ragione quando dice che il problema della Germania va posto in modo integrale. sono pienamente d' accordo. non è possibile parlare dell' unificazione tedesca se non si esaminai prima il problema dell' equilibrio di potenza e, quindi, la possibilità di un' eventuale neutralizzazione. siamo d' accordo, ma, onorevole Nenni, si rende conto che in questo momento per la libertà dei berlinesi vi è un pericolo che viene da un' altra parte? perché nascondersi dietro un dito e fingere di non vedere? preferisco la sincerità dell' onorevole Bartesaghi che, non ricordo bene in quale riunione della Commissione degli affari esteri , ci ha detto brutalmente che Berlino è un avamposto del capitalismo entro gli Stati socialisti che va eliminato. è questa la posizione del partito socialista ? onorevoli colleghi , vi sono due milioni e mezzo di cittadini i quali sono minacciati da una politica imperialistica che cerca di sopprimere questa città libera..., che mette questi cittadini nella necessità di andarsene oppure di capitolare. ella sa benissimo, onorevole Nenni, che Berlino può vivere come città libera ad una condizione; che non si spenga nell' animo dei suoi abitanti la speranza che, sia pure a lontana scadenza, questa città possa diventare nuovamente la capitale di una patria unita e libera. ma, se si toglie questa speranza, se si riconosce il governo della Germania orientale , praticamente distrugge la possibilità per Berlino di continuare a vivere. che cosa vuol dire negoziare un nuovo statuto? me lo sa dire lei? un nuovo statuto che dia maggiori diritti e libertà ai berlinesi quando la premessa di questa negoziazione è la liquidazione della possibilità per Berlino di vivere? siamo d' accordo. ella dice che il problema di Berlino risulta da una situazione anormale di quella città; ma l' anormalità non è Berlino, è anormale la situazione della Germania che permane divisa nonostante la volontà del popolo tedesco . sono queste le cose, onorevoli colleghi , che ci lasciano perplessi sulla validità dell' offerta del partito socialista di appoggiare un Governo di centrosinistra, e trattandosi di un problema che non è di fondo ma di tattica, ci chiediamo se per avventura queste offerte non siano che la mascheratura per nascondere non sappiamo quali cambiamenti di rotta del partito socialista che mossosi da una impostazione di alternativa radicale a tutti i partiti di centro e di sinistra democratica tenderebbe, dopo un' incerta navigazione, a ritornare al punto di partenza . del resto che il congresso di Milano abbia segnato una battuta d' arresto della politica di centrosinistra è provato dagli sviluppi organizzativi successivi ed in particolare dal dibattito nell' ultimo comitato centrale di quel partito. « l' equivoco che presiede anche ai rapporti tra le correnti — ha detto in quella occasione l' onorevole Lombardi — risiede appunto nella confusione tra svolta a sinistra e politica di centrosinistra. la politica della maggioranza non è per nulla il centrosinistra ma la svolta a sinistra » . l' eterno giochetto tra due formule, di cui la prima esclude ogni ipoteca totalitaria e l' altra lascia aperta la porta a tutti gli equivoci. del resto basta leggere il testo della mozione approvata dall' ultimo comitato centrale del partito socialista per intendere lo spirito che anima quel partito. in politica estera il concetto della equidistanza tra i due blocchi viene di nuovo ripreso e fissa in realtà posizioni che sono di pratica ostilità nei confronti delle democrazie occidentali e di pratica solidarietà, sia pure con qualche riserva, nei confronti delle nazioni di oltrecortina. anche in questo documento (come del resto in quello approvato dal congresso) accanto a severe condanne dell' imperialismo e del colonialismo tradizionale (condanne che noi, ricollocando i problemi nei loro veri termini, possiamo pronunciare con ben altra consapevolezza), non figura alcun accenno, ripeto, al neocolonialismo ed all' imperialismo sovietico. dopo di che la richiesta di rinunciare ad ogni interpretazione estensiva del patto atlantico e l' invito a prendere iniziative indipendenti dalla politica dei blocchi , come quelle dei paesi neutrali, richiesta ed invito che il comitato centrale avanza, facendone condizioni per l' appoggio ad un Governo di centrosinistra, debbono lealmente essere respinte. sia ben chiaro che noi non intendiamo porre qui il problema della disponibilità democratica del partito socialista . e neppure intendiamo discutere l' ovvio diritto di tutti i partiti (e quindi evidentemente del partito socialista ) di appoggiare un governo o di stare all' opposizione. è questa una discussione che può essere fatta in altra sede. qui si tratta di stabilire se l' offerta del partito socialista di appoggio ad un Governo di centrosinistra è una offerta formulata in modo da poter essere accettata oggi, ossia se è una offerta valida. si tratta di sapere se ci troviamo di fronte ad accorgimenti tattici per mascherare finalità diverse da quelle della politica di centrosinistra, quella per esempio di assicurare al partito socialista italiano la possibilità di trincerarsi in una opposizione intransigente riversando la responsabilità di un deliberato atteggiamento su altri partiti e naturalmente sul partito socialista democratico . sulla scorta di quanto ho detto mi pare che non vi possano essere dubbi: il partito socialista oggi non pensa seriamente ad appoggiare un Governo di centrosinistra. ci si può obiettare che l' occasione sarebbe ottima per metterlo alla prova. ebbene, io penso che nessun partito responsabile è disposto a far correre rischi gravissimi al proprio paese sottoponendolo ad una prova che si sa essere inutile. e sarà bene aver presenti i rischi di una prova che si risolverebbe in un fallimento: abbiamo visto come si è risolto il tentativo, fatto in condizioni ben più favorevoli, di realizzare un Governo di centrosinistra dopo la caduta del ministero Segni. i motivi che undici mesi or sono indussero i socialdemocratici insieme con i repubblicani, i liberali, e gli stessi socialisti a por fine con un atto di consapevolezza al deterioramento della situazione democratica ed alla corsa verso la contrapposizione di due alternative totalitarie non sono stati superati. se il partito socialista finge di non accorgersene e prospetta alternative alla situazione attuale che non hanno, a nostro avviso, alcuna consistenza, non è questo un motivo perché non ce ne accorgiamo noi. il partito socialista si impegna in una azione propagandistica — è affar suo — e si augura che la propria azione non abbia successo, spera che il senso di responsabilità di altri garantisca uno sbarramento ad involuzioni reazionarie e la possibilità per esso di sviluppare la sua azione di propaganda senza correre alcun rischio. è una vecchia malattia del nostro paese questa di compromettersi in modo disinvolto fidando nel senso di responsabilità altrui, e magari spingendo la disinvoltura fino a beffarsi di chi questo senso di responsabilità ancora ha ed a questo senso di responsabilità non viene meno. è proprio per questo senso di responsabilità che noi dobbiamo respingere la mozione di sfiducia che non apre oggi la via ad alternative democratiche valide. non per questo, però, noi ci installiamo nella situazione attuale. noi continuiamo a portare avanti — con impegno la politica di centrosinistra sul terreno in cui oggi essa è possibile: quello delle amministrazioni provinciali e comunali. per quanto si riferisce alla situazione generale, noi non disperiamo affatto di vedere presto superata la crisi che deteriora, questa politica di centrosinistra con la ripresa della marcia verso posizioni che rendano possibile un governo come noi lo auspichiamo. le prospettive possono migliorare soltanto con la nostra ferma adesione ai principi della politica di centrosinistra, senza ritorni al centrismo e a nulla abdicando delle nostre posizioni di politica interna , di politica sociale , di politica sindacale , di politica estera . noi siamo rigorosamente democratici e respingiamo ogni collusione diretta o indi retta con qualsiasi forma di totalitarismo. non è una posizione facile in un paese come l' Italia che passa facilmente da un totalitarismo a quello opposto. ma nell' atto stesso in cui noi respingiamo il totalitarismo, prospettiamo alla classe lavoratrice un' alternativa sociale e politica alla situazione attuale, cioè l' alleanza di un proletariato liberato da ogni suggestione di carattere totalitario con un ceto medio sottratto alla pressione delle forze conservatrici. si tratta, insomma, di creare con pazienza, con fiducia, con tenacia le condizioni che rendano possibile un governo laico, ispirato ai principi della socialità cristiana e del socialismo democratico . un governo, cioè, capace di dare una risposta decisiva ai problemi che interessano la classe lavoratrice e la nazione. nessuno più di noi socialdemocratici sente l' urgenza dell' appello che sale dalla classe lavoratrice ; ma forse nessuno più di noi sa che tradiremmo questo appello se deflettessimo dalla nostra volontà di perseverare lungo la difficile via della libertà politica e della giustizia sociale , lungo la difficile via della pace nella sicurezza tra i popoli, lungo la difficile via della lotta contro tutti i totalitarismi e della lotta per il trionfo della democrazia. noi siamo una componente della politica democratica della nazione, e siamo convinti che quanto più saremo forti, tanto più vicino sarà il successo della politica che auspichiamo. ugualmente ci adoperiamo perché altre forze raggiungano il terreno su cui ogni vittoria del lavoro è, più che possibile, sicura. ci auguriamo, quindi, che questo dibattito abbia almeno il merito di chiarire a tutti i pericoli della reazione a cui il paese andrebbe incontro se prevalesse la politica di chi considera superata la situazione di emergenza, senza però creare le condizioni per un sicuro allargamento della base democratica. non vi è rischio che su di noi converga il voto della destra estrema: questo pericolo noi non l' abbiamo mai corso e non lo correremo mai. le perplessità di coloro che sono in travaglio tra due posizioni contrastanti non devono deteriorare la democrazia italiana. abbiamo preso atto con sodisfazione che dall' epoca del frontismo chiuso importanti passi in avanti sono stati fatti e siamo certi che la battuta di arresto attuale non sarà che momentanea. quando le forze che oggi sono ancora incerte sulla via da seguire avranno ritrovato la giusta direzione di marcia , nessuno può dubitare di quello che faremo per contribuire a creare una situazione nuova che allontani definitivamente i pericoli di una involuzione reazionaria e totalitaria, che dia una risposta decisiva ai problemi della classe lavoratrice italiana. ed è con questo spirito e con questo augurio, proprio per non pregiudicare il meglio che tutti i veri democratici auspicano, che voteremo contro la mozione di sfiducia .