Amintore FANFANI - Presidente del Consiglio Maggioranza
III Legislatura - Assemblea n. 425 - seduta del 26-04-1961
Sulla crisi in Kosovo
1961 - Governo I D'Alema - Legislatura n. 13 - Seduta n. 513
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

al primo concreto delinearsi degli avvenimenti di Algeria, nella mattina di domenica 23 corrente, personalmente incaricai l' ambasciatore d' Italia a Parigi di esprimere al Governo e al popolo francese la solidarietà del Governo e del popolo italiano . il rispetto dell' indipendenza e della fiera dignità della nazione amica consigliò di lasciare che la precisazione delle forme della solidarietà sinceramente espressa dipendesse dall' incontro delle autonome richieste francesi con le responsabili nostre decisioni. l' ormai noto corso degli avvenimenti che il Governo ha seguito con la dovute fare un' azione di partito e un conto è fare della politica. ma dov' è che non entra la politica? essa entra in qualunque manifestazione di pensiero e in qualunque azione, quando questo pensiero e quest' azione siano tradotti in termini di massa. dappertutto c' è una politica, e la politica stessa della ricreazione è una politica nella quale ognuno di noi può fare la propria scelta. una politica culturale (perché non si tratta solo di politica ricreativa, ma ricreativa culturale) è una scelta, quindi una scelta politica che non può essere definita altrimenti. a parte questo, signor ministro, ella conosce come sono nati i circoli in Italia. vediamo intanto quanti sono; anzi, non lo vediamo perché è difficile averne il numero preciso. il dottor Vianello, tre o quattro anni fa, parlava di 14 mila circoli, escludendo quelli delle « Acli » . poi venne il balzello delle mille lire per il tesseramento, e sei mesi fa la presidenza dell' « ENAL » ammise che i circoli sono 9 mila. non so se effettivamente siano scomparsi 5 mila circoli in seguito all' elevamento del prezzo della tessera. mi sembra un po' troppo. comunque, quale che sia la cifra esatta, i circoli sono almeno 10 mila, senza contare quelli delle « Acli » . ma essi non sono distribuiti in modo uniforme: la grande maggioranza va dalla Toscana fino al Piemonte, alla Lombardia e al Veneto; ve ne sono molti di meno nell' Italia centrale e quasi nessuno nell' Italia meridionale. i circoli dell' Italia centro-settentrionale hanno una loro tradizione. essi sono nati 80-9 anni fa come società di mutuo soccorso e sono stati i primi nuclei della resistenza operaia, sono stati veramente il primo palcoscenico sul quale il mondo del lavoro diventò a mano a mano protagonista. essi nacquero dunque con carattere squisitamente politico, in opposizione a un certo modo di vita e a certi costumi. direi che furono le prime espressioni di classe, che poi si distinsero in altri organismi. prima che nascessero le leghe, le Camere del Lavoro , il movimento cooperativistico, nacquero queste società di mutuo soccorso e nacquero i circoli. ed ecco la domanda: signor ministro, le cose permesse o, se si vuole, tollerate durante il periodo umbertino, non dovrebbero essere più tollerate dalla Repubblica italiana ? se i circoli furono allora la trincea squisitamente politica dei lavoratori, perché si dovrebbe oggi impedire a un circolo di fare politica? siamo dunque andati indietro in questo modo, nel corso di ottanta anni? tutto questo, in linea di principio ; in linea pratica la cosa è diversa. basterebbe leggere la nostra rivista Ore libere per vedere se l' azione compiuta dall' Arci è politica o squisitamente ricreativa e culturale. basterebbe seguire le nostre manifestazioni (che assommano ormai ad un numero molto rilevante) per comprenderne la natura. ma che cosa fanno le « Acli » ? non fanno anch' esse della politica? eppure le « Acli » sono riconosciute. ma è riconosciuto perfino l' ENDAS, che è l' organismo ricreativo e assistenziale del partito repubblicano , di cui è una emanazione. l' ENDAS (e gliene riconosco pienamente il diritto) fa della politica e precisamente fa della politica repubblicana. va rilevato inoltre che quell' organizzazione non ha certo le dimensioni dell' Arci no. se il motivo del mancato riconoscimento fosse quello della diffusione dei circoli, si potrebbe facilmente obiettare che la Lega navale è stata riconosciuta, pur disponendo appena di una ventina di circoli in tutta Italia a confronto dei duemila circa da noi controllati. quanto all' obiezione in base alla quale si nega il riconoscimento perché i nostri circoli sarebbero ubicati in sedi di partito, la cosa è veramente comica per le conseguenze che ne derivano. è noto infatti che il riconoscimento conferisce ai circoli alcune facoltà, tra le quali quella di beneficiare di riduzioni nei biglietti per i pubblici spettacoli e, principalissima, quella di avere l' autorizzazione di Pubblica Sicurezza per il consumo di bevande alcoliche fino a 21 gradi. ora noi sappiamo perfettamente (è un fatto, indipendentemente dal giudizio che se ne vuol dare) che un circolo senza spaccio di vino è come una fontana senz' acqua. ma poiché i nostri circoli non sono riconosciuti e quindi non possono vendere vino, sono quasi tutti ancora affiliati all' « ENAL » ; ne deriva che sono i circoli « ENAL » che hanno la sede in comune con il partito socialista o il partito comunista , i nostri avendo una doppia affiliazione, quella all' « ENAL » (che permette loro di vivere) e quella all' Arci (che consente loro di lavorare e di espandersi). quando il decreto emesso dal ministro Spataro, imperante il presidente del Consiglio Tambroni, nega il carattere assistenziale dell' Arci perché numerosi circoli dell' associazione sono ubicati presso sedi di organizzazioni politiche di parte, afferma dunque cosa non vera o che, se è vera, riguarda i circoli « ENAL » ; ed allora quello che è fatto per noi dovrebbe esser fatto anche per l' « ENAL » . prima di addentrarmi in un altro argomento, vorrei soffermarmi per un momento sull' attuale legislazione in materia di spacci di bevande alcoliche (birra e vino). alcuni anni addietro, insieme con altri colleghi, presentai una proposta di legge che, conformemente a quanto previsto da un disegno di legge governativo riguardante alcune riforme della legge di Pubblica Sicurezza , aboliva il rapporto limite degli spacci per le bevande alcoliche, o almeno per il vino, che è il genere al quale i circoli sono maggiormente interessati. a questa mia proposta ne fece seguito un' altra dell' onorevole Bonomi che chiedeva le stesse cose. nel 1957 la Camera, credo all' unanimità, approvò questa piccola proposta di legge (si trattava di due articoli). la proposta di legge unificata passò al Senato, il quale la tenne nei cassetti fino a quando fu sciolto. nel 1958 fu ripresentata da parte nostra un' altra proposta di legge e la stessa cosa fece anche l' onorevole Bonomi con altri colleghi. discussa tra la fine del 1958 e l' inizio del 1959, trovò per la prima volta un' opposizione per quanto concerne l' abolizione del rapporto limite. onorevole ministro, questa abolizione era nel disegno di legge presentato dal ministro Tambroni e mi pare vi sia anche in quello che ella intende fare o ha fatto. in Italia, il fenomeno dell' alcolismo come piaga sociale — credo che su questo siamo tutti d' accordo — non esiste più; caso mai esiste un' altra piaga, quella dei superalcolici che, però, non concerne la classe lavoratrice . dicevo che incontrammo opposizione. allora; per metterci d' accordo, restringemmo il rapporto limite a 250 o, più chiaramente, allargammo il numero di uno spaccio ogni 250 abitanti ed inserimmo nella proposta di legge , tutti d' accordo, un articolo secondo il quale i circoli erano esclusi da questo limite, anche se non affiliati ad associazioni di carattere nazionale. la leggina fu votata all' unanimità dalla II Commissione nel febbraio 1959. passò al Senato. sono trascorsi ormai 14 mesi, è stata messa all' ordine del giorno almeno una ventina di volte, ma esiste una opposizione sorda che non si sa da dove nasca né da chi sia promossa. mi sono infatti rivolto al sottosegretario di Stato per l' Interno chiedendogli se l' opposizione venisse dal ministero dell'Interno : mi è stato risposto che da parte di detto dicastero non vi era alcuna opposizione. mi è stato riferito che vi sarebbe opposizione da parte del ministero dell'Industria : non riesco a capire come esso possa interferire in queste cose. comunque, la verità è che questa leggina non fu mai discussa. ritorno all' argomento della mia mozione. in Emilia, ad un certo momento, abbiamo staccato 120 circoli dati « ENAL » per questioni di carattere locale; per mesi e mesi questi circoli sono vissuti senza la distribuzione di birra, di vino o di bevande alcoliche di nessun genere. questo perché volevano vivere e sono vissuti. non crediate, dunque, di poterci in alcun modo distruggere. noi oggi — lo dicevo poco fa — controlliamo più di duemila circoli, cioè varie centinaia di migliaia di lavoratori; adoperiamo quegli strumenti che la tecnica ci mette a disposizione ed a cui l' « ENAL » non ricorre: il cinematografo, la televisione, il giradischi. tutta la vita dei circoli si sta trasformando, signor ministro. da cinque o sei anni a questa parte, al circolo non si reca più soltanto il capofamiglia, come avveniva una volta: vi si reca tutta la famiglia, le donne, i bambini, le ragazze e i ragazzi. ammesso che ogni circolo abbia solo cento iscritti, si tratta di un complesso di un milione di lavoratori che, moltiplicati per tre o quattro (cioè per il numero dei componenti la famiglia) danno un totale di 3-4 milioni di italiani. fra questi, ve ne sono parecchi che condividono la nostra ideologia. ma noi nei circoli non facciamo propaganda socialista o comunista; ecco la parola d'ordine che abbiamo scritto dappertutto: « creare il cittadino democratico — liberare le forze creatrici delle masse » , recare cioè la cultura là dove fino a qualche anno fa esisteva soltanto l' osteria, certe volte la Bettola. e allora perché vi ostinate a negarci il vostro riconoscimento? da parte di qualcuno si risponde: perché siete socialisti e comunisti. ammesso che ciò fosse vero, e dimostrerò che non lo è, o non lo è che in parte questa sarebbe una discriminazione. ci si obietta che il riconoscimento è un atto amministrativo; ma l' atto amministrativo non significa un atto di arbitrio da parte del Governo: un atto amministrativo può richiedere il rispetto di alcune norme oggettive che riguardano il requisito della democraticità dell' ente, della sua estensione territoriale (ho già parlato, per esempio, della Lega navale , che in tutta Italia ha soltanto 10 o 15 circoli). noi abbiamo fornito la documentazione di questi requisiti. resterebbe pertanto valido solo un fatto: non ci viene concesso il riconoscimento, perché si tratta di, circoli socialisti e comunisti. ma nemmeno questo corrisponde alla verità; se è vero che vi sono circoli soltanto socialisti o comunisti, è altrettanto vero che vi sono anche circoli non frequentati soltanto da appartenenti ai partiti di sinistra, ed è la maggior parte. allorché si parla di circoli, si è indotti a pensare ai circoli di città, dove effettivamente si possono trovare dei circoli di parte o vicini, come ideologia politica, a un partito piuttosto che ad un altro. ma i circoli sono distribuiti in tutti i comuni, in tutti i paesi, nei villaggi, nelle campagne, nelle borgate delle nostre montagne, ove non vi sono dei circoli, ma qualche volta vi sono le « Acli » , ma non sempre — ed allora il circolo è il cuore del paese, il circolo è frequentato da tutti, dai cattolici, dai socialisti e dai comunisti; è frequentato dall' intera popolazione, comprese, come dicevo poc' anzi , le donne, che sono entrate nel circolo con l' apparizione della televisione; compresi i ragazzi, che sono entrati nel circolo soprattutto attratti dallo sport. tutti gli avvenimenti che si verificano in un paese, in un villaggio, hanno la loro ripercussione al circolo, se non hanno addirittura in questo la loro propulsione. con la diffusione della televisione, del cinematografo, soprattutto a passo ridotto, il circolo sta diventando anche il cervello del paese. io vorrei che si riflettesse su alcune questioni, come ad esempio sulla indispensabilità di essere presenti nei paesi con funzioni educative e culturali. onorevole ministro, basterebbe un dato puramente oggettivo, tecnico: avete mai pensato che cosa ha significato per un montanaro, per la mente di una montanara, la apparizione della televisione? uomini che avevano, sì e no , fatto il viaggio nelle grandi città al momento del servizio militare , donne che non avevano mai lasciato il loro villaggio di origine, sono stati posti improvvisamente a contatto con la vita delle grandi città come Roma, Napoli, Parigi, Mosca; hanno preso conoscenza delle abitudini delle genti del centro dell' Africa, del centro dell' Asia, e ne hanno ricevuto uno shock. il cinematografo, che è ormai entrato in moltissimi circoli, è un elemento di estrema importanza, perché serve ad orientare, perché è indispensabile ad innalzare il livello dell' educazione di massa, dell' educazione popolare. ebbene, noi chiediamo né più né meno di concorrere a quest' opera di educazione e ci si risponde invece che siccome abbiamo certe concezioni politiche, questo non può avvenire. noi insistiamo nel chiedere che tutta la materia venga rivista. tutti i cittadini italiani hanno il diritto di associarsi liberamente, come è tassativamente previsto dall' articolo 18 della Costituzione; noi chiediamo che questo diritto ci venga riconosciuto, il diritto cioè di poter operare serenamente alla pari di tutti gli altri cittadini italiani. non è ammissibile che un cittadino goda di certi diritti solo perché si dice che è cattolico o perché si dice che è repubblicano. non vorrei essere maligno affermando che, se il partito repubblicano avesse inoltrato oggi la domanda, oggi probabilmente il riconoscimento sarebbe stato più difficile che 10 o 11 anni fa quando fu riconosciuto. noi chiediamo che il diritto di associazione sia riconosciuto anche per noi, se sono adempiute certe condizioni obiettive: democraticità, dimensione eccetera, condizioni riconosciute per tutti ed eguali per tutti... abbiamo la Costituzione con noi e chiediamo che l' articolo 18 sia applicato nei nostri confronti così come è, senza sottintesi, senza presupposti, senza discriminazioni. abbiamo voluto discutere di queste cose, ed io ho voluto essere il più breve possibile. ma vorrei, terminando, far comprendere soprattutto l' ampiezza e l' urgenza del problema della utilizzazione del tempo libero e della creazione degli organismi razionali volti a questo fine. l' « ENAL » non l' ha fatto. ci si dimostri che l' « ENAL » lo fa, ma lo fa sul serio, ed allora forse lo spazio verrebbe a mancare ad altre organizzazioni. oggi noi siamo in questa situazione: che le « Acli » in primo luogo e gli altri in secondo luogo hanno distrutto, a ragione o a torto, quella unità che noi abbiamo tentato di conservare lungo il corso di dodici anni, dal 1945 al 1957. durante questi anni noi pensammo che fosse possibile avere un ente unitario e lavorare nell' ente stesso, cioè l' « ENAL » . ci si dimostrò con i fatti che non era possibile. oggi noi rivendichiamo per noi e per tutti il diritto che la Costituzione ci concede. vorrei che, a prescindere dalla discussione di oggi, tutti gli onorevoli colleghi si soffermassero un momento su questo problema » , che è il problema di un mondo che si rinnova, di un mondo in cammino, di un mondo che perde certi attributi. e ne conquista di nuovi. ho detto cominciando che tutti gli stati si erano posti sulla strada della risoluzione. in Italia la carenza dell' ente statale ha condotto al sorgere di altri enti. è bene ed è giusto che questi enti abbiano la possibilità di sviluppare il loro lavoro, che sarà certamente un lavoro profittevole a tutti se fatto per tutti.