Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
III Legislatura - Assemblea n. 390 - seduta del 03-02-1961
Sull'Alto Adige
1961 - Governo III Fanfani - Legislatura n. 3 - Seduta n. 390
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , signor ministro degli Esteri , noi avremmo preferito poter illustrare questo nostro documento allorché lo presentammo e ne sollecitammo la discussione, cioè prima dell' ultima fase di sviluppo interno ed internazionale di questa grave questione. in quel momento un dibattito avrebbe potuto essere — almeno a nostro avviso — utile o responsabile; avrebbe posto tutte le parti politiche in condizione di offrire tempestivamente il proprio avviso ed i propri suggerimenti al Governo del nostro paese e avrebbe consentito ad esso, io penso, di tener conto, in maniera probabilmente producente, dei suggerimenti provenienti dalle diverse parti. ad ogni modo il dibattito, se ha forse perduto, da questo punto di vista , in concretezza, ha purtroppo guadagnato in drammaticità; e noi pensiamo che, dopo quanto è accaduto a Milano e in Alto Adige , esso non possa esaurirsi in moniti per quanto alti o in recriminazioni per quanto fondate, ma debba costituire una vera e propria rassegna del punto di vista di tutti i settori del Parlamento intorno a questo grave problema. leggendo il comunicato e le informazioni relative al Consiglio dei ministri che si è svolto ieri su questo argomento, abbiamo appreso che si sarebbe già stabilito, da parte del Governo, che i gruppi di maggioranza, o per lo meno il gruppo della Democrazia Cristiana , si comportino in un determinato modo, respingano determinati strumenti (ad esempio, la nostra mozione), ne approvino determinati altri. abbiamo l' impressione che il criterio delle convergenze politiche, che da altri punti di vista e in altri momenti potrebbe anche essere accettabile, voglia imporre alla conclusione di questo dibattito, prima ancora che esso abbia luogo, una sua sistematica che, in questo caso, sarebbe veramente fuori luogo . noi abbiamo in materia posizioni che non intendiamo certamente rinnegare; che, se mai, intendiamo confermare e convalidare alla stregua dei fatti. abbiamo un particolare stato d'animo , abbiamo particolari nostri precedenti ed impegni di partito al riguardo. ma, avendo l' onore di iniziare — come abbiamo avuto l' onore di promuovere — questo dibattito, vogliamo dichiarare che il nostro autentico stato d'animo in questo momento sta nell' auspicio, probabilmente inutile, che si stabiliscano nel Parlamento italiano delle convergenze italiane almeno su questo problema e che non si pensi di isolare aprioristicamente tesi che sono senza dubbio italiane, ma si cerchi invece di sceverare quello che di italiano può esservi in quasi tutti i settori di questo Parlamento al riguardo di questo problema, al fine di offrire non soltanto al Governo, qualunque esso sia, il sostegno di un voto parlamentare il più largo possibile, ma per offrire all' Italia la sensazione, la consapevolezza che il Parlamento oggi lavora per lei. è con tale stato d'animo , ripeto, che oggi ci accingiamo a questa discussione, anche perché abbiamo l' impressione, che vogliamo sperare non sia fugace, che una larga, autentica convergenza italiana possa in questo momento sussistere in ordine a tale problema, se è vero, come sembra vero, che su taluni punti, che sono poi punti fondamentali, possiamo trovarci tutti d' accordo. ritengo che nessuno in questa Camera voglia, intenda o ritenga di porre in dubbio o lasciare che si ponga in dubbio l' intangibilità dei confini; e questa è una base obiettiva, serena, quanto mai valida per una convergenza italiana in Parlamento. ritengo parimenti che nessuno in questa Camera osi, voglia o ritenga di sostenere o di accettare che altri sostenga che la controversia tra l' Italia e l' Austria in ordine all' Alto Adige possa andare oltre i limiti di una controversia o di una disquisizione di carattere giuridico ed interpretativo; e questa è una base obiettiva di convergenza a carattere interno ed internazionale. penso che nessuno in quest' Aula voglia anche lontanamente ritenere che diritti di quella che è la minoranza italiana in Alto Adige — giacché questo è il problema possano in qualunque modo essere lesi in Alto Adige o essere lesi attraverso la legislazione del governo italiano o l' azione dei partiti italiani in campo interno ed internazionale. questo è un terzo fondamentale motivo di convergenza e debbo aggiungere che una volta che questi tre fondamentali motivi di convergenza siano chiari e precisi, è preciso anche da parte nostra l' intendimento che a nessun cittadino italiano di lingua tedesca venga in qualsiasi modo tolto uno qualsiasi fra i diritti legittimi che nell' ambito della Costituzione italiana e delle nostre leggi quel cittadino o quel gruppo di cittadini può aver conseguito, purché se ne sia reso meritevole ai sensi appunto della Costituzione e delle leggi dello Stato. se il problema fosse stato esaminato in questi termini, fosse stato discusso su questa base, su questa piattaforma, noi riteniamo che avremmo fatto e potremmo fare una migliore figura di fronte a noi stessi ed alla opinione pubblica nazionale ed avremmo offerto in tutto questo dopoguerra, certamente minori motivi di speculazione contro di noi da parte dei signori della Sudtiroler Volkspartei e da parte dello Stato straniero che li sostiene. ciò premesso, venendo al merito specifico della questione, a quelli che sono purtroppo i suoi aspetti internazionali, sottolineati anche dal fatto che il Governo ha ritenuto di incaricare della risposta solo il ministro degli Affari esteri su un problema che il Governo dichiara, per larghissima parte, di pertinenza dello Stato sovrano italiano, quindi problema interno italiano; quanto è recentemente accaduto a Milano e quanto era precedentemente accaduto all' Onu ci consente di procedere con criteri che mi permetto definire di logica stringente. ci avete sempre, quando abbiamo parlato di questo problema, accusati di isteronazionalismo o quanto meno quelli che tra voi hanno voluto mostrarsi più benevoli nei confronti della nostra parte ci hanno accusati di ingenuità, asserendo che non avremmo tenuto conto, dal 1946 in poi, della dolorosa e difficile realtà. ed allora io vorrei tentare, nella speranza di potervi riuscire, di mettermi sul vostro terreno, su un terreno di analisi obiettiva e concreta, senza alcun preconcetto e, per questa parte almeno, senza alcuna passionalità. vorrei esaminare le cose così come si sono ultimamente determinate. quando, anni or sono, uomini della nostra parte affermavano che l' Austria attraverso la sua azione politica mirava ad ottenere: 1°) l' autodecisione; 2°) l' annessione addirittura dell' Alto Adige , di quello che essi chiamano il Südtirol, al territorio austriaco; si gridava che queste erano nostre posizioni preconcette, che in questo modo si radicalizzava il problema e si esasperavano le polemiche. penso che ella, signor ministro degli Esteri , sarà il primo a convenire oggi che questa posizione austriaca è divenuta assolutamente evidente, perché ella all' Onu ha difeso i diritti italiani nei confronti delle pretese austriache, dal suo punto di vista naturalmente, nei limiti in cui la sua partecipazione a questo Governo glielo ha potuto consentire, e si è trovato di fronte a un documento austriaco, che ben conosce, sul quale le discussioni hanno avuto inizio, e sa che quel documento ufficiale austriaco incominciava esattamente con una contestazione in sede storica e politica del trattato di San Germano e delle sue conseguenze. non si può quindi più parlare di determinati circoli austriaci revanscisti, neofilonazisti, pangermanisti; non si può più parlare, come si è fatto per lungo tempo, specie da esponenti della Democrazia Cristiana , di un partito democratico cristiano o cattolico austriaco che in materia avrebbe tenuto un atteggiamento difforme da quello di un partito socialista austriaco e di un partito liberale austriaco, o da gruppetti nazionalistici austriaci. ormai si deve parlare sulla base dei documenti ufficiali e di una presa di posizione ufficiale e definitiva dell' Austria. l' Austria vuole l' autodecisione. questo è il significato dell' autonomia per la provincia di Bolzano. vuole l' autodecisione per i cittadini di lingua tedesca della provincia di Bolzano, come se poi in provincia di Bolzano vi fossero soltanto cittadini di lingua tedesca . stranissima tesi, quella di difendere una minoranza trasformandola in maggioranza che opprime una autentica minoranza. ma l' Austria questo chiede. questa è stata la sua indubbiamente imprudente ed in quel momento internazionale compromettente presa di posizione all' Onu, ma il fatto che l' Austria, pur rendendosi conto che quella presa di posizione era imprudente e poteva essere compromettente e svelava i veri fini di tutta l' azione della diplomazia austriaca e pertanto i fini dell' azione della Sudtiroler Volkspartei in Italia; il fatto che l' Austria abbia preso tale posizione in un momento che era per noi e anche per essa particolarmente impegnativo e difficile, dimostra che questi sono i fini ufficiali di tutti gli uomini politici che dirigono il vicino paese. quindi non ho neppure bisogno a questo riguardo di riferirmi — e voi sapete benissimo che sarebbe anche troppo facile ed il materiale anche troppo abbondante — a precedenti dichiarazioni, discorsi del signor Gschnitzer, sottosegretario per il Südtirol. basterebbe, per dimostrare le intenzioni austriache, questo solo fatto, e l' esistenza di un sottosegretario per il Südtirol, che avete recentemente riammesso all' onore di poter frequentare il nostro paese per motivi che non sono stati chiari a nessuno e che d' altra parte non volete chiarire. il signor Gschnitzer, dal 1955-5, cioè da quando l' Austria ha riacquistato, con la firma del trattato di pace , la sua formale indipendenza, da quando egli è entrata per la prima volta a far parte di un governo austriaco , va dichiarando a tutte lettere, a chi vuole e a chi non vuol sentire, che questo è il fine dell' Austria. il Governo ufficialmente non può ignorarlo, se è vero come è vero (e cito a bella posta un solo precedente ufficiale che riguarda questo Governo, affinché non mi si dica che poteva trattarsi di atteggiamenti di altri governi determinati almeno in parte dal voto intero-nazionalistico del Movimento Sociale Italiano ) che con nota verbale del 4 ottobre 1960 l' ambasciatore d' Italia a Vienna ha avuto occasione di elevare una violenta protesta (speriamo almeno che violenta sia stata, anche se inutile) a seguito del discorso del vicecancelliere austriaco signor Pittermann, tenuto il 29 settembre a Meiningen, nel quale l' intangibilità del confine del Brennero è stata posta in dubbio. l' onorevole Gaetano Martino , che è qui presente e che interverrà in questo dibattito, ha osservato all' Onu il 20 ottobre 1960, durante la discussione svoltasi in quella sede sulla mozione austriaca (e cito il resoconto del giornale ufficiale della Democrazia Cristiana ), che mentre l' Austria nega di voler rimettere in causa i confini del Brennero, in realtà queste intenzioni traspaiono da tutte le sue azioni e da tutte le dichiarazioni rese dai suoi uomini politici . in forma più ufficiale e perentoria non poteva essere affermata questa verità. mi dispiace che non sia presente in questo momento in Aula l' onorevole Berloffa, che io in Alto Adige (e perché non anche qui?) chiamo scherzosamente onorevole Kartoffel. l' onorevole Kartoffel, o Berloffa che dir si voglia, ha voluto parlare di questo argomento agli ignari giovani studenti della Democrazia Cristiana della università di Roma ed ha consigliato loro (almeno da quanto abbiamo appreso da alcune notizie di agenzia) di non porre assolutamente in dubbio che si possa parlare o che altri vogliano parlare della frontiera. in sostanza, egli ha detto che il problema di fondo non è questo. onorevole Berloffa, questo non è nelle sue intenzioni, nelle nostre e voglio credere nelle intenzioni di tutti i presenti, ma è sicuramente nelle intenzioni dello Stato austriaco , dei suoi uomini politici ; e che sia nelle intenzioni dello Stato austriaco e dei suoi esponenti di ogni partito lo hanno detto proprio i rappresentanti di questo Governo ed i rappresentanti ufficiali dell' Italia, a nome di questo Governo, alle Nazioni Unite . ed allora, se questa è, come mi sembra essere, una premessa obbiettiva non dal nostro, ma dal vostro (e mi rivolgo a coloro che sorreggono questo Governo con i loro voti) punto di vista , studiamoci di dedurre, con quella che mi sono permesso di definire a priori logica stringente, le conseguenze altrettanto obiettive. una prima conseguenza, che è poi la conseguenza delle conseguenze, è che le trattative con l' Austria non hanno in questo momento e con queste premesse senso né scopo. se non ho interpretato male il testo del resoconto sommario (perché altro strumento fino a questo momento non ho potuto avere a disposizione) della seduta della Commissione esteri del Senato di ieri, se non ho interpretato male le dichiarazioni che l' onorevole ministro degli Affari esteri ha fatto in quella sede, mi sembra di comprendere che lo stesso onorevole Segni, ovviamente nella prudenza del suo linguaggio, abbia riconosciuto la validità della tesi che sto sostenendo, quando, rivolgendosi in particolare ai colleghi dell' estrema sinistra , i quali al solito (e ne riparleremo) avevano sostenuto che l' Italia è inadempiente, che l' Italia deve attuare in pieno gli impegni che nascono dal patto De Gasperi-Gruber , che in particolare l' articolo 14 dello statuto speciale di autonomia deve essere realizzato in pieno, ha fatto rilevare che il problema purtroppo non è più di attualità, nel senso che (e cito una frase testuale)... ma io le sto leggendo il resoconto sommario della riunione della Commissione esteri del Senato! onorevole ministro, che ella dica che non le importa niente del resoconto sommario è piuttosto grave, perché il resoconto sommario rappresenta un atto ufficiale del Senato della Repubblica . la sua osservazione sarebbe giusta, signor presidente , se mi fossi permesso di dire che il ministro degli Affari esteri ha, tra virgolette, detto questa o quest' altra frase. non è vero. se ella, invece di occuparsi dei problemi industriali sardi, in questo momento, mi avesse seguito nel mio dire, si sarebbe accorto che non mi sono espresso per niente così. la invito pertanto a leggere il resoconto stenografico , dal quale potrà rendersi conto di quello che effettivamente ho detto. io mi sono espresso con infinita cautela dicendo che, non avendo altro strumento ufficiale in questo momento, dato il breve tempo intercorso, avevo creduto opportuno servirmi del resoconto sommario del Senato ed interpretare il suo pensiero attraverso quello che testualmente il resoconto sommario del Senato ha riportato. il resoconto sommario riporta al riguardo alcune sue dichiarazioni... non discuto su ciò. data questa sua contestazione, glielo leggo, per darle modo — dato evidentemente che ella non l' ha letto e sta smentendo quello che non ha letto — di rettificarlo. può anche darsi che lo riproduca fedelmente e che ella lo riconosca quando lo avrà ascoltato. comunque lo possiamo emendare in questa stessa sede, perché il mio desiderio, come quello di tutti i colleghi, credo, è quello di avere a base documenti obiettivi su cui si possa giudicare. a pagina 11, dunque, il resoconto sommario del Senato reca: « il problema dell' articolo 14 dello statuto non poteva » (alludendo alle trattative di Milano) « essere preso in considerazione sinché ritenuto insodisfacente dall' Austria, che presenta, come il gruppo etnico della regione, una rivendicazione ben più ampia » . questa è la dichiarazione che le viene dal resoconto sommario attribuita e che ella, naturalmente, potrà rettificare ove lo creda. da questa dichiarazione, che fino a questo momento è l' unico documento che io e chiunque altro abbia a disposizione, risulterebbe che il problema dell' articolo 14 dello statuto, cioè l' estensione della delega, non poteva neppure essere preso in considerazione a Milano. perché? perché le rivendicazioni dell' Austria e del gruppo etnico , cioè della Sudtiroler Volkspartei (mi consenta, signor ministro, di dire che dovremo una volta tanto chiarire che la Sudtiroler Volkspartei non è il gruppo etnico , che il gruppo etnico si può esprimere politicamente ed occasionalmente attraverso la Sudtiroler Volkspartei e nessuno contesta che la Sudtiroler Volkspartei abbia preso senza alcun dubbio la grande maggioranza dei suffragi dei cittadini di lingua tedesca dell' Alto Adige ; ma nessuno può contestare che suffragi di cittadini di lingua tedesca dell' Alto Adige siano confluiti ad altri partiti e perfino al nostro, che ha avuto in altre elezioni dei canditati appartenenti al gruppo etnico tedesco: non credo dunque che sia neppure prudente da parte del Governo questa identificazione, che è identificazione di comodo da parte dei dirigenti della Sudtiroler Volkspartei , tra il gruppo etnico tedesco e la volontà politica espressa dalla Sudtiroler Volkspartei ); perché quelle rivendicazioni, dicevo, erano più ampie, in quanto, come tutti sappiamo, concernevano la realizzazione di quella che viene chiamata l' autonomia completa della provincia di Bolzano, con il conseguente, per logica, diritto di autodecisione. ora, non so come l' onorevole ministro degli Esteri potrà o vorrà rettificare questa affermazione, ma se essa risponde, come mi sembra, ad esattezza, è evidente che il Governo stesso si rende conto che, chiedendo l' Austria lo statuto di autonomia, così come il senatore Tinzl ha voluto chiedere al Parlamento italiano, ed essendo questa richiesta non già la meta finale dell' Austria (la meta finale è l' annessione), ma essendo questa la richiesta determinata, precisa, ultimativa inderogabile che la diplomazia austriaca ha posto all' Onu e riproposto a Milano, discutere su una estensione della delega, discutere su una applicazione più o meno vasta dell' articolo 14 o dell' intero statuto di autonomia, riconosce lo stesso Governo, è un fuor d' opera. ciò vuol dire che se l' Austria mantiene le sue posizioni (e non v' è alcun motivo per ritenere che non le mantenga: lo ha dichiarato ufficialmente e perentoriamente) e se il governo italiano mantiene le sue posizioni (ed io, oppositore di questo Governo, voglio esprimere l' auspicio che le mantenga senza altro, e voglio riferirmi, con l' augurio che almeno per questa affermazione il resoconto sommario non venga smentito dal ministro degli Esteri , a quanto risulta in conclusione dal resoconto sommario di ieri, ove il ministro degli Esteri avrebbe detto che il governo italiano manterrà ferme le sue tesi: integrità del territorio e mantenimento dell' attuale situazione costituzionale del Trentino Alto Adige ); il che vuol dire, ripeto, che essendo ferme le posizioni austriache per dichiarazione dell' Austria, essendo ferma le posizioni italiane per dichiarazione presunta, almeno, e sperabile, auspicabile di questo Governo, non esiste, non dico la materia del contendere, ma la materia per una trattativa in questo momento tra Italia ed Austria. così come, non esistendo la materia della trattativa, non esistendo la possibilità di cedere né di ottenere, non essendovi la possibilità di smuovere altrui né la volontà di muoversi da una determinata tesi, sarebbe veramente deleterio se si procedesse anche questa volta — ed ella, onorevole ministro, sa che ho ragione di dire « anche questa volta » , perché vi sono dolorosi precedenti — in quella tattica delle piccole concessioni, del lasciar mangiare la foglia del carciofo, che è stata fino adesso usata in particolare, o per lo meno suggerita, dagli organi della Democrazia Cristiana nel Trentino Alto Adige . tattica che viene mascherata con tante belle parole, con tante buone intenzioni. si tratta — dice spesso la Democrazia Cristiana dell' Alto Adige , dicono spesso uomini politici un po' di tutte le parti, della nostra no certamente — di dare prova di buona volontà ; si tratta di presentarsi armati del nostro buon diritto, si tratta di far vedere che l' Italia ha una sua naturale e civile superiorità; si tratta di non inasprire, di distendere. ma, in sostanza, di che cosa si tratta? di quello che dicevo: di lasciar mangiare all' Austria e alla Sudtiroler Volkspartei il carciofo foglia per foglia. questa è la tipica politica della foglia di carciofo che l' Austria e la Sudtiroler Volkspartei stanno conducendo da tanti anni. hanno cominciato fin dal patto De Gasperi-Gruber , quando se ne dichiararono sodisfatti, ufficialmente sodisfatti. sono stati buoni per alcuni anni finché lo statuto di autonomia è stato concesso e nella prima parte subito attuato; ma soprattutto finché l' Austria non ha riacquistato indipendenza e quindi capacità di attivizzazione politica internazionale ; e dal 1955 di foglie del carciofo se ne sono mangiate tante, gli austriaci e i signori della Sudtiroler Volkspartei , a spese non del prestigio italiano: a spese dei diritti italiani in Alto Adige . e stavano purtroppo per finir di mangiare quasi tutto il carciofo quando, un anno fa circa, il signor Kessler, a nome del gruppo della Democrazia Cristiana , fece le note dichiarazioni e profferte del tutto gratuite, senza contropartite, in sede di Consiglio regionale del Trentino Alto Adige . noi vogliamo veramente, vivamente augurarci che, quando il Governo dichiara, come sembra abbia dichiarato, di aver fatto sapere e capire nel corso delle recenti trattative di Milano che su questa strada non si intende procedere oltre, che non vi saranno ulteriori cedimenti ed ulteriori concessioni gratuite, che si resta fermi sulla situazione quale essa è, essendo, tale situazione, di pieno e se mai eccessivo adempimento da parte dell' Italia dei suoi obblighi interni e internazionali, almeno da questo punto di vista non si resti nuovamente delusi. ed allora, procedendo con la logica di cui mi permettevo di parlare poco fa, da queste premesse risulta che, si voglia o non si voglia, piaccia o non piaccia, il problema dell' Alto Adige è ormai di fronte alla coscienza di tutti, ma soprattutto di fronte ai fatti, un problema di stretta pertinenza interna dello Stato sovrano italiano. ho detto « piaccia o non piaccia » ; ma ancora una volta voglio pormi sul vostro terreno, su un terreno di assoluta obiettività e pertanto devo ritenere che questa tesi vi piaccia, sia anche la vostra, dovrei dire: che sia soprattutto la vostra, se è vero come è vero , che questa tesi, la tesi della pertinenza interna di questo problema, la tesi della indiscutibile sovranità dello Stato italiano in ordine a questo problema, la tesi che si tratta di un problema di casa nostra e basta, è stata ufficialmente sostenuta dalle personalità più alte dello Stato italiano e non una volta sola. nessuno ha dimenticato a Bolzano — e voglio augurarmi che nessuno lo abbia dimenticato in Italia e nel Parlamento italiano — il discorso pronunciato dall' allora ministro dell'Interno onorevole Tambroni alla presenza del Capo dello Stato nel settembre 1956. ho l' impressione che sia stata quella la sola occasione o, per lo meno, la più solenne fra le occasioni in cui il Capo dello Stato italiano ha ritenuto di recarsi in forma ufficiale a Bolzano. devo ritenere che nona caso in quella occasione colui che rappresentava il Governo, che era il ministro dell'Interno , abbia fatto una dichiarazione tanto impegnativa, e per altro mai contraddetta o smentita; devo ritenere che quel ministro dell'Interno abbia parlato in nome del Governo di cui faceva parte e devo anche ritenere che il Governo di cui quel ministro dell'Interno faceva parte abbia preventivamente informato il Capo dello Stato della impegnatività e della gravità della dichiarazione che alla sua presenza stava per essere fatta in Bolzano. il Capo dello Stato è tuttora nella sua altissima carica e non credo che quell' impegno possa essere considerato il transeunte impegno di un determinato uomo politico in un determinato momento; reputo invece che quell' impegno costituisca uno dei più solenni impegni che abbia mai assunto la classe politica dirigente italiana di fronte alla nazione italiana, in particolare di fronte agli italiani dell' Alto Adige . ma se vogliamo allontanarci da quell' esempio e venire a tempi più recenti, onorevole ministro, le devo ricordare sue dichiarazioni (questa volta fra virgolette) tanto ufficiali che sono state rese in questa e nell' altra Assemblea nell' occasione più solenne, nell' occasione della fiducia al suo Governo. si tratta del discorso da lei pronunziato in quest' Aula il 24 febbraio 1959, un discorso (noi siamo sentimentali) che ci commosse un po' (altri risero di noi) per la chiusura sulla « cara patria » . nel discorso della « cara patria » , ella, onorevole ministro, inserì questa formula a proposito dell' Alto Adige : « sia ancora una volta affermato che l' applicazione di tale accordo è materia di competenza italiana, come spettano esclusivamente all' Italia il diritto e l' obbligo della tutela delle traduzione e delle legittime attese delle minoranze esistenti nel nostro territorio nazionale » . credo che questa dichiarazione sia talmente chiara di per sé da non necessitare di nessuna ulteriore chiosa, onorevole ministro degli Esteri . ed allora se, secondo sempre la solita logica lungo la quale io cerco di camminare, alla stregua di tali sue dichiarazioni, di dichiarazioni altissime fatte alla presenza del Capo dello Stato , si tratta di un problema di carattere interno, di un problema di pertinenza interna italiana, anche il problema del patto De Gasperi-Gruber , della sua applicazione, delle sue eventuali contestazioni, dei suoi riflessi internazionali e della tutela che attraverso l' applicazione o la vantata applicazione dal suo punto di vista del patto De Gasperi-Gruber l' Austria pretenderebbe di esercitare su cittadini italiani in Italia, anche questo problema, onorevole ministro degli Esteri , onorevole presidente del Consiglio , che ringrazio di essere presente, si scolorisce e si sdrammatizza. anche qui conoscete la nostra posizione tradizionale, di fronte alla quale avete sempre un po' tutti reagito o con sorrisi di compatimento o con invettive: si denunzi (lo abbiamo detto ripetute volte) il patto De Gasperi-Gruber , che nella sua sostanza (e nessuno lo sa meglio di voi) è stato lealmente — ripeto — oltre i limiti, applicato dall' Italia in questo dopoguerra. il suo contenuto, il suo impegno si è travasato non soltanto e, direi, non tanto nello statuto autonomo; quanto in tutti i provvedimenti (e ne citerò qualcuno) che con italiana generosità sono stati emanati in Alto Adige in favore non solo dei cittadini italiani di lingua tedesca , ma addirittura dei gruppi (e perfino dei gruppi politici ), delle organizzazioni di cui i cittadini italiani, o una frazione di essi, fanno parte in Alto Adige . questa è la validità del patto De Gasperi-Gruber , che è ormai passata agli atti, ormai archiviata, ormai tradotta in leggi, in leggi operanti e in una tradizione veramente pacifica di, civile convivenza in Alto Adige , se non vi fossero coloro che dal di fuori e dentro pretestuosamente e volontariamente la turbano. questa è la validità del patto De Gasperi-Gruber , così come di tutti i patti interni o internazionali, in quanto si traducano in norme operanti. ma, al di fuori di questa che è la validità interna, validità già realizzata, già tradotta in norme, e che è quindi validità reale, tutto il resto non esiste più. e diventa perfino superflua, direi, la nostra richiesta di denunziare l' accordo De Gasperi-Gruber . è l' Austria che lo sta denunciando, in fin dei conti ! essa ha sostenuto una strana tesi: siccome il patto contiene soltanto clausole impegnative per l' Italia (sono tre articoli in tutto, come è noto) e nessuna clausola è impegnativa per l' Austria, il patto De Gasperi-Gruber potrebbe essere contestato nella sua applicazione soltanto dall' Austria e l' Italia non potrebbe richiamarsi ad esso. ebbene, è vero che l' accordo contiene solo norme che impegnano l' Italia, e probabilmente — se posso permettermi a tanta distanza di anni un appunto — fu questo un errore, e forse più che un errore, della nostra diplomazia di allora; ma è anche vero che il patto De Gasperi-Gruber anche allora si concretizzava in un determinato clima e in un determinato ambiente e aveva come contropartita quelle ufficialissime dichiarazioni dello stesso Gruber, in primo luogo, e di tutti gli esponenti austriaci, i quali riconoscevano che con quel patto si era chiusa ancor prima di aprirsi ogni possibile questione e che quel patto, per lo stesso fatto della sua avvenuta firma, doveva considerarsi impegnativo sulla parola d' onore dell' Austria, nel senso che nessun problema poteva essere avanzato nei confronti dell' Italia. ed allora l' applicazione del patto: l' Italia l' ha interamente applicato! l' Austria, in verità, contesta in sostanza non l' esatta applicazione del patto, ma il patto. l' Austria vuole andare di là dal patto De Gasperi-Gruber , lo ha già praticamente denunziato. quel patto è un documento del tutto inoperante, ma è operante in un senso solo: solo a nostro danno. come nel 1946 fu impegnativo solo per noi, oggi è un fantasma che perseguita, per colpa altrui, soltanto noi. ci richiamano al patto De Gasperi-Gruber dopo che noi lo abbiamo ultraattuato, si avvalgono del patto per trascinarci — con molta nostra acquiescenza — dinanzi ai tribunali internazionali; si è ridotto ad essere un fantasma persecutore dal punto di vista dei rapporti internazionali. è pertanto con ragione che io dico che, dal punto di vista dei rapporti internazionali, si tratta di un documento del tutto irrilevante. ed allora, sempre per logica, ne discende la tesi che ci avete udito altre volte sostenere. e ripetere: che non bisognava andare all' Onu anche questa, voi dite, è una tesi (vero, onorevole Gaetano Martino ? ella ne ha parlato recentemente) oltranzista, isteronazionalistica; sarebbe stato un grosso errore non andare all' Onu, vi siamo andati (ella ha detto, ed è un po' una posizione ricorrente) per deferenza verso l' Assemblea — ma guarda! — e perché « crediamo che dalla discussione emergeranno le nostre buone ragioni » . ci siamo andati dunque « in buona coscienza » e, quando qualcuno come noi sostiene che si è fatto male, ci si dice che sono isolate posizioni di un gruppetto di nostalgici estremisti. ed allora mi si permetta di ricordare qualche precedente ed esattamente quanto fu detto dall' allora nostro ministro degli Esteri all' Onu nell' adunanza del 23 settembre 1959 e quanto dallo stesso nostro ministro degli Esteri fu detto nell' adunanza del 25 settembre 1959 all' Onu nell' occasione in cui, per la prima volta in questo dopoguerra, l' Austria, per bocca del suo ministro degli Esteri Kreisky, sollevò il problema dell' Alto Adige . il 25 settembre 1959 il ministro degli Affari esteri non era l' onorevole Segni, ma l' onorevole Pella. ho l' impressione che l' onorevole Pella faccia parte anche di questo Governo. l' onorevole Segni d' altra parte, in quel momento, era presidente del Consiglio . ho l' impressione che come presidente del Consiglio egli fosse preventivamente informato di quanto il suo ministro degli Esteri recitava all' Onu non si trattava di resoconto sommario , ma di dichiarazioni ufficiali, che mi permetto di citare testualmente dal resoconto che è stato pubblicato dal giornale ufficiale della Democrazia Cristiana . mi sono voluto riparare dietro i « sacri testi » affinché nessuno possa pensare a versioni deformate. noi italiani siamo lettori così distratti! gli stessi ministri fanno dichiarazioni e poi se ne dimenticano. gli stessi governi assumono atteggiamenti che dichiarano definitivi, ma poi se qualcuno li richiama alla coerenza viene tacciato di estremista. allora, come ausilio alla buona memoria dei signori ministri, noi vi offriamo questi piccoli, sereni appunti che risalgono a documenti ufficialissimi. 23 settembre 1959. il ministro degli Esteri onorevole Pella (ministro del Bilancio di questo Governo), dopo il discorso di Kreisky, dice: « l' Italia deplora la singolare procedura alla quale è ricorso il governo austriaco . l' Italia respinge qualsiasi tentativo dell' Austria di portare davanti alle Nazioni Unite il problema dell' Alto Adige . il governo italiano respinge in modo definitivo il tentativo di sollevare in questa sede un problema che non rientra nella competenza di questa Assemblea » . non vi è nulla di definitivo in politica, neanche quando si tratta di questi problemi; ma l' onorevole Pella, in perfetta buona fede , credeva di parlare definitivamente fino al termine di quella sua esperienza di Governo, ed anche l' onorevole Segni (allora presidente del Consiglio ) era « definitivo » nei confronti dell' atteggiamento di quel Governo. non si tratta quindi di tesi oltranzista: per lo meno non lo era nel 1959. « la dichiarazione del ministro Kreisky » — continua il ministro Pella — « là dove essa riguarda gli affari interni dell' Italia e là dove essa fa riferimento ad una valutazione giuridica di accordi bilaterali , non rientra nella competenza di questa Assemblea. io non desidero, nel trattare la sostanza del problema, sottoscrivere l' inammissibile interpretazione della Carta delle Nazioni Unite tentata dal governo austriaco » . 25 settembre 1959. dopo una replica di Kreisky, il ministro Pella risponde: « non posso fare a meno di riaffermare categoricamente » (che equivale al « definitivamente » di poco fa) « che la questione sulla quale Kreisky ha creduto di poter attirare la vostra attenzione non rientra nella sfera delle competenze di questa Assemblea; non è né una questione concernente il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale né una questione concernente i diritti e le libertà fondamentali » . l' attuale ministro degli Esteri , pur sostenendo nel fondo la tesi opposta, cioè pur avendo accettato l' iscrizione dell' argomento all' ordine del giorno dell' Onu nella sessione dell' ottobre 1960, in quella sede (pagina 56 dell' opuscoletto relativo agli interventi italiani alle Nazioni Unite in quest' ultima sessione) si è espresso stranamente in modo molto simile, se non identico, a quello in cui si era espresso il suo ministro degli Esteri nel 1959. con la differenza che l' onorevole Pella nel 1959 si esprimeva in quel modo in nome di un Governo che effettivamente respingeva l' intervento dell' Onu sul problema dell' Alto Adige ; mentre l' onorevole Segni si è espresso questa volta in modo quasi identico in nome di un Governo che però non ha respinto affatto, ma anzi ha accettato tranquillamente l' iscrizione del problema all' ordine del giorno dell' Onu il ministro degli Esteri ha detto testualmente: « in realtà, ogni richiesta austriaca che vada al di là dell' esecuzione dell' accordo De Gasperi-Gruber è inconciliabile non solo con i principi fondamentali del diritto internazionale , ma con lo stesso sistema delle Nazioni Unite . nulla di quanto contiene il presente statuto — dice l' articolo 2, paragrafo 7 — autorizzerà le Nazioni Unite ad intervenire in questioni che appartengono essenzialmente alla competenza interna di uno Stato » . pertanto questo Governo ha sostenuto responsabilmente all' Onu essere lo statuto delle Nazioni Unite incompatibile col semplice esame di questioni che vadano di là dall' esecuzione dell' accordo De Gasperi-Gruber . questo Governo sapeva in quel momento quale fosse il tema all' ordine del giorno , perché lo aveva posto l' Austria con le sue richieste che andavano di là dall' accordo De Gasperi-Gruber . ritenne pertanto che quelle richieste non fossero dal punto di vista formale, sulla base dello statuto delle Nazioni Unite , accettabili o da prendersi in considerazione; ma, pur affermando ciò, il Governo (nell' « illuminata volontà di dimostrare le buone ragioni » dell' Italia) finì coll' accedere ad una tesi che in fatto e in diritto esso stesso aveva considerato e dichiarato infondata ed insostenibile. ora, se ogni governo si assumesse soltanto le sue responsabilità, soprattutto sul terreno dei rapporti internazionali, quanto è accaduto all' Onu a noi dispiacerebbe in linea di fatto; e in sede politica noi giudicheremmo questo atteggiamento nel quadro dei tanti errori di questa maggioranza e di questo Governo che noi, dal nostro punto di vista , sentiamo di dover criticare; ma in questo caso il Governo ha assunto ed ha fatto assumere a tutto il paese una pesante responsabilità su un problema di principio purtroppo destinato a durare nel tempo. dopo che questo Governo ha accettato per una volta, e anche una volta tanto, l' intervento di un organismo politico quale quello delle Nazioni Unite su un problema che esso stesso dichiarava essere di competenza italiana e non delle Nazioni Unite , purtroppo non vi sarà mai più (mi duole persino il rilevarlo e vorrei davvero che queste parole non fossero poste a verbale: ma il verbale è nei fatti) un governo italiano il quale possa impedire alle Nazioni Unite di intervenire nei fatti di casa nostra. questo intervento potrà avvenire oggi a proposito dell' Alto Adige e magari domani a proposito dei nostri confini orientali, dato che proprio pochi giorni fa vi è stato chi ha riproposto il problema della costituzione della regione a statuto speciale Friuli Venezia Giulia . noi dobbiamo dunque condannare il Governo per essersi assunto una così pesante responsabilità e dobbiamo anche criticarlo per gli avvenimenti che hanno fatto seguito al dibattito all' Onu e cioè le trattative italo-austriache di Milano. avendo il Governo accettato di porre la questione all' ordine del giorno dell' Onu ed essendo stato in quella sede approvato, anche col voto dell' Italia e dell' Austria, un ordine del giorno vincolante per le parti e che stabiliva si dovessero aprire trattative bilaterali (salvo vedere con quali mezzi pacifici previsti dallo statuto dell' Onu il problema avrebbe potuto essere in seguito risolto), è evidente che il Governo non poteva sottrarsi a quelle trattative cui si era impegnato di arrivare: se affermassimo il contrario, saremmo fuori della realtà. ma non si doveva trattare nelle condizioni in cui si è iniziato a trattare a Milano. non era iscritto nell' ordine del giorno dell' Onu che si dovesse trattare a tutti i costi, in un determinato momento e in un certo modo. a conforto di questa mia tesi, stanno alcune significative frasi dello stesso organo ufficiale della Democrazia Cristiana . è vero che quelle parole, scritte nell' immediata vigilia degli incontri all' Onu, venivano pubblicate domenica 9 ottobre, in piena campagna elettorale (ma questa è una malignità della quale prego i colleghi di dimenticarsi), ma è non meno vero che quelle parole conservano tutto il loro valore, tanto più che, a quanto si afferma, tutti gli editoriali de Il Popolo sono dettati dal segretario del partito, onorevole Moro, il quale probabilmente avrà redatto anche questo. scriveva dunque Il Popolo il 9 ottobre: « ma come era possibile trattare con Gschnitzer? durante i negoziati bilaterali durati quasi due anni, si è verificato questo assurdo: mentre i rappresentanti dei due governi discutevano, i gruppi ultranazionalisti austriaci intensificavano l' agitazione in Alto Adige , Gschnitzer passava ripetutamente la frontiera del Brennero per compiere opera di sobillazione antitaliana. di più: mentre i rappresentanti dei due governi discutevano, elementi dell' Alto Adige si recavano a Vienna, si facevano ricevere da dirigenti austriaci, distribuivano alla stampa comunicati e dichiarazioni antitaliane » . se l' editorialista avesse continuato a dettare anche dopo la campagna elettorale , avrebbe potuto aggiungere: come si può continuare a trattare quando gli esponenti della Sudtiroler Volkspartei si sono recati addirittura all' Onu per svolgere azione di propaganda ed attività politica contro l' Italia? come si può continuare a trattare quando il linguaggio dei massimi esponenti austriaci continua ad essere più tracotante che mai? e come si può trattare con il signor Gschnitzer? non siamo noi, ancora una volta, gli ultra nazionalisti isterici i quali si lasciano prendere dal sentimento. non credo che gli editoriali de Il Popolo siano scritti con sentimento. ve ne troviamo ben poco: vi troviamo di solito molto senso di opportunità politica, molta tattica, la tattica raffinata che è propria dell' attuale segreteria della Democrazia Cristiana . se mai potrà esservi stato, il 9 ottobre, un pizzico di sentimento elettorale che, come voi sapete, non appartiene alla sfera alta dei sentimenti, ma quella piuttosto bassa. la posizione assunta ufficialmente, clamorosamente dalla Democrazia Cristiana , non smentita e non rettificata, successivamente convalidata dai fatti, dagli stessi uomini a distanza di poche settimane, non solo dimentica tutto ciò, ma trae da tutto ciò le conseguenze esattamente opposte a quelle che aveva ritenuto di trarre in precedenza. ci volete spiegare e chiarire qual è la posizione del governo italiano di fronte al signor Gschnitzer, alla sua qualità di turista? domando, onorevole ministro, se. è vera la versione letta su qualche giornale (comunicati ufficiali al riguardo non ve ne sono stati, a meno che non mi siano sfuggiti) e diramata da un' agenzia che gira intorno alla Farnesina (perché la nostra diplomazia è paraconvergente: vi sono intorno alla Farnesina agenzie di stampe orientate in un determinato modo e in un altro), secondo la quale, prima dell' incontro di Milano, il signor Oscbnitzer aveva un permesso temporaneo di entrata in Italia; o meglio, essendo partecipe con tutti gli altri di una delegazione internazionale, perciò stesso rientrava nelle norme di immunità diplomatica che gli si consentisse a quel fine e fino a che faceva parte di quella delegazione, di entrare nel nostro paese. subito dopo, però, un' altra agenzia, paraconvergente nel senso opposto e vicina alla Farnesina o a taluni ambienti di essa, avvertiva che non era così, ma che il governo italiano aveva colto la fausta occasione dell' incontro di Milano per cancellare il divieto che, credo, signor presidente del Consiglio ed onorevole ministro degli Affari esteri , era stato stabilito nei confronti del dottor Gschnitzer per quelle che non possono non definirsi, con il massimo garbo, che gravissime scorrettezze commesse dallo stesso dottor Gschnitzer, all' interno del nostro paese, mentre era ospite, certo non gradito da parte nostra e degli italiani in genere, dell' Italia. a questo riguardo, chiederemo qualche chiarimento. comunque, risulta da quanto direttamente la stessa Democrazia Cristiana ha scritto in quell' occasione, che, in tali condizioni, non era assolutamente opportuno trattare. ma quando si tratta, lo si fa per lo meno con la predisposizione di spirito e di fatto ad essere gentiluomini, dall' una e dall' altra parte, a poter concludere qualche cosa, a non trovarsi di fronte soltanto a dei « no » preconcetti. Il Popolo del 19 ottobre (ci si inoltra nella campagna elettorale ), in un altro editoriale scriveva, profetico: « se nasceranno torbidi in Alto Adige , come ha dichiarato ieri il dottor Magnago » (onorevole Fanfani, quel Magnago che le ha scritto quella « nobile » lettera aperta , a cui ella ha inviato un veramente ottimo telegramma, di cui le diamo volentieri atto) « in una conferenza stampa a Bolzano, il mondo saprebbe » (Il Popolo parlava al mondo durante la campagna elettorale !) « in quale capitale europea cercare i moventi e i correi » . ho l' impressione che il pur prezioso stilista de Il Popolo abbia scritto « moventi » intendendo « mandanti » ; ma anche « moventi » può essere sufficiente per indicare un preciso orientamento di responsabilità. questo scriveva Il Popolo il 19 ottobre. signor presidente del Consiglio e signor ministro degli Esteri , quello che è successo nel frattempo è valso a farvi mutare atteggiamento? avete ritenuto che l' atteggiamento dell' Austria o dei dirigenti della Sudtiroler Volkspartei fosse tale da consentirvi di trattare in migliori condizioni di quelle che, durante la campagna elettorale , dichiaravate essere condizioni impossibili per trattare con l' Austria e, di conseguenza e per procura, con la stessa Sudtiroler Volkspartei ? noi non abbiamo questa impressione; se voi invece l' avete avuta, spiegateci, diteci quali eventi si sono prodotti che noi non conosciamo, quali dichiarazioni sono state rese, di cui noi siamo all' oscuro, quali garanzie ed assicurazioni avete avuto prima di avventurarvi a Milano che noi non sappiamo, e allora vi potremmo assolvere da quella che riteniamo essere una vostra responsabilità se non addirittura una vostra colpa di carattere politico. infine, per concludere questa parte (scusatemi se mi dilungo, ma il problema è talmente grave da esigere un attento esame) vorrei rispondere a quest' obiezione che udiamo fare: ma se l' Italia dichiara che il problema è di sua pertinenza interna, e che in queste condizioni non può continuare le discussioni bilaterali con l' Austria; se l' Italia comunica all' Onu questa sua posizione e chiede fermamente (come, del resto, chiese già, in linea di principio , durante il recente dibattito) che si vada innanzi alla Corte dell' Aja e che l' Italia accetterà soltanto — in ipotesi — quel giudizio; se l' Italia assumesse, queste posizioni, cosa potrebbe accadere? quanto al « che cosa potrebbe accadere » , vorrei permettermi di affrontare, soltanto di sfuggita, un problema che in quest' Aula non è stato ancora sollevato, ma che lo sarà oggi. e lo abbiamo appreso dal testo dell' interpellanza presentata dal gruppo comunista, testo che è davvero interessante, perché introduce un elemento che ritengo possa essere considerato, a fil di logica, un corpo estraneo a questa discussione. in effetti, nel documento comunista si dice che l' Italia dovrebbe trarre occasione da questo dibattito e dallo studio di questo problema per una sua impegnativa dichiarazione circa il rispetto di tutte le frontiere stabilite nel dopoguerra. a che cosa alludono, evidentemente per procura, i comunisti? evidentemente intendono riferirsi al problema della frontiera tedesco-polacca dell' Oder-Neisse. essi ragionano in questo modo: noi (noi comunisti) iniziamo con le frontiere del Brennero che, secondo noi comunisti, sono insidiate da una rinascita pangermanica, che ha le sue radici non tanto ad Innsbruck o a Vienna, quanto a Bonn, nel Governo Adenauer. noi comunisti chiediamo che il problema dell' intangibilità di tutte le frontiere del dopoguerra venga in questa sede solennemente posto e riaffermato, in modo da sganciare l' Italia da qualsiasi manovra di collegamento con la neonazista (così la definiscono) Germania di Adenauer. ho pochissime osservazioni da fare al riguardo, che sono di interesse nazionale , se non sbaglio. la prima osservazione: il Brennero, onorevoli colleghi di parte comunista, non è frontiera postbellica. si può benissimo affrontare anche in quest' Aula, ma non credo che sia la sede più opportuna, questo problema. sto parlando, credo, in un tono tale da potervi liberare, una volta tanto, dalla preoccupazione delle solite interruzioni, scusatemi, sciocche, a questo riguardo. io mi riferisco molto serenamente — ho già detto che voi agite secondo i vostri punti di vista ed i vostri interessi — al testo, permettetemi di dirlo, singolare a questo proposito della vostra interpellanza. io cerco di capire i motivi per i quali avete inserito questa parte nella vostra interpellanza e rispondo dal nostro punto di vista . ora, debbo fare là prima osservazione che è del tutto obiettiva, contro la quale insorgere significa rendere un gratuito servigio al nemico; e cioè che il Brennero, per ammissione di tutti, perché la storia ed i documenti lo comprovano, non è frontiera postbellica; e tanto è vero che non è frontiera postbellica quella del Brennero, che non fu posta in discussione nelle trattative relative alla conclusione del trattato di pace . mi dispiace che diciate: « non è esatto » ; ciò rende un secondo servigio allo straniero ed al nemico a danno della nostra patria. io ho i testi ufficiali, governativi, qui davanti, dai quali risulta (studiatevi i documenti, leggetevi la storia dell' accordo De Gasperi-Gruber , prima di intervenire in dibattiti impegnativi come questo) che il problema fu sollevato dall' allora governo provvisorio austriaco, il quale, per altro, non era evidentemente nelle condizioni di partecipare alle trattative relative al nostro cosiddetto trattato di pace , e fu respinta ogni istanza del genere, e questo non già alla conferenza della pace, ma alla conferenza preliminare dei ministri degli affari esteri , i quali, prima che si riunisse la conferenza della pace per le trattative del cosiddetto trattato di pace , respinsero per due volte una richiesta di ordine massimo ed una richiesta di ordine minimo, entrambe di parte austriaca. sicché né l' una e né l' altra richiesta né alcun' altra richiesta da alcun' altra parte fu sollevata al riguardo in seno alla conferenza della pace. con questo vi ho documentato i fatti e mi auguro li ricordiate. mi dispiacerebbe se foste in malafede: in questo caso rendereste un vantaggio allo straniero, al nemico. seconda osservazione che mi permetto di fare è che l' Italia ha una frontiera postbellica ed è la cosiddetta frontiera, se così possiamo chiamarla, Gorizia-Trieste. quando in un documento ufficiale del Parlamento italiano, per servire gli interessi di un altro Stato, si chiede l' intangibilità di tutte le frontiere postbelliche, quando il Brennero frontiera postbellica non è e la sola frontiera postbellica è quella di Gorizia-Trieste, si vuole allora porre sullo stesso piano la frontiera dell' Oder-Neisse e quella di Trieste-Gorizia e si rende così incontestabilmente un servizio a tutti i nemici della nostra patria, da qualunque punto di vista possa essere considerata. io sono lieto e orgoglioso, a questo proposito, di poter parlare a tutta la Camera italiana. allora, perché il gruppo comunista ha inserito questa parte della sua interpellanza? uno dei motivi l' ho già detto, ma potrebbe esservene un altro, dico potrebbe, ed è da ricercarsi nella particolare situazione internazionale dell' Austria, sulla quale non mi sembra si sia posta molta attenzione da tutti coloro che si sono occupati di questo problema. i nostri uomini politici e anche la stampa italiana parlano dell' Austria come di un paese inserito nel sistema occidentale, virtualmente nel sistema atlantico e nelle difese della NATO. mi permetto soltanto di ricordare a me stesso, dato che credo che tutti lo sappiate, che l' Austria è vincolata da un solo patto, che è un patto di neutralità, è vincolata con impegno di disarmo permanente con l' Unione Sovietica e con gli altri paesi. mi permetto di ricordare anche un fatto politico di data non molto lontana: la visita per parecchi giorni consecutivi del signor Kruscev all' Austria, con accoglienze, dichiarazioni e brindisi che testimoniarono della reciproca volontà di stabilire le rispettive relazioni su una base, possiamo dire, di buon vicinato, perché in sostanza la Russia è vicina all' Austria e quindi contigua al Brennero attraverso i paesi che alla Russia sono politicamente ed anche militarmente soggetti. a questo riguardo faccio delle ipotesi. si possono capire molte cose, si può capire il sottile intendimento di quel passo della interpellanza comunista ed anche la bontà dei rapporti esistenti fra la Jugoslavia di Tito e l' Austria, sebbene sia sanguinosamente aperto il problema della minoranza slava in Carinzia, che non è certo trattata come la minoranza di lingua tedesca nell' Alto Adige , quand' anche si volesse fare un paragone di tal genere, e noi italiani sappiamo che la Jugoslavia non è un paese tenero quando si tratta di difendere i suoi veri o presunti diritti nazionalistici. si spiegano allora gli atteggiamenti internazionali dell' Austria, certi sue tracotanze, certe sue insensibilità di fronte a quelli che possono sembrare insuccessi politici o diplomatici, che l' Austria probabilmente potrebbe essere autorizzata da qualcuno a considerare passeggeri insuccessi politici o diplomatici. è anche per questo, signor presidente del Consiglio , onorevole ministro degli Esteri , che noi ci permettiamo di consigliare al Governo di ponderare bene le cose prima di lanciare un' altra volta, eventualmente, l' Italia in avventure all' Onu, avventure che sono di carattere politico, derivanti dal giuoco alterno delle maggioranze e delle minoranze che possono in un determinato momento tradursi anche a nostro vantaggio o non a nostro svantaggio, come disse il nostro collega onorevole De Marsanich . non con un nostro successo. ma per lo meno non con un nostro insuccesso, ma che in altri momenti potrebbero determinarsi, anche con tutte le buone ragioni dalla nostra parte, nel pieno nostro diritto, in insuccessi anche clamorosi e certamente pesanti e pregiudizievoli per la nostra nazione. credo di avervi con un tentativo di logica dimostrato che le nostre tesi non sono isteriche o ultranazionalistiche e che quindi non meritano di restare isolate in questo consesso né di essere respinte a priori , ma di essere prese in seria considerazione dal Governo. abbiamo detto, speriamo in maniera concreta, degli aspetti internazionali del problema e vorremmo essere sicuri che, data la gravità della questione, terrete conto di quanto dalla nostra parte è stato detto. ma vi è l' aspetto interno del problema, che mi sono permesso di richiamare alla vostra attenzione all' inizio del mio discorso. la situazione reale è questa: esistono in Alto Adige una minoranza di lingua italiana ed una maggioranza di lingua tedesca . i diritti morali, civili, sociali ed economici, politici, il diritto alla vita ed al rispetto delle proprie memorie, delle proprie tradizioni, della propria civiltà della minoranza di lingua italiana soffrono in questo momento ingiuria, attentato, corrono pericolo: non dimenticatelo. sono sicuro che non ci direte: ma non pensate, neppure nel vostro intimo, che in fin dei conti ponete questi problemi come problemi di prestigio o come problemi in prospettiva soltanto nazionale? non ditecelo, perché la composizione sociale, la vita degli italiani in Alto Adige sono sicuro la conosciate. sono sicuro che non avete una immagine turistica dell' Alto Adige ; ritengo ne abbiate la vera immagine e che, pensando agli italiani dell' Alto Adige , pensiate come noi alla città industriale di Bolzano ed ai suoi operai, alla città industriale di Merano ed ai suoi operai, alle centrali elettriche costruite dall' Italia in Alto Adige , ai loro tecnici e lavoratori, ai minatori italiani disseminati per i piccoli paesi dell' Alto Adige , a quella Italia piccola, umile, semplice e cara dell' Alto Adige . sono tutte cose che l' onorevole Gaetano Martino ha ricordato anche all' Onu crediamo che voi, onorevoli colleghi , pensiate a quei paesetti dell' Alto Adige nei quali si proiettano film in lingua italiana ogni settimana oppure ogni quindici giorni, a quei paesetti nei quali le cerimonie religiose in chiesa vedono distinti e differenziati in peggio i piccoli della collettività italiana dai piccoli della collettività tedesca. credo che, pensando alla minoranza italiana in Alto Adige , pensiate a tutto questo. e mi sia consentito, onorevoli colleghi , a questo riguardo, un solo richiamo di partito. la minoranza italiana in Alto Adige ha espresso i suoi suffragi in modo da consentirci, non il monopolio dei suoi diritti, dei suoi interessi o dei suoi sentimenti, ma una certa voce in capitolo nel rappresentare dignitosamente questi diritti, questi interessi, questi sentimenti. vi sono movimenti politici , per altro autorevoli, i quali fanno la voce grossa in quest' Aula o altrove, anche in piazza, contro di noi, movimenti che tuttavia non sono riusciti a rappresentare assolutamente nulla in Alto Adige o che, come è accaduto recentemente (e me ne dispiace per il partito liberale ), hanno rappresentato una. sola cosa, hanno disperso voti, togliendo a noi un quoziente in più, concedendolo proprio alla Sudtiroler Volkspartei , la quale aveva rischiato per la prima volta di cadere dai 15 ai 14 quozienti e che ora ha ripreso i suoi 15 quozienti, pur avendo segnato una leggera flessione dei voti in percentuale. ciò ha potuto fare la Sudtiroler Volkspartei perché qualcuno, tronfio in Alto Adige come lo è a Roma (e possiamo perdonargli ogni atto irresponsabile compiuto a Roma, ma è molto più difficile che gli perdoniamo certi atteggiamenti tenuti in Alto Adige ), ha ritenuto di dire: prima il partito, poi l' interesse dell' Italia. noi crediamo di rappresentare qualcosa in Alto Adige . non pretendiamo, ripeto, alcun monopolio di sentimenti o di interessi, ed è pertanto in nome di questo qualcosa di serio, di concreto, di molto responsabile, che parliamo di questi problemi. e questi problemi si concretano in uno solo, che vi esporrò, onorevoli colleghi , piuttosto duramente: il problema della Sudtiroler Volkspartei . è indispensabile che la Camera italiana prenda atto (ed acquisisca a verbale) di quello che è la Sudtiroler Volkspartei . vi avverto a priori , onorevoli colleghi , che, nonostante talune aspettative ed indiscrezioni giornalistiche, noi non concluderemo questa parte del nostro discorso con richieste perentorie ed immediate nei confronti della Sudtiroler Volkspartei . la svolgeremo e la chiuderemo ponendovi di fronte alle comuni responsabilità, perché le responsabilità sono di tutti, anche di coloro che , se sono vere talune informazioni, onorevole ministro dell'Interno (e la ringraziamo per essere presente), avrebbero in sede di Consiglio dei ministri invitato a minimizzare quanto è accaduto o potrebbe accadere. mi sia consentito esporre la situazione sintetizzandola (ma sono qui a vostra disposizione con tutti i documenti che vorrete) per quello che essa appare attraverso i fatti. se riterrete poi che si debba minimizzare questa situazione, significa che riterrete di minimizzare dichiarazioni parlamentari che noi facciamo con molto senso di responsabilità . cos' è la Sudtiroler Volkspartei ? voglio parlarne spassionatamente, se mi riuscirà di farlo fino in fondo. ma non è facile. a qualcuno che sta oltre le nostre frontiere l' atteggiamento di un gruppo politico che si batta all' interno di un altro paese pure democratico, in nome di principi di carattere nazionale, agendo con decisione, con pertinacia, non senza intelligenza manovriera, può persino riuscire simpatico. sappiamo tutti che le minoranze che si battono nei vari paesi del mondo per conseguire autentici o presunti diritti nazionali sono di solito considerate, anche dagli avversari, con notevole rispetto. debbo dire che questo non è il caso dei dirigenti della Sudtiroler Volkspartei , i quali non meritano rispetto da questo punto di vista né considerazione alcuna. perché? perché è accaduto qualche cosa da molti anni a questa parte in Alto Adige e spero di non sollevare le proteste di alcuno quando mi riferisco con assoluta obiettività anche a questi problemi. il signor Magnago, nella lettera aperta che ha inviato al presidente del Consiglio , si è riferito al passato fascista dell' Alto Adige . ha fatto bene: perché il passato fascista dell' Alto Adige riguarda molti degli attuali dirigenti della Sudtiroler Volkspartei , i quali sono stati iscritti al partito fascista , hanno portato le divise fasciste, non in tempo di guerra, ma prima. ho i documenti; ve li posso citare. vi posso dire per esempio che il signor Benedikter era redattore del giornale fascista di Bolzano, giornale in quei tempi logicamente oltranzista nel sostenere quelle determinate tesi; ne era redattore, firmava gli articoli, vestiva la divisa del « Guf » . con esempi di questo genere, nei quali rientra il segretario generale della Sudtiroler Volkspartei , Stanek, quei dirigenti (che purtroppo, per lo meno di nome, conosco assai bene in tutti i loro precedenti) non hanno certamente il diritto di parlare di persecuzioni che non so se vi siano state: se vi sono state, peggio per voi — dico loro — perché le avete avallate con la vostra presenza nei ranghi fascisti, cioè nel momento in cui era in lotta il fascismo « tirannico » contro i principi autonomistici della vostra gente. vi siete messi le divise fasciste seguendo una posizione di comodo ed avete convalidato coi vostri nomi di desinenza tedesca le « persecuzioni fasciste contro i poveri tirolesi » . voi dovreste sedere sui banchi degli imputati. onorevole presidente della Camera, poiché mi si dice che quello che sto affermando è falso, avrò l' onore di depositare le prove di quanto sto dicendo nelle sue mani in modo che si possa constatare la veridicità delle mie affermazioni. ho citato i nomi di Benedikter e di Stanek, i quali militarono nei ranghi fascisti prima dell' inizio della guerra. ma aggiungo una cosa più grave, a. conoscenza di tutti: nel 1939, per l' accordo cosiddetto fra le due dittature, fu stabilito il regime delle opzioni. quasi tutti gli attuali dirigenti e militanti della Sudtiroler Volkspartei optarono per la cittadinanza tedesca. non credo l' abbiano fatto per un anelito di libertà, perché ho l' impressione che un certo signor Hitler governasse piuttosto dittatorialmente la Germania. non credo l' abbiano fatto sulla base dei principi di autodeterminazione dei popoli, perché ho l' impressione che quel certo signor Hitler non tenesse in grandissimo conto i principi relativi all' autodeterminazione dei popoli. non credo l' abbiano fatto per amore alla loro terra natia, se è vero come è vero , che un certo signor Hitler aveva preventivamente dichiarato ufficialmente a Roma, in piazza Venezia, che con quella intesa i confini erano definitivamente segnati. pertanto coloro tra voi, tutti voi in pratica (e parlo dei più anziani di età) optaste in quella occasione per la Germania, sapendo di abbandonare il natio paesello, di varcare una frontiera che diveniva per sempre, almeno negli impegni connessi con quel plebiscito, invalicabile, di andare a far parte del grande Reich tedesco, nella libera democrazia vigente sotto Adolfo Hitler. senonché, quando le cose volsero al male e per l' Italia e per la Germania e per l' Austria (e direi più ancora per la Germania e per l' Austria che per l' Italia, in quanto la Germania e l' Austria erano militarmente occupate, e l' Austria lo fu fino al 1955) e quando — sono cose che tutti ricordano — in Germania e soprattutto in Austria si viveva piuttosto male ed anche dal punto di vista del patria est ubi bonum est , anche dal punto di vista del mangiare si stava assai peggio di quanto non si sia mai stati in Italia e nell' Alto Adige , allora, con il regime delle contro-opzioni, tutti quei signori hanno lasciato il grande o non più grande Reich, hanno lasciato la Germania e si sono trapiantati, hanno chiesto l' onore di ritrapiantarsi in Italia. ma vi è qualcosa di più grave ancora, perché nell' intervallo aveva avuto luogo il famoso periodo sul quale tante volte abbiamo polemizzato tra noi, per cui non sarebbe il caso di farlo ancora: il periodo della occupazione o non occupazione o presunta tale, tedesca in Alto Adige . in quel periodo noi troviamo alla testa degli occupanti tedeschi, se così vogliamo chiamarli, investiti di pubbliche cariche, gli attuali dirigenti o taluni attuali dirigenti della Sudtiroler Volkspartei . il senatore Tinzl, ad esempio, fu borgomastro, durante il periodo del commissariato delle Prealpi, della città di Bolzano. cito un dato effettivo che tutti conoscono. ma forse non tutti conoscete, e quindi ve lo dico io, che il signor Tinzl ha riottenuto la cittadinanza italiana, sebbene incorresse in una delle clausole del decreto del 1948 che esclude dal ripristino della cittadinanza coloro che abbiano dato prova di grave faziosità antitaliana e notevole asservimento ai nazisti, per un personale intervento di Alcide De Gasperi in suo favore. è questo il regalo che, senza dubbio in buona fede e per umanità, l' onorevole De Gasperi volle fare alla città di Bolzano ed all' Alto Adige . ed allora quale rispetto si può avere per uomini che trasmigrano dall' una all' altra parte, dall' una all' altra bandiera, per uomini che soltanto dagli interessi personali, dal comodo, dal voler stare con chi sta meglio o con chi si sta meglio, sono spinti dall' una o dall' altra parte? e quale considerazione e tolleranza si possono avere nei confronti della classe dirigente (ho il buon senso , perché conosco il problema, di non confonderei dirigenti della Sudtiroler Volkspartei con i cittadini di lingua tedesca dell' Alto Adige , che nella loro enorme maggioranza sono una cosa ben diversa), quale considerazione e tolleranza, dicevo, si possono avere nei confronti di questi signori, i quali hanno voluto la cittadinanza italiana in questo dopoguerra, ma soltanto per stare più comodi, soltanto per ritrascinare con sé poi, tutto l' Alto Adige , in un' altra sfera, al servizio e d' accordo con un' altra nazione? ritengo che su questi problemi almeno vi dovrebbe essere nella Camera italiana unanimità di consensi che isoli lor signori non soltanto dal punto di vista politico, ma, nella considerazione personale e morale di ciascuno di noi. dal punto di vista italiano e dal più vasto ancora punto di vista dei diritti dell' uomo . noi siamo presentatori di una proposta di legge in base alla quale, a coloro che si siano resi indegni della cittadinanza italiana in questo dopoguerra, la cittadinanza stessa deve essere tolta, in forza delle norme che nel decreto del 1948 furono stabilite. erano norme molto chiare, le quali stabilivano, tra l' altro, che coloro « i quali abbiano dimostrato fanatismo o odiosità antitaliana » (sono norme democratiche dovute ai governi del dopoguerra), anella propaganda per le opzioni od in altra attività analoga spiegata tra il 23 giugno 1939 e il 5 maggio 1945, o manifestato faziosità nazista, sono esclusi dal riacquisto della cittadinanza » . invece essi hanno riottenuto la cittadinanza, perché vi sono le cifre a dimostrarlo: 201.305 sono stati quelli reintegrati nella cittadinanza italiana; a 4.106 fino al 1950 la cittadinanza era stata negata, ma successivamente una parte notevole di questi 4.106 l' hanno riottenuta essi pure; per cui praticamente tutti hanno riottenuto la cittadinanza italiana, mentre dovevano essere esclusi gli appartenenti alla categoria che vi ho detto, come pure coloro che siano stati o siano condannati dall' autorità giudiziaria italiana o straniera come criminali di guerra, come colpevoli di delitti o di collaborazione col tedesco invasore. sapete a che cosa siamo giunti, e non ce ne dispiace, perché in questo caso non si tratta di dirigenti, ma di cittadini singoli, di combattenti? siamo giunti al punto che lo Stato italiano ha concesso la normale pensione di guerra, con assoluta parità di diritti, ai cittadini di lingua tedesca dell' Alto Adige che abbiano militato nelle formazioni fasciste e naziste ivi compre so il periodo della repubblica sociale italiana, mentre nella stessa giornata di ieri il Senato della Repubblica , anche per l' atteggiamento di questo Governo e della maggioranza, ha respinto il principio della equiparazione per i militari ed invalidi che hanno militato in quello stesso periodo nelle file della repubblica sociale italiana. questo è il modo con cui l' Italia si è comportata nei confronti di lor signori che protestano, nei confronti dell' Austria che li protegge, nei confronti di alcuni partiti politici che dicono (non so se per incoscienza, o perché non conoscono il problema, o per malafede): concediamo ancora qualche cosa. siamo giunti al punto di negare agli italiani quello che è stato concesso a loro nelle medesime o più gravi condizioni, ed ancora chiedono ed ancora reclamano ed ancora protestano ed anche osano portare l' Italia di fronte ai tribunali internazionali ai quali vi presentate — dite — forti della vostra buona coscienza. certo che vi è buona coscienza, ma vi è una tale mala coscienza da parte altrui che è poco dignitoso ascoltarli ancora. e non vi ho detto ancora le cose più gravi a loro riguardo. ella, onorevole ministro degli Esteri , insieme con l' onorevole Martino, ha rilevato giustamente, durante il dibattito all' Onu o in dichiarazioni, che era da considerare per lo meno sconcertante l' atteggiamento di quegli esponenti della Sudtiroler Volkspartei che, dopo essersi recati più volte in delegazione a Vienna nel 1955, poi si sono recati, sempre in delegazione, a fianco della delegazione austriaca all' Onu in ottobre, pretendendo di essere ascoltati come una specie di potenza a sé. così pure durante la recente riunione di Milano (ella ieri sera lo ha detto al Senato, quando ha parlato delle trattative intercorse) non perché li abbiate ammessi, ma perché pretendevano di rappresentare un loro punto di vista . noi chiediamo: il cittadino italiano, direi soprattutto se investito di mandato parlamentare (non importa se nazionale o regionale), che nel corso di una trattativa ufficiale in cui l' Italia sia impegnata, si rechi all' estero per sostenere pubblicamente e attivamente posizioni ed interessi dello Stato straniero con cui l' Italia sta trattando, ed in questo caso contro cui l' Italia sta trattando, o che almeno sta trattando o agendo contro di noi, rientra o meno nelle norme non di qualche legge speciale che non invochiamo, ma nelle norme del codice penale vigente? dirò cosa che potrà anche sconcertare o dispiacere qualcuno, ma che pure va detta con chiarezza. se, ad esempio, i deputati del partito comunista o del partito socialista (parliamo dei socialisti che in questo momento devono pensare al congresso e sono meno reattivi perché non sanno mai se le tesi che si presentano sono tesi della corrente « carrista » o della corrente autonomista) se i deputati del partito socialista nenniano nel corso di trattative fra l' Italia e la Jugoslavia (sono noti i loro teneri sentimenti di amicizia nei confronti della Jugoslavia) si recassero in delegazione all' estero o nella stessa Jugoslavia o all' Onu per sostenere le tesi jugoslave in contraddizione con quelle italiane, lo riterreste compatibile non dico con l' esercizio del mandato parlamentare, ma con l' esercizio dei diritti civili e con il rispetto delle norme penali stabilite dalle nostre leggi comuni? se per caso — dico un assurdo — i deputati del Movimento Sociale Italiano , essendovi una controversia in corso fra l' Italia ed un paese straniero che potrebbe esserci più simpatico di un altro (vogliamo citare la Spagna? citiamo pure la Spagna o magari il Portogallo, l' Argentina di un tempo; per voi potremmo citare Cuba, ma non ha importanza); se — per assurdo, ripeto — ci regolassimo in tal guisa, che cosa farebbe il governo italiano , il Governo delle convergenze, il Governo che si comporta nei confronti nostri in Italia come si sta comportando? credete voi che non saremmo imputati — giustamente — di aver violato le leggi ed in particolare le leggi penali del nostro Stato? ma io aggiungo: se uno qualsiasi fra noi volesse recarsi per avventura (altro assurdo) all' estero, in qualsiasi paese del mondo, per una banalissima operazione di contrabbando ed il ministro dell'Interno ne fosse informato in precedenza ed in anticipo sapesse che il deputato Almirante sta per recarsi in Svizzera per commettere un reato previsto dal codice, credete che il ministro dell'Interno concederebbe all' onorevole Almirante di recarsi all' estero, sapendo che ci va per delinquere? e se il ministro dell'Interno concedesse egualmente ad Almirante la possibilità di recarsi a compiere quel piccolo atto di delinquenza, sarebbe o non sarebbe il ministro dell'Interno (in questo caso, anche il ministro degli Affari esteri ) complice di Almirante per lo stesso reato? quando voi avete accettato che i signori della Sudtiroler Volkspartei si recassero, in qualità di cittadini e di parlamentari italiani, all' estero per commettere atti previsti dal codice con pesanti sanzioni, vi siete resi conto che finivate anche voi col cadere, come correi, sotto quelle stesse sanzioni? non ci avete pensato, perché siete distratti o perché non leggete documenti sottoscritti da voi, o redatti da voi stessi o dalle vostre segreterie. ed allora noi ci siamo presentati qui con questo nostro promemoria nel quale vi facciamo presente che le responsabilità che vi siete assunte in questo caso sono responsabilità di carattere penale e personale, delle quali nessuno vi chiama a rispondere penalmente o moralmente, ma delle quali politicamente la nazione italiana e tutto il Parlamento ha il diritto e il dovere di chiamarvi a rispondere. non ho bisogno di citazioni relative al linguaggio di lor signori della Sudtiroler Volkspartei nei confronti del nostro paese e di tutto quello che ci sta a cuore. se volete, poiché qualche dimenticanza vi ha forse impedito di ricordarvi di quanto è successo e succede, vi cito una frase contenuta in un volantino che fu distribuito dalla Sudtiroler Volkspartei nella famosa adunanza antitaliana di Castel Firmiano e che posso fornirvi quando volete perché l' ho qui. era scritto in quel volantino: « non vogliamo essere schiavi di un popolo che col tradimento e con l' imbroglio ha occupato la nostra terra e vi attua da quarant' anni un sistema di depredamento peggiore dei metodi coloniali usati un tempo in Africa » . non so se dobbiamo minimizzare queste manifestazioni di pensiero, non so se dobbiamo ritenerci degli estremisti perché le drammatizziamo, non so se possiamo sottoporle all' attenzione del ministro dell'Interno ed invitarlo cortesemente a volersi far tradurre la collezione del Dolomiten, la quale è tutta un florilegio in materia, una esemplificazione costante, quotidiana, insolente e tracotante non dal punto di vista politico, ma proprio dal punto di vista delle leggi penali vigenti nel nostro paese, e vigenti per tutti, crediamo, e quindi anche per quei signori. e come si comportano nelle assemblee di cui hanno l' onore di far parte? abbiamo udito qui un deputato della Sudtiroler Volkspartei osare di parlare di « Sud Tirolo » e non di Alto Adige , essendo ripreso dal presidente della Camera . ma sono sciocchezze. essi sanno che qui non potrebbero andare oltre certi limiti. ma come si comportano a Trento Eda Bolzano? avete letto (e prego il ministro dell'Interno di far caso a ciò) la dichiarazione resa ufficialmente qualche settimana fa dalla Sudtiroler Volkspartei al Consiglio regionale di Trento e Bolzano dopo il giuramento e le riserve — espresse in Aula e poste a verbale — sul giuramento che era stato appena prestato, la formula singolare (che a nessuno di noi sarebbe certamente consentita) del giuramento con riserva, fatto in un' Aula rappresentativa come quella della regione Trentino Alto Adige ! hanno forse protestato gli esponenti democristiani del luogo a tale riguardo? i nostri esponenti si sono ritirati in segno di protesta da quella seduta; gli esponenti della Democrazia Cristiana a Bolzano hanno invece esteso a Trento ed a Bolzano il sistema delle convergenze ed hanno stabilito a priori che trattative con le estreme totalitarie in Alto Adige e nel Trentino non possono aver luogo; e sono addirittura arrivati ad epurare nelle file degli esponenti della Democrazia Cristiana (sono fatti interni vostri, di cui mi occupo solo di sfuggita) coloro i quali e, soprattutto, colui il quale aveva avuto il gravissimo torto di ottenere l' onore per lunghissimo tempo di presiedere la Giunta regionale ... non raccolgo le ingiurie che vengono dall' onorevole Berloffa. ma poiché egli afferma che io ho detto il falso, devo fare una precisazione. l' onorevole Odorizzi è stato per lungo tempo presidente della Giunta regionale del Trentino Alto Adige con i nostri voti. quei voti furono contrattati sul piano politico in sede locale e in sede nazionale. il nostro appoggio fu dato sulla base di un programma di Governo , programma che, tra l' altro, prevedeva e che poi di fatto stanziò lodevoli investimenti a favore delle industrie di Bolzano e di Merano e degli operai che erano stati licenziati o in via di licenziamento. i nostri voti non furono sottoposti a condizioni di « sottogoverno » e i colleghi liberali e socialdemocratici sono assai competenti al riguardo. l' onorevole Odorizzi ebbe per lungo tempo i voti determinanti del Movimento Sociale Italiano , per altro nazionalmente indispensabili, voti che avevano anche lo scopo di evitare che l' aventinismo dei signori della Sudtiroler Volkspartei ponesse in crisi l' intera regione e l' intero sistema regionale. anche se questo evento dovrebbe farci piacere, noi non volevamo convalidare le pessime ragioni della Sudtiroler Volkspartei . l' onorevole Odorizzi condusse questa politica mediante aperte trattative e chiari incontri che ebbero luogo a Trento. egli non ha l' abitudine di infingersi, come non l' abbiamo noi. ebbene, egli non è venuto meno a quei patti, come non vi siamo venuti meno noi. ma poiché la Sudtiroler Volkspartei chiese ufficialmente la testa dell' onorevole Odorizzi, nel senso che egli avrebbe dovuto essere escluso dalla rosa dei candidati alla nuova presidenza della Giunta regionale , la Democrazia Cristiana di Bolzano e di Trento ha concesso quella testa. e voi vi siete presentati unitamente alle trattative con la Sudtiroler Volkspartei dopo le elezioni del 6 novembre, annunziando che quel candidato non era più compreso nella rosa dei vostri candidati perché lo avevate « sistemato » in un ente economico che lo sollevava da qualsiasi preoccupazione politica; ed avete annunciato altresì alla Sudtiroler Volkspartei che nuovo presidente sarebbe stato certamente il signor Ziller. dopo di che, la Sudtiroler Volkspartei vi ha chiuso egualmente la porta in faccia e non è voluta entrare nel Governo regionale. voi allora avete costituito una cosiddetta « Giunta democratica » , con il voto determinante dell' unico consigliere del cosiddetto PPTT (Partito Popolare trentino-tirolese ) che è la filiale di Trento della Sudtiroler Volkspartei . il che vuol dire che il destino di questo Governo regionale sarà nelle mani della Sudtiroler Volkspartei . la situazione che avete determinato è dunque la seguente. nel Consiglio regionale siete nelle mani della Sudtiroler Volkspartei attraverso la sua filiale; al Consiglio provinciale (dove non avete avuto la dignità di contrapporre all' atteggiamento aventiniano della Sudtiroler Volkspartei un uguale atteggiamento) collaborate con la Sudtiroler Volkspartei , nonostante quanto è accaduto, ed avete a vostro fianco il signor Benedikter e gli altri uomini che hanno capeggiato recentemente le delegazioni antitaliane all' Onu e continuano a recarsi in Austria per intrattenere rapporti contro il nostro paese. questo l' atteggiamento che la Democrazia Cristiana ha assunto e sta ancora assumendo in Alto Adige . l' onorevole Berloffa ha fatto dunque male ad interrompermi, perché se non lo avesse fatto io non avrei rievocato questi episodi: ci bastava isolare nel disprezzo del Parlamento italiano i signori della Sudtiroler Volkspartei ; né pensavamo di isolare, non nel disprezzo, ma nella commiserazione, parlamentari italiani esponenti di lingua italiana dell' Alto Adige . ma chi sono, dal punto di vista sociale, questi signori della Sudtiroler Volkspartei e quale è la composizione sociale della classe dirigente di questo partito? sono i fautori del « maso chiuso » , sono gli esponenti di una classe sociale forse la più retrograda d' Europa e del mondo non solo in via di principio, ma in via di fatto. queste cose sarebbe bene fossero tenute presenti da certi colleghi che mostrano simpatia per questi signori. tanti colleghi che hanno sensibilità e prurito antifascista così vivaci sanno che questi signori hanno chiesto che venisse ripristinata la fascistissima legge contro l' urbanesimo, di recente abrogata, per poter continuare a godersi tranquillamente, nelle riserve etniche del « maso chiuso » e di analoghi istituti, i loro privilegi economici e di casta? e come possono costoro trovare solidarietà, sia dal punto di vista nazionale sia da quello sociale, in uno qualsiasi dei settori di questa Camera? voglio richiamare la particolare attenzione della Camera sulla norma contenuta nell' articolo 18 della Costituzione, che proibisce « le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare » . ora, io leggo in una pubblicazione ufficiale, a proposito della Lega dei tiratori sudtirolese (i famosi Schutzen), che questa organizzazione « raccoglie in gran numero giovani ed anziani del gruppo di lingua tedesca col compito, precisato nello statuto della Lega, « di curare l' educazione dei giovani all' uso delle armi, allo spirito della solidarietà etnica nazionale e alla fedeltà al Tirolo » . chiedo al Governo, responsabile di questa pubblicazione ufficiale, come giudichi compatibile l' attività di questa associazione con l' articolo 18 della Costituzione, il quale, tra l' altro, è una delle poche norme non derelitte, perché ha avuto una legge di attuazione la quale impegna tutti i partiti politici italiani. non si comprende proprio come da parte del Governo si voglia minimizzare la dichiarata e confessata esistenza in una provincia italiana di un' organizzazione che viola il disposto del secondo capoverso dell' articolo 18 della Costituzione e che è, per statuto, intesa ad addestrare i giovani (i « loro » giovani, quelli del gruppo etnico tedesco) all' uso delle armi. vi è anche un' altra organizzazione della quale vale la pena di occuparsi: quella dei cosiddetti « vigili del fuoco » dell' Alto Adige , tutti appartenenti al gruppo etnico tedesco ed organizzati dalla provincia, con fondi rilevanti di provenienza italiana. nella sola provincia di Bolzano, i vigili sono 8.700 circa, mentre nella contigua provincia di Trento, grande il doppio, sono meno della metà. si è chiesto il Governo perché i vigili del fuoco siano così numerosi in Alto Adige e si è mai domandato il ministro dell'Interno come mai le prime indagini svolte dai carabinieri dopo l' attentato di Ponte Gardena abbiano condotto al rinvenimento di ordigni esplosivi in casa di un comandante del corpo? eppure la notizia è stata riportata dalle agenzie di stampa e dai giornali. su queste due organizzazioni, gli Schutzen e i vigili del fuoco , signor ministro dell'Interno , non sarebbe il caso di dar luogo a qualche piccola, seria, immediata e rapida inchiesta? crede il signor ministro dell'Interno che gli 8.700 vigili del fuoco , tutti arruolati praticamente nella Sudtiroler Volkspartei e le 83 compagnie degli Schutzen per un totale di cinque mila uomini, siano isolati fanatici i quali danno luogo per caso ad atti di intemperanza, o non crede proprio che ci si trovi di fronte ad organizzazioni paramilitari che sappiamo da chi sono pagate, dirette o documentate? vi è stato, a questo riguardo, del terrorismo e del paramilitarismo, una testimonianza che mi auguro venga ascoltata obiettivamente, perché parte dalla magistratura italiana. non so se la magistratura italiana sia molto popolare in questo momento in Parlamento, ma ritengo, come parlamentare, di tributarle il dovuto rispetto ai sensi di una norma che gli egregi costituzionalisti di tutta la Camera vorranno ricordare a me, anche se non sempre la ricordano a se stessi quando pronunziano discorsi o scrivono articoli. sono certissimo che, trattandosi della voce della magistratura italiana, essa nel Parlamento italiano sarà ascoltata da tutti con il dovuto rispetto. si tratta di una sentenza della Corte d' assise di Bolzano. in essa ci si riferisce ad un attentato terroristico, fra i tanti, che abbiano avuto luogo nell' Alto Adige , alle indagini ed alle loro risultanze. il documento è a disposizione, signor presidente . ecco cosa dice la sentenza: « nell' agosto 1956 ebbe luogo a Merano un convegno di quasi tutti gli imputati. si decise in quel convegno di compiere degli atti dinamitardi al fine di attirare l' attenzione della stampa internazionale sulla questione dell' Alto Adige . trattandosi di un' impresa pericolosa, occorreva formare una cassa comune per far fronte alle spese necessarie all' acquisto degli esplosivi e per assistere le famiglie di coloro che fossero incappati nelle maglie della giustizia. fu proposto e deliberato che, a tal fine, fosse inviata ad Innsbruck una delegazione perché trattasse con personalità di colà: il professor Gschnitzer, il dottor Oberhammer ed il dottor Widmoser, noti esponenti del movimento irredentista tirolese. « vi si recarono Stieler Hans , Mittermeier Giovanni, Recla Carlo, lunedì Carlo e Gritsch. secondo precedenti accordi, avrebbero dovuto unirsi, nel viaggio di andata, a Stieler Hans al passo del Brennero. a seguito di un disguido, viceversa, ciò non fu possibile ed allora Gritsch si fermò e ritornò a Merano. lunedì giunse ad Innsbruck, ma non poté partecipare alle visite perché, a detta degli altri, era vestito troppo male » . (sono ambienti eleganti quelli dei dirigenti tirolesi!). « le visite furono quindi fatte soltanto da Stieler Hans , Mittermeier e Recla. Gschnitzer ed Oberhammer sconsigliarono di compiere atti dinamitardi. invece Widmoser fu d' accordo, purché non si facessero vittime, e promise di rimborsare le spese necessarie per l' acquisto degli esplosivi. suggerì di rivolgersi in Italia a ditte che impiegano esplosivi nell' esercizio della loro attività per fare acquisti! » . continua la sentenza (questa è la parte più interessante): « Stieler Hans , nel suo interrogatorio del 21 gennaio 1957, riconoscendosi capo dell' organizzazione, addita il dottor Volgger come colui che lo aveva indotto a costituirla ed a suggerirgli di mettersi in contatto con Innsbruck. anche qualche altro imputato ebbe a dire di aver sentito Stieler raccontare che si era rivolto anche al dottor Volgger per aiuti finanziari. se poi è vero l' episodio di casa Menz, il dottor Volgger avrebbe appoggiata l' idea di compiere atti dinamitardi. si aggiunga che il dottor Volgger ed Hans Stieler allora lavoravano ambedue nella redazione del Dolomiten: l' uno quale condirettore responsabile, l' altro quale tipografo. erano quotidianamente a contatto, quindi a loro agio per far tra di loro, se lo desideravano, come in famiglia. superfluo il rilevare che i dinamitardi, come appare dalla stampa di allora, costruirono materiale ottimo per far apparire le condizioni politiche della minoranza etnica dell' Alto Adige impossibili e per gridare ai quattro venti che occorreva assolutamente intervenire » . questo è un giudizio della magistratura italiana, la quale non aveva ricevuto, almeno in quell' occasione, il suggerimento del ministro dell'Interno di minimizzare. la ringrazio, signor presidente del Consiglio , della sua dichiarazione, che riteniamo impegnativa per l' intero Governo e ci auguriamo che le dichiarazioni che il ministro degli Esteri o ella stesso farà a conclusione di questo dibattito ci conforteranno in questa tesi, nel qual caso, come ho detto all' inizio, noi, per la nostra parte, siamo assolutamente a disposizione di qualsiasi governo nazionale, per fare il nostro dovere nell' ambito della Costituzione, delle leggi italiane e delle nostre prerogative parlamentari. all' onorevole ministro dell'Interno — per concludere questo troppo lungo intervento del quale chiedo scusa — devo dire, qualche cosa, perché l' argomento è connesso. da talune notizie ufficiose apparse sui giornali in questi giorni si sapeva che il Governo avrebbe risposto con dignità e fermezza alle provocazioni dei terroristi, ma che avrebbe anche risposto con eguale fermezza a chiunque avesse inteso, in occasione di manifestazioni pur legittime di sdegno, di turbare l' ordine pubblico . onorevole ministro dell'Interno , vorrei richiamare la sua attenzione su quanto sta accadendo, o per lo meno è accaduto ieri a Roma, davanti al palazzo di Montecitorio ed in altre parti della città, in occasione delle manifestazioni studentesche per l' Alto Adige . noi abbiamo appreso con molto piacere — lo dico con assoluta sincerità — che in questa occasione, per lo meno nelle prime iniziative, non siamo stati lasciati soli con i giovani a noi vicini; infatti, abbiamo letto appelli in tal senso in organi di stampa molto diversi, molto lontani da noi; abbiamo letto dei comunicati dai quali risultava che anche organizzazioni universitarie e studentesche vicine alla Democrazia Cristiana si impegnavano ad ordinate, composte, nazionalmente qualificate manifestazioni, per significare all' opinione pubblica italiana ed internazionale lo sdegno della nostra gioventù nei confronti degli attentati terroristici in Alto Adige . orbene, dopo un inizio promettente, sembra siano stati dati ai reparti che vigilano l' ordine pubblico , o almeno ad alcuni di tali reparti, ordini assolutamente in contrasto con lo spirito che tutti ci dovrebbe animare. onorevole ministro dell'Interno , i giovani che in questi giorni manifestano per l' Alto Adige , a qualunque parte politica appartengano, minacciano forse gli istituti del nostro paese, la Costituzione italiana, le leggi nel loro insieme? penso sia tutto il contrario: che essi vogliano manifestare il loro attaccamento alla Costituzione italiana, alle leggi dello Stato italiano, per tutto ciò che esso rappresenta; manifestano tale attaccamento dal loro punto di vista , secondo il loro naturale ardore, e credo che ciò non debba dispiacere ad alcuno di noi, non debba turbare nessuno di noi. nessuno, da parte nostra, vuol fare un monopolio di simili manifestazioni, che devono essere veramente la protesta collettiva della gioventù italiana. mi pare pertanto assurdo e delittuoso parlare, come fa qualche organo di stampa, di manifestazioni inutili. non sono affatto inutili, se valgono a creare un clima di maggior sensibilità nazionale su questi problemi che tutti ci riguardano da vicino. ed allora, onorevole ministro dell'Interno , voglia avere la bontà di dire alle forze dell'ordine che da lei dipendono di essere per lo meno altrettanto miti quanto lo sono state in occasione di altre manifestazioni di ben altro genere. mi riferisco agli episodi avvenuti in piazza del Duomo e nella galleria a Milano. non credo che coloro che , per ragioni politiche di parte, hanno compiuto a Milano, in piazza del Duomo e altrove, atti che tutta la stampa italiana, tranne quella socialcomunista, ha individuato e stigmatizzato come atti sovversivi, non credo, dico, che costoro avessero il diritto di ottenere da parte delle forze dell'ordine un trattamento di favore nei confronti della gioventù italiana che ha manifestato per l' Alto Adige . vorrei permettermi di richiamare il ministro dell'Interno e, se mi è consentito, l' intero Governo, ad una certa prudenza al riguardo, ad un certo buon gusto, ad un certo senso dei limiti e delle proporzioni, ad una certa carità di patria, non dirò ad una certa sensibilità, perché non voglio far torto ad alcuno di non avere maggior sensibilità della mia. certamente la sensibilità e la responsabilità di uomini di opposizione quali ci onoriamo di essere si manifestano in certe forme ed io credo che siano anche in questo momento assai serie e composte. la responsabilità e la sensibilità del Governo si manifestano negli atti, nelle iniziative, negli atteggiamenti di tutti gli organi che dal Governo ed al Governo risalgono. qui non si può parlare di libertà più o meno bene interpretate. quando ieri è stato diramato un comunicato in cui le manifestazioni svoltesi ieri sera, qui davanti, con la testimonianza di tutti i giornalisti e di moltissimi cittadini, sono state qualificate come manifestazioni di apologia fascista che non vi è entrata affatto (i colleghi sono stati testimoni: le manifestazioni saranno state irruenti — non potevano non esserlo, si trattava di giovani — vi potrà essere stato qualche episodio singolo, non è il caso di negarlo o di confermarlo, che può essere andato oltre i limiti dell' osservanza stretta della legge), quando si son volute presentare queste manifestazioni all' opinione pubblica interna ed internazionale secondo tesi di comodo dell' Austria e della Sudtiroler Volkspartei , mentre erano manifestazioni patriottiche nel senso migliore del termine, della migliore nostra gioventù, senza distinzione di parte, quando si è voluto dipingerle come manifestazioni proibite dalla Costituzione e fuori dalla legge e riguardanti un problema di 30-4 anni fa, mentre si tratta di un problema attuale e purtroppo drammatico della nostra patria in questo momento, questo, signor ministro, chiunque sia ad averlo compiuto, è veramente un delitto di lesa patria, di leso Stato italiano. ad ogni modo, abbiamo appreso con vivo interesse e con piacere la decisa dichiarazione dell' onorevole presidente del Consiglio dei ministri circa la fermezza degli atteggiamenti del governo italiano e l' intenzione di non minimizzare gli avvenimenti dell' Alto Adige . voglio sperare che un' analoga dichiarazione ufficiale del Governo sarà fatta alla conclusione del dibattito e sarà inserita in qualche modo in uno strumento ufficiale sul quale il Governo ed il Parlamento italiano possano impegnarsi. chiediamo, inoltre, una dichiarazione al Governo ed in particolare al ministro dell'Interno circa la necessità di un impegno che il Governo deve prendere di voler considerare le manifestazioni per l' Alto Adige dell' opinione pubblica italiana, della gioventù italiana, nel quadro di quel necessario sostegno morale del quale tutti noi abbiamo bisogno per poter degnamente rappresentare l' Italia di fronte alla nostra coscienza, al nostro comportamento, al mondo intero.