Pietro NENNI - Deputato Maggioranza
III Legislatura - Assemblea n. 364 - seduta del 24-11-1960
Sfiducia al governo
1960 - Governo II Moro - Legislatura n. 4 - Seduta n. 280
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

il ritardo con il quale il nostro gruppo ha presentato l' interpellanza che mi accingo a svolgere brevemente è nato dal fatto che avremmo assai volentieri lasciato alle prese l' attuale presidente del Consiglio con il suo predecessore alla Presidenza del Consiglio , anch' egli democristiano e anch' egli già presidente di un ministero monocolore espresso dalla Democrazia Cristiana . senonché, l' interpellanza dell' onorevole Togliatti avendo allargato il dibattito, ci è sembrato doveroso un intervento di tutti i gruppi, e in ogni caso un intervento del nostro gruppo, per chiarire la nostra posizione nella rinnovata discussione sui fatti di luglio. ciò che vogliamo dire, anzi ciò che vogliamo ripetere — giacché lo abbiamo già detto nello scorso luglio e ribadito nel mese di agosto, quando il ministero Fanfani si presentò davanti al Parlamento — è che in luglio non si è trattato di uno scontro tra opposti estremismi ; in verità, si è trattato allora di qualcosa di profondamente diverso, che noi motivammo sia nel dibattito di luglio, del quale avevamo preso l' iniziativa per trasferire dalla piazza in Parlamento il problema delle responsabilità governative, sia quando spiegammo la nostra astensione nei confronti del ministero Fanfani. non ci fu — dicemmo allora — una prova di forza fra l' antifascismo ed il Movimento Sociale , sia per la sproporzione delle forze tra l' uno e l' altro, sia perché il pericolo fascista, anzi il pericolo clericofascista non è identificabile nel Movimento Sociale Italiano , del quale rappresenta una componente ed una forza di provocazione. a tal proposito ritengo che il segretario della Democrazia Cristiana , onorevole Moro, abbia dato una definizione assai giusta del pericolo fascista nel nostro paese, allorché ha detto che « esso risiede nelle ancor deboli strutture della nostra democrazia e in quegli egoismi, in quelle chiusure spirituali e sociali che negano significato alla democrazia » . altro problema è di vedere se nel suo insieme la politica della Democrazia Cristiana è coerente con tale impostazione. noi pensiamo di no; noi pensiamo che, coerentemente a questa impostazione, sia necessario affrontare i problemi dello Stato e della società con uno spirito ed una volontà di rinnovamento che non ritroviamo negli atti della Democrazia Cristiana . se non quindi uno scontro fra opposti estremismi , se non una prova di forza dell' antifascismo con quanto sopravvive del vecchio partito fascista , cosa furono dunque le giornate di giugno e di luglio? furono, a giudizio nostro, a Genova prima e nell' intero paese poi, una protesta contro una provocazione che era del Movimento Sociale , ma era soprattutto del Governo di quel momento, il quale si sentiva vincolato dai voti fascisti a cui doveva la propria investitura, fino a imporre un congresso che la coscienza antifascista dei genovesi non tollerava; dico la coscienza antifascista dei genovesi non soltanto il partito comunista , non soltanto il partito socialista , ma la grande maggioranza dei genovesi, dagli operai del porto fino ai corpi accademici della città. se questa fu la situazione a Genova, essa assunse le medesime caratteristiche sul piano nazionale dopo la provocazione, questa volta esclusivamente governativa, del 6 luglio a Porta San Paolo . è un capitolo della nostra storia più recente che è ancora da scrivere. comporta responsabilità governative, di gruppi economici e clericali, di elementi dell' alta burocrazia militare e civile che non sono state interamente individuate e definite e che io mi auguro lo siano in un prossimo domani. comunque, il 6 luglio, col suo seguito di drammatici e luttuosi avvenimenti, dall' eccidio di Reggio Emilia del giorno 7 allo sciopero generale del giorno 8, scaturì dalla preoccupazione che il ministero Tambroni ebbe di perdere i 24 voti fascisti che avevano concorso alla propria investitura, e che dopo la proibizione del congresso di Genova avevano manifestato l' intenzione di passare all' opposizione. onorevole Tambroni, se il paese ha pagato un prezzo di sangue e di lutto ad una considerazione così meschina, ebbene in questo caso ella non ha ancora finito di sopportare le conseguenze delle responsabilità allora assunte. in quel momento, onorevoli colleghi , come già a Genova, il Consiglio della Resistenza, espresse non l' opposizione e l' urto di un estremismo contro un altro estremismo, ma, ripeto, la rivolta della coscienza nazionale antifascista contro il tentativo di fare del fascismo una delle componenti della maggioranza parlamentare e governativa della Repubblica. fu una menzogna allora da parte dell' onorevole Tambroni e lo sarebbe oggi in forma più grande se essa fosse avallata — e suppongo che non lo sarà — dall' onorevole Fanfani, la sovrapposizione di una etichetta di partito alla indignazione ed alla rivolta della coscienza nazionale del paese. su questo punto, del resto, il presidente del Consiglio , onorevole Fanfani, fu abbastanza esplicito nel discorso di presentazione del suo ministero al Parlamento il 2 agosto scorso. costretto a giustificare il comportamento del ministero Tambroni che era anch' esso un monocolore democristiano, costretto a tenere conto del modo equivoco con il quale la Democrazia Cristiana aveva liquidato l' onorevole Tambroni, e pur accennando, come testé è stato ricordato, a responsabilità dei comunisti nell' azione di massa, l' onorevole Fanfani disse: « un insigne studioso e noto pubblicista nei giorni scorsi elencava i valori della Resistenza. occorre francamente riconoscere che molti cittadini hanno temuto nel luglio scorso che quei valori potessero andare perduti, ed hanno reagito a questo timore come hanno potuto, come hanno saputo » . vi era in quelle parole — noi lo dicemmo allora — il riconoscimento della legittimità del moto popolare. fu del resto, questa, una delle ragioni della nostra astensione nel voto di fiducia al ministero Fanfani e della tregua che sollecitammo e che di fatto è esistita fino al 6 novembre. quella astensione ebbe un significato più negativo che positivo. era un modo, per noi, di rivotare contro il ministero dell' avventura di luglio e di sottolinearne le drammatiche responsabilità, anche dopo il suo forzato ritiro dai pubblici uffici. e, onorevoli colleghi , se vi era bisogno di una giustificazione delle nostre parole e del nostro atteggiamento di allora, essa ci è venuta nella maniera più completa dall' intervento odierno dell' onorevole Tambroni, quando egli, svelando quello che allora poteva anche non apparire interamente chiaro, ha fatto un preciso riferimento a leggi eccezionali che, se attuate, riprecipiterebbero il paese in pieno fascismo e nel tormento di una guerra civile . le elezioni del 6 novembre, onorevoli colleghi , hanno — a giudizio nostro — posto fine alla tregua. cercando di sopravvivere alle condizioni eccezionali del suo avvento al potere, il ministero in carica non rende — a giudizio nostro — né un servizio al paese, né un servizio allo spirito della Resistenza, né un servizio alla stessa democrazia. cristiana. è questo un discorso che, qui e fuori di qui, in più impegnativa occasione, dovrà essere ripreso. ciò che voglio dire, ciò che forma motivo dell' interpellanza del nostro gruppo, è che il Governo non ha tratto dalla dichiarazione che il presidente del Consiglio fece nell' agosto scorso tutte le conseguenze che essa comportava. allora io invitai il Governo a ritirare le sanzioni contro i ferrovieri e contro i postelegrafonici che avevano partecipato allo sciopero dell' 8 luglio, e qualcosa in tale senso è stata fatto, seppur in forma non interamente sodisfacente; allora lo invitai ad intervenire, nell' ambito delle sue responsabilità e delle sue possibilità, per promuovere una rapida liquidazione delle conseguenze giudiziarie dei moti di luglio. in materia vi sono state le sentenze, animate da contrastanti valutazioni dei fatti e delle circostanze, dei tribunali di Roma e di quello di Palermo; ma v' è stata anche, ed è tuttora in atto, un' azione della prefettura, della questura, della procura del tribunale di Genova tesa alla ricerca delle prove d' un fantomatico complotto contro addirittura la sicurezza dello Stato; e così ritarda un processo destinato a liquidare le montature poliziesche alle quali testé si è riferito l' onorevole Tambroni. non si può, onorevole presidente del Consiglio , riconoscere la legittimità d' un movimento popolare e, al tempo stesso , non fare, nei limiti delle responsabilità governative, quanto è possibile per attenuare lo stesso rigore delle leggi contro chi a quei movimenti ha partecipato. ciò che non è stato fatto... onorevole Tambroni, certo v' è l' indipendenza della magistratura, ma non a caso io ho parlato — ed ella certo non ignora che ho parlato, su questo punto, giusto — per quanto riguarda Genova, d' una responsabilità del prefetto, della questura e anche della procura della Repubblica , che non è organo giudicante e in questi casi assume responsabilità che possono essere di natura politica. ciò che non è stato fatto, onorevoli colleghi e signori del Governo, noi domandiamo sia fatto adesso ed il più rapidamente possibile. vi sono infatti, onorevoli colleghi , negligenze che si pagano: alludo, per esempio, alla negligenza nostra, a quella compiuta dal Parlamento quando la sera del 6 luglio vedemmo arrivare in quest' Aula colleghi feriti e sanguinanti e non prendemmo la sola decisione che si imponeva, quella di una rapida e immediata inchiesta parlamentare che mettesse in luce tutte le responsabilità; un' inchiesta che, se decisa la sera del 6 luglio, molto probabilmente avrebbe evitato l' indomani l' eccidio di Reggio Emilia , e, dopo pochi giorni, quelli di Catania e di Palermo. mi consenta la Camera di ricordare che un collega del nostro gruppo, il deputato Fabbri, si trova tuttora in una clinica romana col busto ingessato per una infermità che trae origine dalle percosse del 6 luglio a Porta San Paolo : si tratta, onorevoli colleghi , di un collega e compagno che, prima di aver conosciuto le violenze degli uomini del 6 luglio, era stato torturato dai nazifascisti nelle tristemente famose celle di via Tasso . avvertiamo un fremito dell' animo quando, a tanta distanza di tempo, dobbiamo fare riavvicinamenti di tale natura. una parola, infine, sull' interpellanza dell' onorevole Tambroni. il suo tenore e lo svolgimento che l' interpellante vi ha dato hanno un senso preciso. rispetto all' uomo, esse dimostrano che hanno avuto torto quanti considerarono che egli fosse stato coinvolto in un' avventura che non aveva voluto e che lo superava. in verità egli ha rivelato oggi, con l' accenno alle leggi eccezionali e col tono del suo discorso, quello che fu l' animus, la volontà degli uomini del 6 luglio. e se non era interamente provato che quel giorno si tentò di travolgere le istituzioni repubblicane in un' avventura di carattere autoritario, la conferma ci è venuta stasera dallo stesso onorevole Tambroni. cercheremo anche altre prove! rispetto al fatto politico di cui è espressione, l' interpellanza significa, onorevoli colleghi , che gli uomini di luglio non hanno disarmato e sono sempre in attesa di una occasione, di una lacerazione della coscienza nazionale antifascista tale da aprire loro le vie della rivincita. una provocazione come quella di luglio rimane quindi sempre possibile, quali siano le forme che può assumere e che certamente non si esauriscono nella tematica del 6 luglio. e che abissi di odio e di incomprensione esistano ancora in una parte dei cittadini del nostro paese è confermato dal tentativo, operato avanti ieri, di oltraggiare la memoria di Giacomo Matteotti. è bene, comunque, che questi uomini sappiano che vi sarà sempre una risposta, nello spirito e nella linea dei comitati di liberazione nazionale, cioè nello spirito dell' unità antifascista, contro attentati fascisti o clericofascisti alle istituzioni del giugno 1946 ed alle pubbliche libertà. onorevoli colleghi , è meglio, molto meglio operare a tempo per evitare prove di tale natura e saldare sin da ora tra popolo e Stato il vincolo di solidarietà che nasce dalla soluzione dei problemi politici e sociali, nasce dalla consapevolezza delle debolezze del nostro ordinamento sociale e dalla volontà di porvi rimedio. la sola maniera degna di operare per la democrazia è quella di avere presenti le ingiustizie e le inadeguatezze della nostra società e di lavorare per cercare di risolverle una volta per sempre. è quello che noi abbiamo fatto, è quello che facciamo, è quello, onorevole Tambroni, che ci permette di disdegnare ogni accusa che cerchi di mettere in discussione la sincerità e la passione del nostro impegno democratico. onorevole Fanfani, il ministero Tambroni era sorto sul vuoto lasciato dal centrismo: il nuovo centrismo, al quale ella sarebbe costretto se si ostinasse a non voler prendere atto dei limiti di tempo e d' opera che erano impliciti (e per noi espliciti) nel mandato che le venne conferito dal Parlamento nell' agosto scorso, prolungherebbe artificiosamente una situazione che è senza confronti rispetto a quella che l' aveva preceduta, ma che in sé contiene i medesimi rischi che a quella situazione avevano condotto. noi non accettiamo passivamente una tale ipotesi, e ciò spiega il nostro impegno per realizzare, nelle condizioni oggi possibili, la svolta a sinistra. comunque un' ipotesi sulla quale il discorso andrà ripreso ed approfondito nei prossimi giorni e nelle prossime settimane. intervenendo nel presente dibattito noi intendiamo ribadire che i fatti di luglio non scaturirono dai cosiddetti « opposti estremismi » , ma da una provocazione alla coscienza nazionale del paese. intendiamo anche dire che la risposta del popolo sarebbe oggi quella che fu allora, sarebbe domani più severa di quella di allora, se contro eventi di tale natura non si erigerà la sola valida barriera, che consiste nel dare al popolo la certezza che esso può risolvere tutti i suoi problemi di vita, di sviluppo e di avvenire nell' ambito della democrazia.