Palmiro TOGLIATTI - Deputato Opposizione
III Legislatura - Assemblea n. 327 - seduta del 05-08-1960
Concernenti l'istituzione di una Commissione bicamerale per le riforme istituzionali
1960 - Governo I Amato - Legislatura n. 11 - Seduta n. 30
  • Comunicazioni del governo

credo che nessuno vorrà disconoscere, signor presidente , e anche voi, onorevoli colleghi , sarete senza dubbio concordi nel prendere atto che questo Governo è sorto e si presenta a noi in modo profondamente diverso da ciò che era avvenuto per tutti i precedenti governi del regime repubblicano. nessuno può dire che esso tragga origine da una crisi extraparlamentare . nel Parlamento, in quest' Assemblea, ha avuto luogo un dibattito attraverso il quale si è creata la situazione politica che ha reso possibile la formazione governativa attuale ed anzi la ha imposta. quel dibattito, però, a sua volta era la conclusione e il coronamento di qualche cosa di ben diverso da un dibattito parlamentare , era la conclusione e il coronamento di un potente, irresistibile movimento di opinione pubblica e di masse popolari che esigeva che nella direzione politica del paese venisse operato un mutamento e un mutamento profondo. è di qui che questo Governo è sorto ed è a questo movimento che noi dobbiamo la fine abbastanza ignominiosa del Governo precedente, fondato sull' accordo parlamentare e politico tra il partito democratico cristiano e il partito fascista . di qui è venuta la spinta decisiva alla creazione di una situazione politica nuova, che questo Governo almeno in parte esprime, oppure cerca di esprimere. comprendo benissimo, di fronte a questo elemento nuovo e decisivo della situazione, la collera della destra reazionaria, in qualsiasi modo ed ovunque essa si esprima. comprendo questa collera anche quando essa si esprime su organi di stampa che fanno capo se non direttamente al partito della Democrazia Cristiana , per lo meno a organizzazioni cattoliche strettamente collegate con questo partito. comprendo l' accorato sbalordimento non soltanto dei nostalgici del fascismo, ma anche dei patiti di un regime « parlamentare » e di istituzioni sedicenti democratiche, le quali dovrebbero avere con le masse popolari il semplice rapporto di un lontano padrone con un popolo sottomesso e tenuto a bada con le bastonate. la realtà è che oggi, in questo famoso mondo occidentale che voi siete soliti chiamare il mondo della libertà, ma dove il dominio della libertà si è ristretto e continua a restringersi in modo assai preoccupante, in questo mondo occidentale il regime parlamentare e le istituzioni democratiche resistono all' assalto delle forze della reazione, si salvano e possono svilupparsi soltanto nella misura in cui le masse del popolo, con alla testa prima di tutto la classe operaia , siano pronte e capaci a difenderla con la loro lotta, partecipando in questo modo direttamente allo sviluppo della democrazia e delle situazioni politiche. prendiamo atto con una certa sodisfazione che nelle dichiarazioni governative che stiamo discutendo sono profondamente modificate precedenti impostazioni politiche, che avevamo ascoltato dai banchi della Democrazia Cristiana , e si trova un riconoscimento della realtà di ciò che nel nostro paese è avvenuto nelle settimane che stanno tra la fine del mese di giugno e l' inizio del mese di luglio. nessuno può negare che si era addensata sull' Italia, nel corso degli ultimi mesi, la minaccia di una aperta deviazione e degenerazione autoritaria, anticostituzionale, reazionaria del nostro regime politico . e si conosce anche con una certa precisione, seppur non ancora completamente, da che parte venisse questa minaccia. non esito a riconoscere che il Movimento Sociale Italiano , nella sua attuale forza e composizione, è stato in questa situazione più che altro, e come sempre, uno strumento manovrato e utilizzato da altre forze. a Genova alcuni gruppi dei suoi militanti all' inizio del movimento hanno esercitato una funzione di provocazione dando l' assalto alla sede di una organizzazione popolare, l' Anpi, poi, quando il movimento si è sviluppato e la collera del popolo si è scatenata, fedeli alle migliori tradizioni mussoliniane, hanno sgombrato il campo, sono scappati. il problema del rispetto dell' antifascismo, del rispetto e della valorizzazione degli ideali della Resistenza si poneva quindi tra le masse popolari e le autorità dello Stato e il vero assalto alla democrazia repubblicana veniva da ben noti circoli e gruppi reazionari, che hanno del resto espresso i loro propositi in modo del tutto aperto. ciò che è più grave è che questi circoli e gruppi che si muovevano con l' obiettivo di liquidare almeno in parte, come primo passo , le nostre istituzioni democratiche e parlamentari, avevano ed hanno profondi addentellati, cioè adesioni e complicità, non solo in organizzazioni politiche che si richiamano al mondo cattolico, come sono i Comitati civici , ma nello stesso Partito di maggioranza . è al Partito di maggioranza , cioè alla Democrazia Cristiana , che risale la responsabilità indiretta e diretta di aver creato le condizioni in cui hanno potuto maturare questi propositi, e vi è stato qualcuno che ha pensato che questi propositi potessero venire anche realizzati. è una responsabilità indiretta e diretta per la tortuosa condotta, per la sostanziale incapacità politica, in primo luogo, di cui il partito della Democrazia Cristiana ha dato prova negli ultimi mesi, contribuendo a creare le condizioni immediate in cui quei circoli reazionari potevano concepire i loro piani con speranza di successo. questo per il passato immediato. ma se si guarda più a fondo la situazione in cui hanno potuto essere concepiti i propositi che sono stati denunciati qui dalla maggior parte degli oratori che sono intervenuti fino ad ora in questo dibattito, la responsabilità risale a tutto il clima politico che per dieci anni la Democrazia Cristiana ha fatto regnare nel nostro paese; risale al fatto che per dieci anni la Costituzione repubblicana non è stata applicata nella sua lettera e nel suo spirito, che essa, anzi, è stata sistematicamente violata dai governi della Democrazia Cristiana , con l' appoggio, alle volte anche determinante, della socialdemocrazia e di altri ancora. lo spirito che ha animato la vita politica italiana sotto la direzione della Democrazia Cristiana non è stato lo spirito democratico della nostra Costituzione: è stato lo spirito ispiratore della ideologia anticomunista. gli scritti in cui si invoca il colpo di forza anticomunista contenevano le stesse argomentazioni che abbiamo sentito esporre dal rappresentante della Democrazia Cristiana nel dibattito che ha avuto luogo in questa Aula due settimane or sono. voi, partito della Democrazia Cristiana , portate dunque in prima linea la responsabilità di aver condotto il paese alla situazione dei passati mesi e delle settimane passate; il partito socialdemocratico e gli altri partiti, che, sotto l' insegna del centrismo, vi hanno appoggiato e hanno collaborato con voi, nello stesso spirito, per anni ed anni, condividono con voi questa responsabilità. non si è però tenuto conto, come poi si è visto, di ciò che oggi l' Italia, di ciò che è il popolo italiano , del suo orientamento, della sua forza, della sua capacità di combattere per i propri ideali. non si è tenuto conto del profondo attaccamento della nazione alla causa della democrazia e dell' antifascismo. non si è tenuto conto della insopprimibile vitalità e vivacità degli ideali della Resistenza, della capacità della classe operaia e delle masse popolari di muoversi e di combattere con decisione per affermare questi ideali e respingere ogni minaccia reazionaria. se consideriamo quale triste sorte hanno avuto, nei recenti anni, paesi anche a noi vicini, nei quali le istituzioni democratiche e parlamentari sono state almeno in parte distrutte e sostituite da regimi autoritari, possiamo guardare con profonda sodisfazione a ciò che è avvenuto in Italia nei mesi di luglio e giugno scorsi, nonostante i gravi lutti che hanno colpito il campo delle forze popolari. positivo è il fatto che voi stessi, ministri democristiani, nel presentare questo Governo alle assemblee parlamentari, siete stati costretti a dare una palese legittimazione del grande movimento popolare antifascista delle settimane passate. positiva consideriamo egualmente la parte che altri gruppi di questa Camera, come quelli socialdemocratico e repubblicano, hanno avuto nello spingere a questa legittimazione, attraverso le posizioni da essi difese in questa Aula stessa. non voglio oggi riaprire la discussione sulla parte che, nel movimento di cui oggi si riconosce il valore, noi avremmo avuto: noi, che avremmo provocato, speculato, esasperato, oppure, come affermano certi organi di stampa, avremmo fatto la parte dei pompieri. nel movimento popolare delle settimane scorse, noi abbiamo avuto la stessa parte che abbiamo avuto nella grande lotta della Resistenza antifascista. siamo stati partecipi di un grande movimento, ne siamo stati parte sostanziale, siamo stati in esso i fautori della più ampia e solida unità, siamo stati gli animatori di quelle masse popolari che guardano a noi con particolare fiducia e senza le quali probabilmente il movimento non avrebbe potuto avere l' ampiezza e portare a quei risultati a cui ha portato. onorevole Fanfani, ho molto apprezzato la finezza con la quale l' accusa più grossolana contro di noi, quella di essere stati coloro che organizzavano o preparavano l' « attacco contro lo Stato democratico » , ella l' ha fatta pronunciare dal segretario del suo partito, scindendo in questo modo in una certa misura la propria responsabilità. a questo proposito intendo però darle una risposta precisa, la stessa che è stata data da un nostro collega nell' altro ramo del Parlamento, la stessa che ho avuto l' onore di presentare al presidente della Repubblica ed anche a lei personalmente, nel periodo preparatorio alla formazione di questo Governo. l' assalto allo Stato, il complotto contro lo Stato democratico , sono nozioni giuridiche assolutamente precise. ritenete voi che il partito comunista si sia mosso con questi intenti? avete le prove, i piani che lo dimostrano? ebbene, avete il dovere democratico di presentare l' accusa, le prove e i piani alla magistratura, al potere giudiziario . è esso che deve giudicare. se voi non lo fate mancate al vostro dovere democratico... e se non lo fate noi abbiamo tutto il diritto, e i cittadini hanno tutto il diritto, di pensare che ci si trova di fronte soltanto a una speculazione politica e ad una buffonata, la quale prende purtroppo le tinte della tragedia quando si parte da questa speculazione e da questa buffonata per scatenare contro folle inermi e pacifiche una forza pubblica eccitata e incitata a far uso di armi da guerra; quando per « battere i comunisti » si dà l' ordine di sparare contro il popolo. l' uso della violenza è abbastanza precisamente qualificato nella storia del nostro paese, da ciò che è avvenuto in un seguito di decenni e decenni. la violenza nel nostro paese da decenni e decenni è sempre venuta da parte della borghesia reazionaria; è stata lo strumento di cui la borghesia reazionaria ha cercato di servirsi nei momenti critici per fare ostacolo all' avanzata del movimento popolare e impedire quelle svolte politiche che erano dettate dalla necessità e dalle richieste che sorgevano da tutta la vita nazionale. così è stato nel 1898 e anche prima; così è stato nel 1914; così è stato nel 1922, così è stato nel 1926 e in seguito. la storia dello Stato borghese italiano è storia di continue crisi di violenza, ma di una violenza esercitata dai ceti più retrivi per sbarrare la strada allo sviluppo della democrazia e all' avanzata verso una società nuova. così è stato fino al 1945 e purtroppo così ha continuato ad essere, almeno in parte, anche dopo. negli ultimi movimenti nessun fatto luttuoso vi è stato là dove non si è voluto far ricorso, per ordini assai probabilmente venuti dall' alto, in modo sconsiderato e persino criminale, alla repressione poliziesca contro manifestazioni legali e pacifiche. per quanto riguarda noi, partito comunista , abbattuto il fascismo e conquistata la Costituzione repubblicana ci siamo proposti di avanzare verso le mete di rinnovamento politico e sociale del nostro paese attraverso la applicazione conseguente della Costituzione repubblicana e l' attuazione delle riforme che essa prevede e per una via pacifica, allo scopo di evitare al popolo italiano altre tragedie, altri dolori, altro sangue e altro pianto. questa è stata la nostra linea di condotta dalla fine della seconda guerra mondiale , confermata attraverso tutte le nostre deliberazioni nazionali, convalidata da tutta la pratica della nostra attività. state certi, però e qui mi rivolgo oggi non tanto a voi come Governo, bensì in generale a quei circoli reazionari di cui sopra parlavamo — che se, come nel passato, ancora si cercasse con l' esercizio della violenza, come avvenne nel 1921 e nel 1922, di schiacciare il movimento avanzato delle masse lavoratrici e di imporre una tirannide reazionaria aperta, a questo verrà risposto come è necessario che venga risposto... il popolo ha dimostrato che le forze per dare questa risposta esistono. quando poi si manifestano aperti propositi di involuzione autoritaria e antidemocratica, come è avvenuto quest' anno durante i pochi mesi di vita del precedente Governo, allora non soltanto è inevitabile, ma è necessario che si muovano le grandi masse popolari , che si muovano sul terreno della legalità costituzionale, ma facendo uso di tutti gli strumenti che sono a loro disposizione. per questo è da respingere la critica che viene fatta nella dichiarazione ministeriale circa il ricorso a strumenti sindacali, cioè allo sciopero di massa, nella lotta politica. questo ricorso è mezzo normale di lotta delle grandi masse lavoratrici contro tentativi apertamente reazionari. ad esso le masse operaie e lavoratrici non possono e non debbono rinunciare. e voi, se siete buoni democratici, ringraziate che questo strumento possa essere adoperato nel momento in cui le istituzioni democratiche fossero minacciate, perché in questo modo la vita di queste istituzioni potrà essere salvata. oh, avesse voluto la sorte che fossimo ancora stati in grado nel 1921, nel 1922, di usare con efficacia questo strumento per fermare l' avanzata del fascismo! tutta la vita italiana avrebbe avuto uno sviluppo diverso. quanti lutti sarebbero stati evitati al nostro popolo! le masse operaie e lavoratrici, di fronte a una minaccia di trasformazione autoritaria del regime, devono in ogni caso manifestare apertamente, largamente e con energia la loro volontà democratica. con loro movimento esse debbono far capire a tutti che la via dell' avventura autoritaria è sbarrata, che di lì non si può passare, oggi, nel nostro paese. questo, onorevoli colleghi , è ciò che si è conquistato e registrato col movimento dei mesi di giugno e di luglio. e tanto meglio per noi se possiamo trovarci concordi nel registrare tutti insieme questa solida conquista. l' onorevole Saragat ha detto ieri che forse questa conquista non è definitiva. io sono in parte d' accordo con lui, e anche col compagno Nenni, nel senso che so che forze le quali tendono al colpo di mano autoritario esistono... e probabilmente torneranno ad essere attive. però la realtà è che si è dimostrato col movimento di giugno e luglio che la prospettiva di una soluzione autoritaria e anticostituzionale come via di uscita dall' attuale situazione economica , politica e sociale e dalle sue non indifferenti difficoltà è chiusa e ben chiusa. quale altra prospettiva, dunque, rimane aperta e quale via si deve seguire? ponendo questa questione giungo direttamente al giudizio che noi dobbiamo dare di questo Governo e alla giustificazione del nostro voto. nell' ultimo dibattito parlamentare io stesso ebbi a dichiarare, a nome del mio gruppo, che, data la situazione che si era creata nel paese, avremmo considerato con favore la costituzione di un Governo che si proponesse compiti di tregua e di distensione in un momento di emergenza e di particolare tensione nei rapporti fra il Governo e i cittadini. essenziale a questo scopo noi consideriamo la liquidazione e sconfessione di ogni proposito di avventura autoritaria e la restaurazione, il rispetto e la difesa da parte delle autorità governative, di tutte le libertà democratiche, di tutte le garanzie date ai cittadini dalla Costituzione repubblicana. consideravamo essenziale il ritorno ai principi dell' antifascismo; la rinnovata adesione della direzione politica del nostro Stato agli ideali della Resistenza. nella misura in cui il vostro Governo, nelle sue dichiarazioni e nelle sue attività, si attenga a questi principi essenziali e li attui, in questa misura noi avremo verso di esso un atteggiamento favorevole, di critica, se è necessario, come sempre deve essere in un' Assemblea parlamentare democratica, alla luce della applicazione o violazione di questi principi. ma che cosa è questo Governo? come è composto? come si presenta a noi? qual è il suo programma? si era detto (e non da noi prevalentemente, bensì da altri settori) che questo Governo dovesse avere un carattere non dico di provvisorietà, ma di emergenza e passaggio a situazioni nuove, e la posizione da noi assunta nell' ultimo dibattito parlamentare era in gran parte determinata da queste affermazioni. le cose, invece, sono state cambiate, e cambiate radicalmente, perché davanti a noi abbiamo, invece, un Governo il quale respinge questo carattere, dichiara di essere un Governo politicamente qualificato e ci presenta un programma tutt' altro che limitato nel tempo o nella materia e per attuare il quale il Governo stesso dovrebbe avere una assai lunga esistenza. e evidente allora che il giudizio nostro deve essere diverso. mi sia permesso dire che sarebbe cosa non comprensibile e assurda se noi giustificassimo un atteggiamento favorevole, espresso nelle forme in cui si esprime nelle assemblee parlamentari, richiamandoci a un carattere del Governo che esso stesso respinge, dice di non avere e di non voler avere. inoltre, la composizione stessa del Governo desta in noi profonda perplessità. allo scopo primitivamente dichiarato di restaurare le libertà costituzionali, di stabilire un periodo di tregua e di distensione nei rapporti politici del paese, sembra a noi evidente che un altro obiettivo si è sostituito. un altro obiettivo ha senza dubbio guidato colui o coloro che si sono adoperati alla composizione di questo ministero. il Governo è monocolore. la sua composizione, però, è profondamente eterogenea, e ciò in conseguenza del fatto che il pensiero di fondo che ha ispirato coloro che lo hanno dato alla luce è stato di includervi tutti i notabili del partito della Democrazia Cristiana , qualunque sia la posizione che essi hanno avuto nel passato, che essi hanno nel presente e che essi possono avere nel giuoco abbastanza intricato delle attuali correnti della Democrazia Cristiana . non è merito del presidente del Consiglio se su quei banchi non vediamo anche l' onorevole Tambroni, che di sua volontà si è escluso dalla partecipazione al Governo. vediamo invece l' onorevole Spataro, il quale doveva, perlomeno in questo momento, essere assente, dovendo essere considerato il principale responsabile delle violenze che vennero esercitate contro folle pacifiche, coi luttuosi esiti che tutti sappiamo. essenzialmente, quindi, ci sembra che questo sia un Governo che tenta (e non si sa se riuscirà) di rappezzare le membra disiecta del partito della Democrazia Cristiana allo scopo ben chiaro, esplicito, evidente di riaffermare e restaurare in pieno il monopolio politico di questo partito. confesso che, dato il modo come il Governo stesso si presenta, dato il programma, l' ampiezza e il tempo che dovrà essere richiesto per la sua applicazione, non comprendo bene perché gli altri partiti i quali partecipano alla maggioranza non siano entrati a far parte della combinazione ministeriale. l' atto sarebbe stato logico. è evidente che ci troviamo di fronte non so se a una delusione o a una riserva mentale. certamente ci troviamo di fronte a una diversità di prospettiva fra quello che il dirigente del Governo pensa e prevede e quello che pensano, prevedono e vorrebbero i dirigenti — credo — della maggior parte, o almeno di una metà, dei partiti che costituiscono l' attuale maggioranza. non so se l' intenzione della parte che nel Governo prevale, cioè di quel gruppo di ministri democristiani che appartengono alle correnti di destra, sia di ritornare attraverso questo espediente a una formazione tipo centrista. né, esistendo questa intenzione, siamo in grado di dire se potrà realizzarsi. quello che è certo è che ad una formazione centrista corrispondono sia il programma, sia il modo come il Governo si è presentato, sia il modo stesso come è composto. e per noi non v' è dubbio, come credo non vi sia dubbio per molti altri partiti di questa Camera, che il centrismo è stato una iattura per il nostro paese e lo sarebbe anche oggi, perché significherebbe un' altra volta rinvio della soluzione dei problemi anche più urgenti, immobilità di fronte alla necessità di affrontare finalmente alcune questioni di fondo e portarle ad un esito. siccome poi sappiamo che è attraverso la pratica del centrismo, continuata per anni e anni, che si è potuto giungere alla maturazione dei propositi di sovvertimento autoritario, per questo la composizione del Governo e il modo come esso si presenta non giustificano soltanto una cautela, ma richiedono che nel Parlamento e nel paese vi sia a questo Governo una dichiarata opposizione. questa, onorevoli colleghi , è la costatazione che sta al centro del mio intervento. a questo Governo non è sufficiente contrapporre una critica di quelle che potranno essere le debolezze nell' attuazione di questo o quell' altro dei propositi che esso afferma. a questo Governo bisogna contrapporre un' opposizione, la quale derivi da una diversa concezione del modo come devono essere affrontati e risolti oggi i problemi più urgenti del paese, i problemi che salgono dalle necessità e dalle richieste delle masse popolari . riteniamo che questo sia il solo mezzo necessario e utile per favorire lo sviluppo in senso positivo delle contraddizioni interne che viziano questa composizione governativa e la maggioranza su cui essa si appoggia e che sono oramai così evidenti agli occhi di tutti. e veniamo alle vostre dichiarazioni programmatiche . prendiamo atto — e non potremmo non prenderne atto — che voi dichiarate di voler restaurare e difendere le libertà democratiche garantite dalla Costituzione ai cittadini e che rendete omaggio al libero Parlamento, respingendo e condannando, in questo modo, qualsiasi piano di degenerazione autoritaria. di tutto questo prendiamo atto in senso positivo. è proprio questa parte, però, che dovrebbe essere la più limpida delle vostre dichiarazioni e posizioni, che è viziata da una profonda contraddizione e da errori gravi che non soltanto lasciano sussistere dubbi, ma lasciano aperta la via ad attività contrarie ai principi cui volete dichiararvi fedeli. voi date una mezza assoluzione al Movimento Sociale Italiano e invece gridate al pericolo ben più grave che sarebbe rappresentato da noi, dal partito comunista , il quale, volere o no, è stato parte integrante del grande movimento dei mesi di giugno e di luglio. se voi avevate veramente l' intenzione di indicare quali sono i pericoli che minacciano oggi la democrazia italiana, avevate, prima di tutto, il dovere di uscire da questa banale polemica di partito. avevate il dovere di indicare che le forze le quali tendono ad un colpo di mano autoritario sono forze reali che esistono nel paese e nel mondo capitalistico, sono circoli molto ben qualificati sia del grande capitale privato sia del clericalismo. a questo, che è il vero modo di trattare la questione, non avete saputo o voluto venire. vi limitate a dare l' assoluzione al Movimento Sociale e poi passate alla consueta agitazione anticomunista. lungi da me, a questo punto, l' intenzione di fare propaganda comunista. la fece l' onorevole Tambroni nell' ultimo suo discorso alla Camera e ci possiamo contentare. l' onorevole Fanfani ha dichiarato, a sua volta, di essere inguaribilmente anticomunista. nella misura in cui posso avere della benevolenza per lui, non posso che augurargli la guarigione; ma non mi impegnerò nemmeno troppo per farlo guarire. nella dichiarazione si parla poi delle condanne che noi avremmo ricevuto dalla ragione e dalla storia. onorevole Fanfani, ella è assai più giovane di me e forse di queste cose non ha esperienza diretta, per fortuna sua. noi siamo venuti sulle posizioni su cui ci troviamo una quarantina di anni fa, alla fine della prima guerra mondiale . furono anni molto duri e per l' Italia e per noi in particolare. non abbiamo trovato subito la strada giusta; abbiamo faticato per cercarla, tracciarla, indicarla e seguirla. e vi sono allora stati degli anni, in quell' inizio, in cui cercavamo con fatica sulla carta geografica quella parte del territorio continentale della Russia in cui continuava a esistere uno Stato della classe operaia e dei contadini, governato dal partito comunista , perché questo Stato sembrava dovesse essere sommerso dalle ondate degli eserciti di venti paesi che lo aggredivano da tutte le parti. così era allora. e oggi? oggi, dall' Elba al Pacifico, da Arcangelo fino all' Indocina, si stende un enorme, smisurato spazio governato dai partiti comunisti. la storia, dunque, non ci ha dato torto. la storia ci ha dato ragione. quanto ai motivi razionali, onorevole Fanfani, quando siamo sorti, credo siamo stati i soli in tutto il mondo, in quel momento, a dichiarare e a dimostrare, attraverso l' analisi, l' argomentazione e la documentazione dei grandi capi del nostro movimento, che il mondo doveva cambiare il suo volto, che si iniziava una nuova fase della storia, che in questa fase nuova, sotto la direzione dei partiti comunisti, sarebbe avanzato il socialismo nel mondo intiero e in pari tempo sarebbe crollato il colonialismo e si sarebbe giunti alla liberazione dei popoli coloniali dal giogo dell' imperialismo. ciò è appunto avvenuto in questi ultimi quarant' anni . non solo la storia, mai la ragione è stata dalla parte nostra. tutto ha confermato la giustezza delle nostre posizioni, la validità ideale e storica del nostro movimento. se voi, colleghi della Democrazia Cristiana , siete anticomunisti, questo è affare vostro. peggio per voi! il vostro anticomunismo vi ha già fatto fare tali spropositi di ordine politico, e persino di ordine morale, che ad altro modo non sono serviti che a facilitare il nostro cammino, l' avanzata del nostro movimento. continuate per quella strada, se così vi pare. noi continueremo il nostro lavoro e la nostra lotta. ma qui non si tratta di voi, partito della Democrazia Cristiana ; qui si tratta del Governo, qui si tratta dello Stato e noi dobbiamo affrontare serenamente la questione, esaminando in che misura, sul terreno del Governo e dello Stato, possano essere ammissibile possano avere un valore la polemica ideologica e l' agitazione anticomunista. sostengo che non sono ammissibili, che non possono avere e non hanno nessun valore, se non quello di far degenerare la vita pubblica e aprire la strada ai nemici della democrazia. ha lo Stato una sua ideologia? senza dubbio in una certa misura. l' ideologia dello Stato italiano è quella che risulta dalla Costituzione repubblicana, entrata in vigore il 10 gennaio 1948. questa è la sola possibile base ideologica dello Stato e del Governo. se apriamo la Costituzione, infatti, troviamo in essa un contenuto ideologico, per quanto limitato (e non può che essere limitato appunto perché deve essere valido per tutti i cittadini). tale contenuto è dato, essenzialmente, dall' affermazione dei principi democratici e della sovranità popolare ; dal riconoscimento che « la Repubblica è fondata sul lavoro » e che i lavoratori, tutti i lavoratori, devono effettivamente prendere parte all' organizzazione politica, economica e sociale dello Stato; dalla proclamazione del diritto al lavoro e del diritto dei lavoratori a una esistenza libera e dignitosa. un certo contenuto ideologico è dato anche dalla proposta di quelle riforme economiche, politiche e sociali necessarie per attuare questi principi e un valore ideologico ha anche il riconoscimento delle autonomie politiche su cui dovrebbe essere fondato il regime repubblicano. orbene, a questo contenuto ideologico si può arrivare per diverse strade. voi, colleghi della Democrazia Cristiana , vi siete arrivati attraverso i principi della vostra socialità; noi attraverso i principi della lotta democratica della classe operaia per costruire una società socialista, attraverso i principi dell' antifascismo e lo sforzo compiuto per attuare nella Costituzione il massimo possibile degli ideali della Resistenza. questo è dunque il contenuto ideologico sul quale deve essere basata tutta l' azione di tutti i governi, se vogliono essere chiamati governi costituzionali , che non violino la legalità repubblicana. l' anticomunismo sta al di fuori di questo contenuto ed è, anzi, in contrasto con esso. quanto ai fatti, nessuno può avere né ha nulla da eccepire circa la nostra condotta. noi vogliamo che siano applicati i principi costituzionali; lottiamo da dieci anni con risultati diversi a seconda dei momenti e dei campi d' azione, continuiamo e continueremo a lottare perché i principi che sono affermati nella Costituzione repubblicana vengano tradotti in atto, poiché attraverso questa applicazione noi vediamo l' avvicinamento a quella società nuova, fondata sul lavoro, sulla giustizia e sulla libertà, che vogliamo creare. ma la realtà è che i principi costituzionali non sono stati applicati perché ad essi sono stati sostituiti, in maggiore o minore misura, a volte in modo totale, a volte parzialmente, i ben diversi principi dell' agitazione e della lotta anticomunista. se voi oggi, dopo aver dato l' assoluzione al Movimento Sociale , dopo avere con cura evitato di far cenno alle forze veramente eversive del regime democratico che esistono nel nostro paese, continuate ad agitare lo spauracchio anticomunista, voi stessi, lo vogliate o non lo vogliate, vi ponete in una situazione che non vi consente la fedele applicazione e il rispetto dei principi costituzionali. si apre così anche per voi una contraddizione profonda. su questa contraddizione sono stati basati tutti i governi repubblicani dal 1947 fino ad oggi; è basata la società italiana da dieci e più anni. da un lato vi è una Costituzione repubblicana che afferma determinati principi, dall' altro una pratica di Governo che contraddice quella Costituzione, che la vìola, la calpesta, o per lo meno la mette nel dimenticatoio. questo è il vero, sostanziale motivo per cui oggi possiamo assistere al risorgere di velleità reazionarie. ma questo è anche il motivo per cui oggi assistiamo a questo impetuoso risorgere nella coscienza dei cittadini degli ideali della Resistenza. la nostra Costituzione corrisponde agli ideali della Resistenza. la vita politica italiana in questi dieci anni non ha invece aderito a quegli ideali, nonostante che vi potessero essere in alcuni governanti delle buone intenzioni. la pratica generale è stata del malcostume, della corruzione, della scorrettezza e prepotenza nell' amministrazione, dell' accentramento antidemocratico, della lentezza e dell' arbitrio nel regolare i rapporti tra cittadini e gli organi dello Stato , della negazione delle autonomie e della discriminazione politica e amministrativa introdotta tra i cittadini a seconda delle loro opinioni e della loro appartenenza a questa o a quella schiera politica. vi proponete ora di cambiare strada? nelle vostre affermazioni trovo affermate una serie di buone intenzioni. ne prendo atto. però quando mi pongo a esaminare nei particolari e le vostre dichiarazioni e quel tanto che già si può conoscere dei vostri atti e faccio un confronto fra ciò e le necessità del momento, ritrovo la vecchia contraddizione, il vecchio errore, il vecchio vizio. voi dite che non volete introdurre la discriminazione tra i cittadini. sta bene. però il nostro ministro degli Interni ha lanciato otto giorni or sono quella specie di proclama il quale si chiude con l' affermazione che i funzionari dello Stato devono avere il senso dello Stato « con le necessarie distinzioni che esso comporta in tutti i campi » . attendo di sapere da lei, onorevole Fanfani, quali sono queste distinzioni. il senso dello Stato democratico italiano deve essere il senso dell' imparzialità di tutte le amministrazioni verso tutti i cittadini senza alcuna distinzione in nessun campo. voi quindi avete un ministro dell'Interno che prende una posizione opposta a quella della dichiarazione governativa... non mi è potuto venire perché quelle parole dicono qualcosa di molto preciso, a meno che ella mi insegni che da ora in avanti le parole dell' onorevole Scelba dovranno intendersi per il contrario di quello che dicono. però, stia attento, perché allora dovremo dire che quando egli rivolge l' invito alle forze dell'ordine pubblico di usare dei mezzi repressivi con moderazione, dovremmo intendere che egli vuole, invece, che si bastoni più forte. voi parlate di rispetto della libertà, ma avete posto molto in là nella vostra dichiarazione, senza sottolinearla, come è indispensabile, la necessità di una riforma profonda della legge di Pubblica Sicurezza . temo che anche col vostro Governo, come coi precedenti, non se ne farà nulla. voi affermate — e sono lieto di vederlo affermato, credo per la prima volta, in una dichiarazione ministeriale — il principio della libertà sul luogo del lavoro. ma noi sappiamo tutti che la libertà sul luogo di lavoro è oggi negata quasi dappertutto in Italia e soprattutto dove si lavora di più. nelle grandi officine, dove il lavoro è più intenso, per sorvegliare gli operai vi sono dei colonnelli in pensione dell' Arma dei carabinieri o della polizia. sono considerati in partenza come dei delinquenti, quegli operai che lavorano al ritmo infernale a cui sono sottoposti, per esempio, in officine come la FIAT di Torino o in altri grandi complessi industriali. se non si compiono, da parte del Governo, atti precisi, questa situazione non si cambia. inoltre, sappiamo che oggi sono in corso rappresaglie e licenziamenti per aver attuato uno sciopero, cioè per avere attuato quello che è uno dei diritti garantiti dalla Costituzione. procedure di repressione sono in corso anche a danno di funzionari e dipendenti da aziende di Stato. questo non è conciliabile con la proclamazione della volontà di restaurare e difendere la libertà del lavoro. dite di voler rispettare le autonomie locali. ebbene, immediatamente dopo i fatti di Reggio Emilia , ha avuto luogo in quella città una riunione della maggior parte, credo, dei sindaci delle città emiliane, i quali hanno redatto, come era loro diritto, un messaggio al presidente della Repubblica , esprimendo le loro preoccupazioni per ciò che era avvenuto e formulando rivendicazioni e proposte — riguardo al modo migliore di tutelare l' ordine pubblico . contro tutti i sindaci che hanno preso parte a questa legittima manifestazione sono in corso misure amministrative da parte dei prefetti. dite di voler rispettare gli ideali della Resistenza e vi richiamate agli ideali dell' antifascismo. ma della rivendicazione fondamentale che è stata avanzata dal Consiglio federativo della Resistenza, cioè lo scioglimento del Msi che perpetua il fascismo, non fate parola, anzi, vi affrettate a dare al Msi quel tanto di assoluzione di cui ho già parlato. ella mi dirà, onorevole Fanfani, che tutti questi sono frammenti. è vero; però ciascuno di questi frammenti coinvolge una questione di principio, ed è per questo che noi sentiamo, anche solo dall' esame di questi frammenti, oltre che dall' esame della composizione del vostro Governo e dal modo come esso si presenta, la necessità che ad esso vi sia una dichiarata opposizione nel Parlamento e nel paese, un' opposizione che chieda conto passo a passo e controlli, così come le leggi democratiche consentono e richiedono, il modo come i principi fondamentali della Costituzione repubblicana vengono rispettati. al rispetto della Costituzione sono poi legate anche altre questioni. sta bene che voi siate favorevoli all' approvazione della legge sul referendum, e siamo lieti che i colleghi del partito liberale più non sollevino obiezioni al compimento dell' iter di questo disegno di legge , per quanto sia un assurdo che, a distanza di dodici anni dall' approvazione della Carta Costituzionale , siamo ancora a questo punto. per quanto riguarda le regioni, invece, non possiamo dichiararci sodisfatti, perché ciò che ella ha proposto, onorevole Fanfani, non rappresenta un passo avanti, ma un passo indietro, in quanto eravamo già arrivati, se non in un dibattito in Aula, per lo meno in Commissione, al punto di dover redigere la legge finanziaria e bastava dare l' avvio a questo lavoro. ella fa un passo indietro quando ora propone di istituire una commissione per lo studio ulteriore dal problema. tenga presente, questo Governo, che la rivendicazione relativa all' ordinamento regionale è oggi sempre più profondamente sentita da masse imponenti dell' opinione pubblica e del popolo italiano non soltanto dell' Umbria, non soltanto della Toscana o del Piemonte, o delle regioni meridionali , ma dappertutto. un Governo il quale o con espedienti o in altro modo cerchi ancora di opporsi, in questo campo, all' attuazione costituzionale, come è stato fatto, ignominiosamente, da dieci-dodici anni a questa parte, urterà inevitabilmente contro una radicale opposizione che sorgerà dagli strati più profondi della nazione. vi è infine la questione delle elezioni amministrative che è tra le più acute e che spinge a dare un giudizio anche di ordine generale sul modo di muoversi di questo Governo. non si può dire che la questione debba essere decisa dal Parlamento. il Parlamento ha già deciso che le elezioni devono essere tenute nel mese di ottobre e aveva perfino accettato, approssimativamente, una data. questo punto rimane e deve rimanere. ma noi, a questo proposito, assistiamo a una rinascita del vecchio giuoco, umiliante per chi lo fa e per chi vi assiste, al quale è ricorsa la Democrazia Cristiana parecchie volte. il Governo, che è un Governo monocolore e democristiano, formato cioè interamente da ministri democristiani, espressione genuina, quindi, del partito democristiano , afferma di avere intenzione di fare le elezioni. il partito della Democrazia Cristiana , invece, che esprime questo Governo, fa obiezioni e manovra in modo che le elezioni non si facciano. in questo modo si è posti di fronte a una palese violazione di legge. la legge stabilisce un termine e noi sappiamo che i termini, nelle leggi democratiche, sono stabiliti a garanzia tanto delle minoranze quanto della maggioranza, a garanzia di tutti i cittadini. i termini debbono essere sempre rispettati, siano essi sanciti nella Costituzione, o in leggi importanti come quelle per l' ordinamento amministrativo. noi chiediamo quindi formalmente che il Governo e il partito della Democrazia Cristiana diano la prova, a proposito di questo problema, che quando essi parlano di rispetto della legge non ci prendono in giro e non prendono in giro il paese. la decisione del Parlamento già esiste e deve essere rispettata, le elezioni devono aver luogo entro l' anno. quanto alla riforma della legge elettorale provinciale la nostra opinione è che al punto in cui sono giunte le trattative fra i partiti essa non può costituire un ostacolo a che le elezioni siano fatte entro quest' anno. immediatamente dopo aver chiuso il dibattito sulla fiducia possiamo infatti benissimo dedicare un determinato numero di sedute alla discussione e alla approvazione della legge elettorale . non importa se dovremo rimanere qui ancora qualche giorno. del resto, qui fa fresco e non vi è da lamentarsi troppo. questa è la posizione che noi prendiamo e che difenderemo subito dopo la chiusura di questo dibattito, chiedendo che in merito si pervenga ad un voto esplicito, in cui tutti i partiti assumano le proprie responsabilità e si assuma le proprie responsabilità anche il Governo. circa le questioni economiche, abbiamo constatato con una certa sorpresa che dopo una lunga assenza, non so se giustificata o ingiustificata, è tornato tra noi lo schema Vanoni e si è parlato, conformemente a quello schema, di una politica di sviluppo . non credo però che il presidente del Consiglio pensi che una politica di sviluppo si possa esprimere essenzialmente nel cambiare il nome del comitato per la ricostruzione in comitato per lo sviluppo dell' economia nazionale. sarebbe un po' poco. una politica di sviluppo è qualcosa di molto preciso e di molto concreto. noi siamo d' accordo con una serie di proposte concrete; che vengano fatte, per esempio, nuove autostrade, che venga ribassato il prezzo dello zucchero, per cui si conduce nel paese una agitazione da anni e anni, e così via . ma una politica di sviluppo è altra cosa. perché vi sia una politica di sviluppo è necessaria una precisa scelta del momento, degli strumenti è dell' indirizzo economico che deve essere seguito. ora, vedo accanto a lei seduto proprio il principale esponente di quella corrente del suo partito che è sempre stata contraria a queste scelte. forse è anche per questo che non ho trovato l' accenno, che era indispensabile parlando di politica di sviluppo , al modo come ci si propone di utilizzare la gestione dell' industria di stato, al modo come deve essere stimolato il processo di industrializzazione e così via . ci troviamo quindi di fronte, per ora, a una vuota promessa, che urta contro qualcosa che deriva dalla stessa composizione del Governo e della sua maggioranza. per ciò che riguarda i monopoli, sono bellissime le espressioni che ella ha adoperato e che corrispondono alla posizione della maggior parte delle forze democratiche del nostro paese. ci sia però consentito osservare che, se dalle parole si intende passare ai fatti, una legge di pura registrazione di ciò che possono essere oggi in Italia i monopoli privati può anche non servire a niente. necessario passare ad un controllo di ciò che fanno i monopoli e prendere qualche misura per limitare e infrangere il loro potere. e qui si pongono molti problemi, tra cui quello di alcune inevitabili nazionalizzazioni. ella mi risponderà, onorevole Fanfani, che io vado ora troppo al di là. comprendo, questo non è il Governo che si collochi sul terreno su cui sembrava che la Democrazia Cristiana volesse collocarsi nel passato mese di aprile. ma se voi dite che queste cose non si possono fare, avete l' obbligo di definire in qual modo intendete attuare una politica antimonopolistica e di sviluppo. questo non l' avete fatto. perciò anche la parte economica della vostra esposizione è profondamente difettosa. per ciò che si riferisce alle campagne, chiederemo che vengano introdotte profonde modificazioni al « piano verde » nella forma in cui finora ci è stato presentato, soprattutto per quanto riguarda la necessità dei miglioramenti obbligatori a carico della grande proprietà e dello Stato, così come solleciteremo che venga finalmente risolto il problema della mezzadria. però noi sappiamo sin d' ora che governi del tipo di questo sono proprio quelli che sempre hanno impedito che questi problemi venissero risolti. nel corso degli ultimi anni i governi di questo tipo sono stati incapaci di avviare a una soluzione qualsiasi i problemi della nostra agricoltura. di fronte alle pressioni della grande proprietà hanno capitolato, giungendosi così alla intollerabile situazione presente. per ciò che si riferisce alla scuola, non vi è dubbio che assistiamo a un processo di decadenza profonda. noi intendiamo però sottolineare che il problema di questa decadenza non è isolato dal complesso della situazione politica del paese. si tratta infatti di una decadenza che è legata a errati indirizzi culturali, al fatto che non è stata distrutta la eredità degli errati indirizzi fascisti errati, che non sono state completamente liquidate le conseguenze negative di quella riforma Gentile, che fu la più grave iattura che abbia colpito la scuola italiana nel corso degli ultimi decenni. in pari tempo, però, la decadenza della nostra scuola è legata in modo diretto al monopolio politico della Democrazia Cristiana , cioè a quel complesso di invadenza amministrativa, di corruzione, di favoritismi, di prepotenze e di clericalizzazione della vita del paese che corrisponde a questo monopolio. è contro questo che insorgono oggi i professori e gli studenti. quei professori e quegli studenti che manifestavano a Genova contro il congresso erano spinti dalla loro ribellione alle cause dei mali della scuola, di cui sono i primi ad avere coscienza. la nuova generazione studentesca ha trovato e trova qui il punto di saldatura con la lotta che viene condotta dalla classe operaia e dalle masse lavoratrici contro il monopolio della Democrazia Cristiana e per il rinnovamento politico del paese. per la politica estera , una sola definizione può essere data del vostro programma: la passività assoluta. qualcosa che spaventa, se si riflette bene. basti pensare, ad esempio, alla gravità e attualità del problema delle basi americane sul nostro territorio, di cui forse non si rende ancora completamente conto l' opinione pubblica , ma di cui via via si renderà sempre più conto, se la situazione internazionale continuerà a peggiorare, come è avvenuto negli ultimi tempi. sia per quanto si riferisce al modo di favorire un processo di distensione, sia per ciò che riguarda la posizione da prendere verso i movimenti di liberazione dei popoli coloniali, nulla ho trovato, nelle vostre dichiarazioni, che possa essere qualificato come un tentativo, sia pure nell' ambito del patto atlantico e delle alleanze attuali, di favorire e di spingere avanti il processo di distensione, e di dare aiuto alla lotta contro il colonialismo imperialista. onorevole Fanfani, perché non ha ricordato alla Camera che vi è un progetto di trattato culturale con il più grande dei paesi socialisti che aspetta ancora di essere approvato? perché il Governo non sollecita la sua approvazione? negli ultimi tempi, alle Nazioni Unite siamo sempre stati dalla parte degli imperialisti, dei colonizzatori, dei prepotenti, dalla parte di coloro che si oppongono al movimento di liberazione e al processo di distensione. siamo sempre stati dalla parte del passato, dalla parte di chi ha torto. siamo stati sempre solidali con gli USA per difendere i loro atti di provocazione; con il Belgio contro la popolazione del Congo, con De Gaulle contro le popolazioni d' Algeria che lottano per la loro indipendenza... è necessario invece che qualcosa di nuovo venga fatto, in questi campi, se effettivamente il Governo vuole essere in tutti i sensi un Governo di distensione e muoversi nell' ambito dei grandi nostri principi costituzionali. e vengo alla conclusione. onorevoli colleghi , ho già detto che non potremmo giustificare cori un criterio e carattere di emergenza una posizione favorevole a questo Governo, perché questo criterio e questo carattere sono dal Governo respinti. non potremmo giustificarla nemmeno col fatto che questo Governo si accinge a convocare i comizi elettorali, anche perché, sino ad ora, la Democrazia Cristiana sta facendo di tutto, a quanto risulta, perché i comizi elettorali non possano aver luogo. prendiamo quindi atto di quel tanto di positivo che vi è negli impegni che risultano dalle dichiarazioni governative e con la nostra critica incalzeremo l' attività del Governo per controllare che si mantenga fede a questi impegni. ma gli aspetti negativi sono prevalenti, si riferiscono, come ho detto, alla composizione del Governo, alla insufficienza e alle contraddizioni del programma governativo, al modo stesso come il Governo si presenta a noi e al paese. perciò concludiamo che tanto il paese quanto il Governo hanno bisogno che a questa formazione governativa vi sia e nel Parlamento e nel paese una opposizione dichiarata, combattiva, vivace. noi saremo quella opposizione, muovendoci entro l' ambito delle nostre leggi e sul terreno costituzionali per ottenere, attraverso la nostra lotta, che si crei una nuova situazione politica, per far sì che una nuova formazione politica prenda la direzione della vita nazionale. so che voi, colleghi, griderete che in questo modo siamo isolati. avete gridato per tanti anni che siamo in crisi e quanto più ripetevate quella canzone, tanto più noi via via siamo stati sempre meglio e ci siamo venuti sempre più rafforzando. proprio stamane prima di venir qui ho ricevuto un telegramma dalla nostra federazione di Milano, una delle più grandi nostre federazioni, che mi comunica che nelle ultime due o tre settimane 350 nuovi compagni sono venuti al nostro partito e che risultati veramente impressionanti sono stati ottenuti nella raccolta di fondi per la nostra stampa e per affrontare la lotta elettorale. ma questo non è che uno dei tanti telegrammi che da un po' di tempo ogni giorno riceviamo dalle nostre federazioni e da tutte le parti del paese. sentiamo quindi di essere all' altezza del compito che ci proponiamo. sappiamo che è necessaria una opposizione nel Parlamento ed è necessaria, nel paese, una opposizione che tenga conto dei risultati e del carattere stesso del movimento dei mesi di giugno e di luglio. quel movimento, infatti, non è stato ispirato soltanto da propositi negativi. esso ha voluto aprire al paese una prospettiva nuova. questa prospettiva noi la vediamo oggi più vicina di quanto la vedessimo ieri, anche se ad essa non corrisponde ancora il Governo attuale. il movimento di opposizione delle masse deve quindi continuare e continuerà, mantenendo ed estendendo il suo carattere unitario, raccogliendo tutte le forze democratiche sotto la grande bandiera degli ideali dell' antifascismo e della Resistenza, articolandosi nelle lotte che dovranno essere condotte, per la pace, per un aumento generale delle mercedi, per il rispetto di tutti i diritti costituzionali , per rompere il monopolio politico della Democrazia Cristiana , per un profondo rinnovamento di tutta la nostra vita nazionale. continueremo la nostra lotta, svilupperemo in tutti i campi ove sarà necessaria la nostra opposizione, lavoreremo perché sorga da questo movimento una nuova maggioranza la quale veramente consenta di mettersi decisamente sulla strada di questo rinnovamento.