Aldo MORO - Deputato Opposizione
III Legislatura - Assemblea n. 327 - seduta del 05-08-1960
Sulla missione multinazionale di pace in Albania
1960 - Governo I Prodi - Legislatura n. 13 - Seduta n. 177
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , il mio intervento è diretto a spiegare nel modo più semplice gli avvenimenti politici che hanno portato alla formazione del Governo Fanfani, la parte che in essi ha avuto la Democrazia Cristiana , le responsabilità che essa si è assunte, le ragioni della nostra fiducia al Governo, le sue prospettive di azione per corrispondere alle esigenze del paese. innanzitutto desidero rivolgere un caloroso saluto all' onorevole Fanfani, che ritorna a dirigere il Governo dopo molte prove e molte amarezze; ritorna spiritualmente arricchito e affinato da un costruttivo travaglio, con serenità e distacco, in fedele adempimento d' un mandato del partito: un mandato non sollecitato, ma conferito per autonoma determinazione in considerazione d' una complessa realtà politica che suggeriva quella soluzione; un mandato accettato con pazienza, umiltà e spirito di disciplina. per questa volenterosa risposta, per il servizio reso mettendo a disposizione del paese, in questo momento difficile, esperienza, prestigio e volontà di lavoro, la Democrazia Cristiana , che non dimentica il lungo e generoso sforzo dell' onorevole Fanfani al servizio del partito, gli esprime la sua gratitudine, la sua fiducia e il suo augurio. in questo sentimento il partito accomuna all' onorevole Fanfani i suoi collaboratori, tutti benemeriti per l' opera svolta in lunghi anni di attaccamento operoso alla Democrazia Cristiana , ma soprattutto quelli tra essi che, per il prestigio scaturente dalle cariche ricoperte, per la larga risonanza di consenso e di fiducia nell' opinione pubblica , per l' eccezionale esperienza e perizia nella trattazione degli affari di Stato, danno lustro al Governo presieduto dall' onorevole Fanfani, e all' opinione pubblica una garanzia tale di buon governo e di rigorosa osservanza delle linee fondamentali della politica democratica cristiana da far perdere ogni credito alle tristi e interessate profezie di certi sedicenti salvatori della patria, della libertà e della civiltà occidentale. dunque, una garanzia di normalità politica, di libera articolazione democratica, di progresso economico e sociale , di sicurezza delle istituzioni e del paese nel vincolo costruttivo delle sue alleanze è data, a dispetto delle malevoli insinuazioni e previsioni, da questi uomini, da questa compagine ministeriale organica e piena di prestigio, dall' impegno serio ed unitario della Democrazia Cristiana . la larghezza dell' invito e la prontezza cordiale della risposta positiva testimoniano del carattere non fittizio ma sostanziale dell' unità con la quale la Democrazia Cristiana si presenta ad assumere le pesanti responsabilità del momento. se è vero che il senso di responsabilità , la consapevolezza della sua ragione unitaria, della funzione storica insostituibile, che proprio in ragione di quella unità essa assolve, non mancarono mai in nessun momento nella Democrazia Cristiana , di cui furono travisate ed esagerate le fratture e le lotte interne, è pur vero che la gravità dell' ora, l' attesa dell' opinione pubblica , l' esempio di disinteresse e di civismo dato dai partiti che appoggiando il Governo hanno fatto credito essenzialmente alla Democrazia Cristiana come tale, hanno eccitato maggiormente in noi il senso di responsabilità e di unità, sì da corrispondere appunto a quanto l' opinione pubblica attende ed il sacrificio degli altri partiti giustamente richiede. di fronte a questa chiara coscienza dei nostri doveri cadono le speculazioni avversarie circa le differenze di opinione delle persone e quindi le divergenze che minerebbero il Governo, oltreché dal di fuori, nell' interno stesso del partito che lo esprime. la nostra unità — desideriamo assicurare i nostri critici — non è monolitica, frutto di una disciplina mortificante del pensiero, prima che dell' azione. noi abbiamo rispettato le differenze, le abbiamo difese, le abbiamo utilizzate nella dialettica democratica; abbiamo chiesto ed atteso fiduciosamente che servissero alla ricchezza, varietà, vitalità del partito. possiamo ora assicurare che la nostra unità è sostanziale. essa non esclude differenze di sensibilità, di opinione e di esperienza; non esclude il dibattito interno del partito e del Governo; ma sì tratta di differenze in un essenziale fondo comune, che è l' accettazione da parte di tutti del programma, degli ideali, del significato storico della Democrazia Cristiana . mi sono soffermato su queste cose, nel momento presente, mentre si discute in Parlamento dei compiti del Governo e della sua idoneità ad assolverli, proprio perché quelle alle quali abbiamo accennato non sono, o non sono soltanto, questioni interne della Democrazia Cristiana : sono un nostro atteggiamento in rapporto alla fiducia che ci è stata accordata e rappresentano, in definitiva, un nostro indeclinabile dovere di fronte allo Stato ed anche, mi sia consentito di aggiungere, di fronte ai partiti che hanno accettato di appoggiare un Governo monocolore della Democrazia Cristiana . alla consapevolezza che questi partiti hanno dimostrato delle esigenze che la situazione politica urgentemente propone, al loro sforzo diretto a fronteggiarla anche col sacrificio di talune particolari vedute, doveva corrispondere, come ha corrisposto, un pieno e sereno impegno della Democrazia Cristiana , un impegno unitario; anche se comporta accentuazioni e coloriture che possono meno agevolmente collimare con talune particolari posizioni dei partiti che appoggiano il Governo, tuttavia questa compiutezza della nostra rappresentanza, questo impegno generale della Democrazia Cristiana sono un segno di serietà ed un atto di rispetto per coloro che alla Democrazia Cristiana si sono rivolti con fiducia in questo momento per consentire ad essa di difendere le istituzioni e di provvedere secondo la sua ispirazione alle necessità dir ordinamento democratico e di sviluppo economico e sociale del popolo italiano . ai partiti liberale, repubblicano e socialdemocratico, che hanno voluto offrire, con generoso disinteresse, il loro appoggio ad un Governo monocolore della Democrazia Cristiana , che hanno in qualche caso rotto una lunga tradizione che escludeva l' appoggio a governi monocolori della Democrazia Cristiana , che hanno assunto l' impegno di costituire la maggioranza al di fuori del vincolo e dei conseguenti strumenti di controllo propri di una vera coalizione di Governo, a questi partiti che hanno avuto fiducia nel senso di responsabilità , nella volontà democratica, nella funzione che deve assolvere, nel dovere che deve compiere in questo momento la Democrazia Cristiana , va l' espressione della viva e profonda gratitudine del partito. questo apprezzamento ha già espresso ufficialmente la direzione del partito, ma desidero rinnovarlo anche in questo dibattito, manifestando al tempo stesso la speranza che esso abbia modo di esprimersi soprattutto nella rigorosa fedeltà e leale rispondenza della Democrazia Cristiana e del Governo da essa espresso alle ispirazioni, alle preoccupazioni, alle speranze dei partiti che costituiscono la maggioranza democratica di questo Governo. credo di non potermi esimere da un breve richiamo, per così dire interpretativo, ai fatti politici che hanno contrassegnato il difficile e faticoso inizio della legislatura fino agli eventi della lunga crisi che solo oggi, si può dire, trova la sua soluzione. dopo le elezioni del 1958, la Democrazia Cristiana riscontrò nell' area democratica tradizionale l' esistenza di una maggioranza più limitata di quella che aveva dato vita ai governi di coalizione, ma sufficiente a sostenere un Governo. una maggioranza caratterizzata da più rilevante omogeneità di obiettivi e programmi in confronto di quella più ampia, ma anche più varia, che aveva sostenuto le vecchie coalizioni e perciò più agile ed efficace nel sostenere quella spinta sociale, nel perseguire quella politica popolare, imperativamente proposte dal momento politico e sociale che il nostro paese attraversa. essa ritenne, perciò, di iscrivere nell' area democratica tradizionale questa minore articolazione, di fare una scelta che non rinnegava il passato ma intendeva condurla coerentemente ad ulteriori sviluppi utili alla democrazia italiana, di rinunziare ad una maggioranza più larga, meno coerente, più difficile, per una ristretta maggioranza in grado di attuare un programma che facesse fare dei passi avanti alla democrazia italiana. quella ristretta maggioranza aveva, per la sua stessa caratterizzazione, un limite alla sua sinistra ed uno alla sua destra, dove erano posizioni differenziate, e nettamente differenziate, ma con qualche punto o interesse in comune. le prospettive di assestamento e di sviluppo della democrazia italiana avrebbero forse suggerito la possibilità e l' opportunità che, pur nella netta delimitazione di un tale schieramento inequivocabilmente democratico e pienamente garantito da ogni avventura totalitaria, quei punti comuni, quella limitata convergenza, in vista di un superiore interesse democratico, avessero riconoscimento e sviluppo. ma non vi è da stupirsi che in un mondo politico in movimento, e in modo talvolta convulso e non del tutto consapevole, questa relativa continuità non fosse riconosciuta e che questo limitato contatto si risolvesse, in concreto, in grosse fratture, le quali andavano deteriorando la situazione e corrodendo pericolosamente la ristretta area che si era costituita, fino a comprometterla, in concomitanza con non irrilevanti debolezze interne del nostro partito. tutto questo che è avvenuto è umano e ha la sua spiegazione nell' impreparazione ed immaturità della coscienza pubblica e dei partiti ad una svolta tutt' altro che rivoluzionaria, ma certo significativa nei rapporti politici, ad una nuova prospettiva di più netta differenziazione, di maggiore libertà, di migliore articolazione della vita democratica del nostro paese. questa stessa interpretazione dell' opinione pubblica e dei partiti è emersa in modo drammatico, quando, nel corso della lunga crisi, è stato tentato di dar vita ancora una volta a questa nuova articolazione della vita democratica e con un margine di maggioranza così ristretto da dover essere considerato puramente numerico. il tentativo, in tali nuove e difficili circostanze, veniva compiuto non solo nell' intento di corrispondere all' esigenza, che non si era spenta, di una agile, coerente e rapida politica di sviluppo democratico e di progresso sociale , ma anche nello sforzo, da parte della Democrazia Cristiana , di sfuggire all' unica alternativa in quel momento configurabile al centrosinistra, e cioè un appoggio a destra sempre più pressante ed imbarazzante per la Democrazia Cristiana , sempre più legato alle posizioni estreme dello schieramento politico italiano. come ebbi a ricordare nel Consiglio nazionale del maggio scorso, la Democrazia Cristiana , per la responsabilità su di essa incombente come Partito di maggioranza relativa ed investita del dovere indeclinabile di governare, pur avendo espresso e motivato la propria preferenza per una forma di più agile impegno sociale e democratico, non aveva creduto di poter escludere — salve le necessarie convergenze programmatiche — altre formule dirette a sostenere una politica di difesa e di sviluppo con una maggioranza sicuramente democratica, consapevole cioè delle difficoltà psicologiche e politiche che si erano andate accumulando nel travaglio di questi due primi anni di legislatura. compresa della sua responsabilità dominante e insieme dell' insufficienza delle sue forze, costretta a considerare realisticamente le prospettive offerte dallo schieramento parlamentare e dai moti di un' opinione pubblica non sempre informata e controllata, la Democrazia Cristiana si era proposta a più riprese il quesito se insistere su una politica valida, ma in determinate circostanze di difficilissima o impossibile attuazione, o se ricercare, invece, per la doverosa politica di difesa, democratica, un sostegno più largo, più composto, meno omogeneo di quanto fosse apparso in altri momenti desiderabile e possibile. il corso difficile degli avvenimenti; il progressivo deterioramento della situazione, l' emergere di prospettive involutive che pareva dovessero ritenersi, dopo quindici anni di vita democratica , del tutto escluse; il pericolo sempre più grave di una radicalizzazione della lotta politica, che compromette, a vantaggio delle ali estreme, dei loro metodi ed obiettivi, la normale dialettica democratica; questa responsabile considerazione ha avuto un valore decisivo non solo per la Democrazia Cristiana , ma anche per i partiti socialdemocratico, liberale e repubblicano, i quali nella loro antica e provata sensibilità democratica, hanno voluto offrire alla Democrazia Cristiana , con il loro appoggio, l' unico modo, nella situazione storica, di adempiere il suo dovere di Governo senza le remore, le deformazioni e le involuzioni che l' appoggio a destra, soprattutto nelle forme nelle quali si era andato concretando, comportava per la Democrazia Cristiana e quindi per tutta la vita democratica italiana. si è fatta strada, insomma, nei quattro partiti, la comune consapevolezza, e una consapevolezza coraggiosamente operativa, che in una data situazione politica e parlamentare l' irrigidimento su tesi di libera e viva articolazione della vita democratica , alle quali la realtà psicologica e politica del paese non riesce a dare, con sufficiente respiro, un' adeguata comprensione, una vera fiducia, finisce involontariamente per compromettere le basi stesse della vita democratica e la serena e pacata maturazione di prospettive che la realtà politica, nel suo inesauribile svolgimento, va proponendo e che appunto una retta vita democratica lascia svolgere, se esse hanno una reale validità, al momento giusto, con le dovute garanzie, con sufficiente comprensione e consenso dell' opinione pubblica . essenziale ai partiti è dunque sembrata l' esigenza di difesa democratica, il mantenimento delle condizioni, che è proprio della democrazia, di ogni sviluppo politico, quella fondamentale azione di progresso civile e sociale che è contestuale ed essenziale a questa difesa, secondo che il momento storico e le condizioni della società lo vanno proponendo. avendo propri obiettivi ed ideali, coltivando essi diverse prospettive, questi partiti hanno trovato tuttavia, senza pregiudizio alcuno delle loro finalità ultime, un cemento comune, un comune impegno, un comune lavoro da svolgere in difesa della libertà del popolo italiano . il fatto che non si tratta di una vera coalizione di Governo, ma di appoggio esterno dato da ciascuno dei partiti mediante una autonoma convergenza fiduciaria verso la Democrazia Cristiana , vale a sottolineare l' innegabile difficoltà della situazione da cui usciamo e il complesso dei problemi che si propongono nella realtà politica italiana , ma nulla toglie alla fiducia del vincolo comune in difesa della libertà che i quattro partiti hanno accettato in una situazione difficile, quasi drammatica, con piena consapevolezza delle responsabilità che essa comporta. come ebbi a dire annunciando l' accordo della nuova maggioranza, i partiti che appoggiano il Governo hanno programmi diversi ma sottolineano insieme la pregiudiziale importanza della difesa della libertà. nessuno di essi rinuncia, quindi, al suo patrimonio ideale, ma ciascuno concorre oggi a garantire la libertà che è condizione per la realizzazione dei particolari programmi così come le circostanze future potranno consigliare e permettere. mi sia consentito di trarre dalla breve analisi degli avvenimenti che hanno portato al fatto politico che ora è sottoposto al giudizio del Parlamento alcune considerazioni le quali riguardano il significato politico, vorrei dire il significato storico, della Democrazia Cristiana nella società italiana . è la Democrazia Cristiana che ha oggi le massime responsabilità per l' ordinato sviluppo della democrazia italiana e che a tali responsabilità....... e che a tali responsabilità, per pesanti che possano essere, non intende rinunciare. ha le massime responsabilità per la vastità e la varietà dei consensi che essa, in forza del suo programma e della sua ispirazione cristiana, riesce a raccogliere intorno a sé, per la funzione mediatrice che esercita fra esigenze e prospettive diverse, per la sua innegabile ed incomprimibile natura popolare, per la sua fede nella democrazia come metodo di lotta e sostanza stessa della vita sociale, per la sua chiara visione degli interessi permanenti del paese, che si rinnova nella pace sociale e procede sicuro nel vincolo delle alleanze. la Democrazia Cristiana ha mantenuto sempre integra la consapevolezza della sua funzione di garanzia della vita democratica , di impedimento ideale politico allo scontro rovinoso ed all' azione violenta e corrosiva degli opposti estremismi . essa ha conservato sempre piena coscienza delle necessità di approfondimento, di allargamento e di sviluppo della vita democratica e non ha mai rifiutato di considerarne con rispettosa attenzione ogni prospettiva e saggiare con la necessaria prudenza ogni possibilità di assumersi sotto quest' aspetto ogni doverosa responsabilità. per tutte queste strade, che sono poi l' unica grande strada della difesa e dello sviluppo della democrazia italiana, essa ha incontrato molti ostacoli, ha affrontato molte difficoltà, ha pagato anche con amari insuccessi, con dolorosi arretramenti, con le scosse di un' opinione pubblica non sempre sufficientemente informata, la sua coraggiosa assunzione di responsabilità. essa ha pagato il prezzo che richiede l' adempimento del grave ed impegnativo dovere di essere guida della democrazia italiana. gli avvenimenti interni ed esterni di questi due difficili anni, a tacere dell' altra nostra storia, ci sono costati molto ed il nostro solo merito, il merito della Democrazia Cristiana , è di non aver ceduto alle difficoltà, di non aver dubitato dell' esito finale della nostra lotta, per conservare integra la fisionomia ideale della Democrazia Cristiana , di aver in certo modo giustificato o meritato, per la lunga battaglia che abbiamo combattuto, la stima, la fiducia e l' appoggio che partiti di altra tradizione democratica ci hanno concesso. quando, dopo la crisi del secondo Governo Fanfani, privo di una sicura maggioranza completamente democratica, opportunamente bilanciata attraverso l' appoggio di partiti di diversa sensibilità ed ispirazione, la Democrazia Cristiana , per adempiere il dovere di governare, si è trovata di fronte all' inserimento nella maggioranza, sia pure in modo non determinante, del Movimento Sociale (un appoggio non determinante, ma pesante e significativo), essa ha sentito, malgrado la piena idoneità del Governo Segni e la sua schietta e sicura ispirazione democratico cristiana , il peso di una qualifica unilaterale e deformante che al Governo della Democrazia Cristiana veniva da taluni appoggi che esso obiettivamente riceveva e dal modo col quale essi venivano dati. per rettificare quel significato politico, che malgrado i grandi meriti dei suoi uomini veniva al Governo ed al partito da quella situazione, la Democrazia Cristiana ha dovuto sottolineare, con grave disagio del partito e degli uomini che essa aveva incaricato dell' opera di Governo, il carattere di necessità e non di scelta di quella soluzione politica, il valore meramente unilaterale e non contrattuale degli appoggi dati al Governo in sede parlamentare, il disconoscimento dell' esistenza di una vera maggioranza politica, la permanente attualità delle prospettive e delle aspirazioni del partito. a difesa della libera determinazione del suo programma e contro il valore formalmente determinante dei voti del Movimento Sociale , il partito non ha esitato a mettere in crisi un Governo presieduto da uno dei suoi uomini migliori ed altamente stimato ed amato dentro e fuori della Democrazia Cristiana . la situazione si è aggravata col Governo Tambroni obiettivamente, per il valore determinante dei voti del Movimento Sociale sia pure per un Governo amministrativo e provvisorio. è vero che la Democrazia Cristiana , partito di imponente maggioranza relativa , ha il dovere di dare un Governo al paese, ma essa è posta alla lunga in una condizione insostenibile, quando, bisognosa di appoggi parlamentari, è costretta ad esercitare, col sostegno di forze politiche spostate verso i poli dello schieramento, la sua naturale funzione equilibratrice e mediatrice, il suo compito di garante delle istituzioni democratiche, la sua doverosa azione per l' ordinato progresso della vita sociale. la scelta tra l' impotenza, che significa incapacità a rispondere alla fiducia dell' elettorato, e l' artificiosa e pericolosa deformazione del proprio significato politico, cioè ancora il venir meno all' impegno assunto col corpo elettorale , è veramente una scelta drammatica, e la Democrazia Cristiana si è trovata a viverla con un' attenzione angosciosa che le ha consentito di cogliere la prima prospettiva di solidarietà che le permetteva di evitare una scelta impossibile e di assolvere alla sua funzione nella vita democratica del paese. l' onorevole Fanfani ha fatto riferimento nel suo discorso al disagio crescente dell' opinione pubblica e all' autentica preoccupazione, abilmente sfruttata dal partito comunista , che si fosse di fronte, per la presenza determinante del Movimento Sociale ed il rinnovato vigore di bene individuabili forze reazionarie,....... ad una reale involuzione della vita politica italiana . vi è chi ha voluto minimizzare i pericoli di una ripresa fascista del nostro paese, fino a ritenerli del tutto irrilevanti. basterebbe a questo proposito, per non abbandonarsi a cieche e pericolose svalutazioni, considerare quale esca costituisca, per accendere il fuoco dell' iniziativa comunista, il profilarsi di un' involuzione reazionaria di destra, quale ampio e facile bersaglio si offra al partito comunista ed alla mobilitazione frontista che esso compie ben volentieri con il profilarsi di un ritorno fascista e con l' accusa, anche infondata, di complicità in quella ripresa reazionaria. in realtà, il pericolo non può dirsi inesistente, perché esso trae alimento, tra l' altro, dal preoccupante attacco comunista allo Stato democratico e da non irrilevanti stati d' animo di insofferenza, di superficialità, di egoismo, di ottusa, irriducibile incomprensione del valore vitale e costruttivo della vita democratica . il pericolo è nell' insufficiente stabilità ed ampiezza delle nostre strutture democratiche, e nell' incompiuta penetrazione delle istituzioni nella coscienza dei cittadini. il pericolo non è perciò solo nel Movimento Sociale , anche se in esso si manifesta in modo vistoso nella quotidiana sfacciata apologia del fascismo, con la cui continua esaltazione — che vuol dire accettazione di quel criterio per misurare la realtà sociale — è incompatibile l' affermata ispirazione democratica del Movimento Sociale . se esso è, come è, un movimento neofascista, non può per ciò stesso essere democratico. il Movimento Sociale Italiano in questi due anni si è inserito pesantemente nel giuoco politico, ai cui margini per tanto tempo era rimasto, si è inserito fin nella maggioranza di Governo per divenire in esso anche formalmente determinante. è soprattutto il Movimento Sociale che per quasi due anni ha predicato giorno per giorno l' ineluttabilità e l' imminenza di una svolta politica della Democrazia Cristiana , che alla lunga avrebbe dovuto mettere a disposizione le sue forze popolari e democratiche per una politica di reazione sociale e politica. è soprattutto il Movimento Sociale che per due anni ha preteso di richiamarci alla ispirazione cristiana, che esso nega radicalmente con la sua impostazione, e ha proclamato l' ineluttabilità, sulla base di fallaci analogie, di un corso a destra per un movimento politico che si richiami agli ideali cristiani. è stato il Movimento Sociale a sollecitare, a partire da Palermo e da Bari, un nuovo indirizzo di politica nazionale, a chiedere quella scelta a destra che con ogni probabilità avrebbe rotto il crescente isolamento del partito comunista , offerto ad esso impreviste e straordinarie possibilità per la conquista del potere, riservato al paese, nel radicalizzarsi della lotta politica e nell' aggravarsi di essa fuori del normale gioco democratico, la drammatica alternativa tra una dittatura di sinistra ed un' altra più o meno mascherata di destra. a questi pericoli hanno inteso ovviare con l' azione di questi anni, fino al costituirsi di questo Governo a maggioranza democratica, la Democrazia Cristiana , la sua direzione centrale, la sua segreteria. la nostra azione potrà essere sembrata e sarà anche stata in effetti discontinua ed inefficace, ma è stata tenacemente rivolta, in vista anche dello sviluppo della vita democratica del paese e della lotta al comunismo, a liberare la Democrazia Cristiana dall' abbraccio soffocante della destra fascista e parafascista, a rispettarne le tradizioni, a salvaguardarne l' autentica ispirazione cristiana, a garantire l' integrità del suo patrimonio ideale. per questo risultato, di evitare l' involuzione della vita politica italiana ed assicurare la possibilità di un dialogo permanente della Democrazia Cristiana con i partiti democratici, non è stato un prezzo troppo alto il subire la quasi quotidiana volgare offesa alla Democrazia Cristiana ed al suo segretario del Movimento Sociale , della stampa ad esso amica e dell' altra stampa fascisteggiante e di non cristallina purezza. le cose che sono venuto dicendo e la serena esposizione del presidente Fanfani indicano la ragione, il significato e lo sbocco della crisi dalla quale è nato il presente Governo. i rischi obiettivi di involuzione della situazione politica, le conseguenti straordinarie possibilità offerte all' iniziativa sempre pronta del partito comunista , il rinnovarsi in condizioni di insperato favore di prospettive frontiste, la radicalizzazione della lotta politica con il fronteggiarsi di opposti estremismi e con il rischio mortale per la democrazia di uno scontro violento tra essi, lo snaturamento e l' esautoramento progressivo della Democrazia Cristiana , l' indebolimento fatale della nostra ferma ma democratica resistenza al comunismo e perciò alla lunga la sola efficace, erano questi — è ormai chiaro i rischi gravissimi della situazione alla quale la Democrazia Cristiana con la preziosa collaborazione dei partiti amici ha inteso ovviare. non era in discussione, evidentemente, un Governo di democratici cristiani che, in condizioni di estrema difficoltà e con grande senso di sacrificio, ha fatto, come la direzione ha ripetutamente riconosciuto, tutto il suo dovere. si trattava di provvedere alla evidente inidoneità, alla estrema pericolosità di una maggioranza che vedeva determinante un partito che non crede nella democrazia, che non serve la democrazia, una forza politica estranea ed opposta al filone storico, al patrimonio ideale della Resistenza dal quale prende le mosse la nuova storia dell' Italia democratica, della quale parte determinante, in funzione nettamente antitotalitaria e perciò anticomunista e antifascista, è la Democrazia Cristiana . non si è ceduto alla piazza, come si è detto, perché da parte nostra nessun ostacolo è stato posto e nessuna censura è stata mossa alla doverosa azione del governo per la tutela dell' ordine e della legalità. non si è ceduto al partito comunista quando a sostenere la nostra rigida azione contro il pericolo comunista (l' azione di sempre della Democrazia Cristiana e dei partiti democratici) si è costituita una maggioranza democratica, cioè si sono raccolti più vasti consensi, e soprattutto autorevoli ed insospettabili, per quanto riguarda una ferma azione di difesa democratica in tutte le direzioni. non si può dire neppure che si sia ceduto al sentimento antifascista così vivo in una parte notevolissima della pubblica opinione , quel sentimento che certo in queste vicende il comunismo ha utilizzato per ritessere la sua trama frontista, perché di quel sentimento serenamente, compostamente è partecipe la stessa Democrazia Cristiana , perché è della Democrazia Cristiana quel profondo senso di disagio che condusse alle prime dimissioni del Governo Tambroni, quando i voti del Movimento Sociale apparvero determinanti, e che ha fatto ritenere fino ad oggi praticamente insoluta la crisi del febbraio, aperta, appunto, per non subire il peso determinante dei voti neofascisti. il nostro giudizio sulle recenti agitazioni e sui gravi disordini è netto e duro. esso è stato espresso dalla direzione e poi autorevolmente in quest' Aula dall' onorevole Gui. il nuovo Governo ha assicurato che esso sarà rigorosamente vigilante per la tutela dell' ordine democratico e della legalità. non è questo che per noi è in discussione; per noi è in discussione il fatto politico di una maggioranza alla quale partecipi in modo determinante il movimento neofascista, la radicalizzazione della lotta politica, la vittoria dell' estremismo. per questo fatto politico si è trovata, grazie alla generosa collaborazione dei partiti amici, una soluzione politica, una soluzione democratica, che ridà normalità e scioltezza alla nostra vita politica, arresta l' iniziativa comunista e la ricaccia nell' isolamento, riprende il lento ma sicuro processo di educazione democratica del popolo italiano . si è parlato polemicamente di una crisi extraparlamentare e di un' arbitraria sostituzione dei partiti ai poteri costituzionali. non si può in contrario, però, non rilevare che, pur non essendo avvenuta la revoca della fiducia nella forma della mozione votata in Parlamento, questa è certo nella sostanza una crisi parlamentare, poiché proprio in un dibattito parlamentare si sono messe in luce, con convincenti motivazioni, le convergenze destinate a sfociare nella nuova maggioranza. nel dibattito parlamentare esse hanno trovato adeguata risposta da parte dell' onorevole Gui, che desidero ringraziare qui insieme con il senatore Piccioni, per il contributo di saggezza, prudenza e decisione dato per la soluzione della crisi. nel dibattito parlamentare esse sono state registrate dal Governo Tambroni, che alla Camera ha rinnovato il proposito di prenderne atto e di trarne le conseguenze, perché la felice conclusione delle trattative fra i partiti e la formazione della nuova maggioranza sono state ratificate, oltre che dalla direzione centrale della Democrazia Cristiana , dai direttivi dei gruppi parlamentari . può considerare esautorato il Parlamento in tali circostanze solo chi se lo raffigura falsando la realtà secondo un superato schema individualistico e al di fuori dalla viva ed incomprimibile realtà dei partiti quali strumenti efficaci di guida della pubblica opinione , di naturale e libero coagulo delle opinioni dei parlamentari, insostituibile strumento di collegamento fra i due rami del Parlamento. ed è poi malinconico osservare come ancora nel corso di questa crisi si siano fatti difensori dei diritti del Parlamento, con una visione per i propri interessi disperatamente ottimistica, proprio coloro che vorrebbero fioca ed inefficace la voce del Parlamento come espressione autentica della sovranità popolare . circa la caratterizzazione del Governo Fanfani, essa risulta chiara dall' impostazione del presidente del Consiglio e dalle mie precedenti dichiarazioni. si tratta di un Governo monocolore, cui dà vita la Democrazia Cristiana ed al quale sono impegnati a dare il loro appoggio i partiti liberale, repubblicano e socialdemocratico. non si tratta propriamente di una coalizione, ma del verificarsi, nei confronti del Governo espresso dalla Democrazia Cristiana , di una significativa convergenza di sostegni parlamentari dati autonomamente dai partiti a seguito di singole intese da essi raggiunte con la Democrazia Cristiana . le ragioni di tale convergenza sono note. essa si fonda sulla comune fede nella libertà, sul comune senso di responsabilità di fronte all' urgente necessità che la difesa di essa propone. nessuno dei partiti che ha accordato il suo appoggio al Governo ha chiesto o chiede di vederlo caratterizzato secondo le proprie particolari intuizioni e preferenze. esso è certo un Governo qualificato dal programma e dall' impegno politico della Democrazia Cristiana , ai quali i partiti hanno fatto riferimento ed accordato la loro fiducia. se la necessità urgente di difesa democratica è all' origine storica e nella ragione determinante del nuovo Governo, esso non è tuttavia un Governo di emergenza o provvisorio. per realizzare, in una situazione politica difficile e ricca di problemi, qual è quella presente, e dopo le prove subite ed i rischi che si sono presentati di involuzione, la difesa democratica e la normalità della vita politica, il Governo non può che essere investito di tutti i poteri che la Costituzione prevede e disporre di tutto il tempo necessario per realizzare i suoi obiettivi in rapporto alle necessità del momento. la configurazione particolare della maggioranza di Governo, legata a precostituiti appoggi esterni distintamente assicurati dai singoli partiti, addossa alla Democrazia Cristiana , nell' interpretazione delle esigenze proposte dalla situazione politica, delle sue evoluzioni, delle valutazioni ed aspirazioni dei partiti, una pesante responsabilità. siamo consapevoli della gravità e complessità del compito che ci è stato affidato e che contiamo di assolvere sapendo bene che dalla nostra capacità di interpretare la situazione politica e di corrispondervi, che è il dovere spettante al Partito di maggioranza relativa secondo la formula che è stata adottata, dipende il successo del comune lavoro, l' adempimento effettivo del comune impegno di difesa della libertà in questo momento difficile della vita nazionale. la Democrazia Cristiana apprezza anche il significato delle convergenze di non opposizione al Governo verificatesi già al Senato ad opera dei partiti socialista e democratico italiano. un tale atteggiamento, di fronte ai lineari propositi del Governo di difesa democratica, di tutela e sviluppo della libertà, di assicurazione nelle alleanze dell' indipendenza e dignità del paese, significa un largo riconoscimento della posizione di equilibrio, di responsabilità, di aderenza alle necessità del momento della Democrazia Cristiana e dei partiti che ad essa si sono affiancati per rendere possibile una soluzione democratica della crisi. significa esso, ancora, l' isolamento delle opposizioni pregiudiziali dell' estrema destra e dell' estrema sinistra , opposizioni del resto coerenti alle caratteristiche proprie di queste forze politiche , quella fascista e quella comunista, le quali sono non contro particolari interpretazioni e valutazioni della vita sociale, ma nel fondo, al di là delle apparenze, al di là forse delle proprie deformate convinzioni, sono contro il nostro sistema politico e il regime democratico quale noi lo concepiamo come espressione senza compromessi della libertà politica e della dignità umana. tutto quello che rompe gli schemi delle ostilità pregiudiziali e le solidarietà anche parziali e tattiche con le forze totalitarie, tutto quello che contrasta il gioco degli opposti estremismi concordi nell' intaccare le basi del sistema, tutto quello che permette di instaurare e di svolgere più largamente il dibattito democratico, nel quale possono essere registrate anche le differenze più acute senza che sia intaccato nella sua assoluta validità il metodo democratico al quale tutte le forze politiche facciano riferimento, tutto quello che in questo senso sia fatto sinceramente, seriamente, durevolmente, garantisce i valori della democrazia, è un vantaggio per il paese e ravviva la funzione del Parlamento come organo di libera discussione dei problemi politici. le convergenze oggi verificatesi in forma problematica e di cauta attesa non possono poi destare alcuna preoccupazione, in quanto avvengono intorno ad uno schieramento di partiti i quali costituiscono una sicura e stabile maggioranza democratica. a questo proposito ritengo opportuno confermare quanto ebbi a dire nella mia prima dichiarazione, e cioè che la Democrazia Cristiana ha constatato che, in vista della formazione di un Governo monocolore da essa espresso, sono stati promessi gli appoggi dei partiti liberale, repubblicano e socialdemocratico, appoggi i quali sono ragione determinante per la costituzione e la vita di questo Governo. per quanto riguarda il tema delle elezioni amministrative , la Democrazia Cristiana , nel concedere la sua fiducia al Governo, prende atto del proposito manifestato dal presidente del Consiglio di indire le elezioni alla scadenza autunnale e di favorire, tenuto conto dell' accordo di massima intervenuto tra i partiti, una modifica in senso maggiormente proporzionalistico della legge elettorale per le province, rivolta ad assicurare nella massima misura l' autonomia dei singoli partiti, autonomia che noi riteniamo uno strumento apprezzabile di normale e libera vita democratica . desidero esprimere, poi, la piena approvazione del mio gruppo al programma di Governo esposto dall' onorevole Fanfani, notando con compiacimento la sua stringatezza, il suo misurato realismo, la stretta aderenza alle necessità del momento politico ed infine l' afflato ideale da cui esso è, pur senza alcuna concessione retorica, pervaso. è un programma di cose infatti, ma anche di idee, di quelle vive aspirazioni di libertà e di ordinato progresso che sono apparse presenti e dominanti nella coscienza popolare, la Democrazia Cristiana è consenziente col proposito manifestato dal presidente del Consiglio di rendere innanzitutto possibile, con la collaborazione efficace del Governo e della nuova maggioranza, l' urgente soluzione dei problemi che sono stati già proposti all' attenzione del Parlamento con la presentazione di importanti disegni di legge da parte dei precedenti governi. questo proposito rispetta la continuità dell' impegno politico della Democrazia Cristiana , sempre manifestatosi in questi anni con responsabile iniziativa; ma esso è altresì un obiettivo riconoscimento dell' importanza e dell' urgenza dei problemi già proposti e la cui soluzione potrà essere resa più adeguata dal dibattito parlamentare e dalla collaborazione dei partiti che hanno costituito la nuova maggioranza. non elencherò tutti i temi trattati dal presidente del Consiglio , per ragioni di brevità; ma desidero dire che per tutti vi è il consenso del partito. un particolare accenno vorrei fare all' impegno assunto dal Governo di favorire con nuove iniziative l' industrializzazione del Mezzogiorno. è un tema — per il quale vi è nel Mezzogiorno una acuta, direi esasperata sensibilità e per il quale si attende dallo Stato un impulso veramente risolutivo, che valga a fare compiere un decisivo passo innanzi sul cammino dello sviluppo economico e del progresso sociale alle regioni meridionali . così pure vorrei ricordare l' impegno assunto per la scuola e per la sua democratizzazione, che la renda effettivamente accessibile a tutti sulla base di un unico criterio, quello dell' ingegno, della volontà e del merito, che non sono appannaggio di nessuna categoria sociale; per l' urgente revisione delle sue strutture, già proposta all' attenzione del Parlamento; per la sua espansione ed il suo miglioramento tecnico, ai quali provvede il piano della scuola già approvato dal Senato; per il potenziamento della ricerca scientifica , per la legge di attuazione costituzionale relativa all' istituto della parità, per la proposta inchiesta rivolta all' accertamento delle necessità di sviluppo della scuola in rapporto alle esigenze economiche e sociali che si vanno manifestando. desidero confermare che la Democrazia Cristiana continua a considerare preminente fra tutti il problema dell' ordinamento e dello sviluppo della scuola italiana e darà al Governo il suo pieno appoggio per l' attuazione di questo punto fondamentale del suo programma. ritengo opportuno, infine, richiamare e sottolineare quei punti del programma che vengono, in modo essenziale, a caratterizzare questo Governo: quelli ai quali ha fatto riferimento la direzione centrale della Democrazia Cristiana , quando, all' inizio dell' operazione politica che oggi si conclude, ha indicato a quali fondamentali esigenze dovesse provvedere la Democrazia Cristiana con il concorso della maggioranza democratica che si andava profilando. innanzitutto la difesa della libertà contro l' insidia e la violenza totalitaria, contro la azione convergente degli opposti estremismi . l' atmosfera nella quale si sottolineava questa esigenza democratica (obiettivo fondamentale, direi preminente, da sempre, dell' azione politica del mio partito e di quelli che ad esso, in un lungo periodo di storia, si sono associati a questo fine) era quella del disordine e della violenza. il nostro intento era di salvare, ancora una volta, la legalità democratica, l' imperlo della legge liberamente accettata, di fronte al disordine ed alla disgregazione sociale. abbiamo inteso fondare un Governo che potesse far valere la supremazia della legge sull' arbitraria azione individuale e che, per la sua base parlamentare, significasse davvero il dominio dello Stato democratico sul disordine sociale e sulla violenza; un Governo senza debolezze, ma col grande prestigio di una adesione democratica integrale e senza riserve data a suo sostegno. ma la difesa rigorosa della libertà e della legge contro la violenza significa pieno sviluppo della libertà e garanzia di effettiva democraticità della legge: difendere la libertà dalla violenza significa anche far espandere la persona nella vita individuale e in quella sociale, nell' ordine delle garanzie costituzionali rigorosamente rispettate, assicurarne la libera valutazione sempre degna di rispetto, farla partecipare alla formazione della legge, alla costituzione ed alla gestione del potere democratico. noi respingiamo le violenze estremiste perché crediamo nella libertà, nella sua dignità morale, nel suo valore costruttivo: è la libertà che rende inutile, inconcepibile e quindi impossibile la violenza. noi respingiamo la confusa esplosione delle opinioni e le disordinate pressioni nella realtà sociale, perché crediamo alla dignità, alla funzione, alla vitalità del Parlamento ed il Parlamento solo riteniamo idoneo a chiarire situazioni, a interpretare le passioni, ad assumere responsabili decisioni di giustizia. noi abbiamo fiducia che il Governo rispetti e sviluppi la libertà, scoraggi e fermi la violenza, combatta con una rigorosa attuazione democratica i minacciosi estremismi, difenda le prerogative e favorisca l' azione del Parlamento. così pure abbiamo fiducia — e vogliamo qui perciò sottolinearne ancora l' impegno — che il Governo sappia difendere l' indipendenza, la dignità, la sicurezza del popolo italiano , nel vincolo dell' Alleanza Atlantica e della solidarietà europea che esso ha scelto liberamente e solennemente confermato in tutte le consultazioni elettorali. la fedeltà dell' Italia al sistema delle alleanze che sono state scudo protettivo per la libera espansione del suo popolo, la presenza dell' Italia in feconda collaborazione nel suo ambiente naturale , economico, sociale e politico, l' Europa, non possono essere neppure poste in discussione. questa è una costante nella politica della Democrazia Cristiana e dei partiti che sono ancora oggi con essa associati nella difesa degli interessi vitali e permanenti del popolo italiano . l' Italia appartiene al mondo occidentale e solo in esso e con esso persegue, con la sua forza ed i suoi ideali, la sua politica di sicurezza e di pace. all' Italia non si addicono, per lealtà e per convinzione, le tentazioni dell' indifferenza o del neutralismo, le quali non servono, in definitiva, né a garantire la sicurezza, né a favorire, in un mondo dominato dall' equilibrio di forze gigantesche, la pace del mondo. questa politica ha dimostrato, infatti, di essere, in quanto politica di sicurezza, anche politica di pace. mentre vecchie e nuove minacce pesano sul mondo, la solidarietà, la chiarezza e la lealtà degli alleati sono condizioni indispensabili per superare lo stato di tensione. la prudenza, la ragionevolezza e la misura sono concepibili solo se basate sulla forza e sull' unità del mondo occidentale. nell' assoluta prontezza ad ogni dibattito e ad ogni serio negoziato, ed in prima linea quello fondamentale, unilateralmente interrotto, del disarmo, vi è la seria disposizione a mettere al bando la guerra, specie in un mondo dominato da forze di un potere distruttore assurdo e senza residui, vi è la convinzione dell' evitabilità della guerra, del dovere morale, più che politico, di evitare la guerra. ma sarebbe altamente desiderabile, onorevole Togliatti, che, oltre a formulare una ideologia che respinga l' inevitabilità della guerra, si svolgesse nel blocco sovietico una politica diretta in concreto ad evitarla ed anche a stornarne l' angosciosa minaccia. le durezze e le chiusure di questi ultimi mesi sono, purtroppo, un seguito incomprensibile, drammatico e deludente a quella politica di distensione che, pur con il suo groviglio di problemi, il mondo aveva accolto come la fine di un incubo pauroso ed uno stato di cose corrispondente alle aspirazioni dei popoli ed allo sviluppo culturale e sociale del nostro tempo. poiché l' origine e lo svolgimento di questa crisi, per la falsa ed irresponsabile interpretazione delle forze di destra, sono stati presentati come frutto di una iniziativa comunista e quasi un cedimento a quel partito, non sarà inutile ripetere, benché sia già del tutto chiaro, che l' iniziativa comunista si è abilmente inserita in una situazione di reale disagio politico e di incertezza dell' opinione pubblica , e che proprio si è voluto togliere a quell' azione un' insperata condizione di lavoro e contrapporre una più solida struttura politica all' attacco comunista, al permanente attacco comunista allo Stato democratico . perciò riconfermiamo in questo momento, e proprio in rapporto alle vicende della crisi, la fondamentale ed irriducibile linea di opposizione democristiana al comunismo, poiché noi affondiamo le nostre radici nell' humus ideale della civiltà cristiana ed occidentale, poiché abbiamo un' alta concezione dell' uomo, irriducibile alle esigenze della macchina sociale e della stessa storia del mondo; poiché crediamo alla libertà come attributo permanente della dignità umana; poiché crediamo in liberi e costruttivi vincoli di solidarietà che non finiscano per schiacciare e mortificare l' uomo. per tutte queste ragioni noi siamo anticomunisti. lo siamo in questa situazione storica, in questa realtà culturale e sociale e quindi con una funzione ben definita nel nostro paese: la funzione storica di essere la puntuale antitesi, l' alternativa necessaria al comunismo. sappiamo che, appunto nella nostra situazione storica e nel nostro paese, un' altra alternativa efficace al comunismo non esiste. si irrida quanto si vuole al nostro modo di combattere il comunismo; è certo che gli altri sistemi proposti significano l' avventura e, in definitiva, una nuova straordinaria possibilità offerta alle capacità di presa, di inserimento del partito comunista . aggiungiamo che la Democrazia Cristiana — pur essendo essenziale, per la forza delle idee e l' adesione delle masse al contenimento del comunismo ed alla ripresa offensiva contro di esso, la quale coincide con la vittoria democratica sulla miseria, sull' ignoranza, sull' ottusità, sulla incomprensione della democrazia, sullo spirito di violenza — non può da sola assolvere a questo compito. abbiamo bisogno, come abbiamo avuto bisogno in passato, di solidarietà democratiche. dobbiamo insieme combattere il comunismo da una posizione di esemplare chiarezza democratica e di dignità morale, senza che cada su di noi, su nessuno di noi, anche solo il sospetto, senza che pesi su di noi anche solo l' apparenza di una fede meno fervida ed intransigente nella libertà umana, una minore disposizione a combattere le involuzioni reazionarie come le spinte rivoluzionarie con la ferma tutela, sì, della legge democratica, ma anche con una pratica larga, generosa e persuasiva della libertà. perciò il nostro anticomunismo non è un tortuoso e inefficace anticomunismo di tipo conservatore, il quale vada suscitando i temi e le esigenze ai quali il comunismo poi si abbarbica; non è il nostro un anticomunismo che faccia affidamento sulle armi, del resto vane, della compressione della personalità umana e del sopruso del potere. stato da sempre il nostro, e tale vuol rimanere, trovando in ciò. appunto la certezza della sua efficacia, un anticomunismo democratico, che nasce dall' accettazione senza riserve della democrazia, si avvale delle armi della democrazia, ha di mira non una repressione, con la forza, di masse inquiete, ma la restaurazione di un' ordinata società democratica. siamo per questo insensibili ai generici richiami dell' antifascismo, alla richiesta comunista di una sorta di solidarietà in nome dell' antifascismo. possiamo discutere dell' antifascismo dei comunisti, non esente da qualche debolezza e adattamento tattico, così come dobbiamo riconoscere che non sarebbe possibile porre un' equazione, malgrado il fondo comune di violenta sovversione, tra fascismo e comunismo; ma non possiamo prendere sul serio la pretesa di teorizzare l' incompatibilità tra antifascismo e anticomunismo. noi siamo infatti anticomunisti ed antifascisti insieme, prima che per una opposizione a particolari soluzioni dei problemi sociali, per una ragione di metodo, per la ripulsa del comune dato della violenza e l' accettazione senza riserve del metodo della libertà. — e la rottura della legalità democratica, è la messa in mora , del metodo della libertà, e non importa in quale fase della vita politica e magari alla fine di un lungo processo di utilizzazione di strumenti democratici, che la Costituzione non solo in una ma in tutte le sue disposizioni e nel suo stesso spirito condanna. ed è nello spirito della Costituzione che conduciamo oggi come ieri la lotta su due fronti per la, difesa della libertà del popolo italiano . per quanto riguarda il partito socialista la nostra posizione è nota. prendendo atto della prova di buona volontà che esso dà in questo momento, così come il partito democratico italiano, per la sua rinuncia, pur con motivazioni parziali ed in parte contraddittorie, ad un' opposizione preconcetta alla politica di difesa e di sviluppo democratico che il Governo si propone di svolgere, noi ribadiamo l' interesse già espresso dalla Democrazia Cristiana , interesse non di partito ma in considerazione delle sorti del paese, all' allargamento dell' area democratica, alla netta differenziazione tra comunisti e socialisti, alla rottura dei vincoli di un frontismo esiziale, anche se mascherato. la Democrazia Cristiana ritiene che sia interesse della democrazia italiana invece che la battaglia indiscriminata contro un fronte di sinistra, che taluni vorrebbero omogeneo e compatto, una assunzione chiara di responsabilità democratica del partito socialista italiano, la quale, come dissi altrove, non ne annulli la carica di sinistra ma la riconduca nell' alveo democratico a servire efficacemente ad una dialettica delle idee senza ricorso ad indebite pressioni e a violenze. il Consiglio nazionale del nostro partito ha ricordato le esigenze di difesa democratica e di sicurezza del paese nel sistema delle alleanze come quelle che caratterizzano quegli elementi essenziali di fondo dell' area democratica sulla quale il popolo italiano può fare affidamento. fino a questo momento i fermenti autonomistici, pur riconoscibili e rilevati nella stessa mozione del Consiglio nazionale della Democrazia Cristiana , non hanno eliminato la notevole ambiguità di una politica che non riesce a darsi una direzione del tutto coerente e decisa. da questa coerenza e decisione, che ogni partito democratico non può non auspicare, dipendono in notevole misura le sorti della democrazia italiana, la quale ha rivelato certo in questo difficile periodo la sua incompiuta maturazione ed alcune intrinseche debolezze, ma essa ha pure messo in luce nel momento del pericolo insospettate risorse ed una notevole vitalità. crediamo di essere nel vero dicendo che ciò è il risultato in forte misura dell' impegno democratico della Democrazia Cristiana in questi anni, della sua opera di costruzione dello Stato democratico e di educazione delle masse, della sua fedeltà, malgrado incomprensioni e tentazioni, alla causa della democrazia. fatto sta che contro l' attacco degli estremismi, contro il rischio di un' involuzione fascista e di una rivoluzione comunista si è collocato per arrestarli uno schieramento di partiti ed al centro di essi e con dominante responsabilità la Democrazia Cristiana , una Democrazia Cristiana che non ha rinnegato la sua tradizione, non ha modificato la sua ispirazione, non ha declinato il mandato di difesa democratica affidatole dagli elettori. è uno schieramento sufficiente per ritenere che, quali che siano le difficoltà dell' ora e le prove che possono ancora essere riservate, né il comunismo né il fascismo passeranno nel nostro paese. la Democrazia Cristiana , insieme con i partiti che hanno offerto il loro appoggio, affida questo compito vitale con piena fiducia al Governo dell' onorevole Fanfani.