Pietro NENNI - Deputato Maggioranza
III Legislatura - Assemblea n. 326 - seduta del 04-08-1960
Sulla situazione economica del paese
1960 - Governo II Moro - Legislatura n. 4 - Seduta n. 274
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , l' occasione che abbiamo avuto nelle scorse settimane di analizzare a fondo i fatti di luglio e le condizioni in cui bruscamente, nelle giornate dal 6 all' 8 luglio, una manifestazione della coscienza nazionale antifascista contro il tentativo di dare pubblica consacrazione all' ingresso dei continuatori del fascismo nella direzione dello Stato, rischiò di tramutarsi in uno scontro e in una prova di forza tra il popolo antifascista e lo Stato, quella occasione ci consente oggi di motivare il nostro voto sul ministero Fanfani, che si presenta alle Camere, senza riprendere in esame nei suoi aspetti, o almeno in tutti i suoi aspetti, i fatti ai quali appunto ci riferimmo nel discorso che ho citato e che essenzialmente era volto a precisare le responsabilità del Governo di quel momento e quelle della Democrazia Cristiana . tuttavia, onorevoli colleghi , nuovi elementi di fatto e valutazioni più approfondite, emerse dopo la discussione delle interpellanze sul ministero Tambroni che inchiodarono il coperchio della bara, esigono, a nostro giudizio, un ritorno ai fatti, ai pericoli corsi dalla nazione, alle responsabilità che quei pericoli denunciano e che non si esauriscono in quelle personali di questo o quel ministro di avant' ieri, di ieri o di oggi. così il riferimento alla giornata decisiva del 6 luglio e alla provocazione governativa di Porta San Paolo a Roma, nel corso del quale noi giungemmo alla conclusione che si trattasse essenzialmente dello scotto, pagato dal ministero Tambroni ai voti « missini » , o meglio al recupero dei voti « missini » compromessi dalla interdizione del congresso di Genova, quel riferimento va, a mio giudizio, completato, con l' osservazione che si trattò di qualcosa di più, si trattò cioè dell' intenzione di precipitare la situazione verso uno scontro diretto delle masse con lo Stato, essendo da una parte le grida di indignazione degli antifascisti e le sassate e dall' altra parte i mitra. penso che la testa rotta, anzi le teste rotte del compagno Gianguido Borghese e di altri colleghi, siano intervenute in quella macchinazione, in quel premeditato disegno, come un' esca lanciata alla emozione e al risentimento del popolo antifascista e dello stesso Parlamento. la tecnica era quella sperimentata nel nostro paese quarant' anni or sono, quella messa a punto in Germania, con precisione quasi scientifica, dai nazionalsocialisti: creare il disordine per avere l' occasione di ristabilire l' ordine e per giustificare le avventure autoritarie. la storia per fortuna non torna quasi ma i sui propri passi, e, quando si ripete, trasforma in commedia la tragedia, una commedia della quale non si può ridere perché alimenta nuovi drammi, lascia dei morti sul selciato, apre nella collettività nazionale e nella coscienza individuale delle ferite di lenta e difficile cicatrizzazione. così, sui fatti di luglio e sulle responsabilità governative e della destra, emerse fin dal primo momento e confermate di poi, il nostro giudizio è oggi più severo di quello dato alcune settimane or sono nella foga degli eventi. esiste nel paese non soltanto un generico pericolo di involuzione autoritaria, qual è insito in ogni società lacerata, come la nostra, da profondi squilibri economici e da profonde disuguaglianze e ingiustizie sociali, ma esiste una destra autoritaria, la quale ha dimostrato di avere dei capi, una sua formazione di base, una sua tecnica, suoi quadri d' urto nel paese e in alcuni corpi della polizia militari o paramilitari. in se medesima codesta destra autoritaria ha ancora un carattere velleitario. ad essa la nostra storia nazionale imprime il marchio del clericofascismo, dal quale non può liberarsi e che ne limita la possibilità di espressione e di espansione. ma essa diviene pericolosa e minacciosa non appena, a causa dell' instabilità governativa, dell' assenza di maggioranze organiche, le quali per essere tali non hanno bisogno di essere pletoriche, dell' assenza di una sicura direzione a causa dei governi cosiddetti di necessità o amministrativi, si aprono vuoti di potere che consentono a codeste forze di infiltrarsi nei gangli più delicati della Pubblica Amministrazione e della macchina dello Stato. in questo senso non abbiamo che da confermare il giudizio che già demmo e che cioè il Governo Tambroni è stato lo strumento ideale della destra autoritaria. onorevoli colleghi , era difficile, per non dire impossibile, attendersi dal ministero della cui sorte stiamo decidendo e che è appesantito dalla presenza di molti dei ministri del precedente gabinetto, un giudizio implacabile, od anche soltanto storicamente esatto ed adeguato, sulle colpe e sulle responsabilità dei fatti di luglio. diamo tuttavia atto all' onorevole presidente del Consiglio della lealtà con la quale ha abbandonato la menzogna del suo predecessore della provocazione sovversiva o del complotto comunista, per riconoscere che le manifestazioni di luglio riflettevano non « anche » , come ha detto l' onorevole Fanfani, ma essenzialmente e direi solamente, lo stato d'animo di preoccupazione del popolo per una involuzione politica non « temuta » , come dice il presidente del Consiglio , ma effettiva, che aveva già messo a grave rischio non soltanto i valori della Resistenza ma anche le istituzioni democratiche le quali hanno nella Resistenza il loro fondamento spirituale, morale ed anche politico. le diamo atto, onorevole presidente del Consiglio , di essersi avvicinato alla verità quando ha detto che troppe voci di ambienti politici ed economici più retrivi incoraggiavano il Movimento Sociale Italiano sulla strada della involuzione autoritaria. associare un nome o un cognome a quelle voci e a quegli ambienti non era facile per l' onorevole Fanfani, giacché sono voci ed ambienti rappresentati nel suo stesso ministero, presenti nella sua maggioranza, presenti nei gruppi politici e in quegli organi di stampa, che, facendo buon viso a cattiva sorte, dopo di aver cercato di eliminarlo dalla scena politica, oggi lo blandiscono nella speranza di imprigionarlo. a nostro giudizio la qualificazione di questo ministero sta tutta, e direi che sta soltanto, nella sua origine, nel fatto che non scaturisce da un normale avvicendarsi di ministeri, ma dal diretto intervento del popolo o, come altri dice, della piazza, in una crisi alla quale il Parlamento aveva dato la peggiore delle soluzioni quando per stanchezza accettò un Governo il quale andava a ricercare la propria maggioranza fuori del campo della solidarietà democratica. la qualificazione del Governo sta nell' impegno assunto dal presidente del Consiglio di ritornare alla normalità democratica, nell' annunciato proposito di combattere il malcostume e la corruzione che corrodono le strutture della società e dello Stato; nel proposito non meno importante e non meno significativo di non introdurre discriminazioni tra gli italiani, né nella vita pubblica , né in quella del lavoro. sono sicuro che l' onorevole Fanfani ha pienamente valutato la portata di questo impegno, giacché egli per certo non ignora a quali abusi, legalmente codificati in circolari del suo attuale ministro dell'Interno che noi non abbiamo dimenticato, abbiano dato luogo le discriminazioni tra i cittadini. non vi è vita democratica quando l' accesso ai pubblici uffici viene condizionato non alla competenza, non alla preparazione professionale, non ai titoli di studio , non ai titoli morali del cittadino, ma alle opinioni che esso liberamente professa. non vi è vita democratica quando nella fabbrica o al cancello della fabbrica il riconoscimento dei titoli di lavoro e lo stesso accesso al lavoro vengono subordinati alla tessera sindacale o alla tessera politica che un lavoratore ha nella propri a tasca. nella situazione e nella responsabilità che così viene assunta noi vediamo uno dei mezzi più adatti ad innalzare il prestigio dei pubblici poteri. si tratta per lo Stato di dare la prova concreta che per esso i cittadini sono tutti uguali, non soltanto di fronte alla legge, ma nel reciproco esercizio dei diritti e dei doveri che incombono al cittadino ed ai pubblici poteri. ritorno alla normalità democratica, lotta al malcostume e alla corruzione, pubblico intervento contro la piaga delle discriminazioni: sono tre temi, sono tre impegni i quali attingono dalle circostanze a carattere di emergenza, e che giustificano la tregua che noi stessi, nelle particolari condizioni di allarme create dalle più drammatiche giornate di luglio, abbiamo sollecitato, sì da mettere il Parlamento in condizione di dare una rapida soluzione politica ad una crisi che ci aveva condotto sull' orlo di una di quelle fratture che possono essere il prologo della guerra civile . l' onorevole Fanfani non nega di dovere ad una situazione di emergenza il suo ritorno alla direzione del Governo, dopo il fallito tentativo dello scorso mese di aprile; non nega che gli accordi bilaterali della Democrazia Cristiana con i socialdemocratici e i repubblicani da una parte e con i liberali dall' altra sono scaturiti da una esigenza di emergenza e di tregua, fuori delle quali sarebbero da respingere come un equivoco e, per quanto riguarda la persona del presidente del Consiglio , sarebbero da respingere come una sconfessione della battaglia politica che egli ha condotto all' interno del suo partito e fuori, al fine di arrivare a posizioni di maggiore chiarezza e di maggiore responsabilità. l' onorevole Fanfani nega che l' emergenza e la tregua possano durare al di là dei motivi occasionali che le hanno determinate; affida la propria, qualificazione al programma che ha presentato al Parlamento, respinge la formula del Governo a termine. non mi interessa e non ci interessa una polemica su questi cavillosi temi. il carattere di emergenza e di tregua di questo ministero e di questa maggioranza è nelle condizioni del suo avvento e della sua formazione non extraparlamentare, come si è detto, ma le cui condizioni sono maturate nel paese e dal paese si sono trasferite nel Parlamento. il carattere di emergenza e di tregua scaturisce dagli accordi della Democrazia Cristiana con i partiti di centrosinistra e con quello di centrodestra, non su una, prospettiva a lungo termine , non su una piattaforma programmatica, ma sulla esigenza immediata di offrire una soluzione politica alla crisi del paese. il carattere di emergenza e di tregua sta nel fatto che l' elemento unificatore dei partiti di centro con la Democrazia Cristiana è l' antifascismo, come nell' Aventino e come nel CLN, anche se — per fortuna — le circostanze attuali del paese, per la loro drammaticità, per i problemi da risolvere, per la durata che può avere il periodo di emergenza, non sono paragonabili né alle condizioni del 1924, né a quelle del 1945. in tali condizioni, quanto vi è di positivo e quanto di generico nell' excursus del presidente del Consiglio sui problemi economici e politici ha importanza e tuttavia non basta a definire il ministero e la sua più urgente funzione. l' onorevole Fanfani sa, per averlo sperimentato e per averlo detto al congresso della Democrazia Cristiana di Firenze, che un elenco di propositi, un elenco di riforme, non impegna praticamente a nulla se non comporta un ordine di priorità nella soluzione dei problemi. per la legge cosiddetta antimonopolio, il presidente del Consiglio ha riconfermato l' impegno dei precedenti governi. ora, in questa materia è appena necessario ricordare che per noi quella legge non merita il nome pomposo ed illusionistico di legge antimonopolio ; così come nessun' altra legge dello stesso tipo, neppure quella presentata dal nostro gruppo, merita questo nome. la sinistra italiana ha chiarito come una politica antimonopolio non si identifichi e non si esaurisca in una legislazione tutelatrice della libertà di concorrenza. questa è la soluzione liberale della questione dei monopoli, non è la soluzione socialista, non è neppure la soluzione democristiana. ma va dato atto all' onorevole Fanfani di aver espresso un concetto giusto, che potrebbe avere ed avrà, con un Governo di diversa composizione, significativi sviluppi, quando ha affermato che l' azione del ministero di fronte ai monopoli non si limiterà alla legge, ma si estenderà a tutta una serie di misure dirette a combattere le posizioni monopolistiche e ad impedire che se ne formino di nuove; come pure di aver accolto la tesi, energicamente sostenuta dal nostro gruppo, per cui una legge tutelatrice della libertà di concorrenza significherebbe pressoché nulla, se dissociata da una legislazione riformatrice dell' arcaico regime che regola le società per azioni . ancora una volta resta da vedere quale libertà di movimento può avere in codesta materia un Governo vincolato dalla presenza dei difensori, i più intrepidi, dello strapotere della grande finanza, che trova nell' attuale legislazione delle società per azioni uno dei suoi più nutrienti pascoli abusivi. in merito alla legge nucleare, il presidente del Consiglio non ha preannunciato nulla di nuovo per ciò che attiene allo stralcio che questa mattina è stato sottoposto all' apposita Commissione dell' industria in sede legislativa , dopo aver ricevuto l' approvazione del Senato. l' onorevole Fanfani ha preannunciato, però, l' intenzione di proporre al Parlamento una soluzione per il controverso articolo 22 della legge (e non 23, come per errore fu detto), vale a dire per la gestione privata o statale dell' energia elettrica di produzione nucleare. ora su questo problema, e su questa scelta, si deciderà se si vuole consentire, oppure no, al monopolio elettrico di mettere la mano su una delle poche risorse ancora da esso non accaparrate, se si vuole lasciare, oppure no, accendere una nuova ipoteca contro la nazionalizzazione dell' industria elettrica commerciale di origine convenzionale. la reticenza del presidente del Consiglio in materia lascia intravedere il peso della presenza dei liberali nella maggioranza e le limitazioni che questo comporta nel programma stesso della Democrazia Cristiana . di queste limitazioni si trova un test di grande importanza nella calcolata prudenza, direi nella cautelosa timidezza, con la quale il presidente del Consiglio ha parlato del rapporto fra iniziativa pubblica e iniziativa privata , con un gioco di pesi e contrappesi, in cui la netta prevalenza dei contrappesi ha finito per squilibrare la bilancia, e squilibrarla ovviamente nel senso della limitazione dell' iniziativa pubblica. l' impegno del presidente del Consiglio di intervenire per la soluzione della vertenza mezzadrile, che si trascina da anni ed è giunta ad un punto morto, non toglie nulla al fatto che la soluzione della vertenza (in merito alla quale il nostro gruppo ha presentato una mozione della quale sollecitiamo la discussione) non risolverà il problema dell' istituto mezzadrile, strumentalmente ed economicamente superato. l' accenno critico al « piano verde » , limitatamente all' incremento della — occupazione, sembra ignorare come, in materia, il principio più importante, sia quello della programmazione e del controllo degli investimenti. la nostra campagna sul « piano verde » si incentra sulla creazione di un sistema di autorità centrali, regionali e provinciali per la pianificazione e il controllo dei 550 miliardi del piano e di tutti gli altri investimenti statali nell' agricoltura e ciò in base all' esperienza americana della valle del Tennessee, accettata da tutti gli studiosi e da tutti quanti si sono aggiornati su questi problemi, ivi compreso, del resto, l' ufficio studi della Democrazia Cristiana . tutto questo e molte altre cose (per esempio quanto è stato detto dal presidente del Consiglio circa la riforma del sistema assistenziale, la riforma dei contributi unificati nell' agricoltura, il rapporto strada-ferrovia nella politica dei trasporti) può essere niente se si tratta di una ripetizione della consueta giaculatoria, può essere molto se sorretto da una volontà politica riformatrice decisa a non ignorare, per poterli superare, gli ostacoli che l' interesse di classe e l' interesse di gruppi privilegiati oppongono alla realizzazione democratica di queste antiche richieste del movimento operaio del nostro paese. l' assenza di tale volontà o la sua insufficienza e, data la struttura del Governo, potremmo aggiungere l' impossibilità stessa che essa si manifesti, è illuminata dal silenzio del presidente del Consiglio , pur così meticoloso nel passare in rassegna i problemi di tutti i dicasteri, su un problema chiave, che è quello tributario, sul quale pesa la tolleranza accordata alle evasioni in massa dell' articolo 17 della legge Tremelloni, denunciata in sede di discussione dei bilanci dal nostro compagno onorevole Lombardi, e che non è che uno degli aspetti, anche se tra i più rilevanti, della manomissione delle prescrizioni costituzionali circa la universalità e la progressività dell' imposta. in materia l' onorevole Fanfani non ignora che la risposta data dal precedente Governo, per bocca del suo attuale ministro delle Finanze , si espresse non già nel proposito di interrompere la frode perpetrata ai danni dell' erario e di recuperare il maltolto, ma, al contrario, nel proposito di generalizzare la trasgressione costituzionale riproponendo, in termini che la grande finanza ha salutato con esultanza e la Borsa ha sottolineato con euforia, l' abbandono della nominatività dei titoli azionari. sono certo che il presidente del Consiglio , così ricco di intenzioni riformatrici e moralizzatrici, avverte il senso del silenzio su questo argomento e vorrà colmarlo. a che cosa servirebbero, in difetto di ciò, i propositi espressi con tanta nobiltà di forma e con tanta sincerità circa la riforma del costume, se poi si esitasse ad affondare il bisturi nel bubbone più apertamente ostentato della nostra società o della nostra epoca, se addirittura si fingesse di ignorare l' esistenza di codesto problema? per brevità, sorvolo sulle troppo facili critiche che suggerisce l' espediente del rinvio a ponderose commissioni di studio di problemi già maturi per la loro soluzione costituzionale, per esempio le regioni, e sulle quali la maggioranza non è d' accordo. faccio eccezione per la proposta lodevole di una inchiesta sulla scuola, in merito alla quale dorme dall' inizio della legislatura, non so in quale cassetto della Commissione pubblica istruzione una proposta del nostro gruppo, per la quale rivendico il naturale diritto di precedenza. non da queste cose, secondo noi, che sono di una grande importanza, nasce la qualificazione del presente ministero, ma, come ho già detto, dalle condizioni eccezionali del suo avvento, dal compito che gli avvenimenti drammatici delle scorse settimane gli assegnano: quello in primo luogo di cancellare le tracce profonde e numerose che ha lasciato dietro di sé la fallita avventura autoritaria. al quale proposito segnalo al presidente del Consiglio , e ai ministri competenti, l' opportunità, anzi la necessità, di revocare le norme disciplinari prese contro ferrovieri, postelegrafonici, dipendenti del monopolio di Stato, contro pubblici funzionari o lavoratori del pubblico impiego che hanno partecipato allo sciopero dell' 8 luglio. si tratta di una rappresaglia ingiustificabile dopo il pubblico e solenne riconoscimento del carattere legittimo delle manifestazioni dei lavoratori nello scorso luglio. sulle elezioni amministrative noi chiediamo al presidente del Consiglio di dissipare le ultime incertezze e gli ultimi equivoci. il Governo non si oppone alla riforma della legge elettorale provinciale; esso dichiara di essere pronto a indire le elezioni amministrative in autunno, sia pure con un breve ritardo sulla data, precedentemente indicata, del 23 ottobre. così stando le cose, io non riesco a dare un senso alle parole dell' onorevole Fanfani, laddove egli ha avvertito la Camera che una modifica della legge elettorale potrebbe determinare un ulteriore ritardo nelle elezioni per gli immancabili fattori stagionali. se il Governo lo vuole, se la Democrazia Cristiana lo vuole, la riforma in senso proporzionalistico della legge elettorale provinciale non è sotto alcun rapporto in contrasto con la convocazione dei comizi elettorali in autunno. la Camera ha in corso un dibattito sulla legge Luzzatto che può esaurirsi in una o due sedute. tutti i gruppi hanno parlato; solo la Democrazia Cristiana deve sciogliere la sua riserva. sul contenuto della riforma è intervenuto tra Democrazia Cristiana e socialisti un accordo di massima che è accettato da tutti i gruppi, io credo: è accettato dai comunisti, è accettato dai partiti che costituiscono la nuova maggioranza parlamentare . il Senato, per dichiarazione del suo presidente, è pronto a convocarsi non appena la riforma sia stata votata dalla Camera e ciò anche nei primi giorni di settembre. tutto, quindi, onorevoli colleghi , dipende dal Parlamento, diciamo meglio, tutto dipende dalla Democrazia Cristiana . la nostra posizione su questo punto è inflessibile. vogliamo la riforma della legge elettorale provinciale e vogliamo le elezioni in autunno. il Governo per parte sua, non può presentarsi al Parlamento ed al paese come restauratore dell' ordine costituzionale e cadere in flagrante contraddizione venendo meno a un o dei suoi obblighi costituzionali e di legge. la Democrazia Cristiana , se ha fiducia, come debbo ritenere che abbia, nella situazione che ha concorso a creare, non può che desiderare, come noi desideriamo, il giudizio del corpo elettorale . esso offrirà una preziosa indicazione circa il seguito da dare al ministero dell' emergenza e della tregua. onorevoli colleghi , nel riconoscimento della legittimità delle manifestazioni di luglio, che costituisce il punto fondamentale della dichiarazione ministeriale per il fatto che da quelle manifestazioni il nuovo Governo, lo voglia o no, trae la propria origine, è la ragione della nostra astensione nel voto di fiducia , ieri al Senato, domani alla Camera. è la prima volta, onorevoli colleghi , che dal 1948 in poi, il nostro partito si astiene in una votazione della fiducia e questa circostanza basterebbe da sola, a dare risalto alla nostra decisione ed alla eccezionalità del momento politico. noi siamo arrivati alla decisione non senza interne esitazioni, non senza interne divergenze di valutazione, sia nel nostro comitato centrale sia nei nostri gruppi parlamentari . non provo la menoma preoccupazione di fronte a chi specula su questa nostra faticosa ricerca della giusta via. credo di poter dire che nell' intransigente passione con cui ricerchiamo la verità senza nulla concedere alla comodità delle unanimità e affidandoci, quando è necessario, al democratico giuoco delle maggioranze e delle minoranze, vi è un esempio sia per chi, dietro le cortine della unanimità fittizie e a forza di belletti, tenta di nascondere le rughe delle proprie interne contraddizioni e competizioni e anche per chi ha del partito una concezione monolitica, valida soltanto in situazioni e in periodi di assoluta eccezione. abbiamo discusso, abbiamo pesato il pro e il contra, abbiamo confrontato le diverse valutazioni, in tal modo conciliando, nella discussione e nel voto che stiamo per dare, la responsabilità collettiva inerente alla comune milizia di partito e la responsabilità personale che richiede un personale sforzo nella ricerca della verità e del giusto atteggiamento. l' astensione che abbiamo deciso si colloca fuori del tradizionale « sì » o « no » della fiducia o della sfiducia, entrambe inadeguate a esprimere i motivi di certezza che determinano il nostro voto. certezza, onorevoli colleghi , che l' intervento del popolo con le manifestazioni di luglio ha imposto un alt alla progressiva involuzione dello Stato sul quale non sarà facile ritornare con recuperi autoritari; certezza che la caduta del ministero a sostegno fascista si inscrive in una linea di vigorosa ripresa dell' iniziativa popolare e della iniziativa parlamentare che avranno la loro logica conclusione nella svolta a sinistra voluta dalla parte più animosa, più numerosa, più viva del paese; certezza che per procedere su questa via non vi è da indugiare in lunghe e snervanti tregue, anche se era inevitabile e giusta una pausa: la pausa che ha consentito di trovare in Parlamento una soluzione politica alla crisi del paese, la pausa che ha consentito il costituirsi di una maggioranza e di un Governo che, se vogliono, possono assai rapidamente ristabilire le condizioni della legalità democratica, anche se noi li consideriamo inadatti ad affrontare i problemi che verranno subito dopo, i problemi dell' ordinamento fondamentale dello Stato democratico , i problemi delle riforme di struttura, i problemi dai quali dipende la possibilità di dare a tutto il nostro popolo sicurezza di vita democratica , sicurezza di benessere economico e sociale . ciò non farà sparire, onorevoli colleghi , gli antagonismi di classe, ciò non farà sparire la lotta di classe , come non farà sparire i contrasti e i confronti tra i partiti. ma tutto questo verrà collocato ad un livello più alto, fuori del succedersi drammatico delle sopraffazioni dall' alto e delle rivolte dal basso. certezza, onorevoli colleghi , che la forza del socialismo del nostro tempo è nel pieno sviluppo della vita democratica , è nella democrazia politica che conquista lo Stato, è nella democrazia economica che conquista la democrazia politica. gli eventi hanno fatto di lei, onorevole Fanfani, e del suo ministero un anello della catena di sviluppo della lotta democratica nel nostro paese. è per lei un onore e per noi una responsabilità. non potevamo, non possiamo spezzare codesto anello: dobbiamo aggiungerne altri, molti altri, ed è quello che ci sforzeremo di fare. non potevamo, onorevoli colleghi , non possiamo far correre al popolo antifascista, agli operai, ai lavoratori che si sono coraggiosamente battuti, il rischio di un prolungamento della crisi di luglio. non possiamo approvare, come è logico, la presenza dell' onorevole Scelba al ministero dell'Interno , dove egli torna nella scia degli eccidi di Melissa e di Modena; non ci sodisfa la presenza dell' onorevole Pella al ministero del Bilancio , dove rappresenterà gli interessi più conservatori del paese; la presenza al ministero degli Esteri dell' onorevole Segni non ci sembra garanzia sufficiente per uscire dalle vecchie formule e dalle vecchie routines, per intendere quanto di nuovo vi è nel mondo, un nuovo molto importante, rappresentato anche dall' arrivo, sulla scena mondiale, di popoli da poco o appena giunti all' indipendenza nazionale e i quali già rappresentano e costituiscono un fattore dell' equilibrio e della evoluzione della politica internazionale . non potevamo pregiudicare una favorevole congiuntura politica perché l' onorevole Andreotti resta abbarbicato come un' ostrica alla Difesa o perché all' onorevole Spataro non è stata data licenza di tornare al suo paesello o perché questo o quel ministro sono, a giudizio nostro, di troppo o non sono al loro posto. non abbiamo fiducia alcuna nel metodo della Democrazia Cristiana consistito nel mettere in un mazzo solo esponenti di correnti e notabili dai più diversi e contrastanti orientamenti; non abbiamo fiducia in una maggioranza dove, al di là delle circostanze eccezionali del momento, socialdemocratici e repubblicani da una parte e liberali dall' altra si neutralizzerebbero a vicenda , immobilizzando le forze di avvenire e di progresso che il mondo cattolico ha espresso ed esprime in questo tormentato periodo della vita europea e della vita italiana. la nostra astensione deriva perciò dal pieno ed intero riconoscimento della vittoria del paese antifascista e dei lavoratori, deriva dagli impegni che abbiamo assunto allorché abbiamo sollecitato le forze laiche e cattoliche di centrosinistra a passare oltre alle incompatibilità programmatiche con le forze laiche e cattoliche di centrodestra pur di dare una soluzione alle crisi di luglio, deriva dal riconoscimento che, anche come è, la nuova situazione segna una rottura con la situazione che sta alle nostre spalle, con la situazione che esisteva nelle settimane drammatiche dello scorso mese di luglio. non corriamo quindi dietro al meno peggio, ben sapendo a quali passi ci porterebbe. non siamo su una posizione di attesa, le attese essendo il veleno corrosivo delle democrazie parlamentari . ci collochiamo nella emergenza e nella tregua per aiutare il paese ed il Parlamento ad uscirne al più presto ed a uscirne nelle migliori condizioni possibili. la nostra astensione ha altri moventi: quello di non interrompere il contatto ed il dialogo con le forze laiche e democratiche di centrosinistra, quello di acquisire titoli e qualità per sollecitare la spinta a sinistra che il paese ha impresso alle cose. sappiamo che non c' è niente di facile, ma sappiamo anche che non c' è niente di impossibile. se ci fosse una possibilità su mille per portare a conclusione positiva il dialogo coi cattolici e il dialogo politico coi partiti di centrosinistra, che si è aperto da quando essi hanno rotto col blocco conservatore, noi quella occasione avremmo il dovere di coglierla e di sollecitarla con tutta la tenacia di cui siamo capaci. di tali possibilità, per fortuna, ve ne sono più di una, il che ci consente di guardare con maggiore sicurezza agli sviluppi della situazione. niente, quindi, fiducia o attesa nel senso tradizionale del termine, e così niente sfiducia pregiudiziale, ciò che vorrebbe dire disconoscimento di quanto di nuovo la spinta delle masse ha introdotto nella situazione. niente attese, ma azione per uscire dall' emergenza e dalla tregua ed affrontare i problemi di fondo della nostra società. allora, — un allora che ha delle scadenze prossime, con la fine in ottobre dell' esercizio provvisorio, come le elezioni amministrative in autunno — dalle maggioranze composite e pletoriche, dai ministeri a ventaglio, sarà inevitabile passare alle maggioranze programmaticamente e politicamente qualificate, sarà possibile passare a quella politica di centrosinistra che nelle presenti circostanze è la sola valida alternativa al monopolio di potere del blocco conservatore-moderato e della destra autoritaria. l' ultima, mia parola, onorevoli colleghi , vuole mettere in guardia chi si illudesse, nell' attuale Governo e nell' attuale maggioranza, di sedersi sulla sedia dell' emergenza e della tregua. non lo consentono lo stato delle cose e lo stato delle masse popolari , tornate ora alla loro operosa attività, sodisfatte di aver eliminato una minaccia che incombeva sul paese come un incubo, ma per le quali il ritorno alla normalità democratica non è un fine in sé, ma un mezzo per andare più risolutamente avanti. l' antifascismo del popolo e soprattutto l' antifascismo delle giovani leve del lavoro e della scuola non si esauriscono nella rivendicazione dei valori della Resistenza, ma da essi muovono, per mutare il paese, mutare le cose, mutare i rapporti sociali, fare della democrazia una realtà. non consente di sedersi su posizioni di tregua la situazione internazionale gravida di rischi, la quale richiede, per chi come noi, anche e soprattutto dopo i deludenti avvenimenti degli ultimi mesi, crede nella distensione, crede nella coesistenza e non si appaga di parole e di promesse sulla distensione e sulla coesistenza, una politica coerente e conseguente della distensione e della coesistenza. non lo consente il fatto che, usciti appena dalla più grave crisi corsa dalla liberazione in poi dalle istituzioni repubblicane, sedersi vorrebbe dire avviare il paese a nuove e forse più gravi crisi. così io vorrei concludere, onorevoli colleghi , con parole che furono pronunziate in quest' Aula da Filippo Turati, che erano anch' esse dirette dai socialisti alla sinistra cattolica e laica: « voi farete, noi faremo, vedremo » . faccia la nuova maggioranza, nei limiti di tempo i più brevi, ciò che il paese da essa reclama, adempia cioè il compito di restaurare valori e costumi democratici caduti tremendamente in basso in questi ultimi tempi. noi faremo la parte nostra, che è quella di spingere in avanti la ruota della storia che altri ha tentato di fare girare all' indietro, che è quella di essere in ogni circostanza e in ogni situazione gli interpreti degli interessi e della volontà dei lavoratori. vedremo se da questi comuni impegni scaturiranno per domani degli incontri o degli scontri. ma una cosa è certa, onorevoli colleghi : l' attentato autoritario contro lo Stato democratico è stato sventato ed il popolo antifascista che si è rimesso in cammino non si fermerà prima di avere conquistato e consolidato un ordinamento di libertà, di democrazia, di uguaglianza, prima che per la nazione e per tutti vi siano sicurezza di vita e certezza di avvenire.