Pietro NENNI - Deputato Maggioranza
III Legislatura - Assemblea n. 320 - seduta del 14-07-1960
Sulla situazione economica del paese
1960 - Governo II Moro - Legislatura n. 4 - Seduta n. 271
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , la replica a cui mi dà diritto il regolamento della Camera sarà per parte mia estremamente concisa. vorrei innanzitutto dire che le condizioni in cui svolto il dibattito, le conclusioni a cui esso è giunto, hanno confermato che la via che avevamo scelto dodici giorni or sono per dare luogo a un chiarimento politico, la via insolita delle interpellanze invece della mozione di sfiducia , ha avuto il successo sul quale contavamo. ha cioè aperto la via ad una situazione politica nuova della quale tutto il Parlamento ha preso atto, della quale la stampa con rare eccezioni ha preso atto, della quale ha preso atto il paese, mentre c' è soltanto il presidente del Consiglio ad ostinarsi nel non prenderne atto. la interpellanza da me presentata era diretta al Governo sui fatti che hanno tenuto in agitazione e in ansia il paese; era diretta alla Democrazia Cristiana , dalla quale attendevamo di sapere se essa considerava tuttora valida la situazione politica creatasi con l' investitura del ministro Tambroni. la risposta del presidente del Consiglio resterà negli atti del Parlamento come la più assurda, la più evasiva ed elusiva che sia stata mai rivolta in quest' Aula. ci siamo urtati, non da parte della Camera e dei suoi gruppi, ma da parte del presidente del Consiglio , contro una sordità completa circa le cause che hanno messo in crisi il paese. il fatto stesso che egli cerchi in testi, i quali tra l' altro sono in parte successivi ai fatti dei quali ci occupiamo, una spiegazione di quanto è successo, è la comprova di una sordità che non è soltanto politica, ma che, non posso fare a meno di dire, è di carattere morale. rinvio a sede più opportuna la discussione a cui incautamente ha accennato il presidente del Consiglio circa le condizioni in cui, nella storia, la violenza acquista titolo di legittimità; rinvio tale discussione tanto più volentieri in quanto di apologia della violenza non c' è traccia nel mio discorso, inteso invece a rivendicare il carattere politico, morale di una agitazione di piazza la quale aveva a fondamento la difesa dei valori su cui poggia lo Stato democratico e repubblicano del nostro paese. senza questo legame — dissi e ripeto — non vi è nessun partito, non vi è nessun gruppo di agitatori il quale sia in grado di mettere in movimento tutto un popolo, come era avvenuto a Genova e in tutto il paese. ora chi in Italia non intende — e disgraziatamente non lo intende il Governo — che il patto nazionale tra Stato e popolo ha le sue fondamenta nella costante riaffermazione dei valori della Resistenza, si colloca per questo solo fuori della coscienza nazionale e in attrito permanente col sentimento pubblico. la Democrazia Cristiana , alla nostra interpellanza, ha dato una risposta che non abbiamo esitato a considerare positiva. essa, con la deliberazione della sua direzione e con la conclusione del discorso del presidente del suo gruppo parlamentare alla Camera, ha riconosciuto che esiste una situazione politica nuova, ha ribadito l' ispirazione popolare democratica antifascista della sua azione, ha avvertito la necessità di porre fine alla situazione politico-parlamentare che si è creata il giorno in cui un Governo è stato investito della fiducia con i voti di un gruppo che si è posto, è, rimane fuori della comunità popolare e democratica. sulla base della risposta della Democrazia Cristiana vi era per il Consiglio dei ministri un solo modo di assecondare l' evoluzione in atto, ed era di venire questa sera alla Camera, rispondere alle interpellanze e porre subito dopo il mandato a disposizione del presidente della Repubblica . vedrà la Democrazia Cristiana , nelle prossime ventiquattro ore, quale soluzione dare alla situazione paradossale che sorge col rifiuto del Governo di aderire alle conclusioni a cui è giunto il Partito di maggioranza , conclusioni illustrate ieri alla Camera dal presidente del gruppo parlamentare della Democrazia Cristiana . quello che noi dobbiamo dire, fin da adesso, è che prolungare anche soltanto di ore l' attuale situazione equivale a coprire di discredito il Parlamento ed in particolare la Democrazia Cristiana . io non so, onorevoli colleghi ed onorevoli ministri, se siamo al limite del ridicolo o al limite di una crisi ancora più profonda del paese. voglio sperare che tutto venga risolto rapidamente. ma voglio anche aggiungere che episodi del genere approfondiscono il fossato che esiste tra popolo, Parlamento e Governo. noi abbiamo assunto la nostra parte di responsabilità, quella che ci spettava e ci spetta. presentando dodici giorni or sono l' interpellanza che si è discussa solo in questi giorni, ci proponevamo di fare ritornare immediatamente la calma nel paese, trasferendo dalla piazza al Parlamento il dibattito sulla situazione politica. la conclusione del dibattito è positiva sia da parte della direzione della Democrazia Cristiana sia da parte dei gruppi parlamentari del cosiddetto arco democratico. se fossimo cinici, a questo punto potremmo dire: sbrogliatevela fra voi, direzione della Democrazia Cristiana , gruppo democristiano, Governo democristiano! vogliamo invece sbrogliare insieme la difficoltà della situazione. e la situazione, onorevoli colleghi , si sbroglia in un modo solo: dicendo al Governo che, allo stato delle cose , esso ha un solo modo di assecondare il ritorno del paese alla serenità ed alla calma, il ritorno del Parlamento alla normalità delle sue funzioni: e questo modo è quello di andarsene e di andarsene subito!