Giuseppe SARAGAT - Deputato Opposizione
III Legislatura - Assemblea n. 317 - seduta del 12-07-1960
Sulla fame nel mondo
1960 - Governo I Cossiga - Legislatura n. 8 - Seduta n. 91
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , l' interpellanza nostra al presidente del Consiglio ha come scopo di conoscere i suoi intendimenti in seguito alla situazione creata dai recenti luttuosi avvenimenti, situazione che ha come causa immediata l' appoggio determinante dei neofascisti al Governo stesso. abbiamo vissuto giorni di dolore e di umiliazione; di dolore di fronte agli urti violenti fra dimostranti e forza pubblica che hanno lasciato sul terreno dieci morti, di umiliazione di fronte al progressivo deterioramento dell' autorità vera dello Stato, delle libere istituzioni e della coscienza democratica in larghe zone del paese. abbiamo avuto l' impressione che lo sforzo che stiamo conducendo da anni per sottrarre l' Italia alla funesta alternativa, reazione o frontismo, fosse seriamente compromesso. la faticosa opera di costruzione della democrazia e di educazione del paese alla coscienza democratica ha subito un duro colpo e i partiti che per questa opera di ricostruzione si sono maggiormente adoperati, subiscono più degli altri l' usura degli avvenimenti. l' impegno, e la Camera ne è testimone, con cui fin dal suo sorgere abbiamo combattuto questo Governo non poteva trovare una spiegazione più convincente e al tempo stesso più dolorosa. unico elemento di conforto per noi, in queste circostanze, è l' assoluta unanimità del giudizio degli osservatori più illuminati del nostro e degli altri paesi sulla causa immediata di ciò che sta succedendo. nessuno sforzo dialettico da parte del Governo e, dico di più, nessun argomento anche fondato possono cancellare dalla coscienza degli osservatori in buona fede la convinzione assoluta che, quali che siano le forze che si sono inserite, quali che siano gli obiettivi che esse perseguono, la causa immediata di ciò che sta avvenendo risiede nel fatto che abbiamo oggi in Italia un Governo il quale si regge con l' apporto determinante dei neofascisti. per la prima volta dalla liberazione si assiste ad un simile fatto e vi è da chiedersi davvero per quale cecità o per quale assurda concatenazione di vicende si sia potuto pensare che una soluzione così contraria alla coscienza della maggioranza degli italiani avrebbe potuto non determinare una grave crisi nel paese. penso che il tentativo di limitare la discussione sui fatti che deploriamo all' analisi dei fatti stessi sarebbe assurdo. dai fatti luttuosi di questi giorni è necessario risalire alle cause politiche individuando responsabilità politiche e cercando soluzioni politiche. il Governo si è sempre trincerato dietro lo stato di necessità derivante dalla mancata possibilità o volontà della Democrazia Cristiana di operare una scelta politica. se anche questo fosse vero, non si giustificherebbe in ogni caso l' atteggiamento del Governo in circostanze che esigono grande sensibilità politica e profonda coscienza dei valori democratici. è chiaro che se il Governo ha superato le remore che fino al suo avvento avevano impedito ai precedenti governi di accettare l' appoggio determinante dei neofascisti, ciò deriva da una sua insufficiente ripugnanza per soluzioni che offendono la coscienza dell' immensa maggioranza della nazione. l' onorevole Tambroni non poteva ignorare, per la sua stessa posizione di uomo della sinistra del suo partito, che la lotta che stavamo conducendo da due anni per la formazione di un Governo di centrosinistra avrebbe provocato resistenze ostinate. la lotta che stavamo conducendo comportava da parte di tutti gli uomini della sinistra democratica un alto senso di responsabilità , una grande fermezza. si trattava di non cedere al richiamo delle forze conservatrici nell' atto stesso in cui si delineavano con la maggiore chiarezza e intransigenza le ragioni della nostra avversione ad ogni forma di totalitarismo. l' onorevole Tambroni conosceva tutto ciò, e il suo atteggiamento come ministro nei governi ai quali ha sempre partecipato non ha dato l' impressione che egli non si rendesse conto delle difficoltà che la lotta da noi impegnata sollevava ad ogni passo. per limitarci all' ultimo congresso del suo partito, il congresso di Firenze, l' onorevole Tambroni si poneva in una posizione di aperta rottura con gli atteggiamenti moderati degli altri delegati. « il partito — diceva l' onorevole Tambroni — deve provocare lo slancio delle nuove generazioni verso una democrazia più dinamica e realizzatrice » . orbene, è stato proprio l' onorevole Tambroni che, nel momento più acuto della battaglia tra i fautori della politica di centrosinistra e i suoi avversari, ha posto la sua candidatura a presidente del Consiglio , condannando apertamente la politica di centrosinistra e condannandola con argomenti mutuati dalle forze più retrive del nostro paese. né questo opportunismo si limitava a giustificare questo brusco mutamento di rotta in nome di un presunto stato di necessità. l' uomo che a Firenze invocava una democrazia più dinamica e realizzatrice accettava tranquillamente quell' appoggio determinante dei neofascisti che un moderato democratico come l' onorevole Segni aveva respinto dando le dimissioni da presidente del Consiglio . né attenuerebbe la responsabilità dell' attuale Governo, ma l' aggraverebbe, la supposizione fatta da alcuni che l' onorevole Tambroni in realtà intendeva valersi in un primo tempo dei voti dei fascisti per poi tentare un rovesciamento della maggioranza, sollecitando voti ai partiti della sinistra. un simile opportunismo denuncia una totale insensibilità per le ragioni di sviluppo di una democrazia moderna e denuncia una grossolana confusione per quanto si riferisce alla dialettica dei partiti di sinistra. probabilmente ha influito sull' onorevole Tambroni l' « episodio Milazzo » , che è parso a taluno un capolavoro di abilità politica ma in realtà non era e non è che l' espressione della profonda decadenza politica e morale di alcune zone del nostro paese. in primo luogo, se certe posizioni teoricamente sono possibili con partiti di sinistra integralmente totalitari, per i quali vale la norma che il fine giustifica i mezzi, esse non sono possibili con partiti in cui esistono fermenti autonomi e democratici. in secondo luogo, la concezione opportunistica della confluenza dei voti delle estreme denuncia, ripeto, una grave mancanza di sensibilità democratica. la democrazia, come ho già detto altre volte, ha una sua intensa vita ideale e affonda le sue radici in principi etici che escludono tanto il fanatismo quanto la spregiudicatezza e implicano una rigorosa intransigenza politica. è questa insensibilità democratica, onorevoli colleghi , che ha reso possibile un Governo con l' appoggio determinante dei neofascisti. ed è l' esistenza di questo Governo la causa immediata della grave crisi che travaglia il nostro paese. soltanto un Governo privo di sensibilità democratica poteva pensare che un congresso del partito neofascista a Genova, ostentato con petulanza dai dirigenti missini quasi come un premio per il loro appoggio governativo, non avrebbe suscitato una violenta reazione nella pubblica opinione . si è ripetuto che altri congressi sono stati tenuti dal partito neofascista senza che ne nascessero gravi incidenti e che non è possibile discriminare le città italiane, per cui il congresso, impossibile in una, sarebbe lecito in altre. la risposta a questi sofismi è ovvia: mai prima di oggi il partito neofascista è apparso investito da una consacrazione quasi ufficiale come partecipante ad una maggioranza governativa . fintantoché il movimento neofascista resta ai margini della vita nazionale esso può scontare la generosità del paese e l' estrema indulgenza della democrazia. i partiti totalitari, come quello fascista, che in nome dei loro principi distruggono i partiti democratici, beneficiano dell' estrema indulgenza delle democrazie che in nome dei loro principi tollerano tutte le presenze politiche, anche le più moleste; ma questa tolleranza della democrazia ha un limite nell' istinto di difesa della democrazia stessa. quando il partito neofascista , erede di quel movimento che tante rovine ha provocato nel nostro paese, riappare con proterva baldanza, allora, di fronte agli spettri del passato, la coscienza nazionale si ridesta e con i ricordi degli antichi dolori rinasce la collera e si determinano le reazioni salutari. che il Governo non abbia capito questo è semplicemente tragico. ma che il Governo poi invochi in nome del rispetto della legalità la supina acquiescenza di una coscienza collettiva in rivolta ponendo di fronte ai cittadini l' alternativa: o assistere indifferenti o reagire, è semplicemente stolto. se il problema politico si riducesse al rispetto automatico della legge, è chiaro che non vi sarebbe bisogno di partiti politici e di uomini politici : basterebbe un notaio per regolare il corso della vita nazionale determinando caso per caso ciò che è legale e ciò che non è legale. certo il rispetto della legge è la condizione fondamentale per l' esistenza di una democrazia civile; se la legge viene violata, la democrazia subisce un pericoloso deterioramento. ma è proprio compito dell' uomo politico di vigilare affinché non si creino situazioni che mettano la lettera della legge in contrasto con la coscienza nazionale. abbiamo invece avuto l' impressione che il Governo deliberatamente volesse sfidare la coscienza antifascista del paese e che l' autorizzazione data al Movimento Sociale Italiano di tenere il suo congresso a Genova, città particolarmente provata nella lotta di liberazione, fosse il premio per l' appoggio governativo. a Genova la reazione popolare ha sventato la manovra ed ha posto il problema nei suoi veri termini. il Governo, travolto dai propri errori e dalla logica della sua politica, si è trovato di fronte ad una alternativa egualmente pericolosa: o accettare un indebolimento del potere esecutivo o reagire scivolando sempre di più sul terreno della repressione violenta. questa alternativa è stata sbandierata nei giornali conservatori a giustificazione della scelta fatta dal Governo per la repressione violenta ma essa, anziché giustificare il Governo, sottolinea a quali aberrazioni si giunge allorché si parte da impostazioni politiche contrarie non soltanto alla logica e al buon senso ma alla stessa coscienza morale. si ritorna così, onorevoli colleghi , al punto di partenza , e cioè la causa immediata di ciò che sta avvenendo in Italia è nella collusione del Governo col partito neofascista . indubbiamente forze che tendono a dare alla crisi italiana una soluzione non conforme ai nostri ideali si sono inserite in queste contraddizioni e hanno cercato di volgerle a loro vantaggio. l' insipienza della politica governativa ha fornito a queste forze condizioni ideali per deteriorare la democrazia, per erodere l' area democratica, per tentare raggruppamenti su posizioni obiettivamente contrarie, a nostro avviso, agli interessi delle libere istituzioni. si rischia così di essere travolti da una spirale di violenza e di repressione, per cui la funesta politica di collusione col fascismo alimenta quella che conduce al frontismo, a tutto danno della democrazia. credere di spiegare ciò che avviene in Italia con manovre comuniste che si inquadrerebbero in una politica generale di sovversione condotta dal mondo sovietico per spezzare l' Alleanza Atlantica , è mascherare con affermazioni che ritengo ovvie, ma generiche, la responsabilità di chi, con la propria funesta politica, pare si dia per compito di coonestare gli atteggiamenti del comunismo, pare si dia per compito di indebolire i mezzi con cui la democrazia può irrobustirsi e difendersi. il totalitarismo, onorevoli colleghi , si può combattere soltanto se si ha una precisa visione delle condizioni di sviluppo delle democrazie moderne. la dolorosa verità è che in Italia alcune forze che si credono democratiche e che si dicono tali hanno perso la fiducia nel potere risanatore della democrazia; tali forze stanno scivolando sul piano inclinato dello scetticismo e non credono più nella democrazia come mezzo per contrastare l' avanzata di ogni forma di totalitarismo. bisogna reagire a questa sfiducia con tutta la forza dell' ideale democratico, proprio in ragione dell' esperienza storica, la quale dimostra che dove la democrazia ha posto con le riforme sociali salde radici, il totalitarismo è respinto da una classe lavoratrice sottratta al flagello della disoccupazione e sottratta all' oppressione capitalistica e alla miseria. pensare di combattere il totalitarismo di sinistra scivolando su posizioni di totalitarismo di destra o anche soltanto su posizioni conservatrici è distruggere l' unico terreno su cui la lotta per la libertà può essere condotta con la certezza di una conclusione vittoriosa. l' attuale Governo con la sua collusione col neofascismo ha inferto un colpo gravissimo alla coscienza democratica del paese, ha incoraggiato la petulanza delle forze reazionarie e ha offerto un alibi terribile alle forze totalitarie. vi è da chiedersi per quale aberrazione si sia potuti giungere, in un mondo impegnato nella conquista di un più alto benessere per la classe lavoratrice , in un mondo impegnato nella difesa intelligente e coerente della libertà, ad una situazione che suona come sfida al buonsenso prima ancora che alla coscienza morale. veramente noi assistiamo con disgusto e con dolore a questo vergognoso sperpero di valori che con tanta fatica sono stati restaurati nel corso del dopoguerra. noi socialisti democratici assistiamo con indignazione alla acquiescenza di una classe dirigente , la quale pensa che sia meglio lasciare scivolare la crisi attuale sul terreno degli antagonismi violenti, sperando — beninteso — di potere, sul terreno della violenza, riportare la vittoria. a parte il carattere odioso di questa concezione, essa è anche stolta, perché l' esperienza di quest' ultimo quarantennio prova che se la violenza è l' ultima parola a cui una società può giungere, le forze reazionarie dopo effimero successo sono travolte, ma travolte, ahimè, non già dalle forze della libertà, ma da quelle di un nuovo ben più esperto totalitarismo, non foss' altro perché radicato nella tragica illusione che irrompe da quella dolorosa realtà che è la miseria. per questo, onorevoli colleghi , che noi da anni ci battiamo per una politica di centrosinistra, che ha come obiettivo l' allargamento della base democratica attraverso la soluzione dei problemi di fondo della vita nazionale. ed eccoci, invece, di fronte ad un Governo che cerca di giustificare, in nome di un assurdo stato di necessità, la sua collusione con il neofascismo e che cerca di dare una legittimità al suo permanere, adducendo la minaccia di un totalitarismo che esso Governo con la sua sola presenza concorre in modo funesto ad alimentare. nel momento in cui occorreva una vigile coscienza democratica, uno spirito sensibile ai bisogni profondi della classe lavoratrice , uno sguardo lungimirante sul futuro, abbiamo un Governo che fonda la sua fortuna politica sulla paralisi delle forze democratiche, abbiamo un Governo che si pone come obiettivo la propria permanenza al potere, quasi che il potere per un democratico sia un fine e non un mezzo per realizzare una politica lungimirante nell' interesse del paese e della classe lavoratrice . nella ricerca delle responsabilità immediate non vi è dubbio che l' indice va puntato contro questo Governo. ma se dalla ricerca delle responsabilità immediate si vuol passare ad un esame di quelle più vaste e profonde dei partiti politici , allora l' esame va allargato e si vedrà che la crisi attuale risale all' atteggiamento antidemocratico che le forze reazionarie della Democrazia Cristiana hanno assunto nei confronti del Governo Fanfani a cui noi abbiamo collaborato subito dopo le elezioni del 1958. e in quel periodo che la democrazia ha visto iniziarsi un fenomeno di degradazione da cui non si è più ripresa. la violenza con cui il tentativo delle forze più consapevoli della Democrazia Cristiana unite al nostro partito di risolvere il problema sociale italiano in termini democratici è stato avversato, ha segnato l' inizio della crisi in cui ancora oggi noi ci dibattiamo, scendendo politicamente sempre più in basso. e l' appello ipocrita al nostro senso di responsabilità da parte di coloro che ci hanno umiliato, proprio quando il nostro senso di responsabilità ci aveva impegnato in una battaglia decisiva per la salvezza della democrazia italiana, suona completamente falso. vi sono delle forze in Italia che pensano di salvare la democrazia e le istituzioni senza affrontare risolutamente i problemi sociali che pesano come una terribile ipoteca sul nostro paese. anche ammettendo la buona fede di questi uomini, si ha almeno il diritto di sottolineare che essi non hanno la consapevolezza di quello che bolle in pentola . la democrazia italiana sarà salvata soltanto se una rinascita possente della coscienza generale del paese e del civismo nelle sue rappresentanze più coraggiose potrà stroncare le tendenze opportunistiche, per non dire ciniche, che oggi pare prevalgano. proprio per non venir meno al nostro senso di responsabilità e per non pregiudicare le soluzioni veramente adeguate che si impongono, che noi non torneremo a combinazioni politiche che hanno fatto il loro tempo, ma che oggi non rispondono più — neppure come soluzioni di emergenza — alle necessità del paese. le soluzioni di emergenza debbono impedire il peggio, ma non possono pregiudicare il meglio che il paese è in diritto di attendersi da una classe politica consapevole. la logica, il buon senso vorrebbero che tutte le forze veramente desiderose di dare non soltanto una tregua provvisoria, ma l' avviamento ad una soluzione decisiva, considerassero con senso di responsabilità le possibilità di attuazione della politica di centrosinistra. sappiamo che sono in moto forze positive che lavorano in questo senso, e il nostro dovere è di sollecitarle a continuare nella loro opera per il raggiungimento della meta auspicata. noi ci siamo impegnati per una politica nuova di centrosinistra, confortati dal processo di rigenerazione democratica che si sta svolgendo in seno a forze ancora in — parte soggette ad ipoteche totalitarie; ci siamo impegnati per una politica di centrosinistra, confortati dall' insorgere di una viva coscienza sociale nella Democrazia Cristiana , anche se queste forze sono frenate da interessi di conservazione sociale. prima dell' avvento di questo Governo abbiamo tentato con tutte le nostre forze di giungere ad una soluzione di centrosinistra perché sapevamo a quali funeste conseguenze sarebbe andato incontro il paese qualora il nostro tentativo fosse fallito. sapevamo che la democrazia italiana è ad un bivio, ad un bivio pericoloso; sapevamo che, di fronte all' insuccesso di un tentativo generoso, si sarebbe andati incontro alla delusione delle classi lavoratrici , all' ulteriore erosione delle forze democratiche, al rafforzamento delle tendenze totalitarie e al fatale, inevitabile slittamento d' un Governo appoggiato da forze reazionarie sul terreno dell' avventura. onorevoli colleghi , non è soltanto dopo Genova e dopo Reggio che ho detto che il Governo attuale è un Governo pericoloso. prima di questi eventi, e precisamente il 25 giugno, nella relazione che ho tenuto al comitato centrale del mio partito, dopo aver fatto un' analisi della situazione, concludevo testualmente così: « è chiaro che in questa situazione è facile scivolare nell' avventura politica. il Governo Tambroni è un Governo pericoloso che deve essere combattuto energicamente » . e in realtà il Governo Tambroni è un Governo pericoloso; e, al punto in cui sono giunte le cose, è chiaro che il problema non si pone soltanto in termini di lotta contro il Governo, ma in quelli d' un riesame totale della situazione: si pone in termini di creazione di un nuovo Governo. il nostro partito è stato sempre disponibile per una politica veramente democratica, efficace, capace di andare incontro alle aspirazioni della classe lavoratrice . noi ne abbiamo dato una prova dopo le elezioni del 1958 e, nonostante l' amara esperienza fatta durante le lotte che hanno portato alla caduta del Governo Fanfani — lotte che hanno visto purtroppo allora confluire coi conservatori forze che avevamo il diritto di considerare, se non alleate, almeno non ostili — abbiamo ritentato mettendoci a disposizione del paese durante la crisi provocata dalla caduta del Governo Segni. per ben due volte, dopo la caduta del Governo Segni, ci siamo impegnati con tutto il nostro senso di responsabilità per contribuire alla formazione di un Governo veramente conforme agli interessi del paese. i lineamenti della politica di centrosinistra sono stati durante questo tentativo, o per scarsa informazione o per calcolo, talmente contraffatti che non sarà inutile — penso — ricomporli nel loro vero aspetto. la politica di centrosinistra nasce dalla consapevolezza della necessità d' una coraggiosa politica sociale per arrestare la frana che erode l' area democratica e per potere in un secondo tempo allargare l' area democratica stessa. non vi è nessun dubbio per noi che esistano le condizioni morali e politiche per autorizzare ogni democratico responsabile ad accettare l' appoggio esterno del partito socialista a un Governo formato dalla Democrazia Cristiana , dal partito socialdemocratico e dal partito repubblicano italiano. nel corso della polemica abbiamo cercato di lumeggiare la netta distinzione fra l' inserimento del partito socialista in una maggioranza organica (inserimento per cui, a torto o a ragione, noi riteniamo che quel partito non sia ancora maturo, e che del resto il partito socialista non ha mai chiesto) e il suo appoggio dall' esterno ad un Governo formato da partiti integralmente democratici. tutta la nostra polemica ha ruotato intorno a questo tema: ma, purtroppo, non a tutti questa differenza, per noi così chiara, è apparsa convincente. in larghe zone della Democrazia Cristiana la distinzione fra appoggio dall' esterno e maggioranza organica non è stata capita. e sulla politica di centrosinistra ha pesato tanto la resistenza dei conservatori, i quali hanno combattuto tale politica anche quando essa era avversata dal partito socialista , quanto il giudizio negativo che molti democratici hanno dato intorno alla situazione del partito socialista stesso. sappiamo benissimo, onorevoli colleghi , che il partito socialista è al centro di una vasta attesa alimentata da speranze oneste e talvolta anche da calcoli meno disinteressati. la speranza che i lavoratori che seguono quel partito possano integrare in modo organico altre forze democratiche di sinistra è troppo fondata nei bisogni essenziali della democrazia italiana, per non lasciare margine, al di là dei più fondati giudizi, a calcoli meno disinteressati. ciò che ci pare fondato, però, è il giudizio sul processo di rigenerazione democratica in corso del partito socialista ; processo di rigenerazione democratica di cui abbiamo molte volte individuata la portata ed i limiti. basterà qui notare che, nella situazione sempre più grave in cui il paese minaccia di essere risucchiato, noi assolviamo al nostro più elementare dovere di socialisti democratici cercando di stimolare questo processo di rigenerazione nell' unico modo valido e responsabile vale a dire respingendo le illusioni di un ritorno alla solidarietà in sede governativa tra tutte le forze democratiche indipendentemente dagli orientamenti sociali di tali forze e chiedendo al partito socialista di fare ancora dei passi innanzi. ebbene, il nostro senso di responsabilità ci suggerisce di mantenere i più stretti legami con le forze della sinistra della Democrazia Cristiana sensibili alle ragioni di sviluppo di una democrazia moderna. sappiamo le difficoltà contro cui queste forze responsabili urtano e ci rendiamo conto del loro impegno così simile al nostro per una soluzione della crisi italiana conforme alle comuni speranze. ma non è soltanto da destra che viene il pericolo. esiste anche una pseudo sinistra, che costituisce un vero e proprio gruppo di potere il quale si crea un comodo alibi per il godimento delle sue posizioni egemoniche dietro la mascheratura di una conclamata benché illusoria apertura a sinistra attraverso l' umiliazione dei partiti della sinistra democratica e della stessa sinistra democristiana. si ha come l' impressione che pesi sulla politica italiana la volontà di perseguire per questa via posizioni egemoniche, che si assidono sulla paralisi delle forze democratiche e che tale paralisi con ogni mezzo favoriscono. questa, purtroppo, è la soluzione in cui è sfociato l' immobilismo a cui la Democrazia Cristiana si è condannata, e a cui il partito socialista si condannerebbe se permettesse che i fermenti autonomistici si cristallizzino in posizioni di ambivalenza e di opportunismo. da questa situazione — vedete — che è nato l' attuale Governo, il quale rappresenta l' antitesi più assoluta alla politica di centrosinistra, alla politica di allargamento della base democratica, alla politica che noi auspichiamo. no, onorevoli colleghi , non ci si venga a dire che questo Governo deve rimanere al potere, perché, andandosene, si darebbe partita vinta ai comunisti. questo Governo, con la sua sola presenza, rafforza le correnti totalitarie e indebolisce quelle democratiche. il senso di responsabilità dei dirigenti del Partito di maggioranza relativa (e siamo certi che ciò avverrà) respinga i sofismi governativi, contrari al più elementare buon senso . è possibile, onorevoli colleghi , al punto in cui sono le cose, fare appello al senso di responsabilità di tutti per superare la crisi attuale nel modo più conforme agli interessi della nazione? è possibile riprendere il dialogo per la realizzazione di un Governo di centrosinistra? certamente! sarebbe, questa, la risposta più efficace alle speranze dei veri democratici, alle speranze della grande maggioranza del paese, alle speranze dei lavoratori. ma se questa speranza non potesse venire appagata, penso che il dovere di tutte le persone responsabili sia di adoperarsi in modo da liberare l' Italia dall' ipoteca funesta di un Governo appoggiato dai fascisti, di un Governo distruttore del patrimonio democratico creato in quindici anni di dure lotte per la salvaguardia delle libere istituzioni. la severità di queste mie parole è a livello della gravità della situazione e della consapevolezza, che il partito socialdemocratico ha, di essersi sempre sacrificato per la democrazia italiana. ciò che ci disgusta è vedere come tanta responsabilità sia stata così mal ripagata da gruppi di potere che nella nostra lotta per consolidare le istituzioni e nell' equilibrio delle forze, che per un certo tempo si è venuto determinando tra democrazia e reazione, si sono inseriti per puri scopi egemonici, compromettendo (non sappiamo se con maggiore incoscienza o con maggiore cinismo) l' avvenire stesso del nostro paese. mentre respingiamo da un lato il tentativo di trascinarci su un terreno che, come ho già detto, comprometterebbe gli sviluppi positivi che abbiamo il diritto di sperare, senza forse neppure assolvere ai compiti di una situazione di emergenza, rinnoviamo l' appello per una soluzione organica, per una soluzione di centrosinistra. questo appello si rivolge soprattutto al senso di responsabilità della Democrazia Cristiana e del partito socialista italiano. noi teniamo a ripetere che esistono tutte le condizioni, morali e politiche, per la formazione di un Governo di centrosinistra. tuttavia se, indipendentemente dalle nostre più profonde aspirazioni, la situazione interna della Democrazia Cristiana o le ombre che possono permanere ancora nel partito socialista italiano dovessero costituire un ostacolo insuperabile alla realizzazione di un Governo di centrosinistra, penso che non per questo noi dovremmo accettare l' alternativa di subire l' attuale Governo oppure di ritornare a posizioni centriste che non rispondono più, né come metodo di emergenza né come mezzo organico, ai bisogni reali del paese. è stato detto, a proposito della legge elettorale , che coloro i quali insistono per la proporzionale pura, in realtà fanno il gioco di coloro che vogliono conservare l' attuale sistema elettorale maggioritario. parafrasando questa autorevole dichiarazione, si potrebbe dire la stessa cosa per la politica di centrosinistra. al punto in cui sono le cose, penso che il tutto o nulla in materia di politica di centrosinistra probabilmente non sbloccherebbe la situazione e farebbe il gioco di coloro che si aggrappano all' attuale formula governativa, al Governo dell' onorevole Tambroni. per noi socialdemocratici il problema si pone nei termini seguenti. si tratta di sottrarre il paese ai pericoli derivanti dalla presenza di un Governo che ha perso ogni contatto con la realtà democratica della nazione e che scivola insensibilmente, e forse indipendentemente dalla sua volontà, sul terreno dell' avventura. il vero pericolo che corre oggi l' Italia è rappresentato dalla mancanza di equilibrio, di chiaroveggenza e di quell' autentica fermezza che non consiste, onorevole Tambroni, nell' esasperare e nell' ingigantire i pericoli, pure reali, che esistono, e che sono costituiti dalla presenza delle forze totalitarie, ma che al contrario consiste nel porre nella loro vera luce le minacce che incombono sulla democrazia e nel valutare obiettivamente i mezzi opportuni per scongiurare tali minacce. noi siamo profondamente convinti che il vero pericolo, il maggior pericolo è il divorzio tra classe lavoratrice e democrazia. e proprio nel momento in cui fermenti di rigenerazione democratica si manifestano in seno ad una larga parte della classe lavoratrice , fino a ieri dominata da ipoteche totalitarie, sarebbe un tragico errore assumere atteggiamenti che fatalmente ricreerebbero, per reazione, una atmosfera di Fronte popolare , il quale favorirebbe il risucchio nel vortice totalitario di coloro che si stanno già avviando sulla strada della democrazia. noi socialdemocratici lottiamo per la difesa delle libere istituzioni con un impegno che non è secondo a quello di alcun' altra forza liberale, ed abbiamo il diritto di essere creduti quando affermiamo che non è saggia politica esasperare i pericoli reali che sono contenuti nel totalitarismo della estrema sinistra , nell' atto stesso in cui, accettando collusioni con le forze totalitarie della destra, si indeboliscono quelle forze morali che sono il fondamento incrollabile della democrazia. in realtà il nostro discorso va al di là di questo Governo e si rivolge al Partito di maggioranza relativa con il quale abbiamo collaborato durante tanti anni e con il quale speriamo di incontrarci ancora in avvenire, poiché se la politica di centro — sinistra si dovrà realizzare (e si realizzerà) ciò non potrà che avvenire con la confluenza di tutti i democratici aperti alle più coraggiose rivendicazioni sociali, siano essi cattolici, siano essi laici. alla Democrazia Cristiana noi diciamo che se le condizioni per la realizzazione di una nuova maggioranza di centrosinistra non fossero ancora oggi realizzabili, non sarebbe questo un motivo per sfuggire alla ricerca di soluzioni che, allontanando i pericoli che oggi minacciano il paese, possono preparare quelle più organiche che noi auspichiamo. tra l' impossibilità di un ritorno al centrismo e l' immaturità delle condizioni che possono permettere la formazione di un Governo di centrosinistra, noi ci rifiutiamo di pensare che non vi sia che il vuoto pauroso, l' avventura politica e le combinazioni che indeboliscono le capacità di esistenza dello Stato e della nazione di fronte alle minacce totalitarie ed all' involuzione di carattere reazionario. è possibile, onorevoli colleghi , in altri termini, liberare il paese dai pericoli che questo Governo gli fa correre e trovare una soluzione che non soltanto non pregiudichi, ma anzi prepari il terreno a quella più organica per cui noi lottiamo? la nostra sensibilità democratica ci dice che soluzioni di questo tipo esistono, e il nostro senso di responsabilità ci consiglia di impegnarci per dare ad esse il nostro appoggio. è da anni che noi ammoniamo il paese sui pericoli di uno slittamento verso l' alternativa funesta reazione-frontismo. è chiedere troppo sollecitare dalla Democrazia Cristiana e da tutti i partiti che desiderano sinceramente il consolidamento delle libere istituzioni, un atto di buona volontà che renda possibile una soluzione la quale, per la gravità delle circostanze, potrebbe essere considerata di emergenza, ma per la sua struttura dovrebbe presentare caratteri di serietà che sono necessari ad ogni governo che voglia dirigere con senso di responsabilità e con fermezza un popolo libero e civile? è possibile, in altri termini, la formazione di un Governo che, senza impegnarci in posizione contraria alle nostre, convinzioni più profonde, ci metta in grado di contribuire ad arrestare il pericolo di uno slittamento del paese verso le avventure? è possibile costituire un Governo alla cui formazione, per ragioni ovvie, dovrebbe essere impegnata soltanto la Democrazia Cristiana , un Governo che rompa assolutamente con le forze del neofascismo, un governo sottratto ad ogni ipoteca totalitaria e conservatrice, un governo largamente aperto alle riforme sociali che si impongono, un Governo, infine, nettamente qualificato, per l' uomo che dovrà dirigerlo, in senso veramente democratico e sociale? a un simile Governo io credo che tutti coloro i quali desiderano sul serio il consolidamento delle istituzioni democratiche dovrebbero dare il loro appoggio. per quanto ci riguarda, noi riteniamo di non venir meno, assumendoci le nostre responsabilità, agli impegni assunti di fronte al paese e a tutti coloro che credono negli ideali del socialismo democratico . quindi siamo convinti che offrendo il nostro contributo a una situazione che sblocchi la crisi attuale e faccia uscire l' Italia dal vicolo cieco in cui l' irresponsabilità degli opposti totalitarismi e della reazione l' hanno cacciata, noi contribuiremo alla rinascita della nazione. noi siamo convinti che il partito di De Gasperi , di Achille Grandi, di Vanoni, non verrà meno, in questo momento difficile, alle sue tradizioni democratiche e sociali e respingerà le suggestioni funeste che una scarsa sensibilità politica potrebbe favorire. noi socialdemocratici, fedeli alle tradizioni di Filippo Turati e di Giacomo Matteotti, faremo il nostro dovere, denunciando al paese e combattendo i pericoli delle collusioni col neofascismo, con la reazione e respingendo ogni funesta suggestione di carattere frontista. il cammino della democrazia è difficile e insidiato da mille ostacoli; è un cammino che può portare all' esilio e che può portare al potere, ma in nessun caso porterà alla vergogna delle disfatte morali e delle decadenze irrimediabili. coloro che si illudono, percorrendo la strada della democrazia, di non trovarvi degli ostacoli, alle prime difficoltà sono portati a rinunziare o a scegliere le vie che paiono meno aspre, ma che in realtà conducono verso l' abisso. nei momenti difficili è necessario non perdere la testa, non vedere le cose sotto le deformazioni della passione o, peggio, dell' interesse di fazione. la vera qualità dell' uomo politico responsabile e democratico è di sapersi collocare, come per una seconda natura e come risultato di una lunga educazione alla scuola della libertà e di una sincera dedizione alla classe lavoratrice , dal punto di vista dell' interesse generale. è solo da questo alto punto di vista che si vedono le cose nel loro vero rapporto e nel loro reale significato; è da questo alto punto di vista che è possibile giudicare dei mezzi più idonei per evitare i pericoli che minacciano la democrazia. nelle drammatiche giornate che abbiamo vissuto, l' appello di tutti gli uomini responsabili era di veder trasferito l' aspro conflitto dalle strade al responsabile dibattito parlamentare . constatiamo con sodisfazione che, grazie al senso di responsabilità della grande maggioranza della nazione, ciò è avvenuto. si tratta ora, per il Parlamento, di essere all' altezza della situazione; si tratta, per il Parlamento, di accogliere la grave lezione degli avvenimenti, lasciando fuori dell' Aula l' atmosfera che ha arroventato le strade. questa e la condizione per l' esame obiettivo delle cose e per la scelta oculata dei rimedi. per quanto riguarda il nostro partito, questo esame e questa scelta sono fatti. i pericoli che minacciano la democrazia italiana esistono: essi vengono da opposte forze totalitarie e vengono dalle forze della reazione; ma questi pericoli non saranno superati se lo Stato si lascia travolgere dalla spirale della violenza. ricordiamoci, ripeto, che il vero pericolo che minaccia la democrazia è la decadenza della coscienza della maggioranza della classe lavoratrice . sappiamo che esistono forze le quali lavorano perché ciò avvenga. non basta però denunciare questo stato di cose , illudendosi così di aver fatto il proprio dovere. sono molte le cose che i democratici devono fare per rendere più difficile l' opera di coloro che vorrebbero convincere la classe lavoratrice dell' inefficacia della democrazia come mezzo per risolvere il problema sociale. il vero dovere dei democratici è di presentare la democrazia col suo vero volto, di non contribuire a deformarla, di non associare mai la democrazia con tutte le forze totalitarie di destra e con quelle della reazione. così facendo, si alimenta la tragica alternativa e si porta Italia verso il funesto abisso contro il quale noi da mezzo secolo lottiamo. in nome di questa nostra lotta e di questa nostra esperienza noi vi diciamo, onorevoli colleghi , che l' unica via maestra è quella della fermezza nello spirito, della più profonda adesione alle ragioni di sviluppo della democrazia, della più profonda adesione ai bisogni della classe lavoratrice . l' unica via maestra, onorevoli colleghi , è quella seguita dalle nazioni più progredite del mondo, le quali — grazie alla lungimiranza di uomini di Governo avveduti e al senso di responsabilità delle classi lavoratrici — sono riuscite a portare la lotta politica ad un livello che onora la civiltà umana, sono riuscite a dare una risposta decisiva ai problemi sociali. l' unica via maestra, onorevoli colleghi , è quella che l' Italia, sorta dalla Resistenza, alla quale ha partecipato l' immensa maggioranza del popolo, ha seguito sino ad oggi e che siamo certi seguirà anche nel futuro. la via della democrazia non può. e non deve essere abbandonata. nessun sofisma, nessuna errata visione delle cose potrà indurre la maggioranza del paese ad una abdicazione che farebbe rivivere le tragiche vicende che per l' onore del nostro paese siamo convinti rimarranno relegate come il funesto ricordo di un funesto passato. siamo certi che la via della democrazia non soltanto non sarà abbandonata, ma sarà percorsa per intero, e che forze sempre nuove si uniranno nella marcia comune. non sbarriamo per cecità o per errore questa via. smuoviamo gli ostacoli, difendiamo il diritto del popolo italiano a continuare la sua marcia in avanti verso la giustizia sociale nella libertà politica . restituiamo con la responsabilità delle nostre decisioni la fiducia nei valori della democrazia e della libertà. fuori della democrazia vi è l' errore, soltanto nella democrazia è il progresso operoso, in un clima civile, della nostra cara e bella patria! viva l' Italia democratica!