Palmiro TOGLIATTI - Deputato Opposizione
III Legislatura - Assemblea n. 208 - seduta del 15-10-1959
Su un incidente occorso al Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro
1959 - Governo I Amato - Legislatura n. 11 - Seduta n. 29
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

credo siano evidenti, signor presidente , onorevoli colleghi , i propositi che ci hanno mosso nel presentare la mozione che svolgo a nome del gruppo parlamentare comunista. prima di tutto, noi desideriamo conoscere, circa gli sviluppi recenti e ultimi della nostra politica estera e della nostra azione diplomatica, qualcosa di più di quanto non sia apparso sino ad oggi dagli scoloriti comunicati ufficiali, dalle dichiarazioni ufficiose che in differenti occasioni sono state fatte e che, nel complesso, quando si toccano i temi ardenti del momento, non escono, secondo la nostra opinione, da quel tipo di oratoria che è caratteristica del nostro ministro degli Esteri e che è in sostanza ispirata soltanto dalla retorica del luogo comune . in secondo luogo, e sulla base di ciò che per ora conosciamo, desideriamo esprimere la incomprensione e la sorpresa nostra — che riteniamo siano incomprensione e sorpresa di una grandissima parte dell' opinione pubblica italiana — per il modo come la nostra diplomazia e i nostri governanti si sono mossi nel corso degli ultimi sviluppi della politica internazionale ; e di conseguenza esprimere il nostro profondo malcontento per ciò che è stato fatto e per ciò che non è stato fatto, e quindi la convinzione che l' indirizzo di politica estera che viene seguito da questo Governo è del tutto inadeguato alla situazione che esiste oggi internazionalmente, e quindi è profondamente errato, e abbisogna di un mutamento radicale. né sappiamo, del resto, se questo Governo sia in grado di concepire e di attuare simile mutamento. né vi stupisca, onorevoli colleghi , il fatto che abbiamo sollecitato il dibattito in questo momento della vita politica italiana , alla vigilia del congresso del più grande partito che segga in quest' Aula, e che è il partito del Governo attuale. è verissimo che in questo momento sembra che tutta l' attività del paese debba essere pendente da questo unico filo, e vi è chi ritiene che anche la vita politica possa essere totalmente sospesa. noi non comprendiamo questo atteggiamento e non lo condividiamo. riteniamo che per affrontare i problemi fondamentali della politica del nostro paese, e prima di tutto le questioni della politica estera , le sedi di partito non possono prevalere sopra le sedi politicamente normali, quali sono le assemblee parlamentari. quanto al fatto che un pronunciamento, qualunque possa essere, del Parlamento come conclusione di questo dibattito possa pregiudicare in qualsiasi modo gli esiti del congresso della Democrazia Cristiana , presentando a questo congresso un Governo dotato di maggior forza e prestigio di quanto non possa essere nel desiderio di una parte almeno dei partecipanti a quel congresso, devo affermare che la cosa ci preoccupa fino a un certo punto. anzi, se rievochiamo recenti vicende parlamentari, si affaccia alla nostra mente ciò che è avvenuto alcune volte, se non erro, nel corso degli ultimi anni. l' onorevole Segni, nella esposizione da lui fatta ai rappresentanti della stampa americana, si è rallegrato e vantato del fatto che a proposito della politica estera questa Assemblea sempre abbia espresso forti maggioranze a favore dei governi in carica . noi però ci ricordiamo che non una sola, ma almeno due volte è avvenuto che, subito dopo che si erano raccolte quelle maggioranze così ingenti a conclusione di dibattiti di politica estera , a distanza di una o due settimane scomparivano dalla scena politica i governi che le avevano ricevute, ed era assai difficile spiegare in che misura quella maggioranza, così ottenuta, fosse stata fattore diretto o indiretto di quella loro scomparsa. che cosa avverrà adesso, lo vedremo. noi siamo da tempo critici e avversari, anzi, critici e avversari radicali della politica estera che è stata seguita non soltanto da questo Governo, ma anche dai governi che lo hanno preceduto — possiamo dire — nel corso oramai di circa due legislature, e le nostre critiche si sono appuntate — giova oggi ripeterlo — su alcuni punti di cui intendo sottolineare i due principali. il primo di essi è l' assenza, sia pure nell' ambito del patto atlantico e dei rapporti di alleanza che dal patto derivano per il nostro paese, di un indirizzo autonomo di politica estera nazionale italiana che fosse un indirizzo di pace, cioè tendesse a sollecitare una diminuzione della tensione dei rapporti internazionali e l' avviamento, quindi, a una pace duratura. ritenevamo e riteniamo che l' Italia è una grande potenza per il suo sviluppo economico , per il suo potenziale umano e per la posizione che occupa nello scacchiere europeo, e che. i suoi governanti hanno quindi il dovere di elaborare e difendere una posizione autonoma di politica estera , corrispondente alla posizione del nostro paese e alle più profonde aspirazioni popolari. tale non poteva essere altro che la ricerca di migliori rapporti internazionali, di una distensione, di una pace più solida di quella che non sia esistita nel corso dell' ultimo decennio. inoltre, noi abbiamo sempre appuntato la nostra critica sull' organica incapacità dei nostri governanti — nel corso di dieci anni, si può dire — di afferrare, comprendere e valutare esattamente quei mutamenti che erano e sono in corso nel mondo e di adeguare ad essi una corrispondente iniziativa politica e linea di condotta. e questo si riferisce tanto alla situazione esistente nell' Europa, quanto alla situazione esistente nei continenti non europei, nell' Asia, nell' Africa, in zone più o meno lontane da noi. la conseguenza più evidente di questi due profondi errori, contro i quali noi abbiamo concentrato la nostra critica e che hanno determinato la nostra opposizione, è stata che il nostro paese è finito in sostanza all' estrema ala dello schieramento atlantico e che anche in questa ala oltranzista, come si suol dire, noi siamo stati alla coda di altre potenze, le quali decidevano e dirigevano, e quindi determinavano le posizioni degli stessi nostri governanti e della nostra diplomazia, per cui l' Italia veniva ridotta alla posizione poco dignitosa di satellite e vassalla. di qui i discorsi che dal banco del Governo ci venivano fatti, in cui percepivamo soltanto la ripetizione del discorso che avevamo già letto giorni prima e che era stato pronunciato, lontano da noi, da ben più autorevoli personaggi; di qui i comunicati senza alcun contenuto originale, sulla semplice falsariga dei comunicati che erano stati fatti per esprimere la politica di altre potenze. un' iniziativa nostra di politica nazionale e di pace non vi è stata mai. se si vuole considerare che fosse particolare iniziativa italiana la tendenza alla costituzione degli organismi europeistici in seguito alla ripresa, o « rilancio » , come è stato detto, di questi organismi fino alla formulazione del trattato del mercato comune europeo, ebbene, ci sia permesso osservare che proprio a questo proposito viene alla luce il diletto capitale della nostra politica, perché è proprio questo trattato del mercato comune europeo che ogni giorno in modo più chiaro viene denunciato da tutte le parti del mondo produttivo italiano, nelle campagne prima di tutto, ma anche nell' industria, come il fattore che ha accentuato, se non provocato direttamente, una pro: onda crisi delle nostre strutture economiche e in determinati settori perfino situazioni che possono qualificarsi come disastrose. iniziatasi una differenziazione nel campo delle stesse potenze atlantiche — e si tratta di un processo che dura da alcuni anni — la nostra diplomazia si è trovata automaticamente alla coda del gruppo più oltranzista. questo era il suo posto di elezione, e da questo posto essa mai ha osato muoversi. nel momento quindi in cui si sono affermate in Europa le velleità di dominio economico e di supremazia politica della Germania di Bonn, nel momento in cui è caduto il regime democratico parlamentare francese e si è instaurata in Francia una dittatura personale, la quale pure tende, in accordo con i governanti di Bonn, a una supremazia politica, ci siamo quasi automaticamente collocati, senza riflessione e senza alcun dibattito, alla coda di questo gruppo. e questo è un risultato contrario all' interesse nazionale italiano, tanto se consideriamo i fatti economici, quanto e più se consideriamo la sfera politica . come nazione libera italiana, noi non abbiamo interesse alcuno a che si stabilisca in Europa occidentale una supremazia economica dei grandi cartelli industriali tedeschi, anche se questi cartelli dovessero presentarsi domani o se già oggi stesso alcuni di loro si presentano come alleati di grandi gruppi monopolistici italiani. come nazione italiana, non abbiamo alcun interesse a una rinascita dell' espansionismo tedesco, cioè della tendenza di determinati circoli dirigenti della Germania di Bonn ad avere una parte di direzione politica in tutto l' Occidente. basta considerare, per convincersene, ciò che avviene oggi nell' Alto Adige , dove tutti sanno che le agitazioni che vengono condotte con un chiaro ed esplicito sapore separatista di quella regione dal territorio italiano, vengono stimolate e alimentate, più che dai governanti e dai partiti austriaci, da centrali che si trovano nella Baviera e nella Renania e fanno capo a circoli dirigenti della Germania di Bonn. non abbiamo alcun interesse a che venga continuata fino allo sterminio la guerra di Algeria come è stato finora fatto dai governanti francesi, perché, essendo noi parte dello schieramento atlantico, questo compromette la posizione dell' Italia nei confronti di tutto il movimento di liberazione dei popoli arabi e di tutto il movimento di liberazione dei popoli coloniali. collocandoci alla coda del gruppo oltranzista continentale atlantico, noi avalliamo queste e altre posizioni, le quali sono direttamente contrarie al nostro interesse nazionale . tutti questi elementi, che qualificano come ho detto la condotta dei nostri governanti, si sono intrecciati, sommati e confusi negli ultimi tempi, da quando è cominciata la grande svolta della situazione internazionale, dall' atmosfera e dalla politica della guerra fredda all' atmosfera e ad una politica di coesistenza pacifica , e, quindi, di distensione dei rapporti fra gli Stati. la conseguenza è stato qualcosa di bizzarro, strano, paradossale, dove spesso, purtroppo, il meschino si mescola al comico e perfino al ridicolo. è un ridicolo che ricade su voi, governanti, e non sul nostro paese, perché vi è chi sa fare la distinzione, ma ciò non toglie che ci si debba dolersene amaramente. è bastato che, dopo la temporanea conclusione della conferenza di Ginevra, si diffondesse la notizia che, per iniziativa del presidente degli USA e in seguito a trattative che erano state condotte all' insaputa delle altre potenze atlantiche, avrebbero avuto luogo prima una visita del Primo Ministro sovietico negli USA e poi una visita del presidente degli USA nell' Unione Sovietica , perché noi rilevassimo, nelle sfere governative e di coloro che appoggiano questo Governo, la sorpresa, lo sbalordimento, lo smarrimento. gli episodi che si sono succeduti sono stati stranissimi. vi è stato l' incredibile avventura di non so quale funzionario del dipartimento di Stato , per caso di passaggio in Italia, cui si è corsi dietro per dare al suo passaggio su un campo di aviazione italiano il carattere di un' informazione che veniva data da fonte autorevolissima al nostro paese, e niente di questo era vero. poi vi è stato l' incontro di Parigi, svoltosi in modo da far capire a tutti che nel carro di questo mondo atlantico in movimento noi non siamo la prima delle ruote. e infine vi è stato il viaggio a Washington. circa questo viaggio a Washington, mi sia consentito dire che se il nostro presidente del Consiglio , il nostro ministro degli Esteri e la nostra diplomazia avessero avuto almeno un senso delle proporzioni, in quel momento non lo avrebbero fatto, evitando così una serie penosa di brutte figure. tutti avete saputo del ragazzino americano che volle andare a vedere il Primo Ministro Kruscev dicendo che « questa è la storia della storia voi avete voluto aggiungere qualche cosa che storia non è stata. i grandi fatti storici — è stato detto — una volta si producono come drammi, poi come farse. purtroppo, a voi è toccata questa seconda parte. è a tutti noto l' episodio del testo del discorso di saluto, distribuito alla stampa e trasmesso in tutto il mondo e in seguito censurato, non sappiamo per iniziativa di chi, per togliere il passo in cui i nostri governanti facevano parte della mosca cocchiera , circa il contenuto e la conclusione delle conversazioni condotte fra i dirigenti dei due più grandi Stati del mondo e che si erano concluse pochi giorni prima. e poi vi è stato il resto: il contatto col presidente degli USA d' America ridotto a nulla e le dichiarazioni successive, sulle quali avrò modo di fermarmi analiticamente. rimane, come origine di questa condotta disgraziata, ciò che ho detto prima, lo smarrimento e la sorpresa che vi colsero di fronte ai fatti che stavano succedendo. l' onorevole Pella, quando ciò gli è stato fatto presente in sede di Commissione degli esteri, ci ha detto che la sorpresa era inevitabile perché, se da parte dei governanti degli USA, l' intenzione di avere uno scambio di visite col Primo Ministro sovietico fosse stata resa pubblica, per carità!, quanti bastoni sarebbero stati messi fra le ruote! forse era un' autocritica quella che, in quel momento, l' onorevole Pella faceva a se stesso e al proprio presidente del Consiglio . siete partiti, dunque, dalla sorpresa e dalla vaga intuizione, che chiaramente affiora nelle espressioni dei dirigenti politici del campo governativo, di doversi allineare, quasi per forza e contro volontà, a qualche cosa che non capite ancora che cosa sia, da che parte venga e dove vi porterà. si trova cioè in voi, ancora una volta, l' incomprensione profonda, ottusa di quello che sta avvenendo nel mondo e di quello che è già avvenuto. di qui il timore, l' irritazione, persino il panico. ciò che avviene è così lontano da ciò che il mondo nel quale vi muovete pensava o mostrava di pensare, che il vostro smarrimento è ben comprensibile. in realtà, ciò che sta avvenendo è assai più serio e più profondo di quanto non risulti, oltre che dalle vostre dichiarazioni, anche dai commenti che prevalgono oggi nel nostro paese. si suol dire, anche quando si ammette che si è all' inizio di una svolta, che il punto di partenza sta nel viaggio del Primo Ministro Kruscev negli USA, nella sua visita a questo grande paese, nel suo incontro con gli esponenti qualificati del popolo americano e dei circoli dirigenti della società americana e, infine, nel suo colloquio con il presidente degli USA. tutto questo, senza dubbio, è stato una grande novità, cui si sono aggiunti l' entusiasmo con il quale l' invito e l' incontro sono stati accolti dalla opinione pubblica mondiale, come qualcosa non soltanto di nuovo, ma di positivo e grande, che apriva una via nuova per tutti. si aggiungano, poi, la sodisfazione delle due parti per l' incontro avvenuto e la sodisfazione pro fonda dell' opinione pubblica degli altri paesi. tutto questo viene preso, di solito, come il punto di partenza . ma io vorrei osservare che tutto questo non è il punto di partenza vero. tutto questo è già un punto di arrivo . il vero punto di partenza è un altro. il punto di partenza di ciò che sta avvenendo nei rapporti tra gli Stati è un processo multiforme e complesso, che si sviluppa ormai da parecchi anni e che ha cambiato profondamente le strutture economiche e politiche del mondo intiero, in modo tale che a tutti, oramai (a tutti coloro — si intende — che sono capaci di ragionare), i mutamenti avvenuti appaiono qualcosa di irrevocabile, da cui non si può più tornare indietro; e a una sempre maggior parte dell' opinione pubblica appaiono anche qualche cosa di più, cioè mutamenti favorevoli alla causa della civiltà, della pace e dello sviluppo della società umana. questo è il vero punto di partenza . e le strutture del mondo sono cambiate per i fatti che voi dovete conoscere: prima di tutto per lo sviluppo e il consolidamento progressivo di un sistema di Stati socialisti, della proprietà privata dei grandi mezzi di produzione e dove il potere è nelle mani dei partiti comunisti, alla testa della classe operaia e del popolo. elemento che si affianca a questo è la formazione di un gruppo di Stati nuovi nell' Asia e nell' Africa, abbraccianti territori vastissimi, che sino a un decennio fa erano sottoposti al dominio coloniale dell' imperialismo, ma oggi affermano: invece, la propria libertà e indipendenza. né questo movimento si è fermato. nel corso degli ultimi due o tre anni nuovi Stati indipendenti si sono formati nell' Africa e nel Medio Oriente , nuovi popoli hanno affermato la loro indipendenza, oppure aspramente lottano per condurre a termine la liberazione di una parte dell' umanità che fino a ieri era stata tenuta in schiavitù e allontanata dai beni della civiltà. guardate prima di tutto a queste cose nuove, se volete comprendere in che direzione vanno gli sviluppi delle relazioni fra gli Stati. lo ricordo i tempi lontani in cui vennero lanciati, nell' Unione Sovietica , i primi piani quinquennali. ricordo l' irrisione con cui vennero accolti dai nostri saputi professoroni di economia, i quali non scendevano nemmeno nel dibattito, poiché per loro era senz' altro impossibile qualsiasi sviluppo economico , industriale, agrario ove si fossero eliminati gli stimoli che stanno alla base del regime capitalistico. vi fu anche chi non volle credere alla forza materiale e alla forza politica che si produssero in conseguenza dello sviluppo del regime economico socialista; chi ritenne possibile e pensava sarebbe rimasto impunito un atto brutale di aggressione. quell' errore fu pagato a caro prezzo. coloro che lo avevano commesso, cioè il fascismo e il nazismo, sono stati spazzati dalla scena della storia. il vecchio scetticismo non ha più accolto, oggi, la presentazione da parte dei dirigenti del partito comunista sovietico del nuovo piano settennale, al termine del quale quei dirigenti sanno che il loro paese avrà superato la maggior parte dei paesi del mondo nello sviluppo dell' industria, dell' agricoltura e degli scambi, e sarà vicino il momento in cui supererà, per quanto riguarda l' indice di produzione per abitante, anche il paese più avanzato del mondo capitalista. è vero che ancora oggi, ogni tanto, su certi giornali si possono leggere scritti di pseudoscienziati che confrontando e rimescolando dati mettono in dubbio questa realtà, ma nessuno presta loro fede. il nuovo piano settennale sovietico si sta realizzando ormai da un anno con grande successo e il processo di trasformazione delle strutture economiche del mondo sarà in questo modo, oltre che per i progressi analoghi e impetuosi che si hanno negli altri Stati del sistema socialista, portato a un livello ancora più elevato di quanto non sia adesso. ricordo i tempi in cui si parlava del primo paese socialista come di un paese di barbari. immediatamente dopo la guerra leggevamo sui vostri giornali, onorevoli democratici cristiani , la storiella del soldato sovietico che non conosce l' orologio o del russo che ha la coda. con queste favole si fece persino la propaganda elettorale, in un collegio che ella certamente conosce, signor presidente ... non mi riferivo a lei, signor presidente . le confermo, signor presidente , che non mi riferivo a lei, ma a un collega che non fu più rieletto. tutti riconoscono e proclamato, ora, che nell' Unione Sovietica sono stati compiuti i più grandi progressi, che ivi esistono oggi, per esempio, le migliori scuole del mondo, il che non è più un fatto materiale ma un fattore ideale di evoluzione della civiltà. sono stati compiuti nell' Unione Sovietica i più grandi progressi nello studio delle scienze esatte e in tutta l' educazione scientifica. il fatto che la scienza sovietica sia tra le più progredite e certamente, in alcuni settori, la più progredita del mondo è incontestabile. i risultati li vedono tutti. essi sono tali che aprono all' umanità orizzonti nuovi, cui ancora alcuni anni or sono non si pensava se non come a fantasie lontane da qualsiasi possibilità di realizzazione. uno sterminato campo di nuove conquiste viene aperto di colpo all' umanità. in questa direzione, sotto lo stimolo delle prime realizzazioni, dovute all' Unione Sovietica , ecco iniziarsi una gara appassionante fra i paesi più avanzati. si sente dire, alle volte, che noi esalteremmo il progresso scientifico sovietico e non vorremmo tener conto di quanto si va facendo da altri paesi. questa sciocca critica non ci colpisce. noi diciamo le cose come stanno e salutiamo con entusiasmo i progressi scientifici, da qualunque parte essi vengano, che hanno luogo nella direzione dello sviluppo delle energie umane per la conquista da parte dell' uomo di tutto l' universo. purtroppo non può non essere amareggiato l' animo nostro dal fatto che vediamo oggi assente da questa grande competizione il nostro paese, l' Italia, la terra che ha dato all' umanità e Bruno e Campanella e Galilei, che altre vie in altri momenti hanno aperto all' ingegno umano, la terra che, nel tempo presente, ha avuto come suoi cittadini Enrico Fermi e Bruno Pontecorvo, costretti a porre il loro ingegno al servizio di altre nazioni. oggi tocca a noi registrare la protesta dei nostri fisici, la protesta dei direttori dei gabinetti scientifici delle nostre università, i quali non sanno come andare avanti, perché mancano loro i mezzi materiali necessari per poter far compiere alla nostra gioventù i passi necessari sulla via delle scienze contemporanee. mi è stato detto ed è stato riferito dai giornali che, proprio nel giorno in cui partiva da un punto dell' Unione Sovietica quel razzo teleguidato che andò a finire esattamente sulla superficie lunare, proprio in quel giorno ebbero luogo esperimenti di un siluro teleguidato davanti a un porto italiano, e il siluro era così ben guidato che andò a colpire il battello stesso da cui era partito. sono fatti che amareggiano l' animo nostro, nel momento in cui vediamo come la scienza progredisce nei paesi dove si sono spezzate le vecchie strutture capitaliste, dove si è creato qualcosa di nuovo, dove è data l' istruzione al popolo, dove si sono sviluppati gli istituti scientifici, concentrando se necessario — ed era necessario — la maggior parte delle energie in questa direzione. noi salutiamo, in particolare, il risultato generale di questi nuovi grandiosi sviluppi scientifici, il quale sta nel trionfo di una concezione razionale e progressiva del mondo e dei destini umani, una concezione secondo la quale non vi sono limiti alle conquiste dell' ingegno umano. salutiamo questo risultato perché sappiamo che l' avanzata in questa direzione, non soltanto afferma la superiorità del sistema economico e politico socialista e della guida data. dai comunisti ad una nuova società, ma significa anche che in tutto il mondo verrà sempre più fortemente sentita dalle grandi masse umane e dalle avanguardie intellettuali e tecniche la spinta alla ricerca di quelle trasformazioni dell' ordinamento economico e politico che sono indispensabili per tener dietro agli sviluppi della scienza. ma torniamo alla nostra politica estera . ho detto che esiste da un lato un sistema di Stati socialisti, i quali si sviluppano oggi in modo organico e uniforme, cosicché non si può in alcun modo porre il problema di un ritorno indietro dalle posizioni che questi Stati hanno conquistato, di un loro distacco dalla via che hanno seguito e seguono nel loro sviluppo. d' altra parte, i tentativi che sono stati fatti, da parte imperialista, per dare seri colpi a qualcuno degli Stati nuovi sorti sulle rovine del regime coloniale, sono terminati con un fallimento. con un fallimento si è chiusa l' impresa di Suez; con un fallimento il tentativo di aggressione al Libano e all' Iraq; con un fallimento la tentata sommossa contro il governo della nuova Indonesia. questa è oggi la realtà. di fronte a questa realtà, il sistema delle relazioni internazionali, il sistema politico e lo stesso ambiente psicologico della guerra fredda in cui l' umanità è stata costretta a vivere per gli ultimi dieci anni, non resistono più, devono essere cambiati, liquidati. vi è una necessità oggettiva che impone un cambiamento, che rende inevitabile una svolta. ed è quello che voi non comprendete, legati alle vecchie formule, aggrappati a qualcosa che non esiste più, che non può più esistere, oppure è destinata a miseramente scomparire. quali prospettive si possono aprire all' umanità continuando nel sistema della guerra fredda ? è passato il tempo in cui il vecchio Churchill, nel 1946-47, come egli stesso ha scritto, poteva pensare che, poiché gli USA e l' Inghilterra possedevano il monopolio delle armi atomiche , sarebbe stato opportuno organizzare una grande dimostrazione aerea sulle città sovietiche, imponendo l' accettazione di determinate condizioni, con la minaccia del bombardamento atomico. sono passate quelle epoche, è chiuso quel periodo. dal monopolio atomico nelle mani delle maggiori potenze occidentali si è passati ad un' innegabile superiorità dell' altra parte. è assurdo affrontare il tema — che io, del resto, ho sempre cercato di non porre come un tema che dovesse discutersi — di chi soffrirebbe di più qualora si giungesse a una lacerazione così profonda da dar luogo a un conflitto totale. la sola cosa che so in modo preciso è che in quel caso la giustizia verrebbe fatta, presto o tardi, dai popoli, dalle masse popolari , che saprebbero cercare i responsabili dello sterminio, e annientarli. ma, oltre a questo, la prospettiva che un conflitto generale apre alla umanità, è quella della distruzione quasi totale della nostra civiltà nella maggior parte del mondo. oggi di questo si sono accorti tutti, tutti lo riconoscono, tutti dicono di voler trarre da questa realtà le necessarie conseguenze, per diminuire la terribile minaccia. la cosa grave, che incombe come un duro peso morale sopra il mondo occidentale, è che la realtà e tragicità di questa prospettiva viene avvertita e denunciata dai dirigenti del mondo capitalistico soltanto oggi, che essi sanno di essere la parte più debole, su quel terreno. non l' hanno avvertita prima, quando credevano di essere la parte più forte, quando decine, anzi centinaia di milioni di uomini firmavano gli appelli per la proibizione delle bombe atomiche; quando noi ci rivolgevamo al mondo cattolico chiedendo che ci si unisse, che si prendesse qualche iniziativa, che si facesse qualche cosa perché la corsa all' armamento atomico e nucleare, cioè alla distruzione della civiltà, venisse arrestata. allora non ci si moveva, si era indifferenti alla prospettiva dello sterminio, si pensava che sarebbe toccato solo agli altri! difficilmente vi libererete dal peso morale di questo vostro atteggiamento. oggi interviene, sulla scena del mondo, una opinione sempre più desta delle grandi masse popolari . le grandi masse sentono che il mondo è diverso da quello che esisteva 10 o 5 anni fa, e vogliono muoversi in una determinata direzione, che è quella della pace, prima di tutto. vi era e vi è ancora della paura. si chiede che questa paura venga dispersa, ma le masse sanno a chi spetta l' iniziativa dei passi da compiersi perché si disperda; sanno che è proprio la parte oggi più forte, la parte che è uscita con maggiori successi dagli anni drammatici e duri della guerra fredda , quella che si impegna a fondo per modificare, volgendolo verso la pace, tutto il corso della storia. anche per questo è così cresciuto, tra le grandi masse umane, il prestigio dei nuovi regimi socialisti e popolari, di chi li dirige e sta alla testa della svolta verso la pace. le vecchie menzogne sono battute in breccia, crollano. tutta l' impalcatura dell' agitazione anticomunista, tutto un sistema di ossessionante propaganda precipita nel nulla sotto i colpi della realtà, e grandi e nuove masse di uomini avanzano, esigendo che si crei una atmosfera nuova, che si prendano iniziative nuove, che venga cambiato, per garantire la pace, tutto il sistema dei rapporti internazionali. chi non comprende questo processo è destinato a subire egli stesso le conseguenze del suo profondo errore. vedete quello che è capitato recentemente nelle elezioni inglesi. anche noi, comunisti, ci auguravamo che vincessero i laburisti, perché la loro vittoria sarebbe stata ad ogni modo una avanzata della classe operaia dell' Europa occidentale verso il potere. ma è evidente che il popolo inglese , nella sua maggioranza, a parte le questioni di politica interna , che ora non tocco, sente prima di tutto la necessità di una politica di distensione e di pace. la popolarità di chi ha iniziato questa politica non può essere negata e non poteva non avere conseguenze elettorali. probabilmente una, parte degli stessi operai inglesi non ha potuto dimenticare che quando ebbe luogo il primo viaggio di dirigenti sovietici nell' Inghilterra, allo scopo di iniziare un avvicinamento, fu proprio il gruppo parlamentare laburista che si assunse il compito di dare pesci in faccia agli ospiti, sollevando, in una seduta che tutti ricordano, e sviluppando in modo astioso tutti i temi dell' agitazione anticomunista. questa è la situazione in cui oggi ci troviamo. in questa situazione l' onorevole Segni afferma che la distensione non c' è ancora. la cosa è vera per chi non sappia veder oltre le pareti delle stanze abbastanza prive di aria di Palazzo Chigi ...... o della sede attuale del ministero degli affari esteri . in realtà la distensione è questa realtà nuova del mondo, questa spinta che viene dall' opinione popolare; questa, nuova struttura del mondo, nella quale la vecchia politica non è più possibile. distensione vuol dire impossibilità della politica della guerra fredda : impossibilità che risulta da fattori oggettivi, da uno sviluppo di forze produttive a cui il vecchio regime capitalista non può far fronte, da una prospettiva che è chiusa, dalla ricerca inevitabile, per chi sia un essere ragionevole, di una prospettiva nuova. in questa situazione si produce negli stessi più grandi paesi capitalistici un sommovimento, un fermento nuovo di fronte alle spinte che vengono dai fatti e dall' opinione pubblica e che urtano contro i vecchi indirizzi politici. 2 quindi comprensibile che sia il capo dei conservatori inglesi che inizia una politica di rapporti nuovi con l' Unione Sovietica ; è comprensibile che sia stato il presidente degli USA, repubblicano, che col proprio invito ha fatto un ulteriore e decisivo passo in questa direzione. non dimentichiamo che anche nel campo dei paesi capitalistici le vecchie supremazie stanno scomparendo e nuove supremazie cercano di affermarsi. di qui il manifestarsi di nuovi contrasti e di lotte interne in cui è inevitabile che determinati gruppi comprendano che non è più possibile seguire le vecchie strade. se si vuol andare avanti, occorre cambiare. noi comunisti riteniamo di essere, nello scacchiere politico del nostro paese e nello scacchiere politico europeo e mondiale, coloro che meglio comprendono questa necessità. non è nostro lo scetticismo relativamente alla svolta che si sta operando. non ci facciamo però neanche illusioni, perché sappiamo com' è organizzato e diretto il mondo capitalistico attualmente, dopo dieci anni e più di guerra fredda . la guerra fredda non ha impedito la nostra avanzata; l' ha resa senza dubbio più difficile, più tormentosa, non priva di qualche lacerazione; non l' ha però impedita né in Europa né in Asia né altrove. ma alla guerra fredda ha corrisposto un determinato orientamento politico, economico e militare delle classi dirigenti , da cui è sorta una organizzazione del mondo, fondata sulla necessità, che veniva affermata, di partire in tutti i rapporti internazionali da posizioni di forza, di essere pronti al passaggio alla guerra calda, di mantenere sempre il mondo — si diceva — sull' orlo dell' abisso di un nuovo conflitto generale. l' organizzazione economica, civile e militare fondata su queste premesse ebbe come sua base la discriminazione politica fra i differenti Stati, e questa base venne estesa ai rapporti interni. parlare di distensione e di pace non era possibile, in quelle condizioni. due anni or sono, nel novembre 1957, venne lanciato da noi, rappresentanti del movimento comunista di tutto il mondo, un commovente ma semplice appello di pace, nel quale non si chiedeva altro, in sostanza, se non che si iniziassero contatti fra le due parti per trovare una via di uscita alla soluzione delle più gravi questioni del momento. a quell' appello si rispose ancora una volta con l' irrisione. anzi, si rispose con la conferenza di Parigi, in cui venne posta la questione di armare i paesi atlantici europei di nuove armi aggressive, di missili con testata atomica e nucleare. le proposte di incontro al vertice, che furono fatte dall' Unione Sovietica nel 1957 e nel 1958, via via vennero tutte respinte, con argomenti che non vale neanche la pena di esaminare, perché tutti si riducono ai motivi fondamentali della guerra fredda . ancora un anno fa il principale degli esponenti politici del mondo occidentale nel campo della direzione della politica internazionale parlava della necessità di mantenere tutto il mondo sull' orlo dell' abisso, di liberare i popoli dei paesi socialisti dalle loro conquiste economiche, sociali e politiche per restaurare il capitalismo 18 dove più non esiste, e così via . tutto questo corrispondeva a determinate posizioni di potere. nell' atmosfera della guerra fredda sono giunti al potere determinati gruppi politici , organicamente legati ai fautori di una esasperazione dei rapporti internazionali. questi gruppi hanno conquistato e consolidato il loro monopolio di potere spezzando la preesistente unita di forze democratiche e popolari. il loro potere si è quindi fondato sulla base della discriminazione anticomunista e antisocialista. la forsennata agitazione antisovietica è diventata elemento essenziale di tutta la loro attività. tutto questo ci aiuta a comprendere le difficoltà del momento presente, ci spiega l' origine dei giudizi aberranti che sono stati formulati negli ultimi tempi dalla parte vostra, colleghi del gruppo democristiano, e, in generale e soprattutto, dalle file del mondo cattolico. nessuna voce, nessuna iniziativa di rilievo è partita da queste file per dare un contributo alla svolta verso la distensione, per cambiare la situazione nel senso in cui deve essere cambiata. si è, invece, condotta una sistematica campagna con opposti propositi e obiettivi. nel mese di agosto la rivista dei gesuiti dimostra che la guerra fredda non può finire, essendo qualcosa di assolutamente legato all' attuale struttura del mondo. l'Osservatore Romano , recentemente, cioè dopo gli incontri avvenuti in America e dopo l' inizio della svolta, scrive che poiché i dirigenti dei paesi socialisti non condividono la morale cattolica, con essi non potrà aver luogo alcun contatto, alcuna discussione, non si potrà nemmeno firmare alcun trattato. si torna alle crociate, alle guerre di religione ! ma andiamo avanti. il cardinale Lercaro, alto esponente dei circoli dirigenti della Chiesa cattolica nel momento presente e particolarmente nel nostro paese, afferma che l' Occidente ha tutto da perdere e niente da guadagnare da una distensione, perché questa « continuerà a perpetuare il mito comunista della possibilità di una coesistenza tra l' Occidente e l' Oriente » . è evidente che questo cardinale vuole, invece della coesistenza, l' urto, pur sapendo che questo urto oggi non può portare ad altro che a una guerra di sterminio della civiltà. l' arcivescovo di Washington: in termini volgari, invita i cittadini di quella città, nel momento in cui giunge il Primo Ministro sovietico, ad astenersi da qualsiasi manifestazione a lui favorevole. un altro prelato americano fa suonare le campane a morto per avvertire che si parla di distensione, e dare l' allarme. il cardinale Spellman parla del Primo Ministro sovietico come di uno stregone e assassino che offre il narcotico della pacifica coesistenza per raggiungere poi i suoi loschi fini. in un giornale canadese ho trovato che un certo reverendo Emile Houvier, rettore dell' università gesuita di Sudbury, dice che il signor Kruscev non è altro che « un gorilla » e continua su questo tono. i nostri governanti non sono giunti a queste volgarità di maleolente sacrestia. dalle loro dichiarazioni emerge però egualmente uno smarrimento profondo e una errata linea politica. da ciò che essi dicono emerge l' animo di colui il quale non vede, non vuole vedere e quindi non crede a quello che sta avvenendo e che deve necessariamente continuare a svilupparsi. prima di tutto, ecco una posizione assai strana, che affiora tanto nelle dichiarazioni dell' onorevole Segni quanto in quelle del ministro Pella. ciò che ha fatto il presidente americano e quindi gli atti che si devono compiere per sollecitare il processo di distensione non sono visti come una cosa reale, ma come pura manovra di smascheramento. « è bene — dice l' onorevole Segni — poter dimostrare se la tensione dovesse aggravarsi, di aver tentato la via per evitare tale deprecabile eventualità » . questa non è più un' adesione e nemmeno accettazione passiva di ciò che avviene. unicamente il tentativo di scaricare le proprie responsabilità di fronte all' opinione pubblica . nella vostra stampa e stata espressa da qualche sprovveduto giornalista persino la opinione che ciò che sta avvenendo è bene perché cosi non ci sarà più bisogno di condurre una polemica con i comunisti, finora rei di avere accusato gli americani di essere guerrafondai. ulteriormente, il modo di affrontare le questioni e persino la terminologia che viene adoperata corrispondono esattamente alla tematica, agli argomenti e allo spirito della guerra fredda . nel comunicato conclusivo della così breve conversazione conviviale con il presidente degli USA viene introdotta la infelice affermazione che è bene vi sia distensione e disarmo, però si deve stare attenti « a non indebolire la difesa » del cosiddetto Occidente. desidero precisare che nessuno vi chiedeva di dire che in questo momento si debba indebolire questa pretesa difesa. ma il fatto che voi fate questa affermazione nel momento in cui è stato presentato un piano di disarmo generale, nel momento in cui si discute per modificare i termini stessi di tutto il problema degli armamenti, vuol dire evidentemente che voi non accogliete la svolta verso la distensione e il disarmo, che ad essa fate resistenza e opposizione. so che voi vi giustificate (o almeno così hanno scritto i giornali) dicendo che questo inciso ve lo hanno imposto gli americani, anzi ve lo ha imposto un determinato gruppo americano, quello che fa capo al generale Norstad, comandante in capo dello schieramento militare atlantico. ma ciò accresce la vostra responsabilità. ciò conferma la verità di quanto dicevo prima: voi non siete nemmeno in grado di respingere una sconveniente imposizione, perché è in voi l' abitudine inveterata di accettare tutto quello che vi si impone. siamo quindi già alle posizioni che concernono la sostanza del vostro atteggiamento. questa e stata chiaramente espressa in formule talora diverse per la forma, ma nel contenuto obiettivo non differenti. per l' onorevole Andreotti, per esempio, « non deve vacillare la solidarietà occidentale » , perché altrimenti « l' offensiva psicologica della distensione sarebbe una narcosi per operare impunemente lacerazioni del mondo libero » . lo stesso afferma l' onorevole Segni nel suo discorso di Trento: « distensione non vuol dire rilassamento, non vuol dire sbandamento; la distensione e la pace non devono essere a prezzo della libertà » . lo stesso conferma l' onorevole Pella, sottolineando che è necessario « essere fermi nel rispetto ai principi fondamentali su cui posano la sicurezza e la libertà » . che cosa vogliono dire queste vostre ripetute affermazioni? e prima di tutto permettetemi di aprire una parentesi: ma di che libertà intendete parlare quando parlate del mondo occidentale? il mondo occidentale noi sappiamo tutti qual è. al vostro mondo occidentale appartengono la Spagna, dove esiste una dittatura fascista, il Portogallo, altra dittatura fascista, la Grecia, dittatura di tipo fascista, la Turchia, dove esiste un regime non democratico; forza dirigente del mondo occidentale pretende di essere la Francia, che conduce una guerra di sterminio contro il popolo algerino , dove sono state smantellate le libertà democratiche parlamentari, dove esiste oggi un regime di dittatura personale. pretendete presentarci questo come il mondo della democrazia? e aggiungo la Germania di Bonn, con la sua ripresa militarista, con l' avvento a posti di direzione degli esponenti del vecchio regime hitleriano e con la proibizione alla classe operaia di aver il suo partito di avanguardia. questo non è il mondo della libertà! questo è un mondo. dove le istituzioni libere, democratiche, soprattutto per ciò che si riferisce ai lavoratori, alla classe operaia , alle masse popolari , continuamente vengono minacciate, limitate e in alcuni luoghi soppresse. non sono d' accordo con coloro i quali dicono che da noi, in Italia, oggi esisterebbe un regime clericofascista. non sono d' accordo con questa affermazione. il regime clericofascista è un' altra cosa, e noi questa definizione non l' abbiamo mai data. oggi però esiste da noi un regime di monopolio di un partito nel quale vi è un' ala che tende a un regime clericofascista; esiste un regime di monopolio di un solo partito, fondato su una discriminazione politica dei cittadini, che parte dalle forme più elementari per giungere fino all' Aula del Parlamento; un regime dove la Costituzione non è applicata e dove le leggi che garantiscono i diritti di libertà dei cittadini sono sistematicamente calpestate prima di tutto dai governanti. inoltre, oggi nel mondo il problema della libertà si sta ponendo in modo assai più ampio di come non venisse posto dai vecchi regimi liberali o democratici tradizionali. oggi il problema della libertà si pone sul terreno degli sviluppi economici e produttivi, che sono quelli che impegnano le forme di avanzata della nostra civiltà. su questo terreno il mondo che voi chiamate occidentale non esiste. esiste soltanto un mondo socialista, dove in misura più o meno avanzata, più o meno sviluppata, le masse lavoratrici sono chiamate a dare il loro contributo alla elaborazione degli indirizzi economici e produttivi partendo dal luogo stesso della loro produzione. smettetela, dunque, di parlarci del mondo della libertà quando ci parlate del vecchio, cadente edificio del capitalismo. in sostanza, dal complesso di quello che voi dite a proposito della odierna situazione internazionale, che cosa risulta? l' onorevole Segni ha fatto, nel discorso al circolo americano della stampa, un' affermazione abbastanza interessante. ha detto di non essere disposto ad « abbandonarsi ai facili ottimismi di coloro i quali credono che una stretta di mano e un paio di sorrisi siano sufficienti a far trovare la soluzione di problemi grandemente complessi » , per cui occorrerebbero e occorreranno alla pace « basi di granito e non di sabbia » . quando confronto con questa affermazione le altre cose che voi avete detto o scritto, mi accorgo che siete proprio voi che volete ridurre la distensione a un incontro, a una stretta di mano, a una conversazione e a un sorriso! quello che voi non fate e non siete capaci di fare è di affrontare i temi concreti e il contenuto della politica internazionale e della politica estera del nostro paese uscendo dall' ambito delle frasi e dei gesti, delle conversazioni e dei sorrisi. al processo distensivo voi contrapponete, in tutto ciò che dite, il mantenimento della politica atlantica. cioè restate disperatamente aggrappati a ciò che avete fatto, nel passato e anche recentemente, contro il processo distensivo, quando, per esempio, nel momento in cui già si annunciava la svolta verso la distensione, avete presentato il volto dell' Italia come un volto contrario a questa svolta e aggressivo, accettando nel nostro paese l' installazione di missili con testata atomica e nucleare forniti dall' esercito americano e controllati dai dirigenti della politica americana. in questo modo, onorevoli colleghi e signor ministro, giungiamo al centro delle questioni. non esiste distensione se distensione non vuol dire nuovo indirizzo di politica estera ; passaggio dal sistema della guerra fredda al sistema della coesistenza e della competizione pacifica tra tutti gli Stati. nel comunicato dell' incontro Kruscev-Eisenhower vi è una frase che, sotto questo aspetto, è quella decisiva, perché afferma che « tutte le questioni internazionali più importanti devono essere risolte non con l' applicazione della forza, ma con mezzi pacifici, mediante negoziati o può sembrare una verità elementare e sarebbe abbastanza grave che per affermare una simile verità elementare, si fosse dovuto lavorare tanti anni. ma non si tratta di una verità elementare, ripetuta senza riflettere a ciò che essa significa. questa affermazione significa e deve significare, se le parole hanno un senso, la rinuncia alla politica « delle posizioni di forza o; significa e non può non significare, se le parole hanno un senso, la rinuncia mantenerlo sull' orlo dell' abisso di un nuovo conflitto mondiale. sta di fatto che l' organizzazione politica e militare del mondo, e in particolare del mondo occidentale, non corrisponde ancora a quest' affermazione e ai principi che essa contiene. l' Europa è divisa tra due blocchi militari contrapposti: NATO e Patto di Varsavia . guardate all' Estremo Oriente e trovate un altro blocco militare, il SEATO; nel Medio Oriente è stato rappezzato qualcosa che ripete lo scomparso vecchio patto di Bagdad; e oltre a ciò tutto il mondo è seminato di basi militari che circondano i paesi socialisti, in particolare l' Unione Sovietica , esprimendo una volontà di aggressione contro questi paesi. ora bisogna dire — ed è questo ciò che le masse comprendono e chiedono — che, se quel principio è valido, tutto questo sistema di militarizzazione del mondo intero deve essere cambiato, non può sussistere, deve scomparire. perciò che il progetto di un disarmo generale e totale diventa il problema di più grande attualità nel momento presente. la distensione deve portare a questo, altrimenti si tornerà indietro. a questo punto di partenza si collegano tutti gli aspetti particolari della politica estera e dell' azione diplomatica, come si collegano tutte le questioni concrete che debbono essere ora e progressivamente affrontate e risolute. si parla di negoziati. ma negoziato vuol dire incontro, conversazione, al più alto livello , cioè al livello di capi di Stato e di capi di governo . quando il Primo Ministro inglese, signor Macmillan, si recò in visita, insieme con il ministro degli Esteri del Regno Unito , nell' Unione Sovietica , ricordo di aver rilasciato una dichiarazione nella quale dicevo che non comprendevo perché il nostro paese ancora non si fosse messo su questa strada degli incontri al più alto livello possibile. la questione che io allora posi, rimane e ritengo che debba trovare risposta e soluzione positiva. e quanto più presto, tanto meglio sarà. se ora cerchiamo di passare ai temi concreti delle relazioni internazionali odierne, ciò che troviamo è che bisogna cambiare da capo a fondo. da una parte e dall' altra si devono trovare soluzioni nuove e di pace, ma affinché queste soluzioni siano qualcosa di serio, è necessario che le relazioni tra gli Stati si ispirino ad alcuni principi direttivi di sostanza. questi principi direttivi non possono essere altro che quelli della coesistenza pacifica . sto parlando di questo, onorevole collega. sostengo infatti che ciò che rende non equivoca la volontà di pace sono gli atti che vengono compiuti, le iniziative che vengono prese. ove questi manchino, la volontà non equivoca non esiste. ma quali sono, oggi, i principi della coesistenza cui è necessario sia ispirata tutta la politica internazionale ? bisogna riconoscere la realtà delle cose, delle situazioni concrete come oggi esistono e non voler mantenere tutto il mondo nella attesa di una azione « da posizioni di forza e con lo scopo di cambiare queste situazioni. tutte le potenze devono essere poste su uno stesso piede di dignità. il processo di liberazione dei popoli già sottoposti ad un regime coloniale, deve continuare, deve essere aiutato e non deve incontrare ostacoli. e infine, gli sviluppi progressivi nel campo dell' economia e della politica, le trasformazioni della struttura di questi vecchi paesi occidentali capitalistici, che si impongono allo scopo di adeguare la situazione di questi paesi alle necessità della vita delle grandi masse e di una convivenza civile, questi sviluppi non devono essere impediti con interventi e minacce dall' esterno, come è stato fatto fino ad ora in gran parte dell' Europa occidentale , con l' esercizio, quindi, di una violenza diretta o indiretta, che veniva dal di fuori delle frontiere. l' intervento di uno Stato nella vita interna di un altro non deve essere ammesso. se non si accettano questi principi essenziali, da cui deriva la possibilità di una pacifica convivenza, non si può andare avanti e la distensione può rimanere veramente ciò che diceva il presidente Segni, qualcosa che non serve a niente, una stretta di mano, una conversazione, delle parole senza seguito. ma accettare questi principi vuol dire modificare la posizione del nostro paese su alcune, anzi su parecchie questioni fondamentali. le prime che si presentano all' attenzione sono quelle dell' unificazione tedesca e della Repubblica popolare cinese . in seno alla nostra Commissione degli esteri è stato affermato — né io intendo riaprire adesso il dibattito — che, in sostanza, non vi è nessuno, in Europa, che voglia davvero l' unificazione della Germania. la cosa può essere vera, ed io ritengo sia rispondente al vero particolarmente per quanto concerne il cancelliere Adenauer, il quale ha respinto, nel passato, le proposte fatte dalla parte sovietica e che avrebbero dovuto portare all' unificazione. certo è che non vuole oggi l' unificazione della Germania chi rifiuta il riconoscimento della Repubblica democratica tedesca , chi rifiuta, cioè, il riconoscimento della realtà delle cose. della Repubblica democratica tedesca si sente ancora parlare, nel nostro paese e soprattutto negli ambienti di Governo, con altezzosità, come di una entità statale artificiosamente creata e che dovrebbe scomparire. la realtà è ben diversa. la realtà è che si tratta di un paese di 18 milioni di abitanti e che, per quanto riguarda lo sviluppo industriale , e più avanti dell' Italia, che pure ha un numero di abitanti due volte e mezzo maggiore. la Repubblica democratica tedesca occupa il quinto posto nell' Europa e l' ottavo posto nel mondo per quanto riguarda lo sviluppo della produzione industriale . si è fatto un gran chiasso attorno al fatto che per alcuni anni vi sarebbero state emigrazioni dal territorio della Repubblica democratica verso quello di Bonn... lo sto spiegando. ella, onorevole collega, forse non mi sta seguendo. ci si dimentica in che modo sorse la Repubblica democratica, in che modo dovette organizzarsi, quali difficoltà dovette superare, per affermarsi come Stato, pur non rinunciando mai a una lotta conseguente per la unificazione. all' inizio questa parte della Germania era priva di grandi risorse economiche. nel territorio di Bonn, per quanto riguarda il ferro, ve ne era 62 volte di più che nella Repubblica democratica; per quanto riguarda l' acciaio, 12 volte di più; per quanto riguarda il carbone, 33 volte di più; per quanto riguarda il cemento, 5 volte di più. i nostri compagni e amici che hanno diretto l' economia e la politica di quel paese hanno attraversato anni molto duri di lavoro, di produzione, di ricerca di nuovi indirizzi tecnici, in seguito ai quali è stato loro possibile giungere al momento attuale in cui la loro economia è fiorente e la realtà del loro Stato si impone a tutti. dal 1950 al 1957 lo sviluppo economico è stato più rapido nella Repubblica democratica che non nel territorio di Bonn. in questo è stato da 100 a 204, nella Repubblica democratica da 100 a 217. si tratta di un paese che ha, credo, circa 400 miliardi di lire , di commercio estero; che ha ampi rapporti con tutti i paesi del medio e del vicino Oriente, dell' Asia e dell' Africa; che ha concluso 31 accordi commerciali con altri Stati, che mantiene relazioni commerciali con 130 paesi del mondo, tra cui gli USA, ma con l' Italia no, perché credo che commerciare con la Repubblica democratica tedesca significhi persino, per un italiano, correre il rischio di andare a finire davanti a un tribunale. non si può negare questa realtà e il problema dell' unificazione tedesca non sarà mai risolto se non si parte dal riconoscimento di essa e quindi da quello che ne deriva, cioè che è necessario si giunga, tra le due parti in cui è diviso oggi il territorio tedesco, a un accordo tale che non sopprima né l' una né l' altra delle due parti, né l' uno né l' altro dei due Stati, con le caratteristiche che ciascuno di essi ha acquistato. a questo è collegato il problema di Berlino. si dice, e l' onorevole Pella certamente ce lo dirà nella sua esposizione, che su una parte di Berlino esistono diritti delle potenze occidentali, a cui non si può rinunziare. ma su una parte di Berlino vi sono anche diritti dell' Unione Sovietica . anche di questi, dunque, si deve tener conto, ponendoli sullo stesso piano degli altri. così si mantiene una situazione originata dalla guerra e che dovrà essere sanata rinunciando sia l' una sia l' altra a questi famosi diritti, per trovare una nuova soluzione, adatta a una situazione non di guerra, ma di pace. l' altra realtà che non volete riconoscere è la Repubblica popolare cinese . il nostro ministro degli Esteri ha trovato un' espressione curiosa per spiegare, forse, alla propria coscienza la discriminazione che egli introduce negando questo riconoscimento. ha detto che si tratta della « Cina continentale » . io rimango sempre perplesso di fronte a certe affermazioni, perché una Cina che non sia continentale, una Cina oceanica, non l' ho mai conosciuta. la Cina è ed è sempre stata una sola, continente e isole che vi aderiscono. io credo, e spero, che vi sia un esame di geografia per coloro che aspirano alla carriera diplomatica. capisco che tale esame non vi può essere per un ministro; però, il riferimento puro e semplice alla geografia rende comiche le affermazioni del nostro ministro degli Esteri . il quale, poi, davanti alla nostra Commissione ha avuto, se non altro, la sincerità di confessare che egli non sapeva trovare un motivo per cui non debba esservi un riconoscimento della Repubblica popolare cinese . l' onorevole Segni, in una dichiarazione recente, ha detto invece che il motivo c' è, ma che non lo si dice. il cancelliere Adenauer si è mosso nella stessa linea, affermando, in una recentissima intervista, che qualche motivo per non riconoscere la Repubblica cinese c' è, ma che egli non intende esporlo pubblicamente. in realtà, nessuno vede un motivo ragionevole per cui non si debba riconoscere questa enorme realtà che è la Repubblica popolare cinese , scaturita da una rivoluzione che ha cambiato e che sempre più profondamente cambierà la faccia dell' Asia intera. un motivo, però, c' è ed è un motivo che tocca tutta la politica aggressiva atlantica. il motivo è che si vuole mantenere, sulla frontiera della Repubblica popolare cinese , quella base di aggressione costituita dall' isola di Formosa e dalle altre isole costiere cinesi, dove sono installate le forze armate americane. ma questa è pura e semplice guerra fredda e guerra fredda che confina con la guerra calda; così come è guerra fredda il proposito di voler mantenere nella Berlino occidentale una base di aggressione ai limiti della Repubblica democratica tedesca . oltre che di guerra fredda , qui si tratta di discriminazione tra gli Stati. io chiedo che cosa avverrebbe se domani la Repubblica di Cuba , che ha un Governo di tendenze democratiche, concludesse una alleanza difensiva con il governo della Cina popolare e truppe cinesi armate altrettanto bene di quelle americane si installassero nell' isola di Cuba. cosa direbbero gli americani? sarebbe immediatamente la guerra! è ridicolo pertanto che voi gridiate allo scandalo ogni volta. che da parte dei dirigenti della Repubblica popolare cinese si dice che essi vogliono liberare Formosa e che la libereranno a qualunque costo. eguali affermazioni fecero i patrioti italiani fin quando esistette uno Stato romano che non faceva parte del Regno d' Italia ; questo diremmo noi se vi fosse una Sicilia occupata da forze estranee al nostro paese. e non tiratemi fuori la storia del Tibet, perché nel Tibet si sta conducendo una sacrosanta lotta per far scomparire un decrepito ordinamento feudale. al fatto che uno dei capi di questo ordinamento feudale sia fuggito all' estero, io non attribuisco maggior valore di quanto non ne abbia avuto la fuga di Pio IX da Roma a Gaeta, quando venne qui in Roma levata la bandiera della Repubblica romana e si lottò per distruggere i decrepiti ordinamenti politici papalini. a ora di porre termine alle discriminazioni tra i paesi e tra i popoli! non si può addurre a motivo del rifiuto di stabilire normali relazioni politiche, economiche e culturali con la Cecoslovacchia il fatto che ivi esista una stazione radio che trasmette notizie sulla situazione italiana, mentre le emittenti italiane trasmettono continuamente testi di volgare propaganda anticomunista in direzione della Cecoslovacchia. i due paesi sono su un piano di eguale parità e dignità, anche se l' uno è ancora capitalista. se è vero che al miglioramento della situazione internazionale si può giungere solo attraverso la accettazione sincera, non equivoca, del principio della distensione, altrettanto vero è che non si possono volere la distensione e la pace senza volere cambiamenti radicali nella condotta della politica che ha corrisposto alla guerra fredda . e a questo riguardo non è l' Oriente, come voi dite, ma l' Occidente, che deve dare prove di buona volontà . l' Oriente queste prove le ha già date e continua a darle. la questione che pongo ha un valore generale, ma noi la poniamo, concretamente, a questo Governo. non vi chiediamo l' abbandono del patto atlantico , ma sollecitiamo da voi, e da tempo, una politica attiva, sostenuta da iniziative di distensione e di pace nell' ambito dell' alleanza. chiediamo una politica che progressivamente porti alla liquidazione di tutti i blocchi militari contrapposti. chiediamo la rinunzia ad ogni atto contrario allo sviluppo del progresso distensivo oggi in corso . chiediamo quindi a questo Governo di rinviare, per lo meno, l' applicazione degli accordi per l' installazione di missili atomici e nucleari nel nostro paese. chiediamo che venga respinta ogni particolare solidarietà con i paesi e con i gruppi oltranzisti del campo atlantico, che non venga espressa solidarietà con le loro azioni volte al sabotaggio delle nuove iniziative di pace, come è quella della rapida realizzazione dell' incontro al vertice. chiediamo che vengano radicalmente migliorati i rapporti di ogni natura con l' Unione Sovietica e con gli altri paesi socialisti, che vengano stabilite relazioni normali con la Repubblica democratica tedesca e con la Repubblica popolare cinese . siamo lieti che un rappresentante dell' Italia faccia parte di una commissione che deve esaminare il problema del disarmo, cosi come ci compiacciamo per il fatto che tale Commissione inizi il suo lavoro con l' esame delle proposte presentate dal Primo Ministro sovietico, essendo esse le più radicali. a questo proposito, però, bisogna che rinunciate una volta per sempre alle bugie che già tante volte ho smascherato, secondo cui da parte sovietica si sarebbe stati sempre contrari ai controlli. ho citato parecchie volte, anche in quest' Aula, la proposta minutissima di controllo della produzione atomica che venne presentata sin dal 1946 dai rappresentanti dell' Unione Sovietica . indubbiamente il controllo vi deve essere, ma si deve andare a controllare l' attuazione di un programma già deciso e che ci si è impegnati a tradurre in pratica; non si può controllare ciò che non è stato ancora deciso! riteniamo inoltre opportuno che il nostro Governo appoggi la proposta per la creazione in Europa di zone di minore tensione e di zone disatomizzate, e ci auguriamo che in una di queste zone, se non si può ottenere altro, sia almeno incluso il nostro paese, e venga così accantonato il pericolo dello sterminio atomico che in caso contrario graverebbe sul popolo italiano . ma a questo proposito vi è un problema urgente, attuale, a proposito del quale dobbiamo rivolgere al Governo una domanda, e avanzare una precisa richiesta. voi esaltate la solidarietà occidentale. ma, diteci, quale rapporto esiste tra la solidarietà occidentale e il fatto che il governo francese si proponga di fare scoppiare una bomba atomica nel deserto del Sahara, in località dalla quale, secondo il giudizio unanime degli esperti, i venti porteranno le particelle radioattive, esiziali per l' organismo umano, verso il Mediterraneo e quindi verso la Sicilia, l' Italia meridionale e l' intiero nostro paese? è un atto di solidarietà questo, secondo voi? ella, onorevole Pella, ha partecipato nei giorni scorsi a una riunione di rappresentanti delle potenze occidentali. vorremmo sapere se ha posto tale problema, giacché si è affermato che in quegli incontri si sarebbe trattato di questioni politiche, e quella di cui mi sto occupando è appunto una questione politica... noi chiediamo che da parte del Parlamento e del governo italiano si esprima chiaramente! a volontà che queste esplosioni atomiche non avvengano, perché esse rappresentano per una parte della popolazione italiana un pericolo mortale. chiediamo che il Parlamento si associ ai voti che in questo campo sono stati resi da numerosi consigli provinciali e da altre assemblee rappresentative italiane. per ciò che si riferisce — e volgo alla fine — alle istituzioni europeiste, noi riconosciamo che la situazione oggi è delle più complicate, perché in realtà ciò che è stato fatto, cioè la firma del trattato del mercato comune europeo, con l' intenzione di giungere a una unità economica, ha portato invece a una più profonda scissione del campo economico europeo, per cui siamo sulle mosse di una guerra economica tra i « sei del mercato comune , i « . sette o della zona di libero scambio e così via . riteniamo che tutto questo assieme di problemi dovrà essere riesaminato! modificando i punti di vista da cui si è partiti. in questo modo noi affrontiamo un complesso di temi e presentiamo un complesso di esigenze. in questo ambito però la nostra intenzione è di spingere alla ricerca e alla formulazione di un minimo di richieste le quali vadano nella direzione di un contributo effettivo alla distensione internazionale e avvicinino l' Italia a coloro che effettivamente si muovono in questa direzione. la necessità di questa convergenza verso un minimo indispensabile noi presentiamo al Parlamento, e presenteremo all' opinione pubblica , perché essa si muova. per ciò che si riferisce alla questione, che molte volte viene affrontata, dei rapporti che passerebbero oppure che noi ci augureremmo possano stabilirsi tra un processo di distensione internazionale e un processo di distensione interna, alcune cose posso dire, quantunque non sia questo il tema del mio attuale intervento. quando ho sentito l' onorevole Pella formulare in diverse forme la sua dottrina per cui l' Italia, data la forza del partito comunista , non potrebbe muoversi per modificare la sua politica estera , nel senso che noi rivendichiamo, ho cercato di fargli comprendere che in realtà la politica che egli fa è una delle leve su cui abbiamo poggiato per accrescere la nostra forza e attrarre a noi grandi masse popolari . abbiamo lottato per la pace perché sappiamo che questo è l' interesse profondo del nostro paese, per evitare sciagure esiziali al popolo italiano ed è la vostra stessa politica una delle cause per cui la nostra azione ha acquistato in questo campo sempre maggior rilievo e sempre maggior successo. quanto alla posizione di coloro che affermano, respingendo una distensione internazionale, che essi non vogliono aprire la strada al comunismo, posso soltanto rilevare che la loro è una posizione bizzarra, cui si può rispondere una cosa sola. onorevoli colleghi , la nostra strada ce l' apriamo da noi. qualcuno di voi avrebbe anche potuto accorgersene, forse l' onorevole Scelba, per lo meno, dopo le esperienze da lui fatte. ce l' apriamo da noi la nostra strada e in parte ce l' aprono le cose stesse, il progresso continuo dei paesi socialisti, la comprensione di questo progresso che si diffonde nelle grandi masse umane, la volontà di pace che in esse predomina, e questa nuova ondata di fiducia nella ragione umana che sorge da tutto ciò che i paesi socialisti hanno dato come contributo alla civiltà moderna, questa ondata di fiducia che inevitabilmente si traduce e sempre più si tradurre nella ricerca attiva e nella lotta per un ordinamento economico e sociale più sociale e più umano di quello che oggi esiste. con questo animo continuiamo la nostra lotta per una politica estera di pace. voi non ci avete ancora dato nessuna prova di comprendere che cosa significhi una politica estera che si muova in questa direzione, di averla effettivamente attuata e di volerla attuare. per questo non credo che voi siate coloro che possano dirigere la politica estera di un grande popolo che aspira alla pace e vuole contribuire alla pace del mondo, come il popolo italiano . il nostro appello, quindi, si rivolge a forze nuove, sollecita spostamenti nel campo dei partiti tradizionali, che facciano sempre meglio venire alla luce e permettano a questa volontà di pace del popolo italiano di tradursi in una politica valida ed effettiva. per questo noi lavoriamo. siamo certi che questa volontà di pace deve imporsi e si imporrà.