Ugo LA MALFA - Deputato Opposizione
III Legislatura - Assemblea n. 187 - seduta del 16-07-1959
Deliberazione in ordine ad una richiesta di elevazione di un conflitto di attribuzione nei confronti dell’autorità giudiziaria (Procura della Repubblica e giudice per le indagini preliminari di Milano)
1959 - Governo IV Berlusconi - Legislatura n. 16 - Seduta n. 458
  • Attività legislativa

quanto sto per dire, onorevole ministro, riguarda solo in minima parte la sua persona e la gestione del suo dicastero. anzi, per quel che concerne il suo operato, devo dare atto della rapidità con la quale è stata attuata l' idea del prestito ed è stato elaborato il piano di investimenti relativo alla sua utilizzazione. se si pensa che il discorso del governatore della Banca d'Italia , che in un certo senso ha dato l' avvio a questo provvedimento, risale alla fine del maggio di quest' anno, dobbiamo constatare che soltanto 45 giorni sono nel frattempo intercorsi. ciò significa che si è proceduto con una celerità veramente inconsueta in un paese come il nostro, che indubbiamente soffre della lentezza della politica governativa e della Pubblica Amministrazione . tuttavia questa premessa non mi può esentare dal denunciare la responsabilità di un ritardo che se non è imputabile personalmente a lei, onorevole ministro, è imputabile certamente ai governi precedenti e alle forze politiche che, oggi, approvando questo provvedimento, si trovano in assoluto contrasto con le tesi sostenute finora in Parlamento. il fenomeno della liquidità, cui accennava anche l' onorevole Castelli, relatore, è vecchio di almeno due anni. e se noi, in sede di politica governativa, fossimo stati accorti al significato di tale, fenomeno, evidentemente non ne discuteremmo ora, ne avremmo discusso (come molti hanno chiesto) qualche anno fa, o comunque molti mesi fa. ascolterò con estremo interesse le ragioni con cui la maggioranza che sostiene il Governo giustificherà il suo atteggiamento attuale rispetto al precedente. non ho dimenticato (e in ciò sono giudice obiettivo, perché non mi reclutavo tra i sostenitori del Governo Fanfani) che nel luglio dell' anno scorso , sia in seno alla Democrazia Cristiana , sia al di fuori di tale partito (e mi dispiace non ascolti questo rilievo alcun membro del partito liberale ) si discusse molto degli aspetti finanziari del programma del Governo Fanfani e molto si criticò. allora si disse che i piani pluriennali avevano l' effetto di mettere in crisi il bilancio dello Stato e in pericolo la stabilità della lira. ho qui i resoconti stenografici di quelle discussioni e potrei leggervi non solo il discorso dell' onorevole Malagodi, ma gli accenni cauti dell' onorevole Pella (che allora non era al Governo) e i rilievi dell' onorevole Michelini e di altri autorevoli oratori di questo Parlamento che sull' aspetto finanziario di quelle impostazioni programmatiche facevano gravi riserve. ad un certo punto, sotto la spinta dell' autorevolissima parola del governatore della Banca d'Italia , coloro stessi che sostenevano quelle tesi e contraddicevano alla nostra impostazione, che all' origine della recessione fosse l' impossibilità dell' iniziativa privata di espandere la sua attività, dati i limiti obiettivi del mercato, hanno cambiato parere. essi approvano questo provvedimento e sosterranno che il Governo attuale è capace di iniziative economiche e sociali come da noi suggerito. ma allora ci devono spiegare in base a quali ragioni sono passati così rapidamente da una concezione economica ad un' altra. noi non pensiamo che si possa cambiare di concezione economica in funzione della appartenenza o meno alla maggioranza che sostiene il Governo. questo, veramente, sarebbe poco serio. e sarebbe difficile stabilire il grado di maturazione concettuale di questo Parlamento se non avessimo dei fermi punti di partenza. vorrei poter ascoltare i discorsi di coloro che in passato ci hanno contraddetto. essi dovrebbero perlomeno significare un atto di contrizione, la confessione di aver visto male nei problemi del paese. noi potremmo apprezzare questa capacità di ammenda degli errori passati, lealmente manifestata da alcuni nostri colleghi. saremmo, in tal modo, sottratti a un dubbio grave, al dubbio cioè che in questo Parlamento si sostenga una politica produttivistica quando si è al Governo o nella maggioranza che lo sostiene, una politica di cosiddetta ortodossia finanziaria tradizionale, se si sta all' opposizione. se veramente noi dovessimo impostare le nostre discussioni su questa base, ci sarebbe da disperare della maturità politica e concettuale del Parlamento italiano... uno degli aspetti particolari di questo tipo di discussioni ha riguardato l' applicazione dell' articolo 81 della Costituzione. nei mesi scorsi si è sostenuto che i piani pluriennali non potevano essere approvati perché ledevano l' articolo 81. tali rilievi, ripetutamente e autorevolmente espressi, hanno finito per dar luogo all' istituzione di una commissione di illustri parlamentari allo scopo di dipanare il problema. ebbene, è assai strano che, nel corso stesso delle sedute di tale commissione, sia stato non solo emesso il prestito ma articolato il provvedimento di spese di cui il prestito è copertura. e lo considero strano non dal punto di vista con cui alcuni di noi interpretano l' articolo 81, ma dal punto di vista di coloro che si mostrano i più rigidi in tale interpretazione. con riguardo ai pesi che graveranno sui parlamenti futuri, il prestito non si può considerare una vera e propria copertura; e coloro che temono l' eccessiva spesa attuale rispetto agli oneri futuri, considerando il prestito una copertura, legalizzano questo male anziché ridurlo o frenarlo. anche in questo campo bisogna decidersi fra una concezione meno rigida e più aderente alle esigenze del mondo moderno e una concezione tradizionale, che finisce col fare a pugni con la pratica di ogni giorno. comunque, checché sia di ciò, noi siamo oggi di fronte al fatto che il Governo accetta la nostra impostazione fondamentale, secondo la quale, in questa fase della recessione, senza un' opera di impulso da parte dello Stato, l' iniziativa privata non può nulla perché trova i suoi limiti nelle condizioni obiettive del mercato. non vi è nessuno che investa per accantonare i prodotti e per non venderli. fino a che il mercato non consenta l' aumento della domanda il capitale privato si disinveste o non si investe e invade le banche. perciò, quando è stato annunciato il prestito noi abbiamo applaudito e devo dirle, onorevole ministro, benché ella abbia sospettato che attraverso una agenzia, io abbia criticato le modalità tecniche del prestito,...... devo dirle che non me ne sono occupato affatto. ho fiducia nei nostri organi tecnici e penso che abbiano fatto la scelta migliore. devo però fare una osservazione all' onorevole relatore, il quale ha affermato che, per la prima volta, con buoni del tesoro copriamo spese di investimento. onorevole Castelli, finché abbiamo un deficit, copriamo sempre con mezzi di tesoreria investimenti e spese di bilancio, sempre, perché un debito è debito di tesoreria solo se il bilancio è in pareggio, altrimenti la sua natura di debito di tesoreria cambia. anche a questo proposito, abbiamo fatto una grossa discussione in sede di Commissione per l' articolo 81. secondo me, noi usiamo il debito di tesoreria in sostituzione di veri e propri prestiti, cioè alteriamo l' impiego vero del debito di tesoreria, che è quello di coprire momentanee deficienze di cassa. rimaniamo se mi consente l' onorevole relatore — in una lunga e luminosa tradizione: solo che, questa volta, avendo fatto un debito in buoni del tesoro a lunga scadenza , siamo in una ortodossia finanziaria maggiore che nel passato. ma su questa parte non vorrei insistere. come ho detto, onorevole ministro, faccio pieno affidamento sui nostri organi tecnici nella scelta del tasso, del tempo e delle condizioni di emissione. ma il provvedimento che è seguito al prestito, il provvedimento che emaniamo, vuole essere, invece, discusso a fondo. non lo possiamo accettare così come è, onorevole relatore, e con la favorevolissima presentazione che di esso è stata fatta. possiamo bensì ammettere che il ministro del Bilancio abbia dovuto fabbricare in fretta questo programma e si sia dovuto servire degli strumenti, che oggi si offrono da parte della Pubblica Amministrazione , per mettere insieme qualcosa. possiamo anche plaudire a questo atto di buona volontà , essendo abituati a vedere le cose andare per le lunghe e prendere anni. come diceva ieri il collega Riccardo Lombardi, è meglio il meno buono che il nulla, ma non è certo utile che noi scambiamo il mediocre o il meno buono con il buono e con l' ottimo. intanto, onorevole ministro, come vuole che noi siamo in grado di giudicare questo provvedimento con conoscenza di causa? da anni sostengo che in un Parlamento moderno non si possono più presentare i provvedimenti legislativi così come si sogliono presentare. se prendiamo un disegno di legge del 1865 e la relazione che l' accompagna, notiamo che esso è presentato, dal punto di vista della compiutezza tecnica e informativa, molto meglio di un provvedimento del 1959. onorevole ministro, anche questo nostro rilievo non riguarda personalmente lei. è costume ormai inveterato delle nostre amministrazioni, sopportato benevolmente dal Parlamento, quello di presentare disegni di legge che non sono pienamente valutabili da parte di chi abbia un minimo senso delle sue responsabilità, non dico governative, ma parlamentari. che cosa si legge in questo provvedimento? noi, onorevole ministro, dobbiamo cominciare a sapere cosa c' è dietro i 10, i 20 o i 30 miliardi, assegnati a questo o quel dicastero, per compiere opere evidentemente importanti ma non individuate affatto, per lo meno nella relazione. occorre, evidentemente, un quadro il più possibile dettagliato delle opere perché il giudizio del Parlamento sia fondato. un giudizio tecnico di priorità, che è ormai il giudizio fondamentale da dare in materia, deve riguardare il tessuto delle opere, non può riguardare una disposizione legislativa in base alla quale il ministro dell'Agricoltura è autorizzato a spendere 16 miliardi per opere irrigue. per quali opere, in quali zone economiche e geografiche e con quali criteri? se questo non dice la legge, lo dica almeno la relazione. come vuole che ci si esprima su questo provvedimento, dovendo giudicare se 17 miliardi sono idonei o no alle opere di irrigazione? questo giudizio dipende dal contenuto, dalla scelta. bisogna prendere l' abitudine di presentare al Parlamento un quadro organico della politica che si vuole seguire e delle sue applicazioni concrete. tra l' altro, ciascuno di noi ha una esperienza locale e può quindi dare giudizi sulla convenienza o meno di determinate spese indirizzate verso particolari settori. se il Parlamento non è messo in condizione di dare questo contributo, è perfettamente inutile presentare un provvedimento del genere, anche perché esso (e vengo, onorevole ministro, alla parte più specifica del mio intervento), nella sua attuale formulazione, dà luogo ad una infinità di dubbi, a cui non è consentito dare risposta. non possiamo giudicare sufficientemente le scelte fatte, criticandole o approvandole con cognizione di causa. per cui, nell' assenza di indicazioni concrete, possiamo solo sollevare dubbi e porre domande. e, per cominciare, riscontriamo che il disegno di legge dispone molti stanziamenti sulla falsariga di analoghi stanziamenti passati. nella nostra amministrazione, onorevole ministro, vi è l' abitudine di anticipare i lavori per i quali stanziamenti saranno solo fatti in esercizi futuri. ella sa che un articolo della legge di contabilità consente ad un ministro, qualora gli stanziamenti siano ripartiti in un certo numero di anni, di dire, programmando un' opera, a. coloro che devono eseguirla, di anticipare l' esecuzione salvo a disporre i pagamenti quando vi saranno gli stanziamenti per gli esercizi futuri. ora nel disegno di legge in esame, è possibile che si tratti di opere già compiute, per le quali bisogna soltanto provvedere al pagamento? per quanto riguarda (e faccio un semplice esempio) lo stanziamento per Fiumicino, si tratta di somme stanziate per l' esecuzione di nuove opere o per il pagamento di opere già compiute? per quanto riguarda gli stanziamenti per le bonifiche, si tratta anche qui di esecuzione di opere nuove o di pagamento di opere già compiute e non pagate? ella comprenderà, onorevole ministro, che, secondo risulti vera l' una o l' altra ipotesi, il nostro giudizio muta radicalmente, come muta il significato del provvedimento. è cosa diversa, dal punto di vista di una politica anticongiunturale, liquidare pagamenti per opere già compiute o eseguire nuove opere. conosco la tecnica dei suoi colleghi di Governo nei riguardi del ministro del Bilancio . è una tecnica... frodatoria (uso questa frase in senso non malevolo). siccome ella rappresenta il giudice supremo, i suoi colleghi che hanno per esempio il peso di pagamenti da effettuare agli appaltatori per opere già compiute, possono far passare per nuovi lavori quelli che sono stati già eseguiti e devono soltanto essere pagati. ma come facciamo a giudicare, senza conoscere questo piccolo particolare? può darsi, tuttavia, che l' aeroporto di Fiumicino, per essere completato, abbia veramente bisogno dei 4 miliardi oggi stanziati. anche in questo caso, gravi dubbi potrebbero essere affacciati circa il sistema scelto di utilizzazione del prestito. tali opere di completamento si dovevano o non si dovevano fare? e se si dovevano fare le dighe del porto di Genova, distrutte dal maremoto qualche anno fa, si dovevano o non si dovevano interamente ricostruire? una delle cose strane che riscontriamo in questo provvedimento è che vi si parla sempre di « completamento » . qualche volta si parla di potenziamento, il che è già un' altra cosa. che cosa vuol dire « completamento delle opere » ? se non vi fosse stato il prestito, avremmo lasciato le opere incompiute, nel campo delle bonifiche, della irrigazione e delle strade? evidentemente, una amministrazione che ha bisogno di un provvedimento straordinario, che ha bisogno dei 300 miliardi del nuovo prestito per completare opere già iniziate, è una amministrazione che funziona male. e se non è così, che cosa è successo? è successo, nella migliore delle ipotesi, che opere le quali, prevedibilmente, sarebbero state completate in un ciclo normale di sviluppo degli stanziamenti di bilancio sono state in sede straordinaria accelerate. cioè, vi sono delle opere che noi avremmo compiuto tra due o tre anni (non già quindi nell' esercizio 19591960, altrimenti esisterebbero degli stanziamenti normali) e che, attraverso il provvedimento straordinario, riusciamo ad accelerare. in altri termini, scarichiamo un normale sviluppo delle opere e degli stanziamenti in sede ordinaria su un bilancio straordinario. onorevole ministro, non è che tutto questo mi turbi (come vede uso espressioni assai miti). se queste opere erano destinate ad essere trascinate per anni e anni, è bene accelerarle con un provvedimento straordinario ed eseguirle subito. ma dobbiamo, al riguardo, chiarire alcune cose: o la programmazione è una programmazione alla nostra particolare maniera, e cioè piuttosto approssimativa e abborracciata, e allora questo provvedimento ha un suo particolare significato, mette cioè un minimo di ordine dove era il disordine, o è una programmazione seria ed allora l' accelerazione deve avere una spiegazione, che non ci è affatto data. occorre praticamente decidere se la nostra amministrazione normalmente fa cose bene o male preordinate. non mi sembra logico che ogni tanto, approfittando di una straordinaria opportunità, la si debba mettere in carreggiata. l' effetto può essere entro certi limiti lo stesso, ma solo entro certi limiti. se noi, infatti, anticipiamo un piano normale di sviluppo di certe opere, le scelte straordinarie, che non facciano oggi, le dovremo fare domani. dobbiamo sapere cioè se, scaricandoci delle opere che lentamente si eseguiscono o incompiute rimangono, fra qualche anno potremo avere la tranquillità necessaria per affrontare i problemi, anche di una ordinaria amministrazione , con visioni e previsioni migliori... così arguendo, onorevole ministro, ho cercato di dimostrare come la sua prova di buona volontà possa arenarsi contro la cattiva abitudine degli altri dicasteri di non farci vedere mai chiaro in quello che fanno. d' altra parte, la responsabilità sua, quale ministro del Bilancio , è grande. abbiamo ascoltato ieri il ministro dell' Industria Colombo il quale ci ha detto che sono stati fatti notevoli passi avanti sulla via di una possibile programmazione. a commento di tale dichiarazione, ho scritto ieri su La Voce Repubblicana che la programmazione non può essere un fatto del ministero dell'Industria soltanto (trattandosi di un settore particolare) ma è un fatto economico generale, posto sotto la responsabilità del ministro del Bilancio . evidentemente ogni dicastero, e non solo l' industria, fa una programmazione di carattere settoriale — così come ogni regione — e poi si riversa tutto in un grande calderone attraverso il quale si costruisce la programmazione economica generale. la responsabilità di tale programmazione, glielo ripeto, onorevole ministro, è sua. ella, onorevole ministro, non è il semplice compositore dei contrasti dei vari dicasteri: è molto di più. ho avuto l' impressione che questo provvedimento sia stato il frutto di una mediazione tra i vari dicasteri; ecco perché sui particolari aspetti ho richiamato la sua attenzione. ella non ha bisogno di coprire i suoi colleghi (lo farà certamente nel suo discorso, ma dandomi, in coscienza, ragione): dovrebbe invece scoprirli per far vedere chiaro in quello che essi fanno. i suoi colleghi dovrebbero, a mio giudizio, fornirle la materia prima . tocca poi a lei articolare un provvedimento che abbia una sua reale unità. dicevo più sopra che probabilmente abbiamo anticipato opere la cui completa esecuzione rientra nello sviluppo normale di un bilancio. vi figurate la ferrovia Trento-Malé che non fosse stata ultimata in mancanza del prestito, o la ferrovia Barletta-Bari che venisse a trovarsi nelle stesse condizioni, o il porto di Genova che rimanesse con una banchina sì ed un' altra no? evidentemente si sono attuate vere e proprie accelerazioni di programma, ma, appunto per questo, manca, sia pure entro certi limiti, il tipo di intervento che volevamo specificamente fare: l' intervento anticongiunturale per eccellenza. non è che l' accelerazione dei programmi non abbia effetti anticongiunturali: li ha certamente. ma evidentemente non risolve quegli specifici problemi che noi intendevamo fossero affrontati, quando parlavamo di provvedimento anticongiunturale. la recessione ha certamente colpito determinati settori economici o determinate zone geografiche più di altri. ora, prima di predisporre un provvedimento anticongiunturale bisognava domandarsi quali tipi di economia sono depressi, quali settori vanno aiutati, perché quei settori sono più depressi e così via . questo non è stato fatto e da ciò la fondatezza di tutte le nostre riserve e delle nostre critiche. d' altra parte, onorevole ministro, volendo fare uno sforzo per riportare il provvedimento, così come ci è stato presentato, ad una concezione unitaria (che ci deve essere, trattandosi di un provvedimento anticongiunturale), che contributo possiamo dare noi? vogliamo, per lo meno, far servire tutto il provvedimento ad uno scopo antidepressivo rispetto alle regioni più depresse? 130 cercato di centrarlo almeno da questo punto di vista e ho presentato alcuni emendamenti atti a raggiungere tale scopo, e cioè a dare priorità ai vari investimenti, in quanto compiuti in zone accertate come depresse. ma gli onorevoli colleghi del nord non si allarmino! ho abbandonato da tempo il criterio che il Mezzogiorno sia la sola zona depressa e il nord la zona prospera, e non perché il Mezzogiorno non sia depresso, ma perché vi sono zone del centro e del nord che si possono considerare depresse anche se non nella misura generale del Mezzogiorno. e perciò noi dobbiamo cogliere i caratteri distintivi della depressione ovunque essa sia! 13 mai possibile che, dopo tanti anni di tentativi per affrontare il problema delle aree depresse, noi non abbiamo accertato indici obiettivi tali che ci consentano di individuare un' area depressa dovunque essa si collochi e che ci consentano, quindi, di concentrare gli sforzi? è mai possibile (mi scusi, onorevole ministro) continuare ancora il discorso sulle differenze fra l' Italia settentrionale, Italia centrale e Italia meridionale, così come si sarebbe fatto intorno al 1870? mi pare che, al giorno d' oggi, dovremmo avere criteri tecnici e politici di scelta più moderni. e dovremmo già saper distinguere le zone depresse dalle zone non depresse, individuando esattamente le prime. in base a queste enunciazioni generali si possono conservare gli stanziamenti, quali sono previsti dal provvedimento, per singoli settori: bonifiche, irrigazioni. eccetera ma i vari dicasteri interessati possono costruire e ci possono fornire gli indici di priorità, in base ai quali faranno i vari stanziamenti, selezionando con criteri obiettivi prestabiliti e non con criterio discrezionale tradizionale, che, a mio giudizio, costituisce la piaga della Pubblica Amministrazione . se noi non ci decidiamo ad adottare al più presto questi criteri obiettivi di priorità, corriamo il rischio di aggravare certi squilibri, non di colmarli. non sono di quelli, caro onorevole relatore, che vogliano togliere alla Lombardia o ad altra regione non depressa la possibilità di fruire della legge. ma andiamo a vedere quale zona depressa della Lombardia bisogna aiutare e diciamo che, se qualcuno opera in quella zona depressa, godrà dei benefici della legge. non c' è ragione, onorevoli colleghi , di accapigliarci qui dentro per stabilire se debba prendere una maggior fetta il nord o il sud (questo è poco elegante anche dal punto di vista parlamentare), ma sono i dicasteri interessati che ci devono dare indici e criteri obiettivi coi quali operare. ho sempre la preoccupazione che provvedimenti, quali quello che noi dobbiamo approvare, non bene concepiti e inquadrati, possano operare a favore delle economie e delle strutture aziendali più forti, sacrificando le economie e le strutture aziendali più deboli. v' è sempre il pericolo, in questi provvedimenti indiscriminati, che si aggravino i mali anziché correggerli. evidentemente non vi è qui nessun collega che voglia aiutare i più forti, anche se nati all' ombra della Madonnina del duomo di Milano. mi pare che siamo tutti d' accordo, dall' estrema destra alla sinistra, nel considerare una cattiva politica quella che aiuta il più forte. aiutiamo il più debole, dovunque esso sia, ma aiutiamolo. tentiamo una trasformazione della nostra economia, dove ciò è necessario, dove, ad esempio, esiste forte disoccupazione. così prendiamo due piccioni con una fava, mentre dove non c' è depressione rischiamo di non risolvere nulla. quindi, tutto il provvedimento, anche a prenderlo così come è, se convenientemente emendato, è suscettibile di obbedire a un criterio direttivo, meno empirico e più ragionevole di quello adottato. abbiamo impiegato tanti anni a parlare di politica per le aree depresse, che è tempo di tirare qualche conclusione. vengo ora alle questioni particolari. trovo, a tal proposito, che lo stanziamento per la ricerca scientifica è veramente felice. però, chi conosce un po' la situazione universitaria sa che l' arricchimento delle attrezzature senza che il personale di assistenza sia messo in condizioni di lavorare, a condizioni economiche decenti, intorno a queste attrezzature, serve relativamente. e qui entro in un grosso e difficile problema. vi sono, infatti, assistenti delle cattedre umanistiche e assistenti delle cattedre scientifiche. se noi trovassimo un criterio per cui l' assistente che lavora alle apparecchiature scientifiche può usufruire di qualche emolumento supplementare, faremmo qualche cosa che renderebbe vive queste attrezzature. dopo la ricerca scientifica trovo all' articolo 17 lo stanziamento per le opere marittime. trattasi di un forte stanziamento: 15 miliardi. ora, se vi è un campo in cui le mie perplessità sono assolute, è quello delle opere marittime. il nostro è un paese che ha una infinità di porti e salvo uno, quello di Genova, sono tutti porti in condizioni economiche assai precarie. non si tratta di porti in condizioni difficili a causa delle deficienti attrezzature, ma a causa degli scarsi traffici. sono porti che hanno attrezzature eccedenti i traffici possibili. vorrei che ella mi dicesse in quali porti andiamo a investire questi 15 miliardi e a quale scopo utile. costruiremo dighe, banchine, che non serviranno a niente per mancanza di traffici adeguati? quali porti vogliamo sviluppare? e, poi, sappiamo se sviluppando un porto non ne uccidiamo un altro? se vi è una spesa che va meticolosamente studiata, è proprio quella delle attrezzature portuali. se si potesse ridurre questo stanziamento al minimo indispensabile, onorevole ministro, e destinare i miliardi risparmiati a scopi più utili e più produttivi, credo che faremmo assai bene. questa mania portuale dell' Italia è veramente una espressione della nostra retorica, in tal caso di natura marinara. se fosse presente il ministro Angelini, gli direi che vi è anche la retorica delle lussuose stazioni ferroviarie. tali retoriche vanno spietatamente colpite. all' articolo 23, si provvede ad assegnare alla Cassa per il Mezzogiorno la somma di 12 miliardi per interventi nel settore turistico e della viabilità turistica. d' accordo che il turismo, attirando stranieri, è utilissimo alla nostra economia. ma in materia di spese turistiche, occorre sceverare quelle che sono produttive da quelle che non hanno alcun valore economico. ho visto discutere nei programmi della Cassa per il Mezzogiorno opere turistiche, per il valore di decine di milioni, esclusivamente per consentire ad alcune centinaia di persone di andare a sciare o a passare qualche buona giornata in luoghi ameni. è naturale quindi che io chieda al ministro di dirci che cosa sta dietro questa cifra di 12 miliardi, per non meglio specificate opere turistiche. vi sono indubbiamente opere che utilmente possono essere fatte anche in questo settore, ma non penso sia il caso di spendere miliardi per costruire una strada panoramica dalla quale non passeranno più di 3 o 4 macchine al giorno. e passo ai contributi per il naviglio. ella, onorevole Tambroni, è l' autore di una legge in virtù della quale i contributi dello Stato venivano dati ai cantieri, per le commesse che ricevevano sia da armatori nazionali sia da armatori stranieri. cioè si mettevano, con quella legge, i nostri cantieri in condizione di concorrere sul mercato internazionale superando la differenza di costi che è strutturale alla nostra economia cantieristica. ora questo criterio, che, a mio giudizio, era il più razionale, è stato, con questo disegno di legge , abbandonato, ed ho il sospetto che ciò sia derivato in conseguenza delle norme del trattato sul mercato comune . il provvedimento in esame stabilisce un premio a quegli armatori che disarmano il naviglio vecchio e ne costruiscono di nuovo, in misura pari ad almeno il 75 per cento di quello demolito. non vedo la opportunità di questa norma. in un periodo di crisi come l' attuale, questo non è il metodo più consigliabile. la crisi sarà più facilmente superabile ed il lavoro dei cantieri più facilmente garantito, se il mercato sarà più vasto e la concorrenza nella domanda di nuovo naviglio a contributo statale la più ampia possibile. perché dunque restringere la domanda di nuovo naviglio? non è possibile escogitare un tipo di provvedimento che allarghi la domanda, dando più respiro ai cantieri? detto ciò, vorrei arrivare a qualche conclusione nel campo finanziario. il relatore ha affermato che l' ammontare del prestito è subito spendibile. ma non è così; perché, per essere subito spendibile, dovrebbe trattarsi di opere compiute e non ancora pagate. l' impegno può sussistere senza i fondi a disposizione; ma quando il prestito offre i fondi, sorge un problema di natura finanziaria diversa. ella, onorevole ministro, ci ha detto ieri che la tesoreria era in credito verso la Banca d'Italia . il che vuol dire che abbiamo un ritmo di spesa molto più lento rispetto alle disponibilità. questa situazione si aggraverà con il prestito ed ella sarà presto creditore della Banca d'Italia di alcune centinaia di miliardi; cioè per la prima volta lo Stato italiano avrà a disposizione ingenti mezzi senza essere nella necessità di pagare le opere. questa contraddizione è un altro degli aspetti tipici della nostra economia pubblica. da una parte abbiamo la tesoreria in credito, dall' altra abbiamo forti accumuli di residui passivi . i residui passivi , quando si riferiscono a pagamenti non ancora avvenuti, significano la moltiplicazione degli interessi, perché l' imprenditore privato, che presume di non incassare tempestivamente, calcola il maggior costo del credito che fa allo Stato e che egli stesso riceve dalle banche. quindi nei prossimi mesi ci troveremo nella condizione di cominciare a pagare il tasso del prestito e avremo i residui passivi che hanno un loro costo. le suggerirei, onorevole ministro, di liquidare i residui passivi liquidabili con estrema rapidità, accelerando le procedure, anche perché, attraverso una tale accelerata liquidazione, potremo controllare qual è la reale condizione del mercato finanziario . penso che, nonostante l' assorbimento della liquidità attraverso il prestito, se acceleriamo la liquidazione dei residui passivi , verrà a riformarsi una nuova liquidità a breve scadenza, ciò che potrà meglio orientarci sul tipo di politica economica e finanziaria da seguire. quando ella, onorevole ministro, avrà la disponibilità di fondi come (quelli derivati dal prestito, esami, ni chiaramente la situazione dei residui passivi . potrà trovare la soluzione di molteplici problemi. a quanto ammonta? il fatto è che dell' esistenza di questi residui bisogna pur tenere conto. la loro entità è un mistero che l' onorevole ministro farebbe bene a dissipare nella sua replica. se non ci chiariamo le idee su questi fondamentali problemi, le nostre discussioni diventano pressoché inutili. gradirei che sull' entità dei residui passivi l' onorevole ministro fornisse ragguagli in questa sede e non in camera caritatis . ringrazio l' onorevole ministro per queste sue assicurazioni nei confronti della mia richiesta, che aveva lo scopo di meglio valutare la reale portata degli stanziamenti. è proprio la mancanza di informazioni e di dati attendibili che rende difficile fornire un serio contributo a discussioni come queste: certe relazioni simili l' una all' altra fanno intravedere tutto e nulla e sembrano spesso ispirate all' esigenza di accontentare un po' tutti e di chiudere la partita al più presto. per poter parlare con cognizione di causa e per poter avanzare eventuali alternative, la Camera deve essere maggiormente informata. onorevole ministro Tambroni, ella, che ha la responsabilità della politica economica , voglia guardare anche a ciò che fanno i suoi colleghi, in sede tecnica. non basta realizzare opere, ma bisogna realizzarle bene. ho continuamente sott' occhio la via Cristoforo Colombo , una delle più importanti vie di accesso alla capitale, che non risulta mai ultimata. sono sempre in corso lavori di sistemazione, di ricostruzione, di ampliamento, sebbene siano passati appena pochi anni dalla sua costruzione. visto che non sono un uomo di scuola, vorrei, infine, fare la seguente domanda: siamo sicuri che il piano decennale della scuola sarà finanziato? in coscienza, prima che noi si dia voto favorevole a questo provvedimento, ella, onorevole ministro, ci deve dire se il piano decennale risulta finanziato, se le discussioni che si fanno intorno all' articolo 81 da parte dei nostri esperti sono state superate. non mi prenderei la responsabilità di approvare questo provvedimento, per dovermi poi trovare nella dolorosa circostanza di respingere il piano della scuola per mancanza di finanziamenti o per contrasto sul tipo di finanziamento. so benissimo che vi sono cose che possono avere preferenza e precedenza sul piano della scuola, ma ve ne sono altre che potrebbero essere ritardate se il piano della scuola dovesse essere messo in discussione. è già una nostra deficienza il fatto che questo piano, in discussione da oltre un anno, non sia già stato approvato, ma sarebbe veramente mancare al nostro dovere se noi ci occupassimo delle opere marittime di non so quale porto che non serviranno a nulla, e sacrificassimo ciò che deve avere priorità nel piano di sviluppo.