Palmiro TOGLIATTI - Deputato Opposizione
III Legislatura - Assemblea n. 166 - seduta del 25-06-1959
Abrogazione dei commi secondo e terzo dell'articolo 68 della Costituzione, in materia di autorizzazione a procedere nei confronti di parlamentari
1959 - Governo I Amato - Legislatura n. 11 - Seduta n. 28
  • Attività legislativa

so benissimo, signor presidente , che poco tempo sarà concesso a queste mie dichiarazioni e me ne rincresce, onorevoli colleghi , perché nel discorso dell' onorevole Pella, nostro ministro degli Esteri , pur attraverso alla consueta trama di espressioni convenzionali e di motivi propagandistici, mi par di aver rilevato alcuni elementi che segnalano la vera situazione internazionale che oggi sta davanti a noi come sta davanti a tutti i paesi dell' Europa occidentale : situazione che è di crisi, di ambiguità, di incertezza, di mancanza di una prospettiva sicura. se più tempo fosse a nostra disposizione, se queste dichiarazioni fossero state fatte all' inizio del dibattito anziché alla fine, vi sarebbe stato luogo a una ampia discussione di questi argomenti. devo limitarmi a sottolineare ancora una volta i motivi per i quali, nonostante questo, l' esposizione del ministro degli Esteri non ha dato a noi alcuna sodisfazione e quindi noi manteniamo la nostra posizione negativa per ciò che riguarda il voto su questo bilancio e circa il nostro giudizio sulla politica estera di questo Governo. parecchie espressioni sono state usate dal nostro ministro degli Esteri per sottolineare l' esistenza in questo Governo di una volontà di pace, di distensione, di ricerca d' un accordo tra i gruppi di potenze che oggi si contrappongono nel mondo, e così via . egli ha sottolineato alcune volte che il governo italiano si sarebbe impegnato per ottenere che da parte degli alleati occidentali si trattasse con l' altre parte. spero che questo voglia dire che il nostro Governo è anche dell' opinione che non debbano oggi essere interrotte le trattative e che si debba venire a quegli incontri ulteriori dai quali possa sorgere qualcosa di nuovo per un chiarimento e una distensione della situazione internazionale. vorrei però sottolineare che non bastano le parole, onorevole Pella. non basta dire: noi vogliamo che si tratti. sono necessari degli atti, i quali agevolino una trattativa, prima di tutto, ed è necessario, poi, astenersi da atti, i quali siano tali da ostacolare una trattativa, da renderla più difficile di quanto essa già sia di per sé. l' accusa che noi facciamo a questo Governo, che abbiamo fatto nel corso del dibattito sul bilancio, che abbiamo portato largamente nel paese, nel corso di questi ultimi mesi e che ora ripetiamo, è di aver compiuto almeno un atto grave, il quale è un serio ostacolo alle trattative, perché le rende più difficili o le allontana. tale è l' accordo che avete sottoscritto per l' istallazione in Italia di basi di missili americani atomici. onorevoli colleghi , il tema è dato affrontato dal ministro degli Affari esteri . credo che permetterete anche a me di affrontarlo. lascio da parte tutta l' argomentazione che ella ha sviluppato, onorevole ministro, circa il carattere più o meno difensivo di questi strumenti di sterminio. semmai ne accennerò in seguito. ritengo essenzialmente che questo atto, in se stesso per il momento in cui è stato compiuto, nel momento cioè in cui nessun altro paese dell' alleanza occidentale sul continente europeo aveva ancora ardito compierlo, è stato ed è un ostacolo effettivo, reale, ad una trattativa. se voi oggi voleste effettivamente compiere qualcosa che favorisca e renda più agevole una trattativa che tenda alla distensione e al disarmo, l' unica cosa che potreste fare è di sospendere l' esecuzione di questo accordo. ed è questa la proposta che noi manteniamo davanti al popolo italiano . oppure, dal momento che sono venute dall' altra parte proposte di iniziare a questo riguardo delle conversazioni, che dovrebbero essere fondate sulla costatazione e sul controllo reciproco circa l' esistenza o meno, dall' una e dall' altra parte, di simili strumenti di distruzione, voi dovreste per lo meno accettare queste proposte. ecco un atto che sarebbe coerente con le dichiarazioni di voler fare una politica di pace e distensione, di voler favorire gli accordi tra le due parti! le dichiarazioni che ella, onorevole ministro, ha fatto a questo proposito, sono profondamente contraddittorie, non solo perché ella ci ha detto che si tratta di strumenti di difesa, mentre tutti sappiamo che non è così, perché si tratta solo di strumenti di aggressione e sterminio indiscriminato, che vengono collocati in Italia in previsione di un conflitto, le cui vicende non sarebbero in nessun modo regolate da noi, perché si tratterebbe del conflitto tra le due più grandi potenze mondiali odierne, sul cui corso la diplomazia del nostro paese non ha alcuna possibilità, e forse anche nessuna capacità, di influire in qualsiasi modo, ma anche perché ella ci ha detto che l' eliminazione di simili basi di strumenti di sterminio potrebbe essere possibile solo nell' ambito di un accordo di sicurezza generale. quando ella, onorevole Pella, dice questo, dimentica infatti che la decisione che voi avete preso, rende più difficile un simile accordo. se il nostro Governo pensa ad un accordo di sicurezza generale, in cui sia compresa la eliminazione delle basi di missili dal nostro territorio, deve per lo meno non rendere difficile la relativa trattativa col firmare un simile accordo come punto di partenza . questo è infatti un punto di partenza che già in se stesso esclude la trattativa. e voi, con tutte le vostre dichiarazioni, l' avete del resto esclusa. su questo problema, quindi, apertamente dichiaro, a nome del mio partito, che noi continueremo a porre la questione davanti alle masse popolari , agitandola con energia, convinti come siamo di fare in questo modo gli interessi del nostro paese e della pace, convinti di lottare per il bene, per l' esistenza stessa della nostra patria. noi siamo profondamente convinti che il giorno in cui si giungerà, in un modo o nell' altro a ire reciproci controlli, ad eliminare questi strumenti di sterminio atomico anche da un piccolo settore delle superfici nazionali europee, quel giorno si sarà compiuto il primo grande passo in avanti verso l' inizio di un processo di distensione generale. ella ha detto che si augura che le trattative continuino. a questo proposito però vorrei pur fare alcune osservazioni. non basta infatti proclamare di avere la buona volontà di trattare, non basta dire che le proposte occidentali manifesterebbero questa buona volontà : è necessario dimostrarlo. ora noi sappiamo che oggi il mondo è diviso in due blocchi , di natura militare, che si fronteggiano e si dividono gran parte della superficie del nostro pianeta. ebbene, in questa situazione è evidente che dimostra di non voler iniziare una trattativa colui che avanza proposte con le quali in sostanza tende a raggiungere per via di accordi strappati non si sa in quale modo ciò che sa che potrebbe ottenere solo con una guerra e con una guerra vittoriosa, cioè una modifica delle frontiere stesse che oggi dividono i due blocchi contrapposti. o si elimina la situazione odierna attraverso accordi iniziali che a poco a poco si estendano a tutta la superficie europea, a tutti gli stati d' animo e a tutto il modo dei rapporti internazionali e pongano quindi fine alla contrapposizione militare, altrimenti è assurdo chiedere, come chiedono le famose proposte-pacchetto americane, che nello spazio di due o tre anni venga deciso l' assorbimento della Germania orientale da parte della Germania occidentale . questo non è voler trattare. le proposte presentate dagli alleati all' inizio delle trattative non erano dunque proposte che si potessero accogliere seriamente, non erano le proposte che si fanno quando si vuole iniziare una trattativa. la seconda osservazione che intendo fare è che se si vuole trattare bisogna prima di tutto partire dalla realtà, non bisogna pretendere che non esista quello che invece esiste. quello che esiste è la Repubblica democratica tedesca . è un grande Stato, una realtà, un fatto. è stata creata attraverso particolari vicende, ma non si può sopprimerla con degli espedienti. è uno Stato il quale ha avuto le sue difficoltà economiche in determinati periodi, ma è uno Stato il quale oggi si trova su una linea di sviluppo positivo, di rafforzamento dell' economia e di rafforzamento interno e politico. i cittadini della Repubblica democratica tedesca hanno un senso del loro Stato. sanno e sentono di far parte di uno Stato che è profondamente diverso dalla Repubblica federale perché in esso sono state realizzate delle profonde riforme, come sono una totale riforma agraria , la nazionalizzazione della grande industria e lo sviluppo dell' economia secondo un piano. volete voi sopprimere questa realtà? non volete riconoscere questa realtà? se voi partite da una posizione simile vuol dire che voi, mentre affermate di voler trattare, in realtà una trattativa non la volete intavolare. nel corso dei dibattiti che hanno avuto luogo recentemente sulla questione tedesca mi sono preso la pena di andare a vedere il modo come si è giunti alla situazione attuale. onorevoli colleghi , mi rincresce di non potermi diffondere troppo su questo argomento, ma la dimostrazione che balza evidente agli occhi quando si consultano i documenti che partono dal 1946 e giungono al 1955 è quella che se vi è una parte che non ha voluto l' unificazione tedesca questa è la parte occidentale, non l' orientale e prima di tutte la Repubblica di Bonn , il partito democristiano che sta a capo di questa repubblica, il cancelliere Adenauer. consultate i fatti, andate a leggere i documenti e mi darete ragione. la Repubblica democratica tedesca è stata formata dopo che si era costituita la Repubblica federale , dopo e non prima. immediatamente dopo la sua creazione, un congresso popolare tedesco tenuto nella Berlino orientale chiedeva alle grandi potenze, in quel momento riunite a Londra, che venisse eletta con voto libero e segreto un' assemblea nazionale col compito di procedere alla ratifica di un trattato di pace . questa proposta venne respinta. continuiamo. nel 1950 viene lanciata dagli alleati la parola d'ordine delle elezioni libere. a questo proposito, onorevole Pella, le ho già detto altre volte che noi non desideriamo lasciarci prendere in giro su questa questione. elezioni libere in uno Stato dove il partito di avanguardia della classe operaia è soppresso non ci sono e non ci possono essere. ma torniamo ai fatti. si tratta di stabilire quale legge elettorale dovesse essere applicata. orbene, la proposta avanzata dagli alleati fu che la legge elettorale doveva essere preparata dalle quattro potenze occupanti, mentre la parte orientale giustamente sosteneva che un consiglio pantedesco fosse incaricato di elaborarla. nel 1951, il 15 settembre il Primo Ministro orientale Grotenwhol avanza quindi la proposta di un incontro tra i rappresentanti delle due Germanie per decidere sulla convocazione delle libere elezioni pangermaniche. la risposta di Adenauer consistette nel dichiarare che « per incarico della Russia sovietica Grotenwhol compie il tentativo di impedire la integrazione dell' Europa » . è evidente che qui si scontrano due politiche. la politica degli USA, di Adenauer, di Foster Dulles , di tutta la parte occidentale, è una politica di integrazione militare (e possibilmente anche politica) della Germania occidentale in un blocco armato antisovietico. tale politica esclude, naturalmente, la unificazione. ma il dibattito continuò nel 1952 quando, a proposito del modo di fare le elezioni, la camera popolare di Berlino approvò la decisione che dovessero farsi sulla base di una legge che riproducesse quella della Repubblica di Weimar . anche in questo caso, nessuna conclusione: l' Occidente non ne vuole sapere. a sua volta, più tardi, l' assemblea nazionale di Bonn presenta 14 punti per una legge elettorale . la camera popolare di Berlino dichiara che la maggior parte dei 14 punti era accettabile. allora gli occidentali corrono ai ripari, ponendo una serie di nuove condizioni. lascio stare gli altri episodi per venire all' ultima dichiarazione, che venne fatta il 10 gennaio 1955 dal governo sovietico . essa diceva che se venivano abbandonati i piani per l' inserimento della Repubblica di Bonn nella NATO sarebbe stato possibile tenere anche nel 1955 delle elezioni pantedesche. il governo della Repubblica democratica tedesca si associa a questa dichiarazione, l' Occidente la respinge senza nemmeno prenderla in considerazione. questa la realtà, così sono andate le cose. e se oggi gli alleati ripropongono nel loro piano impacchettato qualche cosa che può assomigliare alle proposte fatte 5, 8 ed anche 10 anni fa dalla parte orientale, si sono dimenticati che nel frattempo le condizioni politiche. sono cambiate, che nel frattempo non soltanto è sorta e si è organizzata la NATO, ma che la Repubblica federale di Bonn ha aderito alla NATO, che ha ricevuto l' autorizzazione di costituirsi un esercito, e che tra poco vi saranno anche in Germania le installazioni per basi di missili atomici. se questi i precedenti, bisogna riconoscere che non si potranno condurre avanti trattative per superare il punto morto nelle relazioni tra Oriente ed Occidente se non si abbandona il proposito di voler sopprimere quello che oggi esiste, oppure di non volerlo riconoscere. quello che oggi esiste, la Germania orientale , non si può sopprimerlo: bisogna riconoscerlo e bisogna su quella base trovare un accordo che consenta l' avvicinamento tra le diverse parti, l' istituzione di una zona di sicurezza e così via . il famoso piano impacchettato degli americani prevede invece alla fine l' adesione persino della parte orientale alla NATO. questo è il colmo dell' impudenza; ed è assurdo affermare davanti ad una assemblea seria come è la nostra che queste fossero proposte destinate ad aprire delle trattative. queste erano proposte destinate ad esser lasciate cadere senza discussione; e noi dobbiamo rendere merito ai rappresentanti della parte orientale di non aver rotto le trattative non appena le hanno conosciute, ma di aver continuato le conversazioni fino a cercare di individuare quei punti limitati di un possibile accordo per cui si possa andare avanti. non si può fondare una politica estera , e soprattutto non si può fondare una politica di pace sul misconoscimento di ciò che esiste. quello che voi fate nei riguardi della Germania orientale , quello che voi fate nei riguardi della Repubblica popolare cinese è la negazione di una politica di pace, è una politica di provocazione alla divisione del mondo, di continua provocazione a nuovi conflitti. senza dubbio. e vengo alla fine, soffermandomi soltanto su alcuni problemi cui ella, onorevole Pella, ha fatto cenno, quando tra i differenti obiettivi della politica estera dell' attuale governo italiano ha parlato dell' europeismo e di quella che ha definito una « vocazione mediterranea » . in questo ambito, ella ha fatto alcune dichiarazioni a favore di un riavvicinamento del nostro paese al movimento dei popoli del medio e vicino Oriente che hanno acquistato la loro indipendenza. tutto ciò che verrà fatto in questa direzione sarà considerato da noi in modo positivo. intendo però sollevare due problemi, uno che è dell' Europa, l' altro che tocca la situazione mediterranea. oggi le libertà dei popoli dell' Europa sono minacciate. oggi è ospite in Italia l' uomo il quale ha soppresso le libertà parlamentari del popolo francese , il quale è responsabile di avere annullato quelle che erano conquiste realizzate attraverso decenni e decenni di lotta per la libertà. signor presidente , prima di pronunciare le mie parole ho riflettuto su di esse e ho trovato che nel nostro regolamento nulla vi è che le vieti. noi onoriamo, come tutti gli italiani onorano, la memoria dei francesi che caddero sui campi del 1859 per avviare il processo di unificazione del nostro paese, la liberazione di esso dallo straniero. noi sentiamo fortemente la solidarietà col popolo francese che fu guida dei popoli di tutta l' Europa continentale nella conquista delle libertà parlamentari e di un regime di democrazia, e che troppe volte è stato respinto indietro dai tentativi di sopprimere queste libertà instaurando un potere personale. mentre onoriamo coloro che hanno combattuto per la libertà del nostro paese, rivolgiamo il nostro pensiero a quel popolo algerino che oggi combatte per la sua indipendenza e libertà. signor presidente , onorevole ministro degli Esteri , noi auguriamo che le libertà parlamentari del popolo francese possano essere restaurate e che libero e indipendente sia il popolo algerino . signor presidente , concludo. ho detto all' inizio che risultavano dal complesso della esposizione del nostro ministro degli Esteri elementi di ambiguità, di incertezza, che consentivano forse a chi amasse nutrirsi di ottimismo, di pensare che incominci a esservi fra i nostri governanti un barlume di coscienza della gravità della situazione internazionale e della necessità di modificare gli indirizzi di politica estera del nostro paese. questa è la necessità che noi affermiamo votando contro il bilancio degli Esteri. chiediamo un mutamento radicale della nostra politica estera affinché possa effettivamente essere dato dal popolo italiano un contributo alla pace e alla distensione internazionale.