Palmiro TOGLIATTI - Deputato Opposizione
III Legislatura - Assemblea n. 11 - seduta del 18-07-1958
Modifiche ed integrazioni al decreto - legge 30 dicembre 1989, n. 416, con modificazioni, dalla legge 28 febbraio 1990, n. 39, in materia di ingresso e soggiorno in Italia di cittadini stranieri
1958 - Governo I Amato - Legislatura n. 11 - Seduta n. 23
  • Comunicazioni del governo

credo sia oramai oltremodo chiara per tutti, signor presidente , tanto per il modo come abbiamo condotto in questo periodo la nostra agitazione politica, quanto, onorevoli colleghi , in modo particolare dopo gli interventi di compagni nostri nel dibattito senatoriale ed in questo, credo sia oramai oltremodo chiara la nostra posizione verso questo Governo. siamo contrari a questo Governo per le sue origini, per la sua composizione, per il suo programma, per ciò che esso rappresenta negli sviluppi della situazione politica del nostro paese, per le prospettive che esso apre, con la sua esistenza e con la propria attività, a questa situazione. particolarmente in rapporto con quest' ultimo punto sarà bene soffermarsi alquanto, allo scopo di chiarire una serie di questioni, alcune di estrema gravità, collegate con lo sviluppo tragico della situazione internazionale in questi giorni e in queste ore, e altre, che sono fondamentali sia per noi che per la grande massa dei lavoratori italiani. ci troviamo infatti all' inizio di un nuovo ciclo costituzionale, di una nuova legislatura, e ritengo non sia male che anche questa volta, come già nel passato, noi ci chiediamo, noi cerchiamo di comprendere e spiegare bene ciò che in questa legislatura ci attende e quindi quali saranno i doveri nostri, quali saranno i doveri che incombono a noi e alle altre forze democratiche italiane, qualunque sia il partito cui esse appartengono. noi dimentichiamo, poi, che le prospettive immediate di sviluppo della situazione internazionale non soltanto sono oscure, ma sono tragiche, quasi catastrofiche. ricordo che nel 1947-48, quando venne malauguratamente spezzata quella grande unità di forze popolari che si era creata nella Resistenza, noi ci ponemmo lo stesso interrogativo, relativamente alle prospettive della situazione del nostro paese e del movimento democratico italiano; e la nostra risposta fu che era necessario si formasse e sviluppasse una nuova grande unità, che si affermasse un nuovo grande movimento di queste forze popolari, allo scopo di condurre a termine quell' opera di rinnovamento economico e sociale che con l' abbattimento del fascismo, con l' avvento della Repubblica democratica e con l' approvazione della Costituzione non ancora era stata condotta a termine, di cui però era stata tracciata in modo evidente e obbligatorio, nella Costituzione stessa, una via maestra. nella situazione internazionale che allora esisteva e che venne via via sviluppandosi con svolte talora assai gravi negli anni successivi, i risultati che nel corso degli ultimi dieci anni, sulla via che noi ardivamo allora tracciare, sono stati raggiunti, non ci lasciano del tutto insoddisfatti. tutto non si è ottenuto quanto era desiderabile. si è però andati avanti, la via rimase aperta e per essa abbiamo avanzato, nonostante i ripetuti tentativi che da parte avversa vennero fatti per sbarrarci quella strada di progresso a cui tendevamo. ma oggi, a che punto siamo? come si presenta l' avvenire? su tutto il resto prevalgono anzi, devono prevalere le considerazioni e le preoccupazioni profonde che desta l' attuale situazione internazionale. non riesco a comprendere l' indifferenza che sento regnare ancora nello svolgimento di questo dibattito di fronte alla tragicità di questa situazione. vi è materia oggi di serio, immediato, tragico allarme. un conflitto armato è in corso nel Medio Oriente . ha aperto questo conflitto un atto di aperta aggressione brigantesca compiuto dagli USA contro popoli inermi e in gran parte indifesi. questa è la situazione di fronte a, cui ci troviamo; e spero che questa volta non si vorrà fare come al tempo della Corea, quando si volle rendere responsabile della situazione Stalin, attribuire cioè a Stalin la responsabilità di quell' aggravamento della situazione internazionale. il presente getta del resto una luce rivelatrice anche sul passato. al tempo della Corea, gli USA si dichiararono in stato d' allarme; oggi essi si dichiarano in stato di guerra . la più grande potenza imperialistica del mondo brandisce e agita davanti ai popoli atterriti armi di distruzione e di sterminio e lo fa davanti a una opinione pubblica mondiale sorpresa ed esterrefatta ad un tempo. si è dunque ormai, di fatto, sulla strada che conduce alla guerra, e vi conduce di fatto, in modo forse inevitabile. ma che sarebbe oggi la guerra? assurdo pensare alle piccole guerre localizzate, nella situazione odierna. un conflitto il quale oggi si accenda tra le grandi potenze, diventa immediatamente, anzi, non può non diventare guerra generale. e la guerra generale noi sappiamo oggi con quali armi si combatte: con le armi atomiche e con le armi nucleari , ossia con mezzi di distruzione della popolazione civile, di sterminio, in intiere zone del mondo, di tutto quello che è la nostra civiltà. questo è il punto a cui oggi ci troviamo e questo è il fatto che dovrebbe dominare tutti i nostri dibattiti e tutte le nostre decisioni in questo momento. dagli uomini del Governo sino all' ultimo rappresentante che siede in questa Assemblea, tutti oggi dovremmo essere penetrati della responsabilità che grava su di noi, per le sorti del popolo italiano nella situazione che sta precipitando. si è denunziato da parecchie parti, durante la scorsa campagna elettorale , il nostro allarmismo circa gli eventuali svolgimenti della situazione internazionale e interna. oggi tutti, credo, comprendono che il nostro preteso allarmismo altro non era se non oggettiva valutazione delle cose reali e del loro prevedibile sviluppo. oggi noi siamo a quel nodo che noi dicevamo allora che minacciava di stringere i popoli in una catena da cui non avrebbero potuto più liberarsi. in realtà — e qui desidero allargare il campo delle considerazioni — è un po' di tempo che noi vediamo apparire nel mondo cosiddetto occidentale i segni di una minaccia, reale, che parte dalle attuali classi dirigenti del mondo capitalistico e tende a colpire e mettere in forse le sorti della democrazia. e le sorti della pace, e l' esistenza stessa dei popoli. quelli di noi che sono vissuti tra le due guerre vedono accumularsi fatti e indizi che ricordano paurosamente le tappe traverso cui si giunse al secondo conflitto mondiale. eravamo in pieno svolgimento della nostra lotta elettorale quando gli USA organizzarono un colpo di mano sull' Indonesia, cercando di ferire al cuore il regime libero, di indipendenza, instaurato in quel paese. per fortuna lo Stato e il popolo dell' Indonesia, strettamente uniti, poterono sventare la minaccia, ma anche da quell' azione aggressiva degli USA già si sentiva maturare, in altra parte del mondo, la minaccia di un conflitto che poteva diventare un conflitto mondiale. il Medio Oriente già si stava incendiando. oggi esso è in fiamme. poi sono venuti i fatti della Francia. nella Francia è stato dato un colpo mortale al regime parlamentare . non esiste ancora oggi, in Francia, un regime fascista, lo riconosciamo. esiste però un regime di dittatura personale fondato essenzialmente sopra un apparato militare. si sono però create molte delle condizioni perché si giunga a un regime apertamente fascista e vediamo con paura, oltre che con preoccupazione, il modo come la Francia sta scivolando per questa china. si sono create queste condizioni attraverso un' insurrezione militare, seguita dalla capitolazione dei capi di tutti i partiti borghesi e della socialdemocrazia e a cui non ha potuto opporsi fino ad ora un potente movimento di riscossa delle masse popolari e democratiche del paese fratello, ciò che noi auguriamo possa avvenire nel più breve tempo possibile e nel modo più efficace. quali le cause di ciò che è avvenuto in Francia? quale il corso degli eventi che hanno portato a questa catastrofe per la democrazia occidentale, per le masse lavoratrici e democratiche dell' Europa? credo sia un profondo errore, che non bisogna commettere, quello di fare anche la minima concessione a coloro che cercano una spiegazione del crollo del regime parlamentare francese in un preteso fallimento interno di questo regime per il giuoco di massacro che sarebbe stato fatto dei successivi ministeri o per le debolezze e i vizi del cosidetto regime dei partiti politici . no, non è in questa direzione che si deve cercare, per chi! la ricerca e le concessioni fatte in questa, direzione portano inevitabilmente a fare indebite, errate e dannose concessioni e forze tendenzialmente fasciste, le quali devono essere invece apertamente combattute e smascherate. in altra direzione si deve cercare, e l' attenzione deve essere concentrata essenzialmente su due elementi. il primo è che la grande borghesia imperialistica francese non ha capito e non è in grado di capire che le vecchie posizioni coloniali della Francia nell' Indocina, nell' Africa del nord e altrove non potevano e non possono più essere mantenute contro l' irresistibile sollevazione liberatrice dei popoli di questi paesi. di qui una politica profondamente sbagliata; di qui la disfatta. dell' imperialismo francese nell' Indocina, la pazzesca avventura di Suez, conclusasi anch' essa con una disfatta e un' umiliazione per l' imperialismo francese; di qui l' aggravarsi della situazione interna e parlamentare, nonché della situazione economica e finanziaria di quel paese. questa è una delle principali molle di sviluppo degli avvenimenti francesi. l' altra è che una via diversa esisteva, una via che evitasse al popolo francese l' attuale tragedia era possibile, a condizione però che venisse rispettata la volontà espressa dalla massa elettorale, in forma democratica nelle ultime elezioni parlamentari. questa era la vera, la sola alternativa democratica, creata del resto dalla consultazione elettorale, e che tuttora esiste. ma l' accettare questa alternativa, cioè l' accettare l' applicazione onesta e integrale del metodo democratico, su cui deve essere fondato il regime parlamentare , voleva e vuole dire aprire l' accesso alla direzione politica del paese a nuove forze sociali e politiche, alla classe operaia , cioè, e alle masse lavoratrici di avanguardia raccolte attorno al partito comunista . il fanatismo anticomunista non permetteva di farlo. questa e soltanto questa è la realtà. perciò ritengo necessario affermare, e che venga affermato da parte nostra in modo particolare, che mentre il parlamento francese scompare dalla scena politica europea — questo parlamento francese che negli anni della tirannide fu in una certa misura anche per noi italiani un faro verso il quale si dirigevano attese e speranze, soprattutto quando si seppe orientarsi verso una politica effettivamente democratica, cioè di unità delle grandi forze della democrazia — mentre il parlamento francese scompare dalla scena politica europea , ripeto, noi abbiamo il dovere di riaffermare la nostra fiducia, come partito comunista , nel regime parlamentare e nel regime dei partiti politici , come base di democrazia politica a cui nel nostro paese non si può né si deve rinunziare. e non è soltanto un' affermazione ideale che noi facciamo, è un compito preciso che noi ci poniamo, quello cioè di opporci anche qui, in Italia, a qualsiasi tendenza a voler limitare, soffocare e comprimere l' iniziativa e la libertà del Parlamento nella esplicazione delle proprie funzioni. la nostra Costituzione afferma nella sua lettera e nel suo spirito che il Parlamento lavori per l' attuazione di quelle riforme economiche, sociali e politiche che la Costituzione stessa prevede. ebbene, noi siamo su questo terreno e lavoreremo, nel corso di questa legislatura, affinché da questo terreno non si esca, mobilitando le forze popolari affinché sia opposta una energica resistenza a chiunque volesse seguire, ripetendo una espressione dell' onorevole Fanfani, cattivi esempi che vengono dall' estero. ma i fatti francesi, le stesse ripetute crisi nei rapporti tra gli Stati, nel Medio Oriente , nel lontano Oriente e altrove e l' attuale gravissima, tragica crisi internazionale , ci riportano ai problemi di fondo di tutta l' odierna situazione, anzi, direi che ci riportano a un problema che è sempre lo stesso e che è uno solo: bisogna riconoscere che la struttura del mondo oggi è cambiata e che non si può più pretendere di reggere il mondo con i vecchi metodi dell' imperialismo, di un blocco dei paesi imperialisti, della conservazione sociale e della reazione. un terzo del mondo è retto dai comunisti, un altro terzo e più è di popoli che si sono liberati dal giogo coloniale e sono disposti a difendere con tutte le armi la loro indipendenza, oppure sono giunti al punto che vogliono finalmente questa liberazione e per spezzare il giogo del colonialismo sono disposti ad affrontare qualsiasi combattimento, anche in condizioni di disuguaglianza, anche in condizioni disperate, come oggi sta avvenendo nelle regioni del Medio Oriente . questi sono i fatti di cui i gruppi dirigenti dell' imperialismo non si vogliono rendere conto. in questa situazione è assurdo che da parte degli USA si pretenda al dominio mondiale; è assurdo che gli imperialisti francesi si pongano come obiettivo di rinnovare la grandezza imperialistica della Francia attraverso il massacro del popolo arabo o le avventure di una guerra come quella di Suez. non si possono più reggere le sorti del mondo con i metodi di una volta. i governanti non possono più governare secondo i vecchi scherni della conservazione e della reazione. lo sentono e lo sanno essi stessi, del resto, e per questo gettano a mare il regime parlamentare , che è stato per loro, in un determinato periodo, soltanto uno strumento per mascherare l' effettiva loro dittatura e la loro tirannide. ma d' altra parte i popoli non vogliono più essere governati con i vecchi metodi e di qui l' estrema acutezza della situazione mondiale, di qui la tendenza continua al crearsi di momenti di febbre acuta, di qui da una parte la minaccia continua del ricorso alle armi e dall' altra parte la lotta aspra, difficile, paziente e pesante per salvare la pace, che deve essere salvata per salvare nello stesso tempo la libertà e l' indipendenza di tutti i popoli, e le vie di sviluppo del progresso umano. bisogna che la politica dei paesi occidentali, se noi vogliamo uscire da una situazione così grave (e qui parlo non soltanto delle vicende di questi ultimi giorni, ma della situazione esistente già da due o tre anni), faccia una svolta, riconosca la realtà odierna e a questa realtà si adegui. forse ciò a voi non piace: ciò non per tanto questa realtà non potete cambiarla e se cercherete di cambiarla con le armi distruggerete forse gran parte della civiltà umana, ma certo non otterrete quello che volete ottenere e vi sarete buttati voi stessi nell' abisso. questa situazione è particolarmente sensibile e acuta per ciò che si riferisce al movimento di indipendenza dei popoli arabi . assurdo e infantile è che l' onorevole Malagodi, il quale pure ha fatto qui una esposizione interessante e per alcune parti anche istruttiva, ci venga a ripetere la storiella dell' imperialismo arabo che minaccia di accerchiamento l' Occidente e in particolare l' Italia, e faccia balenare ai nostri sguardi l' immagine apocalittica della mezzaluna piantata sui Campidoglio e dei cavalli cosacchi che si abbeverano alle fontane di San Pietro . sciocchezze! i popoli arabi sono tra i più poveri del mondo; non hanno industria, non hanno armamenti; hanno una economia tra le più arretrate, appartengono a quei paesi sottosviluppati, anzi, alcuni di essi appartengono a quelle zone della fame, che esistono sulla superficie del nostro globo, e che fanno da contraltare alle zone di lusso e di ricchezza sfrenata che esistono attorno alle centrali dell' imperialismo. è ridicolo parlare di un imperialismo arabo che minaccerebbe le posizioni dell' Occidente. lo so, i regimi che oggi esistono nei paesi arabi non sono tutti democratici, ma questa oggi può essere, anzi, è, una questione secondaria. oggi prevale al di sopra di tutto il resto, e deve prevalere anche nelle nostre considerazioni, il problema dell' indipendenza di questi popoli, il problema della libertà, la necessità di aprire loro una strada per uno sviluppo autonomo, economico e sociale , attraverso la conquista della indipendenza politica. forse che noi italiani abbiamo risolto insieme il problema della indipendenza e i problemi sociali che stavano davanti a noi all' inizio dell' Ottocento? i ministri di Carlo Alberto non credo fossero uomini di idee molto avanzate e progressive: non vorrei paragonarli ai colonnelli egiziani. ma forse una grande differenza non c' era; forse anche, penso, la differenza sarebbe a favore dei colonnelli egiziani, oggi come oggi. ridicolo è affermare che la rivolta dei popoli arabi per la loro indipendenza priverebbe il mondo occidentale del petrolio, di questo sangue che deve scorrere nelle vene e nelle arterie dell' organismo dove si produce la ricchezza dei paesi occidentali. ma che ne possono fare del petrolio, questi popoli arabi ? potranno berlo? potranno cederlo all' Unione Sovietica ? ma l' Unione Sovietica ne ha da vendere del petrolio, tanto che lo esporta a prezzi, credo, di concorrenza con le società petrolifere inglesi e americane. il solo problema che esiste è che i popoli arabi vogliono trarre dal petrolio (che è alle volte l' unica loro ricchezza naturale; il canale di Suez era un' altra di queste ricchezze) un maggiore profitto di quello che hanno tratto finora, cioè vogliono ridurre i profitti delle grandi imprese monopolistiche petrolifere dell' Inghilterra e degli USA. non vedo davvero quale interesse potremmo avere noi a difendere le posizioni di questi grandi monopoli; anzi, noi abbiamo interesse a che le posizioni di questi monopoli siano ridotte, siano limitate, perché così potremo muoverci un po' più facilmente anche noi; così anche noi potremo avere del petrolio un po' più a buon mercato. assurdo parlare di un movimento arabo ispirato, fomentato, diretto dall' Unione Sovietica e dai paesi comunisti. se l' Unione Sovietica ha un prestigio fra questi popoli, è perché l' Occidente si identifica, per essi, con lo sfruttamento, con la miseria, con la fame e con la schiavitù. questa è la realtà. questo è ciò che i soldati degli USA e del Regno Unito vanno a difendere nel Libano e nella Giordania. questo è ciò che voi, solidalmente con le forze degli USA di America, cercate di difendere, ponendo a disposizione di questi aggressori il nostro territorio, i nostri porti, i nostri aeroporti. l' Unione Sovietica ha avanzato ripetutamente, nel corso degli ultimi anni, delle proposte che erano le più ragionevoli possibili, per regolare i problemi del Medio Oriente . queste proposte si riassumevano nell' escludere che vi fosse qualsiasi base militare straniera in queste zone; nell' escludere che vi fosse qualsiasi intervento straniero nella vita interna di questi paesi; nell' escludere persino qualsiasi fornitura di armi. l' Occidente, cioè gli USA, l' Inghilterra e la Francia, hanno respinto queste proposte. essi vogliono mantenere in piedi, nel mondo arabo , un regime di sfruttamento coloniale. ma questo regime di sfruttamento coloniale quei popoli più non lo sopportano. essi più non sopportano di essere governati dagli agenti stipendiati delle grandi compagnie petrolifere; vogliono incominciare a muoversi sulla strada dell' indipendenza e della democrazia, e noi non possiamo che augurare che su questa strada essi possano avanzare, che ottengano dei successi e che siano battute e cacciate da quella zona del mondo le forze aggressive, brigantesche dell' imperialismo degli USA e dell' imperialismo inglese. torniamo così al problema di fondo a cui accennavo in principio e che è all' ordine del giorno di tutta la situazione internazionale. i gruppi dirigenti capitalistici non comprendono la necessità di lasciare via libera allo sviluppo del movimento di indipendenza dei popoli ieri coloniali, non comprendono la necessità che vengano sodisfatte le esigenze nuove di sviluppo economico e di reciproci rapporti economici e politici che questo movimento pone. di qui deriva in modo inevitabile l' acutizzazione della situazione internazionale, deriva il passare da una crisi all' altra e da un allarme all' altro, aprendosi le prospettive di sempre nuovi conflitti e, infine, aprendosi la prospettiva più tragica: che. attraverso questi nuovi conflitti, si giunga a un conflitto mondiale, che si combatterebbe con le armi atomiche e nucleari, il che noi sappiamo che cosa potrebbe dire per l' esistenza stessa dei popoli dell' Europa. ma come si riflette questa situazione del mondo capitalistico nel nostro paese? questa è la situazione che più particolarmente ci deve interessare, discutendosi le dichiarazioni del presidente dell' attuale Governo. è errato ritenere che quel processo di involuzione che si esprime con le minacce concrete al regime democratico e alla pace non sia in atto anche da noi. si sente dire spesso, con sodisfazione, che noi non abbiamo una questione grave da risolvere, come quella dell' Algeria; non abbiamo da difendere interessi di società petrolifere. è vero, quantunque l' esame della grande stampa di informazione, tutta seguace di questo Governo, ci dimostri che vi sono in Italia (ed è un fatto non soltanto ridicolo, ma grottesco) i patiti degli interessi delle società petrolifere inglesi e americane. vengono, questi patiti, soprattutto dalle file dei fascisti, tradizionali servitori di uno straniero, ma si trovano anche nelle file della Democrazia Cristiana , della socialdemocrazia, del partito repubblicano . noi non abbiamo questioni di tal genere da risolvere, è vero. sono però da anni e anni all' ordine del giorno del nostro paese una serie di problemi vitali, come quello del lavoro, dell' accesso di nuovi gruppi politici alla direzione del Governo e dello Stato. questi problemi non si possono risolvere se non modificando una parte del vecchio assetto tradizionale della economia e della società italiana , e non vengono risolti perché questo assetto viene ostinatamente difeso dalle classi dirigenti capitalistiche e dai partiti, come la Democrazia Cristiana , che sono i loro rappresentanti e che governano in nome loro. di qui deriva non un precipitare, come in Francia, della situazione verso sviluppi drammatici, ma un radicalizzarsi continuo della nostra vita politica, un accentuarsi continuo di contrasti, gli uni latenti gli altri palesi, attraverso il permanente immobilismo governativo, attraverso il continuo rinvio di qualsiasi soluzione, per cui si ha una insodisfazione che cresce nelle grandi masse popolari e si estende non soltanto ai partiti di opposizione e alle masse che li appoggiano, ma a una parte delle stesse masse che poi, nelle elezioni, finiscono col votare o per le destre, o per il partito democristiano , o per i partiti oggi impegnati nell' attuale Governo. anche in Italia, quindi, ci troviamo di fronte alla minaccia di una involuzione. siamo riusciti a salvare il regime parlamentare nel 1953, respingendo la legge truffa , ma oggi, se vogliamo essere sinceri, dobbiamo riconoscere che le basi del regime democratico sono seriamente minacciate e minate. ad esso si tende a sostituire qualcosa di assai diverso, un regime conservatore di tipo clericale, con mascherature paternalistiche e non privo di una certa demagogia sociale. è il pericolo che fu denunciato da tutti nella campagna elettorale , ed è un tentativo di variante clericale di quella minaccia alla democrazia e alla pace che si disegna oggi in generale nel mondo capitalistico occidentale. non starò a dimostrare questa tesi attraverso il commento delle vicende politiche degli ultimi anni. mi limiterò a una breve illustrazione di ciò che è emerso dallo stesso modo come si è compiuta la recente consultazione elettorale, e dai risultati di essa. caratteristico di questa consultazione elettorale è stato essenzialmente il fatto che questa volta si è toccato il punto più alto e più grave nella limitazione e nella pratica soppressione della libertà elettorale del cittadino. per questo hanno un valore relativo le considerazioni analitiche che si possono fare su questa o su quella cifra. anche noi queste considerazioni le abbiamo fatte e continueremo a farle, perché offrono un certo interesse: io non intendo tuttavia seguire gli oratori, soprattutto di parte democristiana, che si sono addentrati in questo campo. concentrerò invece l' attenzione su quello che per noi è il punto fondamentale e che costituisce l' indice chiaro del processo di degenerazione del nostro regime democratico. l' azione, volta a limitare e praticamente sopprimere la libertà elettorale del cittadino è venuta da due parti: dall' intervento nella lotta elettorale, nel modo che tutti sappiamo, dell' apparato della Chiesa, e dall' intervento dell' apparato dello Stato e del padronato. vi è stato, dopo parecchi altri interventi dello stesso tipo, l' appello dei vescovi del 3 maggio, che voi tutti ricordate e che venne commentato nel modo che sapete dai Comitati civici , esprimendo una condanna dei principi del liberalismo, di tutti i partiti che professano il laicismo e poi via via, si intende, anche del nostro partito e del partito socialista ; invitando quindi i cittadini di fede cattolica (questo è il punto essenziale, su cui bisogna concentrare l' attenzione) a dare il voto soltanto al partito della Democrazia Cristiana . il che doveva servire anche, si diceva, a dissipare nella maniera più concreta ogni « velleità di condizionamento » della politica del partito della Democrazia Cristiana ed ogni « pericolo di apertura » . l' appello dei vescovi è un atto di aperta violazione della legge elettorale , dei patti concordatari sanciti anche nella Costituzione e della tradizione liberale e democratica dello Stato italiano. ma quest' appello dei vescovi è diventato, nella realtà della lotta elettorale, pressione capillare, minuta, insistente coartazione, perfido impiego di tutti gli strumenti del terrorismo ideologico; è diventato campagna sanfedista condotta nelle forme più aspre, più lontane da quelli che sono i principi della nostra coscienza democratica e civile; è diventato persino tentativo di controllo del voto, esercitato in forme che non sto ad elencare qui, ma che violano i principi elementari della moralità politica. accanto a questo vi è stato l' intervento sfacciato dell' apparato dello Stato e del padronato, con pressioni, minacce, corruzioni scandalose. onorevole collega, che mi ha interrotto, trascuro la citazione di fatti concreti, perché intendo venire alle conclusioni politiche; ad ogni modo si discuterà a giorni nell' altro ramo del Parlamento il bilancio dell' Interno e ivi daremo anche una documentazione precisa di questa nostra affermazione. a quale punto siano arrivati i brogli commessi dalla confluenza di questa duplice azione, volta a limitare e tendenzialmente sopprimere la libertà del cittadino, non possiamo dire. fatto sta che in questa consultazione elettorale è stato persino incerto (e lo è tuttora) il vero numero degli elettori, cioè di coloro che avevano diritto di votare; perché nel corso di quindici giorni vennero date dalle competenti autorità tre cifre diverse, di cui una differiva dalla cifra dei maggiorenni di 177 mila unità in eccesso, e le altre differivano in difetto, l' una per 4.000 e l' altra per 66 mila 900 unità. anche questo punto è rimasto fino ad oggi misterioso: verrà senza dubbio regolato da qualche comunicazione di qualche ufficio statistico, ma il fatto è in sé abbastanza significativo ed eloquente. permetteteci di registrarlo come una delle tante prove che mai nel nostro paese, nemmeno nei momenti del più oscuro e corrotto impero della democrazia giolittiana tanto combattuta dai migliori esponenti del mondo politico cattolico, venne raggiunto un tal grado di confusione, di pressione illegittima sull' elettorato, di coartazione dell' elettore e di corruzione. ma in conseguenza di questa evidente violazione delle leggi e degenerazione del costume democratico, quale è stato e che cosa è il risultato che si è raggiunto? il presidente del Consiglio è partito, nelle sue considerazioni preliminari alle dichiarazioni programmatiche , unicamente dal risultato matematico delle elezioni, e senza dubbio ha avuto ragione di fare così, perché questo è il dato che conta formalmente e giuridicamente e che impressiona. ma per le considerazioni che ci interessano come uomini politici , preoccupati delle sorti della democrazia nel nostro paese, questo unico dato non è sufficiente. deve essere integrato con altre osservazioni, indispensabili per avere un quadro completo. e su due momenti in particolare io ritengo che l' attenzione si debba fermare. il primo riguarda il valore stesso del responso elettorale, in quanto ha dato la maggioranza al partito della Democrazia Cristiana . il secondo riguarda la tendenza che emerge dalle consultazioni elettorali degli ultimi 10 anni, per quanto si riferisce alla forza dell' aperta, dichiarata opposizione al partito e ai governi della Democrazia Cristiana . circa il valore del responso, non esito a dire che la valutazione più esatta è stata data da quelli che furono i nostri più fieri avversari; è stata data dalla radio del Vaticano, in una trasmissione, credo dell' 11 giugno, in cui si diceva esattamente così: « la convergenza dei voti nel partito della Democrazia Cristiana è stata più una convergenza morale e religiosa che non politica » . lascio da parte la morale, perché ci troviamo di fronte a quella posizione che non riesce a separare la morale dalla religione, posizione che noi respingiamo perché la separazione della morale dalla religione è per noi una delle grandi conquiste dalla moderna coscienza civile. in fatto di moralità, poi, potremmo aprire troppo ampio capitolo. lo stesso presidente del Consiglio è stato costretto, dalla campagna condotta nel corso della lotta elettorale, dai casi concreti che sono stati denunciati in modo preciso, a dire che uno degli obiettivi del suo Governo sarebbe la » moralizzazione » . si è dimenticato, beninteso, di citare qualche esempio concreto, da cui risulti che questo Governo veramente si disponga a prendere posizione per colpire coloro che sono rei di aver violato la moralità. politica. tornando alla constatazione della radio vaticana , essa è naturalmente seguita dalla consueta invocazione all' unità dei cattolici e dall' ammonimento che, dal momento che si è ottenuta quella convergenza « religiosa » , ora bisogna stare attenti a non mendicare suggerimenti che possono venire « da estranei » . gli estranei sareste voi, colleghi della socialdemocrazia. situazione strana, situazione veramente paradossale. noi siamo un' assemblea politica, chiamata a discutere problemi politici; il presidente del Consiglio ci fa un rapporto che è materiato di questioni politiche e di questioni economiche; però, in pari tempo, ci viene affermato, e dalla fonte più autorevole, che la composizione di questa Assemblea ha un' origine religiosa. non sarei contrario a questa constatazione se ciò fosse stato vero, se la lotta elettorale si fosse combattuta effettivamente intorno ai problemi della religione, se ciò fosse stato necessario al nostro paese; ma non era necessario, non lo è stato, ed io mi auguro, e anzi sono certo, che non sarà necessario nel futuro, come non fu necessario, nell' immediato passato, condurre lotte elettorali su questo terreno. lo stesso programma dell' onorevole Fanfani, del resto, per il suo contenuto stesso lo dimostra. in realtà, qui vi è un equivoco. il termine « religione » in questo caso non è usato né nell' accezione filosofica e nemmeno nel significato che dà a questo termine la gente comune che ha una fede. il termine religione è qui usato nel senso di quell' instrumentum regni a cui le classi dirigenti fanno ricorso quando vedono venir meno tutti gli altri mezzi per mantenere integro il loro potere. in Italia, è difficile, è pericoloso per le classi dirigenti , anche le più reazionarie, fare ricorso a una tirannide aperta di tipo fascista, sia per la memoria del regime fascista che non è cancellata nell' animo della stragrande maggioranza del popolo e sia per la forza e la combattività del movimento democratico rappresentato essenzialmente dai partiti e dalle forze sindacali e di massa della classe operaia e delle altre classi lavoratrici . si deve far ricorso a mezzi diversi. si fa quindi ricorso a questo instrumentum regni , e quella convergenza religiosa dei voti non è che il supremo tentativo, in sostanza, di salvezza dell' ordine sociale esistente, la vera fonte del vostro immobilismo, la molla non di un qualsiasi moto progressivo, con o senza avventure, ma di una involuzione progressiva verso un regime non soltanto di conservazione sociale, come sono stati tutti i vostri governi fino ad ora, ma verso un regime apertamente clericale e autoritario, contrario ai principi della nostra Costituzione. perché la Chiesa non dà niente per niente. se salva ed è disposta a salvare l' ordinamento capitalistico attraverso la convergenza religiosa dei voti verso il partito che è diventato, avendo restaurato il capitalismo in Italia nelle vecchie forme tradizionali, il partito delle classi dirigenti capitalistiche, se salva il regime capitalistico in questo modo, la Chiesa poi pretende che lo Stato ceda ad essa funzioni che gelosamente, invece, dovrebbe conservare e difendere per se stesso , pretende tutto quello che noi vediamo oggi accadere sotto i nostri occhi e che è stato denunciato nel corso della campagna elettorale , credo, da tutti i partiti politici , fatta eccezione del partito della Democrazia Cristiana . anche solo di fronte a questi fatti degenerativi noi dovremmo concludere per una opposizione radicale a questo Governo, che di questa situazione è l' esponente qualificato. a questo punto, però, se si estende la considerazione al secondo momento cui sopra facevo cenno, la situazione, per le classi dirigenti capitalistiche italiane e per la Chiesa stessa, che ha voluto quella convergenza di voti, appare di paradossale debolezza. risulta, infatti, che tutto l' impegno della Chiesa cattolica per chiamare a raccolta i credenti, e l' impegno delle autorità dello Stato e la pressione padronale. tutto questo non » ! riuscito che a dare 12 milioni e rotti di voti alla Democrazia Cristiana . questi dodici milioni di voti sono oggi la vera base elettorale della borghesia capitalistica in Italia. inoltre, e questo è l' elemento più interessante da mettere in luce, perché dà evidenza al carattere paradossale della situazione, essi sono anche la base elettorale della Chiesa cattolica in Italia, in un paese che si è sempre considerato abitato in stragrande maggioranza da credenti e da cattolici. inoltre, voi non dovete dimenticare che questi milioni di voti, per la metà, o per un terzo, o per due terzi , sono stati dati dalla parte politicamente non attiva della popolazione e che una parte considerevole di essi sono stati dati da elettori i quali, in sostanza, di fronte a determinate rivendicazioni concrete di trasformazione sociale dell' ordinamento economico italiano, sono d' accordo con noi e hanno votato cosi non essendo capaci di resistere alla pressione che veniva esercitata su di essi in tutti i modi possibili. dall' altra parte vi sono 11 milioni circa di voti dati ai partiti di aperta opposizione a quello della Democrazia Cristiana e sono 11 milioni di voti dati dalla parte attiva, politicamente e socialmente? della popolazione, dati dagli uomini e dalle donne che compongono le grandi organizzazioni politiche e sindacali del paese, che fanno gli scioperi, che conducono le agitazioni di massa, che sono disposti all' azione per la realizzazione del programma politico in cui credono e delle loro aspirazioni. se noi partiamo dal 1948, per giungere sino ad oggi, abbiamo la visione impressionante di un moto che si compie, in modo lento ma inesorabile, e che sposta verso i partiti della opposizione masse ingenti della popolazione lavoratrice. dal 1948 al 1958 passiamo infatti dagli 8 milioni circa agli 11 milioni circa di voti. si tenga inoltre presente che nel corso di questi dieci anni si sono allontanati dall' Italia 2 milioni di lavoratori costretti all' emigrazione; 2 milioni di uomini e di donne appartenenti nella grande maggioranza alle classi più povere del nostro paese. perdonino i compagni socialisti se nel presentare queste cifre io ho accomunato i voti del nostro partito a quelli del partito socialista . non l' ho fatto, onorevoli colleghi , con alcuna intenzione di ledere in qualsiasi modo l' autonomia del partito socialista : l' ho fatto unicamente partendo dalla considerazione che nel corso delle successive consultazioni, tanto politiche quanto amministrative, in sostanza, i due partiti si sono mossi con gli stessi programmi e con gli stessi obiettivi fondamentali. questo confronto delle cifre rende evidente il vero limite del vostro tanto decantato successo e l' origine di una frattura in due del paese, tra un paese legale che siete voi, e il paese reale che siamo noi, che sono le grandi masse lavoratrici unite nelle loro organizzazioni e che lavorano e combattono per ottenere delle trasformazioni profonde, radicali, dell' ordinamento politico, economico e sociale . di questa situazione contraddittoria, paradossale, questo Governo, in sostanza, è l' espressione per lo stesso suo carattere di Governo il quale perpetua il monopolio politico della Democrazia Cristiana , ma in pari tempo ha sentito immediatamente il bisogno di coprirsi con una mascheratura di un Governo di centro, sì, orientato però verso la sinistra. non ma ancora stato esaurito da troppi giorni il calcolo delle schede, non erano spenti gli echi del grido di trionfo con il quale la stampa democratico cristiana aveva salutato il fatto che fosse stata finalmente « regolata la partita con i partiti cosiddetti risorgimentali, con i loro sogni, con le loro velleità ed aspirazioni a rovesciare il corso oramai storico della vita politica italiana ), tutto questo era ancora nell' aria, quando avete dovuto rivolgervi, per fare un Governo, da un lato al partito socialdemocratico , dall' altra parte — scusate l' espressione, ma non è mia — a quella (maleodorante reviviscenza del settarismo demomassonico dell' ultimo Ottocento e del primo Novecento « che è il partito repubblicano storico italiano. e lo avete fatto dopo avere ottenuto il successo elettorale assorbendo per lo meno un milione di voti dai partiti della destra. ma nella formazione politica in questo modo costituita, sulla base di questa profonda contraddittorietà di dati e di fatti, si può affermare che il partito socialdemocratico abbia una parte del potere politico ? io lo metto in dubbio, non soltanto per il fatto che il segretario di questo partito, l' onorevole Saragat. abbia rifiutato di prendere parte al Governo, probabilmente per la consapevolezza di questa realtà, non soltanto per gli uomini che sono stati designati dal partito socialdemocratico al Governo e per i posti che essi hanno occupato, ma per tutta la concezione da cui è partita la Democrazia Cristiana nella impostazione e nella condotta della sua campagna elettorale e nel risolvere il problema politico della ricerca di una maggioranza. in sostanza, ha ragione il compagno Nenni quando afferma che il partito o i partiti che voi avete chiamato a far parte del Governo li avete considerati soltanto come un numero. io aggiungo che li avete anche considerati, in un certo senso, come copertura, e del resto io pongo in dubbio la validità di una maggioranza, la quale si manifesti in questa Assemblea attraverso l' astensione dei deputati del partito repubblicano , che motivano la loro astensione con una dichiarazione di opposizione a parti fondamentali del programma governativo. questo mi sembra sia già un sintomo di profonda degenerazione del costume parlamentare, che occorre sottolineare e denunciare. non escludo, del resto, che vi sia in qualcuno di voi del partito democristiano , forse del Governo stesso, la consapevolezza che i termini del problema politico italiano sono effettivamente quelli che noi diciamo, perché il famoso argine che voi volete costruire, la famosa convergenza di cui parlate, stanno diventando l' uno sempre più esiguo, l' altra fonte di risultati sempre più ridotti. non escludo, quindi, che una parte di voi venga spinta a cercare soluzioni per lo meno verbali nelle direzioni che noi indichiamo da anni per lo sviluppo della politica e dell' economia italiana e che maturi ancora una volta quel piano, che altre volte venne presentato anche in dichiarazioni ministeriali, di « svuotare » il movimento dell' opposizione, e in particolare il movimento dell' opposizione comunista, attraverso la realizzazione di quelle cose che noi da anni e anni chiediamo vengano fatte per dare sodisfazione ad urgenti, impellenti necessità delle nostre popolazioni. ma, quale è la verità? già altri compagni della mia parte si sono intrattenuti in modo analitico nella illustrazione e nella critica di determinati punti del vostro programma di carattere economico e sociale . io, riservandomi su questa parte di fare soltanto alcune osservazioni, intendo porre la questione in modo più generale. che cosa vuol dire oggi, in Italia, un Governo, sia pure di centro, orientato a sinistra? che cosa si può intendere, onestamente! per orientamento a sinistra di un Governo e di una maggioranza parlamentare ? credo che tre cose si esigano affinché si possa riconoscere che vi è un siffatto orientamento: la prima è un mutamento degli indirizzi di politica estera , cosa particolarmente urgente nel tragico istante attuale. la seconda è un inizio, per lo meno, di riforma delle strutture economiche tradizionali italiane. la terza è il rispetto e l' applicazione della Costituzione repubblicana e, attraverso questo rispetto, l' avvento di nuovi gruppi sociali alla direzione della cosa pubblica . su tutti questi punti il vostro orientamento è negativo. totalmente negativo è da noi giudicato il vostro programma di politica estera . scomparsi, completamente scomparsi (ed è superfluo perfino ricordarli) i velleitarismi neoatlantici » o le dichiarazioni platoniche di simpatia per il moto di indipendenza dei popoli arabi , mancano nel vostro programma di politica estera , prima di tutto, la coscienza della estrema gravità della situazione attuale e quindi la consapevolezza della necessità che questa situazione sia affrontata dal nostro Governo con mezzi adeguati alla difesa della pace e della esistenza stessa del nostro popolo; in secondo luogo, manca il proposito di avere finalmente una politica italiana . sia pur nell' ambito delle vecchie conclamate alleanze. è bastato che un tamburo maggiore dell' oltranzismo atlantico uscisse dalla tenda dove è rimasto, ahimè, onorevole Pacciardi, con assai pochi soldati, perché ogni accenno. sia pur velleitario e verbale, a introdurre qualche cosa di nuovo nelle enunciazioni della nostra politica estera sia scomparso. il tentativo, che pure era stato fatto dall' onorevole Saragat con la più grande timidezza e attraverso continue ritirate, ridotto quasi al nulla e, con timidezza ancor più grande, ripetuto da qualche organo della Democrazia Cristiana , è finito nel nulla. ci siamo sentiti ricantare la solita cantilena della solidarietà atlantica, con tutto quel che segue. ora io chiedo: che cosa vuol dire la solidarietà atlantica? con che cosa siamo noi solidali? siamo solidali con il massacro del popolo algerino da parte dell' imperialismo francese? siamo solidali con una impresa di aggressione come fu l' impresa del canale di Suez? siamo solidali con l' azione armata brigantesca degli USA contro il popolo del Libano, contro il popolo della Giordania, contro il popolo dell' Iraq, contro tutti i popoli arabi , per soffocare nel sangue, con le armi, il moto di indipendenza di questi popoli? ripeto, desidero sapere che cosa è la solidarietà atlantica, fin dove essa giunge. so che oggi, in questa Assemblea, non esistono condizioni tali che ci consentano di chiedere l' uscita dal patto atlantico dell' Italia; però so che vi sono nel mondo, in Europa e fuori dell' Europa, paesi grandi, prosperi e felici che del patto atlantico non fanno parte, che vivono liberamente, sviluppano la loro economia, mantengono le loro relazioni internazionali in piena indipendenza con tutti i paesi e non hanno affatto da dolersi di non essere « atlantici » . i nomi di questi paesi soccorrono immediatamente alla memoria di tutti voi. ma nell' ambito del patto atlantico (e questa è la seconda domanda che io pongo) è consentito sì o no all' Italia di fare una politica italiana , e quale politica voi vi proponete di fare? ciò che voi chiedete, una consultazione preliminare di fronte ad iniziative di membri del patto atlantico , noi lo abbiamo sentito già rivendicare parecchie volte e non ci siamo mai accorti che da questa rivendicazione sia uscito qualcosa di nuovo e di buono. siete stati consultati prima dell' impresa di Suez? siete stati consultati prima dell' intervento armato degli USA nel Libano? siete stati consultati prima dell' intervento degli USA contro il popolo dell' Indonesia? quando, come, vi consultano? avere una politica italiana nel patto atlantico vuol dire pronunciarsi e avere una iniziativa per la soluzione delle gravi questioni di politica internazionale che oggi stanno davanti a tutto il mondo, e che anche l' acutizzazione della situazione internazionale che si è prodotta in questo momento non cancella dall' ordine del giorno . siete voi favorevoli o contrari alla conclusione di un patto di non aggressione tra i due blocchi militari in cui oggi è divisa l' Europa? alla creazione di una zona di smilitarizzazione atomica al centro dell' Europa, la quale potrebbe, in forme adeguate, estendersi anche al nostro paese? siete favorevoli o contrari a un avvicinamento ai paesi dell'est europeo e ai paesi socialisti dell' Estremo Oriente ? siete favorevoli o contrari all' accettazione dell' offerta di un patto di amicizia che vi è stata fatta dall' Unione Sovietica ? siete favorevoli o contrari all' ingresso della Repubblica popolare cinese (600 milioni di uomini) in quella Organizzazione delle Nazioni Unite da cui questi uomini sono esclusi per volontà dell' imperialismo americano? siete favorevoli al divieto. delle armi atomiche e nucleari, alla sospensione degli esperimenti atomici, a svolgere un' azione per sollecitare la convocazione di una conferenza al vertice, in cui sopra questi problemi si prenda una posizione e si giunga a decisioni favorevoli alla conservazione ed al rafforzamento della pace? vi è una espressione caratteristica nella esposizione del presidente del Consiglio , dove, dopo avere accennato ad alcuni di questi temi, egli conclude che il governo italiano è « nell' attesa » che si compiano questi eventi. con questa sola espressione voi riconoscete che una vostra iniziativa di politica estera non c' è. vi sono due linee di sviluppo della politica internazionale , oggi: una che tende alla distensione dei rapporti internazionali attraverso la soluzione di questioni prima parziali e poi via via — dopo che sia stata riacquistata la reciproca fiducia — sempre più estese. e vi è una linea che tende, invece, a respingere qualsiasi distensione, a mantenere il clima della guerra fredda , a inasprire i rapporti internazionali, anzi, ad acutizzarli sempre di più. voi da che parte siete? la parte che lavora e combatte per una distensione internazionale ha fatto delle proposte precise, a cui ho accennato e che non sto a ripetere. si risposto, dalla parte che non chiamerò nemmeno occidentale, perché è meglio lasciar stare gli equivoci e dire che si tratta della parte americana, con delle preclusive, sollevando il problema della necessità di discutere dei regimi che esistono nell' Europa orientale . io vorrei vedere che cosa direste voi, che cosa direbbe l' onorevole Pacciardi, se da parte di un paese qualunque dell' Europa orientale , o per esempio da parte della Cina, si proponesse di discutere dell' intervento dell' autorità ecclesiastica nella lotta elettorale in Italia; o se da parte di un qualsiasi paese orientale si proponesse di discutere in una conferenza internazionale del modo come è stato vibrato un colpo mortale al regime parlamentare in Francia. i trattati contengono delle parole... affermazioni e impegni che nessuno ha violato. qual è il trattato che consente di aggredire un popolo senza alcun motivo palese? i trattati parlano di libertà, di democrazia, del rispetto di determinati diritti. sono essi rispettati in Algeria, nei confronti del popolo algerino ? voi riducete i trattati a pezzi di carta che non valgono nulla a scopo esclusivamente preclusivo di qualsiasi incontro internazionale e di qualsiasi distensione viene sollevato il problema della ricostituzione dell' unità della Germania, ponendo come premessa la soppressione pura e semplice della Repubblica democratica tedesca , Stato che esiste oramai da anni, che si sviluppa e che è, lo vogliate o non lo vogliate, una realtà della vita internazionale. in verità la convinzione che si acquista quando si vede sollevare in questo modo questa questione è che nessuno, in Occidente, pensa a una ricostituzione dell' unità politica della Germania e la vuole. non la vuole il cancelliere Adenauer, perché quando gli vennero presentate condizioni accettabilissime per realizzare l' unità neppure le discusse. non ci pensano gli USA, i quali sono prima di tutto contenti di conservare le loro basi di aggressione nella Germania occidentale . meno che mai vi pensano l' Inghilterra e la Francia. voi dite e ripetete che da parte degli Stati socialisti non si accetta il controllo di concordati accordi per il disarmo, proprio nel momento in cui rappresentanti della Unione Sovietica e di altre potenze orientali socialiste sono a Ginevra per discutere del modo di attuare un efficace controllo della cessazione degli esperimenti atomici e termonucleari. giustissimo però è che il controllo debba essere preceduto da atti capaci di ristabilire una reciproca fiducia, quali un patto di non aggressione o la creazione di una zona smilitarizzata. ma la fiducia si ristabilisce solo con precisi atti politici di distensione della situazione. noi vogliamo sapere su tutte queste questioni che cosa pensa il nostro Governo, e chiediamo qualcosa che non sia puramente e semplicemente la ripetizione delle dichiarazioni del dipartimento di Stato americano . da tutto quello che avete detto e fatto sino ad oggi, e dal modo stesso come si comportano i vostri organi di stampa, risulta evidente che in politica estera non siete capaci di staccarvi dal più vieto e dannoso oltranzismo atlantico, dalla servitù al padrone americano. voi non avete sentito la necessità urgente, nell' attuale drammatico momento di crisi, che l' Italia, paese mediterraneo, facesse udire la propria voce, il che vuol dire che da parte nostra venisse presa una qualsiasi iniziativa autonoma in difesa della pace nel bacino del Mediterraneo orientale. voi avete chiesto la convocazione del Consiglio della NATO ma che c' entra la NATO con la guerra contro i popoli arabi ? il settore del mondo arabo , che io sappia, non è mai stato incluso nel patto che unisce le nazioni cosiddette atlantiche. la realtà è che se voi vi siete rivolti alla NATO, è perché avevate già intenzione di schierarvi dalla parte degli aggressori e di far schierare a loro sostegno tutta l' organizzazione atlantica. voi non avete sentito e non sentite quello che sente il popolo in modo immediato, e cioè che ci si trova di fronte a un atto di brutalità, di aggressione e di brigantaggio privo di qualsiasi giustificazione, giacché non v' era assolutamente nulla che minacciasse gli USA o l' Inghilterra né nel Libano, né nell' Iraq o nella Giordania. la guerriglia libanese è un fatto interno di quel popolo. anzi, una missione delle Nazioni Unite , presieduta a un determinato momento dallo stesso segretario di questa organizzazione, ha dichiarato, dopo il necessario sopraluogo, che non si era prodotto nel Libano alcun fatto che giustificasse un intervento delle forze dell' Onu per impedire che avessero luogo delle incursioni di forze armate straniere. tali incursioni non sono mai esistite. il rivolgimento dell' Iraq è esso pure un fatto interno di quel paese. l' Iraq già in altri periodi non ha fatto parte del patto di Bagdad, è stato sempre elemento incerto nell' organizzazione stessa e nel funzionamento di questo patto; se oggi vuole staccarsi dal patto di Bagdad e liberarsi dai suoi oppressori, agenti dell' imperialismo americano o inglese, e darsi un nuovo Governo, questo è nei suoi diritti. per questi rivolgimenti interni liberatori noi non possiamo sentire altro che simpatia ed esprimere a nome del popolo italiano piena solidarietà. voi avete seguito una linea diversa! voi non solo avete preso una posizione di implicita solidarietà con gli aggressori, ma avete deciso di cedere loro una parte del nostro territorio nazionale , cosicché oggi i nostri porti e aeroporti sono utilizzati dalle forze di aggressione per recarsi nel Libano e in altri paesi del Medio Oriente . perché avete fatto questo? quale atto vi ha autorizzati a farlo? e ne comprendete le conseguenze? esiste qualche trattato segreto, che voi non avete comunicato al Parlamento e che vi imponeva di compiere quest' atto di violazione della nostra neutralità e di impegnare quindi l' Italia in un conflitto armato aggressivo contro i popoli arabi ? faccio questa domanda perché altre volte ebbi esperienza, essendo ministro del governo italiano , che simili accordi segreti venivano conclusi, alle volte, persino all' insaputa degli stessi membri del Governo. non si tratta di Trieste, ma di Genova e di Livorno. di fronte alla gravità estrema della situazione internazionale e al pericolo che essa venga precipitando in modo tale che non possa più essere arrestata la corsa alla guerra, presentiamo al Governo delle richieste precise. noi chiediamo un' iniziativa italiana volta a ristabilire la pace nel mondo arabo , prendendo apertamente posizione contro gli aggressori che hanno violato questa pace; chiediamo un atto di esplicita condanna della brigantesca aggressione americana e inglese; chiediamo che venga negato qualsiasi appoggio, diretto o indiretto, alle forze che vengono trasportate per compiere quest' aggressione; chiediamo che vengano date istruzioni al delegato italiano nell' Organizzazione delle Nazioni Unite perché voglia uniformare a siffatta condanna la propria condotta: chiediamo che il governo italiano si associ a qualsiasi tentativo venga fatto per fermare la mano degli aggressori e ristabilire la pace, la indipendenza e la sicurezza dei popoli arabi . ma questo non basta, onorevoli colleghi . siamo infatti di fronte a minacce precise, di cui non si parla più soltanto per presentare una ipotesi lontana, ma perché possono diventare la realtà delle prossime settimane, se non dei prossimi giorni. esiste la minaccia precisa che l' aggressione armata americana contro i popoli arabi dia luogo a un conflitto generale, e a un conflitto generale il quale verrebbe combattuto — noi lo sappiamo — con l' impiego delle armi atomiche e termonucleari. ciò avviene nel momento in cui il nostro territorio nazionale già è diventato, per opera del nostro Governo, base dell' aggressione americana. ebbene, precisandosi sempre più il pericolo di una guerra atomica , di una guerra condotta da una parte e dall' altra con l' impiego di armi atomiche e nucleari, noi riteniamo che il dovere dei governanti italiani sia di creare fin d' ora le condizioni per cui in caso di un siffatto conflitto: noi siamo in grado di dichiarare e di conservare la nostra completa neutralità. onorevole Fanfani, ella ha parecchie volte parlato — e spero che lo abbia fatto con sincero sentimento e non solo a scopo di agitazione lacrimosa — delle mamme, delle preoccupazioni che esse hanno e della necessità di dare a queste sodisfazione. noi ci siamo chiesti, quando ella così si esprimeva, che cosa volesse dare alle mamme per vincere le loro preoccupazioni. forse delle rampe per missili, tema cui ella è sfuggito, ma che noi avremo cura di portare davanti al Parlamento? oggi si tratta di considerare effettivamente e in tutta serietà quale potrebbe essere per le mamme italiane, e non soltanto per le mamme italiane, ma anche per i babbi, e per i giovani, e per tutti i cittadini italiani, la realtà di una guerra atomica e nucleare. vorrebbe dire la distruzione, l' annientamento. dieci bombe nucleari della potenza odierna — viene calcolato — sono sufficienti per rendere uno spazio deserto e inabitabile tutto il territorio italiano. di fronte, non a questa prospettiva, ma a questa minaccia reale che noi sentiamo avanzare contro di noi, chiediamo che il Governo prenda quell' impegno che ho detto, affinché l' Italia e gli italiani siano sicuri di vivere e sopravvivere a qualsiasi catastrofe internazionale. noi chiediamo, infine, che, fino a quando non si sia schiarita la situazione internazionale, il Parlamento non prenda le vacanze. è assurdo che i rappresentanti del popolo non siano al loro posto nel momento in cui può scoppiare una guerra, e una guerra la quale, dati i mezzi attuali, nello spazio di poche ore o di pochi giorni travolgerebbe settori intieri della nostra civiltà. l' articolo 78 della Costituzione assicura garantisce che sono le Camere che deliberano lo stato di guerra . voi, in realtà, avete già messo in stato di guerra , o di preguerra, quella parte del nostro paese che avete consentito che venga utilizzata dagli aggressori americani per condurre la loro aggressione contro il Libano. ma noi non rinunceremo, vi avvertiamo, alla difesa ostinata, e fino all' ultimo e con tutti mezzi, del diritto che ci garantisce questo. articolo della nostra Costituzione. vorrei pregarvi di considerare che non diciamo queste cose a cuor leggero, per seminare panico e allarme. diciamo queste cose con l' animo nostro stretto dall' angoscia, dal terrore, forse anche, di quello che potrà accadere. noi speriamo, anzi, noi vogliamo che a questa catastrofe non si arrivi. voglio aggiungere qualcosa di più. noi non ci sentiamo ancora di escludere in modo assoluto che il movimento cattolico italiano, il quale fu pacifista nel passato, e giustamente, come lo fu il movimento socialista, possa avere un sussulto salutare nel momento decisivo e compiere atti che salvino l' esistenza del popolo italiano . sappiate però fin d' ora che la causa della pace noi la poniamo nelle mani del popolo. questi problemi noi esporremo nel modo più ampio alle masse popolari di tutte le categorie, di tutti gli strati sociali, ricchi e poveri, abbienti e non abbienti, perché si tratta della vita e degli interessi di tutti. sappiate che ricorreremo a tutto ciò che potrà essere necessario per salvare il paese sulla via del precipizio sulla quale non vediamo che voi abbiate la volontà di arrestarlo. sarò più breve, onorevoli colleghi , passando a trattare i provvedimenti di natura economica e sociale esposti nella dichiarazione governativa. intendo anche qui rifarmi al mio punto di partenza . credete voi che sia possibile affrontare l' avvenire immediato e prospettive più lunghe di evoluzione economica e politica senza iniziare, per lo meno, l' attuazione di alcune riforme della struttura economica del nostro paese? anche a questo riguardo non escludo che vi sia nelle file del partito cattolico chi si renda conto di questa necessità. certo vi è chi se ne rende conto nella vostra massa elettorale. noi andiamo incontro a un aggravamento della situazione economica . anzi, questo aggravamento è già in atto. si hanno i primi segni di arresto del ritmo di alcune industrie e gravi segni di crisi nelle campagne. assistiamo a una vivace reazione del ceto industriale di fronte alle prospettive di applicazione del mercato comune . tutto questo ha già creato una situazione che presenta caratteri di eccezione. una ondata di licenziamenti è in atto tanto nelle industrie controllate dallo Stato quanto nell' industria privata. ecco alcuni esempi che si riferiscono all' ultimo mese: 1.600 lavoratori minacciati di licenziamento a Carbonia; minaccia di chiusura di fabbriche nell' industria metallurgica napoletana; 152 licenziamenti all' Ilva di Bagnoli; 200 sospesi a Torre Annunziata ; minaccia di licenziamenti alle Officine meccaniche pistoiesi ; 100 licenziamenti alla Marconi di Genova; 140 sospesi alla San Giorgio di Sesto; 300 licenziamenti alle Acciaierie e fonderie liguri; 1.200 minacce di licenziamento alla Fossati di Genova; 2.000 minacce di licenziamento ai cantieri navali di Taranto; minacce di licenziamento ai cantieri navali di Palermo; 447 licenziamenti su 1.000 operai alla Montecatini di Pesaro; 440 licenziamenti alla Cerreti di Villa d' Ossola ; 100 licenziati su 200 alla Eternit di Napoli; 100 licenziamenti annunziati alle Lane Rossi di Biella; 1.000 sospensioni dal lavoro annunciate ai lanifici e canapifici di Milano, Bergamo, Salerno; 300 licenziati nelle zolfare di Trapani Tallarita. e non ho citato tutti i casi. di fronte a una situazione di questa natura, si pone il problema immediato di considerare quanti di questi licenziamenti siano giustificati e quanti no. cioè acquista valore la proposta di applicare sin da ora una giusta causa dei licenziamenti industriali. ai licenziamenti corrisponde una ondata altrettanto impressionante (e mi riferisco anche in questo caso soltanto alle ultime settimane) di agitazioni e di scioperi che sta scuotendo tutto il mondo del lavoro . ecco gli esempi: cementieri, sciopero di 10 giorni e di 6 giorni per costringere gli industriali a dare inizio a trattative per il nuovo contratto di lavoro ; zuccherieri, due scioperi di 24 ore, continuazione di scioperi parziali; autoferrotranvieri, sciopero nazionale di 24 ore; minatori, chimici, elettrici, agitazioni; gomma, si annuncia uno sciopero di 24 ore; ospedalieri, minaccia di uno sciopero di 24 ore, che però è servita a dare inizio a trattative; scioperi ripetuti nel complesso Lancia di Torino per ottenere un aumento di salario; scioperi ai cantieri Ansaldo a Genova e alla Spezia; due scioperi negli opifici di Marzotto; sciopero al Monte Amiata per ottenere un aumento della mercede; sciopero generale a Sesto San Giovanni in difesa dei salari e contro l' ondata dei licenziamenti; scioperi e agitazione generale di tutti i lavoratori nel napoletano. nelle campagne: 70 mila braccianti in sciopero a Ferrara per 28 giorni per difendere il loro misero salario; sciopero nelle risaie non ancora concluso; agitazioni mezzadrili che interessano almeno 2 milioni di mezzadri, e così via . questa è la situazione del momento. ebbene, come vi proponete di far fronte a questa situazione? questo è ciò che noi vi chiediamo prima di tutto. se poi guardiamo, al di là della congiuntura attuale, alle condizioni generali del paese, rimangono i due milioni di disoccupati, rimane e si è aggravato lo squilibrio fra il nord e il sud, rimane una tragica situazione delle zone di montagna, rimane e si aggrava la fuga delle popolazioni dalle campagne. come affronta questa situazione il programma economico e sociale del Governo? lo affronta con una serie di misure frammentarie, unite assieme non tanto da una visione organica dei nostri problemi economici e sociali, quanto da una specie di bizzarro attivismo e utopismo burocratico, per cui sembra che a tutte le questioni si possa far fronte ottenendo che la burocrazia lavori meglio, che sia più efficiente sia al centro sia nelle sue diramazioni nelle singole province, e quindi, per avere questo risultato, riordinando, stimolando, sollecitando, e via di questo passo, con una litania di verbi di analogo significato. si tratta, ripeto, di un attivismo burocratico utopistico, a cui non può corrispondere, come risultato, alcun reale mutamento della situazione che oggi sta davanti a noi. vero che nel programma che ci è stato presentato vi sono alcune proposte che in passato furono avanzate da noi, dalla opposizione di sinistra, ed è nostra, si potrebbe dire. la tematica generale attorno a cui il programma si muove, il che in un certo senso, spiega, se non giustifica, il fatto che da parte dei banchi di destra si accusi questo Governo di cedere alle lusinghe del marxismo. ma se andiamo a vedere, in pratica, come stanno le cose, la realtà è ben diversa. nostra è la proposta di creazione di un ente in cui siano concentrate le partecipazioni statali nel settore della produzione e distribuzione dell' energia. l? una proposta, ripeto, che noi facemmo parecchio tempo fa. in questo momento, però, questa misura è completamente superata dalla situazione, in quanto già ci troviamo di fronte in questo campo a un inizio di crisi, cioè alla mancanza della energia necessaria allo sviluppo economico del settembre ore industriale italiano. inoltre, il modo in cui avete presentato questa misura oggi, può avere ripercussioni negative sullo sviluppo di questa parte della nostra economia. in questo campo occorre apertamente, senza riguardi, affrontare il problema della nazionalizzazione e impegnare il Governo, cioè gli organi dello Stato , a un aumento generale della produzione di energia, e particolarmente per il Mezzogiorno, attraverso lo sviluppo di una azienda nazionalizzata. nostra era, l' anno scorso , la proposta di proroga a tempo indefinito dei patti agrari . come ricorderete la avanzò, in sede sindacale, il compagno Di Vittorio . anche questa proposta, che si presenta come sostitutiva al riconoscimento della giusta causa permanente, è superata; perché nelle campagne, da parte dei mezzadri e dei fittavoli. si conduce oggi una lotta energica per la modifica delle quote di ripartizione dei prodotti, per ottenere il risarcimento delle migliorie apportate al fondo e per altre sacrosante rivendicazioni. quale posizione avete sopra questi problemi? nostra era, fin dai tempi lontani della nostra partecipazione governativa, la proposta di un controllo qualitativo del credito industriale, ma essa è inadeguata nel modo in cui voi la presentate, perché manca ciò che dovrebbe accompagnarla, cioè una netta posizione contro il prevalere e la prepotenza del grande capitale monopolistico. parlate di una legge contro i monopoli. ma quale legge? anche l' onorevole Malagodi presentò, a suo tempo, una legge contro i monopoli, la quale era una pura e semplice legge di rilievo statistico dei monopoli esistenti. anche negli USA vi è una legge contro i monopoli, ma ciò non toglie che gli USA siano il regno dei grandi monopoli industriali e finanziari privati. parlate di ortodossia finanziaria, ma non ci dite se svolgerete un' azione qualsiasi per riuscire ad aumentare percentualmente la quota delle imposte che vengono pagate sui grandi redditi in confronto di quelle che vengono pagate dal consumatore, e soprattutto dal consumo delle classi più povere. per quanto si riferisce al Mezzogiorno, avete delegato ad occuparsi di questo problema un ministro che è estraneo a queste questioni, essendo davvero competente, credo, unicamente nel campo dell' attività discriminatoria sindacale. il problema del Mezzogiorno non si risolve se non si affronta la questione di una riforma fondiaria generale, quale è prevista dalla nostra Costituzione, quale l' onorevole Fanfani ricordava ancora nel 1934, nel programma col quale si presentò allora a questa Camera e che sembra avere oggi completamente dimenticata per sostituirvi un espediente che non si comprende bene quale efficacia possa avere, se non quella di far gravare sulla nostra economia, e soprattutto sui piccoli e medi coltivatori, un nuovo apparato di controlli, di compressione e di esosa discriminazione. non parlate di democratizzazione della Cassa per il Mezzogiorno e degli enti della riforma agraria . avete dimenticato il piano quadriennale dell' Eni per lo sviluppo delle regioni meridionali , avete dimenticato persino l' impegno contenuto nell' articolo 2 della nuova legge sulla Cassa per il Mezzogiorno che riserva una quota del 40 per cento negli investimenti degli enti controllati dallo Stato nelle zone meridionali. avete dimenticato l' impegno per la creazione di un nuovo stabilimento siderurgico nel Mezzogiorno. ma, soprattutto, avete dimenticato la questione fondamentale, e cioè che il Mezzogiorno non si potrà risollevare dalle sue condizioni se, insieme con una vasta azione economica, non vi sarà un' azione politica che tenda a rafforzare le autonomie locali — comunali, provinciali, regionali — allo scopo di consentire agli organi attraverso cui si esprimono queste autonomie di dare il loro contributo allo sviluppo dell' economia delle zone più arretrate del nostro paese. fate un grande uso della parola « piani » . parlate di piani di 5, 10, 50, 100 anni. le ho già detto un' altra volta, onorevole Fanfani, che quelli di cui si parla in questo modo non sono piani, ma puri espedienti di contabilità per scalare talune spese, e dare l' impressione che si fa molto quando si fa poco più che della ordinaria amministrazione . un piano esiste soltanto quando vi è non solo l' iniziativa di un ente pubblico per lo sviluppo di determinate attività economiche, ma anche un orientamento sociale di questa iniziativa; quando, cioè, vi è un orientamento alla lotta contro i gruppi dirigenti capitalistici e monopolistici, per il controllo di essi e la limitazione dei loro privilegi. il vostro programma è pieno, quindi, di parole, ma vuoto di vero contenuto economico e sociale . noi contrapponiamo ad esso richieste specifiche di misure di nazionalizzazione nel campo della energia, di una riforma agraria generale e di una azione molteplice volta a combattere la disoccupazione, a difendere il tenore di esistenza e i diritti della classe operaia e delle masse lavoratrici , è necessario che, anche grazie all' intervento efficace dello Stato, venga difeso e restaurato il potere contrattuale dei sindacati, che l' azione di discriminazione sindacale che voi conducete, signori del Governo, tende invece a diminuire, rendendo così un egregio servizio al padronato. è necessaria una vasta azione volta a elevare il tenore di vita di tutte le categorie dei lavoratori. si promette che verranno, per legge, riconosciuti per il loro valore erga omnes i contratti di lavoro. questa promessa, però, già ce la siamo sentita fare molte altre volte. alla realizzazione non siamo venuti mai. credo però che in pari tempo possa e debba essere posto il problema di un minimo nazionale dei salari e di un intervento attivo dello Stato per la difesa dei diritti operai nelle fabbriche, per il riconoscimento delle commissioni interne, per una azione efficace contro i soprusi del padronato e gli arbitri delle polizie padronali nelle officine, per regolare la materia degli esiziali contratti a termine e per introdurre una giusta causa anche nei licenziamenti industriali. ella ha detto, onorevole Fanfani, che esageriamo quando denunciamo come assai grave la situazione delle nostre officine per ciò che riguarda il rispetto dei diritti e della dignità degli operai. ebbene, se esageriamo, ci smentisca pubblicando immediatamente gli atti della commissione parlamentare di inchiesta sulle fabbriche: vedremo se esageriamo e chi ha ragione. noi ci impegniamo, impegniamo il nostro gruppo parlamentare e il nostro partito, ci adopereremo perché anche i sindacati operai si impegnino per ottenere che la legislatura, che ci apre con questo Governo, sia effettivamente una legislatura operaia e dia un contributo effettivo o una soluzione positiva della maggior parte delle questioni che qui ho presentato e di quelle presentate nel suo intervento dal compagno Novella. ma noi, soprattutto, chiediamo che le questioni della nostra economia siano trattate in modo organico. bisogna riconoscere che nelle condizioni odierne non possiamo affrontare il rischio della integrazione nel mercato comune europeo. la nostra proposta di sospendere l' adesione al mercato comune europeo corrisponde alla congiuntura attuale. nella situazione creata da questa sospensione noi riteniamo che meglio si possano prendere le necessarie misure di nazionalizzazione delle fonti di energia , di riforma agraria , di industrializzazione del Mezzogiorno, di difesa dei diritti operai, tali che possano consentirci di elevare il tenore di vita dei lavora. tori, attenuare gli squilibri regionali e sociali, e di raggiungere un massimo impiego di manodopera. da ultimo intendo porre, a proposito del programma economico-sociale, una questione che potrebbe chiamarsi di metodo e di costume. noi non siamo favorevoli all' intervento dello Stato nella economia in qualsiasi caso e in qualsiasi condizione; anzi, riteniamo che in determinate condizioni l' intervento dello Stato nella vita economica può essere cosa cattiva. sotto il fascismo vi fu un ampio intervento dello Stato nella vita economica, e ne venne fuori il corporativismo, che sappiamo che cosa fosse. fu un caratteristico regime di predominio monopolistico e di corruzione burocratica. ebbene, noi sentiamo risorgere oggi, sotto l' ispirazione dell' onorevole Fanfani, qualcosa del vecchio indirizzo corporativistico. siamo stati favorevoli, per esempio, alla creazione dell' Eni, però oggi constatiamo con sorpresa che questo è diventato non un ente economico, ma una potenza politica nel nostro paese. l' Eni ha i suoi giornali: tiene sotto il suo patronato questo o quell' uomo politico , questo o quel partito, questa o quella corrente all' interno di un singolo partito. questa è una degenerazione del costume democratico e della vita economica. è necessario, se si vuole procedere sulla via di un intervento dello Stato nella vita economica, che si tengano presenti non solo le necessità della economia, ma anche la necessità di difendere la democrazia dalla pericolosa tendenza a decadere verso un regime di paternalismo clericale e di sempre peggiore discriminazione politica ed economica, attraverso l' accumularsi di sempre nuovi e pesanti apparati statali, parastatali, eccetera qui è la fonte della maggior parte di quella dilagante corruzione che tutti deplorano. noi chiediamo che in questo campo si faccia luce completa. è stato detto che le nuove iniziative degli enti economici controllati dallo Stato, e a partecipazione statale , dovrebbero essere deliberate dal Parlamento. questa affermazione ci ha lasciati alquanto perplessi. capisco che questo è un impegno che avete dovuto assumere verso coloro che vi accusano di essere eccessivamente statalisti. ma che cosa vuol dire questa proposta? noi dovremmo quindi decidere, per esempio, in questa Assemblea, se la Banca commerciale deve accrescere o no il suo capitale? non so se abbiamo la competenza per farlo. ma sono d' accordo con lo spirito della proposta, se essa vuol dire che ci si orienti verso la istituzione di un efficace controllo parlamentare su tutti gli enti a partecipazione statale . così potremmo anche andare a vedere, nelle pieghe del bilancio dell' Eni, quanti sono i milioni o i miliardi che questo ente ha speso per finanziare questo o quel partito, questa o quella determinata corrente di un determinato partito, tutte cose che ci possono interessare come rappresentanti di una assemblea democratica. questi sono, però, soltanto dei particolari. la questione ha, invece, aspetti molto generali. l' estensione degli interventi economici dello Stato richiede l' instaurazione, nel campo delle iniziative economiche, di un efficace sistema di controllo democratico. e questo non si può fare da organi centralizzati, dai mastodontici ministeri di Roma, con i loro ordini ai prefetti, ai consiglieri di prefettura, ai viceprefetti, ai marescialli dei carabinieri, ai parroci e via dicendo. respingiamo come aberrante la proposta di istituire i famigerati « ispettori delle zone depresse » . chi saranno questi ispettori? chi li sceglierà? vi sarà un concorso a questi posti? a proposito, il rispetto del metodo dei concorsi per l' accesso ai posti direttivi degli organi parastatali credo che sarebbe una riforma democratica abbastanza interessante da introdurre nella nostra vita quotidiana . non vi è altro mezzo di lotta contro le brutture del « sottogoverno » . chi saranno dunque questi ispettori? attivisti di « iniziativa democratica » ? o recalcitranti esponenti della corrente « di base è che abbiano bisogno di un posticino per essere addomesticati, ridotti a una meno efficace opposizione di partito? vorremmo avere un chiarimento a questo proposito. lasciando da parte le osservazioni particolari, ripeto che è indispensabile, nel momento presente, creare e rendere efficaci istanze di controllo democratico che siano direttamente collegate alle organizzazioni locali, al comune, alla provincia, alla regione e da esse emananti. di questo ha bisogno oggi il nostro paese. di questo ha bisogno soprattutto il Mezzogiorno, perché dove non si creino queste istanze, qualsiasi passo in avanti che venga fatto per accrescere gli interventi dello Stato nella vita economica può avere maggiori conseguenze negative di quanta possa essere la efficacia positiva. siamo giunti così, toccando il tema delle regioni, all' ultima delle critiche di fondo che vi rivolgiamo, e che riguarda l' assenza di un impegno preciso di rispetto e applicazione della Costituzione repubblicana, di rispetto dei diritti e dell' eguaglianza dei cittadini, e l' assenza di un qualsiasi cenno, sia pure lontano, alla necessità che venga aperto a nuove forze politiche l' accesso alla direzione della cosa pubblica . anche queste sono questioni di fondo, da cui dipende la sorte della nostra democrazia. per ciò che riguarda la Costituzione, da un lato voi tacete, dall' altro dite apertamente che la Costituzione o non la volete applicare, o la volete modificare in senso reazionario. non dite nulla sul problema della discriminazione, che è una pesante realtà della vita economica, sociale e scolastica del nostro paese, che rappresenta una tendenza degenerativa di tutti gli istituti democratici, che è sentita come un peso da tutte le categorie dei cittadini: di imprenditori privati, esercenti, studenti, operai, contadini, tutti. ella ha preteso, onorevole Fanfani, di essere in grado di comprendere e interpretare le richieste presentate dal popolo con le elezioni. non si è accorto che dalla grande massa del corpo elettorale è uscita potente la richiesta che si ponga fine al regime delle discriminazioni economiche e politiche, che si ristabilisca uno stato di diritto e la piena eguaglianza di cittadini davanti alla legge? la realtà è che la discriminazione e la negazione dell' uguaglianza dei cittadini dinanzi alla legge sono elemento integrante di quel regime clericale, mezzo autoritario, mezzo paternalistico, che voi tendete a creare. nella pratica voi avete già dimostrato di trascurare e violare lo spirito e la lettera della nostra Costituzione. che cosa vogliono dire gli interventi che hanno luogo in questi giorni, nelle campagne, a danno delle organizzazioni mezzadrili e di fittavoli che conducono una lotta generale, giusta, per la modificazione dei canoni, per il risarcimento delle migliorie e per altre rivendicazioni? squadre armate di forze dello Stato percorrono le campagne e assediano i villaggi, si piazzano sulle aie e spadroneggiano. vengono chiamati e soggetti a inammissibili e illegali intimidazioni i dirigenti delle organizzazioni sindacali dei mezzadri e dei fittavoli. che cosa significa questo? voi siete sul terreno dell' abbandono anche di quella conquista che fu realizzata in Italia, sotto la pressione degli avvenimenti e delle lotte delle masse, nel primo decennio di questo secolo e che era il non intervento delle forze dello Stato nei conflitti del lavoro. » in corso un conflitto del lavoro nelle campagne. voi non avete nessun diritto di mandare la « Celere » a usar violenza in sostegno della parte padronale. semmai avreste il dovere di mandarla a sostegno della parte mezzadrile, la quale presenta le più giustificate delle rivendicazioni, riconosciute come tali e dalle vostre organizzazioni sindacali e da quelle socialdemocratiche. per quanto si riferisce alle regioni, è necessario si rafforzino le regioni a statuto speciale già esistenti, dando sodisfacimento alle loro oramai vecchie rivendicazioni economiche e politiche. ma bisogna farlo davvero. del programma per la rinascita della Sardegna noi abbiamo sentito parlare molte volte e da parecchio tempo, credo dal 1953, onorevole Segni. speriamo che questa sia finalmente la volta della realizzazione, se il popolo sardo saprà mettersi d' impegno nella lotta per ottenerlo. siamo d' accordo per la creazione della regione a statuto speciale Friuli Venezia Giulia . riteniamo la sua istituzione indispensabile per poter affrontare e risolvere i problemi della città di Trieste con un piano particolare di sviluppo delle attività, industriali e commerciali. non ci formalizziamo per il fatto che nel programma governativo si parli di una possibile conversazione con il governo austriaco relativamente alla difesa dei diritti nazionali della minoranza etnica dell' Alto Adige , così come non ci formalizziamo per le conversazioni che crediamo in questo stesso momento abbiano luogo tra il nostro Governo e i rappresentanti del governo jugoslavo circa la difesa dei diritti etnici della minoranza italiana che vive nella Jugoslavia. ma per le altre regioni, come stanno le cose? ci dite che verrà fatta una commissione, quindi, smentite nel modo più clamoroso quel vostro predecessore, il quale ci aveva detto che la commissione esisteva, che stava lavorando e ci aveva annunciato che entro poche settimane avremmo conosciuto i risultati del suo lavoro. ma io vi chiedo: avete voi sì o no , questa volta, nel prendere il potere, giurato fedeltà alla Costituzione? amerei saperlo, perché la Costituzione dice, all' articolo 115, che le regioni sono costituite con poteri e funzioni non secondo una legge da farsi, ma secondo i principi fissati nella Costituzione stessa. la legge deve intervenire unicamente per un coordinamento della finanza regionale con le finanze degli altri enti locali , e la disposizione VIII della Costituzione dà un anno di tempo, a partire dal 10 gennaio 1948, per l' attuazione dell' ordinamento regionale. ci troviamo dunque di fronte a un clamoroso caso di violazione della legalità costituzionale, da parte del Governo? nel momento stesso in cui esso si presenta al Parlamento. ho sentito l' argomento dell' onorevole Malagodi contro l' applicazione della Costituzione per l' attuazione dell' ordinamento regionale. ci sarebbero in questo caso, egli dice, alcune regioni, non so quali, in cui la maggioranza degli organi dirigenti potrebbe appartenere ai partiti di opposizione. ma con questo argomento il fascismo, negli anni che voi ricordate, soppresse tutte le autonomie locali, soppresse i consigli comunali e sostituì i sindaci con i podestà. l' onorevole Malagodi forse è rimasto a quei tempi... quando il liberalismo diede il suo efficace contributo a instaurare e tenere in piedi in momenti assai gravi la tirannide fascista. per ciò che si riferisce al Senato, voi manifestate la volontà espressa di riformare la Carta Costituzionale in un senso che noi respingiamo. l' articolo 58 della Costituzione afferma che i senatori sono eletti a suffragio universale e diretto. non si può e non ci si deve staccare da questo principio. siamo dunque contrari all' aumento del numero dei senatori di diritto, il che significa, data la legge elettorale esistente oggi per il Senato, che dà quei premi di maggioranza che voi sapete al Partito di maggioranza relativa, precostituire di fatto la maggioranza favorevole al partito democratico cristiano . siamo contrari alla introduzione nel Senato di quel gruppo di notabili politici che voi proponete e che non si comprende quali rapporti potrebbero avere col corpo elettorale , il quale è dalla Costituzione indicato come il solo che deve contribuire a formare l' assemblea senatoriale. se una riforma deve essere fatta, per ciò che si riferisce a questa Assemblea, è una riforma alla legge elettorale del Senato, nel senso di una proposta avanzata, credo, da colleghi socialdemocratici, chiedendo che la legge per la elezione dei senatori non dia quei premi di maggioranza che dà oggi e sia invece più vicina al sistema proporzionale . questo vostro rapporto negativo con la Costituzione getta una luce assai strana sulle oscure affermazioni che voi fate circa le « insidie » agli ordinamenti democratici da cui voi dovreste guardare il paese. ma dove sono queste insidie? queste insidie vengono oggi prima di tutto dal Governo. che non rispetta la legge e non vuole applicare la Costituzione; vengono dal grande padronato che calpesta i diritti degli operai nelle fabbriche; vengono dai ceti privilegiati che intendono opporsi alla applicazione delle riforme di struttura che la nostra Costituzione prevede e indica come indispensabili: vengono dalle autorità ecclesiastiche che offendono la libertà elettorale dei cittadini. avete parlato di disegni non so quanto tenebrosi, mascherati di simpatie per esperienze in atto fuori delle nostre frontiere, e di inequivocabile marca totalitaria. ma chi nutre questi disegni? soltanto nel vostro partito, io credo, si sono espresse simpatie per il generale De Gaulle e per il colpo sciagurato che egli ha dato al sistema parlamentare. soltanto nelle vostre file si trovano i patiti del regime salazariano e del regime franchista. fra coloro che furono i vostri sostenitori aperti e artefici del vostro successo elettorale, abbiamo trovato persino un arcivescovo il quale ha chiesto la soppressione del diritto di esistenza dei partiti politici e perfino l' istituzione di campi di concentramento per i militanti dei partiti che non gli vanno a genio. parlo dell' arcivescovo di Palermo, al quale credo voi avreste dovuto fare presente quanto sia inammissibile che un prelato, il quale occupa tale posto con la sanzione anche dello Stato, conduca un' agitazione contro la Costituzione della Repubblica. il problema di fondo rimane, nel campo i più ampiamente politico, quello di superare la opposizione che esiste tra il paese reale e il paese legale , e che è destinata ad approfondirsi se voi seguirete quelle direttive e quegli indirizzi che ci dite di voler seguire. in relazione con questo problema stanno le vostre posizioni circa i vostri rapporti con gli altri partiti. il senatore Sturzo — che già conosce altri veti, e veti che ebbero un tale peso nella, storia politica del nostro paese! — ha lanciato nell' Assemblea del Senato un veto contro qualsiasi possibilità anche di larvata collaborazione o intesa con il partito socialista . questo problema del partito socialista è del resto da tempo ampiamente dibattuto, se non nelle dichiarazioni ufficiali governative, sulla vostra stampa, sulla stampa indipendente che voi ispirate e nel paese. si può anzi dire che il dibattere questo tema sia il punto più avanzato a cui potete giungere nell' apertura, come oggi si dice, verso forze politiche che si schierano alla sinistra e alla opposizione e anche il punto più avanzato cui è in grado di giungere la parte in apparenza meno retrograda delle classi dirigenti borghesi. ma, che cosa, nel dibattere questo tema, voi avete chiesto e chiedete al partito socialista ? avete chiesto e chiedete di rompere i rapporti di alleanza con il partito comunista . il partito socialista lo ha fatto; lo abbiamo del resto fatto concordemente e quando noi critichiamo questo atto, critichiamo anche ciò che noi stessi in quel momento siamo stati costretti ad accettare. venne annullato il patto di unità d' azione e rotto anche quel fantomatico patto di consultazione che lo aveva sostituito. in questo momento le richieste al partito socialista si sono precisate e si è andati più in là. ai socialisti si è chiesto di inserirsi attivamente nel fronte di lotta anticomunista, che è il solo fronte che venga concesso da voi ai compagni socialisti e, praticamente, di rompere l' unità del movimento sindacale italiano. questo è ciò che si è chiesto e ciò che si chiede. e ora scusate se porrò e discuterò la questione con sincera brutalità. che cosa è stato offerto in cambio di ciò che dal partito socialista si esigeva? che cosa si è promesso di dare, in cambio della unità politica e sindacale, non dico al partito socialista , ma al movimento delle classi lavoratrici che ha nella sua unità politica e nell' unità del movimento sindacale i suoi baluardi, le fonti della propria forza. che cosa è stato offerto e dato in cambio? è stato dato uno spostamento non a sinistra, ma a destra nell' asse governativo. si è avuto il Governo Zoli con l' appoggio dei famigerati due voti dell' estrema destra fascista, è stata messa da parte la legge Segni che sanciva la giusta causa , nulla è stato concesso, nemmeno una parola, per quel che riguarda una correzione degli indirizzi della nostra politica estera . questa è la realtà di cui bisogna rendersi conto. la sola cosa a cui pensano le classi dirigenti capitalistiche italiane, quando si interessano del problema dell' unità dei partiti della classe operaia , è di riuscire, rinfocolando le rivalità di questi partiti, a dare un colpo all' unità del movimento sindacale , e delle forze di classe, cioè a dare una vittoria, e quale vittoria al grande padronato, alla conservazione e alla reazione. per questo noi difendiamo la causa della unità della classe operaia , e sul terreno sindacale e sul terreno politico, con tanta tenacia e ostinazione. noi sentiamo, in questo modo, di adempiere una funzione storica, perché è attraverso questa unità che la classe operaia italiana è riuscita ad andare avanti, ad affermarsi come una delle forze dirigenti della nazione, ed è attraverso questa unità che la classe operaia e le classi lavoratrici riusciranno ad adempiere, oggi e nel futuro, la stessa funzione. voi, colleghi della Democrazia Cristiana , non siete in grado di pensare alla collaborazione con una forza politica se non dopo averla battuta, svirilizzata, ridotta a un' ombra, come avete fatto col partito socialdemocratico , oppure polverizzata e umiliata, come avete fatto col partito repubblicano . anche in questo appare la vostra vera votazione: un totalitarismo di fatto il quale tende inevitabilmente, attraverso le spinte che vi vengono da quelli che sono i vostri ispiratori e dirigenti nazionalmente e internazionalmente, a diventare totalitarismo di diritto. senza dubbio. questa vostra vocazione corrisponde agli orientamenti delle classi dirigenti capitalistiche, al legame che ad esse vi unisce, mentre corrisponde al fatto che gli attuali gruppi dirigenti della Chiesa cattolica ancora non hanno compreso il grave monito che ad essi rivolse, all' inizio di questo secolo, un grande cattolico francese, Charles Peguy . la Chiesa cattolica , egli diceva, deve oggi affrontare il problema « di una rivoluzione economica, di una rivoluzione sociale, di una rivoluzione industriale. per questo sono gravi anche le prospettive politiche, economiche, sociali del nostro paese. noi affrontiamo queste prospettive con serietà, ma con serenità. sentiamo venire la tempesta, ma alla tempesta siamo fatti. non pensiamo a noi, pensiamo alle masse del popolo italiano le quali vogliono, cercano, rivendicano pace, lavoro, benessere; che per sodisfare queste loro rivendicazioni hanno combattuto, combattono e combatteranno. pensiamo alle forze sinceramente democratiche di tutte le parti, che possono esserci in tutti i partiti, che ci sono nel paese. queste forze democratiche hanno vissuto assieme una esperienza tragica, dura, l' esperienza della lotta contro il fascismo e contro la guerra a cui fummo chiamati or è poco più che un decennio. due insegnamenti abbiamo tratto da quella esperienza. il primo riguarda la necessità, per vincere in simile battaglia, della unità delle forze popolari e della democrazia. il secondo riguarda la funzione che spetta alla classe operaia organizzata e alle forze di avanguardia del popolo lavoratore nelle lotte per la difesa della pace, del lavoro, della libertà. il nostro mondo, il mondo che è governato dai comunisti, progredisce, va avanti con rapidità che sbalordisce. i problemi di questo mondo li discutiamo e li risolviamo, a tempo, tra di noi, e nel modo migliore. ma qui in Italia dobbiamo andare avanti anche noi e dobbiamo andare avanti per una via nostra, per la via che ci è tracciata dalla nostra Costituzione repubblicana. perciò davanti a questo Governo, che per le sue origini, per il programma con cui si presenta e per tutto il suo orientamento, noi abbiamo il dovere di combattere: davanti a questo Governo sta il nostro impegno di lavoro, di azione, di lotta ostinata, continua, per fare emergere dal paese e dal Parlamento le questioni reali che interessano il popolo, per dibatterle, per spingerle a una soluzione. sono questioni reali, urgenti, inderogabili. riguardano la difesa della libertà, l' applicazione della Costituzione, l' attuazione della organizzazione regionale, una riforma agraria generale, la soluzione del problema sociale e del persistente problema della disoccupazione e, al di sopra di tutto, la difesa della pace, cioè dell' avvenire e dell' esistenza stessa del popolo italiano . abbiamo il compito di lottare per evitare che l' Italia sia trascinata nel baratro di una guerra nella quale sarebbe distrutta. dobbiamo rendere consapevole tutto il popolo italiano che voi spingete il paese per questa strada, o almeno non vi opponete a che per questa strada precipiti la patria nostra. noi sentiamo il dovere di creare nelle masse popolari una resistenza tale che vi impedisca di farlo. questo è l' impegno che prendiamo all' inizio di questo nuovo ciclo costituzionale. e non dubitate: le forze del nostro partito saranno efficacemente adoperate per raggiungere questi obiettivi.