Palmiro TOGLIATTI - Deputato Opposizione
III Legislatura - Assemblea n. 105 - seduta del 27-02-1959
Sull'assassino del giudice Borsellino e di cinque agenti della sua scorta
1959 - Governo I Amato - Legislatura n. 11 - Seduta n. 26
  • Comunicazioni del governo

la nostra decisa opposizione a questo Governo, signor presidente , già è stata espressa dai colleghi e compagni del mio gruppo che sono intervenuti nel dibattito generale, ed è stata espressa nel modo più chiaro, più esplicito, più leale. purtuttavia, il modo come si è svolto il dibattito, le posizioni che sono state prese dai differenti partiti nel corso di esso e infine le stesse dichiarazioni conclusive del presidente del Consiglio non soltanto consentono, ma richiedono che alcuni punti di particolare importanza vengano ulteriormente, con grande brevità, trattati e precisati. prima di tutto, vi è una questione che ci interessa e che nel corso di questo dibattito, particolarmente dai colleghi del Partito di maggioranza , è stata un poi troppo trascurata e così dal presidente del Consiglio . quale rapporto esiste tra il Governo attuale e quello precedente, che fu presieduto dall' onorevole Fanfani? noi non arriviamo sino ad esprimere rammarico per chi? l' onorevole Fanfani non sia stato presente e non sia intervenuto nel dibattito che qui ha avuto luogo, anche se possiamo pensare che la cosa sarebbe stata utile, forse anche corretta. comprendiamo quale può essere lo stato di spirito dell' onorevole Fanfani in questo momento; comprendiamo anche che nel partito della Democrazia Cristiana esistono altre discipline a cui il militante, anche di primo piano , deve sottostare e che non coincidono con le discipline politiche, né con quelle di un dibattito parlamentare . assurdo, però, dire, come ha fatto testé l' onorevole Gui, che non sia esistita e che non esista una crisi nel partito della Democrazia Cristiana . effettivamente, questa affermazione dell' onorevole Gui può essere catalogata nei momenti di comicità della sua — esposizione, alla quale non credo che gli spunti di polemica anticomunista siano riusciti a dare il necessario rilievo politico, quello che ci attendevamo dal principale rappresentante in quest' Aula del gruppo parlamentare del Partito di maggioranza . la crisi del partito della Democrazia Cristiana risulta dal solo fatto che i suoi oratori non hanno osato fare il nome dell' onorevole Fanfani. non so se egli sia diventato tabù, se sia diventato un innominabile. tutti noi però abbiamo capito perché il suo nome non poteva essere fatto, così come abbiamo capito, nel corso della crisi, che uno dei motivi fondamentali per cui l' onorevole Fanfani ha dovuto ritirarsi nel modo che tutti sanno dalla scena politica, è stata la necessità in cui determinate autorità si sono trovate di salvare ad ogni costo l' unità del partito dei cattolici. altro che non esservi crisi nel partito della Democrazia Cristiana ! a noi, però, interessa il problema politico parlamentare. esiste una continuità tra questo Governo e quello precedente? l' onorevole Gui ha voluto affermare che esiste una continuità; però è stato costretto a fare una riserva, dichiarando che la continuità è soltanto sostanziale. il presidente del Consiglio se l' è cavata come il signor de La Palisse , dicendo che, poiché non vi era più una maggioranza, bisognava cercarne una altra. ma la maggioranza è venuta meno anche perché vi sono stati quegli spregevoli franchi tiratori , di cui qualche rappresentante forse siede oggi sui banchi del Governo . vi è dunque stata una rottura, un conflitto, vi è un ritorno indietro, vi è un' avanzata? ecco le questioni alle quali noi attendevamo una risposta dal presidente del Consiglio e dal presidente del gruppo parlamentare democristiano, e una risposta non la abbiamo avuta. il presidente del Consiglio , nella sua esposizione programmatica, si è riferito al programma della Democrazia Cristiana ; ma a quale programma? ho avuto l' impressione che quel termine divenisse in quel contesto qualche cosa di generico, che può comprendere qualsiasi cosa. concreta. la Democrazia Cristiana si presentò con un programma alle elezioni del maggio 1958; da quel programma venne dedotto un discorso programmatico fatto dall' onorevole Fanfani (io posso pronunciare il suo nome!) immediatamente dopo la consultazione elettorale; da quel discorso programmatico vennero ricavati i 20 punti sulla base dei quali fu costituito il Governo che ha retto le sorti del nostro paese sino alla fine del mese di gennaio. questo è il programma democristiano che noi conosciamo. il programma della Democrazia Cristiana ; nelle affermazioni dell' onorevole Segni, diventa invece qualche cosa di misterioso: una botte dalla quale si può spillare qualsiasi vino, vino acido o vino gustoso, vino bianco o vino nero, a seconda di quelle che sono le necessità interne del vostro partito. che cosa è dunque stato il precedente Governo? un incidente, è la definizione dell' onorevole Scelba; una avventura, è la definizione dell' onorevole Malagodi. il nostro attuale presidente del Consiglio fu vicepresidente del Consiglio del precedente Governo: avrebbe potuto precisare un poi meglio che cosa fu quel precedente Governo e perché si è dovuto cambiare qualche cosa nella sua maggioranza, e quindi anche, di necessità, nel programma, negli indirizzi di azione. l' onorevole Saragat ha sviluppato, a sua volta, un' altra posizione, affermando che quel Governo rappresentava la realtà di un progresso democratico che si stava compiendo o per lo meno vi era la intenzione di compiere, ed ha abbondantemente ricamato intorno a questo concetto, così come del resto aveva fatto già nel suo discorso, che senza dubbio i colleghi ricorderanno, del 15 dicembre dell' anno passato. credo occorra respingere decisamente questa posizione. i punti famosi a cui si è riferito l' onorevole Saragat per dimostrare quale fosse il viso sociale, progressivo, del Governo dell' onorevole Fanfani, tra quei 20 punti programmatici che erano la base esplicita di quel Governo, io non li ho trovati. sono andato a rileggermi quei 20 punti e non ho trovati. ciò che l' onorevole Saragat ha voluto presentarci come grande novità, grande spinta progressiva, grande rinnovamento. ho trovato un accenno al problema delle aree fabbricabili, ma in proposito vi era un progetto di legge presentato dall' onorevole Romita che si trascinava da mesi e credo che continuerà a trascinarsi per mesi e mesi dall' una all' altra Commissione della Camera e del Senato. per quel che si riferisce alle fonti di energia , il proposito di creare un ente, il quale poi avrebbe dovuto diventare cosa effettiva non so fra quante decine di anni, non ha avuto alcuna realizzazione. nella politica estera il famoso avvicinamento o tentativo di avvicinamento ai popoli arabi ha voluto dir questo: che il Governo dell' onorevole Fanfani pose gli aerodromi italiani a disposizione delle flotte aeree inglesi e americane per organizzare un colpo di mano , una aggressione contro il popolo del Libano e contro i popoli dell' Iraq e della Giordania. per ciò che si riferisce all' allargamento della base democratica, il Governo dell' onorevole Fanfani rimase legato dal principio sino alla fine alla discriminazione, come asse della sua politica, sul terreno degli schieramenti parlamentari e degli schieramenti esistenti nel paese. discriminazione assoluta contro di noi, richiesta ai colleghi socialisti di diventare anticomunisti per sfuggire in questo modo, per il rotto della cuffia , alla discriminazione a cui essi pure erano soggetti. anche l' onorevole Nenni ha avuto un accenno al fatto che il Governo dell' onorevole Fanfani avrebbe rappresentato, se non altro, un tentativo di innovare qualcosa negli indirizzi economici e politici del nostro paese. ricordo però — e tutti lo sappiamo — che l' onorevole Nenni e il suo partito dovettero votare contro il Governo Fanfani nel mese di luglio e votarono contro il Governo Fanfani nel mese di dicembre; e sappiamo benissimo che il voto dato nel mese di dicembre dai compagni socialisti non fu dato perché fosse imminente il congresso di Napoli, ma per la sostanza della politica che quel Governo faceva. ritengo quindi su questa questione — sulla quale chiedo scusa, signor presidente , se mi sono intrattenuto alquanto; ma è questione di grande importanza per determinare la posizione che noi assumiamo verso il Governo attuale — di poter concludere che la precedente formazione governativa era una di quelle formazioni caratteristiche, che si presentano nei momenti di crisi che tende ad approfondirsi, nei momenti di vivi contrasti sociali, nei momenti in cui nelle classi lavoratrici e nelle masse popolari si diffonde il malcontento e si manifesta attraverso movimenti effettivi. allora tendono a presentarsi formazioni politiche le quali coprono di una facciata di socialità, come si usa dire, la sostanza di un' azione che viene svolta nell' interesse dei gruppi che dirigono e dominano il paese nel campo economico ; nel nostro caso della grande borghesia capitalistica. governi di questo tipo già si sono presentati altra volta in Europa, ed essi scompaiono inevitabilmente non appena il conflitto si fa più aspro, non appena si presentano problemi più difficili da risolvere e le esigenze dell' una e dell' altra parte — quelle delle masse popolari da un lato e dei gruppi capitalistici dall' altro — vengono poste in modo più imperioso, più urgente. questa è la realtà, e tutta l' argomentazione che è stata sviluppata qui dal segretario del partito della socialdemocrazia italiana è viziata dal contrasto profondo, stridente, gridante con questa realtà. noi comprendiamo il disagio in cui si trovano oggi i dirigenti del partito della socialdemocrazia, i quali, dopo aver raccolto le sconfitte elettorali che tutti sappiamo, vedono oggi scheggiarsi il loro stesso partito. l' onorevole Vigorelli del resto, a nome del gruppo che si è staccato dal partito della socialdemocrazia, ha preso la parola per esprimere la propria simpatia per il partito socialista ; non so se non troppo in chiave anticomunista, e non, quindi, con la intenzione effettiva di contribuire a un vero rinnovamento della politica italiana , a rafforzare ed estendere le lotte popolari, a farle veramente avanzare verso successi, verso la vittoria. ad ogni modo, ripeto che comprendo le preoccupazioni dell' onorevole Saragat, comprendo perché egli il 15 dicembre, alla vigilia del congresso di Napoli, volesse presentarsi qui come il capo della maggioranza del Governo che allora esisteva e che egli diceva essere orientato a sinistra; perché ieri abbia parlato presentandosi come il capo di una futura — né sappiamo quando futura — nuova maggioranza di sinistra. la realtà è che se la situazione odierna è oggi quella che l' onorevole Saragat ha detto, la parte più grande delle responsabilità spetta proprio al partito dell' onorevole Saragat e all' onorevole Saragat personalmente, il quale per un decennio è stato pronto a tutte le collaborazioni, dirette e indirette, con il partito della Democrazia Cristiana , ma non è stato capace di strappare alla borghesia italiana niente di sostanziale, nell' interesse del movimento operaio , nell' interesse del rinnovamento delle strutture economiche e politiche del nostro paese. i riformisti del vecchio partito socialista , attorno al 1900, non andarono mai al Governo; ottennero però cose notevoli, che sono state pietre miliari nello sviluppo del movimento operaio e anche dell' economia italiana : ottennero il riconoscimento della libertà sindacale e del diritto di sciopero, la nazionalizzazione delle ferrovie, il suffragio universale , la creazione di un istituto nazionale delle assicurazioni e altre cose. tutte queste furono conquiste reali, ma quali sono state le conquiste, reali realizzate con la partecipazione, o grazie alla partecipazione, ai governi borghesi diretti dalla Democrazia Cristiana , del partito diretto dall' onorevole Saragat? che cosa avete voi ottenuto? né potevate ottenere alcunché di serio, perché il vostro punto di partenza è stato quello di una lotta interna al movimento operaio e popolare. voi avete accettato senza discussione il principio della discriminazione contro i partiti avanzati del movimento popolare! questa è stata la vostra condanna! per questo non siete voi che dovete oggi lamentarvi, perché voi siete tra i principali responsabili della situazione che oggi esiste. se il Governo dell' onorevole Fanfani (l' ho detto già alcune volte e lo ripeto con la coscienza della responsabilità di questa affermazione) fosse stato un Governo di sinistra e avesse fatto una politica di sinistra, avrebbe trovato in questa Camera le forze atte a sostenerlo e le avrebbe trovate anche nel paese; ma se il partito della Democrazia Cristiana veramente intende, come dice l' onorevole Saragat, svolgere un' azione per l' allargamento (usiamo pure questo termine) della base della democrazia in Italia, è necessario che esso modifichi, e modifichi profondamente, gli indirizzi politici che ha seguito nel corso di questi ultimi dieci anni. questa intenzione non risulta quando lo stesso onorevole Saragat, dopo aver auspicato la formazione di un Governo di sinistra, ulteriormente auspica e rivendica rotture nel movimento operaio e popolare; vorrebbe oggi scindere i sindacati e le cooperative, consegnare ai clericali tutti i comuni, separare sempre di più tra di loro i partiti in cui ha fiducia la classe operaia , che la classe operaia ha creato e che oggi la dirigono. ma voglio lasciar da parte questa critica. voglio prendere in assoluta buona fede quel che l' onorevole Saragat ha detto, perché sono convinto che vi sono operai socialdemocratici che credono in ciò ch' egli dice. ebbene, a questi operai socialdemocratici e a tutti coloro che in buona fede rivendicano oggi un Governo che effettivamente sia di sinistra, cioè che inizi e conduca un' opera di rinnovamento sociale quale è stata preconizzata dalla nostra Carta Costituzionale , diciamo che occorre ben precisare che cosa si intende per questo rinnovamento. occorre guardare a fondo ai problemi che hanno fino ad oggi impedito che questo rinnovamento si realizzasse, nonostante la vostra partecipazione; occorre affrontare e risolvere, superandoli, i problemi della discriminazione e della scissione, eliminare le preclusioni, fare opera di chiarimento e di unificazione, di incontro, di convergenza, di collaborazione. questo occorre fare, onorevole Saragat! se ella questo non farà, la sua posizione rimarrà essa pure (come è stato detto dell' onorevole Fanfani) puramente velleitaria e le cose non cambieranno. quanto al Governo attuale, non ripeterò in particolare le critiche che abbiamo formulato e le richieste che abbiamo presentato. il giudizio che io do del programma che ci è stato letto è che esso è una delle consuete manipolazioni che la Democrazia Cristiana ci ha presentato parecchie volte e riguardo alle quali non è vero, onorevole Segni, che vi sia una contraddizione fra la critica di ampiezza e la critica di ordinaria amministrazione . no, le due cose coincidono. l' ampiezza è qualcosa connaturata, direi, alla ordinaria amministrazione . e insisto su questo punto, perché noi abbiamo tali problemi da affrontare per riuscire a rinnovare, economicamente prima di tutto, l' Italia, e politicamente, per cui la saggezza del governante che volesse fare opera di vero rinnovamento dovrebbe proprio consistere nell' isolare uno, due, tre di questi problemi e fare un Governo per risolverli e poi andare avanti. così, nel passato, si fece un Governo per il suffragio universale ; un Governo per nazionalizzare le assicurazioni; un Governo per dare la libertà alle organizzazioni sindacali . questo è ciò che occorre fare. ma in questa grande serie di enunciazioni, dove la linea programmatica si perde, quello che rimane è, accanto all' ampiezza, e direi a causa dell' ampiezza, proprio l' ordinaria amministrazione . ciò che noi rileviamo, dopo questo, è l' accento di classe particolarmente sottolineato e che corrisponde a ciò che il partito della Democrazia Cristiana intende fare oggi per superare la propria crisi, cioè adempiere a quelle che sono le aspirazioni dei grandi gruppi monopolistici borghesi. spirito accentuato di classe, dunque. ai padroni che licenziano gli operai l' onorevole Segni ricorda le parole e le massime auree del pontefice; contro gli operai organizza il carosello della « Celere » e manda la « Celere » a cacciarli dalle fabbriche. vi è tutta la natura del suo Governo, onorevole Segni, in questa contrapposizione, vi è tutta l' anima che ispira la Democrazia Cristiana di fronte ai grandi problemi sociali del paese. manca nel programma del vostro Governo la coscienza della gravità della situazione davanti alla quale noi ci troviamo, e in politica estera e in politica interna . ella ha parlato di pace, onorevole Segni, ma in questo momento era necessario affrontare e trattare questo tema con un accento particolare e con proposte precise. sappiamo di essere di fronte ad una scadenza che può segnare l' inizio dei più gravi avvenimenti di ordine internazionale. sappiamo che a chi ha sollevato un problema e ha proposto una trattativa, oggi si risponde mobilitando i carri armati , e quando si incomincia col mobilitare i carri armati non si sa dove si va a finire. ogni trattato è soggetto a revisione e chi ritiene che non risponde più alle condizioni del momento può chiederne la revisione e inizia una trattativa. ed a questo non si risponde con la mobilitazione dei carri armati . è su questo punto che noi chiediamo che il nostro Governo prenda aperta posizione, perché ciò è necessario oggi per evitare quella che potrebbe essere domami una inevitabile tragedia. noi abbiamo detto e ripetiamo che la guerra oggi può essere evitata. sono presenti nel mondo forze tali che possono evitare un conflitto armato, ma, è necessario che la volontà dei governanti si associ a quelle, che sono le aspirazioni del popolo. nelle vostre parole e nel vostro programma non abbiamo udito risonare altro che la vecchia nota dell' oltranzismo atlantico, che proprio in questo momento, invece, dovrebbe essere messa in sordina, sia per i pericoli che incombono, sia di fronte alla gravità dei problemi economici suscitati nel nostro paese dalle ultime e recenti misure relative al commercio internazionale e prese senza consultare il nostro Governo, sia di fronte a problemi politici che sono di grande importanza per gli italiani. il problema dell' Alto Adige , per esempio, è tale che tocca tutti gli italiani, i quali sanno che cosa vuol dire la difesa di una frontiera. la frontiera dell' Alto Adige è frontiera italiana e tale deve rimanere. ma in quello che sta oggi accadendo, come non accorgersi che vi è uno zampino che si muove da lontano, che non viene neanche da Vienna, dove pure interessi anche elettorali possono spingere quel Governo ad acuire certe questioni allo scopo di guadagnare voti e conquistare una maggioranza nelle prossime elezioni austriache, ma viene da più lontano, da Bonn e dalla Germania federale ? leggete, onorevoli colleghi , la stampa della Germania occidentale e vi convincerete che è da quella parte che si soffia nel fuoco, e con lo scopo evidente che il balenare di una lontana minaccia per le nostre frontiere renda il governo italiano più sottomesso e obbediente alla politica aggressiva del cancelliere Adenauer. le vostre dichiarazioni di politica estera non tengono conto di questi fatti né corrispondono al grave quadro della situazione internazionale. lo stesso dicasi per ciò che si riferisce alla politica economica . per quanto il democristiano onorevole Roselli, di cui ha ascoltato con grande attenzione l' esposizione economica, abbia parlato di molte cose con grande competenza, non vi è stata nel suo discorso che una parola che aderisse alla odierna realtà, ed è stato quando ha detto, nel concludere e forse per inavvertenza, che oggi bisogna fare opera di risollevamento del nostro paese. siamo d' accordo con questa definizione. opera di risollevamento bisogna fare, perché, nonostante tutte le passate congiunture favorevoli, siamo rimasti in basso, né ancora è presente una via che ci porti alla soluzione dei nostri gravi problemi economici e sociali. quello della disoccupazione, che non è congiunturale, ma di struttura, è tuttora il più grave di tutti. ma se esso non è congiunturale, come l' onorevole Segni poco fa ha confermato, aderendo alla nostra posizione, come lo si combatte? il presidente del Consiglio ha detto che non lo si combatte e risolve con i mezzi dello Stato comunista, ma poi non ha precisato quali altri mezzi siano idonei a risolverlo. noi per altro non proponiamo i mezzi di uno Stato comunista. osserviamo però che con questa impostazione voi rendete evidente a tutti che in una nuova organizzazione economica questo flagello non esisterebbe. questo è però un tema di propaganda. sul terreno della realtà, dovete riconoscere che l' industrializzazione del nostro paese non avverrà per lo stimolo dato con i discorsi parlamentari o per le misure del Tesoro atte ad altrimenti stimolare l' iniziativa privata . è necessario modificare qualcosa nella struttura stessa della nostra economia, combattere il privilegio dei grandi monopoli, sottoporli ad un controllo. l' iniziativa privata del piccolo e medio imprenditore oggi non ha paura di misure di nazionalizzazione, perché nessuno la minaccia da quella parte: ha paura della prepotenza dei monopoli e delle conseguenze del mercato comune , il quale sbarra la strada all' esportazione dei nostri prodotti verso mercati che prima erano largamente sfruttati e davano ricchi guadagni. per stimolarla è necessario, perciò, instaurare una politica diversa. nelle campagne, la situazione sta diventando drammatica non soltanto per i braccianti, che si vedono cacciati dalle nuove tecniche e dalle trasformazioni in corso , ma per il piccolo e medio coltivatore che non riesce più a far fronte alle esigenze dell' annata agraria. non avete detto cosa intendete fare per restaurare l' imponibile di mano d'opera , o qualcosa che ne sostituisca i benefici effetti, per ridurre il peso della disoccupazione nelle campagne. non ci avete detto che cosa intendete fare per quei piccoli e medi coltivatori che, di fronte alla riduzione dei prezzi, al peso dei contributi e ai gravami fiscali, non avranno tra poco altra prospettiva che lo sciopero fiscale cui dovranno ricorrere inevitabilmente. di fronte a questi gravi problemi economici il presidente del Consiglio e molti oratori della maggioranza se la sono cavata evocando un fantasma, il documento che va col nome di schema Vanoni. ma che cosa esso sia davvero, è difficile dire. non è un piano, è stato detto; avrebbe però dovuto esserlo, nel cammino è diventato soltanto uno schema. secondo il nostro presidente si tratterebbe dello schema di un piano e il piano non sarebbe dunque ancora stato redatto. discussione bizantina. l' importante è che non abbiamo mai sentito da voi che cosa corrisponda a questo schema, non, soltanto come osservazione e rilievo di dati statistici e studio della situazione economica , ma come indirizzo di politica. lo schema Vanoni partiva, in realtà, dalla consapevolezza della inadeguatezza degli indirizzi seguiti fino a quel momento per risolvere il problema della disoccupazione; ma per risolvere tale problema, colmando tale inadeguatezza, nulla si è fatto e nulla voi state facendo. passando alla parte politica del mio breve intervento, mi richiamo all' affermazione secondo cui voi volete essere servi della legge per essere liberi. osservo però che voi, non solo non osservate la legge, ma violate perfino la Costituzione quando mettete nel frigorifero l' istituzione dell' ente regione . quando lasciate grandi città come Napoli, Venezia, Firenze, Bari senza amministrazione comunale eletta, per mesi ed anni, voi violate la legge, tanto più che non vi è un' autorità cui si possa ricorrere per colpire il ministro e il Governo che si comportano in tal modo. questo non è essere servo della legge, ma mettersi fuori della legge. le prospettive che oggi si aprono al nostro paese sono prospettive di resistenza e di lotta delle masse popolari sia sul piano economico sia su quello politico. francamente mi meraviglia che il presidente del Consiglio non consideri nella loro giusta importanza le agitazioni operaie in corso nel nostro paese e faccia scandalo del fatto che noi ne mettiamo in luce il valore politico. si tratta di agitazioni che non possono non avere un contenuto e valore politico. non si possono stabilire confini rigidi fra economia e politica. soprattutto quando l' azione sindacale è diretta contro una categoria di imprenditori fortemente organizzata, che si difende con mezzi politici e con qualsiasi altro mezzo. quando gli operai di Firenze o di Civitavecchia lottano contro i licenziamenti, è evidente che conducono una lotta economica e una lotta politica allo stesso tempo. » anche in considerazione di queste lotte che la classe operaia non può non notare con preoccupazione che il Governo si è presentato prima alla assemblea del grande capitale monopolistico privato che al Parlamento, rendendo in tal modo omaggio ai detentori del privilegio, alle classi che traggono beneficio dalla struttura monopolistica della nostra. economia. in questa situazione non vi è dubbio che aspri saranno i contrasti e le lotte sia nel paese sia nel Parlamento. l' onorevole Malagodi ha parlato di un controllo quotidiano che intende esercitare sul Governo, per far pesare il voto che il partito liberale (fino a qualche mese fa il principale antagonista della Democrazia Cristiana ) si appresta a dare. l' onorevole Covelli è andato anche più in là: ha detto apertamente di votare a favore del gabinetto Segni per aprire la prospettiva di un accordo di fondo dei gruppi monarchici e fascisti con la Democrazia Cristiana , di una fusione di programmi e di azione politica generale. è una prospettiva tale che intacca e pone con acutezza il problema costituzionale stesso, oltre al problema della eredità della grande lotta antifascista, di quel grande fatto nazionale che è stata la Resistenza. in questo modo vediamo profilarsi una duplice minaccia, sul terreno economico e sul terreno politico. in questa situazione, noi continueremo a lavorare per creare le condizioni di una maggioranza di sinistra. conosciamo gli ostacoli che oggi si oppongono alla formazione di questa maggioranza. essi non sono solo le barriere ideologiche, le quali possono essere superate: sono le preclusioni contro i partiti avanzati dei lavoratori, nonché il peso determinante della politica atlantica su tutta la vita del paese. rendiamo omaggio all' onorevole Segni di avere esplicitamente riconosciuto, nella sua esposizione programmatica, che, fino a che non si allenteranno queste catene, non si riuscirà ad andare avanti verso la formazione di una nuova maggioranza di sinistra. e invece, bisogna andare avanti! la via sulla quale noi cerchiamo di muoverci, e che è quella dei contatti, degli accordi, delle collaborazioni, che noi seguiamo da dieci anni a questa parte senza mai deflettere, potrebbe essere la via più rapida per giungere al risultato di modificare gli indirizzi politici del paese nel senso richiesto dalla Costituzione e dagli interessi del popolo. ma se questa via non si apre, vi è anche un' altra via: vi è la via degli spostamenti di fondo delle masse popolari . a questo proposito, non abbiamo motivo di essere pessimisti. se giudichiamo per grandissime linee ciò che è avvenuto in dieci anni, dal 1948 al 1958, la Democrazia Cristiana , con tutto l' aumento di popolazione che vi è stato, ha perduto 200 mila voti, mentre i partiti di sinistra (chiedo scusa ai colleghi socialisti se faccio un conto unico: nel 1948 la lista era unica) ne hanno guadagnati 2 milioni e mezzo. vi è un processo lento, ma costante, di spostamento dell' opinione pubblica . comprendo che tutto questo ancora non basta; devo però costatare che da allora a oggi vi è un progresso nel campo delle idee, anche se non in quello delle aperte collaborazioni. le posizioni si sono avvicinate, i programmi dei diversi partiti e aggruppamenti di sinistra sono sempre più analoghi, le richieste coincidono, ci si trova sempre più di frequente vicini. tutto questo però non porta ancora alle necessarie conclusioni. noi insistiamo nel ricordare che il massimo dei risultati venne ottenuto quando le forze popolari avanzate si presentarono unite. allora ad esse fu concesso strappare un inizio di riforma agraria , vincere il blocco della legge truffa ed influenzare anche in determinati momenti (in particolare nel 1951-52) la politica estera e le sue conseguenze per il nostro paese. occorre dunque — noi riteniamo — continuare per questa strada. e quando ci si obietta — come ha fatto ieri l' onorevole Reale, quasi con sdegno — che egli è nostro avversario, noi rispondiamo che lo sappiamo, ma che questo non è oggi il problema determinante. pochi giorni prima che si costituissero in Italia i comitati di liberazione nazionale, chi non era contro i comunisti? quasi tutti gli altri partiti, ad eccezione dei colleghi socialisti, erano a noi avversi. la realtà è che noi andiamo verso una situazione sempre più grave e che si va profilando una concordanza nelle idee, nella richiesta di analoghe soluzioni dei nostri problemi. » necessario dilatare il campo; ma dilatare, compagno Nenni, vuol dire unire, o almeno così noi intendiamo il termine dilatare. sarà questo un frontismo? noi non proponiamo né fronte né frontismo. però ricordiamoci che da parte dei nostri avversari sarà sempre battezzato come fronte e riceverà. l' etichetta di frontismo tutto ciò e tutti coloro che agiscono per suscitare un movimento popolare e democratico che abbia speranze di affermazione e successo. noi continueremo, dunque, il nostro lavoro e non modificheremo, onorevole Gui, il nostro atteggiamento. continueremo a cercare la convergenza di tutti coloro che vogliono opporsi al monopolio politico della Democrazia Cristiana e, oggi, al prevalere in quel partito delle forze meno progressive e più reazionarie. continueremo la lotta per l' unità delle forze democratiche perché vogliamo giungere a un rinnovamento delle strutture economiche, politiche e sociali del nostro paese, perché vogliamo compiere reali e decisivi passi in avanti nella nostra azione per la democrazia, per il progresso, per la pace, per il socialismo.