Giuseppe SARAGAT - Deputato Opposizione
III Legislatura - Assemblea n. 104 - seduta del 26-02-1959
Sulla fame nel mondo
1959 - Governo I Cossiga - Legislatura n. 8 - Seduta n. 86
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , il Governo che si presenta oggi alle Camere è l' espressione di una situazione contraddittoria e quasi, direi, paradossale. il capo del governo è uomo universalmente stimato, la cui fedeltà alle istituzioni democratiche è al di sopra di ogni discussione; egli è stato l' ispiratore di una riforma sociale importante che ha certamente contribuito a migliorare la situazione della classe lavoratrice italiana. ma quest' uomo si trova alla testa di una compagine ministeriale la quale non può vivere che con i voti della destra, e che si è data un programma sensibilmente diverso da quello del Governo precedente. l' onorevole Segni è certamente un democratico sincero, ma nell' atto in cui egli chiude a sinistra, non soltanto apre ma spalanca la porta a destra. un altro aspetto paradossale della situazione è che nel corso di questo importante ed interessante dibattito, più che parlare di questo Governo, per criticarlo o per appoggiarlo, si è parlato del Governo precedente. per di più molti oratori hanno fin d' ora preso posizione sul Governo che, a seconda delle loro previsioni, dovrebbe succedere al Governo attuale. l' onorevole Nenni ha fatto addirittura delle profezie, ha detto che dopo questo Governo ci sarà un Governo centrista, e ha quasi descritto la formazione del futuro Governo. orbene, un mese fa il paese aveva un Governo di centrosinistra nella sua composizione, un Governo al quale partecipavano i democristiani ed il partito socialdemocratico . si può fare dell' ironia sulla quantità numerica dei parlamentari del nostro partito, ma io vedo che l' onorevole Nenni, per esempio, è ghiottissimo di incontri con Mendès-France, che è rimasto con un gruppo di due deputati. oggi ci troviamo di fronte ad un Governo che è completamente mutato, e l' opinione pubblica non ha inteso bene i motivi di questo cambiamento di scena. avevamo un Governo di centrosinistra che era avversato dalla destra, oggi abbiamo un monocolore che è appoggiato dalla destra. abbiamo udito adesso il discorso dell' onorevole Covelli che è un inno al programma di questo Governo. vediamo sui banchi del Governo alcuni di quegli uomini che in seno alla Democrazia Cristiana non hanno certamente collaborato per confortare l' esperienza del Governo Fanfani. a complicare poi le cose intervengono le confuse spiegazioni di chi, per attenuare la propria corresponsabilità nella caduta del Governo Fanfani, lo svaluta ad arte affermando che non si trattava di un Governo di centrosinistra, che non si trattava di un Governo il quale tendesse all' allargamento della base democratica, che non si trattava di un Governo il quale si ispirasse ad una vera politica sociale . in questo caso siamo nettamente al disotto della critica politica. ma purtroppo, anche questo elemento contribuisce ad aumentare la confusione ed a rendere più difficile al paese la possibilità di capire perché vi è stato questo mutamento politico. la realtà credo che non sia molto difficile a spiegare, a condizione che la si voglia affrontare con un po' di obiettività e con un certo distacco. certo, se colpisce lo spettacolo del Governo, se colpisce lo spettacolo del cambiamento di scena avvenuto su quei banchi, vi è qualcosa che colpisce molto di più: è il cambiamento di scena che è avvenuto su questi banchi. credo che vi siano qui dei testimoni della seduta del 15 dicembre, in cui io parlavo in difesa della politica di centrosinistra. era un dibattito che era stato alimentato dal fatto che, in seguito alla manovra dei franchi tiratori , il presidente Fanfani chiedeva una nuova fiducia alla Camera. ricordo che ribadii allora le ragioni fondamentali — politiche, storiche, sociali — di una politica di centrosinistra; e, dopo il mio discorso, almeno 200 deputati democristiani vennero a stringermi la mano, a dirmi che erano d' accordo con me. dove sono questi 200 deputati i quali un mese fa... vorrei, signor presidente , che ella pregasse i colleghi dell' estrema sinistra di lasciarmi parlare. dove sono quei 200 deputati democristiani i quali, dopo un intervento che non aveva scopi elettoralistici, ma che poneva i problemi sociali ed umani in modo da rendere perplesso lo stesso settore di estrema sinistra della Camera, erano venuti a stringermi la mano? dove sono questi deputati? ribadivo in quell' intervento le ragioni politiche e storiche di una politica di centrosinistra in considerazione della situazione italiana, ma, di fronte agli applausi che hanno accolto l' altro ieri il discorso del presidente del Consiglio , che era di intonazione completamente diversa, vi è da rimanere veramente perplessi! penso che, nonostante il coro di lodi che ha accolto il discorso del presidente del Consiglio sulla grande stampa di informazione, la perplessità permanga anche nelle grandi masse del paese, nell' opinione pubblica . il paese ha diritto di sapere che cosa è avvenuto e quali sono le conseguenze di ciò che è avvenuto. per spiegare il cambiamento di scena, oggi si è ricorso ad alcune interpretazioni. la più brillante, quella che ha interessato maggiormente i rotocalchi, è stata quella della congiura di palazzo: una congiura di palazzo avrebbe determinato questo cambiamento di situazione! e, con molta eleganza, qualcuno ha attribuito a me una battuta, che dovrebbe essere spiritosa, per rendermi complice di questa interpretazione che è completamente assurda. si tratta, ripeto, di una spiegazione di cui sono ghiotti i rotocalchi e che va incontro ad un certo spirito qualunquista che esiste in larghe masse della popolazione, abituate a vedere i problemi politici e le trasformazioni politiche non in funzione di mutamenti di rapporti sociali, ma in funzione di manovre o di congiure di piccoli gruppi di uomini. penso che il sistema di addossare la responsabilità di ciò che accade o di ciò che è accaduto su chi esercita l' ufficio di supremo moderatore della cosa pubblica non sia né corretto né educativo. sarà un sistema molto comodo per rovesciare sugli altri le proprie responsabilità, ma è un sistema che non contribuisce affatto a consolidare la coscienza democratica del paese ed a gettare luce sulla portata reale delle vicende di cui ci stiamo occupando in questo momento. altri, meno avventurosi, hanno cercato una spiegazione più semplice, anche se meno coraggiosa e un pochino più vile. la colpa, essi affermano, di quanto. è accaduto deve attribuirsi alla piccola frana che si è verificata nel partito socialista democratico ; se oggi abbiamo questo cambiamento di Governo, la causa sarebbe quindi imputabile a cinque parlamentari socialdemocratici che se ne sono andati e che hanno reso impossibile una maggioranza. vi è anche chi va più in la: non soltanto è corresponsabile il partito socialdemocratico , ma lo sono anche i colleghi del partito repubblicano ! questa è la spiegazione meno generosa, per gettare sugli altri la propria responsabilità. siamo sulla linea della spiegazione che io sento da dieci anni. il Partito di maggioranza relativa cerca sempre di rovesciare sugli alleati o ex alleati la conseguenza di fatti che risalgono invece ad una crisi interna sua ed a problemi suoi. non vi è nessun dubbio che vi sono stati cinque deputati socialdemocratici....... che hanno lasciato il nostro partito e che hanno fornito un alibi ai veri responsabili della crisi, ai veri responsabili della caduta del Governo Fanfani. ma essi non sono che dei personaggi — senza offendere nessuno — secondari nella crisi di cui ci stiamo occupando. la verità è un' altra: il Governo di centrosinistra è caduto sotto l' assalto della destra economica e conservatrice del paese e con la complicità di una parte della destra della Democrazia Cristiana . questa è la verità. che il Governo Fanfani non fosse amato dai conservatori italiani non era un segreto per nessuno. bastava leggere la grande stampa. vi è stato solo un grande giornale che ha avuto il coraggio di approvare, sia pure con cautela, l' esperienza del Governo di centrosinistra. ma ciò che ha reso efficace la lotta delle forze di destra contro il Governo Fanfani è stata la complicità con esse in seno alla Democrazia Cristiana . l' atteggiamento della destra della Democrazia Cristiana si spiega abbastanza facilmente; più difficile è spiegare la scarsa resistenza offerta dalla maggioranza di quel partito, da coloro cioè che ne rappresentano il centrosinistra. ma vediamo di centrare più da vicino questo problema. quale era l' obiettivo fondamentale del Governo Fanfani, se ne avesse o no consapevolezza? era l' allargamento della base democratica. quando alcuni oratori (l' onorevole Nenni cerca di eludere il problema, facendo propria una tesi che si discute in seno al partito comunista in questi giorni) dicono che l' onorevole Fanfani avrebbe rappresentato un capitalismo più moderno in contrasto con un capitalismo più arretrato, fanno dei sofismi. la verità è che l' onorevole Fanfani rappresentava quelle larghe zone di lavoratori che trovano la loro espressione sotto lo scudo crociato . i 13 milioni di voti della Democrazia Cristiana non sono tutti voti di possidenti; sono, nella grande maggioranza, voti di gente che lavora, che ha aspirazioni sociali ed umane uguali a quelle che hanno i lavoratori meno numerosi che militano in questo partito o quelli più numerosi che militano nel partito socialista e magari anche nel partito comunista . ebbene, come si concretava la politica di allargamento della base democratica? non con delle frasi, ma con un programma, con un piano di riforme sociali che non erano — lo riconosco — delle riforme di struttura che avrebbero potuto sconvolgere l' economia nazionale, ma erano delle riforme sociali coraggiose, le più coraggiose che l' Italia abbia conosciuto nel corso di questi 2 anni. basterà accennare alla seria riforma scolastica , tanto seria che il Governo attuale ha dovuto farla propria. riderete meno tra qualche minuto, colleghi dell' estrema sinistra . basterà accennare all' impostazione della nazionalizzazione, sia pure con molte cautele, dell' energia elettrica ...... con la creazione dell' ente energia; basterà accennare alla politica di difesa di un sistema tributario serio ed alla coraggiosa difesa, da parte del Governo Fanfani, dell' articolo 17 (ritorneremo su questo argomento); basterà accennare al progettato controllo sulla produzione in alcuni settori vitali in favore della povera gente (cemento, zucchero, eccetera) e all' impegno dello stesso Governo Fanfani a far approvare rapidamente la legge sulle aree fabbricabili; basterà accennare all' aperto appoggio che quel Governo dava alle iniziative dello Stato in un paese in cui, come vedremo, la situazione obiettiva — se vogliamo risolvere i più gravi problemi del paese — impone l' intervento massiccio dello Stato nel campo industriale, soprattutto nell' Italia meridionale; basterà accennare appunto a questa spinta verso un' industrializzazione seria nel sud dell' Italia, per avere un' idea di ciò che politicamente rappresentasse il Governo Fanfani. e non è a caso, onorevoli colleghi , che la lotta più aspra contro il Governo Fanfani sia venuta dal partito che tradizionalmente rappresenta le forme classiche del conservatorismo sia pure democratico, cioè dal partito liberale italiano. non ho mai sentito un discorso più aspro, contro un Governo, di quello che ho ancora nelle orecchie, pronunciato due mesi fa dall' onorevole Malagodi allorché giunse ad espressioni non dico da trivio, ma quasi: « questo Governo prende dei colpi d' aria » ; e poi aggiunse: « nella schiena! » . non ho mai udito espressioni di questo genere nemmeno da deputati comunisti o da appartenenti al partito « missino » . orbene, in politica estera il Governo Fanfani si poneva come un Governo che, pur nella rigorosa fedeltà alla politica atlantica ed alla politica di solidarietà internazionale, mirava a mettersi all' altezza dei tempi. aveva prestato attento orecchio a quello che si veniva elaborando in continenti immensi come l' Asia e l' Africa, intendeva quello che avveniva nel mondo sovietico, dove, nonostante tutte le nostre infinite riserve, pur qualcosa si muove; aveva inteso la necessità di chiarire nel campo che più direttamente ci riguarda, ossia il Mediterraneo, il problema dei rapporti tra il mondo arabo e l' Occidente. oggi, in Italia, non si trovano che parole di disprezzo per la civiltà araba, dimenticando che la civiltà araba è uno degli elementi costitutivi della civiltà italiana. vi sono regioni italiane che sono state per secoli dominate dagli arabi subendone un' influenza benefica, per quei tempi. a leggere certi giornali, si parla degli arabi come se si trattasse di popoli che nulla abbiano in comune con noi, come se noi fossimo scandinavi o vichinghi. noi abbiamo avuto contatti profondi con quella civiltà ed abbiamo inteso stabilire rapporti più cordiali con essa. per intendere il livore con cui le forze conservatrici italiane hanno attaccato il Governo Fanfani, basterà riferirsi a quanto è accaduto nel nostro paese, in occasione del viaggio dell' ex presidente del Consiglio al Cairo. pareva un atto di tradimento verso la nazione, verso l' Occidente, verso il mondo intero. si paragoni, per giudicare la classe dirigente , l' atteggiamento della borghesia italiana in quel momento con quanto sta accadendo in questi giorni in Inghilterra, nell' atto in cui il capo di un governo conservatore (non laburista) si trova addirittura a Mosca per tentare di aprire la strada alle trattative che inevitabilmente dovranno avvenire tra l' Occidente e l' Unione Sovietica su problemi che interessano tutto il mondo. vi sono, in Italia, dei giornali che oggi si felicitano perché pare che queste trattative incontrino ostacoli. ma noi non ce ne felicitiamo. certo, sappiamo che vi sono grandi difficoltà da superare, ma sappiamo anche che quello che esasperava la destra non era soltanto una politica sociale coraggiosa, ma una politica estera lungimirante, pur nella fedeltà assoluta alla solidarietà occidentale. ciò che però indignava maggiormente la destra era il tentativo del Governo Fanfani di allargare la base democratica. tale tentativo, lo sappiamo, urta e probabilmente urterà contro ostacoli gravissimi, ma se, in ultima analisi, questo tentativo dovesse fallire, la democrazia italiana sarebbe condannata. vorrei che mi credeste, onorevoli colleghi : io appartengo a una generazione che ha già visto crollare una volta la democrazia italiana e la mia esperienza non è soltanto italiana, ma ha seguito da vicino la sorte di altri paesi europei . so che se non si risolve il problema del consolidamento della coscienza democratica delle masse lavoratrici , la democrazia non si salva. a chiaro, però, che la destra non si preoccupa minimamente di questo problema e pensa di potere affrontare il problema del comunismo, per esempio, con dei mezzi che sono già falliti una volta e che fallirebbero ancora più clamorosamente oggi se, per sventura, fossero ritentati. gli avvenimenti della vicina Francia due mesi fa avevano creato tra i conservatori italiani una certa euforia. ammonii allora dicendo che lo champagne francese dà alla testa, ma taglia anche le gambe. non sono passati due mesi ed il partito comunista , nelle ultimissime elezioni, ha ricuperato il 30 per cento dei voti perduti. vi è poca speranza, purtroppo, che il senso di responsabilità prevalga in una classe dirigente la cui opacità politica è appena paragonabile al suo stolto egoismo. ma ciò che è più grave, in Italia, è la scarsa capacita di resistenza delle forze veramente democratiche, la mancanza di responsabilità (mi dispiace di dirlo) in alcuni gruppi di esse, il dilettantismo che anima coloro che , staccandosi dal terreno comunista, stanno avviandosi verso quello democratico. eppure il problema dell' allargamento della base democratica condiziona non soltanto il destino della nazione, onorevole Segni (ella è cristiano e deve capirmi), ma il destino della nostra civiltà... allargare la base democratica vuol dire creare lo strumento politico per risolvere i problemi che interessano la classe lavoratrice . non basta, come fa oggi il giornale dell' Azione Cattolica , il quale è stato all' avanguardia nella lotta contro il Governo di centrosinistra, perorare la causa della lotta contro la disoccupazione, la causa per il pieno impiego. se la classe lavoratrice non sarà inserita democraticamente nella direzione dello Stato, nessuno, salvo qualche filantropo, si occuperà sul serio di risolvere i problemi che investono direttamente i lavoratori, se questi (cioè i più interessati a risolvere i problemi della loro classe) non saranno posti in grado di controllare lo Stato democratico . la lotta contro la disoccupazione rimarrà in questo caso un pio desiderio . si tratta di fare una politica e di creare gli strumenti di essa. orbene, la politica di allargamento della base democratica mirava ad inserire masse sempre più larghe di lavoratori nella vita democratica dello Stato e mi dispiace che i colleghi di sinistra non lo abbiano capito, perché questo è il problema di fondo del nostro paese. negli Stati in cui questo è avvenuto la democrazia si è definitivamente consolidata ed ogni pericolo totalitario è definitivamente scomparso. inoltre in quei paesi il livello di vita delle classi lavoratrici è tra i più alti del mondo: intendo dire la Svezia, la Norvegia, l' Olanda, il Belgio, la Danimarca. inoltre in quei paesi il livello di vita di tutta la collettività nazionale è altissimo. al contrario, in paesi come il nostro, in cui una parte della classe lavoratrice è ancora isolata sull' Aventino totalitario, le condizioni sono assai gravi. si dirò che la colpa è dei dirigenti dei partiti totalitari. vi è in questo una parte di vero. non sarò certo io a giustificare l' onorevole Togliatti ed i dirigenti del partito comunista per la politica che hanno fatto in questi anni. sono stato tra i critici più severi e continuerò ad esserlo; ma la responsabilità maggiore ricade su una classe dirigente che non sa offrire incentivi politici ed umani tali da attirare le classi lavoratrici sul terreno della democrazia. il problema dell' allargamento della base democratica investe il destino della nostra civiltà. inserendo masse sempre più larghe di lavoratori nella vita dello Stato si creano le condizioni per risolvere i problemi sociali, si alimenta nel cuore degli operai, degli impiegati, dei contadini, dei tecnici, vale a dire dell' immensa maggioranza della popolazione, la fede nelle libere istituzioni e nei valori di civiltà che le presuppongono. questi valori, che sono il prodotto di secoli di storia, di lotte generose, li conosciamo: la libertà politica , la libertà religiosa, la libertà di pensiero, la libertà di coscienza , il rispetto della persona umana, il superamento dell' antagonismo fra individuo e società. e sia ben chiaro che, quando noi parliamo di civiltà occidentale, non ci riferiamo ad un fatto geografico. la nostra impostazione non ha alcun riferimento a posizioni geografiche, ma unicamente a valori storici e morali. noi saremmo ben lieti se l' Unione Sovietica riconoscesse questi valori e diventasse « occidentale » , nel senso che noi diamo a questa parola. purtroppo, questo non è, o non è ancora; noi ci auguriamo che questo avvenga. oggi non è. e pensiamo che nell' interesse del destino di tutti e del destino della stessa Unione Sovietica , questi valori devono essere difesi e salvati. ma per salvarli occorre che, nella grande competizione che la storia ha aperto tra Occidente e Oriente, l' Occidente riesca ad affermare il suo primato nello sviluppo della condizione umana. nella competizione fra il mondo occidentale e la Russia sovietica entrano indubbiamente in gioco i traguardi di carattere economico, la quantità di ferro, di acciaio, di carbone, di metano, di petrolio, di energia che sarà prodotta. consiglierei ai colleghi di leggere attentamente il discorso pronunciato al XXI congresso straordinario del partito comunista sovietico dal segretario generale di quel partito e capo di quel Governo, Kruscev. vedranno quali traguardi la Russia sta raggiungendo. il traguardo più importante mi pare sia nel campo scolastico. anche facendo qualche riserva sulle dichiarazioni di Kruscev, dobbiamo prendere atto (lo riconoscono gli stessi occidentali) che la quantità di ingegneri che oggi vara la Russia è per lo meno doppia di quella che vara in questo momento l' America del Nord ed è probabilmente tripla di quella che varano messe insieme la Francia, l' Italia, l' Inghilterra e la Germania occidentale . sono traguardi importanti. se mi riferissi a traguardi di ordine industriale, vi direi che la Russia nel 1965 raggiungerà il livello di 91 milioni di tonnellate di acciaio all' anno. l' America ha superato di gran lunga questa quota nel 1956, è arrivata a 107-10 milioni, poi vi è stata la recessione quest' anno è scesa a 80 milioni. la capacità degli altiforni americani è di 160 milioni di tonnellate ed è probabile che essa sarà ancora doppia di quella sovietica. certo è però che i traguardi sono importanti. il New York Times molto lealmente, parafrasando un verso di Shakespeare, dice: ci sentiamo già sul nostro collo l' alito del corridore sovietico che incalza. ma il problema della civiltà non è soltanto questo. entrano certamente in gioco i mezzi di difesa e lo sviluppo della tecnica produttiva. ma, in ultima analisi, vincerà in questa grande competizione chi per primo raggiungerà il traguardo della civiltà vera, chi per primo darà una risposta definitiva e decisiva al problema di una condizione umana degna di questo nome. se vi è un punto del discorso di Kruscev che mi ha lasciato perplesso, è proprio questo: il reddito nazionale sovietico aumenterà nei prossimi sette anni di circa l' 80 per cento (cifra altissima, che rappresenta una media di circa il 10 per cento all' anno, superiore a quella di qualsiasi paese dell' Occidente, Germania occidentale compresa), ma i salari aumenteranno soltanto del 40 per cento . è, questo, un fatto grave, che denunzia un tipo di sistema economico che ha in sé difetti profondi se considerato dal punto di vista socialista. la civiltà vera è strettamente legata al rigoglioso fiorire dello sviluppo dell' economia, che condiziona il benessere delle classi lavoratrici , ma sta soprattutto, come diceva Baudelaire, nella diminuzione delle tracce del peccato originale ; e sta — come diceva, in modo meno teologico, Carlo Marx nel riconoscimento che il vero bisogno degli uomini è di diventare veramente umani. ma la correlazione tra sviluppo economico e sviluppo della civiltà non è automatica, come è stato provato purtroppo dalle vicende d' Europa in questo primo mezzo secolo. la Germania del Kaiser aveva raggiunto, a suo tempo, un livello tecnico altissimo, mentre quello morale era assai basso. la stessa Germania hitleriana aveva raggiunto in alcuni settori, come quello dell' agricoltura, livelli altissimi, ma moralmente era al di sotto di ogni livello. perché lo sviluppo dell' economia si traduca in termini di civiltà, è necessario che questo sviluppo si svolga in una atmosfera veramente democratica. pensare di creare una civiltà occidentale efficiente, capace di competere con i traguardi economici sovietici, vuol dire pensare in termini di democrazia. ma come è possibile ciò, se la classe lavoratrice nella sua maggioranza non fa propri questi valori umani, questi valori umani che si tratta di tradurre in termini pratici; se, cioè, la classe lavoratrice non sarà parte integrante e dirigente della vita, della società, degli Stati? questo è il problema politico di fondo della società italiana e di tutte le società civili del mondo occidentale. in fondo, era questa l' idea fondamentale che dominava la formula del Governo Fanfani, sia pure in modo confuso, tanto che molte volte non giungeva neppure alla coscienza di coloro che lo avevano promosso. ma era questa concezione che ispirava e spingeva quel Governo, era questa concezione che animava la sua politica sociale , la sua politica estera , la sua politica interna . una tale formula di Governo non può evidentemente essere accolta che da uomini profondamente dominati dal problema della democrazia. è chiaro che uomini che non sentono questo problema non possono evidentemente comprendere nemmeno l' esigenza dell' allargamento della base democratica né possono essere capaci di intendere le ragioni che possono portare il mondo occidentale al primato, né sono in grado di capire che la vittoria andrà non soltanto al più forte ma al migliore. la destra italiana (mi dispiace di essere severo nel giudizio, ma è una destra che conosciamo bene, perché è da quarant' anni che lottiamo contro di essa) è troppo opaca per capire la nobiltà della politica di allargamento della base democratica...... ma è abbastanza furba e abbastanza accorta per capire che questa politica l' avrebbe chiamata a dare il suo contributo allo sviluppo della civiltà del paese sotto forma di diminuzione dei superprofitti e di migliore ripartizione del reddito nazionale . la destra italiana, durante il Governo Fanfani, ha dato la misura della sua mancanza di civismo, la piena, totale misura della sua mancanza di civismo. quando si è verificato il vergognoso, ignobile, immorale fenomeno dei « franchi tiratori » , soltanto voci di protesta isolate si sono levate su qualche giornale italiano e qualche galantuomo non ha avuto paura di definirlo, come è, vergognoso. che razza di uomini sono coloro che dicono di ispirarsi ai principi cristiani e che scendono ad un livello morale di tanta bassezza? vi è stata, sulla stampa italiana, qualche voce generosa che ha protestato. ma i più hanno fatto leva su questo episodio di malcostume politico per invocare, sull' altare dell' unità della Democrazia Cristiana , la fine del Governo di centrosinistra ed un Governo monocolore appoggiato dalla destra. tuttavia, se la violenta avversione della destra non avesse trovato una certa resistenza nel vostro partito, onorevoli colleghi della Democrazia Cristiana , ed anche nel nostro, e soprattutto se non avesse trovato dei complici, il Governo Fanfani non sarebbe caduto. il problema della scarsa resistenza delle forze democratiche (vostre e nostre, siamo qui per fare l' autocritica) si lega strettamente ad una prospettiva che avevano, ad una delusione profonda alla quale siamo andati incontro in seguito ad un evento che nella nostra valutazione politica era considerato positivo dal punto di vista dell' allargamento della base democratica. ciò che ha portato alla sconfitta del Governo Fanfani (sconfitta che ci auguriamo momentanea) è stata l' azione della destra economica italiana. ma il fatto che ha portato all' assalto ultimo di questa destra contro il Governo ed alla sua vittoria, è un altro: è una complicità che ha trovato. non mi riferisco alle forze che hanno abbandonato il nostro partito, ma ad un fatto molto più importante: a quanto è avvenuto in un congresso nel quale riponevamo molte speranze. e chiarisco subito. l' onorevole Fanfani molto chiaramente aveva detto che non si attendeva dal congresso di Napoli un appoggio al Governo. l' onorevole Nenni ha avuto la lealtà di riconoscerlo; gliene diamo atto. nessuno di noi aveva mai pensato che il congresso di Napoli dovesse risolvere il problema di Governo; sapevamo che da quel congresso sarebbe uscita certamente una politica la quale sarebbe stata ancora per lungo tempo, forse, una politica di opposizione. nessuno ha mai contestato questo. tutti hanno preso atto della dichiarazione di oggi dell' onorevole Nenni. ma qual è il fatto che ha deluso le forze che puntavano sull' allargamento della base democratica nel nostro paese? qual è la prospettiva che è venuta meno e l' incoraggiamento che è venuto invece alle forze di destra che si sono sentite libere perché hanno visto il campo non più occupato dai loro avversari? la verità è che il congresso di Napoli (mi dispiace di dover fare un esame di questo congresso e di farlo anche agli uomini che ne sono stati gli autori, ma si tratta di un fatto politico importante che merita di essere discusso anche in sede parlamentare) ha tolto ai fautori dell' allargamento della base democratica la prospettiva di un risultato a breve scadenza non sul piano governativo, ma sul piano dell' allargamento effettivo dell' area democratica del paese. nell' atto stesso in cui il congresso toglieva ai democratici la speranza di una prospettiva, esso dava ai reazionari la possibilità di passare all' assalto decisivo contro il Governo, il quale aveva il muro dietro di sé. Napoli ha chiuso ogni prospettiva nuova, almeno a breve scadenza, non perché a Napoli si sia ribadita la politica di opposizione, ma per un altro motivo più grave: perché a quel congresso si è ribadita (parliamoci chiaro, nonostante l' opinione molto autorevole dell' onorevole Covelli) sostanzialmente, purtroppo, in alcuni settori la politica frontista. il partito socialista a Napoli ha fatto una bella scappellata alla democrazia: ne siamo lieti; ha fatto dichiarazioni che rappresentano certamente un passo in avanti. quando un partito riconosce che la democrazia è valida come mezzo e fine, ha fatto un passo molto importante innanzi; ma quando scende dalla formulazione teorica alla formulazione pratica... lo avevate detto a Venezia, a Napoli l' avete confermato. a Venezia l' aveva detto una minoranza, a Napoli l' ha detto il 58 per cento del partito. dicevo che quando dalla formulazione teorica si scende alla formulazione concreta, si vede che quel partito, per motivi che non posso analizzare (saranno anche motivi di tattica contingente o motivi più profondi, non lo so), ha ribadito sostanzialmente, in molti settori vitali, la politica frontista. sul piano sindacale il partito socialista ha riconfermato l' adesione al sindacato comunista. badate, noi non abbiamo mai chiesto al partito socialista di rinnegare questa sua politica, noi chiedevamo un' altra cosa: noi dicevamo che l' unità politica socialista non implicava unita sindacale, donde il diritto da parte nostra di aderire ad un altro sindacato. ebbene, questa posizione veramente democratica non è stata accolta: si è ribadito il frontismo su quel terreno, e proprio l' altro ieri la direzione del partito socialista ha dichiarato che, per ottenere la tessera del partito, bisogna accettare di entrare nella Confederazione generale del lavoro . sul piano amministrativo, sul piano della organizzazione di massa, il partito socialista ha riconfermato l' alleanza con il partito comunista . se domani vi fosse un' elezione amministrativa , è chiaro che troveremmo il partito comunista alleato con quello socialista, contro il partito socialdemocratico e contro altri partiti democratici. sul piano della politica estera il partito socialista ha ribadito la sua posizione che chiameremo neutralista. ma di quale neutralismo si tratta? vi è un neutralismo austriaco, ed è un neutralismo che noi possiamo intendere. vi è un neutralismo svedese, come vi è un neutralismo svizzero, il quale però gravita sulla politica di solidarietà del mondo occidentale, ed è un neutralismo riconosciuto come legittimo dall' Internazionale socialista , dove vi sono partiti fedeli all' Alleanza Atlantica e partiti neutralisti, ma fedeli a questa politica di solidarietà con il mondo occidentale. Nenni è amico di Bevan, il quale ultimo accarezza molto i neutralisti di casa altrui, ma in casa propria difende la bomba all' idrogeno, è un suddito fedele di sua maestà ed è legato all' alleanza della Gran Bretagna con gli USA. in politica estera praticamente l' onorevole Nenni assume una posizione che potrebbe avere il suo equivalente in quella del Pandit Nehru, una posizione che capisco perfettamente dal punto di vista dell' India, ma che diventa molto difficile in un paese europeo; dove le situazioni sono completamente diverse. probabilmente, se fossi un cittadino indiano seguirei anch' io una posizione del tipo di quella del capo del governo indiano; ma questa posizione, trasferita in Europa, diventa assurda. qual è stata la conclusione di quel congresso? è stata che prima di tutto il partito socialista ha ribadito una specie di trattato di pace con il partito comunista . diciamo pure che non si tratta più del Fronte popolare , ma di un trattato di pace con il partito comunista . ma, al tempo stesso in cui stipulava questo trattato di pace , dichiarava guerra alla socialdemocrazia, ai partiti democratici, dichiarava in particolare guerra alla sinistra democristiana e alla politica di cui l' onorevole Fanfani era espressione. in fondo era chiaro che questa posizione ambigua, scaturita dal congresso di Napoli, si esprimesse in formule egualmente ambigue. l' onorevole Nenni commentava oggi il significato di alternativa democratica. io nella mia vita ho letto libri difficili: ho letto La Fenomenologia dello spirito , La grande logica di Hegel, ma non ho capito quanto l' onorevole Nenni ha detto sull' alternativa democratica. vorrei cercare di precisare che cosa è questa formula dell' alternativa democratica. se per alternativa democratica si intende alternativa di Governo, ovviamente mi chiedo onestamente se è possibile concepire un' alternativa di Governo senza l' appoggio dei voti comunisti. vi è qualche persona in Italia che pensa che un partito con quattro milioni di elettori possa porsi come alternativa di Governo alla Democrazia Cristiana , se non accetta l' apporto di altri voti? l' onorevole Nenni ha detto di non accettare « operazioni Milazzo » , quindi esclude i voti delle destre. è chiaro che un' alternativa concepita in questo modo si attua con i voti del partito comunista . può darsi che l' onorevole Nenni non intenda questo. se invece per alternativa democratica si intende un' altra cosa, ossia un' alternativa politica, sociale, vale a dire, come ha detto l' onorevole Nenni or ora , una politica nuova di riforme profonde, questa politica che cosa implica? implica un Governo con la presenza dei socialisti, ma anche con la presenza delle forze che rappresentano milioni e milioni di lavoratori della Democrazia Cristiana . altrimenti, non si vede davvero come quel Governo potrebbe avere la maggioranza. è chiaro, quindi, che è una formula di coalizione. ma, allora, come si spiega che nell' atto in cui l' onorevole Nenni lancia questa impostazione politica di alternativa sociale al Governo, nell' atto stesso in cui dovrebbe tendere la mano alle classi lavoratrici che militano sotto lo scudo crociato , nello stesso momento al congresso di Napoli viene stipulato il trattato di pace con i comunisti, si dichiara guerra contro quelle sinistre della Democrazia Cristiana che sono invece quelle che dovrebbero costituire l' elemento integratore di una politica, di una alternativa di riforme? e perché, poi, questa politica di alternativa democratica dovrebbe iniziare con una dichiarazione di guerra alla democrazia socialista , con dei metodi che sono molti simili a quelli del partito comunista ? perché la tattica che il partito socialista esercita nei nostri confronti è la tattica dello sgretolamento alla base, della lotta contro il vertice: tipica, classica forma di lotta comunista. è chiaro che il congresso di Napoli nonostante il progresso, del quale tutti abbiamo preso atto, si è risolto in un grande equivoco e lungi dal chiarire i problemi li ha complicati tutti. bisogna prendere atto che in sostanza a Napoli hanno vinto gli autonomisti, ma hanno vinto facendo proprie le posizioni, per lo meno il 90 per cento delle posizioni, diciamo pure dei filocomunisti, cioè della minoranza di quel partito. e la cosa più singolare, vedete, è il credito che il partito socialista continua a godere in larghe zone della destra italiana, le quali considerano il partito socialista come un organismo capace di togliere i voti ai comunisti. una delle grandi illusioni di molti uomini della destra e di molti direttori di giornali di destra è proprio questa. dicono: Nenni fa questi equilibrismi, ma poi toglie voti al partito comunista , quindi dobbiamo dargli una mano. questo credito è fondato su questa illusione: che il partito socialista tolga voti al partito comunista . ebbene, neanche a farlo apposta, proprio dove esiste il partito socialista , esiste il più grande partito comunista del mondo dopo quello sovietico. non è a caso che in Italia, dove esiste il partito socialista con quegli equivoci che sono nel suo seno, esiste, ripeto, il partito comunista più grande del mondo, dopo quello sovietico. non a caso il partito socialista lotta accanitamente contro la socialdemocrazia secondo, come ho già detto, la tecnica tradizionale del partito comunista . certo è che il congresso di Napoli chiudendo (momentaneamente, speriamo) le prospettive dell' allargamento della base democratica, ha dato ai reazionari l' incentivo per un attacco massiccio contro il Governo di centrosinistra... l' Italia, nel corso di questi 12 anni, onorevoli, colleghi, ha conosciuto essenzialmente due politiche e il tentativo non riuscito o non ancora riuscito di una terza politica... l' Italia ha conosciuto in primo luogo la politica dei comitati di liberazione nazionale, politica che ha caratterizzato il periodo di formazione della nostra Repubblica. questa politica, che ha avuto, come codicillo una politica di unità nazionale per parecchi anni, è stata scartata ad un certo momento, per le ragioni che voi sapete, perché rischiava di andare al di là degli obiettivi che si era prefissa e di far nascere una nuova dittatura. non a caso questa politica è stata in Italia superata pochi mesi prima che in Cecoslovacchia una politica analoga finisse, come è finita, con un colpo di stato che portava al potere il partito comunista e liquidava le forze democratiche. l' Italia, poi, ha conosciuto una politica centrista che ha rappresentato un periodo di consolidamento necessario ma normale delle libere istituzioni. fu un periodo reso necessario dalla incombente minaccia totalitaria. ricordiamoci che cos' era il centrismo in quel momento e cos' era il partito socialista , in quel momento. non si può giudicare onestamente l' atteggiamento centrista di quegli anni se non si ricorda che allora Nenni si recava a Mosca per ricevere il premio Stalin. bisogna avere una visione complessiva dei fenomeni del passato, per giudicare con una certa equanimità. i brevi periodi di monocolore non hanno mai avuto un vero significato politico. con la politica di centrosinistra gli autori dell' allargamento della base democratica hanno cercato di passare al terzo tempo. quale? quello del consolidamento non solo formale ma anche sostanziale delle libere istituzioni, del tentativo di legare alla democrazia masse sempre più larghe di lavoratori che sono ancora dominate da ideologie che noi consideriamo totalitarie e che, secondo noi, contrastano con gli interessi umani, profondi della stessa classe lavoratrice . con questa politica noi abbiamo cercato di creare lo strumento per una politica sociale di profonde riforme di struttura in un secondo tempo. l' obiettivo del Governo di centrosinistra, con le abbiamo detto, era questo e perciò esso si è presentato con un programma di largo impegno sociale. di fronte ai 7 milioni di voti comunisti, ai ricorrenti rigurgiti reazionari (non metto sullo stesso piano le due cose, ma constato un fatto), l' unico modo per consolidare le istituzioni democratiche è una politica ferma nella tutela della Costituzione repubblicana, ma aperta alle più audaci riforme sociali; intransigente nella difesa degli strumenti che garantiscono la sicurezza della nazione, ma prontissima nell' incoraggiare ogni possibilità di distensione internazionale; incrollabile di fronte a. qualsiasi forma di totalitarismo, ma tesa verso l' allargamento della base democratica con l' inserimento dei lavoratori nello Stato. l' assalto conservatore, con la complicità, purtroppo, di quelle forze di sinistra che avrebbero dovuto, invece, intendere la portata di questo problema, ci ha portati oggi ad una quarta fase della politica italiana , quella che stiamo esaminando, una fase — mi dispiace dirlo — di netta involuzione, che ha portato al monocolore appoggiato a destra. il monocolore tipo Zoli era pericoloso, ma la sua pericolosità era limitata dalla brevità della sua durata; era un monocolore che sorgeva alla fine di una legislatura ed aveva più il carattere di un gabinetto di ordinaria amministrazione , per fare le elezioni, che non di una formula politica. oggi il monocolore si forma quasi all' inizio della legislatura e dopo la sconfitta, parliamoci chiaro, della maggioranza della Democrazia Cristiana , dopo una certa sconfitta anche della socialdemocrazia, dopo la vittoria della destra della Democrazia Cristiana e della destra italiana. questo è grave. a questo punto alcuni di coloro che sono stati i più responsabili avversari della politica di centrosinistra, del Governo di centrosinistra, hanno il coraggio di richiamarci al nostro senso di responsabilità . mi diverto molte volte a leggere questi giornali, che sono stati i più accaniti contro il Governo Fanfani e che ci invitano a ripiegare sulle posizioni centriste. abbiamo avuto un profeta oggi che ha coonestato questi inviti della stampa di destra: l' onorevole Nenni. ebbene, indipendentemente dalla origine sospetta di questi consigli, una cosa è certa, ed è che il ritorno al centrismo è semplicemente utopistico, al punto in cui sono le cose. la democrazia italiana non ha che una sola alternativa: o vincere gli ostacoli che le sbarrano il cammino e riprendere presto con ritmo accelerato la marcia innanzi, oppure cedere il campo, lo voglia o no, ai suoi avversari. o si ricreano le condizioni per una politica di centrosinistra più valida di quella caduta sotto i colpi della destra, oppure si scivolerà fatalmente sul piano inclinato che porta ad alternative totalitarie. e la destra non speri che i benefici, in ultima analisi, saranno suoi. vedremo bene questo problema quando avremo analizzato il programma di questo Governo. si dice infatti che questo Governo, figlio della necessità (è stato detto così), è un Governo che, nonostante tutto, resta fedele alla tradizione democratica dei governi precedenti. sulle intenzioni democratiche di questo Governo non abbiamo dubbio alcuno. lo dico senza alcuna ironia e senza alcuna riserva mentale. su uomini come l' onorevole Segni e come i suoi collaboratori non abbiamo dubbio alcuno: sono dei veri democratici. ma il problema è un altro, è cioè di sapere se le forze che lo condizionano non soverchieranno la volontà degli uomini. non è la prima volta, infatti, che abbiamo visto degli uomini di buona volontà , sinceri democratici, travolti da situazioni che hanno spinto poi verso conclusioni catastrofiche. d' altro canto, il carattere di necessità che alcuni attribuiscono a questo Governo non fa che aggravare la responsabilità di coloro che lo hanno reso inevitabile. vi è un certo elemento di inevitabilità nella presenza di questo Governo, lo riconosco. ma, i responsabili dove sono? dove sono quelle forze reazionarie che hanno buttato a terra il Governo di centrosinistra quelle forze che avevano il dovere di aiutarlo, quelle forze che avevano il dovere di contribuire all' allargamento della base democratica e che hanno detto di no? si afferma con calore che questo Governo ha un programma che è stato elaborato indipendentemente da accordi con i partiti di destra. io, che conosco l' onorevole Segni per quel galantuomo che egli è, non ho alcun dubbio che le cose stiano come egli dice. ammetto senz' altro che non vi è stata nessuna negoziazione programmatica con il Movimento Sociale o con i partiti monarchici. però vi sono troppe lacune nel suo programma, onorevole Segni, che provano un tacito accordo almeno con il partito liberale . Tacito, non dico esplicito. accordo anche con le forze economiche di cui il partito liberale è certamente espressione. nel programma si fa appello alle forze che in altre formazioni governative ebbero a dare la loro collaborazione alla Democrazia Cristiana . e fin qui siamo d' accordo. il programma, poi, si rivolge anche a quanti altri hanno a cuore il consolidamento delle nostre istituzioni democratiche. se voi ricordate che il discorso cominciò con una chiusura netta a sinistra, è chiaro che le forze a cui si allude sono le forze che stanno alla destra del partito liberale , ossia i monarchici ed i « missini » . mi pare questa la conclusione dell' invito dell' onorevole Segni. dal momento, quindi, che la chiusura a sinistra è così rigida, le forze che avrebbero a cuore il consolidamento delle istituzioni democratiche e repubblicane sarebbero l' onorevole Covelli, il dirigente del, partito monarchico popolare e l' onorevole Leccisi. non so veramente chi sia il dirigente del partito missino non seguo molto le vicende di quel partito. per quanto ci riguarda, onorevole Segni, con tutta la deferenza che abbiamo verso di lei, con tutto il rispetto (e lo dico senza riserve) profondo che abbiamo verso la sua persona, non possiamo raccogliere il suo appello. vorrei che voi, onorevoli colleghi , mi scusaste se mi trattengo ancora a parlare e vorrei che mi permetteste di esaminare brevemente con voi le linee generali del programma. lo farò senza nessun partito preso, ma con molta serenità. e cominciamo dalla politica estera . il Governo ribadisce la solidarietà con le democrazie dell' Occidente, mette in primo piano gli interessi dell' Italia nell' Europa e nel bacino mediterraneo, riafferma la nostra adesione alle Nazioni Unite , nel cui quadro situa l' Alleanza Atlantica e l' integrazione europea . penso che la nostra adesione senza riserve da dodici anni alla politica di solidarietà occidentale, ci dovrebbe mettere a riparo da interpretazioni faziose o malevole. tuttavia, noi affrontiamo il rischio di queste interpretazioni malevole per affermare che vi sono alcuni aspetti della politica estera del Governo che non ci convincono. così, quando il presidente Segni dice che certe discussioni sul punto della solidarietà occidentale non possono suscitare altro che confusione, noi restiamo perplessi. in tutti i paesi dell' Occidente si discute su questi punti. se ne discute in America, in Inghilterra, in Francia, in Germania, in Belgio. perché non se ne può discutere da noi? io non penso che il conformismo sia un buon criterio, di politica estera , soprattutto quando vi sono trasformazioni così immense nel mondo di oggi. dico subito che approviamo incondizionatamente le dichiarazioni del Governo sulla indipendenza della Somalia. ci auguriamo però che tale indipendenza possa essere simultanea con la integrazione dei territori che geograficamente ne fanno parte e che, come sapete, oggi sono sotto il controllo di altri Stati. prendiamo atto come di un elemento positivo dell' affermazione che il Governo è favorevole alla realizzazione in Europa di una associazione multilaterale fra la comunità a sei e gli undici paesi dell' OECE e che il mercato comune , lungi dal rappresentare un ostacolo, costituisce un valido strumento per l' intensificazione degli scambi con i restanti paesi ed in particolare con quelli dell' America Latina . voi sapete che una delle accuse che si muovono al mercato comune è quella di costituire una forma di discriminazione nei confronti degli altri paesi. noi prendiamo atto che il Governo è contrario a questo tipo di interpretazione e che intende il mercato comune come il nucleo intorno al quale si dovranno integrare successivamente altri paesi. ci pare però (ed è questa la lacuna vera dell' intervento dell' onorevole Segni in politica estera ) che il Governo avrebbe potuto dire una parola almeno sul contributo che l' Italia intende dare in questo momento alla politica di distensione internazionale, la quale, come tutti sanno, è condizionata ad un chiarimento dei problemi che dividono l' Occidente dalla Russia sovietica . giustamente questo Governo ha dato prova di avere il senso dei limiti che condizionano la nostra azione in campo internazionale ; ma a noi pare che anche nell' ambito relativamente modesto delle nostre possibilità vi sia un margine per una azione costruttiva in ragione della obiettività assoluta con cui la Italia può considerare i problemi, per esempio, del mondo afro-asiatico (noi non siamo un paese coloniale), i problemi che condizionano i rapporti fra l' Occidente ed il mondo sovietico ed altri problemi che interessano oggi la collettività delle nazioni. vedete, a me pare che una politica estera giusta non possa prescindere, pur nella tutela della sicurezza nazionale, dalla ricerca ansiosa di tutte le vie che possono permettere al nostro paese di contribuire alla causa del consolidamento della pace e della distensione. se noi ci poniamo già in uno stato d'animo di riserva scettica e critica, noi siamo già condannati, non possiamo più essere elemento attivo di questa gara che deve porre l' Italia alla testa di coloro che vogliono veramente ricercare le vie della distensione internazionale. in questo momento il capo del governo conservatore inglese tenta in Russia di aprire la via alla discussione sui gravi problemi di Berlino e dell' unità tedesca. può darsi che Macmillan inghiotta in questo momento molti rospi, anzi ne sono certo, ma io credo che l' augurio di tutti gli uomini di buona volontà è che dall' attuale incontro di Mosca possa sorgere una migliore prospettiva per la soluzione, per esempio, del problema tedesco, sebbene la cosa sia molto difficile. sarebbe bene, vedete, da parte nostra, accedere ad un criterio che mi pare fondamentale nella politica estera , un criterio di buon senso , e cioè: considerare valide tutte le proposte le quali non mirino a mutare l' equilibrio di forza esistente. tutte le volte che un paese fa nei confronti della Russia delle proposte le quali direttamente o indirettamente mirino a mutare l' attuale equilibrio di forza (non dico lo status quo ), fa proposte di carattere utopistico. lo stesso, naturalmente, vale per le proposte sovietiche nei confronti dell' Occidente. dobbiamo sempre, quando facciamo proposte che ci debbono recare un vantaggio, trovare una contropartita. pensare, per esempio, di risolvere il problema dell' unita tedesca in modo conforme ad equità e giustizia, ossia con la unificazione delle due Germanie in uno Stato veramente libero e democratico senza offrire delle contropartite tali da lasciare immutati i rapporti di forza esistenti è semplicemente utopistico. a me pare sia questo il criterio centrale di una politica estera realistica e responsabile. io non so quali siano queste contropartite. questo è un problema che potremo esaminare. ella, onorevole Segni, dice che non ci sono. può darsi invece che ci siano. non voglio entrare in questo terreno molto arduo, perché esso è di competenza del ministero degli affari esteri . caso mai, interverremo quando si esaminerà quel bilancio. dico però che il criterio mi pare questo: non fare mai proposte (e non accettarle) che mirino a mutare non dico lo status quo , che anzi deve essere mutato, ma il rapporto di forze esistente, perché è chiaro che una parte o l' altra si sente danneggiata e non può accettare. ci auguriamo che nella sua azione pratica il Governo vada al di là del programma esposto ed affronti i problemi che si porranno al nostro paese sul piano internazionale rendendosi veramente interprete della volontà di pace del popolo italiano nella sicurezza dell' Italia e nella sicurezza di tutti i popoli. ma veniamo rapidamente alla politica interna ed alla politica sociale . per quanto riguarda la politica interna , a proposito della difesa della libertà il presidente ha detto delle cose ovvie. però il problema è di sapere se questa formula di Governo ed il programma sociale ed economico da essa enunciato non condurranno ad una situazione che renderà tale difesa più difficile. i provvedimenti positivi a cui il Governo ha accennato sono stati già varati dal Governo precedente. tra l' altro notiamo che il Governo attuale si propone di affrettare la discussione e l' approvazione del piano della scuola. uguali considerazioni valgono per i problemi della giustizia. per il problema dell' Alto Adige , poi, mi si permetta di fare qualche considerazione. io sono stato emigrato politico in Austria e conosco la grande civiltà di quel paese. sono un patriota italiano, che considera immutabili le frontiere della patria, ma che desidera che i migliori rapporti siano mantenuti con la vicina Austria. io prendo atto con sodisfazione che il Governo intende rispettare l' accordo De Gasperi-Gruber : è questa una buona cosa. prendo anche atto che il Governo afferma che « l' applicazione di tale accordo è materia di competenza italiana, come spettano esclusivamente all' Italia il diritto e l' obbligo della tutela delle tradizioni e delle legittime attese delle minoranze esistenti nel suo territorio nazionale » . ma la soluzione del problema del ristabilimento dell' amicizia italo-austriaca va ricercata accelerando i tempi dell' incontro a livello adeguato per l' esame di tutti i problemi di ordine economico, politico, sociale, culturale che possono interessare i due paesi. il Governo ha detto giustamente che vi sono degli esagitati dall' altra parte. ma, siamo onesti: vi sono anche degli esagitati da questa parte. togliere argomenti agli esagitati dell' una e dell' altra parte e portare la discussione al livello degli organi responsabili e dei rappresentanti legittimi dei due paesi, io penso che sarebbe agire con grande saggezza. ricordiamoci che l' amicizia con l' Austria è un fattore di civiltà, è un fattore di consolidamento della solidarietà europea. ma veniamo ai problemi economici che il Governo vede sotto il profilo di una politica congiunturale. abbiamo sentito adesso una lezione che ci ha dato l' onorevole Nenni sulla differenza che passa tra struttura e congiuntura. ora io sono un po' imbarazzato: sono come uno scolaretto che ha preparato una lezione e che, dopo il discorso del maestro, deve cercare di fare bella figura. ma a me pare che sia questa la parte più debole del programma governativo, la parte che rivela quello che ho chiamato il tacito, non espresso, accordo con il partito liberale e con le forze di cui il partito liberale è l' espressione. che cosa propone il Governo di fronte all' aggravarsi della disoccupazione? la politica del Governo in questo settore si esprime sostanzialmente in cinque proposizioni. la prima consiste in una critica nei confronti di coloro che , sotto la minaccia della disoccupazione, occupano le fabbriche. la seconda è un invito agli industriali ad essere prudenti nei licenziamenti. ora, è chiaro che gli operai non occupano le fabbriche per passatempo, né gli industriali si astengono dal licenziare gli operai in base a considerazioni di ordine morale. da un lato vi è un problema di difesa del diritto dell' operaio e della sua famiglia all' esistenza; dall' altro vi è un problema di maggiore o minore senso di responsabilità da parte dell' imprenditore. chi è stato alle prese in patria o in esilio, come molti di noi, con il problema della sicurezza del lavoro sa quale sia la tragedia del capofamiglia sul quale pende il pericolo della perdita del suo lavoro, che vede profilarsi lo spettro della fame per sua moglie, per i suoi figli. suppongo che, a meno che il padrone della fabbrica non sia un santo, lo stato d'animo suo nel licenziare un dipendente sia assai meno drammatico. e siccome non credo che in generale i santi stiano alla direzione delle fabbriche, senz' altro lo stato d'animo del dirigente di fabbrica nel licenziare il dipendente è meno drammatico di quello del capofamiglia. il terzo punto del programma anticongiunturale è una promessa di ulteriori lavori pubblici . d' accordo. al quarto punto il Governo dice di voler affrontare la congiuntura nello spirito dello schema di sviluppo Vanoni. a questo punto ci saremmo aspettati una esemplificazione concreta, ma tale esemplificazione è stata da noi vanamente cercata nel discorso del presidente Segni. a meno che il Governo non creda di aver risolto il problema teorizzando, come ha fatto, i rapporti fra iniziativa privata ed iniziativa pubblica. secondo il programma governativo, ecco come avverrebbe tale armonizzazione. l' azione pubblica deve conservare la sua funzione di stimolo e di base all' azione privata; all' azione privata resta nella misura più alta possibile il compito più impegnativo: quello volto a realizzare, col proprio benessere, il benessere della società nazionale. anche Arrigo Heine diceva che, quando l' imperatore della Cina è ubriaco, tutta la Cina è allegra; e Carlo Marx aggiunge che, quando al vertice della scala sociale si suona il violino, alla base si balla! ma, dopo queste chiare spiegazioni dei rapporti fra iniziativa privata e pubblica, il Governo ha l' aria di pensare che il problema è risolto. invece, il problema comincia appena adesso. dall' esame dei vari settori produttivi, per vincere la congiuntura, risulta che il Governo si occuperà in modo particolare dell' agricoltura. d' accordo, la situazione in questo campo è dolorosa: eccesso di popolazione addetta all' agricoltura, mancanza di capitali, arretratezza tecnica. a ciò si aggiunge la dichiarazione di incostituzionalità della legge sull' imponibile, con la conseguenza di mettere allo sbaraglio per il momento oltre 200 mila braccianti. i rimedi che il Governo propone sono quelli tradizionali: bonifica, miglioramenti fondiari anche (e giustamente) obbligatori, riordinamento del credito agrario, assistenza tecnica , sviluppo della piccola proprietà coltivatrice, ampliamento degli enti di riforma, eccetera ciò che manca in questo programma è la consapevolezza che il problema della riforma agraria , come tutti i problemi, prima di essere un problema tecnico è un problema di rapporti sociali ed umani. fintantoché i contadini dell' Italia meridionale (qui ci sono tanti deputati meridionali che giustamente fanno ampia apologia delle loro regioni), saranno sfruttati da due o tre strati parassitari che vivono sulle loro spalle, il problema sociale ed umano del contadino italiano del meridione non sarà risolto. anche voi, deputati comunisti, siete di quegli strati! il programma è molto generico per quanto riguarda l' industria, limitandosi ad un accenno a proposito degli investimenti e alla proposta di legge Malagodi contro i monopoli. uguale sobrietà troviamo per la parte che si riferisce al commercio, al problema del Mezzogiorno, al problema del lavoro ed a quello degli statali. la legge sui mercati e contro il carovita era stata già proposta dal Governo precedente; il carattere integrativo degli interventi della Cassa per il Mezzogiorno rispetto agli stanziamenti ordinari dei dicasteri, è un vecchio concetto, anch' esso già esposto da precedenti governi; l' impianto siderurgico nel Mezzogiorno, di cui giustamente il Governo parla, era già stato anch' esso predisposto dal precedente Governo. vorrei riassumere questa parte per affermare che la deficienza di questo programma è evidente. si tratta, dice l' onorevole Segni (e qui prendo lezione dall' onorevole Nenni), di un programma anticongiunturale nello spirito dello schema Vanoni. ebbene, non ci pare che lo spirito dello schema Vanoni sia stato correttamente tradotto in formulazioni concrete. è probabile che il Governo non abbia avuto di vista che l' incremento di difficoltà derivante all' Italia per il fatto della conseguenza della congiuntura internazionale. orbene, tale congiuntura (lo dico con linguaggio alla buona) si aggiunge alle deficienze croniche che appunto lo schema Vanoni intendeva in un certo numero di anni superare e che preesistevano in Italia alla congiuntura internazionale, perché esistono da mezzo secolo o da un secolo. vediamo di riassumere brevemente i termini del problema italiano. sono cose molto note, ma è bene che alla Camera italiana questi « latinetti » vengano ripetuti, affinché non si finisca col perdere di vista i problemi concreti parlando invece di alta politica. si tratta, in primo luogo, di assorbire la disoccupazione in atto: diciamo un milione e mezzo di lavoratori. si tratta, in secondo luogo, di creare posti di lavoro per le nuove leve che si affacciano alla vita produttiva. giovani di 16, 18, 20 anni escono dalle scuole, dalle famiglie, e sono ogni anno in numero di 250-300 mila. vi è infine un terzo problema, che è quello che aveva ispirato l' onorevole Vanoni. quale? il tragico problema di creare posti di lavoro per 4 milioni di contadini che negli anni che verranno, in ragione dello sviluppo tecnico dell' agricoltura, dovranno abbandonare la campagna e trasferirsi nelle città. questo è il problema vero dell' Italia. aggiungete le nuove leve di lavoro ai disoccupati attuali ed ai 4 milioni di contadini che verranno nelle città nei prossimi anni e voi avrete delineato il problema italiano. di fronte a questo enorme compito, le conseguenze della congiuntura attuale non rappresentano che un supplemento di difficoltà, non certo il problema di fondo . qual è il problema di fondo ? permettetemi che ve lo enunci in poche parole. il problema di fondo è la ricerca dei capitali per gli enormi investimenti necessari ad assorbire negli anni che verranno parecchi milioni di lavoratori « liberati » dalle campagne, avviati dalle scuole e dalle famiglie verso le officine e gli uffici, restituiti al lavoro dopo che sono stati sottratti al flagello della disoccupazione. dove trovare i capitali (arrivo al punto centrale della mia argomentazione) per gli enormi investimenti necessari a risolvere questo compito? questo è il vero problema politico e sociale dell' Italia ed è a questo problema di fondo che il programma del presidente Segni non ci pare che dia una risposta efficace. i capitali necessari, gli enormi capitali necessari per questa massa di posti di lavoro che dovranno essere creati, possono essere trovati in due modi. possono essere reperiti togliendoli alle classi abbienti, senza ridurre gli investimenti produttivi, ma riducendo un tenore di vita che suona ingiuria all' immensa maggioranza del popolo italiano . ella molto opportunamente ha citato altissime parole (non so perché abbiano dato luogo a mormorii) con le quali diceva che vi è una classe italiana il cui tenore di vita suona ingiuria all' immensa massa del popolo italiano . quindi, quello di togliere i quattrini a chi li ha, e fare gli investimenti con i denari degli imprenditori e dei ricchi è il primo modo per trovare i mezzi necessari. ma vi è un altro modo per trovare i fondi. questi mezzi enormi (credo di arrivare al segreto della crisi attuale, alle ragioni vere della caduta dell' onorevole Fanfani e della esperienza dell' attuale Governo) possono invece essere trovati abbassando ancora il livello di vita della classe operaia e degli impiegati sia con una politica inflazionistica sia attraverso una politica fiscale non conforme allo spirito della Costituzione del nostro paese. il Governo, ne prendiamo atto, ha detto che non vuole l' inflazione. siamo d' accordo. ma il Governo non ha detto dove troverà i fondi necessari per risolvere il problema fondamentale della società italiana : quello della creazione di posti di lavoro per milioni di cittadini. ma se non lo ha detto chiaramente, l' onorevole Segni ce lo lascia capire dalla formulazione del suo programma. e vediamo qual è il fulcro della politica economica del Governo. per quanto riguarda il settore privato il Governo si affida allo sviluppo automatico del reddito. ma chi e che regola la distribuzione del reddito tra profitti, salari ed investimenti? per quanto riguarda il settore pubblico il problema e anche più visibile. quando investo 100 miliardi in una azienda pubblica so benissimo da dove prendo i denari: dalle imposte. come vanno ricavati i mezzi necessari per gli enormi investimenti? lo Stato ha un mezzo decisivo per regolare questa materia, (lo sanno tutti i paesi progrediti) ed è la politica fiscale . con la politica fiscale lo Stato regola la distribuzione del reddito e degli investimenti. mezzi integrativi — sempre nei paesi più evoluti — sono, oltre una politica fiscale seria che fa pagare i ricchi, la nazionalizzazione delle fonti di energia , il controllo dei prezzi in settori vitali come il cemento e lo zucchero, la liquidazione delle rendite di posizione come, per esempio, la speculazione sulle aree fabbricabili (parlo delle speculazioni più vergognose) e cose del genere . ebbene, se consideriamo il programma del Governo attuale, che cosa si salva del vecchio programma. di centrosinistra? si salva il piano della scuola, si salva la legge sui mercati, si salva l' impianto siderurgico del Mezzogiorno, si salva la legge sui contratti collettivi (così pare e speriamo che sia così). guardiamo invece che cosa si tace. nel programma dell' onorevole Segni non si parla più dell' ente energia: niente controllo sulla produzione dell' energia elettrica ; non si parla più delle aree fabbricabili, questa formidabile rendita di posizione che provoca colossali arricchimenti. non una parola. sul problema del cemento e dello zucchero. non si parla più di politica tributaria e in particolare non si parla dell' articolo 17 della legge Tremelloni, che di una politica tributaria veramente democratica è strumento assolutamente essenziale. non è a caso che gli agenti di cambio si siano agitati nel passato — e si agitino ancora contro l' articolo 17. non lo fanno certo per ragioni teoriche come lo può fare il professore Einaudi: lo fanno perché con l' articolo 17 si controlla il 70 per cento del reddito mobiliare italiano. in sostanza, nel programma del presidente Segni scompaiono tutti quegli accorgimenti che nel Governo di centrosinistra erano stati apprestati per risolvere il problema dell' investimento in modo da imporre alle classi abbienti un giusto contributo. sia chiaro, infatti, che il 70 per cento della ricchezza mobiliare oggi può essere controllato. sappiamo? che non esiste la nominatività dei titoli di Stato , ma sappiamo anche che oltre a questi vi sono pure i titoli industriali, i quali rappresentano la grande maggioranza del reddito mobiliare. sappiamo pure che l' applicazione di questo articolo 17 ha offerto il vantaggio di frenare l' ascesa dei titoli e di garantire il potere di acquisto della moneta. ella, onorevole Segni, avrà sicuramente letto il bollettino della Borsa e saprà quindi che i valori della Montecatini sono aumentati in pochi giorni di 100 miliardi di lire . se fa il conto complessivo di tutte le azioni della Montecatini, vedrà, onorevole Segni, che i conti torneranno. di fronte ad un fenomeno di questo genere si dice che si sia rivalutato il capitale italiano, ma la realtà è che l' aumento del potere di acquisto dei proprietari di azioni si verifica a danno della povera gente . ora, ove si sopprimesse l' articolo 17, onorevole Segni, questo 70 per cento di titoli sfuggirebbe al controllo del Governo. vorrei che queste cose venissero ascoltate perché hanno una certa importanza per coloro i quali sono possessori di titoli. si parla di un' imposta cedolare e vedo che essa suscita notevole emozione in questa Assemblea, tanto che vien dato di pensare che suscita più emozione l' imposta cedolare che non il problema dei confini della patria. ora, l' imposta cedolare presenta il grave inconveniente di non essere progressiva: sia che si possegga una sola azione sia che se ne posseggano mille, l' imposta viene pagata proporzionalmente al numero delle azioni, il che è, oltre tutto, anche in contrasto con la Costituzione italiana, la quale parla di tassazione progressiva. d' altro canto il silenzio sulle aree fabbricabili su cui si esercita la più scandalosa speculazione ai danni della classe lavoratrice , è un altro grave sintomo. il presidente Macmillan, l' altro giorno, parlando di fronte a Kruscev, ha avuto un' arma formidabile: Kruscev esaltava i progressi dell' industria sovietica e parlava dello Sputnik; questo conservatore inglese diceva che, sì, i russi avevano fatto tante belle cose, ma che in Inghilterra, nonostante si trattasse di un piccolo paese, gli inglesi erano riusciti a costruire 3 milioni di case di abitazione, dopo la guerra. tre milioni di case vuol dire dare alloggio a 15 milioni di creature umane. una casa composta di cinque camere con bagno viene data in affitto per 10-11 mila lire al mese, in un paese dove gli operai percepiscono salari che si aggirano o superano le 100 mila lire mensili. tutto questo, paragonato alle paghe degli impiegati dello Stato di Roma che pagano 30 o 40 mila lire al mese per un appartamento di due camere in zone periferiche della città, dà l' esatta misura della differenza esistente nei due paesi in ordine al problema edilizio. dovere morale di qualsiasi governo — e su ciò sono certo che nella sua risposta, onorevole presidente del Consiglio , vorrà darmi ragione — è quello di colmare questa grave lacuna. egualmente grave è il silenzio in materia di controllo dei prezzi delle merci che incidono sul costo della vita come il cemento e lo zucchero. nell' atto stesso in cui il Governo si priva di questi mezzi di controllo per una più giusta distribuzione tra profitti, salari ed investimenti, lascia mano libera alle rendite di posizione e abbandona ogni tentativo di nazionalizzare le fonti di energia . tradotto in termini di distribuzione del reddito nazionale e in lingua povera, onorevole presidente del Consiglio e onorevole Ferrari Aggradi che tanta competenza ha in questa materia, ciò significa far pagare alla classe lavoratrice il costo degli investimenti futuri. non ci pare, onorevole Segni, che questo sia il modo più idoneo per consolidare la democrazia. ma vengo alla conclusione e a quella che può essere considerata l' ispirazione centrale della politica di questo Governo. questo Governo chiude a sinistra e lascia spalancate le porte a destra. noi non siamo sospetti di filocomunismo e, quando parliamo di apertura a sinistra, non intendiamo introdurre il cavallo di Troia nelle mura della città; noi non intendiamo affatto assorbire nella vita dello Stato forze che non abbiano dato già prova di condividere senza riserve gli ideali democratici; quando parliamo di apertura a sinistra, intendiamo parlare di una politica che tenda ad acquisire ai valori della democrazia masse sempre più grandi di lavoratori. ma tutto lo spirito del programma di questo Governo, nella migliore delle ipotesi e di conservazione dello status quo di immobilità (non dico immobilismo, perché non voglio copiare da altri) su posizioni che si considerano acquisite, senza ricercare l' appoggio di forze nuove. voglio essere leale con lei, onorevole Segni. le dirò che la democrazia non può restare ferma e che la immobilità è sinonimo di regresso, ma le dirò anche che so benissimo che i voti della destra al suo Governo sono dettati da spirito polemico nei confronti del passato Governo. sarebbe facile per me giuocare sui voti dei « missini » ma, da gentiluomo, riconosco che i « missini » non la amano e che il loro è ripeto, un appoggio polemico. ma, se si continua di questo passo, diventerà un appoggio legittimo a una politica autenticamente conservatrice, condannata a slittare verso forme reazionarie. creda, onorevole Segni, che pensare di risolvere i problemi del nostro tempo con una politica che meriti l' appoggio del partito liberale è pura follia. mentre tutti i paesi dell' Occidente cercano di risolvere i loro problemi inserendo la classe lavoratrice nello Stato, si direbbe che la preoccupazione maggiore dei conservatori italiani sia di lasciare la classe lavoratrice nelle braccia del partito comunista , di far pagare alla classe lavoratrice le spese degli investimenti, di gioire delle difficoltà del socialismo democratico . (oh, che piacere quando si verifica una piccola scissione nel nostro. partito, la stampa di destra ne gongola). si direbbe, ripeto, che la preoccupazione maggiore dei conservatori italiani sia quella di considerare che tutto è risolto quando le forze tradizionali hanno il controllo del potere politico . il fondo del problema di ogni società moderna è che si verifichi l' inserimento dei lavoratori nella vita della democrazia, ma questo problema è visto dalla nostra borghesia come un male da evitare ad ogni costo. ma la borghesia ignora che tale inserimento avverrà in ogni modo e quanto più essa sarà cieca tanto meno tale inserimento avverrà sul terreno della democrazia. se il nostro paese non prenderà rapidamente coscienza delle posizioni che permettono ad una nazione moderna di allinearsi efficacemente nella immensa competizione fra Occidente ed Oriente, esso sarà travolto dagli avvenimenti. alla irresponsabilità delle forze conservatrici fa eco quella di coloro che pensano che un monocolore appoggiato a destra è il prezzo che il popolo italiano deve pagare per poter gettare le basi dell' alternativa democratica. coloro che pensano in questo modo sono nefasti al paese quanto i reazionari che deliberatamente non vogliono l' inserimento delle masse operaie nella vita dello Stato. il progresso della classe lavoratrice non si realizza con i giuochi di azzardo delle avventure conservatrici che dovrebbero, chissà perché, trasformarsi in vittorie della democrazia; il progresso della classe lavoratrice si realizza allargando gradatamente le basi democratiche ed inserendo masse sempre maggiori nella vita della democrazia. la alternativa e l' avventura conservatrice, verso cui questi irresponsabili, non sappiamo se per calcolo o incoscienza, vogliono spingere la Democrazia Cristiana , non è la democrazia ma il totalitarismo. l' attuale Governo segna la momentanea vittoria della destra, non tanto perché in sé sia un Governo di destra, quanto perché è il risultato, forse inevitabile ma non meno negativo, della sconfitta del Governo di centrosinistra. questo Governo, in ogni caso, è la clamorosa condanna della politica del « tanto peggio, tanto meglio » . per uscire da questa situazione che, abbandonata alla irresponsabilità di coloro che l' hanno determinata, sboccherebbe in gravi complicazioni, non vi è che da intensificare la lotta per il trionfo dei grandi principi della democrazia e della giustizia sociale . il Governo di centrosinistra è caduto; ma la politica di centrosinistra è più che mai quella per cui noi ci battiamo. certo la lotta oggi è più difficile. le forze che ieri sostenevano nella Democrazia Cristiana il Governo di centrosinistra oggi sono scoraggiate, ma in politica le forze sane sanno superare i momentanei sbandamenti e siamo sicuri che questo avverrà prestissimo per quei milioni di lavoratori che militano sotto le insegne dello scudo crociato e che vogliono una politica di larghe riforme sociali e di allargamento della base democratica. egualmente il nostro partito, superate le conseguenze della piccola frana che è stata il prezzo pagato per una politica coraggiosa, marcerà ancora più deciso sulla sua strada contro la politica del tanto peggio tanto meglio e contro la politica del meno peggio; marcerà ancor più deciso contro le involuzioni reazionarie e le degenerazioni totalitarie; marcerà ancor più deciso per la rinascita di una ancor più valida politica di centrosinistra. in ultima analisi, tre sono le condizioni per la rinascita della democrazia, per la ripresa della marcia in avanti della classe lavoratrice . noi pensiamo che il partito socialista italiano non potrà sfuggire alla logica delle cose e mantenersi su una corda tesa tra democrazia e dittatura sfuggendo sempre alle sue responsabilità. noi pensiamo che ad un certo momento l' equilibrismo non basterà più: o si andrà dritti alla meta, o si farà il capitombolo; e in politica i capitomboli si fanno senza che nessuna rete di sicurezza ne attutisca le conseguenze. noi attendiamo dalle masse lavoratrici che militano sotto le insegne dello scudo crociato un rinnovarsi della consapevolezza di ciò che condiziona lo sviluppo di una società moderna. noi contiamo soprattutto sulla ripresa del nostro partito, attorno al quale noi siamo certi che si raccoglieranno masse sempre più larghe di lavoratori. votando contro questo Governo, noi rinnoviamo il nostro atto di fede nei valori della democrazia, della politica di centrosinistra, della solidarietà fra tutti i lavoratori che credono senza riserve nelle libere istituzioni. ecco perché siamo certi, nonostante la gravità dell' ora, nonostante la sconfitta di oggi, che la democrazia italiana presto riprenderà la sua marcia in avanti.