Pietro NENNI - Deputato Opposizione
II Legislatura - Assemblea n. 94 - seduta del 10-03-1954
Bilancio ministero del tesoro
1954 - Governo Zoli - Legislatura n. 2 - Seduta n. 581
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , il dibattito sulle dichiarazioni del Governo , per lungo e minuzioso che sia stato (forse anche troppo lungo e troppo minuzioso), non ha, in nessuna guisa, modificato, anzi ha rafforzato il giudizio negativo che noi socialisti — e permettetemi di insistere su questo « noi socialisti » , non « noi nenniani » , perché il meno nenniano del partito socialista sono io, che mi sono messo più di trent' anni or sono alla scuola dei socialisti — ha rafforzato, dicevo, il giudizio negativo che noi socialisti formulammo fin dal primo momento sul nuovo Governo, su ciò che esso significa, su ciò che comporta rispetto ai due obiettivi immediati della nostra azione, la distensione all' interno e nelle relazioni internazionali. la farisaica ipocrisia (alla quale ha testé pagato il suo contributo il presidente del Consiglio ) con cui alcuni settori della Camera e della stampa hanno accolto l' annunzio della nostra opposizione di fondo, non ha determinato tra noi che il disgusto che sempre si accompagna alla mala fede. noi avevamo chiesto alla Camera di esprimere uomini nuovi al servizio di una nuova politica. si è fatto il contrario, e a qualche minuto dal voto che stiamo per dare ci troviamo di fronte agli uomini del deprecato quinquennio 1948-53 e ad una politica che rimane, nelle sue linee essenziali, la medesima. ci troviamo anche di fronte a quelle stesse forze sociali e politiche che nel 1950-51 annunziarono il « terzo tempo sociale » in contrapposto all' immobilismo degli anni precedenti, e in quell' immobilismo ricaddero immediatamente, non appena la riforma fondiaria Segni e la riforma dei contratti agrari — progettata e presentata al Parlamento — determinarono, all' interno della Democrazia Cristiana , lotte sociali e di classe che ebbero come conseguenza la costituzione del movimento detto della « vespa » il quale infrenò ogni velleità riformista. da questo punto di vista , la situazione è oggi più grave per la coalizione governativa, giacché nella passata legislatura la Democrazia Cristiana e i partiti apparentati disponevano di un largo margine di maggioranza, onde, se lo avessero voluto, erano, almeno dal punto di vista dell' aritmetica parlamentare, perfettamente in grado di procedere per il cammino che sembravano avere imboccato; mentre oggi la maggioranza governativa è talmente ristretta che a metterla in pericolo può bastare il più lieve spostamento di forze all' interno di uno qualsiasi dei gruppi della coalizione, e può bastare anche molto meno a mettere in mora ogni proposito riformatore, può bastare la minaccia di uno spostamento. pertanto, a giudizio nostro, il punto debole dell' attuale coalizione non è che essa dispone di una maggioranza esigua, ma è che questa maggioranza è profondamente divisa su tutti i problemi sociali e politici, salvo sul punto dell' anticomunismo, che non basta a determinare una politica e molto meno una politica democratica, e che, in un paese come il nostro, il quale deve ancora gettare le fondamenta di una sana vita democratica , agisce come un elemento di decomposizione della società e dello Stato. in tali condizioni, onorevoli colleghi , l' opposizione, prima che dai nostri sentimenti o risentimenti, prima che dalla mia ira — come si è scritto — è scaturita dai fatti. i gruppi dirigenti democristiano e socialdemocratico sapevano di provocare la nostra opposizione, dirò di più, avevano il mandato e la volontà di provocarla, tanto è vero che a differenza di quel che aveva fatto l' onorevole Fanfani, a differenza di quel che aveva fatto lo stesso onorevole De Gasperi , l' onorevole Scelba non ha cercato, non dico di negoziare con noi, ma neppure di parlare con noi, tanto sapeva che una presa di contatto, nelle condizioni in cui egli si accingeva a costituire il Governo, era superflua ed inutile. daremo, quindi, alla nostra opposizione il massimo possibile di sviluppo nel Parlamento e nel paese, attenendoci al metodo che un nostro grande maestro, Antonio Labriola, chiamava della « dialettica obiettiva » , affidando cioè, non alle nostre parole che possono anche essere fallaci, ma ai fatti, la dimostrazione della insufficienza programmatica e del carattere provocatorio delle direttive sulle quali è sorto il nuovo Governo. contro che cosa, in particolare, è diretto il nostro voto? votiamo contro la formula del quadripartito che attaccammo, con qualche successo, negli scorsi cinque anni e davanti al corpo elettorale . nel quinquennio trascorso il quadripartito ebbe la funzione di mascherare il monopolio democristiano. nei momenti più gravi, per esempio al momento del voto sul patto atlantico e nei due anni 1950-1951 in cui si disfrenò più violento quello che, ripagando il nennismo potrei chiamare lo « scelbismo » , la sua funzione fu quella della foglia di fico nei nudi marmorei che serve a nascondere le cose considerate immorali. oggi il quadripartito ha lo scopo di evitare alla Democrazia Cristiana il rischio di una scelta, ragione per cui non c' era prezzo che il gruppo dirigente democristiano non fosse disposto a pagare per sottrarsi alla spinta a sinistra che è nelle cose, è nello spirito dei tempi e degli uomini, è nella volontà delle stesse masse cattoliche. formula quindi di impotenza quella del quadripartito, in cui prende sostanza la sola politica di destra oggi possibile, cioè il vostro maccartismo che all' interno ed all' estero conosce un solo nemico il comunismo, ad esso assimilando quanto per analoghi o diversi motivi conducono la battaglia politica e sociale contro le forze reazionarie e conservatrici all' interno e sul piano internazionale. voi ci stimate, credo, abbastanza, onorevoli colleghi della Democrazia Cristiana ; per aver pensato un solo istante di poterci avere con voi in una politica che non sortirà altro effetto se non quello di esasperare, senza risolverli, i problemi del paese. e questo solo basterebbe a giustificare la nostra opposizione. in secondo luogo, votiamo contro il voltafaccia e la capitolazione della socialdemocrazia. le sacrosante legnate toccate alla socialdemocrazia nelle elezioni del 7 giugno parevano averla ravvicinata a noi, cosa di cui ci rallegravamo. in verità, non prendemmo mai sul serio la proposta socialdemocratica del Governo della Democrazia Cristiana al partito socialista , che era un modo come un altro per evadere dalla realtà. tuttavia ci colse di sorpresa il voltafaccia di un mese fa, quando da un minuto all' altro, la socialdemocrazia ripudiò i motivi polemici che aveva avanzato contro il quadripartito e in favore dell' allargamento a sinistra della base del Governo, e ciò proprio nel momento in cui un insieme di circostanze fortuite facevano di un partito vinto nelle elezioni l' arbitro della situazione parlamentare. non era la prima volta che ciò avveniva. cinque anni or sono a poche settimane dal voto sul patto atlantico , la direzione della socialdemocrazia aveva votato un ordine del giorno contro i patti militari, che i deputati ed i ministri si misero tranquillamente sotto i piedi, dando prova di una singolare maniera di essere democratici. un anno e mezzo fa, il congresso socialdemocratico di Genova prese netta posizione contro la legge truffa , che deputati e senatori votarono baldanzosamente, per poi farne melanconicamente le spese. ancora poche settimane or sono la socialdemocrazia si teneva su posizioni fortemente critiche nei confronti della Comunità Europea di difesa e comunque sollecitava, insieme a noi, l' accantonamento della ratifica. testé l' onorevole presidente del Consiglio , in termini diversi da quelli di cui domenica scorsa si era servito l' onorevole De Gasperi , ha ribadito che la rapida ratifica della CED costituisce uno dei punti essenziali del programma del Governo. debbo supporre che, come il segretario della socialdemocrazia si è precipitato a fare gli elogi del discorso bellicoso del segretario della Democrazia Cristiana , così i ministri socialdemocratici abbiano dato il loro assenso al presidente del Consiglio disponendosi a fare il contrario di quanto avevano promesso. in tali condizioni, come possono essi credere di essere al Governo, dove si conta per le forze che realmente si rappresentano, altra cosa di una frusta e sbiadita etichetta? il nostro dovere era di sottolineare dinanzi al paese la loro capitolazione per provocare il giudizio del popolo nel quale abbiamo una fiducia assoluta. votiamo anche contro di voi, onorevole presidente del Consiglio , e con ciò non solleviamo un caso personale ma prospettiamo al paese ed al Parlamento un caso politico di grande importanza. voi avete detto, e fatto dire, di avere tutte le vostre carte bene in regola in fatto di democrazia. né io vorrò inchiodarvi in eterno alle vostre passate responsabilità. sia tuttavia chiaro che da esse potrebbero sganciarsi fatti nuovi e non parole edulcorate. allo stato delle cose , le vostre carte democratiche sono quelle che avete sottoscritto nei sei anni in cui siete stato alla direzione della politica interna del paese. queste carte le conoscono i nostri operai, i nostri braccianti, i nostri contadini, i quali sanno che voi trasformaste in termini di odio di classe, di violenza poliziesca, e sovente di sangue la rissa ideologica promossa dall' onorevole De Gasperi ; sanno che voi faceste di ogni agitazione operaia, di ogni sciopero, di ogni occupazione di fabbrica o di terre, un motivo di repressione, e sovente di repressione sanguinosa. di voi il paese ricorda il dispregio in cui per sei anni avete tenuto la separazione dei poteri , al punto che osaste ingiungere ai magistrati di « condannare rapidamente e severamente » (come nel vostro discorso di Siena) o addirittura li metteste alla berlina, pretendendo che « per paura dei comunisti non applicavano le leggi con lo specioso motivo che non esistevano » (come diceste nel discorso alla basilica di Massenzio, quello stesso in cui della Costituzione parlaste come di una trappola). e quando, pochi istanti or sono, onorevole presidente del Consiglio , lamentavate l' atmosfera di sospetto in cui si sta svolgendo a Roma un clamoroso processo, dimenticavate che è sotto la vostra amministrazione che gli italiani hanno cominciato a perdere fiducia nella polizia e nella giustizia. per ora, onorevole presidente del Consiglio , i vostri migliori titoli democratici sono la milizia civile, la « polivalente » , la legge contro la libertà di stampa e quella contro i sindacati, che non riusciste a varare nella precedente legislatura; che l' onorevole De Gasperi vi chiede di varare in questa legislatura; che avete qualche esitazione, di cui vi diamo atto, a riprendere in conto; che non avreste comunque il tempo e il modo di fare approvare dal Parlamento, anche se, cedendo alle sollecitazioni del nume presente o incombente della Democrazia Cristiana , le oche capitoline, oggi raccolte intorno a voi, rinunciassero a starnazzare come fecero in precedenti occasioni. così, onorevole presidente del Consiglio , votando contro di voi, rotiamo contro queste cose concrete; votiamo contro il sistema di arbitri polizieschi e amministrativi con cui per sei anni avete avvilito la vita democratica del paese, finché doveste ricorrere alla legge truffa , incorrendo nella squalifica del corpo elettorale , e non soltanto di quello socialista. a proposito del quale corpo elettorale socialista, mi lasci dire la Camera che forse io conosco gli elettori socialisti meglio del presidente del Consiglio e del suo vicepresidente, e so cosa pensano dell' alternativa socialista e del Governo che ci sta di fronte. pensano che tre milioni e mezzo di voti sono stati pochi perché l' alternativa socialista si imponesse con il peso ed il rigore di una legge meccanica ed aritmetica della storia; pensano che sono stati pochi per impedire al paese la iattura del ritorno di questo Governo e del trasformismo socialdemocratico, e lavorano per essere quattro milioni e mezzo nelle future elezioni, quando voi lo vorrete, e perché intanto il partito socialista sia presente ed attivo in tutte le lotte. e risparmiateci, signori della maggioranza, i sermoni sulla nostra autonomia. noi non saremmo qui in 75, dopo le gravi crisi e le scissioni che la borghesia italiana e quella americana sono riuscite a provocare nel nostro partito, se la tradizione che ci tiene nella storia non ci tenesse anche nell' animo di milioni di lavoratori italiani. un partito socialista non vive di vita riflessa, ma del legame vivo che riesce a stabilire con gli operai, con i contadini, con i ceti progressivi del paese in cui opera. la spiegazione e la giustificazione della nostra presenza e della nostra politica è nelle cose, e dalle cose si proietta nell' animo di milioni di lavoratori. si è ripreso qui un luogo comune che dura da anni: come mai — ci si chiede — voi socialisti non riuscite a differenziarvi sul terreno, della lotta quotidiana dai comunisti? signori della Democrazia Cristiana , siete voi, è la corrotta borghesia speculatrice, sono gli agrari gli autori dell' allineamento di tutto il movimento operaio e popolare su un solo fronte. è la cecità della destra economica, è il vostro fanatismo, sono le vostre paure ed i vostri odi, la vostra faziosità. nessun uomo più indicato di quello prescelto a presiedere la reincarnazione del quadripartito, per far sì che sui motivi di differenziazione dei partiti operai prevalga o il sentimento, l' interesse, la necessità di una difesa e di un attacco comune. ecco, per esempio, che voi vi accingete a fare della ratifica della Comunità Europea di difesa il motivo centrale della vostra politica estera . e quale risposta volete attendervi dai nostri partiti, quale risposta dalle masse popolari e democratiche, se non la unità nella lotta di tutti coloro che , per i motivi più diversi, ravvisano nella CED un ostacolo sul cammino della pace ed un pericolo per l' Italia? ella mi invita a nozze, onorevole Bettiol. i socialisti francesi sono divisi di fronte al problema della CED e debbono ancora prendere una decisione definitiva in un prossimo congresso; i socialdemocratici tedeschi, di tutti i più interessati, sono unanimemente contrari; i laburisti inglesi sono divisi ed i socialdemocratici scandinavi, pur votando in parte, nei consigli della Internazionale, le mozioni per la CED, dichiarano che non vi entreranno mai, per nessuna ragione ed in nessuna occasione. la questione della ratifica della CED acquista un singolare valore alla luce delle odierne dichiarazioni del presidente del Consiglio . non intendo anticipare il dibattito, ma, onorevoli colleghi della maggioranza, voi state per incorrere in un grosso errore. cinque anni or sono votaste il patto atlantico senza negoziarlo e senza condizionarlo, e rinunciaste così alla sola carta che l' Italia aveva, nel giuoco internazionale. per Trieste, per l' Africa, per l' accesso italiano ai mercati delle materie prime e del lavoro, vi metteste interamente nelle mani degli anglo-americani, coi risultati che ora sono sotto gli occhi di tutti. oggi voi ricominciate da capo, accingendovi, per cecità e faziosità, a ratificare il trattato della CED senza negoziarlo e senza condizionarlo. in tal modo voi fate all' indietro il passo in avanti fatto negli ultimi tempi da Palazzo Chigi , e buttate via la sola carta che vi rimane per difendere Trieste e l' Istria e dare vita ad una politica estera italiana che non sia di pura e semplice subordinazione ad interessi stranieri. in ogni modo, quando lo vorrete, affronteremo il dibattito nel Parlamento e nel paese, ma fin d' ora ci incombe il dovere di dire che l' impostazione che si tenta di dare al problema non risponde alla realtà delle cose e non sta nei termini in cui lo ha posto poc' anzi il presidente del Consiglio : Comunità Europea uguale Europa unificata, uguale unità della Germania uguale sicurezza, disarmo, eccetera. il problema è ancora una volta di scelta, e chi voterà a favore della CED voterà per la divisione dell' Europa, per la divisione della Germania in due, per un nuovo sbalzo degli armamenti. la ratifica della CED da parte delle sei nazioni interessate aggraverebbe l' attuale incerta situazione delle cose e allora, a lungo andare, può darsi che l' onorevole De Gasperi finisca per avere ragione, può darsi cioè che la situazione finisca di essere fluida, così egli dice e lamenta, può darsi che divenga più arduo ricercare la soluzione di compromesso che oggi è ancora possibile, anche se ciò fa naufragare nella disperazione l' onorevole De Gasperi . milioni di uomini nel mondo guardano alla prossima conferenza di Ginevra, nella speranza che si trovi una soluzione alla questione coreana e che un armistizio ponga termine alla guerra nel Vietnam. milioni di uomini rimangono convinti che non si possa più tornare alla tensione di alcuni anni or sono. e qui io potrei terminare, se nei confronti di un Governo il quale da domani sarà esposto alle incertezze di ogni scrutinio e di ogni stormir di fronde, nei confronti di un Governo minato dalle interne condizioni dei gruppi che lo costituiscono, non fosse necessario ristabilire la verità sulle condizioni alle quali rimane vincolato il nostro appoggio a un nuovo Governo di distensione interna e di distensione internazionale. onorevoli colleghi , è fuori delle nostre intenzioni far pesare su un tale Governo quella che è stata chiamata l' ipoteca comunista. noi non miriamo né al tripartito né al Fronte popolare . noi sappiamo in che cosa il 1954 è diverso dal 1946. noi abbiamo tre direttive da raccomandarvi. la prima è che lo Stato, e quindi il Governo, l' amministrazione, le forze armate che dello Stato sono la espressione, non discriminino i cittadini tra comunisti e anticomunisti, tra amici dei comunisti e nemici dei comunisti, ma in base all' atteggiamento di tutti e di ognuno nei confronti della Repubblica, della sua Costituzione, delle sue leggi. solo in questo modo, in un paese come il nostro, si può concepire la difesa democratica, nella quale siamo pronti ad impegnarci con lo stesso fervore con cui ci impegnammo nella battaglia per la Repubblica e per la Costituente negli anni 1945-46. in secondo luogo, chiediamo che il Parlamento, il Governo, la Pubblica Amministrazione , le organizzazioni sindacali e popolari siano chiamate a collaborare al compimento del terzo tempo sociale e delle riforme di struttura, indicate dalla Costituzione come le condizioni stesse dell' avvenire democratico del paese. infine, chiediamo una politica estera che equilibri all' est, con una politica verso la Unione Sovietica e verso la Cina, gli impegni unilaterali assunti con gli USA, e promuova la sicurezza della nostra patria in una politica generale di solidarietà europea e mondiale. signori, non è molto, ma è quanto oggi basterebbe a ridare fiducia agli italiani, slancio alla democrazia, solidità allo Stato repubblicano. è, in ogni caso, il contrario di quanto porta in sé, per una logica che sovrasta le intenzioni dei suoi singoli componenti, l' attuale Governo. fedeli agli impegni assunti verso il corpo elettorale , votiamo contro l' attuale ministero e continueremo a lavorare per rendere possibile al più presto una soluzione di concordia e di progresso dei nostri problemi interni ed esteri.