Giuseppe SARAGAT - Deputato Opposizione
II Legislatura - Assemblea n. 83 - seduta del 30-01-1954
Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato
1954 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 378
  • Comunicazioni del governo

la risposta del presidente Fanfani non ha mutato né la sostanza delle cose da lui già dette nella dichiarazione del Governo , né il nostro giudizio. ed è, in fondo, bene che sia così. non si capirebbe, infatti, come un Governo possa mutare radicalmente nel corso di una discussione il suo orientamento politico, soprattutto quando precedenti atteggiamenti trasformistici lascerebbero adito al sospetto che il mutamento sia determinato non da una convinzione nuova, ma dalla necessità di trovare in ogni modo una maggioranza. la nostra decisione, quindi, non è mutata. non v' è in tutto questo, onorevoli colleghi , nessuna sfiducia personale verso un uomo di valore che ha già avuto modo, e lo avrà ancora più in avvenire, di rendere dei servizi preziosi al paese. v' è una sfiducia politica motivata da gravi ragioni politiche. il Parlamento si dibatte da oltre sei mesi in una grave crisi, che non è il risultato né del capriccio dei partiti, né, come è stato ingiustamente detto, di una miseria parlamentare. al contrario, mi pare che il Parlamento si sia tormentato, nel corso di questi sei mesi, in un travaglio, talvolta anche doloroso, per approfondire il senso del responso elettorale e per determinare — se possibile — una maggioranza conforme alla volontà degli elettori. se urto vi è stato, esso è stato fra il Parlamento preso nel suo complesso ed un partito democratico, il maggiore dei partiti democratici, che, dominato da una sua crisi interna, ha creduto di superarla o di eluderla ponendo il Parlamento di fronte a soluzioni inaccettabili per gli altri partiti. la Democrazia Cristiana non ha più la maggioranza assoluta ; essa permane sempre come la più numerosa forza democratica del paese, ma non è più in grado di governarlo senza il consenso, l' appoggio o la collaborazione di altre forze. tutto questo è assolutamente normale. solo nei paesi in cui non esistono che due partiti la cosa potrebbe apparire assurda; ma due partiti esistono soltanto nei paesi in cui la democrazia politica è universalmente accolta. non è il caso, purtroppo, dell' Italia. quella tendenza verso il bipartitismo, che è segno di salute nei paesi di antica civiltà democratica, se si accentuasse da noi non sarebbe che un primo passo verso un sistema ben diverso: quello del partito unico , del partito totalitario. la democrazia si salva nel nostro paese con la pluralità dei partiti, pluralità dei partiti che attenua gli antagonismi radicali al cui urto il fragile sistema delle nostre strutture liberali potrebbe crollare. e questo — sia detto per incidenza — dovrebbe ammonire coloro che , con molta leggerezza, caldeggiano sistemi elettorali antiproporzionalistici, che favorirebbero le alternative pericolose. e sia ben chiaro, onorevole Fanfani, che, nonostante le notizie tendenziose diramate in proposito, noi condizioneremo l' appoggio a qualsiasi governo alla condizione che si tratti di un Governo sinceramente proporzionalistico. orbene, la Democrazia Cristiana non ha più la maggioranza assoluta e non intende iniziare un colloquio franco, chiaro, leale con quelle forze, che l' onorevole De Gasperi sprezzantemente definiva « una dozzina di deputati » , unitamente alle quali potrebbe tentare di dare un Governo al paese. da sei mesi la Democrazia Cristiana si ostina non voler scegliere verso quale direzione e verso quali partiti dovrebbe iniziare il suo dialogo. essa mantiene aperto il dialogo con tutti; e quando lo si tiene aperto con tutti è come parlare con nessuno. lo stesso onorevole De Gasperi quando, come ieri, fa appello a noi e contemporaneamente lo fa ai monarchici, non può seriamente pensare che la sua parola abbia un valore di comunicazione umana e politica. è un gioco in cui la vera politica cede il posto al trasformismo e alla manovra. né la Democrazia Cristiana può obiettare che questo suo atteggiamento sia determinato da uno stato di necessità a cui deve inchinarsi se vuol assolvere il suo compito, che è di contribuire a dare un Governo al paese. nessun dubbio che la Democrazia Cristiana ha, più di ogni altro partito, il dovere di contribuire alla formazione del Governo. e nessun dubbio che questa Camera è costituita in modo da rendere il problema molto difficile. la Costituzione, del resto, ha provveduto anche per il caso in cui il problema fosse insolubile. noi non crediamo che sia questo il caso. in ogni modo si deve tentare ancora, ma con uno spirito completamente nuovo. lo stato di necessità in cui la Democrazia Cristiana si troverebbe, e che la costringerebbe ad aprire un dialogo con tutti, sarebbe determinato — si dice in alcuni ambienti di quel partito — dalla preclusione nostra alla formula del quadripartito. ciò che più colpisce in questa polemica è l' accusa che si muove a noi socialdemocratici di nebulosità e di incoerenza. è una strana accusa. se vi è un partito formato da uomini che da oltre 30 anni non hanno mai mutato minimamente le loro convinzioni politiche e sono stati coerenti nella loro condotta, questo partito è la socialdemocrazia. e l' accusa di incoerenza ci viene mossa da chi non ha esitato a seguire i capricci della fortuna e, quel che è peggio, a mutare molte volte casacca. strana accusa! tant' è che talvolta mi chiedo perplesso se il nostro linguaggio di socialdemocratici, universalmente inteso nei paesi di antica civiltà democratica, da noi non risuoni veramente come un linguaggio straniero. eppure è, sia pure in tono minore, il linguaggio che fu parlato un tempo da Turati e da Giacomo Matteotti. del resto anche allora quel linguaggio era scarsamente inteso. basta leggere i giornali del tempo. le aspre parole che don Sturzo rivolge oggi contro la socialdemocrazia sono le stesse che il don Sturzo di trenta anni fa rivolgeva contro la socialdemocrazia di allora. se la Democrazia Cristiana ha il dovere di contribuire a formare un Governo, noi siamo d' accordo su questo; ma noi abbiamo un dovere non meno importante, onorevoli colleghi democristiani. noi socialisti democratici abbiamo il dovere di chiamare a raccolta intorno agli ideali del socialismo democratico i lavoratori del nostro paese. questo è il nostro dovere che nasce dalla convinzione che soltanto una società organizzata in modo giusto e libero possa risolvere i problemi. non vi chiediamo di capirlo, vi chiediamo di rispettarlo. e questo non lo chiediamo soltanto a voi della Democrazia Cristiana ma agli altri due partiti del centro democratico. le elezioni del 7 giugno hanno provato che la strada che seguivamo ci portava lontani dalla nostra meta e quindi era una strada che non giovava né alla classe lavoratrice né al paese. il socialismo democratico può collaborare con i partiti democratici non socialisti ad una sola condizione, e cioè che la sua presenza al Governo sia veramente utile alla causa della classe operaia e lasci tracce positive della sua azione. il quadripartito, così come era concepito prima del 7 giugno, non ha reso questo possibile in misura sufficiente. non voglio inasprire la polemica sottolineando le cause di ciò che è avvenuto il 7 giugno. questa polemica si sviluppa nel nostro partito da oltre 6 mesi, e i risultati di questa polemica ed i suoi termini sono noti. non è possibile convocare un partito socialdemocratico per realizzare una politica sociale e generale di centro. è dovere invece di un partito socialdemocratico adoperarsi per creare le condizioni che permettano di realizzare una politica sociale e generale largamente orientata verso la classe lavoratrice . è dovere di un partito socialdemocratico di cercare di allargare a sinistra la base della democrazia. questo è il senso della nostra condanna del vecchio quadripartito e della nostra richiesta di una apertura a sinistra. cercate di capirci. nello stesso tempo abbiamo cercato di conciliare il nostro dovere con la necessità di formare un Governo. ecco perché, dopo aver proposto la soluzione più logica suggerita del 7 giugno, e cioè un Governo di larga base che andasse dalla Democrazia Cristiana al partito socialista italiano, di fronte alle difficoltà che voi tutti conoscete non abbiamo esitato ad appoggiare lealmente il tentativo fatto dall' onorevole Piccioni. sfido chiunque, in questo Parlamento, a dire se un partito socialdemocratico degno di questo nome avrebbe potuto accettare la soluzione che si è tentato di dare a quel tentativo. abbiamo poi combattuto il Governo dell' onorevole Pella, che si orientava in un modo diametralmente opposto a quello da noi auspicato. neghiamo oggi la fiducia a questo Governo, il quale ha sbarrato brutalmente la strada verso sinistra ed ha fatto appello a noi ed ai monarchici. in questa ambivalenza della Democrazia Cristiana noi ravvisiamo una straordinaria insensibilità verso i compiti e i doveri degli altri partiti e in particolare verso i compiti e i doveri del nostro. la stessa insensibilità ha dimostrato ieri l' onorevole De Gasperi rivolgendo un appello a noi ed ai monarchici. mentre noi facciamo di tutto per facilitare alla Democrazia Cristiana una soluzione ragionevole del problema del Governo, la Democrazia Cristiana manifesta l' indifferenza più grave per la natura dei nostri compiti. come può pensare seriamente la Democrazia Cristiana che un partito socialista democratico possa dare il suo voto a un Governo che, invece di levare la bandiera della democrazia e della Repubblica e chiamare a raccolta i lavoratori, si rivolge alla destra monarchica per avere il suo appoggio e alternativamente si rivolge a noi per avere il nostro? la verità è che la Democrazia Cristiana , almeno fino ad oggi, non ha voluto scegliere, oppure ha scelto da tutti i lati, il che non è che un modo diverso di non scegliere. è quello che ironicamente l' onorevole Romita ha definito immobilismo dinamico. so benissimo che questo problema della scelta per voi è un problema grave dal punto di vista dell' equilibrio interno del vostro partito, ma avete il dovere di affrontarlo. ciò che è inammissibile è che cerchiate di eluderlo, riversando sugli altri responsabilità e doveri che sono soltanto vostri. in ogni caso, e a costo di trovarci ancora una volta di fronte all' incomprensione di chi si vale delle nostre offerte unicamente per cercare di metterci in difficoltà, noi vi riconfermiamo quanto è stato detto qui ier l' altro dall' onorevole Romita: noi siamo pronti a collaborare con voi per la formulazione di un programma sociale in cui confluiscano i principi della Democrazia Cristiana e quelli della democrazia socialista . in questo senso noi non intendiamo rifare l' esperienza del vecchio quadripartito, in cui il socialismo degli uni era neutralizzato dal liberismo, e soprattutto dall' immobilismo degli altri, e dava quindi, come risultato, una politica sociale centrista. sia ben chiaro che si tratta di realizzare una politica sociale veramente orientata verso la classe lavoratrice . non quindi una politica paternalistica, onorevole Fanfani, ma una politica veramente democratica; e non si fa una politica democratica se tutto il Governo non è permeato degli ideali politici di una democrazia moderna, se tutto il Governo non sente il problema della democrazia come il problema centrale dei lavoratori italiani. a scanso di equivoci , sia ben chiaro che non si tratta per noi di monopolizzare, con i democristiani, il Governo. altre forze fedeli agli ideali di libertà e alla Repubblica potranno portare il loro contributo nei settori in cui esso potrà essere più efficace per il consolidamento della democrazia. non si tratta, qui, di parole: si tratta di cose, e ci auguriamo che il segretario della Democrazia Cristiana — che ieri credeva di coglierci in contradizione perché l' onorevole Romita aveva giustamente detto che il vecchio quadripartito è sepolto — non pensi che noi si voglia riesumare una formula superata. uno spirito nuovo può rendere efficace ciò che ieri non lo è stato. non si mette del vino nuovo negli otri vecchi e non ha nessuna importanza il nome con cui l' otre nuovo sarà battezzato. tutto è qui. uno spirito nuovo può rendere efficace ciò che prima non lo è stato. è tutto qui. se nel corso di questi sei mesi, in cui noi socialdemocratici ci siamo travagliati per approfondire il senso vero dei nostri problemi e pendere più efficace la nostra azione, la Democrazia Cristiana non ha maturato uno spirito nuovo, nessuna soluzione ragionevole oggi è possibile. se invece uno spirito nuovo si farà luce, tutto sarà possibile. ed è con questa speranza che noi, pur dicendo di no a questo Governo, ci auguriamo di poter dire di sì al governo di domani.