Aldo MORO - Deputato Opposizione
II Legislatura - Assemblea n. 83 - seduta del 30-01-1954
Discussione del documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 1997-1999
1954 - Governo I Prodi - Legislatura n. 13 - Seduta n. 33
  • Comunicazioni del governo

a conclusione di questo dibattito, del quale fin dall' inizio io ritenevo l' utilità e mi pare che essa sia stata confermata dallo svolgimento della discussione, tocca a me prendere la parola per esprimere le ragioni del voto favorevole che il gruppo della Democrazia Cristiana dà al Governo presieduto dall' onorevole Fanfani. non possiamo intendere a pieno le ragioni del nostro voto favorevole se non chiariamo, sia pure brevemente, il significato della presente situazione politica ed il corso degli eventi che hanno portato alla presentazione di questo Governo. siamo di fronte ad un tentativo dell' onorevole Fanfani di dare una netta qualificazione ed una chiara linea politica di Governo che deve reggere le sorti del nostro paese. compito questo tanto più difficile, in quanto esso si svolge in una situazione così complessa e sconcertante come quella emersa dalle elezioni del 7 giugno, compito, per difficile che sia, essenziale, non prorogabile, come fu inteso dallo stesso onorevole Pella che avviò ad un certo momento — secondo la sua valutazione — un processo di dichiarazione e di qualificazione politica. noi ci trovammo di fronte a questa iniziativa e potevamo anche ritenere che fosse proprio quello il momento adatto per quella operazione, ma non vi è dubbio che nel complesso la situazione determinatasi con la formazione di un governo provvisorio , amministrativo o di affari, richiedeva di essere chiarita nel senso di una netta qualificazione politica. il gabinetto amministrativo, espediente necessario, utile e meritorio nel momento in cui fu posto in essere, recava con sé, come passivo dei vantaggi che esso determinava, alcuni gravi pericoli: il pericolo di scolorire il significato politico della maggioranza parlamentare , il pericolo di attenuare il senso delle differenze, di elidere spesse volte pericolosamente i confini fra maggioranza e minoranza; portava a deprimere il valore delle idee, a togliere il senso dell' esistenza dei punti dirimenti e delle svolte decisive. non vi è, quindi, da stupire che in una situazione di questo genere, che aveva — ripeto — la sua giustificazione in un certo momento e per un certo periodo della nostra vita politica, di fronte ad una certa epidermica tranquillità si insinuasse la svalutazione dei partiti, si svalutassero con il partito le idee, i programmi che il partito persegue, a tutto vantaggio di coloro che in questa cosiddetta tregua ideologica mai hanno scolorito o attenuato le proprie ideologie, né hanno in alcun modo ceduto nell' energica esplicazione delle loro iniziative indirizzate alla conquista del potere. questa era una situazione obiettiva, non addebitabile alla volontà degli uomini, i quali meritoriamente affrontarono quella situazione in quel momento, ma era tale che prima o poi, in qualche modo, doveva essere modificata. il processo che ha dato luogo a questa crisi, a questa tappa — se volete — nella soluzione della crisi si è iniziata appunto con l' iniziativa del rimpasto, che poi è sfociato, in vista di alcune divergenze di carattere politico, al di là della volontà di singole persone o di gruppi, nella crisi, dimostrando con ciò l' esistenza di un problema di notevole gravità, di un problema politico, che sussiste dal 7 giugno e che attende di essere risolto dallo spirito di iniziativa e dalla buona volontà dei sinceri democratici che siedono in questa Assemblea. qual è, quindi, il significato di questo processo e quale il senso di questa formazione governativa che si presenta oggi al giudizio dell' Assemblea? è il passaggio da un Governo amministrativo ad un governo politico, da un Governo transitorio ad uno di relativa stabilità, quale può essere permessa, nelle presenti circostanze, dall' attuale situazione parlamentare. accidentale è la procedura del rimpasto e della crisi. la crisi sottolinea la difficoltà della situazione, ma il problema resta sempre quello: è il problema che dal 7 giugno non ha trovato ancora la sua soluzione. siamo di fronte alla necessità, al di là della tregua che scolorisce, che appesantisce, che rende più difficile la situazione, di una qualificazione politica, la quale non può essere a nostro avviso se non sulla linea di una democrazia attiva, di una democrazia che si sappia difendere nelle sue essenziali forme istituzionali da ogni attacco e che sappia ricercare e perseguire il suo necessario contenuto di giustizia e di socialità. questa è vocazione nazionale prima di essere dovere dei partiti democratici. si tratta appunto, di dare al Governo una linea politica che corrisponda a quel modo di vita che è fondato sulle tradizioni italiane e sul costume del paese, a difesa della dignità umana, della libera iniziativa in campo economico , sociale e politico; una politica di solidarietà che sia essa stessa espressione di libertà. ciò comporta la difesa intransigente, come ha detto l' onorevole Fanfani, dello Stato democratico contro ogni minaccia di carattere totalitario, comunque venga presentata e giustificata. questo è fatto legislativo, esecutivo, educativo e di costume. il Governo deve innanzitutto incarnare questa esigenza di difesa e di garanzia delle istituzioni, anche se deve rigidamente informarsi ai principi dello Stato democratico , che può essere forte a patto di essere sempre libero e fautore di libertà. questo è il tentativo che ha compiuto l' onorevole Fanfani di formare, secondo i postulati programmatici della Democrazia Cristiana , una possibile maggioranza secondo i postulati programmatici della demarcazione, con questa direttrice di marcia di democrazia attiva, costruttiva, sociale, rigida nella difesa delle esigenze dello Stato democratico . sarebbe stato desiderabile che accanto alla delineazione di questa idea politica che si esprime nel programma di Governo si fosse potuta precostituire una maggioranza adeguata per sostenere la sforzo del Governo in difesa degli istituti democratici. sarebbe stato nostro interesse, ed era certo nostro desiderio, quello di creare una sintesi preventiva solida, una coesione di volontà in ordine ad un simile programma di azione democratica. è veramente strano che si accusi la Democrazia Cristiana di continuare a volere il monopolio del potere, proprio essa che il monopolio del potere non volle mai, quando poteva governare pienamente e in modo più omogeneo da sola. se la Democrazia Cristiana si è messa ancora una volta, con il tentativo dell' onorevole Fanfani, sulla via della rinunzia ad ottenere una maggioranza precostituita , essa lo ha fatto non per uno scomodo, inutile desiderio di ottenere il monopolio del potere ma in vista della scarsa conciliabilità dei punti di vista emersi nella situazione parlamentare. un simile monopolio è escluso dalla stessa natura di un Governo di minoranza il quale rinunzia, proprio per essere di minoranza, ad un largo margine di sicure iniziative in sede parlamentare e governativa; se si acconcia pertanto ad assumere la forma di strumento minoritario di Governo, è perché vi sono delle ragioni sostanziali di interesse che impongono o consigliano questa scelta. quale maggioranza avrebbe potuto trovare l' onorevole Fanfani nel corso della sua fatica, se gli ultimi colloqui e sondaggi in questo periodo non hanno fatto che dimostrare una enorme incertezza e, soprattutto, se dal 7 giugno noi siamo di fronte ad uno sconcertante atteggiamento del partito socialdemocratico , le cui variazioni di carattere tattico sono state infinite e qualche volta passano da quella che può essere la pura tattica contingente addirittura ad una impostazione strategica, sicché non è possibile mai sapere con certezza quale possa essere e quanto solido e duraturo l' impegno di questo partito alla costituzione di una maggioranza capace di attuare e di difendere le istituzioni democratiche? io sono perfettamente d' accordo con il coraggioso discorso dell' onorevole Pacciardi, il quale rilevava che proprio in una situazione difficile ed incerta quale quella seguita al voto del 7 giugno, dinanzi alla diminuzione del margine di sicurezza per la democrazia, occorreva impegnarsi pienamente e con slancio, senza guardare al momentaneo interesse di partito, su una linea di coesione e di difesa comune di quella linea politica che era stata sempre nostra. se avessimo avuto accanto a noi un più numeroso partito repubblicano , dalla cui grande lealtà e del cui alto spirito costruttivo noi dobbiamo dare atto in questo momento, certamente, anche con una maggioranza ridotta, noi avremmo fatto molto cammino sulla via della difesa delle istituzioni democratiche. invece ci siamo trovati di fronte alle continue incertezze ed oscillazioni della politica socialdemocratica che, partita dalla impostazione massima successiva al 7 giugno (un Governo che vada dalla Democrazia Cristiana fino al partito socialista italiano), ha poi, sì, in qualche modo attenuato una tale impostazione, ma senza dare mai la sensazione di essere disposta ad impegnarsi con tutta la sua responsabilità ed in piena autonomia nella attuazione di un programma democratico e sociale. io mi rendo conto che, essendo il margine di maggioranza estremamente ristretto e dovendosi conciliare l' esigenza, non dico del partito socialdemocratico e di quello repubblicano, che presentano istanze conciliabili, ma quella del partito socialdemocratico e di quello liberale, vi sia sempre comunque una situazione difficile, di compromesso da affrontare. ma quanto più facilmente questa situazione sarebbe stata affrontata se i socialdemocratici avessero avuto una sicura, precisa, ferma volontà di impegnarsi in pieno nel mantenimento di quella direttiva politica che era stata la direttiva politica sulla cui base noi avevamo fatto le elezioni? è chiaro che ciò comporta un' iniziativa di carattere sociale, ed io sono certo che non su questo terreno il partito socialdemocratico avrebbe incontrato delle difficoltà da parte nostra. l' importante è che non si scambi quella apertura sociale, alla quale noi eravamo e siamo pronti, con quella apertura politica a sinistra di cui abbiamo discorso così lungamente in questi mesi, fino a giungere alla conclusione oggi chiara — ed è uno dei risultati utili di questa discussione — che apertura sociale intesa in questo senso, come apertura politica, non è possibile. non possibile perché è stato riconfermato autorevolmente, attraverso una serie di prese di posizione, l' impossibilità per il partito socialista italiano di distaccarsi, salvo che per piccole scaramucce di carattere tattico, dalla grande linea della comune politica svolta col partito comunista . ne abbiamo avuto varie conferme e da ultimo, adesso, abbiamo avuto la conferma rappresentata dalla reazione cosi violenta da apparire persino strana sulla bocca dell' onorevole Fanfani, quasi egli abbia voluto riconfermare nel modo più rigoroso che vi è una netta, insuperabile pregiudiziale politica e che il mancato accoglimento di essa costituisce un ostacolo definitivo ad ogni contatto, ad ogni collaborazione, quale che sia il programma sociale che vada a beneficio effettivo della crisi. io spero pertanto che l' onorevole Saragat abbia abbandonato questa residua illusione, ed abbia inteso che quell' opera di riconquista di voti autenticamente socialisti e democratici alla quale egli si è accinto dopo il 7 giugno va proseguita in un' altra forma, con un impegno sociale, la quale dia al paese la sensazione della possibilità di sviluppare una politica di piena apertura sociale, una politica economica a vantaggio delle classi lavoratrici , al di fuori di ogni contatto di carattere politico che renda grande il rischio per la libertà, rischio dal quale noi abbiamo voluto difendere e dal quale continuiamo a difendere oggi il popolo italiano . se l' onorevole Fanfani ha costituito un Governo monocolore con un programma sociale, lo ha fatto in vista dell' impossibilità di conciliare attualmente delle volontà che si impegnassero insieme in questo lavoro; ha voluto, per così dire, assumendosi tutto il rischio dell' operazione, precorrere i tempi, offrendo una piattaforma programmatica intorno alla quale, nella forma di un minor impegno di collaborazione, si andassero stringendo a poco a poco, senza esclusive, tutte le buone volontà indirizzate all' attuazione della democrazia sociale in Italia. quale che sia l' esito dell' esperimento dell' onorevole Fanfani, noi gli riconfermiamo la nostra fiducia. noi riteniamo che il suo programma sia degno di considerazione e contenga in sé elementi sicuri di avvio per quella democratizzazione dello Stato in senso sociale e politico che da tante parti si domanda. tardive sono venute le valutazioni del programma sociale dell' onorevole Fanfani, dopo che esso era stato accettato, dopo che esso era stato oggetto di espressioni di apprezzamento. si tratta di un programma sociale, si tratta di un programma di democrazia sociale e politica (ci tengo a riconfermare questo aspetto della situazione). onorevole Nenni, credo che ella non intenda bene il significato di quell' integralismo cattolico, del quale ha parlato, quando lo presenta come un nemico potenziale della libertà. ella non intende bene il senso di quelle misure di carattere sociale, che non hanno significato paternalistico, ma sono esse stesse un avviamento ad una attuazione democratica più completa. si deve lavorare sul piano sociale, perché già questo significa costruire la democrazia, e si deve lavorare anche sul piano politico nella immissione sempre più piena e consapevole delle forze del lavoro nella vita dello Stato. quando si parla di integralismo cattolico, si abbia presente che si tratta di un' attuazione intransigente di una ideologia che è di libertà e di giustizia ad un tempo. abbiamo fiducia nel programma dell' onorevole Fanfani, abbiamo fiducia in questa combinazione ministeriale; sappiamo che essa non è espressione di monopolio, ma di responsabilità. quale che sia la sorte di questo tentativo, restano fissate le responsabilità di tutti i partiti. noi abbiamo assunto le nostre. quale che sia la sorte di questo tentativo, siamo certi che esso resta come un punto significativo nella storia dell' attuazione democratica in Italia.