Amintore FANFANI - Deputato Maggioranza
II Legislatura - Assemblea n. 83 - seduta del 30-01-1954
Revisione della seconda parte della Costituzione
1954 - Governo I Prodi - Legislatura n. 13 - Seduta n. 308
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , le dichiarazioni che a nome del Governo ho avuto l' onore di fare in quest' Aula martedì scorso hanno dato luogo ad una duplice discussione: una discussione sul programma economico-sociale e una discussione sugli aspetti politici del programma stesso. debbo esprimere anzitutto una parola di viva gratitudine agli onorevoli De Gasperi , Macrelli, Cappa, Codacci-Pisanelli e Zaccagnini, per i loro franchi e leali interventi in appoggio del programma governativo. debbo inoltre constatare che anche gli interventi degli onorevoli Pietro Nenni, Romita, Almirante e Togliatti, pur nella contrarietà dell' ispirazione, hanno recato alla chiarificazione politica un contributo che è il primo e più importante frutto dell' attuale crisi. per approfondire anzi questo chiarimento anche in termini topografici e di indumenti, l' onorevole Togliatti ha cercato di vedere se sotto i banchi del Governo spuntassero stivaloni o berretti con uccellacci. assicuro l' onorevole Togliatti che perde il suo tempo e lo fa perdere ai suoi calunniosi organi di stampa, perché stivaloni e berretti con uccellacci io mai adoperai, mentre ho visto anche di recente la fotografia del migliore comunista italiano con in testa il casco peloso dei cosacchi di un tempo e dei conformisti di oggi. sono nuove, invece, le osservazioni sul programma economico-sociale si raggruppano attorno ai seguenti punti: il fondamento di tutta la politica economica esposta sarebbe una gretta e tradizionale politica finanziaria , basata contradittoriamente — si è aggiunto — su spese imponenti e quindi preannunciate, onorevole Vanoni, preoccupantissimi oneri fiscali. secondo punto. si è detto: scarso peso è stato dato alla politica industriale ; il programma edilizio è pieno di difetti, il programma agrario colmo di lacune; i disegni di legge presentati non sono originali; e comunque, presentandoli, si è voluto fare un colpo da teatro. terza serie di critiche sul programma economico-sociale: eccessiva propensione per i lavori pubblici , oblio dei grandi principi della politica sociale , anzi — lo ha detto l' onorevole Nenni — tendenza a pensare alle cose ed alle case anziché allo spirito ed alla libertà. sulla politica finanziaria confermo quanto ho già detto in apertura. ogni atto di Governo, in materia economico-sociale, deve poggiare su una politica di equilibrio, sia del bilancio statale, sia della bilancia dei pagamenti : cioè economia statale ed economia nazionale non potranno mai consentire spese ed investimenti anche a sfondo produttivo, ove non tendano a far combaciare entrate ed uscite. questa strada è stata presa non perché o non soltanto perché l' avevamo già trovata imboccata, ma perché non ce ne è altra per impedire che la mano della politica finanziaria , eventualmente sbagliata e non sana, disfaccia quello che invece può costruirsi con l' altra mano, quella di una politica economica e sociale giusta e nello stesso tempo intraprendente. non è vero che abbiamo contradetto alla precedente decisione con spese sproporzionate e comunque non coperte, appoggiate sul vuoto. impregiudicato l' utilizzo dei mille miliardi dei residui passivi , di cui parlò in agosto l' onorevole Pella e che ieri l' onorevole Togliatti temeva quasi che se li fosse portati via l' onorevole Pella uscendo in punta di piedi dal Governo; impregiudicate le spese previste nel bilancio in corso di attuazione... il bilancio in corso di attuazione non lo deve ignorare, perché è stato approvato dalla Camera nell' autunno scorso. nel nuovo esercizio, o meglio negli ultimi mesi del corrente esercizio (siamo alla fine di gennaio) abbiamo preannunciato o proposto le seguenti nuove spese: 15 miliardi per nuovi cantieri di lavoro, 8 miliardi per l' inizio del piano edilizio, 7 miliardi per completare lo stanziamento non fatto in precedenza a favore delle opere dell' INA-CASA, 3 miliardi in attuazione di un voto espresso dal Parlamento per maggiorazione del caropane agli assistiti dagli ECA, 2 miliardi a maggiorazione di quanto prevede il bilancio corrente per sussidi ai montanari che eseguiscano opere di miglioramento, un miliardo e mezzo di iniziale contributo di annualità agli istituti delle case popolari per costruzioni popolari. anche lei, onorevole Matteucci, non segue gli atti del Parlamento, altrimenti saprebbe che vi è già davanti al Parlamento una nota di variazione per coprire per un miliardo e mezzo questi stanziamenti. in aggiunta a questo miliardo e mezzo, si è deciso nell' ultimo Consiglio dei ministri di proporre un altro miliardo e mezzo per raggiungere lo stanziamento complessivo di 3 miliardi. inoltre sono stati preventivati 12 miliardi e 800 milioni circa per le spese di incoraggiamento della produttività, e su questo esercizio corrente 400 milioni per la piccola proprietà contadina , nel quadro dei 1.300 milioni fra questo esercizio e il prossimo. a questi nuovi stanziamenti proposti per questi 5 mesi si è aggiunto l' annuncio di 41 miliardi di commesse ferroviarie, che solo in parte hanno trovato la copertura negli stanziamenti dell' esercizio corrente, e in gran parte invece l' hanno trovata nell' emissione di obbligazioni ferroviarie. dedotta la parte ferroviaria, la copertura dei nuovi proposti 49 miliardi e 700 milioni è così fatta. 15 miliardi (per i cantieri di lavoro), utilizzando avanzi della gestione disoccupazione; 12 miliardi e 800 milioni (per incoraggiare la produttività), sui residui del fondo lire; un miliardo e mezzo (agli istituti delle case popolari ), su fondi del Tesoro; 400 milioni (per la piccola proprietà ), ricorrendo alle disponibilità della Cassa agro romano; 20 miliardi (per il piano case, per l' INA-CASA, per la montagna e per le maggiorazioni di caropane), con provvedimento tributario di proroga del noto contributo sui salari, debitamente ridotto. per il prossimo esercizio abbiamo particolarmente segnalato la spesa, da noi proposta exnovo, in aumento, di 10 miliardi per i fiumi. né vale dire che vi era già una legge, perché la legge prevedeva lo stanziamento soltanto di 27 miliardi. occorreva una nuova legge, un nuovo stanziamento, che noi vi abbiamo proposto. undici miliardi e mezzo per il programma edilizio; 2 miliardi in aggiunta ai 7 previsti dalla legge approvata per la montagna, 900 milioni per la seconda rata della piccola proprietà contadina ; 1 miliardo per il reattore nucleare; 1 miliardo per le progettazioni. e abbiamo aggiunto che queste spese nuove hanno trovato sistemazione e copertura — come avevamo il dovere di fare nel bilancio di previsione 1954-55, nel quale abbiamo anche annunciato di aver dovuto trovare la copertura di 30 miliardi per la legge sui danni di guerra, legge approvata sì, ma che sinora non aveva trovato la copertura. l' onorevole Togliatti chiede: e gli altri investimenti? ebbene, nel bilancio che presentiamo si prevedono stanziamenti di 47 miliardi e 700 milioni per incidenza di oneri già contratti nei passati esercizi e protratti dalle passate gestioni in questa; di 338 miliardi e 400 milioni per nuovi investimenti, compresi quelli nuovi preannunziati. coll' insieme di queste somme si stima di provocare investimenti complessivi per circa 715 miliardi. due altri argomenti ha introdotto nella discussione a questo punto l' onorevole Togliatti. il primo nasce o dovrebbe nascere dalla differenza tra le somme varie impegnate nel programma edilizio ed il costo prevedibile preannunciato delle costruzioni. ora basta che l' onorevole Togliatti tenga conto che si sono annunciate tutte le somme per le costruzioni a conto diretto e quelle del primo anno per le costruzioni a contributo, e non avrà più nessun enigma da risolvere. naturalmente devo aggiungere che i provvedimenti presentati parlano non solo dello stanziamento della prima annualità di contributo ma degli stanziamenti successivi fino ad estinzione del debito di contributo che lo Stato stesso assume. ma il secondo argomento dell' onorevole Togliatti è addirittura — mi consenta l' espressione — comico. egli critica il Governo perché presenta provvedimenti e piani pluriennali, quasi che la dottrina più recente di tutti i paesi del mondo e la pratica ultratrentennale moscovita non consigliassero tale programmazione pluriennale a meno che egli non abbia trovato per questa via la maniera indiretta di dissentire da un grande scomparso e di ingraziarsi i nuovi governanti di Mosca. comunque confermiamo che nel programma annunciammo un piano pluriennale di edilizia scolastica, un piano ugualmente pluriennale per la costruzione di nuove autostrade e strade, e un programma evidentemente pluriennale comprendente la bonifica di Comacchio, sistemazioni montane, miglioramenti per l' economia agraria sarda. il solo programma stradale prevede, in base ai progetti presentati ed alle domande di concessione, un costo di 270 miliardi. ma solo un terzo circa — ed è su questo che stanno discutendo i competenti organi dell' amministrazione — sarà a carico dello Stato. il programma di edilizia scolastica parla di un costo annuale di circa 4 miliardi, e quello di Comacchio prevede si possano impegnare circa 50 miliardi nel tempo tecnico di esecuzione di circa un decennio. il totale degli investimenti proposti e preannunziati, diretti e indiretti, quindi, supera largamente i 500 miliardi stimati dall' onorevole Togliatti e si avvicina ai 700 (e devo aggiungere che non sono tutti a carico dello Stato), in genere spendibili in un tratto di tempo che, per alcuni stanziamenti, comprende il semestre corrente, per altri si estende fino ad un decennio. dicemmo e confermiamo che tali programmi sono svolgibili e sono già accompagnati da provvedimenti di copertura, alcuni mediante testi legislativi già formulati e presentati; gli altri saranno accompagnati da provvedimenti di copertura dei quali abbiamo già previsto l' onere, che possiamo assicurare non sarà di natura tale da schiacciare l' economia nazionale. nessuna progettazione o promessa al vento, dunque, né, come qualche agenzia pseudo antinflazionistica non ha mai smesso di diffondere, nessun intento sottaciuto di ricorrere a mezzi meno che ortodossi. ai timorosi di una politica fiscale esosa, poi, ripetiamo quanto segue: maggiore naturale rendimento delle imposte vigenti, miglior esito dalla lotta alla evasione, maggior gettito in virtù dell' aumentata capacità contributiva. quest' ultima affermazione dovrebbe far capire finalmente che la maggiore attenzione deve essere rivolta da chiunque a stimolare l' aumento della produzione , unica seria fonte di qualsiasi altro miglioramento. per questo ci si è appellati in primo luogo all' iniziativa privata , assicurando che, per parte nostra, non sarebbe mai stata mortificata; per la stessa ragione si è assicurato di volere riordinare e vitalizzare le imprese di Stato o a partecipazione statale e l' Iri; per la stessa ragione si è detto (e troppi, compresi purtroppo gli onorevoli Nenni e Romita, hanno fatto finta di non capire) che l' industria nazionale, specie quella metalmeccanica, sarebbe stata aiutata, non soltanto con i preannunciati 41 miliardi di commesse ferroviarie, ma anche con una nuova legge sui cantieri navali, con i 6 miliardi e mezzo del fondo di dotazione per prestiti alle medie e piccole industrie (cosa che tutti i critici oppositori non hanno ricordato) 43 con nuovi sgravi all' industria meccanica per l' esportazione dei suoi prodotti, i cui oneri sono già previsti dal bilancio preventivo (cosa, anche questa, che tutti hanno fatto finta di non avere mai udito in quest' Aula). come se ciò non bastasse, ci si è anche detti consenzienti alla seconda parte della proposta dei colleghi repubblicani per il riassorbimento dei licenziati dell' industria, che fatti attenti calcoli, fa presumere il riassorbimento di non meno di 23 mila unità di licenziati. abbiamo dunque proposto una politica industriale ? gli onorevoli Nenni e Romita hanno detto di no, ma io replico invece, sommessamente, che l' abbiamo proposta, enunciandola in una serie di interventi e di direttive fondate su questi principi: 1°) appello alla iniziativa privata , da non scoraggiarsi; 2°) appello alla iniziativa di Stato, da riordinarsi, ed azione in materia di monopolio; 3°) ricorso ad ordinazioni, prestiti e sgravi per industrie bisognose, piccole, medie e grandi; 4°) sollecitazioni diverse ad un incremento della produttività; 5°) azione integratrice pubblica per mantenere o aprire nuovi sbocchi commerciali alla nostra produzione; 6°) azione per consentire miglioramenti al tenore di vita delle masse. e perciò avevamo parlato di anticipi agli statali, perciò avevamo parlato e proposto aumenti ai disoccupati dei cantieri di lavoro, perciò avevamo alluso a provvedimenti provvidenziali vari, e in tal modo pensavamo che si sarebbero potuti aprire nuovi sbocchi anche a prodotti industriali nell' interno del nostro paese. ma l' onorevole Togliatti ha incalzato: e sul conglobamento, su questa importantissima faccenda del conglobamento perché avete taciuto? in verità non ho detto niente in apertura, ma posso dire oggi che anche questo Governo nei giorni scorsi ha già avuto l' onore di appoggiare la richiesta della Cisl presso la Confindustria, contribuendo alla ripresa del dialogo. assicuro l' onorevole Togliatti che può darsi egli riesca a dimostrare che mi sono dimenticato di dire di aver fatto qualche cosa per i lavoratori e gli operai italiani; ma mai gli riuscirà di dimostrare che io mi sia dimenticato davvero di fare per essi tutto quello che potevo. questo vale per il mio passato e mi propongo valga anche per il mio avvenire. per lo sviluppo industriale , abbiamo contato anche sull' incoraggiamento all' edilizia. l' onorevole Nenni ha riconosciuto che in materia di edilizia si è proposto qualche cosa: si è proposto più di quanto qualsiasi governo dal 1946 ad oggi abbia proposto. si è proposto anche più di quanto si propose dal sottoscritto, tra le risate generali (ve ne siete dimenticati?), ora rientrate, nel luglio 1948, con il piano INA-CASA, svolto nonostante il voto contrario delle sinistre e le beffe dell' allora liberale onorevole Corbino. proposi allora un impiego di circa 300 miliardi in 7 anni: questa volta in cinque anni e mezzo ho proposto di impiegare quasi altrettanto. l' onorevole Nenni ha aggiunto: ma volete costruire solo 650 mila vani in cinque anni e mezzo? l' onorevole Zaccagnini, in un lucidissimo intervento, ha potuto facilmente replicare: i 650 mila vani sono in aggiunta a quelli che l' INA-CASA, nel suo svolgimento, e le altre iniziative continueranno a far costruire. quindi anche questa nuova profezia dell' onorevole Nenni è destinata, come le precedenti, a cadere nel vuoto. l' onorevole Romita dice che vuole case solide, oltre che popolarissime. ma io penso che si possa non disgiungere il criterio della popolarità da quello della solidità e della consistenza, anche sotto l' aspetto igienico, per non correre il rischio di sostituire, a vecchie baracche, baracche nuove. le case proposte si immagina, si desidera, ci si augura vengano costruite solide e coi conforti igienici indispensabili. noi non possiamo però, progettando case, dimenticare — e chiunque lo faccia non deve dimenticare — che c' è tanta gente che aspetta di avere una casa, prima che tutti gli italiani abbiano il doppio bagno. altre osservazioni sull' edilizia non sono state fatte, e i critici si sono riversati nel settore agrario, chi per dire che in verità se n' era parlato abbastanza, chi per dire che se n' era taciuto. questo, ad esempio, nei riguardi della riforma agraria e dei patti agrari . inutile ripetersi, ma in tutti i settori della politica agraria si è stati espliciti, e i frettolosi sono pregati di rileggere quanto dicemmo martedì scorso. si è promessa una legge di riforma agraria generale, e la premessa sarà eventualmente passata al mio successore, nella speranza che la migliori secondo il voto generale, veramente unanime, di sinistra, di centro e di destra. si è poi lamentata la non originalità di tutti i disegni di legge . vorrei dire che, semmai, il fatto di aver concluso in pochi giorni su disegni di legge che da mesi od anni si trascinavano per gli uffici dovrebbe essere ascritto a merito e non a demerito di questo Governo. ma vorrei altresì rilevare che, dei dodici disegni di legge , i quattro — ad esempio — sul piano edilizio, il quinto sulla Cassa della piccola proprietà contadina , il sesto sul contributo sui salari, il settimo con l' aumento salariale ai disoccupati dei cantieri, e l' ottavo sulla legge sui fiumi, o non erano neppure redatti una settimana fa, o non erano neppure finanziati nemmeno in linea di principio . comunque, non erano stati mai discussi in seno al Consiglio dei ministri . gli altri disegni di legge erano o redatti o discussi, ma si sono dovuti tutti correggere e ridiscutere. quanto alla « teatralità » della presentazione, mi si consenta di rilevare che non solo si è inteso fare un omaggio alla tante volte lodata tradizione, ma si è anche inteso eliminare generiche enunciazioni, dare una prova concreta di buona volontà e, soprattutto, guadagnar tempo rispetto alle provvidenze attese. si è fatto male, ha detto qualcuno. pazienza. ripareranno i nostri successori, contentando tutti e tornando alle declamazioni sugl' immortali principi e avendo così occasione di strappare gli applausi e forse qualche lacrima ai ricercatori di frasi fatte. sempre sul programma, l' onorevole Pietro Nenni ha lamentato che si sia parlato di case e di ponti, come nel ventennio, quasi che ogni uomo — ha aggiunto — non vivesse anche di spirito e di ideali. strano uomo l' onorevole Nenni. egli non ricorda che, nel suo recente ritorno dalla Russia, nel settembre del 1931, descrivendomi egli al ministero dell'Agricoltura (dove era venuto ad interessarmi per le terre non espropriabili delle cooperative ravennate), descrivendomi egli le grandi cose del paese visitato, gli domandai a bruciapelo: « e la libertà? » . ed egli mi rispose: « la libertà. il discorso sarebbe lungo. e poi, la grande efficienza del sistema russo dà a quella gente grandi sodisfazioni » . devo ora dedurre che quelle cose russe che costituiscono sodisfazione per l' onorevole Nenni diventano dolori se fatte dagli italiani. comunque, esimiamo chicchessia dal farci la lezione che non si vive solo di pane. questo tema lo conosciamo già e, nonostante tutto, ci sembra che in questo momento i baraccati, prima di un comizio sull' apertura a sinistra, attendano un tetto. del resto, chi disse per sé — non dimentichiamolo — che l' uomo non vive di solo pane, allorché si trovò di fronte alle folle affamate predispose il necessario perché avessero pane e salute. ed io personalmente intendo nella vita privata e in quella pubblica imitare quell' esempio, persuaso che esso sia l' unico capace di fare lo spirito e la libertà. non case e pane, quindi, in cambio di libertà, ma case e pane per fare amare meglio il regime di libertà che può procurarli. del resto, a torto, per una svista immagino, l' onorevole Nenni può lanciarmi l' accusa di avere parlato di case e non di libertà. onorevole Marchesi, me la darà lei in latino. evidentemente, l' onorevole Nenni non si ricordava, così osservando, che prima di proporre nel programma governativo di aprire case, io avevo proposto di chiudere a sinistra, cioè di difendere la libertà dall' unico pericolo che oggi essa corre in mezzo a noi. da sei anni, ad un titolo o ad un altro, ho avuto più volte modo in quest' Aula di teorizzare in materia sociale. credevo di potermi risparmiare di ripetermi esponendo corollari di quelle teorizzazioni. ebbene, affinché non restino equivoci, ben volentieri ripeto quanto dissi in ottobre qui discutendo il bilancio del ministero dell'Interno , e cioè che una sola prospettiva di salvezza (lo dissi rispondendo all' onorevole Mazzali che aveva fatto sagge considerazioni in questo campo, ha lo Stato democratico : ed è quella di aprirsi sempre più all' inserimento di masse svelenite nel suo seno. svelenite, sissignori. la scala di questa ascesa ineluttabile e benefica mi sembra si inizi per i ceti più abbandonati con provvidenze che, dando lavoro, pane e tetto, riportino fiducia verso la patria e verso lo Stato. non si arrabbi, onorevole Amendola, se votano contro di noi. così intesi il piano case: come un vincolo rinnovato di solidarietà, un invito ai senza tetto a riconciliarsi con la società che li attende anch' essi operosi controllori ed attori della sua vita e del suo progresso; come ministro del Lavoro ho avuto l' onore di riportare i lavoratori nell' amministrazione degli istituti previdenziali, di richiamare i lavoratori nelle commissioni comunali e provinciali di collocamento, di chiamare i lavoratori nell' amministrazione del piano INA-CASA. come ministro dell'Agricoltura ho avuto l' onore di aprire agli assegnatari di terra le prime cooperative. come ministro dell'Interno ho avuto l' onore, recentemente, di invitare i lavoratori in tutti i comitati comunali di assistenza invernale. prove modeste, se volete, modestissime, ma indicatrici di una tendenza ferma: non proteggere il lavoratore paternamente, ma chiamarlo fraternamente alla corresponsabilità della comunità nazionale. fa comodo parlare del mio paternalismo. ma anche a me fa comodo ora augurare agli antipaternalisti della sinistra di aprire ai lavoratori non le vie dei comizi e delle agitazioni a comando, ma le vie della pubblica responsabilità, come in ogni circostanza io ho cercato di fare. convinzione profonda mi muove che, quanto più il lavoratore sarà messo a contatto con i problemi vivi e con le responsabilità, tanto più celermente abbandonerà la tutela, davvero paternalistica, dei fautori di una dottrina e di una prassi che sacrifica gli interessi dei lavoratori alle immancabili marce di una fanatica rivoluzione. per una partecipazione sempre più intima delle categorie alle massime decisioni, proposi già nel 1948, come ministro del Lavoro , il Consiglio superiore dell' economia e del lavoro. per la libertà dei lavoratori proposi, nel 1949, la nuova legge sindacale; e non è colpa mia se non sono cose già fatte. comunque martedì fu promesso che la nuova legge sindacale sarebbe venuta dinanzi al Parlamento, e si aggiunse che ciò sarebbe stato fatto per concorrere a rimuovere gli ostacoli che impediscono ai lavoratori di godere pienamente la libertà. onorevoli colleghi , una seconda serie di critiche ha riguardato la parte politica del programma esposto. si è detto: ma perché non avete parlato delle leggi che mancano ancora per l' attuazione della Costituzione? ma, in verità, già era stato detto che quelle presentate sarebbero state sollecitate nella discussione conclusiva e altre sarebbero via via presentate. ora, se già l' onorevole Togliatti lamenta che io abbia parlato di lavori per cinque anni, che cosa avrebbe detto se avessi proposto tutte le leggi di attuazione della Costituzione, che (egli, forse, lo ha già dimenticato) nel maggio 1952 mi sembra dicesse che richiedessero almeno 30 anni di tempo? e dalla destra si è detto: perché tornare indietro rispetto all' onorevole De Gasperi , che aveva promesso di riassorbire la legislazione speciale? ma fu detto nel programma governativo che la legislazione speciale dovesse rientrare nei codici. aggiungo senza difficoltà che una democrazia con leggi speciali mi ha sempre fatto l' effetto dell' anticamera di un ospedale di incurabili. dalla stessa parte e da sinistra si è aggiunto: ma perché mai avete ripiegato su quanto l' onorevole Pella aveva già pur detto per Trieste? per quanto riguarda Trieste non abbiamo rinunziato a nulla. siamo stati soltanto parchi di parole, sembrandoci che i nostri diritti abbiano bisogno soprattutto di essere sostenuti con una attenta e prudente azione. l' onorevole Nenni cade (non credo deliberatamente) in un davvero assai grave equivoco se crede di interpretare la dichiarazione a proposito del problema di Trieste nel senso che sia, non dico auspicabile, ma anche soltanto possibile un atteggiamento di attesa passiva. il senso delle parole dette a questo proposito e a proposito soprattutto della decisione anglo-americana dell' 8 ottobre scorso è ben chiaro. nessuna occasione e nessun mezzo idoneo devono essere trascurati per ottenere una soluzione giusta e definitiva del problema di Trieste, che dobbiamo continuare a ricercare con ogni maggiore energia; e, in mancanza di essa, l' impegno assunto l' 8 ottobre dalle due potenze alleate deve essere mantenuto. questo impegno, come è stato già precedentemente messo in rilievo, deriva direttamente dalla dichiarazione tripartita del 1948 della quale costituisce, in un certo senso, un mezzo di attuazione, e dai cui principi, nella breve dichiarazione programmatica su questo argomento, non abbiamo inteso dipartirci. con questo mi sembra di avere risposto anche all' onorevole Almirante, il quale ha, non so in che modo, ritenuto di cogliere nella dichiarazione concernente Trieste uno spirito di rinuncia e un divorzio da quei fermi principi ai quali invece con tutto il cuore e in piena responsabilità anche questo Governo ha aderito. Trieste è per noi, per noi come italiani e quindi per tutti gli italiani che noi in questo momento cerchiamo di interpretare, un impegno sacro. quanto al modo di difenderlo, risparmiate delle enunciazioni solenni e consentite e appoggiate invece una azione accorta e tenace. sulla CED, sull' unità europea, sul patto atlantico non ho nulla da aggiungere a quanto già detto, anche perché le critiche, del resto, sono state o scarse o inconsistenti. delle leggi elettorali è meglio non riparlare, dato che anche l' onorevole Saragat, in vista di un nuovo Governo, per oggi non ne parla più. tanto meglio, spero che ella possa chiarire questo punto molto importante. e veniamo alle ultime questioni politiche toccate. l' onorevole Nenni, con parole veramente commosse, ha compianto la triste figura di « aringa affumicata » che ha fatto in questi giorni il Governo. per restare nel campo ittiologico, l' onorevole Nenni sembra non essersi accorto che l' « aringa governativa » lo ha costretto a cessare dalla per lui sinora molto redditizia figura del pesce in barile. l' onorevole Nenni si è lamentato del mio discorso reazionario, per le frasi sulla difesa dello Stato contro coloro che si autodiscriminano. ma queste frasi del mio discorso programmatico riprendevano alla lettera, direi, identiche frasi pronunciate da me come ministro dell'Interno qui alla Camera il 13 o il 15 ottobre. e non sono antidemocratiche né reazionarie, non calpestano diritti ma promettono — lo ha sottolineato ieri sera l' onorevole De Gasperi — di difendere i diritti di tutti, tutti i diritti di tutti i cittadini; non rinnegano la libertà, ma promettono di difendere la libertà di tutti. in ottobre l' onorevole Nenni non protestò: quelle frasi non gli impedirono, evidentemente, allora, di scrivere successivamente vari interventi sull' Avanti! all' indirizzo della sinistra cristiana o di fare — o farmi fare — serenate orali e telefoniche dal 5 gennaio fino a due giorni prima del mio discorso programmatico sul tema dell' astensione nenniana. ora, invece, l' onorevole Nenni si scandalizza, e perché? se lo è domandato la Camera il perché? perché, comprendendo bene come il suo sottile giuoco poetico (non dico politico) sarebbe andato a finire, il tanto adescato leader della sinistra democristiana martedì scorso ha voluto provare fino in fondo, nell' interesse comune, nazionale, la buona volontà e l' indipendenza di Nenni, chiudendo decisamente l' apertura verso il comunismo. ho chiuso in modo fermo verso il comunismo, che imita — dissi — un indiscusso esempio di potenza straniera, o che ricorre al compiacente aiuto di radio straniere. credevo che almeno in questa limitata materia l' onorevole Nenni avesse la libertà di dissentire dalle direttive emanate — per restare tra i pesci — all' insegna del lieto storione del Volga. invece abbiamo potuto accertare che nemmeno in questa materia l' onorevole Nenni è libero di liberarsi dal suo compagno. durante la recente campagna elettorale , spesso mi domandavano: che farà la Democrazia Cristiana verso Nenni? rispondevo così: un matrimonio, per essere valido, non deve dar luogo ad errore di persona. la Democrazia Cristiana potrà, anche fidanzarsi con Nenni, e persino sposarlo, ma non potrà mai farlo con la speranza di nozze valide e durature fino a quando non avrà la certezza al mattino di sposare Nenni, e di non trovare in serata alla Camera, in sua vece, Togliatti. questo dicevo alla vigilia del 7 giugno, e mai più immaginavo che sarebbe toccato a me, sette mesi dopo, di dimostrare che il dubbio invece stava per divenire certezza. ieri l' altro, l' onorevole Nenni, nel suo discorso, ha avuto una frase di questo tipo. Fanfani non ha voluto la nostra astensione; e pensare che avrei potuto, forse, portargli anche quella dell' onorevole Togliatti! onorevole Nenni, sarà bene che mi spieghi definitivamente: ho voluto consapevolmente metterla alla prova. ho chiuso la porta della camera democristiana a Togliatti per vedere se ella sarebbe entrato da solo. ella non ha voluto entrare. ora tutti hanno capito che ella non decideva un onesto matrimonio ma sollecitava una bigamia, e la Democrazia Cristiana è ancora abbastanza cristiana per rifiutare simile invito, ora e per sempre! l' aringa affumicata governativa non è quindi triste, è invece lietissima perché ha liberato molta gente da equivoci sul contenuto dell' apertura il sinistra. l' onorevole Togliatti può dormire ormai sonni tranquilli , ha avuto la prova solenne che di fronte a Rodi neppure Nenni salta. l' onorevole Nenni, d' altra parte, dovrà coniare un altro slogan per i prossimi mesi. infine, altri, semmai tornassero di moda gli esperimenti a sinistra, saprebbe ormai che chi cerca una mano a sinistra o resta mutilato o ne trova due: quella di Nenni e quella di Togliatti. fra l' elenco dei provvedimenti sociali in favore del prossimo sofferente presentati da questo Governo, nessuno ha notato quello della chiusura a sinistra. e pensare invece che esso è l' unico che non ha avuto neppure bisogno del voto di fiducia per operare a vantaggio di tanti bisognosi di aiuti. né bisogna che io dimentichi, mi scusi l' onorevole Saragat, che sono sette mesi che, con formule varie, suggerimenti e consigli, il capo dei socialdemocratici cerca con l' apertura a sinistra di isolare il comunismo, come più volte ha affermato, e di trascinare Nenni nel campo democratico. dal luglio ad oggi, più volte, l' onorevole Saragat ha detto che, provata la... buona volontà di Nenni, avrebbe abbandonato l' idea di una apertura a sinistra e avrebbe potuto collaborare con la Democrazia Cristiana . ebbene, finalmente è stata provata la buona volontà di Nenni. naturalmente anche la nostra. e l' onorevole Saragat in quel momento preciso, dimenticando forse le rilevate concordanze con il programma del Governo in formazione, passando, sembra, in linea subordinata i problemi relativi alle leggi elettorali , ha fatto decidere o ha suggerito (io penso democraticamente) ai suoi di decidere di votare contro il Governo della Democrazia Cristiana che aveva finalmente saggiato con il programma anche la buona volontà dell' onorevole Nenni. e così si è avuto il risultato prevedibile. l' onorevole Nenni non si è mosso, perché Togliatti non si poteva muovere; e Saragat, non volendo ancora perdere Nenni, si è trovato, senza proposito, ad essere assiso accanto a Togliatti. io penso, ed è un suo estimatore e un suo amico che parla, onorevole Saragat — che operazioncelle come quelle compiute in questi giorni non siano destinate ad accrescere il seguito del suo partito. è questo un problema che riguarda lei, ma riguarda anche noi, in quanto tutti noi abbiamo interesse e desideriamo che il seguito del partito socialdemocratico nel paese si accresca. anche questa constatazione è frutto di questa benefica crisi. l' onorevole Saragat è vissuto in questi mesi con un' altra speranza: quella di una chiusura ermetica a destra; anzi, il non averla proprio compiuta con mille catenacci è stato rimproverato a questo Governo; e dal rimprovero è nata l' apparente giustificazione del voto contrario. ora, in questi ragionamenti si potrebbe vedere la ripetizione del discorso di un socio il quale stimola a costituire una forte società e dal principale azionista (la Democrazia Cristiana ) esige la sottoscrizione di quasi tutto il capitale, dagli altri due (nel caso concreto, liberali e repubblicani) esige che portino tutto quello che hanno, salvo riconoscere poi la parità o meno dei diritti. questo socio stimolatore porta in verità quello che ha, ma con la prospettiva di non poterlo sempre tutto mobilizzare, dato il giuoco delle mozioni che anche a casa sua si esercita. e quando il principale azionista dice: il capitale non basta, date le frequenti oscillazioni ed i gravi rischi, e bisogna trovarlo dov' è, si sente rispondere: « sì, cercatelo, purché non lo troviate da quelle persone che abitano alla destra di casa vostra! » . onorevole Saragat, se ella portasse tutta la quota mancante per costituire una solida società, se ella garantisse che tutta la sua quota è subito versata e mobilizzabile in ogni momento, le sue pretese sarebbero comprensibilissime. ma se, come nel caso attuale, promette un versamento delle sue disponibilità e più volte, prima di operarlo, rivede le condizioni di sottoscrizione, potrebbe o può meravigliarsi se il socio principale, anche a protezione dei soci minori, si garantisse il buon esito dell' operazione invitando alla sottoscrizione qualcuno che ella non vuole e che cinque mesi fa (quando si chiedeva soltanto un Governo per approvare i bilanci, mentre i liberali e i repubblicani volenterosamente aderivano ed ella si asteneva) solo perché il Parlamento potesse funzionare e la nazione vivere dette il suo appoggio? l' impostazione politica di questo Governo non è frutto di pregiudizi o di particolari visioni di parte. essa è frutto di una fredda constatazione. allo stato delle cose , il 12 o il 18 gennaio un solo tentativo era possibile: addossare alla Democrazia Cristiana la croce dell' Esecutivo che nessun altro voleva portare in condizioni tollerabili per la nazione o per i presunti compagni, formulare un programma-sintesi delle aspirazioni dei partiti presumibili di maggioranza e rivolgere ad essi un invito aperto e cordiale, nella necessità odierna di far procedere il Parlamento e la nazione, nella speranza prossima che dalla maturazione del dialogo politico nascessero nuove possibilità meno logoranti per la Democrazia Cristiana , più sodisfacenti per i partiti disposti a costituire la maggioranza. si è parlato di questa formula come del mio errore. posso dimostrare che negli assaggi fatti dal 12 al 18 gennaio nessun' altra formula è apparsa a me o ad altri illuminati parlamentari meno di questa incapace di tentare di realizzare nel Parlamento una maggioranza. la formula presentata non è il mio errore, è la formula che la situazione ha imposto a me, che avrebbe imposto a qualsiasi altro. e non posso non ricordare che questa formula ha pur consentito in questi giorni alcuni vantaggi, ha costretto ad approfondire il dialogo tra i partiti, a far meditare i partiti sull' arbitrarietà democratica di certe esclusioni pregiudiziali, a provare la possibilità dell' onorevole Nenni di offrire una base socialista indipendente ad un' apertura sociale, ad acquisire all' Italia ed al giuoco dei partiti politici una Democrazia Cristiana più unita ed impegnarla ancor più in concrete forme sociali. debbo aggiungere che questa formula, ove accettata, almeno dai partiti ai quali si è appellata, avrebbe potuto dare i seguenti vantaggi per il futuro: risparmiare una nuova crisi, non lasciare il Parlamento senza veder rispettato sostanzialmente il termine di presentazione dei bilanci (perché, evidentemente, ogni nuovo Governo dovrà rivedere la materia), acquisire la serie dei provvedimenti presentati, consentire, nella calma di un Governo funzionante, ai partiti privi di responsabilità dirette di Governo di chiarire le reciproche posizioni e di dissipare le reciproche diffidenze. né può trascurarsi il fatto che la presente crisi ha mosso quasi tutti i singoli gruppi parlamentari , sicché a nessun osservatore sfugge la constatazione che tutti voteranno compatti, secondo le decisioni delle rispettive maggioranze, ma queste non sono state così facili a formarsi e così decisive come i comunicati direzionali lasciano intendere. l' onorevole Almirante ha parlato della crisi come di crisi della Democrazia Cristiana . con altrettanta franchezza poteva aggiungere che questa crisi sta scuotendo tutti i partiti e, oltre i partiti, il paese. sicché tutti dall' accoglimento della nostra cordiale proposta, fatta martedì scorso, di servire la nazione avrebbero potuto trarre per ora soltanto vantaggi. naturalmente, fatta questa chiarificazione coscienziosa della formula che presentammo martedì, ora non chiediamo nulla, né con parole dolci né con parole amare, a nessuno. nemmeno ci appelleremo alla mozione degli affetti. responsabilità come queste, in questo momento, né si desiderano né si cercano di tenere. proprio nella previsione della prospettiva che poi si è presentata, avevo scongiurato chi di dovere di non aprire la crisi, sembrandomi preferibile, nell' interesse comune, che il Governo sopportasse anche sgraditi suggerimenti piuttosto che aprire alla nazione, senza soluzioni in vista, un periodo tanto difficile. si è creduto di non accettare questo mio consiglio; ma proprio ciò mi autorizza a respingere con sdegno le insinuazioni, del resto autorevolmente smentite ieri sera dall' onorevole De Gasperi , che io abbia cercato, direttamente o indirettamente, la croce capitatami sulle spalle. no! no! con lealtà e coraggio ho aiutato altri a portarla prima di me; con lealtà e coraggio, consapevole dei gravissimi rischi, ho assunto l' incarico di portarla a mia volta. se il Parlamento deciderà di liberarmene, ringrazierò Iddio della costante protezione e i miei cari colleghi dell' aiuto prestatomi: l' onorevole De Gasperi , la Democrazia Cristiana e i votanti a favore della fiducia dimostrata. e augurando alla nazione ogni bene riprenderò, al suo servizio, in questa Camera l' onorato posto di deputato. a voi, onorevoli colleghi , spetta la responsabilità e il dovere di decidere. nel vostro voto si riconoscerà la decisione sovrana del Parlamento italiano, e con animo scevro da ogni risentimento, serenamente, trarremo le conseguenze previste dalla Costituzione.