Palmiro TOGLIATTI - Deputato Opposizione
II Legislatura - Assemblea n. 82 - seduta del 29-01-1954
Sul riconoscimento della Palestina
1954 - Governo De Mita - Legislatura n. 10 - Seduta n. 295
  • Comunicazioni del governo

cercherò di fare il possibile, signor presidente , perché il mio intervento in questa discussione sia breve, e lo sarà, onorevoli colleghi , in quanto anch' io ritengo che al punto cui sono giunte le cose è interesse di tutti e del paese di chiudere rapidamente l' episodio della nostra vita politica parlamentare, rappresentato dalla presentazione alla Camera di questo ministero, e passare oltre. sarò breve, ma non perché io non veda la gravità della situazione politica e parlamentare, mutata a poco a poco e che sta dinanzi a noi in questo momento. è certamente una delle più gravi situazioni di fronte alle quali ci siamo trovati dopo la ripresa di una vita parlamentare libera nel nostro paese. bisogna però aggiungere subito che questa situazione si è creata indipendentemente dall' azione diretta dei gruppi parlamentari che siedono in questa Camera, ad eccezione di uno, quello democristiano. solo responsabile di quanto è accaduto e sta accadendo è il gruppo parlamentare del partito democratico cristiano , il quale poi in sostanza, fino al momento presente, ancora non ci ha dato chiaramente conto delle ragioni della propria condotta, del perché abbia contribuito con la sua azione a creare questa situazione. il precedente Governo non è stato rovesciato da questa Camera. onorevole Cappa, so che vi sono numerosi precedenti parlamentari in questo senso, cioè di crisi extraparlamentari . se però ella, dopo aver ricercato precedenti di governi che si dimisero senza aver avuto un precedente voto di sfiducia del Parlamento, avesse compiuto un passo più in là nella ricerca, fosse andato a sfogliare i dibattiti parlamentari , avrebbe visto che in tutti quei casi vi fu anche una protesta di quella parte democratica che difendeva i diritti del Parlamento. se poi fosse stato in condizioni di fare un secondo passo avanti e andare a sfogliare i principali scritti sulla storia politica e parlamentare del nostro paese in quel periodo, avrebbe trovato ancora di più e cioè che la frequenza di quelle crisi extraparlamentari è oggi comunemente indicata come un grave sintomo della situazione che allora esisteva in Italia, per cui da un regime esteriormente parlamentare si tendeva a passare a un regime effettivamente oligarchico. ed è questo precisamente il rimprovero che oggi facciamo alla vostra condotta e a voi. il Governo dell' onorevole Pella — ripeto — non è stato rovesciato da un nostro voto. vi fu, alla fine di dicembre, unicamente un voto negativo di sospensione sulla richiesta di nominare dei rappresentanti italiani in determinati organismi internazionali, ma non fu un voto di sfiducia . si attendeva, questo almeno era quanto si diceva nell' opinione pubblica prevalente, che quel Governo si qualificasse. per parte nostra avevamo chiaramente dichiarato che ritenevamo quel Governo già sufficientemente qualificato e lo avevamo definito secondo la nostra posizione politica. però, anche noi attendevamo che qualcosa venisse precisata e avevamo persino suggerito, in accordo con altri gruppi parlamentari , che questo processo di qualificazione avesse luogo attraverso la presentazione di provvedimenti concreti, i quali servissero a definire meglio la tinta politica, economica e sociale del Governo in seguito al dibattito fra i differenti partiti; se pur non si fosse voluto attendere il dibattito generale sui bilanci, che dovrebbe essere il punto nodale di tutto il lavoro parlamentare. è infatti quando si discute il bilancio che si tirano le somme di ciò che il Governo ha fatto, delle previsioni che esso avanza, dei propositi che sottopone all' approvazione dell' Assemblea. decise invece, quel Governo, di procedere a un rimpasto, e lo decise sotto una spinta che veniva esattamente dal partito democristiano , ma che non era di critiche aperte; aveva il carattere, bensì, di un' azione di disturbo non esplicita, che già si aveva il diritto di qualificare come qualcosa che accennava più che altro all' intrigo. in tutto questo periodo il contatto con il Parlamento fu escluso. il Parlamento non intervenne per niente in questa fase. non intervennero nemmeno, nei contatti fra differenti esponenti di correnti politiche, tutti i partiti che siedono in quest' Aula. a un certo punto dal rimpasto si è passati alla crisi. perché? ecco il primo interrogativo al quale l' opinione pubblica si trova in grande difficoltà a rispondere. si è parlato — già qui si è accennato — all' episodio del collega Aldisio, la presenza del quale nel ministero che l' onorevole Pella si accingeva a ripresentare alla Camera dette motivo, pare all' onorevole Fanfani, di provocare una crisi, ma la cui presenza in questo Governo è considerata cosa normale. « incivile » — si è detto — inammissibile sembrava essere l' onorevole Aldisio come collaboratore dell' onorevole Pella; civilissimo, del tutto ammissibile egli è diventato come collaboratore dell' onorevole Fanfani. è chiaro — e del resto è stato detto, in modo molto autorevole, prima che da me, da altri — che questo non era che un pretesto. perciò a questo punto la perplessità dell' opinione pubblica aumenta, perché la gente si trova di fronte ancora una volta la domanda del perché il Governo Pella doveva essere mandato via. misteri della dialettica interna di quel partito della Democrazia Cristiana di cui da ieri sentiamo lodare in quest' Aula l' unità e la compattezza interiori. misteri di una dialettica che spero i competenti delle sue cose siano concordi con me nel riconoscere che è meno comprensibile ancora della dialettica di Hegel. la gente cerca ad ogni modo una spiegazione, e diverse spiegazioni sono state affacciate, sono circolate e circolano tuttora nell' opinione pubblica . il Governo dell' onorevole Pella — dice una di queste spiegazioni — avrebbe dovuto essere eliminato perché sarebbe diventato, attraverso il rimpasto fatto a quel modo, un governo forte, più autorevole di quanto non era stato prima, di più lunga prospettiva di esistenza. questo non faceva comodo a qualcuno di coloro che nella direzione del partito democristiano si considerano chiamati per investitura carismatica a dirigere in permanenza le sorti del nostro paese. accanto a questa vi è l' altra interpretazione, più umiliante per noi come italiani (che tuttavia è necessario ricordare perché ha fatto il giro della stampa del mondo intero), secondo la quale l' onorevole Pella avrebbe dovuto essere come presidente del Consiglio eliminato, perché era considerato persona incomoda, non più desiderabile dai dirigenti e dai rappresentanti diplomatici dello Stato-guida del partito democratico cristiano , degli USA è stato autorevolmente detto, onorevoli colleghi — ed io mi limito a riferire — che alcuni accenti di maggior fierezza e indipendenza dell' onorevole Pella trovati nella difesa di diritti nazionali e della dignità nazionale italiana avrebbero urtato la sensibilità di quella parte, e per questo le sorti dell' onorevole Pella sarebbero state segnate, e il gruppo democratico cristiano sarebbe stato chiamato a sancire questa fine con la sua condotta. che questo si possa dire, è cosa enorme! però sino ad oggi una voce da parte vostra che dicesse che questa è una enormità, che voi respingete come offensiva per l' Italia una simile supposizione, non c' è stata. la questione dei motivi per cui l' onorevole Pella fu costretto ad andarsene rimane aperta, quindi, e di qui viene questa ombra singolare di dubbio, di sfiducia generale che regna oggi tra di noi, per cui a un certo momento legittimamente si è potuto pensare che fosse persino superfluo il discutere. di qui viene quel fastidio che ci invade un po' tutti e che non riescono a superare le vostre tirate sull' unità e sulla compattezza del partito democratico cristiano e gli appelli che fate indifferentemente a tutte le parti della Camera di votare per questo Governo. concretamente, di fatto, che Governo abbiamo davanti a noi? ad eccezione dell' onorevole Pella e di qualcun altro, credo, gli stessi uomini di prima, non cambiati, pur essendosi scambiati i posti. il precedente era un Governo monocolore democratico cristiano ; Governo monocolore democratico cristiano è questo. e qui si continua a non capire niente, qui continua l' equivoco, benché, se vogliamo, qui già si apra uno spiraglio per cominciare a comprendere che cosa sia avvenuto e quali siano gli elementi della situazione che sta davanti a noi. riconosco che voi siete riusciti a far ampiamente circolare, se non a far accettare, la costatazione che in questa Camera non vi sarebbe maggioranza « precostituita » per un qualsiasi governo. ma questo non è vero. simile costatazione non solo non corrisponde alla situazione di questa Assemblea, ma non corrisponde alla normalità del regime parlamentare . le maggioranze si costituiscono formando il Governo; si costituiscono elaborando direttive politiche comuni, sollecitando quei contatti e quegli accordi ai quali in questa Camera, a quanto a noi risulta, nessun partito fino ad oggi si è rifiutato, né alla destra, né al centro, né a sinistra e nemmeno all' estrema sinistra . è sollecitando questi accordi che si costituiscono le maggioranze, ma non, onorevole Zaccagnini, proclamando, come ella ha fatto ieri, che il partito democratico cristiano ha un suo programma e questo è da prendere o lasciare, perché non verrà modificato: se lo si accetta, si deve appoggiare il Governo, se non lo si accetta, il Governo non si fa. se così si pongono le questioni, non vi è più un regime parlamentare . ma la questione che qui affiora è un' altra. viene fuori esplicitamente, da una posizione simile, la vostra aspirazione fondamentale, contraria alla situazione che esiste oggi e nel Parlamento e nel paese e contraria alla correttezza di vita di un Parlamento democratico, di mantenere solidamente in mano in qualsiasi condizione e ad ogni costo il monopolio del potere e del Governo. è questo ciò che voi non volete abbandonare. lo vedremo domani, onorevole collega. voi non vi volete convincere della necessità di cambiare radicalmente, a questo proposito, le vostre posizioni. questo è il punto di partenza di tutta la crisi di cui soffrono il nostro Parlamento, la nostra democrazia e tutto il paese. a vostro giudizio, il potere deve essere tutto vostro. così voi proclamate su tutti i vostri giornali. il partito liberale , da voi sollecitato a collaborare, chiede il dicastero della pubblica istruzione ? scandalo! la cosa non si può fare! solo un uomo della Democrazia Cristiana può essere preposto a quel dicastero. un altro partito vi chiede, dandovi il suo appoggio, il ministero di Grazia e Giustizia ? altro scandalo! nemmeno per sogno! anche questo deve essere affidato a un vostro esponente. e così via per tutto il resto. ma perché tutto questo? perché non volete accettare in concreto la collaborazione di alcuno? che cosa avete da nascondere? la prima esigenza che noi presentiamo e difendiamo è che la si faccia finita con questa vostra pretesa altezzosa di esclusivismo del potere. se un partito appoggia stabilmente una formazione governativa, disponga o no questa della maggioranza in Parlamento, e corretto costume che esso condivida la responsabilità del potere facendo parte della formazione governativa. davvero sarebbe assurdo, oggi, che voi continuaste a pretendere l' appoggio di un partito non permettendogli, per contrapposizione, di mettere né mano né: occhio negli affari governativi. una sola eccezione posso ammettere, quella di un partito privo di seguito, di un partito ombra, come è diventato oggi, per esempio, il partito repubblicano . ma non si tratta solo del Governo, abbiamo infatti appreso, nel corso degli anni passati, che vi è anche il « sottogoverno » , che sarebbe poi la effettiva direzione della amministrazione pubblica . anche qui, chi collabora con voi non deve poter mettere il becco. si tratta di posti, di incarichi, di contratti, di sussidi, di giornali, di radio, di enti. ahimè! quale dolente capitolo si apre a questo punto. l' ente crea l' esistente, diceva un nostro filosofo oggi alquanto dimenticato. oggi invece si va sussurrando da tutte le parti che l' ente serve a creare non l' esistente, ma l' esistenza dei partiti o, se non proprio a crearli, a dare loro solidità, a sostenerli, a conferir loro prestigio e forza, i cattivi dicono addirittura a dare una o più possibilità finanziarie. onorevoli colleghi , esiste nel nostro paese a questo proposito una pesante atmosfera, che bisogna dissipare. la gente non ha fiducia nell' amministrazione dello Stato , e tanto meno ne ha quanto più si sale in alto, verso quelle sommità che voi occupate. rendetevene conto in tempo e rimediate. il primo dovere che avete è di tener conto della giusta opinione degli altri. recentemente vi è stato uno scandalo per la sorte toccata a un grande quotidiano torinese, che voi vi siete attribuito, passando sopra a qualsiasi norma di correttezza amministrativa. il fatto ha suscitato la riprovazione generale, non solo da parte nostra, ma da parte di tutti i partiti qui rappresentati e persino da parte di vostri esponenti. questa riprovazione generale è stata espressa nel modo più ampio e chiaro, qui e fuori di qui. con quale conseguenza? un sottosegretario, chiamato qui a difendere un operato che probabilmente egli stesso riconosceva lesivo delle corrette norme dell' amministrazione pubblica , è venuto qui a balbettare. ma poi? è cambiato qualche cosa? non è cambiato nulla. avete tenuto conto di quella critica, avete riparato alla scorrettezza compiuta? nulla. voi avete persino perduto l' abitudine di considerare la lontana eventualità di tener conto di quelle che sono le giuste richieste e proteste avanzate da tutte le parli del paese. è necessario quindi — ed è in particolar modo su questo che noi intendiamo porre l' accento — che questo monopolio politico del Governo, del sottogoverno e di tutto il resto, nelle mani della Democrazia Cristiana e dei suoi dirigenti venga rotto. per questo siamo decisamente favorevoli alla adozione generale di una legge elettorale proporzionale, anche qualora il tipo di proporzionalità che venisse adottato facesse perdere al nostro gruppo qualche rappresentante. non ce ne importa. abbiamo ascoltato ieri con soddisfazione le cose dette a questo proposito dall' onorevole Romita, e qualora il gruppo socialdemocratico impegni un' azione seria per ottenere questo risultato, a parte tutte le recriminazioni per le diverse posizioni reciprocamente sostenute nel passato, dichiariamo senz' altro che ci assoceremo all' azione che verrà svolta in questo campo dal partito socialdemocratico o da altri partiti. quest' ansia vostra di monopolio completo del potere si accompagna a un altro elemento, che è di corruzione politica e persino di corruzione morale della coscienza dei cittadini. quando si tratta, per voi, di mantenere il potere: e avete di fronte una destra di là, una sinistra di qua, voi siete indifferenti. si giunge, in questo modo, al vero e proprio scandalo. il presidente del Consiglio è stato scelto. il Governo è stato costituito. sono firmati i decreti. sono stati distribuiti i posti. il programma probabilmente è già preparato. ebbene, proprio in questo momento subiamo l' onta — noi che ci occupiamo di politica in Italia — di leggere su un grande quotidiano romano, considerato portavoce ufficioso del Governo e della Democrazia Cristiana , uno scritto editoriale dove si dice, rivolti alla sinistra: « questo Governo è tutto per voi, ma se non verrete, badate, lo stesso Governo, senza nulla cambiare, si reggerà sulla parte avversa » . lo stesso discorso, esattamente e nello stesso momento, si rivolge alla destra. come si deve qualificare questa ambivalenza, questa vergognosa indifferenza, questo vero e proprio cinismo politico, che diseduca il paese, che fa perdere al Parlamento e a tutti la nozione di quei valori morali, di sincerità e di coerenza, che devono stare alla base di qualsiasi indirizzo politico ? da tutto questo esce, sempre più grande, la confusione. per uscire da questa confusione, l' attuale presidente del Consiglio ci ha dichiarato di essersi voluto servire di uno strumento nuovo, di un programma. con il programma — ha detto — noi ci qualifichiamo. mi rincresce doverle dire, onorevole Fanfani, che è proprio il programma che vi ha squalificati. esso consta di una parte concreta, che comprende assegnazioni, stanziamenti, cifre. per questa parte, affermo — e tenterò di dimostrarlo — ci troviamo di fronte a un vero rompicapo. quanto al vero e proprio indirizzo politico , nulla ho trovato in quello che avete detto che contenga una risposta adeguata ai problemi urgenti che sorgono dal maturare della coscienza politica della nazione, nei suoi diversi strati sociali e dai loro contrasti. nulla! quello che voi avete esposto è sanfedismo, è un esclusivismo ideologico, il quale, va detto apertamente, è contrario allo spirito e alla lettera della nostra Costituzione repubblicana, la quale, in questo campo, traccia e impone una via di tollerante convivenza fra diverse ideologie. l' ho detto che, per quello che ci avete voluto indicare come elenco di proposte e decisioni concrete, ci troviamo davanti a un vero rompicapo. per quanto abbia ascoltato con attenzione le espressioni dei colleghi che hanno rivolto elogi a questa parte del programma governativo, non sono riuscito a convincermi che essi abbiano avuto un minimo di ragione di fare questi elogi. nelle cose che ci sono state proposte abbiamo trovato di tutto. c' è il materiale ferroviario, il reattore, la produttività, la piccola e la media industria, ci sono le case popolari , quelle popolarissime e quelle per gli agenti di Pubblica Sicurezza , ci sono i fiumi, le strade, i progetti, le pietre della montagna, le stazioni di stalloni governativi i cantieri-scuola, l' edilizia scolastica e tutto il resto. una piccola osservazione marginale, onorevole Fanfani, prima di continuare. mi sono meravigliato, di fronte a questa abbondanza, come piemontese, eletto da elettori piemontesi e residente per una parte dell' anno (quando mi è consentito) nella Valle d'Aosta , che sia scomparso il traforo del Monte Bianco . dove è andato a finire il traforo del Monte Bianco ? ognuna di queste molteplici voci, poi, è accompagnata da una assegnazione di miliardi. siamo davanti a una girandola di miliardi e a una girandola di obiettivi. la prima impressione è di un' astuzia alquanto infantile. sembra che l' onorevole Fanfani (e quanto ha detto testé l' onorevole Cappa conferma ciò che supponevo) si sia proposto di poter dire domani, affrontandoci forse in comizi elettorali, forse sulla stampa, che coloro che avranno votato contro di lui avranno votato contro il reattore, contro il materiale ferroviario, contro gli stalloni governativi contro le case popolari , contro le strade, perfino contro i progetti. contro tutto avrebbero votato e, per questo, sarebbero da additare come i nemici di tutti coloro che dall' approvazione di questi progetti dovrebbero trarre qualche vantaggio. meschino espediente propagandistico questo, onorevole Fanfani, onorevole Cappa! vi fu un partito, il partito repubblicano , che durante la recente lotta elettorale fece leva, nella polemica contro di noi, sopra argomenti di questa natura. voi comunisti, dicevano, siete contro la riforma agraria , perché non avete approvato le leggi Segni, voi siete contro la casa dei poveri perché non avete approvato l' INA-CASA, e cosi via. ma quale valore hanno queste argomentazioni, quando si tratta di amministrare lo Stato e di decidere tra differenti soluzioni e differenti indirizzi? del resto, mi dicono che una gran parte degli elettori che subirono quella tale propaganda dei repubblicani, alla fine decisero di non votare per il partito repubblicano e diedero i loro voti a un' altra parte. ma questo è un altro ordine di considerazioni, onorevole Pacciardi. ad ogni modo, ho cercato di fare una somma di tutte le cifre che sono state elencate. sono arrivato a un totale effettivamente impressionante. devo subito dire, però, che non assumo responsabilità completa per le cifre perché sono stato costretto, come tutti noi, a lavorare su materiale giornalistico. può essere caduta una linea di piombo e con la linea di piombo possono essere caduti 10 o 100 miliardi, il totale, comunque, arriverebbe a 519 miliardi e 376 milioni. fatta la somma, però, mi sono accorto che questa somma non si può fare, perché ci hanno insegnato che si può fare la somma soltanto quando gli addendi sono omogenei e qui manca la omogeneità degli addendi. colui che ci ha presentato il programma non si è dato la pena di far sì che noi potessimo sapere esattamente che cosa è e che cosa significa ciascuna delle cifre elencate. alcune delle somme che ci sono state indicate devono essere qualificate come operazioni correnti di bilancio. per altre si tratta di spese normali di lavori pubblici , credo. ad ogni modo, per poter dire se si tratta di spese normali per lavori pubblici o invece di un accrescimento di queste spese, dovremmo avere in mano i bilanci e non li abbiamo ancora. siamo perciò costretti a congetture, o a credervi sulla parola. per una parte, poi, si tratta di investimenti, ma qui il buio è ancora più fitto, perché questo è proprio il caso in cui per dare una risposta circa il valore delle cifre che ci sono state presentate, non solo si deve avere esaminato il bilancio preventivo, ma si dovrebbe anche poter esaminare e tener conto dei bilanci consuntivi. purtroppo, da quando governa il partito della Democrazia Cristiana , la consuetudine costituzionale di presentare regolarmente i bilanci consuntivi all' esame del Parlamento e dei competenti è stata perduta. entriamo in qualche particolare. ecco i 26 miliardi, più 16 ritardati per materiale ferroviario. se non erro, si tratta di spesa predisposta da tempo e — sempre se non erro — credo sia stato già emesso un prestito per coprirla. trenta miliardi sono previsti per risarcimento di danni di guerra. va bene . ma noi abbiamo approvato, e il Senato pure l' ha approvato, una legge per il risarcimento dei danni di guerra in quel determinato periodo. questa è oggi una legge dello Stato. i danni di guerra devono dunque essere pagati a seconda di essa. qui non si fa dunque nulla di nuovo. se ci aveste detto che quella legge verrà migliorata, che voi proponete che i danni di guerra vengano pagati in misura più rispondente a quella che la realtà effettiva del danno, avrei compreso. allora avreste potuto dire di avere cambiato qualcosa, altrimenti non capisco davvero che cosa sia questa se noli una normale e obbligatoria assegnazione di bilancio. già è stato detto che i 15 miliardi per i cantieri di lavoro sono un residuo attivo: già è stato osservato che l' aumento della retribuzione giornaliera dalle 500 alle 700 lire — rivendicazione che era dei sindacati unitari confederali — già in una parte dei cantieri viene attuato, perché è stato riconosciuto che le 500 lire non solo non erano bastevoli, ma rappresentavano un pericolosissimo calmiere dal basso del salario, una specie di salario infimo obbligatorio. quanto ai 270 miliardi per le strade, non si comprende come possano essere sommati al resto, perché lo stesso ministro ci ha detto di non sapere ancora dove trovarli, e se e quando potrà dunque essere iniziato questo lavoro. infine ci troviamo ancora una volta di fronte alla consuetudine di presentare spese con una previsione a lunga scadenza , di tre o di cinque anni. l' onorevole De Gasperi fece una volta previsioni anche più lunghe. ho già detto altre volte che queste previsioni hanno un valore solo in un quadro di pianificazione economica generale, altrimenti no! ma poi, onorevole Fanfani, qui occorre essere modesti. io non comprendo come ella sia in grado di fare tanto sottili provvedimenti quando non è sicura che a « mezzo novembre » , voglio dire alla fine di questo mese, arrivi ciò che ella ha filato all' inizio del mese di gennaio. per dirla senza letteratura: come fa a fare dei piani a scadenza di cinque anni se non sa se avrà la investitura per restare al potere cinque giorni? vi è qui davvero una presunzione esagerata! di fronte a una posizione simile, si è spinti a tentare di ricavare dal complesso di cifre che ci vengono presentate in modo così arruffato e ingannatole, una cifra che abbia validità almeno per l' anno che adesso si apre. si arriva a 21 miliardi e mezzo, di cui 18 e mezzo sarebbero per investimenti e 3 per un aumento dei sussidi distribuiti dagli enti comunali di assistenza. per quel che si riferisce alle case, la critica è stata già fatta, e non vi insisto. anche qui però si è aperta, per me, la questione di riuscire a giustificare uno scarto da 116 a 277 miliardi. ne sapremo di più, senza dubbio, quando avremo davanti il bilancio dello Stato , ma per ora non lo abbiamo. per ora siamo di fronte essenzialmente a un rompicapo. questo aumento di spese che sembra venga previsto per l' anno prossimo , in quale rapporto sta con la spesa totale che ci verrà proposta? e in quale rapporto stanno gli aumenti di investimenti per l' anno prossimo con la somma totale degli investimenti che ci verranno proposti, e in quale rapporto con la linea di sviluppo della entità degli investimenti nella serie degli anni passati? vi è anche un' altra questione, che direi preliminare, che mi interessa: in quale rapporto stanno queste vostre assegnazioni per spese produttive con le assegnazioni per spese militari? nel bilancio corrente le spese militari ordinarie erano di 305 miliardi, quelle straordinarie di 121. questi 121 miliardi straordinari dovrebbero venir meno quest' anno. corre voce che la diminuzione della spesa totale per gli obiettivi militari. sarebbe invece soltanto di 40 miliardi. questo vorrebbe dire, deducendo 40 da 121, che vi sarebbe un aumento effettivo di 80 miliardi è vero o non è vero? fino al momento in cui non avremo davanti il bilancio non potremo dare una risposta. per una parte importantissima, questo Governo, che intende qualificarsi sulla base di un programma « sociale » , ci lascia dunque senza un punto di orientamento. ritornando agli investimenti, e quindi cercando di tirare le somme di questa analisi, ricordo, e tutti forse ricorderanno, che alcune cifre vennero date nel passato, in particolare dall' onorevole De Gasperi nel suo discorso di replica al dibattito avutosi in occasione della presentazione del suo Governo alla Camera nel mese di luglio. lascio da parte quelle cifre, le quali dimostravano, sino all' anno attuale, una linea ascendente. non so però quale cifra questo Governo vuole toccare per l' anno in cui si propone di amministrare le nostre ricchezze nazionali. più concretamente vorrei riferirmi a una cifra molto sintomatica, che venne data dall' onorevole Pella quando egli presentò il suo Governo nel mese di agosto. egli ci disse allora esattamente di avere a disposizione per investimenti (e ci specificò quali erano le fonti e il carattere di queste disponibilità) mille miliardi e rotti. so benissimo che non si trattava di moneta corrente di cui il Governo avesse la disponibilità. si trattava, in gran parte, di residui passivi , cioè di assegnazioni fatte e che potevano essere concretamente coperte senza che ne venisse turbato l' equilibrio, già preveduto, del bilancio dello Stato . dove sono andati quei mille miliardi? in che rapporto sta quella somma, che allora ci venne indicata con evidente serietà dall' onorevole Pella, con tutte le proposte che ella, onorevole Fanfani, ci fa oggi con altrettanto evidente leggerezza e in particolare con la proposta, assai modesta, di questi 21 miliardi e mezzo per l' anno corrente? è per tutti questi motivi che mi sono meravigliato dell' approvazione che questa parte della sua esposizione ha potuto suscitare. le approvazioni, in questo caso, possono soltanto significare che abbiamo perduto l' abitudine a discutere in concreto, nei particolari e seriamente, quanto riguarda le cose del bilancio dello Stato . tutta questa parte, però, ci è stata esposta dall' onorevole Fanfani con tono assai altezzoso e abbondanza di verbi al modo indicativo prima persona singolare: « io oggi presento » , « io ho presentato al Senato » , « io ho predisposto » , « io predisporrò » , e così via . ho visto alcuni colleghi, allorché ascoltavano questo modo di esprimersi, sbirciare sul banco del Governo , sotto e attorno ad esso, per vedere se l' onorevole Fanfani non avesse infilato gli stivaloni neri e deposto in qualche parte il cappellone con l' uccellaccio, ch' erano di uso quando ci si esprimeva in questi modi. la conclusione cui si arriva dopo un primo esame serio delle proposte che avete fatto, della loro eterogeneità, e della impossibilità di conoscere, sino a che non avremo in mano i bilanci dello Stato, che cosa esse concretamente significhino, la conclusione cui si arriva è che anche in questo campo abbiamo bisogno che qualche persona veramente seria, possibilmente che non appartenga al gruppo dirigente tradizionale della Democrazia Cristiana , guardi in fondo a queste proposte e ci dica veramente le cose come stanno e cioè in quale situazione siamo per quanto riguarda le possibilità di investimenti produttivi per il prossimo anno e in un futuro più lontano. anche dall' esame, quindi, di questo aspetto del vostro cosiddetto programma, ancora una volta esce imperiosa, e forse più di prima, la necessità che venga rotto il monopolio governativo del partito democratico cristiano , se vogliamo riuscire a capire qualcosa della nostra amministrazione, se vogliamo riuscire a bene amministrare il bilancio dello Stato . naturalmente, nel corso di questa enumerazione di assegnazioni di decine e centinaia di miliardi, l' onorevole Fanfani ha inserito alcune affermazioni le quali non possono che trovare il consenso di tutti coloro i quali conoscono la situazione del nostro paese. quando ella, onorevole Fanfani, dice e proclama che è necessaria una lotta grande contro la miseria, che è necessario « aggredire » la disoccupazione e così via , noi non possiamo che salutare queste espressioni. queste sono state le nostre parole d' ordine fondamentali nel corso della campagna che culminò nel voto del 7 e dell' 8 giugno. se per fare un efficace anticomunismo ella, onorevole Fanfani, ha bisogno di proclamare ancora una volta a tutto il paese quello che noi abbiamo continuato e continuiamo a proclamare, che quelle nostre parole d' ordine erano giuste, attuali, che esse corrispondevano e corrispondono alle necessità urgenti della popolazione lavoratrice e dell' Italia, noi non abbiamo che da ringraziarla, onorevole Fanfani. bisogna però rendersi conto che le parole non bastano. per poter realmente condurre la necessaria lotta contro la miseria, per poter « aggredire » la disoccupazione, per poter affrontare e risolvere i pesanti problemi economici che si accumulano oggi davanti a noi, occorre un indirizzo nuovo di politica economica , di politica fiscale e di politica commerciale . ecco quello che invano abbiamo cercato attraverso la sua elencazione di assegnazioni di miliardi. occorre fare qualcosa, prima di tutto, per allargare il mercato interno del nostro paese e la prima cosa da fare è di elevare il tenore di vita delle popolazioni lavoratrici delle città e delle campagne e di attenuare la pressione fiscale sopra il ceto medio produttore. che cosa pensate di questi problemi? perché questo Governo, che si presenta vantando una « apertura sociale » , non è in grado di dire una parola sola su quell' angosciosa questione del conglobamento e adeguamento salariale, che si dibatte da mesi e mesi e non giunge a soluzione per la testardaggine del ceto industriale monopolistico, il quale non vuole scendere nemmeno a un dibattito concreto, nonché a un accordo, con i sindacati dei lavoratori? perché il Governo non ha avuto il coraggio di dire che disapprova questa testardaggine del ceto industriale, la quale costringe i nostri lavoratori ad affrontare lotte sempre più dure e costringe il paese a subire, di conseguenza, una tensione sempre più grave? questa Camera approvò, sotto il Governo dell' onorevole Pella, un ordine del giorno nel quale si reclamava che venisse posto fine ai licenziamenti in determinati settori industriali. di quell' ordine del giorno , in seguito, non si tenne alcun conto. questo Governo dall' apertura sociale è disposto a tenerne conto? che cosa intende fare in questo campo? quale parola ha da dire agli operai, ai lavoratori del ceto medio che soffrono per la crisi che stanno attraversando le nostre industrie, nella maggior parte dei casi per colpa evidente dei grandi industriali monopolistici? che cosa ha da dire riguardo a quella parte dell' apparato industriale che è oggi a disposizione dello Stato e di cui lo Stato potrebbe servirsi in modo positivo per una resistenza e una lotta contro i gruppi monopolistici? le parole che voi avete detto a questo proposito sono parole di capitolazione completa nei confronti dei monopoli. nemmeno i repubblicani sono stati capaci di approvarvi. voi rinviate la questione alle calende greche . il diritto dei grandi monopoli capitalistici di disporre a loro piacere della ricchezza dello Stato e di strozzare la vita economica della nazione, perché questo serva a mantenere e accrescere i loro profitti, questo diritto per voi è sacro, è tabù. voi ricalcate l' errata posizione che fu parecchie volte qui sostenuta dall' onorevole De Gasperi , quando egli ci diceva che occorre aspettare di essere giunti a un periodo di tranquillità economica e di prosperità diffusa per poter discutere di riforme di struttura. ma i grandi industriali monopolistici mai vi lasceranno arrivare a questo punto! il giorno che voi annunciaste di volere sul serio iniziare una azione che tenda a limitare il privilegio dei gruppi monopolistici; il giorno che iniziaste qualcosa in questa direzione, vedreste la reazione scatenarsi contro il Governo e il Governo potrebbe resistere e vincerla solo facendo appello alle grandi masse del popolo, alle sue inesauribili energie, al suo inesausto spirito di sacrificio. oggi, poi, entrano in scena anche i monopoli stranieri. ci avete parlato con fierezza della creazione di un comitato di coordinamento per lo sfruttamento delle fonti di energia del sottosuolo italiano. si tratta oggi di metano, e si tratta anche di petrolio, nella Sicilia e in altre parti d' Italia. la mia opinione è però che avreste dovuto trovare il modo di esprimere una chiara posizione del Governo circa le attività di quel rappresentante di una potenza straniera, cioè del grande capitalismo monopolistico americano, le quali palesemente mirano a porre a disposizione dei monopoli americani ingenti e finora non sfruttate risorse del nostro suolo. su questa questione avevate il dovere di prendere posizione perché essa e ormai una questione attuale. dovremo dunque aspettare che venga fuori un Mossadeq il quale abbia la dignità e la forza necessarie per rivendicare al popolo italiano la proprietà di queste energie, senza dover render conto a nessun monopolio straniero? un nuovo indirizzo di politica economica esige una nuova politica agraria. ma qui voi avete parlato in modo che coloro che vi hanno ascoltato hanno capito — e del resto lo avete fatto espressamente — che ponevate limiti persino alle leggi inadeguate oggi esistenti. avete riaperto in modo negativo la questione della riforma dei contratti agrari, sulla quale già eravamo arrivati a qualcosa di positivo, attraverso un accordo tra i differenti partiti nelle Aule parlamentari. un nuovo indirizzo economico esige una politica fiscale diversa da quella che fino ad oggi è stata seguita. ci presentate, a questo proposito, un provvedimento che è stato elaborato, come tutti sanno, dal Governo che vi ha preceduto. si dice però che il Governo che vi ha preceduto avesse elaborato, in pari tempo, altre misure di carattere fiscale che rendevano più efficace l' azione che con quel primo provvedimento si intendeva svolgere per meglio colpire il profitto capitalistico. è vero che queste misure erano pronte? dove sono andate a finire e perché? ma che cosa vi proponete di fare per risolvere la questione fondamentale, che è quella di riformare tutto il nostro sistema fiscale, basandolo non più prevalentemente sulla imposizione indiretta, che aggrava le condizioni dei lavoratori e del ceto medio , che restringe il mercato interno e lascia intatto il grande profitto capitalistico, permettendogli poi tutte le evasioni, e basandolo invece essenzialmente su un sistema di imposte dirette che colpiscano coloro che effettivamente sono in grado di contribuire con le loro ricchezze a sollevare i bisogni dell' economia nazionale? per quanto riguarda il commercio estero, dove sono andati a finire i sia pur timidi accenni che già erano stati fatti alla necessità di non lasciarci soffocare dai divieti americani? mancando, in tutti i campi che ho indicato, qualcosa che vi differenzi da ciò, che è stato fatto negli anni passati e che ci ha portato a una situazione così grave, come quella che tutti conosciamo, non esiste una qualifica economica e politica diversa, non esiste soprattutto quella qualifica sociale che voi proclamiate essere la vostra. va aggiunto che a tutto questo si intrecciano quei problemi veramente fondamentali della vita politica del nostro paese, che si riferiscono alla posizione che è riservata agli operai e a tutti i lavoratori di condizioni più umili, nelle città e nelle campagne, di fronte ai padroni, di fronte all' apparato dello Stato e nella direzione della vita pubblica del paese. valgano oggi, a difesa dell' operaio nelle fabbriche, le leggi dello Stato? vale la Costituzione repubblicana? siete capaci di dire una parola a questo proposito? gli esempi si accumulano e sono l' uno più impressionante e tragico dell' altro. ecco la notizia che pochi giorni or sono ci è giunta da Torino: un operaio, Giovanni Scaf, dopo 23 anni di lavoro nella fabbrica, viene cacciato dal lavoro perché nel corso della refezione ha passato a un altro operaio l' avviso di convocazione di una riunione sindacale. cacciato dal lavoro! il lavoro è stato negato a quest' uomo perché egli è iscritto a un sindacato e perché ha passato a un altro suo compagno l' avviso di convocazione di un' assemblea sindacale. che ne dite, colleghi democristiani? che ne dite voi, che penso crediate come noi che il lavoro è la sostanza della vita degli uomini su questa terra? che ne dite di simile infamia? ma qui vi sono dei nomi. il licenziamento di questo operaio è stato firmato con nome e cognome da dirigenti di quella officina. quale magistrato ha chiamato questi uomini, i quali hanno commesso un vero e proprio reato? quale magistrato li chiamerà a render conto della loro azione criminosa? esiste la Costituzione? esistono le leggi in difesa dei diritti dei cittadini nelle fabbriche? sembra che i grandi industriali monopolistici non siano più tenuti ha rispettarle. ma, accanto a questa matura l' altra. questione, che è di ordine generale e sta alla base di tutti i nostri dibattiti, di quelli che avremmo dopo il 7 giugno, di quelli che ci furono in seguito, dello scontro di posizioni politiche tra i partiti nel corso di questa crisi, della discussione presente. quale è la posizione che viene fatta alla classe operaia , ai lavoratori di opinioni sociali avanzate e alle loro organizzazioni nella direzione della vita economica e politica del paese? ho sentito dai colleghi, con alquanta leggerezza, credo, fare confronti affrettati fra la situazione che esiste oggi in Italia e quella che esistette negli anni tragici che vanno dal 1919 al 1923. non lasciatevi trascinare da questa falsa analogia. le cose sono oggi molto diverse da allora... vi è un elemento di analogia ed è l' incertezza, lo smarrimento di quella parte della classe dirigente che non riesce a vedere quali sono i problemi che bisogna oggi affrontare e risolvere. tutti! il resto, però, è diverso e le cose andranno, dunque, in modo molto diverso. piuttosto, io vorrei stabilire una relativa analogia con la situazione che esistette in Italia intorno al 1900. anche allora incombeva un problema fondamentale di livello di esistenza dei lavoratori. gli operai, i braccianti, i contadini nelle campagne del nord e del sud reclamavano un più alto tenore di vita . a questo si accoppiava immediatamente, come questione politica di fondo, il problema della libertà. gli operai, che già si erano in parte organizzati, chiedevano la libertà delle loro organizzazioni, la libertà dello sciopero, la libertà del loro movimento. questo chiedevano le leghe dei braccianti nostre. questo chiedevano i contadini più avanzati dell' Italia meridionale, della Sicilia, della Sardegna. fu allora merito di un uomo politico che era un liberale, Giovanni Giolitti, ma un liberale di tendenza democratica, in quei momento, per lo meno, avere compreso che bisognava partire dalla soluzione del problema politico, che la soluzione del problema politico era la chiave che poteva aprire alla nazione un avvenire migliore. il problema della libertà venne risolto la libertà venne concessa alle organizzazioni e agli scioperi, per lo meno in una misura tale che modificò la situazione. venne imposta per qualche anno una pausa alle avventure reazionarie stimolate dal ceto dirigente capitalistico, venne assicurato un periodo più o meno lungo di sviluppo economico e politico favorevole. oggi, la libertà ce la siamo conquistata interamente e nessuno può pensare di togliercela. oggi però sussiste, e più acuto forse di allora, il problema del tenore di vita delle grandi masse lavoratrici . è più acuto perché sono diventate enormemente più forti per lo sviluppo delle cose e per lo sviluppo delle coscienze, da un lato la pressione del ceto capitalistico che strozza la vita economica della nazione, dall' altro, l' aspirazione delle masse lavoratrici a una esistenza migliore e a, contare di più. bisogna che in questa situazione l' uomo politico riesca ad afferrare qual è il problema di fondo . con la sola libertà politica , non si va più avanti; ci vuole una trasformazione di strutture economiche. non basta più la sola democrazia politica, occorre una democrazia economica. questo è il problema che si pone. ma la avanzata verso una democrazia economica non è possibile, anzi è esclusa in modo assoluto, se al Governo non accede, presto o tardi, una formazione, la quale rappresenti tutte le forze delle classi lavoratrici , poggi sopra di esse e prenda posizione contro i piccoli gruppi di privilegiati che dispongono, in modo monopolistico, delle ricchezze del paese. abbiamo del resto una Carta fondamentale che ci indica con saggezza la via da seguire è la Costituzione repubblicana, la quale non solo parla di Repubblica fondata sul lavoro, ma dice anche che cosa occorra fare per riuscire ad avere un ordinamento democratico fondato sul lavoro. questa è la strada che deve essere seguita, questo è il passo che deve essere fatto e che in sostanza corrispondo, nella situazione attuale, al passo che si riuscì a fare. perché qualcuno comprese che era necessario, intorno al 1900. si deve aprire alle forze organizzate della classe operaia e delle masse lavoratrici di tutte le tendenze, ma prima di tutto di quelle compattamente e solidamente organizzate e animate dall' ideale del socialismo, la via della partecipazione alla direzione della cosa pubblica . ho cercato invano, nelle dichiarazioni di questo Governo e nei discorsi fatti dai colleghi democristiani per appoggiarlo, una sia pur lontana consapevolezza di questo problema, della sua urgenza e gravità, della necessità che di qui si incominci per tentar di risolvere tutte le altre questioni che ci stanno dinanzi e per risolverle più agevolmente di quanto non possa essere fatto in altre condizioni. non potevamo chiedere che una siffatta intuizione politica fosse presente all' uomo che era a capo del precedente Governo, all' onorevole Pella, il quale anzi cercò di sottolineare e sottolineò sempre la sua fedeltà a concezioni tradizionali di conservazione politica e sociale. noi lo combattemmo, gli negammo la nostra fiducia, esprimemmo apertamente la nostra opposizione al suo Governo. debbo però riconoscere. onorevole Fanfani, che il confronto fra le posizioni prese dall' onorevole Pella e le posizioni che ella ha preso si conclude a favore dell' onorevole Pella. si ebbe l' impressione che alla visione di conservatore dell' onorevole Pella non fosse sfuggita la nozione che nel paese è maturato qualcosa di nuovo e di diverso, che sono maturi gli elementi di un nuovo equilibrio nelle forze dirigenti e nelle forze costitutive della società italiana . di qui, probabilmente, l' onorevole Pella derivò quel tono distensivo che oggi voi gli rinfacciate, che condannate e respingete in modo altezzoso, parlando di una pseudo tregua politica, che in realtà non vi è mai stata, per voi, il problema è di ideologia. avete la missione di liberare ad ogni costo il paese e voi stessi dall' avanzata dell' ideologia comunista, cioè marxista. vorrei ricordare in proposito, prima di tutto, che fin dalle prime battute dell' Assemblea costituente , quando era ormai chiaro quale fosse lo schieramento delle forze politiche in Italia dopo il crollo del fascismo, e in seguito, attraverso tutti i dibattiti politici che ebbero luogo nel Parlamento e fuori, sempre noi abbiamo messo in guardia contro qualsiasi tentativo di scardinare la nostra vita politica scavando in mezzo alle forze politiche che si muovono in Italia trincee ideologiche che non possano essere superate. abbiamo insistito sempre nel proclamare che coloro i quali avessero operato e operassero in questo modo facevano il danno del paese, perché la loro azione non sarebbe servita ad altro che a prolungare una confusione che deve essere superata, a impedire che si realizzassero quei contatti, quegli accordi, quelle collaborazioni che sono indispensabili, oggi, se vogliamo rinnovare qualcosa della nostra struttura economica, sociale, politica. rimaniamo su questa posizione, e vi rimaniamo non tanto nell' interesse nostro, ma perché è una posizione di principio che difendiamo nell' interesse di tutti. si è parlato e si parla di marxismo ma, colleghi che non appartenete alla parte nostra, andate a sfogliare i materiali di propaganda della parte a cui appartiene l' onorevole Fanfani. vi troverete cose assai istruttive. vi troverete la cantilena che spero vi sia nota: Marx che è stato generato da Hegel, che è stato generato da Kant, che è stato messo al mondo da Cartesio, che era il figlio di Galileo Galilei, che è stato generato da Giordano Bruno e da Tommaso Campanella . io non voglio dire quanto questa cantilena corrisponda a verità e abbia un fondamento: non è questo il tema che oggi ci interessa. osservate, però, che qui limiti non ve ne sono. noi siamo forti abbastanza, colleghi di tutte le parti; siamo sicuri che riusciremo a resistere a qualsiasi attacco che oggi venga diretto contro di noi, come abbiamo resistito per tanti decenni. ma fate per un istante l' errata ipotesi che questa nostra resistenza dovesse venir meno e dovesse venir meno la resistenza dei nostri compagni e alleati socialisti. allora sarebbe il momento vostro, colleghi del partito socialdemocratico : sarebbe il momento suo, onorevole Villabruna: sarebbe il momento vostro, onorevole Lucifero, colleghi di tutte le parti della Camera, che qualcosa avete pure da fare con i grandi nomi che sono ricordati in quella cantilena, dalla quale derivano le posizioni ideologiche dell' integralismo clericale, non vorrei che voi crediate, dunque, che io insista su questo tema perché noi siamo, a questo proposito, particolarmente preoccupati. la lotta ideologica che voi scatenale contro di noi non ci fa perdere la necessaria calma, né ci può impedire di affrontare col dovuto spirito oggettivo, come finora abbiamo fatto, le questioni che si presentano nella vita del nostro paese e richiedono da noi e da tutti una soluzione. sappiamo benissimo — proprio come ella ha detto, onorevole Fanfani — che la vostra posizione è « guidata nei suoi concreti svolgimenti dall' esempio non discusso di una potenza straniera » , cioè del vostro Stato guida , che è l' imperialismo degli USA. le cose che voi avete detto nella vostra dichiarazione ministeriale sono quelle stesse che abbiamo appreso sarebbero state dette nei suoi viaggi da questo all' altro continente dal rappresentante degli USA nel nostro paese. ma io mi limito, onorevole Pacciardi, a darle un avvertimento amichevole, come del resto a tutti voi. rievocate nella vostra mente l' azione che venne svolta da questo ambasciatore degli USA di America nel corso dell' ultima campagna elettorale . ricordate la sua stizzosa sortita a Milano — credo — con l' intimazione agli italiani che essi avrebbero dovuto ad ogni modo far scattare con il loro voto la legge truffa , altrimenti vi sarebbero state non so quali sanzioni da parte del governo degli USA. il risultato quale è stato? opposto a quello che veniva intimato è stato una disgrazia, ma per voi, non per noi. sulla questione di Trieste, in seguito, quando questo ambasciatore ci mise le mani — e si dice lo avesse fatto con fieri propositi — le cose sono andate peggio di quanto mai non fossero andate, prima di tutto per l' onorevole Pella, poi, purtroppo, per i nostri fratelli triestini, e poi per il Governo stesso che stava a capo della cosa pubblica in Italia. anche qui, una sciagura, un malanno per voi, e un malanno, purtroppo, anche per il nostro paese. infine questo ambasciatore ha preso sotto le sue ali questo Governo, e vedete come vanno le cose, al povero Fanfani! non si riesce a sfuggire all' imprecisione che questa signora (scusate, noi italiani siamo un popolo primitivo, crediamo ancora a queste cose) appartenga a quel genere di persone che portano sfortuna la dove appaiono e mettono le mani. siate diffidenti, nel tener dietro, onorevoli colleghi , ai consigli che vi pervengono da quella parte. ve lo dico con spirito di amicizia e con piena cordialità. se poi vogliamo parlare più seriamente, la raccomandazione che vi faccio è di cercare di capire la realtà italiana partendo dall' Italia, non partendo né dagli USA, né dalla Cina..... né dall' Unione Sovietica , precisamente; partendo dal nostro paese, dalle sue condizioni, dal modo come vivono le nostre masse lavoratrici , dalle loro aspirazioni, dai problemi che qui si pongono e che dobbiamo risolvere. di qui cercate di partire, come noi ci sforziamo di fare almeno da 30 anni, dacché esistiamo e lavoriamo come partito. del tutto indifferenti ci lasciano le vostre parole in quanto contengano minacce. ci dite estranei alle tradizioni italiane. onorevole Fanfani, colleghi del Governo, colleghi di tutte le parti, qui è necessario rivolgervi ancora una volta un ammonimento solenne: vi esorto alle storie vi esorto a studiare, a meditare sulla storia d' Italia, in particolare di questi ultimi decenni, nei quali tutti abbiamo lavorato, nei quali molti di voi con noi avete vissuto e sofferto. l' altro giorno, riuniti in assemblea solenne e commossa, italiani di tutte le correnti politiche, assieme iniziando le celebrazioni del decimo anniversario della resistenza italiana alla invasione straniera, abbiamo celebrato il sacrificio, degno veramente di epopea, di sette fratelli, contadini della pianura emiliana, piccoli proprietari diventati benestanti per merito del loro lavoro, e barbaramente trucidati dal nemico del nostro paese per aver dato prova di umanità, di esser devoti alla causa della democrazia e di amare la patria. ebbene, in quella assemblea questo non fu detto, perché non c' era bisogno di dirlo. gli eroi che celebravamo erano infatti di tutti noi. così li sentivamo tutti, ed era giusto che la cosa non venisse detta. ma qui si può dire, e in risposta a lei, onorevole Fanfani, si deve dire: quegli eroi erano tutti e sette comunisti e comunista era il padre loro, figura leggendaria, ormai, di vecchio tronco familiare sopravvissuto a una bufera straziante. erano dei comunisti regolarmente inquadrati nel nostro partito nel periodo della illegalità; erano nostri dirigenti locali, giovani che noi avevamo educato a quelle virtù che li trassero alla morte, alla fraternità umana, ad amare la libertà, ad amare la patria e per la patria affrontare tranquillamente la morte. ecco un frutto glorioso di quell' opera di risveglio e di educazione della parte migliore del popolo che andiamo conducendo da trent' anni , da quando appunto esistiamo come partito. non so dove fosse, cosa facesse, sotto quale uniforme fosse travestito, l' onorevole Fanfani, quando noi dai luoghi del lungo e penoso nostro esilio attraverso tante difficoltà e a costo di tanti sacrifici compivamo quest' opera di educazione al servizio del nostro paese. oggi parlate di condurre contro di noi una lotta per arrestare ad ogni costo la nostra avanzata; e al richiamo della foresta già rispondono i bravacci della reazione, parlando di una « indilazionabile battaglia » di cui voi; finalmente, avete lanciato il primo appello. ma che volete dunque fare? volete far marciare indietro la ruota della storia? altri già lo hanno tentato e non ci sono riusciti. voi avete la sventura di trovarvi davanti gli stessi uomini che hanno diretto la Resistenza e la lotta vittoriosa contro quei tentativi. fino a spezzarli. volete proibire di ascoltare le radio straniere? ma anche questo è già stato fatto! è evidente che le discriminazioni politiche e amministrative disturbano lo sviluppo di un partito; ma in questi sette anni non avete fatto altro, e quale costrutto ne avete ricavato? quale costrutto soprattutto ne ha ricavato l' Italia? quanti problemi avremmo potuto risolvere se non fosse stata scavata questa trincea dell' odio ideologico tra forze che, al contrario, avrebbero potuto anche solo in parte comprendersi e collaborare! vorrei anche dirvi (e mi dispiace di essere io a dirvelo: forse pecco di immodestia. ma non è colpa mia se il mio gruppo ha designato me ad intervenire) che forse voi non pesate il valore delle parole che pronunciate così alla leggera. che cosa vuol dire « ad ogni costo » ? volete incitare a un altro 14 luglio! ma anche quell' avvenimento, alla fine, si ritorse contro di voi, diventò una tappa notevole nel nostro cammino, nell' aumento del nostro prestigio, delle nostre adesioni, dell' affetto che rivolge verso di noi la gente semplice e onesta del nostro paese. perché non fate invece uno sforzo serio per riuscire ad afferrare i motivi veri, profondi, in quello che voi chiamate l' avanzata di una ideologia a cui vorreste ad ogni costo sbarrare il passo? permettetemi di aiutarvi in questa ricerca, prima di concludere. prima di tutto, nelle cose stesse e nelle coscienze matura in Italia la necessità di un mutamento profondo, il quale tocchi le strutture economiche del paese e apra quindi la via ai necessari mutamenti politici, al progresso sociale e al progresso morale. ebbene, noi questa necessità la sentiamo al di sopra di tutte le altre e la affrontiamo con serietà di propositi. siamo gli iniziatori, in sostanza, della lotta per queste trasformazioni rinnovatrici. non siamo né politicanti né intriganti che vadano a caccia di influenze parlamentari o di posti governativi. questo lo sanno e lo vedono tutti. non siamo neanche degli scervellati o dei demagoghi, capaci di giocare con leggerezza con la pace economica e sociale del paese. ne abbiamo dato prove che tutti italiani hanno accolto, di cui tutti hanno compreso il valore. abbiamo una guida. essa è la nostra Costituzione repubblicana. combattiamo perché sulla linea tracciata da questa Costituzione le trasformazioni che sono necessarie e mature nelle cose e nelle coscienze vengano attuate. questo è il primo motivo per cui andiamo avanti, siamo il nuovo che si sviluppa e trionfa sul vecchiume che deve scomparire in secondo luogo la gente comune in Italia è stanca, sente fastidio delle divisioni politiche artificiali. non compie nemmeno una gran parte di questi nostri dibattiti, e aspira a veder realizzata una concordia, a veder raggiunto un determinato grado di collaborazione tra forze che tendono all' obbiettivo comune di rinnovare qualcosa nella vita economica e politica della nazione. per questo è accolto con simpatia chi si muova in questa direzione, in questa direzione lascia proposte accettabili, sempre si dimostri disposto ad allargare il campo delle discussioni e degli incontri per riuscire a superare le barriere dell' odio e della discordia, nell' interesse della causa dei lavoratori e nell' interesse di tutti. se succederà a questo un Governo che spezzi il monopolio governativo e politico democristiano, ne saremo lieti saremo lieti di questo fatto anche se con quel Governo potremo non essere d' accordo per il programma e per l' orientamento. potrà essere un primo passo in avanti. lo sforzo dei nostri compagni socialisti e il tentativo dei colleghi del partito socialdemocratico per riuscire a spingere verso un nuovo orientamento una parte notevole delle forze che oggi dirigono il partito della Democrazia Cristiana , sono da noi considerati con attenzione e seguiti con simpatia. sono utili, sono necessari. se si giungerà, muovendosi in questa direzione, a qualcosa che ci allontana dall' immobilismo prevalso fino ad ora e tenta a colmare quella trincea dell' odio ideologico che l' onorevole Fanfani tenta ancora una volta di scavare, se si farà qualche cosa di efficace per lottare contro la miseria, per far diminuire la disoccupazione, per limitare i diritti dei grandi monopolisti capitalistici, per applicare la Costituzione nella sua parte economica e sociale siate sicuri che ci saremo anche noi ad approvare quello che venisse fatto di buono. in terzo luogo, se volete approfondire i motivi per cui avanza la nostra ideologia nella coscienza delle masse lavoratrici e popolari italiane, rendetevi conto che la gente spera nella pace e vuole la pace e comprende, checché voi ne diciate e stancamente andiate ripetendo, che noi e le forze alle quali vanno le nostre simpatie in campo internazionale hanno fatto e fanno una tenace, paziente e conseguente politica di difesa della pace, per una distensione internazionale, per giungere finalmente a realizzare la più profonda aspirazione dei popoli nel momento presente. voi, in questo campo, siete peggio che immobili tornate indietro, rinnegate perfino quel poco di nuovo che, trattando della questione di Trieste, era stato accennato dall' onorevole Pella come orientamento della politica italiana nei rapporti internazionali. stancamente, senza convinzione, ci dite che questo Parlamento dovrà ratificare il trattato militare per la Comunità Europea di difesa, quando sapete e tutti sanno che questo è l' ostacolo principale e forse unico a che si faccia un passo decisivo per la soluzione di quel problema che è fondamentale per la pace dell' Europa e del mondo intero, cioè per ricostituire l' unità della Germania e del popolo tedesco . volete la CED e in pari tempo dite di aspirare la pace! vi è qui una profonda contradizione e tutto l' atteggiamento vostro — state sicuri — non contribuirà ad altro che a far avanzare ancora, con passo più sicuro, più fermo, più spedito, quella che voi chiamate l' ideologia comunista nella coscienza delle grandi masse dei lavoratori e dei cittadini italiani. e concludo. non so può avere fiducia in voi. non vi si può dare il voto di fiducia . non abbiamo fiducia in voi e il nostro voto di fiducia ve lo neghiamo ve lo neghiamo per le vicende attraverso le quali vi siete costituiti in Governo e che sono parlamentarmente e democraticamente non corrette; per la inconsistenza del vostro programma: per la confusione scandalosa delle proposte pratiche che avete presentate. vi neghiamo la fiducia perché non annunciate e non rappresentate nulla di nuovo, ma la continuazione soltanto di una politica che fino ad oggi ha recato danno al nostro paese al Parlamento, e al vostro partito stesso, perché rappresentate, anzi, per le parole che avete qui ripetuto e che vi venivano da altra parte, un maggiore asservimento ad uno straniero: perché escludete con l' azione vostra quella svolta verso una distensione interna e internazionale di cui l' Italia ha bisogno, di cui ha bisogno l' Europa e hanno bisogno i popoli del mondo intero. vi neghiamo la fiducia perché, per l' impostazione stessa che avete dato al vostro programma governativo, voi violate la lettera e lo spirito della Costituzione repubblicana volendo fondare un Governo sull' odio ideologico e non sulla tolleranza e sulla libertà che ispirano la nostra Costituzione. ciò che noi chiediamo è altrettanto chiaro: che ci si incontri e ci si metta d' accordo tenendo conto dei risultati del 7 giugno, dei problemi che incombono e della volontà comune — io spero — alla maggior parte di questa Assemblea, di risolverli nell' interesse delle masse lavoratrici italiane, della grande maggioranza del popolo, della nostra patria. che ci si metta d' accordo per dare all' Italia un Governo di pace, di distinzione sociale, di lotta effettiva contro la miseria e il disagio economico, per il rinnovamento delle strutture economiche e politiche del paese. è possibile muoversi in questa direzione. noi lo auguriamo. dico di più. siamo disposti a compiere, per ciò che ci riguarda, gli atti necessari a favorire questo processo, abbandonando i formalismi, le recriminazioni inutili, le discriminazioni, gli odi ideologici. siamo disposti a incontri, a dibattiti, a comprensioni reciproche, ad azioni comuni. sorgano dagli altri partiti uomini capaci di fare altrettanto! questo sarà nell' interesse di tutti! la crisi politica che ora attraversiamo sarà superata e lo sarà per il bene della nostra patria. quanto a voi, quanto più presto ve ne andrete, tanto meglio sarà. con la vostra altezzosità vuota, con la vostra tracotante presunzione avete persino urtato la sensibilità di tutti i colleghi di questa Assemblea. coloro che costrinsero, in un modo qualsiasi, a salvarvi per un poco di tempo, renderebbero, non solo al Parlamento e al paese, ma a se stessi e allo stesso partito della Democrazia Cristiana , il peggiore dei servizi.