Pietro NENNI - Deputato Opposizione
II Legislatura - Assemblea n. 81 - seduta del 28-01-1954
1954 - Governo Zoli - Legislatura n. 2 - Seduta n. 568
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , il mio intervento avrà il carattere di una dichiarazione di voto . esso chiarirà — almeno lo spero — i motivi dell' attesa né benevola né arcigna con la quale abbiamo aspettato l' onorevole Fanfani fino alla prova dell' enunciazione del suo programma e dei suoi propositi, e i motivi per i quali dopo l' enunciazione del programma abbiamo preso la decisione di dare voto contrario. anticipando sulle conclusioni, dirò che il programma esposto dall' onorevole Fanfani è da noi giudicato, dal punto di vista politico, il più illiberale ed antidemocratico tra quanti dal 2 giugno 1946 sono stati presentati al Parlamento, e dal punto di vista economico e sociale evasivo di fronte ai fondamentali problemi della società italiana . eppure, onorevoli colleghi , i segni della presenza d' una sinistra cattolica nel paese erano stati particolarmente attivi negli ultimi mesi. parlo del congresso delle « Acli » a Napoli e dello spirito che vi è prevalso; parlo della solidarietà nell' azione di classe che, in occasioni solenni ed impegnative, si è stabilito fra le organizzazioni cattoliche sindacali e la Confederazione generale italiana del lavoro ; parlo dell' insieme di iniziative cattoliche che si sono sviluppate attorno al caso del Pignone a Firenze, della presa di posizione dei sindaco onorevole La Pira contro il principio stesso che un' azienda possa chiudersi perché momentaneamente in crisi, sino all' atto di solidarietà di duecento tra prelati e vescovi con il sindaco che è stato definito « pazzo » , e con l' occupazione operaia dello stabilimento. né, onorevoli colleghi , codeste iniziative sono rimaste confinate nel campo della charitas, ma hanno investito fondamentali problemi sociali di fondo, portando il dibattito sui terzo tempo sociale su un piano del tutto concreto, come per esempio il diritto dei lavoratori al pieno impiego e la dignità del lavoratore nella fabbrica, nel campo, nell' officina, associata al diritto al lavoro e all' assistenza. in che misura « iniziativa democratica » e il suo leader onorevole Fanfani fossero legati alla sinistra cattolica di base, e ne fossero gli interpreti in Parlamento, era problema che solo i fatti potevano risolvere. noi avevamo forti motivi di diffidenza nei confronti dell' integralismo cattolico, che in sé è profondamente illiberale e antidemocratico, e avevamo eguali motivi di diffidenza per l' uomo indicato dalla Democrazia Cristiana a formare il nuovo Governo, il quale non aveva mai definitivamente chiarito, né di fronte al Parlamento né di fronte al paese, il posto che occupavano nella sua formazione di uomo di Governo talune concezioni corporative e paternalistiche che costituiscono un elemento permanente sospetto per noi. avevamo molti motivi di credere che egli appartenesse non alla categoria dei leaders popolari e democratici che sono usciti anche dal movimento cattolico, ma a quelle tendenze cattoliche da cui, invece, sono usciti i Gill Robles, i Dollfuss, i Salazar. la Camera ha intuito avant' ieri (ed è questo, io credo, il motivo della sua indignazione) che, se l' onorevole Fanfani fosse andato al fondo del suo pensiero, avrebbe detto fra l' altro: gli operai, i contadini, gli impiegati non mi chiedano libertà, democrazia, rappresentanza al potere; mi chiedano case, ponti, strade! ora, onorevoli colleghi , tutta la storia moderna dimostra che le case e le strade non sono tutto, anzi non sono nemmeno la parte essenziale delle rivendicazioni operaie! senonché, noi socialisti, al di là degli uomini, guardiamo sempre i movimenti di massa. non toccava a noi precludere con una pregiudiziale la via al Governo all' uomo che appariva — anche se non lo era — come il leader del cattolicesimo sociale più avanzato. non ci avrebbero capito le nostre masse e, soprattutto, non ci avrebbero capito le masse cattoliche. cosi, quando la sera del 15 gennaio parve che l' onorevole Fanfani si disponesse a rinunciare all' incarico di formare il Governo, per l' imbarazzo in cui lo avevano posto, da un lato, socialdemocratici e liberali con la richiesta della proporzionale pura, anzi purissima (così, su due piedi, ad espiazione dell' adesione che avevano dato alla legge-truffa), e dall' altro i monarchici, con la richiesta di entrare nella nuova maggioranza a bandiere spiegate...... e a parità di diritti,...... la segreteria del nostro partito giudicò opportuno e tempestivo intervenire nella crisi con l' articolo dell' Avanti! con il quale, pur deplorando gli armeggi del presidente designato e mettendo in guardia contro il vecchio vizio borghese dell' eccesso di abilità, gli facevamo sapere, nella maniera più esplicita, che egli poteva contare sulla nostra astensione ove si disponesse a dire al paese una parola franca e nuova, a dare uno scossone, a rompere con gli interessi della destra annidati all' interno della Democrazia Cristiana , a provare l' apertura sociale muovendosi verso le masse. che cosa ci proponevamo, onorevoli colleghi ? si è parlato di manovre e si è parlato di insidia. eppure noi non volevamo tenere a battesimo il ministero Fanfani, ma soltanto offrirgli l' occasione di sfuggire alle imboscate della destra e alla operazione, che non ci appariva per niente chiara, che si andava disegnando al centro. volevamo vedere la sinistra sociale cattolica all' opera, perché — , onorevoli colleghi , delle due l' una: o essa si sarebbe mostrata capace sul serio di realizzare il proprio generico programma sociale, e ciò sarebbe servito alla classe operaia , e nel medesimo tempo ai suoi rappresentanti in Parlamento, e avrebbe finito per sciogliere i rapporti della Democrazia Cristiana con le ali della conservazione di destra; oppure la sinistra si sarebbe decisa o risolta a fare poco o nulla, ed allora si sarebbe smontata la propaganda cattolico-sociale e i « fraticelli volanti » e l' onesto sindaco La Pira non sarebbero riusciti più a mascherare la realtà conservatrice e reazionaria che è dentro alla Democrazia Cristiana . era il nostro un intervento leale nel quale l' ipotesi di un incontro con la sinistra cattolica occupava di gran lunga il primo posto, convinti come siamo che non vi è apertura sociale possibile senza apertura politica a sinistra e che il terzo tempo sociale, che batte alle porte della nostra storia, gioverà moltissimo alle classi operaie , provocando, anche da parte nostra, l' abbandono di una opposizione aprioristica che nel corso della prima legislatura molte volte ci ha pesato e ci è stata imposta dalla divisione, o meglio, dalla spaccatura del paese in due, muro contro muro , senza possibilità di spiegazione e di dialogo. è certo infatti, onorevoli colleghi , che l' intervento, positivo o negativo, che noi ci auguravamo diventasse possibile caso per caso, farebbe uscire dall' astrattismo la nuova classe politica in formazione, la costringerebbe all' analisi e alla scelta. questa, onorevoli colleghi , sarebbe stata conquista di libertà e di democrazia e acquisto di responsabilità, cioè utilissimo processo di maturazione politica vostra e nostra. naturalmente saremmo stati degli ingenui se non ci fossimo posti anche un altro problema. l' onorevole Fanfani accetterà l' astensione del partito socialista italiano? o, per meglio dire, la situazione interna della Democrazia Cristiana e quella internazionale consentiranno all' onorevole Fanfani di governare con una maggioranza direttamente o indirettamente formata o rafforzata dal partito socialista , oppure dal partito socialista e dal partito comunista ? questo non era il nostro problema. era il vostro problema, onorevole Fanfani. era e rimane il problema della Democrazia Cristiana . se la Democrazia Cristiana cammina in avanti, lo voglia o non lo voglia, ci troverà sullo stesso cammino, anzi ci troverà un passo innanzi. se non cammina, si condannerà a un immobilismo che, poco alla volta, le farà perdere i consensi popolari, come tanti gliene ha fatti perdere in questi ultimi mesi. hic Rhodus ! hic salta ! l' onorevole Fanfani non ha avuto il coraggio di « saltare » ed eccolo a terra, per cui il nostro dialogo non è già più con lui; il nostro dialogo è già con il suo successore. l' onorevole Fanfani ha cominciato a deludere il paese per il modo in cui si è accinto a costituire il suo ministero. vi era proprio bisogno, onorevole Fanfani, di avere 46 anni — cosa invidiabile! — per consumare l' abilità dell' ingegno in un intrigo meschino contro l' onorevole Pella, il quale andava a destra dando all' « incivile » onorevole Aldisio il portafoglio dell' agricoltura, mentre voi andavate a sinistra dando al medesimo onorevole Aldisio il portafoglio dell' industria? ma la più grande delusione è venuta con il programma. comincerò dalla parte nuova e originale di esso, almeno dal punto di vista della tecnica ministeriale: la parte sociale. e mi guarderò, onorevoli colleghi , dall' impostare la polemica soltanto sul poco o sul molto di questo programma. il poco e il molto sono nozioni relative alla situazione in cui un programma sociale si iscrive. se prendiamo in considerazione la parte edilizia del programma ministeriale, sarà sempre poco: poco quanto è stato annunciato, poco quanto un altro governo potrebbe tentare di fare nell' immediato. l' inchiesta sulla miseria ha accertato che vi sono in Italia (in Italia, non nel centro nell' Africa!) 324 mila famiglie che vivono in baracche, cantine e grotte, 743.821 famiglie che vivono in coabitazione, 2.469.000 famiglie che vivono in locali sovraffollati. il fabbisogno edile non è quindi lontano dai 18 milioni di vani che la Cgil reclamava nel suo piano: o per lo meno, se vogliamo accettare una cifra minore, si aggira sui 10 milioni di vani che sono stati previsti dai tecnici più reputati di parte governativa. il piano Fanfani prevede la costruzione di 560 mila vani in 5 anni e mezzo. non diremo che è nulla: è però certamente meno dell' indispensabile, specialmente se si tiene conto dell' incremento naturale della popolazione. del resto i nostri tecnici hanno calcolato che nell' esercizio decorso, con il concorso dello Stato contemplato dalla legge 2 luglio 1949, numero 408, si sono incrementate costruzioni per 75 miliardi, mentre quest' anno se ne costruirebbero soltanto per l' ammontare di 54 miliardi. ma il problema di fondo e un altro: può lo Stato, può l' iniziativa privata , sperare di far fronte all' incremento necessario della edilizia, senza aggiornare la politica per le aree di costruzione, senza una politica nei confronti dei monopolisti del cemento: codesti neofeudatari che hanno fatto guadagni ingenti e che intanto vanno comprando la stampa cosiddetta indipendente per metterla a disposizione dei governi proni ai loro interessi? il problema è posto; ai successori dell' onorevole Fanfani dare ad esso una risposta. i 10 miliardi in attuazione della legge sui fiumi, gli ampliamenti stradali che dovrebbero procurare lavoro a circa 200 mila operai, l' aumento della retribuzione agli operai dei cantieri da 500 a 700 lire al giorno oltre gli assegni familiari sono provvedimenti lodevoli, ma sono provvedimenti di ordinaria amministrazione . nel suo zelo di accogliere e far suoi i progetti dei suoi predecessori, mi dicono che l' onorevole Fanfani si sia attribuito anche meriti che non ha: per esempio l' utilizzazione di 15 miliardi di residui attivi della gestione previdenziale dei sussidi, già assegnati dalla competente commissione centrale, e con i quali si è raggiunta per l' esercizio in corso la cifra di 25 miliardi su 46 che i e furono spesi nello scorso esercizio per i cantieri-scuola. e, giacché siamo in materia di indebite attribuzioni, e giova alle cose serie mescolare cose anche meno serie, così non sarò io a prendere alla leggera l' annuncio che, ad evitare abusi, stanno per essere distribuite delle targhe speciali agli automezzi statali. ma a questo proposito non dispiacerà all' onorevole Fanfani rendere omaggio ai senatori Sinfoniani, Giacometti, Caldera ed altri, che fin dal 1951 proposero al Senato della Repubblica e fecero, se non sbaglio, approvare un disegno di legge col quale si faceva obbligo a tutti gli autoveicoli appartenenti alle amministrazioni pubbliche di circolare con segni che li rendessero facilmente riconoscibili. ma passiamo, onorevoli colleghi , alle cose di maggior peso. i due maggiori rilievi critici da fare al programma Fanfani riguardano i fondamentali settori dell' agricoltura e dell' industria. nell' agricoltura la parte concreta del programma si riduce alla presentazione di tre progetti di legge : sgravi fiscali per la piccola proprietà contadina , stanziamento di 1 miliardo e 300 milioni per la formazione della piccola proprietà contadina , destinazione di 7.250 ettari di incameramento demaniale alla formazione della piccola proprietà contadina . se non siamo nell' ordine del nulla, siamo in quello delle inezie. al capitolo dei propositi è da iscrivere l' intenzione di riproporre un progetto di legge sui contratti agrari, senz' altra qualificazione se non quella ormai chiara di buttare a mare la regolamentazione del contratto mezzadrile, che interessa intere regioni e milioni di contadini; di riproporre progetti sull' imponibile, sui sussidi di disoccupazione in agricoltura, sulla previdenza sociale per i coltivatori diretti: indubbiamente gran bei progetti se non fosse legittimo il sospetto che siano destinati ad essere rinviati alle calende greche . in sostanza, il programma Fanfani è stato per l' agricoltura il programma più povero presentato da un Governo dal 1948 ad oggi. per porre in evidenza tale arretramento riformatore basti ricordare che le leggi Segni, sia pur mutilate, snaturate e, per quanto ci riguarda, da noi considerate insufficienti, hanno lasciato qualcosa di concreto: 580.000 ettari di scorporo, anche se la piena applicazione delle leggi Segni avrebbe dovuto giungere a 2.400.000 ettari. passiamo all' industria. niente ha detto l' onorevole Fanfani sui problemi di fondo dell' industria ed in particolare di quella di Stato se non per far sue indirettamente le accuse dei grandi monopoli contro l' Iri, come se il dissesto dell' Iri non dipendesse proprio dalla sua assoggettazione ai monopoli. nulla sul ritiro dalla Confindustria delle aziende Iri, Fim, Cogne; nulla, se non gli sgravi fiscali per l' esportazione, per la siderurgia e la meccanica; silenzio a proposito della « vivace politica marinara » che si sa imperniata sull' appello al capitale straniero; nessun accenno alla politica dei monopoli elettrici; non una parola sull' azione. il corso da parte dei trusts petroliferi stranieri per accaparrare il nostro sottosuolo; non una parola sui compiti dell' Ente nazionale idrocarburi. nessun accenno ai vecchi lavoratori e ai loro problemi. per gli statali, l' ostinazione della Democrazia Cristiana per la legge delega non promette nulla di buono, ragione per cui prendiamo atto, intanto, dell' impegno di consentire un acconto sui miglioramenti, che noi consideriamo non essere più dilazionabili. ma, mentre si tace sul problema del giorno — quello dei licenziamenti e della smobilitazione industriale, che hanno paradossalmente aperto all' onorevole Fanfani la via della Presidenza del Consiglio — vediamo quest' uomo politico , che sul problema del « Pignone » ha gettato le basi della sua ascesa, appena ha creduto di essere arrivato, gettare a mare tutto, e ripiegare su che cosa? sul progetto dell' onorevole La Malfa , cioè su facilitazioni contributive e creditizie da accordare alle aziende che assumano i licenziati, su provvedimenti-tampone in sede di lavori pubblici ed edilizi. dare qualche miliardo di lavoro ai disoccupati: ecco a che cosa si riduce tutta la faccenda, e contemporaneamente lasciare mano libera ai monopoli di creare nuovi disoccupati. e i monopoli non si fanno pregare. ho appreso ora dai colleghi che alla Fiat-Spa questa settimana tremila operai sono stati ridotti dalle 48 ore settimanali a 36; alla Bpd di Colleferro 800 operai hanno ricevuto il licenziamento e 1500 il preavviso di licenziamento. e si tratta di un' industria che è nelle grazie particolari degli americani, quegli americani che, trattando l' Italia come un paese coloniale, vi hanno fatto sapere in questi giorni che se faranno delle commesse, le faranno per maestranze che rinneghino la loro fede politica e la loro adesione alle grandi organizzazioni del lavoro. la differenza, onorevoli colleghi , tra noi e l' onorevole Fanfani è che noi vogliamo lavoro stabile, produttivo, crescente, e l' onorevole Fanfani, invece, ci offre qualche briciola sul piano dell' assistenza. ma dove questo contrasto scoppia con maggiore evidenza è nell' impostazione della politica dell' entrata, senza di che non può esservi maggiore spesa; e nell' impostazione stessa del bilancio dello Stato , dove Fanfani riproduce esattamente la formula che fu già dell' onorevole De Gasperi e dell' onorevole Pella, formula adatta a tranquillizzare il capitale privato circa la concorrenza statale sul mercato dei capitali. e qui ci sarebbe da domandarsi: come mai le concezioni del « destro » onorevole Pella coincidono con quelle del « sinistro » onorevole Fanfani? come mai il programma immediato di questo ultimo è stato ricopiato su quello del primo? e la risposta è ovvia: tutti rimangono nell' ambito di interessi e di strutture che varino attaccate e superate, se si vuole attuare sul serio il terzo tempo sociale di cui da molti mesi a questa parte tutti parlano. onorevoli colleghi , se il programma sociale dell' onorevole Fanfani è inadeguato — e ho l' onestà di aggiungere che oggi è destinato ad apparire inadeguato qualunque programma in rapporto alla situazione reale del paese — se, per usare un' espressione del presidente del Consiglio , questo programma è invecchiato, il programma politico ha assunto toni che noi non possiamo definire altro che di provocazione. ora sappiamo che cosa è per « iniziativa democratica » o almeno per il suo leader, lo stato sociale e riformatore. è uno Stato che mostra il pugno alla classe operaia e al movimento operaio , ai suoi partiti, ai suoi sindacati. è uno Stato che pronuncia una specie di interdizione contro dieci-undici milioni di elettori, denunciati quali vittime di una ideologia estranea alle nostre tradizioni, come se l' ideologia marxista e il movimento operaio fossero nati negli ultimi trenta anni, e la stessa « rivoluzione di ottobre » non fosse stata preceduta e preparata da una secolare battaglia delle idee, a cui verso la fine del secolo scorso diede un grande contributo di ingegno e di studi l' italiano (non le dispiaccia, onorevole Fanfani), l' italiano Antonio Labriola, di cui celebreremo nei prossimi giorni il cinquantenario della morte; e, come se ad illustrare questa ideologia, a portarla avanti con i sacrifici e con il sangue, non fossero intervenute le moltitudini operaie del nostro paese infiammate dall' appello « proletari di tutto il mondo unitevi » , moltitudini che hanno scritto la moderna storia della civiltà del nostro paese! ma, onorevoli colleghi , dove a noi pare che l' onorevole Fanfani abbia passato i limiti è in quella parte del suo discorso consacrata alla discriminazione e che desidero rileggere: « questo Governo si impegna a tutelare egualmente bene tutti i diritti di tutti i cittadini, ma, ad evitare equivoci, deve avvertire che il giuramento prestato lo obbliga a rivolgere inflessibilmente la forza della legge contro tutti coloro che si autodiscriminano invocando la Costituzione delle norme comode, rifiutandola o tacendola in quelle incomode o comunque propugnando metodi di lotta politica e di vita sociale che la Costituzione condanna » . così noi dovevamo aspettare il vostro Governo, onorevole Fanfani, per essere ricondotti al reato di opinione e di pensiero, là dove per lo Stato democratico il reato trae origine e fondamento soltanto dal fatto! si spiega allora che nel programma ministeriale non vi sia una parola (salvo per quello che riguarda il settore giudiziario) circa le 60 e più leggi di attuazione della Costituzione, dalla Corte costituzionale al referendum), dalle quali dipende la democratizzazione dello Stato. si spiega che l' onorevole Fanfani abbia potuto attaccare quella che ha chiamato una « pseudo tregua politica degli ultimi mesi » , tregua promossa utilmente, nell' interesse di tutto il paese, da un Governo dei quale egli è stato il ministro dell'Interno . si spiega l' assenza, nel suo discorso, di chiare direttive sulla futura legge sindacale e si giustifica che sia mancata ogni parola che suonasse fiducia nel popolo. a proposito delle leggi elettorali mi limiterò a prendere atto del rinnovato impegno del Governo di abrogare la legge Scelba e di ripristinare per intanto la legge elettorale del 1948. dico « per intanto » giacché noi non siamo contrari a rivedere la legge del 1948, o per tornare a quella del 1946, o comunque per avvicinarci, quanto più possibile, alla proporzionale, che i recenti fautori della legge truffa , vogliono pura o addirittura purissima. brevi parole sui propositi del Governo ormai trapassato, in materia di politica estera . è un capitolo che ha sollevato apprensioni per l' indeterminatezza dei propositi. che cosa vuol dire in concreto: « il Governo si propone di seguire fermamente una politica di solidarietà e di collaborazione con le nazioni occidentali, con l' auspicio che esse trovino un' intesa leale, sincera e permanente con tutti gli altri popoli » ? se queste parole hanno un senso, esse avrebbero dovuto impegnare il nuovo ministro degli Esteri ad una rettifica fondamentale della politica fin qui seguita da Palazzo Chigi . il solito coup de chapeau al patto atlantico non dice più gran cosa. vi sono ormai molti modi di essere atlantici: è atlantica la Norvegia, la quale ha rifiutato all' America di creare basi navali lungo le proprie coste; è atlantica la Danimarca, che ha respinto ogni ingerenza americana per quanto riguarda gli scambi commerciali con l' Unione Sovietica ; è atlantica la Francia, la quale da un anno in qua resiste al ricatto americano di ratificare la CED, e dove l' idea di un riavvicinamento con Mosca fa immensi progressi, tanto fra i socialdemocratici e i radicali quanto fra i nazionalisti e gli stessi seguaci del generale De Gaulle ; è atlantica la Gran Bretagna , anzi è del blocco atlantico la seconda potenza, ciò che non le ha impedito di prendere fin dal maggio scorso l' iniziativa del riavvicinamento est ovest in cui si inserisce l' attuale conferenza di Berlino. negli stessi USA vi sono modi diversi di essere atlantici. scriveva in questi giorni un giornale francese che gli USA sono al bivio e che tutte le reazioni sono possibili, dall' isolazionismo puro e semplice ad una nuova Yalta, ad una intesa commerciale con l' Unione Sovietica che potrebbe essere la via di soluzione della crisi economica che minaccia la prosperità americana. in tali condizioni, la fedeltà atlantica della Democrazia Cristiana rischia di essere una fedeltà a qualcosa che non esiste più, o almeno non esiste più nelle forme che ha avuto nel corso degli ultimi quattro anni, fedeltà ad una stella morta di cui ci giungono gli ultimi bagliori. onorevoli colleghi , i problemi di politica estera prendono concretezza quando si tratta di decidere sull' atteggiamento verso la conferenza di Berlino, verso la ratifica della CED e su Trieste. per la conferenza di Berlino, noi non chiediamo voti augurali, ma, nell' ambito della responsabilità e della iniziativa del nostro paese, chiediamo un' azione responsabile e perseverante della diplomazia per favorire i necessari riavvicinamenti e compromessi. per la CED il meno che possiamo attenderci è che il prossimo Governo non solleciti la nostra ratifica prima che la conferenza di Berlino abbia chiarito quali siano per essere le tendenze prevalenti nella politica internazionale , prima che la Francia abbia ratificato, prima che la questione di Trieste sia stata risolta. procedere diversamente vorrebbe dire fare della CED un motivo di discriminazione interna e un motivo di sabotaggio della conferenza di Berlino e delle prospettive di distensione internazionale che sono collegate alla conferenza di Berlino. per Trieste, onorevoli colleghi , l' anima del paese non può che ribollire di sdegno quando si sente il Governo riporre la propria fiducia nell' esecuzione della dichiarazione dell' 8 ottobre 1953 con lo spirito con cui nei cinque anni trascorsi De Gasperi e Sforza attesero passivamente l' esecuzione della dichiarazione tripartita del 20 marzo 1948. condizioni il paese la sua politica estera alla soluzione della questione di Trieste. e oggi esistono forse le condizioni per ottenere sodisfazione. se no, diventeremo la favola d' Europa e la favola del mondo. ho già detto che questi problemi più non riguardano il Governo che sta di fronte a noi, triste come un' aringa affumicata , ma il governo di domani. al quale governo di domani ed alla Democrazia Cristiana si dirige la nostra esortazione finale: signori, c' è stato il 7 giugno! voi non volete convincervene, e l' oscura avventura di questa avvilente terza crisi ministeriale vi richiama brutalmente alla realtà delle cose. non ne uscirete, onorevoli colleghi della Democrazia Cristiana , cumulando gli amori più o meno legittimi col centro laico agli adulteri con la destra monarchica! dal punto di vista dell' efficienza politica c' è in questa Camera una sola maggioranza capace di affrontare e risolvere il terzo tempo sociale, quella che dal centrosinistra strabocca fino ai nostri settori. aritmeticamente c' è un' altra maggioranza possibile, quella che dal centrodestra dilaga verso l' estrema destra e punta sul voto favorevole dei monarchici e sull' astensione dei fascisti. ma ormai la scelta è obbligatoria e ineluttabile, e voi non potete più, onorevoli colleghi della Democrazia Cristiana , sottrarvi a questa scelta. abbia la Democrazia Cristiana il coraggio di scegliere. essa ci può avere amici e ci può avere avversari. ma non può contare sulla corresponsabilità morale e politica nostra e della destra nel tentativo di truffare la volontà espressa dai corpo elettorale e l' anelito di giustizia e di onesta che scuote le masse profonde del nostro popolo e che più dei nostri voti e prima dei nostri voti ha mostrato al Governo Fanfani la via dell' uscio e mostrerà la via dell' uscio a tutti i governi che si ponessero ancora fuori e contro la realtà scaturita dalle elezioni del 7 giugno.