Giuseppe SARAGAT - Deputato Opposizione
II Legislatura - Assemblea n. 708 - seduta del 30-01-1958
Sullo SME
1958 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 383
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

signor presidente , onorevoli colleghi , la politica estera italiana, quale è stata praticata durante questo ultimo decennio, risponde ancora alle esigenze di pace e di sicurezza da cui fu ispirata? questa è la domanda a cui dobbiamo dare una risposta. ma per fare questo dobbiamo considerare i mutamenti avvenuti nella situazione generale del mondo e il funzionamento dei maggiori strumenti della nostra politica estera , vale a dire le Nazioni Unite e la NATO. potremo così vedere se non si imponessero, per caso, dei mutamenti, o, per essere più esatti, dei correttivi, che, senza rompere la continuità con l' azione fin qui svolta, potrebbero garantire in modo anche più efficace le esigenze di pace e di sicurezza nel paese. abbiamo assistito, in questi ultimi mesi, ad avvenimenti importanti che, se non hanno mutato radicalmente il rapporto di forze nel mondo, hanno creato però le premesse per un riesame della situazione. tutti si sono accorti di questa necessità; se ne sono accorti i governanti canadesi e i laburisti, la parte più avanzata dell' opinione pubblica francese, i governanti responsabili della Danimarca e della Norvegia; se ne è accorto infine anche, e lo ha manifestato in modo molto efficace alla conferenza di Parigi, lo stesso cancelliere Adenauer che veniva presentato come il campione della vecchia politica. gli unici che non hanno dato segno di accorgersi che qualche cosa e mutato sono i governanti italiani. ciò è molto pericoloso, perché non giova fidarsi del tradizionale assenteismo della nostra opinione pubblica per i problemi della politica estera . potrebbe darsi, infatti, che un brusco risveglio anziché risultare benefico, stimolante i necessari ritocchi, determini un rovesciamento di posizioni ancora più esiziali del conformismo di oggi. in tutta la stampa europea e americana si è iniziato da mesi un coraggioso processo di revisione che se non sempre offre un contributo serio alla causa della coesistenza internazionale, testimonia però di una spregiudicatezza assoluta, di una avversione ad ogni concezione conformistica anche nei confronti dei più delicati problemi della politica estera . questo dibattito appare, quindi, più che necessario, indispensabile e noi, socialisti democratici , con questo intervento intendiamo portare il nostro contributo all' esame della situazione. in realtà, alcuni dei problemi che oggi si pongono all' attenzione dell' opinione pubblica e dei governi responsabili non sono risultati di eventi improvvisi, ma di una lenta maturazione, che i più attenti osservatori della scena internazionale avevano da tempo segnalato. ciò vale soprattutto per la rivelazione dei grandiosi progressi scientifici compiuti nell' Unione Sovietica , progressi scientifici che per molti sono giunti come una sorpresa e che erano impliciti nel sistema scolastico che la Russia si è data da molti decenni. il fatto che la Russia sia riuscita ad ottenere dei successi grandiosi, concentrando le sue energie in particolari settori, non deve farci perdere di vista la realtà delle cose. la Russia con i suoi 80 milioni di abitanti urbani, su una popolazione di 200 milioni, è ancora un paese ad economia non equilibrata. l' enorme sforzo fatto dalla Russia nel campo dell' industria pesante e stato realizzato col sacrificio dell' industria dei beni di consumo e dell' agricoltura. in complesso, la Russia con un' industria pesante la cui produttività è la metà di quella americana, con un' industria leggera che si trova di fronte a quella americana nel rapporto da 1 a 5, con un' agricoltura che è in arretrato su quella di tutti i paesi democratici dell' Occidente, ha un potenziale militare superiore a quello americano nel settore degli armamenti cosiddetti convenzionali, uguale in quello delle armi termo-nucleari, probabilmente inferiore in quello dei bombardieri strategici, ma nettamente superiore in quello dei missili di media e lunga gittata. tutti gli osservatori seri che sono stati in Russia testimoniano della situazione difficile dei ceti operai e dell' arretratezza di quelli contadini. i salari dei lavoratori sovietici non superano nell' industria pesante un potere di acquisto di 30 mila lire al mese. si tenga conto che, nel caso dell' industria dell' acciaio, la produttività dell' operaio sovietico è uguale a quella dell' operaio inglese. non ci troviamo quindi di fronte a bassi salari determinati da scarsa produttività: ma bensì determinati da ma politica che, anziché essere orientata verso il consumo, ossia il benessere della popolazione, crea le premesse di una politica di potenza. un aspetto nettamente positivo del sistema sovietico è la politica scolastica che tende alla creazione di una massa sempre più grande di tecnici. si tenga conto, tra l' altro, che l' economia sovietica, la scienza sovietica si avvantaggia dei progressi delle scoperte tecniche dell' Occidente, ma non comunica all' Occidente le proprie. recentemente una commissione di scienziati inglesi, reduci da una missione culturale in Russia, al ritorno in patria, per bocca del suo presidente, informava melanconicamente la stampa che i colleghi sovietici nei contatti avuti non avevano detto una sul segreto, sull' orientamento del lavoro umano verso tutto ciò che costituisce le premesse di una politica di potenza, e ciò che avviene in quell' immenso territorio sbarrato alla conoscenza dell' Occidente è un mistero che è rotto di tanto in tanto da fatti scientifici veramente clamorosi. queste sono le caratteristiche di una vera e propria economia in contrasto totale con gli ideali del socialismo: la fabbricazione intensa di armi, l' incremento dell' industria pesante a scapito del livello di vita della popolazione, il sigillo del segreto su tutte le cose, la quota di investimento del reddito nazionale accantonata con totale indifferenza dei bisogni della popolazione, il tutto regolato da una dittatura ferrea che si estende al di là della Russia su quegli sventurati paesi che hanno la disgrazia di essere a contatto con le sue frontiere e che per questo fatto sono degradati al livello di Stati satelliti . nessun popolo dell' Occidente può ignorare questa situazione. di fronte al carattere particolare dell' economia russa, orientata verso la potenza, non è possibile comportarci ignorando il problema. ed infatti il recente discorso di Eisenhower sullo Stato dell' Unione ha preparato il popolo americano a quei mutamenti del suo modo di vita e della sua economia necessari per evitare lo squilibrio che diversamente si verificherebbe tra Oriente ed Occidente. ma il carattere terrificante delle armi di cui dispongono tanto la Russia quanto l' America e in parte anche l' Inghilterra pone come prima esigenza della politica dei paesi democratici la ricerca di uno statuto internazionale che possa sviluppare la coesistenza tra est ed ovest garantendo in un modo serio la pace. in tutte le discussioni che si fanno nel nostro paese sulla politica estera non si tiene conto che in modo insufficiente del carattere terribilmente distruttivo delle armi moderne e in particolare della bomba all' idrogeno. la guerra oggi significherebbe la distruzione totale delle due maggiori potenze e dell' Europa occidentale . recentemente il governo britannico ha avuto il coraggio di informare la sua pubblica opinione che, nonostante la spesa di un miliardo e 500 milioni di sterline per la difesa, pari a circa tutto il bilancio italiano, non era possibile garantire la vita della popolazione da un attacco con bombe all' idrogeno. è chiaro quindi che il primo dovere degli Stati responsabili è di esplorare tutte le vie che possano condurre alla distensione col mondo sovietico. il problema che domina oggi il mondo è di ricercare tutte le vie che possano consolidare la coesistenza tra l' Occidente e l' Oriente. ne giova affermare che per negoziare con la Russia occorre attendere che l' Occidente sia più forte. è una tesi completamente sbagliata. è probabile che il punto di saturazione sia stato già raggiunto da entrambe le parti e che ogni ulteriore incremento nel campo delle spese militari non abbia più alcun significato strategico, essendo ognuno dei contendenti già oggi in grado di distruggere totalmente lo avversario. d' altro canto l' appello del popolo verso un tentativo serio, che possa sottrarre il mondo all' incubo di una pace garantita soltanto dal terrore diventa sempre più alto ed irresistibile. il dovere dei governanti è di interpretare questa volontà popolare , che non può essere disgiunta da un autentico anelito verso la sicurezza nazionale. ma vediamo più da vicino il problema. nel corso di questi mesi si sono verificati, dopo il lancio dei missili intercontinentali russi e dei due satelliti, alcuni avvenimenti diplomatici assai importanti. tali avvenimenti sono le due lettere di Bulganin, la conferenza della NATO a Parigi, la lettera del presidente Eisenhower. per quanto riguarda l' Italia dobbiamo segnalare la risposta di Zoli alla lettera di Bulganin. questo fervore di scambi di messaggi è certamente il sintomo di una accresciuta sicurezza di sé da parte della Russia sovietica , ma anche di una maggiore propensione dell' Occidente a negoziare con la Russia. ricordiamoci che il passaggio avvenuto circa 3 anni fa dalla situazione di guerra fredda a quella della cosiddetta coesistenza pacifica con il mondo sovietico, era stato bruscamente interrotto dagli avvenimenti d' Ungheria. purtroppo l' Occidente ha provveduto in quel momento a spezzare l' impeto di sdegno che si levava da tutti gli uomini civili, rendendosi colpevole a sua volta, con l' aggressione contro l' Egitto, di un attentato alla libertà dei popoli. tuttavia nonostante questi tragici avvenimenti del 1956, la linea generale della politica sovietica, quale si è venuta configurando con l' avvento di Krusciov al potere, non ha subito mutamenti essenziali. parlo naturalmente della politica estera e non di quella interna, dove mi pare che la tanto vantata direzione collettiva sia stata messa in soffitta; ma questo è un affare interno della Russia che non ci riguarda. la politica di coesistenza di Krusciov si esprime con un termine che fu coniato da Lenin. con quel termine Lenin definiva i periodi nei quali la politica russa abbandona lo attacco frontale contro le potenze non comuniste e conclude accordi provvisori con qualche Governo non comunista. si trattava per Lenin di una concezione puramente tattica, poiché egli era convinto che nulla avrebbe potuto evitare lo scontro finale tra il mondo comunista ed il mondo non comunista. questo termine fu ripreso negli ultimi mesi dello stalinismo e dall' attuale segretario generale del partito comunista russo per Krusciov, la coesistenza significa invece un radicale mutamento tattico sia nei confronti dell' Asia sia nei confronti dell' Europa. tale mutamento è sottolineato dai seguenti punti: 1) status quo in Europa, a differenza della concezione staliniana che cercava ogni mezzo per allargare la sua egemonia verso l' Occidente. tale concezione staliniana, come è noto, si è conclusa con la sovietizzazione della Cecoslovacchia oltreché di tutti gli altri Stati satelliti ; 2) mutato atteggiamento della Russia verso i governi delle cosiddette aree non impegnate ed in particolare verso l' India. è noto infatti che nel periodo staliniano tali governi erano insidiati anche sul piano rivoluzionario da movimenti comunisti locali. oggi tali governi sono invece oggetto delle più attente premure da parte del governo sovietico . i motivi che hanno indotto la Russia a questa nuova politica sono evidenti. il primo di questi motivi è che la vecchia politica aveva dato tutti i risultati in essa impliciti ed era ormai esaurita. con la creazione della NATO, si veniva infatti a stabilire uno strumento difensivo che ha dimostrato la sua efficacia. il secondo motivo è che in relazione alla volontà russa di conquistare le simpatie dell' immenso mondo sud-asiatico, mediorientale ed africano. si tratta di oltre 600 milioni di uomini che avranno un peso decisivo nel destino dell' umanità. la Russia si rende conto che tali popoli possono essere guadagnati soltanto con una politica che almeno in apparenza sia pacifica. il terzo motivo discende dalla consapevolezza dei dirigenti sovietici del carattere integralmente distruttivo per l' aggredito, ma anche per l' aggressore, di una guerra moderna condotta con le bombe all' idrogeno. crolla quindi il mito leninista della ineluttabilità dell' urto tra Occidente ed Oriente, e lo si sostituisce con la più ragionevole prospettiva di una penetrazione pacifica. d' altro canto, la Russia non può non tener conto dei suoi rapporti nuovi con gli Stati satelliti . tutti sanno ormai, e lo sanno perché ci è stato rivelato dagli operai di Berlino-est, dagli operai polacchi, dagli operai ungheresi, che la Russia si sorregge negli Stati ad essa satelliti unicamente con i carri armati . è in questa situazione che, dopo il lancio sperimentale dei missili balistici a lunga gittata la Russia, ormai liberata da ogni complesso di inferiorità verso l' Occidente, cerca contatti, cerca di riaprire il dialogo con l' Occidente. ed è puerile affermare che si tratta di manovra e di un atto di propaganda. tutta la politica è sempre, in ultima analisi, un atto che mira a convincere qualcuno, ossia è sempre anche propaganda, o ad indurre qualcuno a fare qualcosa, ciò che è, propriamente, dire manovrare politicamente. l' importante è vedere se all' interesse indubbio che ha la Russia di negoziare con l' Occidente non corrisponda un uguale interesse dell' Occidente a negoziare con la Russia. secondo il mio partito, qualora siano garantite alcune condizioni del colloquio, non v' è nessun dubbio che esso si presenta vantaggioso per tutti e come un mezzo efficace per consolidare la causa della distensione e della pace. ma vediamo prima, dallo scambio di lettere tra i due maggiori protagonisti, vale a dire Russia ed America, quali sono i termini possibili di un colloquio. nella sua replica alla lettera di Bulganin, dell' 11 dicembre, Eisenhower ha sottolineato che la conferenza dei capi di governo avrebbe dovuto essere preceduta da un lavoro preparatorio per i canali diplomatici normali e da una conferenza dei ministri degli Esteri . le questioni di procedura non vanno sottovalutate, poiché sarebbe un disastro se la conferenza dei capi di governo , mal preparata, si concludesse in un fallimento. ma non deve nemmeno essere sottovalutata la gravità della situazione che sorgerebbe da un rifiuto dell' Occidente di prendere in seria considerazione la richiesta russa per un incontro. è fuori discussione che la conferenza deve essere preparata sul serio e su problemi reali; ma si può ammettere che, qualora ciò avvenisse, si potrebbe benissimo fare a meno dell' incontro preliminare dei ministri degli Esteri . è pur vero che nella conferenza della NATO a Parigi nello scorso dicembre l' idea di un incontro con i russi è stata avanzata a proposito del problema del disarmo, delegandolo ad un incontro tra i ministri degli Esteri qualora la normale procedura in sede di Nazioni Unite dovesse abortire. ma l' importante è preparare bene la conferenza. ricordiamo i punti fissati da Bulganin: 1) rinunzia all' uso di armi nucleari ; 2) soppressione di esplosioni sperimentali di armi nucleari per due o tre anni; 3) proposta polacca di una zona nel centro-Europa priva di armi atomiche ; 4) patto di non aggressione ; 5) riduzione delle truppe straniere in Germania; 6) assicurazione contro attacchi di sorpresa in Europa; 7) incremento degli scambi; 8) soppressione della propaganda bellica; 9) esame del problema del Medio Oriente . ricordiamo ora quelli di Eisenhower: 1) rafforzamento delle Nazioni Unite , specialmente con la limitazione dell' uso del diritto di veto; 2) riunificazione tedesca, legata ad accordi relativi al livello delle forze armate (che è un modo cauto per non chiudere la strada al problema della fascia neutrale); 3) libertà per le nazioni dell' est europeo di scegliere democraticamente il proprio Governo; 4) accordo affinché gli alti spazi cosmici non siano usati che per scopi pacifici; 5) arresto della produzione delle armi nucleari , riduzione dei loro stocks e arresto indefinito delle esplosioni sperimentali; 6) riduzione degli armamenti convenzionali; 7) misure di garanzia contro attacchi di sorpresa. si aggiunge che Eisenhower si è dichiarato disposto a discutere le proposte sovietiche, beninteso unitamente alle sue. le proposte di Bulganin vanno esaminate molto seriamente, integrandole naturalmente con quelle avanzate dal presidente americano, di cui le più importanti sono quelle relative al rafforzamento delle Nazioni Unite e all' unificazione della Germania sulla base di libere elezioni. Russia e America sono poi meno lontane di quanto non appaia sul piano del fondamentale problema del disarmo, anche se la Russia nella prima lettera di Bulganin accenna solo di sfuggita all' indispensabile controllo. ciò che va respinto nella lettera di Bulganin è l' affermazione che la NATO sia impegnata nella preparazione di guerra aggressiva. la verità naturalmente è un' altra, come tutti sanno e come tutti i fatti testimoniano. i fatti testimoniano che da quando esiste la NATO, l' espansione imperiale russa verso l' Occidente europeo, culminata con la liquidazione della Cecoslovacchia, e stata sbarrata e la pace europea consolidata, con la salvaguardia delle nazioni associate nel patto difensivo. né ci convincono gli argomenti di Bulganin contro la politica di interdipendenza; vale a dire contro la politica di solidarietà tra le nazioni democratiche dell' Occidente. frantumata tale politica e isolate le nazioni occidentali fra loro, nessuno ci garantisce che la Russia non ritorni alla vecchia politica staliniana che ha segnato la fine della libertà di popoli che per la libertà avevano nobilmente combattuto. la verità è che la Russia, mentre condanna la politica di interdipendenza altrui, vale a dire quel minimo di autolimitazione della sovranità nazionale che è implicito in ogni alleanza fra Stati liberi, pratica per conto proprio verso gli Stati satelliti una politica che sarebbe arduo definire rispettosa della volontà di quegli Stati. nonostante le molte lacune del documento e le sue molte superficialità politiche, esso contiene dei punti che meritano un attentissimo esame: la proposta del disarmo, la sospensione delle esperienze atomiche e l' invito a negoziare. ma, prima di esaminare la lacuna principale delle proposte di Bulganin, rappresentata dal problema della riunificazione germanica, lacuna colmata dalla risposta del presidente americano, converrà considerare gli strumenti della politica delle nazioni occidentali, come la NATO e le Nazioni Unite . è luogo comune di tutti i governi, di affermare una solidarietà incondizionata alle Nazioni Unite . non sempre però questa affermazione è accompagnata dalla volontà di contribuire in modo efficace allo sviluppo del massimo ente internazionale. l' aspetto fondamentale di una politica veramente democratica è effettivamente la fedeltà all' Onu. ma questo non basta: ciò che occorre è portare in seno al grande consesso degli stati, una visione chiara del modo come l' Onu deve funzionare. v' è chi considera l' Onu come un supergoverno che deve risolvere tutti i problemi, che i governi e gli Stati partecipanti non sono capaci di risolvere e c' è chi considera l' Onu come un club dove si discutono idee importanti, ma che è incapace di giungere a qualsiasi soluzione. sono due interpretazioni, completamente sbagliate. l' Onu non è un supergoverno e riflette, nelle sue decisioni, talvolta anche gli errori dei governi ad essa associati. tuttavia la sua esistenza è essenziale per la salvaguardia della pace nel mondo. è stato detto che la Carta dell' Onu è un codice di condotta che ogni membro si impegna a rispettare. è una definizione esatta che comporta un biasimo implicito verso coloro che a questo codice di condotta si sottraggono. ma consideriamo l' aspetto della carta che si collega, come vedremo, con la funzione di quello strumento difensivo che è la NATO. ricordiamo che l' articolo 51 della carta afferma che nulla in essa diminuisca il diritto alla difesa individuale e collettiva, se un attacco armato è perpetrato contro uno dei suoi membri. come ognuno vede, la carta consacra il diritto alla difesa armata in caso di aggressione. l' impiego delle forze armate , non soltanto e permesso, ma è obbligatorio, se il Consiglio di sicurezza e l' assemblea lo impongono, nel caso in cui le azioni militari vengano decise. in sostanza, una nazione, non solo ha il diritto di difendersi, ma ha l' obbligo di aiutare un' altra nazione a difendersi, qualora vi sia un attacco armato ed un patto di alleanza. la Carta delle Nazioni Unite non prevede cambiamenti nello status quo , il che, non vuol dire che cambiamenti non siano realizzabili pacificamente. la carta è, in sostanza, un codice di condotta che impegna le nazioni partecipanti. ora un codice di condotta è un fatto enormemente importante, anche se qualche nazione lo viola. è appunto perché i legislatori hanno previsto che qualcuno lo avrebbe violato, che la Carta delle Nazioni Unite ha riconosciuto il diritto di una integrazione nel sistema difensivo dei vari Stati attraverso patti difensivi. la NATO è uno di questi patti integratori delle Nazioni Unite e si inquadra nel suo spirito e nella sua lettera. è bene affermare queste cose e questa legittimità della NATO proprio nel momento in cui tale legittimità viene contestata da coloro che sono responsabili di aver violato quel codice di condotta morale e politica che è la Carta fondamentale delle Nazioni Unite . la NATO è un patto tra i popoli dell' Europa che a differenza degli Stati satelliti , hanno potuto mantenere la propria indipendenza, con gli USA e il Canadà. ai denigratori superficiali della NATO opporremo queste considerazioni del leader del partito laburista Gartskell il quale, esaminando il problema della NATO e, in linea generale, quello dei blocchi, dice « alcuni eminenti uomini di Stato e particolarmente il Pandit Nehru hanno criticato i patti di difesa partendo dal principio che essi dividono il mondo in blocchi e conducono a contromisure dall' altra parte. sembra a me che confondano causa ed effetto. era soltanto per la minaccia di aggressione di un preesistente blocco comunista, che le democrazie decisero di organizzarsi in difesa collettiva. il Patto di Varsavia , invece, formalizza una situazione già preesistente. se un paese della NATO volesse ritirarsi da esso, potrebbe farlo indisturbato e l' unico rischio che correrebbe sarebbe di indebolire l' equilibrio delle forze e preparare la strada al dominio comunista. l' Ungheria, che si è permessa di dire che voleva essere neutrale, è stata fatta a pezzi. è assurdo dunque mettere sullo stesso piano un patto difensivo come la NATO che associa nazioni libere ed il Patto di Varsavia che ricopre una atroce realtà di schiavitù e di dominio. lo scopo principale della NATO è di mantenere l' equilibrio di potenza: l' equilibrio di potenza, nonostante i molti critici, è la cosa più saggia che sinora sia stata inventata per impedire la guerra. esso infatti, impedendo che nessun gruppo di potenze occupi posizioni dominanti, scoraggia le guerra di aggressione. nessuno può negare che in questo dopoguerra ci siano stati conflitti e serie minacce di aggressione. la Russia è diventata la più grande potenza militare d' Europa e forse del mondo e tale da soverchiare in ogni caso tutte le nazioni dell' Europa occidentale messe insieme. pensare di erigere questo troncone di Europa occidentale come terza forza fra Russia e America è ignorare la natura dei rapporti di forza che esistono nel mondo » . Gaitskell, ironicamente aggiunge: « una tale terza forza sarebbe molto terza e poco forza » . fin tanto che permarrà una minaccia da parte della Russia, la NATO, nonostante le sue lacune e le sue insufficienze, è lo strumento insostituibile della libertà dell' Occidente e della pace. gravissime sono nella NATO le insufficienze militari. mentre le potenze di oltre cortina sono in grado di allineare in poco tempo più di trecento divisioni, la NATO, dal suo programma originario di allestimento, di cinquanta divisioni convenzionali, si ridotta a poco più di una dozzina. la difesa dell' Europa, anche se fosse affidata a forze munite di armi atomiche tattiche è fondata, in ultima analisi, sulla presenza americana e sulla decisione dell' America di mantenere efficace il potere « deterrente » di rappresaglia per scoraggiare una aggressione armata. più gravi ancora sono le lacune della NATO nel settore che pure era contemplato dall' articolo 2, per cui si prevedeva che la solidarietà delle nazioni libere avrebbe costituito un esempio tale da far apparire anacronistico e storicamente superato il sistema totalitario sovietico. questa solidarietà è mancata ed è quella una delle cause della crisi da cui, nonostante la sua insostituibilità, la NATO oggi è travagliata. non si può concordare una efficace difesa militare collettiva senza una politica estera comune; e tutti sanno che questa politica estera comune è lungi dall' essere realizzata. nella recente conferenza della NATO a Parigi, si è visto che la crisi della NATO non è attribuibile soltanto alla eclissi del prestigio americano, ma anche allo scarso affiatamento delle potenze dell' Europa occidentale . la linea di demarcazione, tra le potenze dominatrici di grandi imperi coloniali, come la Francia e la Gran Bretagna e le potenze puramente europee, come l' Italia e la Germania, si riflette fatalmente nelle diverse posizioni dei due gruppi di fronte al problema del mondo afro-asiatico e particolarmente di fronte al problema del Medio Oriente . un secondo, e forse più grave elemento di confusione nasce anche dalla rivalità latente tra Inghilterra e USA, rivalità che ha trovato incentivo presso i conservatori dopo l' avventura di Suez. vi è chi pensa che le lacune della NATO potrebbero essere corrette con un rafforzamento della politica di interdipendenza tra gli stati membri . così, per esempio, si dice che, se i paesi della NATO avessero avuto una politica comune nel Medio Oriente , non avremmo assistito agli errori che, dalla minacciata invasione dell' Egitto da parte di truppe anglo-francesi in poi, si sono succeduti a catena. in realtà, la politica di indipendenza e il suo rafforzamento presuppongono due cose: un minimo di accordo fra le potenze partecipanti sui più importanti problemi della politica mondiale , e il sia pur tacito riconoscimento della leadership americana. se queste condizioni si indeboliscono, è difficile pensare di estrarre dalla NATO risultati superiori a quelli fin qui ottenuti. oggi, dell' indebolimento del prestigio americano cercano di trarre profitto quelle forze europee che intendono porre la loro candidatura alla guida della politica del nostro continente. non a caso, tali correnti prevalgono soprattutto in quei paesi europei i cui interessi di natura ancora imperiale e coloniale li conducono a sottovalutare le esigenze della politica di interdipendenza. non a caso fu il generale De Gaulle che per primo sollecitò una politica più articolata nei confronti degli USA notoriamente anticolonialisti, e tale da garantire la possibilità di colloqui autonomi con il mondo sovietico. oggi, questa politica è ripresa da quelle correnti imperiali britanniche che hanno sempre subito il riconoscimento del primato americano e che si illudono di poter assumere la guida di una Europa con la quale, però, non vogliono integrarsi. non è perfettamente esatto, infine, che i popoli europei siano giunti alla conclusione che l' Inghilterra abbia deciso di essere socio minoritario dell' America nel club nucleare piuttosto che socio maggioritario dell' Europa in un club non nucleare. e esatto, invece, che la « piccola Europa » che si sta formando e comincia ad avere una sua anima e una sua sensibilità politica, se considera una iattura ogni elemento di frizione fra gli USA e l' Inghilterra, considera una iattura peggiore tutto ciò che può dividere il nostro continente dagli USA. tuttavia, nonostante parecchie difficoltà, l' unione dei paesi democratici dell' Occidente si presenta ancora e si presenterà per lungo tempo come l' unica salvaguardia della sicurezza dei popoli dell' Europa occidentale per il mantenimento della pace. la conferenza di Parigi si è infatti risolta con l' unanime riconoscimento della validità della politica di interdipendenza; ma nessuno può illudersi che alla prossima conferenza di marzo, che dovrà chiarire l' aspetto militare del problema, le cose si presentino sotto un aspetto facile. in ogni caso, nella situazione dinamica che si viene presentando, occorre tener fermi alcuni punti fondamentali. il primo di essi è la partecipazione attiva del nostro paese alla azione delle Nazioni Unite , nello spirito di quella carta. il secondo è il consolidamento delle alleanze con tutti i popoli della NATO e in particolare con gli USA. quali che siano gli sviluppi e l' articolazione dei rapporti fra il nostro paese e gli USA, l' amicizia e l' alleanza col grande paese d' oltreoceano rimane per noi, come per tutti gli altri popoli dell' Occidente e in primo luogo per gli inglesi, elemento essenziale della politica occidentale. infine, il consolidamento della « piccola Europa » , che giustamente deve essere visto come mezzo per articolare meglio la nostra politica, si presenta come strumento idoneo per superare le condizioni di inferiorità sociale ed economica in cui ancora, purtroppo, alcune parti del nostro paese si trovano. più importante di tutti resta il problema della pace; e in questo campo, nel campo della pace, anche se la nostra responsabilità è soverchiata da quella delle maggiori potenze, noi possiamo e dobbiamo portare il nostro contributo con una collaborazione non subordinata ad altro criterio che la volontà di consolidare la pace nella sicurezza di tutti. la via maestra per il consolidamento della pace è la ripresa dei colloqui col mondo sovietico, assicurando, con contatti preliminari, la garanzia del successo dell' incontro conclusivo tra i capi di governo . si pongono, qui, problemi procedurali e problemi di sostanza. i problemi procedurali si riferiscono a chi deve essere delegato il compito dei contatti preliminari. la logica suggerisce che l' iniziativa deve essere presa dalla potenza occidentale che ha le maggiori responsabilità, vale a dire dagli USA; ma questo non esclude che, evitando iniziative unilaterali e attenendosi alle decisioni della NATO vincolanti per tutti, ogni stato membro possa, per i normali canali diplomatici, portare il suo contributo a questo lavoro preparatorio. il secondo aspetto formale e la composizione della delegazione dei capi di governo che dovrà incontrarsi con i dirigenti sovietici quando i lavori preparatori saranno ultimati. è evidente che, se si entrasse nell' ordine d' idee di estendere l' incontro al di là della rappresentanza delle due superpotenze, la « piccola Europa » non potrebbe in ogni caso essere esclusa. non si tratta qui di questioni di prestigio o di puntiglio; si tratta di avere la garanzia che gli interessi delle nazioni continentali siano adeguatamente rappresentati. noi ci auguriamo che l' incontro possa avvenire in condizioni da permettere anche all' Italia di portare il suo contributo; ma, se ciò non fosse possibile, in ogni caso l' Italia e i suoi interessi dovrebbero essere rappresentati da un' altra potenza della « piccola Europa » . ma il fondo del problema è la definizione degli argomenti che devono essere trattati e, se non risolti, almeno avviati a soluzione dalla conferenza a livello dei capi di governo . dall' esame delle proposte di Bulganin e di Eisenhower risulta, come ho già detto, che esiste una convergenza dei rispettivi punti di vista almeno su un problema, quello del disarmo, e l' esame delle risposte a Bulganin degli altri alleati, e in particolare della Francia, della Germania e dell' Italia, induce a credere che un accordo sul disarmo sarà raggiunto più facilmente, se parallelamente sarà avviato a soluzione il più grave dei problemi politici in sospeso: l' unità tedesca. questa è la sostanza vera del problema della pace. del resto la possibilità per l' Occidente di riprendere l' iniziativa diplomatica, dipende dal coraggio e dalla chiarezza con cui tale problema sarà impostato. tale problema fu visto in origine nel quadro di una modificazione dello statuto militare esistente. nella conferenza quadripartita di Ginevra, Eden così si esprimeva: « quale è il problema principale? non esiste certamente alcun dubbio nella risposta: l' unità della Germania. fino a che la Germania sarà divisa, l' Europa sarà divisa, finché l' unità della Germania non sarà ristabilita non vi potrà essere né fiducia né sicurezza nel nostro continente » . e riferendosi alle garanzie da dare alla Russia per l' unificazione della Germania, Eden aggiungeva: « esiste qualche ulteriore assicurazione che possiamo darci reciprocamente? senza dubbio, mano a mano che le conversioni procederanno, possono emergere molte proposte e idee. una in modo particolare penso dovrebbe ricevere la nostra attenzione: siamo pronti ad esaminare la possibilità di una zona smilitarizzata tra Oriente e Occidente? » era il germe dell' idea della fascia neutrale, germe che sorgeva, però legata al problema della riunificazione tedesca. nella stessa occasione Bulganin così si esprimeva: « nel proporre il problema del disarmo e l' instaurazione di un sistema di sicurezza europea, il governo sovietico parte dalla premessa che l' allentamento della tensione nei rapporti internazionali e la creazione di un efficace sistema di sicurezza europea, faciliterebbe largamente la soluzione del problema tedesco e creerebbe la necessità di condizioni preliminari per l' unificazione della Germania su basi pacifiche e democratiche. il governo sovietico , oggi come nel passato, è favorevole alla unificazione della Germania in conformità degli interessi nazionali del popolo tedesco ed a quelli della sicurezza in Europa » . e aggiungeva: « la unificazione della Germania come Stato pacifico e democratico sarebbe di fondamentale importanza tanto per la pace dell' Europa quanto per la stessa nazione tedesca. bisogna ammettere che la rimilitarizzazione della Germania occidentale , la sua incorporazione nel blocco militare delle potenze occidentali costituiscono oggi il principale ostacolo alla unificazione della Germania. sarebbe opportuno procedere qui ad uno scambio di vedute tenendo presente la necessità di cercare una soluzione del problema tedesco anche se nelle attuali circostanze si possa non raggiungere l' immediato accordo sulla riunificazione della Germania. in questo caso il problema dovrebbe essere risolto a poco a poco. » è interessante ricordare queste parole ragionevoli del passato e che, purtroppo, furono le ultime ragionevoli pronunciate dai sovietici sul problema dell' unità della Germania. dal luglio 1955 in poi, il governo sovietico ha eluso il problema trincerandosi dietro la pretesa autonomia della Germania orientale . la nuova formula fu che il problema della unificazione doveva essere risolto tra, accordi diretti tra le due Germanie . era un modo diplomatico per mascherare il veto russo alla unificazione delle due Germanie . il problema dell' unità tedesca e della zona demilitarizzata, fu poi ripreso da altri in sede di discussione per illuminare la pubblica opinione . il più notevole contributo a queste discussioni fu fornito dal Gaitskell. in opposizione allo scetticismo crescente dell' opinione pubblica occidentale che non credeva nella volontà della Russia di rinunziare, quale che fosse la contropartita, ad uno Stato satellite , come la Germania orientale , Gaitskell, che non ignora che la Russia non intende restituire la libertà a nessun Stato satellite , tuttavia considera che per la Germania orientale la situazione potrebbe presentarsi in modo diverso. i sovietici hanno già fatto l' esperienza di rivoluzioni nei paesi satelliti . che avverrebbe oggi se nella Germania orientale i lavoratori, come già fecero negli anni scorsi si ribellassero al loro governo fantoccio ? certamente la Russia si comporterebbe come in Ungheria, ma è pensabile che i soldati di cui oggi la Germania occidentale dispone, assisterebbero indifferenti al massacro dei loro concittadini? sorgerebbero così improvvisamente delle complicazioni terribili da cui potrebbe scoccare la scintilla della guerra mondiale . ecco perché, secondo Gaitskell la Russia potrebbe essere indotta a negoziare su questo particolare problema, potrebbe essere indotta cioè a ritornare alle posizioni del 1955. per il leader laburista la contropartita avrebbe dovuto essere rappresentata dalla neutralizzazione della Germania unificata, della Polonia, della Cecoslovacchia e possibilmente dell' Ungheria. però, per il leader laburista, un piano del genere implicava sempre la presenza delle truppe americane in Europa che, in ogni caso, non si sarebbero dovute ritirare più in qua della frontiera tedesca. la validità degli argomenti circa i pericoli di una perdurante lacerazione della Germania, diventa ancor più evidente — come vedremo — nel caso in cui si accettasse il criterio della fascia neutrale, senza risolvere il problema dell' unità germanica. oggi, in alcuni ambienti internazionali, il problema dello sganciamento tra America e Russia (almeno sotto l' aspetto nucleare) dell' Europa centrale, viene prospettato come il toccasana della situazione internazionale, senza legarlo al suo logico corollario, che è la fine della divisione della Germania. fu il governo sovietico che nel marzo 1957, nel sottocomitato del disarmo, proponeva di « denuclearizzare » le due Germanie e i paesi vicini, senza precisare tuttavia quali. il piano Rapacky, che oggi è al centro delle discussioni, non è che una definizione più esatta e con contorni più definiti, della proposta sovietica del marzo 1957. il piano Rapacky, come è noto, fu formulato dal ministro degli Esteri polacco all' Assemblea delle Nazioni Unite il 2 ottobre 1957 nei termini seguenti: « nell' interesse della sicurezza della Polonia e della distensione in Europa, e dopo avere ottenuto per sua iniziativa l' accordo degli altri partecipanti al trattato di Varsavia, il governo della Repubblica popolare di Polonia dichiara che: se i due Stati tedeschi consentono a mettere in vigore , nei loro rispettivi territori, l' interdizione della produzione e del deposito di armi nucleari , la Repubblica popolare di Polonia si dichiara pronta a introdurre simultaneamente la stessa interdizione sul suo territorio. io sono convinto che se questa idea si realizzasse, noi avremmo fatto almeno il primo passo avanti verso la soluzione del problema essenziale non solamente per il popolo polacco , e per il popolo tedesco , e per i loro mutui rapporti, ma un passo utile anche per l' intera Europa e per tutti i popoli » . il 18 ottobre, la proposta fu ripresa dal rappresentante polacco presso le Nazioni Unite . durante una discussione sul disarmo in sede di 1° commissione, con la precisazione che tanto la Cecoslovacchia, quanto la Germania orientale , si allineavano sulle posizioni della Polonia. la proposta Rapacky non ha quindi che un carattere limitato al problema dell' armamento nucleare. è in seguito che si è consolidata, soprattutto in alcuni ambienti della Gran Bretagna , l' opinione che l' esistenza di una fascia neutrale, favorendo lo sganciamento delle truppe sovietiche da quelle americane, sarebbe un fatto utile, indipendentemente dalla soluzione dei problemi politici che rimanessero in sospeso, nella zona compresa nella fascia neutrale stessa. noi riteniamo che tale tesi non sia fondata su una visione troppo obiettiva della situazione, ma vediamo prima quale è l' opinione ufficiale delle maggiori potenze dell' Occidente. dell' opinione dell' America, ho già detto. nella risposta del 13 gennaio di Eisenhower a Bulganin è detto testualmente: « la disatomizzazione di una piccola zona non potrebbe avere però grande importanza, quando la portata di tipi moderni di armi non conosce limiti geografici » . ed aggiungeva: « nonostante le nostre sollecitazioni, il suo Governo non ha mai da due anni e mezzo intrapreso passo alcuno per attuare l' accordo del 1955 o per assolvere tale riconosciuta responsabilità. la Germania continua ad essere forzatamente divisa. ciò costituisce un grave errore che è incompatibile con la sicurezza europea. ciò mina anche la fiducia nel carattere sacro dei nostri accordi internazionali . sollecito pertanto che si proceda ora energicamente onde ottenere la riunificazione della Germania mediante libere elezioni, come da noi concordato e come la situazione urgentemente richiede. le assicuro che tale atto di semplice giustizie e buonafede, non porta necessariamente ad un accresciuto pericolo per il suo paese. le conseguenze di esso sarebbero proprio il contrario e porterebbero indubbiamente ad una maggiore sicurezza. per quanto riguarda la riunificazione della Germania, gli USA sono pronti insieme agli altri a negoziare accordi specifici relativi ai livelli e al dislocamento delle forze armate , ed ampi impegni consacrati da trattati non soltanto contro l' aggressione, ma tali da garantire una reazione positiva qualora aggressioni dovessero verificarsi in Europa » . è chiaro che si adombra in queste righe il concetto della fascia neutrale come contropartita dell' unificazione. l' impegno, ricordiamo, assunto anche dalla Russia nel 1955 era stilato nei termini seguenti: « i capi di governo , riconoscendo la loro comune responsabilità per quanto riguarda la questione tedesca e la riunificazione della Germania, hanno concordato che la sistemazione della questione tedesca e la riunificazione della Germania mediante libere elezioni, vengano attuate in conformità degli interessi nazionali del popolo tedesco e degli interessi della sicurezza europea » . la posizione della Francia, che è negativa sul principio della rinunzia per essa alla produzione di armi atomiche , sottolinea che l' idea della denuclearizzazione ignora gli aspetti politici dei problemi europei. ecco in quali termini il presidente Felix Gaillard si esprime: « i vostri suggerimenti ignorano l' aspetto politico dei problemi europei, essi si limitano a delle proposte militari la cui efficacia non è dimostrata ma il cui effetto sarebbe di confermare la situazione malsana nella quale si trova l' Europa centrale da 10 anni. non credo sia possibile trattare separatamente i problemi della sicurezza e i problemi politici europei che sono all' origine delle difficoltà che noi incontriamo » . posizione anche più nettamente definita viene presa da Adenauer nella sua risposta a Bulganin, sia per il problema della zona disatomizzata, sia per il problema della unificazione. dice Adenauer: « le sue recenti proposte per il disarmo mi hanno deluso. esse raccomandano fra l' altro la creazione di una zona disatomizzata in Europa nella quale dovrebbe essere compreso anche il territorio nazionale tedesco. mi sembra che sia di importanza determinante non occuparsi del problema secondario delle zone dove oggi o domani si debbono accumulare armi atomiche ma piuttosto del problema fondamentale di rinunziare completamente alla loro produzione » . ed ecco quando dice a proposito dell' unità tedesca: « lei sa, signor presidente , che il popolo tedesco attende tuttora appassionatamente la ricostituzione della sua unità nazionale e statale. ella stessa, signor presidente , si è pronunciato favorevolmente a questa aspirazione e se ne è reso anche responsabile alla conferenza di Ginevra. è stata per me una delle più grandi delusioni quella di costatare che l' Unione Sovietica si è opposta fino ad ora alla realizzazione di una aspirazione da essa riconosciuta e all' adempimento di un impegno pure da esso riconosciuto. la via da lei proposta per la soluzione del problema tedesco (cioè un accordo tra i due Stati tedeschi sulla base del riconoscimento e della totale tutela dei loro interessi e la creazione, secondo la sua espressione, di una confederazione tedesca) non è praticabile. la costituzione dell' unita nazionale della Germania non è affare che riguarda due governi, investe piuttosto esclusivamente la competenza di tutto il popolo tedesco » . Macmillan a sua volta nella risposta a Bulganin scrive: « mi dispiace anche che la vostra lettera dell' 11 dicembre non faccia menzione della riunificazione tedesca, sebbene questa rimanga una condizione essenziale per la sicurezza europea » . Macmillan a sua volta nella risposta a Bulganin scrive: « mi dispiace anche che la vostra lettera dell' 11 dicembre non faccia menzione della riunificazione tedesca, sebbene questa rimanga una condizione essenziale per la sicurezza europea » . in quanto alla risposta del nostro Governo notiamo il riferimento alla non attuazione da parte sovietica dello impegno assunto a Ginevra per l' unificazione della Germania senza alcun accenno al problema della fascia neutrale. tutte queste risposte delle potenze occidentali, anche se talvolta il concetto è adombrato, mi pare eludano le condizioni che possono rendere possibile l' unificazione tedesca. in ogni caso, tali risposte sono in ritardo molto probabilmente sugli avvenimenti e certamente sull' evoluzione della pubblica opinione . dal trattato di pace con l' Austria del 1955 non c' è stato progresso nelle negoziazioni tra est ed ovest. è possibile ottenere un risultato positivo con lo sganciamento nell' Europa centrale degli eserciti dell' Oriente e dell' Occidente? è possibile un risultato positivo con la creazione di una fascia neutrale che, oltre alle due Germanie , comprenderebbe la Polonia, la Cecoslovacchia e possibilmente l' Ungheria? la tesi meno valida mi pare quella proprio del semplice disarmo nucleare di una fascia europea in cui dovessero permanere, tanto le truppe dell' Occidente, quanto quelle dell' Oriente. se per l' Occidente la idea della fascia neutrale si potrebbe presentare positiva, ciò risulterebbe non già dal fatto della rinunzia da parte della Russia di installare i suoi missili nei territori degli Stati satelliti continuando ad occuparli con le sue truppe, bensì dal fatto della liberazione di questi Stati satelliti dall' esercito sovietico. i russi hanno fatto capire chiaramente che per essi un punto essenziale è il ritiro degli americani dalla Germania occidentale . essi sanno che se gli americani rimarranno sull' Elba, vi rimarranno forniti di armi atomiche . presto o tardi quindi anche la Germania occidentale sarà fornita delle stesse armi. mentre l' America non è riluttante a fornire armi nucleari ai propri alleati, la Russia è poco propensa a fornirle ai suoi, soprattutto dopo l' esperienza di Ungheria. d' altro canto l' interesse degli occidentali a vedere la Russia abbandonare il territorio degli Stati satelliti è più che evidente. il problema vero quindi viene spostato, da quello della zona disatomizzata a quello della fascia neutrale vera e propria. il corollario di questo problema è di sapere se l' accettazione, da parte dell' Occidente, di una negoziazione sul principio della fascia neutrale, debba o no essere legato a quella della unificazione tedesca. l' opinione di alcuni circoli anglosassoni è stata espressa recentemente in un opuscolo pubblicato a cura dell' ufficio internazionale fabiano sotto il titolo: « una fascia neutrale in Europa » . autore è il deputato laburista Denis Healy, il quale, partendo dalla premessa che due grandiosi avvenimenti si sono verificati nell' ultimo anno, vale a dire la decadenza morale del comunismo in Europa, in seguito ai fatti di Ungheria e la rivelazione della immensa forza scientifica e militare della Russia con il lancio degli sputnik, giunge alla conclusione che l' equilibrio termonucleare ha bloccato per i popoli degli Stati satelliti tutte le vie alla liberazione, salvo quelle della diplomazia. l' Ungheria ha altresì rivelato che la guerra può scatenarsi da una esplosione locale, tale da coinvolgere una grande potenza contro la sua volontà e successivamente anche altri paesi. il maggior rischio sussiste sempre in una sollevazione della Germania orientale . la conclusione è che lo status quo in Europa non è stabile ed è tale da poter provocare conseguenze terribili. l' essenziale da conseguire è il ripiegamento delle forze sovietiche da quei paesi d' Europa che attualmente occupa; ma non si può procedere verso tale fine senza offrire a Mosca come adeguato compenso il ritiro degli occidentali dalla linea che attualmente occupano. l' area dello sgombero, secondo il deputato inglese, non deve essere limitata alle due Germanie e neppure estesa all' intero continente europeo. la superficie geografica da considerare è costituita dalle due Germanie , dalla Polonia, dalla Cecoslovacchia e dall' Ungheria. per proteggere questa fascia neutrale l' Occidente dovrà mantenere una solida presa sul continente per esercitare all' occorrenza una pressione militare. in altri termini la fascia neutrale implica la presenza americana al di qua del confine tedesco. ovviamente i paesi neutralizzati dovrebbero essere privi di armi nucleari , ma dovrebbero poter mantenere forze convenzionali. il motivo che potrebbe spingere la Russia ad accettare questo accordo, e dettato soprattutto dal timore che la Germania e l' Occidente vengano ad essere fra poco dotati di basi nucleari. il punto debole di questa tesi, a meno che il principio dell' unificazione tedesca non vi sia implicito, è che una simile fascia neutrale, vale a dire un simile spostamento dello status quo militare, non garantisce affatto non soltanto che la zona neutrale non venga in seguito violata, ma che i problemi politici rimasti insoluti dentro la sua area, anziché risolversi pacificamente, non esplodano con una violenza che metterebbe in pericolo la pace del mondo. se è vero che oggi il maggior rischio sussiste in una sollevazione della Germania orientale , mi pare che bisogna eliminarlo con l' unificazione tedesca. l' idea di mutare lo status quo militare senza per lo meno garantire un avvio alla soluzione dei problemi politici in sospeso, vale a dire senza garantire l' unità della Germania, mi pare un errore. era assurda la richiesta dell' Occidente di mutare lo status quo politico, ossia di ottenere la riunificazione tedesca senza riconoscere che si sarebbero dovute fare concessioni sul terreno dello status quo militare. egualmente assurdo sarebbe accettare oggi un mutamento nello status quo militare senza chiedere l' unificazione tedesca. io non penso che una fascia neutrale, che non veda risolti i problemi politici dei paesi che ne dovrebbero far parte, nonostante i molti vantaggi che a prima vista può presentare e l' aspetto suggestivo con cui si offre al nostro spirito per il fatto che con essa si potrebbe avere una temporanea liberazione di alcuni Stati satelliti dalle truppe sovietiche, sia suscettibile di consolidare la pace. solo se la fascia neutrale fosse legata alla soluzione dell' unità tedesca, allora potrebbe essere accolta senza riserve. ricordiamo qual è la situazione dell' Europa centrale. l' occupazione della Germania in origine fu una garanzia che gli alleati, tra i quali c' era allora la Russia. presero contro il comune nemico. furono tre anni di tentativi sovietici di irrompere nelle zone alleate, tentativi che terminarono con il blocco di Berlino e che trasformarono la linea di demarcazione tra Occidente e russi in una vera e propria linea di frontiera. tale linea pose un limite alla estensione militare dell' impero sovietico già estesosi nei paesi dell' Europa centro-orientale. dal 1949 tale frontiera, presidiata da forze armate dell' ovest e dell' est a dispetto di ogni tensione della guerra fredda e anche durante il blocco di Berlino, non ha visto un solo atto di violenza né da una parte né dall' altra. si tratta oggi di trovare una politica che favorisca la liberazione degli Stati satelliti e non già una politica che metta in pericolo la libertà degli Stati dell' Europa occidentale trasformando in satelliti anch' essi. ricordiamo cosa avvenne in Corea dopo che fu messo in atto la politica dello sganciamento. la Corea, come tutti sanno, era divisa in due zone di occupazione, l' una presidiata dai russi, l' altra dagli americani. in Corea, come nella Germania attuale, due regimi, uno comunista e l' altro non comunista, erano installati, il primo nel nord e l' altro nel sud. in Corea come in Germania fintantoché rimasero di fronte russi ed americani non fu sparato un solo colpo di fucile. ma nel 1949 russi ed americani si ritirarono da quel paese. entro un anno dallo sganciamento successe il finimondo. la Corea del nord armata dalla Russia ed aiutata dalla Cina, invase quella del sud. risultato: una guerra di tre anni con oltre un milione di vittime ed alla fine il ritorno alla linea fissata prima dello sganciamento. un paragone fra l' esperienza coreana e quella germanica non pare stabilire che lo sganciamento, qualora non fosse legato alla soluzione del grave problema rappresentato dalla lacerazione del popolo tedesco , sia in se una soluzione ideale. l' idea di una zona neutra è buona, ma a condizione che nell' interno della zona neutra i problemi politici siano risolti. immaginiamoci infatti che cosa succederebbe se, liberata la Germania orientale dalle truppe sovietiche, i lavoratori di quel territorio rovesciassero il regime totalitario che oggi li opprime. questa ipotesi è tutt' altro che assurda. da queste constatazioni non si deve trarre la conclusione che le cose debbono rimanere come stanno oggi, ma trarre la conclusione che le cose debbono essere mutate scartando i rischi di ritorni a situazioni ancor peggiori di quella attuale. mi par chiaro che il problema dell' unità tedesca non deve essere abbandonato alla sorte precaria di un accordo che lo lasciasse cristallizzato nell' atto stesso in cui si creassero le condizioni per il suo irrompere in una forma tale da compromettere la pace nel mondo. il problema tedesco è il problema centrale della politica europea e forse della pace mondiale. se lo sganciamento dovesse essere parallelo alla riunificazione della Germania su basi democratiche, vale a dire al riconoscimento da parte della Russia che un mutato status quo militare deve essere accompagnato da un mutato status quo politico, la fascia neutrale sarebbe, a mio avviso, una soluzione ottima. essa risolverebbe il più grave del problemi lasciati in sospeso dalla seconda guerra mondiale e sottolineerebbe la vera volontà di pace della Russia. il desiderio che è in tutti di vedere restituita la libertà ai paesi satelliti non deve fare confondere i nostri desideri con la realtà. l' importante è che i sovietici se ne vadano, ma ancora più importante e creare nella zona neutra uno statuto che implichi l' impegno della Russia dopo essersene andata a non ritornarvi più. e tale impegno non può essere definito che in termini di unificazione della Germania. in breve, la fascia neutrale deve essere un cuscinetto e non una polveriera, e sarebbe una polveriera se il problema tedesco non venisse risolto. una fascia neutrale in queste condizioni, che privasse il mondo occidentale dell' apporto tedesco, dovrebbe però essere sostenuta e garantita alla sua frontiera occidentale da una forza armata efficiente, vale a dire dalla presenza americana in Europa, dalla partecipazione a una NATO rinnovata dei paesi dell' estremo Occidente europeo, compresa l' Italia. quanto più si estende la nozione di neutralità ad aree più vaste dell' Europa, tanto più se ne indebolisce l' efficacia come strumento per liberare gli Stati satelliti , e tanto più si diminuisce la garanzia di inviolabilità degli Stati neutri. una fascia neutrale che comprendesse tutta l' Europa occidentale vorrebbe dire la fine dell' autonomia nostra e l' egemonia della Russia sul nostro continente. due parole sul problema dei missili, che, quantunque non attualissimo, almeno per le potenze occidentali, è destinato sempre più a configurare con le sue prospettive non soltanto la strategia generale ma anche la politica generale. non c' è nessuna ragione perché l' Occidente si privi di questo mezzo di difesa, di cui dispone l' Oriente e ciò anche sotto profilo di negoziazione per indurre la Russia a riesaminare la sua politica europea . il problema dei missili va posto quindi in termini non di preclusione ma di negoziazione collettiva nei confronti della Russia. in ultima analisi, tutti questi problemi, particolarmente quelli della unità tedesca, della fascia neutrale e del disarmo, vanno visti anche in funzione della necessità di consolidare la NATO, il cui indebolimento deriva non già dal fatto della prospettiva di un futuro distacco da essa della Germania, ma da una mancanza di coraggio nel vedere come stanno le cose e nel sapere assumere l' iniziativa. come è stato detto giustamente, disarmo e sganciamento, ed io aggiungo unificazione tedesca, dovrebbero essere considerati non come una alternativa alla NATO, incompatibile con la sua esistenza, ma come una alternativa politica della NATO e come la necessaria condizione per il suo sopravvivere quale centro della solidarietà occidentale. sul problema del Medio Oriente , in cui l' Italia avrebbe potuto esercitare una efficace azione mediatrice, ma dove, dopo un abbozzo di politica filoaraba, ci siamo gettati nella scia di interessi non conciliabili con un atteggiamento prudente ed equilibrato, al punto in cui sono le cose non è possibile escluderlo dalla discussione con il mondo sovietico. ciò che è importante è che la nostra politica estera non perda di vista gli interessi fondamentali dell' Italia, che ancora non ha saputo o potuto utilizzare in pieno le possibilità che le derivano dalla sua posizione geografica, dalla sua solidarietà con le nazioni della piccola Europa, dalla sua amicizia con l' Inghilterra, dalla sua salda alleanza con gli USA e dalle sue attitudini mediatrici dell' immenso mondo afro-asiatico, dove il nostro paese non ha altro interesse che quello di coltivare l' amicizia ed i buoni rapporti con quelle popolazioni. in questo momento di travaglio dell' Occidente che oscilla tra le posizioni degli anni scorsi ed i progetti più avventurosi, il buon senso del nostro paese può dare un contributo serio intervenendo nei consessi internazionali per portare una parola al tempo stesso coraggiosa e prudente. il mondo occidentale nella sua lunga navigazione verso l' approdo della sicurezza e della pace dà oggi segni di turbamento e di stanchezza. ma non è possibile che l' Occidente rinunzi al compito che la sorte gli ha imposto. si tratta di elaborare una politica che segni non già il rinnegamento di quella passata, ma il suo rinnovamento. e per giungere alla meta della pace, bisogna innanzi tutto rinsaldare gli strumenti che hanno accompagnato l' Occidente durante questo decennio. guai all' Occidente se esso li distruggesse. tali strumenti sono le Nazioni Unite , la NATO e, per quanto riguarda le nazioni democratiche del continente, la piccola Europa. ricordate l' episodio delle donne troiane, che, disperando di giungere dove era la terra promessa alle foci del Tevere dopo un viaggio di anni che le aveva portate sulle rive della Sicilia, diedero fuoco alle loro navi. e ricordate il grido di Ascanio: « non è il nemico, non sono gli odiati campi degli Argivi, sono le vostre speranze che voi bruciate » . non hostem inimicaque castra Argivorum , vestras spes uritis . l' Occidente, superato quell' attimo di incertezza, non brucerà le sue speranze e continuerà nel cammino che ha come meta la pace duratura, nella sicurezza e nella libertà di tutti i popoli.