Pietro NENNI - Deputato Appoggio
II Legislatura - Assemblea n. 568 - seduta del 26-06-1957
Sulla politica interna
1957 - Governo III Fanfani - Legislatura n. 3 - Seduta n. 385
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , il nostro gruppo considera che se il dibattito aperto sulle dichiarazioni del presidente del Consiglio doveva ripetere i termini della discussione che si è svolta in quest' Aula il 5, 6 e 7 giugno, quando il ministero Zoli sollecitò e ottenne il voto di fiducia , esso era inutile, in quanto non poteva risolversi che in un bis in idem dell' attuale schieramento parlamentare e del voto del 7 giugno: pressappoco un perdi tempo, dopo che di tempo ne è stato perduto anche troppo, con scarso prestigio delle istituzioni parlamentari. di che cosa si trattava ora? in che cosa il dibattito poteva presentare una qualche utilità? si trattava, a nostro giudizio, di vedere in quale misura i fatti nuovi, dalle dimissioni del ministero Zoli alla sua ripresentazione davanti alla Camera, hanno inciso e incidono sulla situazione parlamentare e sulla situazione politica del paese: si trattava di individuare il terreno sul quale la chiarificazione (che la Democrazia Cristiana si ostinava ad eludere in sede politica) si poteva e si può ottenere sul piano programmatico. sotto questo aspetto, non esito a dire che la chiarificazione risulterà più dall' ordine dei lavori parlamentari (che non è mai un fatto meramente tecnico), che non da un dibattito il quale spazii nel campo delle formulazioni generiche e generali, per loro natura assai elastiche. è quindi all' argomento dell' ordine dei lavori parlamentari che mi condurranno le brevissime considerazioni che a nome del gruppo socialista desidero fare sul dibattito che si è svolto questo pomeriggio alla Camera, cominciando dal principio, cominciando dal gran rifiuto del senatore Zoli dopo la costatazione dell' errore intervenuto il 7 giugno nella proclamazione dei risultati della votazione sulla fiducia, errore che rese debitore il senatore Zoli di un voto fascista. Fedele all' impegno che aveva preso, il presidente del Consiglio presentò allora le dimissioni sue e del gabinetto che presiede. si è molto discusso, onorevoli colleghi , sulla validità o addirittura sulla costituzionalità di un tale atto. mi sembra che si sia posta così una questione assurda. i voti si contano e i voti si pesano. non è interdetto a nessuno di pesarli sulla bilancia di determinati valori morali. dovrebbe essere obbligo di tutti pesarli sulla bilancia dei valori politici. una maggioranza parlamentare non ha senso se non scaturisce da un comune impegno politico e da un comune impegno programmatico. fu l' assenza di questo comune impegno programmatico che, a giudizio nostro, costituì la debolezza del quadripartito e, negli ultimi tempi, ridusse il tripartito ad essere la caricatura di una maggioranza. da questo punto di vista , il suo errore, onorevole Zoli, o la sua malizia, una malizia della quale avrà più di una occasione di pentirsi, fu di fingere di non essersi accorto che la gruccia che le veniva offerta dal gruppo monarchico non era più valida di quella che le offriva il gruppo fascista, in quanto gli uni e gli altri votavano contro qualcosa, votavano contro il tripartito, votavano contro l' apertura a sinistra, ma non votavano per qualcosa, anzi di fronte al programma enunciato dal Governo dichiaravano di non accettarlo e di considerarlo inadeguato agli interessi ed ai bisogni del nostro paese... ora, si può governare contro qualcosa o contro qualcuno, ma alla lunga bisogna pur governare per qualcosa, e questo qualcosa non può essere che un programma chiaramente enunciato, determinato in termini precisi e impegnativi rispetto al tempo. l' onorevole Zoli sapeva che i gruppi monarchici al pari di quello liberale, e forse anche un po' di più, né intendono né possono concorrere al duplice compito che egli dichiarava di volere assegnare al suo ministero, di affrettare l' attuazione della Costituzione ivi compresa la creazione dell' ente regione , e di sollecitare il voto delle riforme del cosiddetto terzo tempo sociale, ivi compresa la riforma dei patti agrari . il meno che si potesse dire era che allargando la sua maggioranza a destra ella, onorevole Zoli, implicitamente accettava di fare dell' ordinaria amministrazione . il peggio che si potesse dire, in perfetta corrispondenza con le intenzioni di un largo settore del suo partito, era che, volente o nolente, ella preparasse il primo anello di una nuova catena, la catena del clericofascismo. chi non sceglie, onorevole Zoli, si mette nelle condizioni di essere scelto. ella, con le sue dimissioni, ha dimostrato di non gradire di essere stato prescelto dai monarcofascisti. ma tornando davanti alla Camera per aderire, come ella ha detto, al desiderio formulato dall' alta autorità del presidente della Repubblica , accetta la situazione alla quale si è ribellato il 10 giugno. è una cosa poco seria, ma è così, e nessuno è in grado di mutare nulla in questa situazione. vorrei qui rispondere assai brevemente a coloro i quali stimano che la Democrazia Cristiana non avesse alcun mezzo per impedire la confluenza sul monocolore dei voti dell' estrema destra . ne aveva e ne ha ancora uno quant' altri mai semplice ed elementare: ed era di chiedere la fiducia su un ordine del giorno motivato politicamente e programmaticamente. ecco, per esempio, onorevole Piccioni, una motivazione della fiducia che io mi permetto di raccomandare all' attenzione del gruppo che ella presiede: « la Camera conferma l' esigenza di una politica di ferma e intransigente difesa ed espansione della democrazia che eviti ogni pericolo di involuzione e di equivoco, e di una sollecita attuazione di un concreto programma sociale che risponda alle esigenze del mondo del lavoro e ne accresca l' adesione alla democrazia, in particolare la riforma dei patti agrari , secondo le più vive attese delle categorie dei contadini » . non sono, come ella ha già capito, onorevole Piccioni, parole mie: sono parole del Consiglio nazionale delle Acli. trascritte in un ordine del giorno della Camera come motivazione della fiducia nel Governo, esse avrebbero automaticamente determinato quella chiarificazione politica e quella chiarificazione programmatica della quale diciamo tutti di voler realizzare le condizioni, ma di fronte alla quale evitiamo anche i mezzi più semplici e più chiari; quei mezzi semplici e chiari che piacciono tanto al senatore Sturzo ma che nell' occasione non sono stati e non saranno adottati perché avrebbero automaticamente determinato la frattura con tutte le destre. era a disposizione della Democrazia Cristiana un altro mezzo che anch' esso deduco dai dibattiti interni della Democrazia Cristiana : bastava introdurre nell' ordine del giorno della fiducia quell' impegno programmatico, con scadenze determinate, che è stato richiesto dalla corrente democratico cristiana che si intitola « forze sociali » . tutto questo era semplice come l' uovo di Colombo , ma era un uovo che, appunto perché avrebbe determinato chiarezza e semplicità nel dibattito, è sembrato indigeribile al gruppo dirigente della Democrazia Cristiana . conosciamo, onorevole Zoli, conosciamo, onorevoli signori del Governo, qual è il prezzo che si paga, quando si gioca sui programmi e se ne enunciano i principi senza preoccuparsi di individuarne le forze con le quali quel programma può essere attuato. il prezzo che si paga è l' immobilismo. fu il prezzo pagato dal tripartito ai liberali, sarà il prezzo che il monocolore pagherà ai gruppi della estrema destra . onorevoli colleghi , pare a noi del gruppo socialista che la lunga crisi durata 50 giorni abbia dimostrato che questo e non altro è l' equivoco che vizia la vita pubblica del nostro paese, la corrompe, riduce il Governo a funzioni di ordinaria amministrazione , alle quali periodicamente lo sottraggono avvenimenti eccezionali, di fronte a cui i pubblici poteri si rivelano del tutto impreparati: si tratti di grandi eventi internazionali come quelli che nell' autunno scorso misero in grave rischio la pace, oppure si tratti di calamità naturali come quelle che si sono abbattute nei giorni scorsi sul Piemonte, sulla Lombardia e sulle disgraziate popolazioni del Polesine; calamità naturali, sì, ma che avrebbero potuto e potrebbero avere assai più limitate conseguenze, se si fosse posto fine alle incurie dei decenni trascorsi e dei tempi più recenti ed anche recentissimi. due punti, onorevoli colleghi , della lunga crisi non sono stati chiariti, ed è strano che su di essi non vi sia stato alcun tentativo di delucidazione nel corso del presente dibattito. non fu chiaro l' intervento dei liberali contro la missione affidata al presidente del Senato , onorevole Merzagora, intesa a sondare le possibilità di ricostituzione del quadripartito. non fu chiaro se nell' operazione allora tentata dai liberali fosse implicata la responsabilità di alcuni circoli o di alcuni elementi dirigenti della Democrazia Cristiana . non sono chiare le condizioni nelle quali l' onorevole Fanfani, costatata la impossibilità di ricostituire il tripartito, ha rinunciato al mandato di costituire il Governo, dopo di avere sollecitato, per il caso in cui il suo ministero non avesse avuto la fiducia del Parlamento, il decreto di scioglimento delle Camere . quella dell' onorevole Fanfani fu una fuga davanti alle sue responsabilità ed alle responsabilità della Democrazia Cristiana . fu un tentativo di scaricare sul Parlamento, e dal Parlamento sul paese e sul corpo elettorale , le incertezze, le esitazioni, le contraddizioni della Democrazia Cristiana . non è vero che non v' è alcuna maggioranza possibile in questo Parlamento. vi sono almeno due maggioranze possibili, se non tre dopo che sembra definitivamente naufragata la cosiddetta maggioranza di solidarietà democratica: c' è la maggioranza che si è costituita il 7 giugno scorso ed in virtù della quale il ministero Zoli si è ripresentato ieri alla Camera; c' è una maggioranza che potrebbe scaturire dal nostro atteggiamento nei confronti di un ministero il quale assumesse precisi e categorici impegni che lo classificassero politicamente e lo impegnassero programmaticamente nel senso del messaggio di due anni or sono del presidente della Repubblica . andare alle elezioni anticipate prima che ogni possibilità in questo senso venga tentata sarebbe per noi abbastanza comodo sul piano della polemica, ma credo che sarebbe per il Parlamento e per il paese un grave errore politico. sulla base di quanto attualmente è a nostra conoscenza, il rinvio del ministero Zoli davanti alle Camere è la conseguenza della richiesta dell' onorevole Fanfani di presentarsi davanti alle Camere brandendo la minaccia dello scioglimento del Parlamento. vorrei dire tra l' altro che si trattava di una minaccia che non ritengo avrebbe troppo impressionato il Parlamento ed i suoi membri, per umano che sia, per un' Assemblea, il desiderio di arrivare al termine del proprio periodo di gestione e di elezione. la condizione creata dalla fuga della Democrazia Cristiana davanti alle proprie responsabilità fa apparire costituzionalmente inoppugnabile il fatto che il ministero Zoli sia stato rinviato davanti alle Camere. ma se il fatto è inoppugnabile sul terreno costituzionale, non cessa per questo di essere sconcertante agli occhi dell' opinione pubblica e paradossale nei confronti del Parlamento. per parte nostra, onorevoli colleghi , noi non rinunciamo, dopo quanto è successo, al tentativo di ottenere la chiarificazione politica che è nei voti della grande maggioranza del paese, così come non rinunciamo, nei confronti dell' attuale ministero, a sollecitare ed a promuovere, per quanto sta in noi, un impegno nettamente definito nel tempo. il Parlamento si trova di fronte alla necessità di votare l' esercizio provvisorio, senza di che la macchina dello Stato si fermerebbe, e di affrettare il voto sui bilanci. su questo siamo d' accordo. si tratta tuttavia di una necessità non incompatibile con la possibilità e, diciamo noi, con l' obbligo, di votare contemporaneamente le leggi di interesse generale già mature per una decisione. noi domandiamo la priorità per la legge di riforma dei patti agrari , non solo perché essa è per sua natura una delle leggi di interesse generale che rappresentano un elemento di spontanea chiarificazione politica, ma anche perché il dibattito su tale legge ha già superato lo stadio della discussione generale e va ripreso al punto in cui fu interrotto, quando la Camera, a seguito delle dimissioni del ministero Segni, sospese la propria attività, va cioè ripreso dall' articolo 1 del progetto Colombo. in proposito esiste un impegno del presidente del Consiglio che riguarda il tempo e il luogo: mi riferisco ad una interruzione dell' onorevole Zoli mentre parlava il collega Macrelli nella seduta del 6 giugno. « Zoli: « a titolo di informazione, le comunico che ho pregato il presidente della Camera di mettere in discussione tra i primi argomenti la legge sui patti agrari » . « Macrelli: « ma quale posizione assumerete voi? » . « Zoli: « la posizione di rispetto delle volontà del Parlamento » . se quella risposta del presidente del Consiglio viene posta in relazione con quanto precedentemente egli aveva detto al Senato e con quanto in seguito è risultato dalla rottura intervenuta fra gli onorevoli Fanfani e Malagodi, proprio sulla legge di riforma dei patti agrari , il suo senso non può essere se non questo: accettazione da parte del Governo degli emendamenti Pastore; libertà alle Camere di pronunziarsi senza la ghigliottina del voto di fiducia sul nostro emendamento che tende a ristabilire il principio della giusta causa permanente nei termini del disegno di legge Segni, già votato dalla Camera otto anni or sono, dico otto anni or sono. del pari, onorevole presidente della Camera, onorevole presidente del Consiglio , se insistiamo sulla priorità da accordare ai problemi relativi all' ordinamento costituzionale, se insistiamo sulla priorità della legge per l' elezione dei consigli regionali che è già davanti alla Camera, dopo il voto del Senato e il vaglio della nostra prima Commissione, è perché essa è pronta per una deliberazione responsabile da parte della nostra Assemblea. in proposito è assai probabile che la Camera potrà convenire con noi che l' emendamento Agrimi non è più necessario dopo l' impegno assunto dal presidente del Consiglio di presentare al più presto la legge sulla finanza regionale. nulla da obiettare, onorevole presidente del Consiglio , circa l' urgenza degli altri provvedimenti di legge dei quali il Governo ha chiesto la priorità. in particolare, nulla da obiettare per i progetti relativi ai provvedimenti per il Mezzogiorno e per le zone depresse del centro-nord e degli enti di riforma e per i più urgenti provvedimenti per le zone alluvionate. siamo pronti alla discussione sulla ratifica dei trattati del mercato comune e dell' ENAL, anche se la discussione non può essere imminente ed immediata alla Camera, visto che essa deve ancora incominciare davanti alla Commissione speciale nominata dalla Camera. sono da noi considerati urgenti i provvedimenti inerenti all' indirizzo dell' Iri e al distacco delle sue aziende dalla Confindustria, distacco che non ha bisogno di provvedimenti legislativi e che dipende esclusivamente dall' iniziativa del ministro delle partecipazioni statali . consideriamo urgente discutere la legge sull' obbligatorietà dei contratti di lavoro, una legge, onorevoli colleghi , che è stata presentata già all' inizio della presente legislatura del Parlamento dai colleghi Di Vittorio , Santi e Pastore; nomi che, in questo campo, sono tutto un programma e coprono, dal punto di vista della formazione delle maggioranze parlamentari , il più vasto settore che qui si possa costituire. siamo convinti della necessità che si riveda la legge di Pubblica Sicurezza — che è in discussione davanti al Senato. se è evidente, onorevoli colleghi , che una maggioranza non si qualifica su una legge, ma si qualifica su una politica, tuttavia su una legge o su alcune leggi una maggioranza può determinare e precisare i propri limiti. se i disegni di legge ai quali mi sono riferito, che fanno parte del programma del Governo, che sono compresi nel programma della Democrazia Cristiana , verranno portati immediatamente al voto delle Camere, allora l' equivoco della maggioranza che si è costituita il 7 giugno scorso si dissiperà e si vedrà che in questo Parlamento nessuna politica è possibile, che tenda alla attuazione della Costituzione e che tenda alle riforme sociali previste dalla Costituzione, nessuna maggioranza è possibile né sulla base del tripartito e meno ancora sulla base di un allargamento della maggioranza ai partiti dell' estrema destra . ciò che domandiamo è che termini il sistema dei continui rinvii, che ha compromesso il prestigio del Parlamento ed ha creato una situazione la quale non si ritorce soltanto contro il Parlamento attuale, contro la maggioranza di questo Parlamento, ma rischia di ritorcersi contro le stesse istituzioni democratiche e repubblicane del nostro paese. per quanto ci concerne non daremo tregua al ministero se impegnerà il meglio della propria capacità non a risolvere, ma ad insabbiare problemi come quelli ai quali mi sono riferito e che sono da anni maturi per una soluzione. alla Democrazia Cristiana domandiamo codesto impegno e null' altro, giacché per noi i massimi problemi di fondo della società e dello Stato sono già virtualmente trasferiti dal Parlamento al paese, anche se le elezioni dovranno aver luogo nella primavera del 1958. non ci interessano, se non per respingerle, le manovre dell' estrema destra . non abbiamo nulla di comune con la posizione assunta dai liberali in questo dibattito. abbiamo votato in favore della proponibilità del loro ordine del giorno perché proponibile — a nostro giudizio — esso era certamente. del resto, noi stessi, socialisti, nel novembre 1949, su una comunicazione del presidente del Consiglio di allora, onorevole De Gasperi , e che concerneva mutamenti avvenuti nel ministero da lui presieduto a seguito del ritiro dei ministri e dei sottosegretari che si chiamavano allora di unità socialista, noi stessi presentammo un ordine del giorno che era, nella sua espressione e nel suo testo, di opposizione senza che ci venisse contestato dal presidente dell' Assemblea o dal presidente del Consiglio il diritto di farlo. l' ordine del giorno fu messo ai voti, fu respinto dalla maggioranza della Camera, ma contro di esso — ripeto — non fu sollevata nessuna eccezione di improponibilità. ma come abbiamo votato a favore della proponibilità dell' ordine del giorno liberale così avremmo votato contro il suo contenuto, giacché esso era ed è inseparabile dalla posizione assunta dal partito liberale , il quale vuole ciò che noi non vogliamo, vuole cioè la ricostituzione del tripartito. potremmo considerare un invito a nozze quello che ci è venuto dai colleghi socialdemocratici con il richiamo a porre la Democrazia Cristiana di fronte ad una alternativa democratica, solo se potessimo sperare che la socialdemocrazia ricorderà domani ciò che dice oggi e non partirà invece alla ricerca del vello d' oro del tripartito, come ha fatto nei giorni scorsi, dopo di aver illustrato alla Camera, col discorso del collega Saragat, le ragioni storiche per le quali doveva essere considerato definitivamente superato il tripartito e doveva essere considerata superata la politica centrista. consideriamo il centrismo come elemento di paralisi della vita democratica del paese. consideriamo il monopolio democristiano del potere estremamente pericoloso e inammissibile in un paese come il nostro, in cui ogni richiamo diretto o indiretto al guelfismo riapre l' antica piaga del conflitto fra Stato e Chiesa; in cui le istituzioni democratiche muovono appena i primi passi ; dove il neointegralismo vola in soccorso del vecchio clericalismo; dove il peso sociale e politico della destra è prevalente in ogni partito interclassista e, in modo particolare, nel partito politico dei cattolici. il frontismo è per noi formula che abbiamo abbandonato per il senso che storicamente ha finito per assumere e che è tale, agli occhi nostri, da congelare — invece che da sviluppare — le forze sociali e politiche dei lavoratori. venuta che sia l' ora delle elezioni, ci presenteremo al corpo elettorale su una piattaforma di alternativa socialista e democratica alla politica della coalizione centrista e alla politica del monocolore democristiano. toccherà allora al paese configurare col suo voto i mezzi e i modi della futura attività legislativa e politica del Parlamento e del Governo. oggi ci importa dire che mai come attualmente è stata salda la nostra fiducia nell' iniziativa socialista e nella legge della storia e del progresso che chiama i lavoratori alla direzione dello Stato.