Giuseppe SARAGAT - Deputato Opposizione
II Legislatura - Assemblea n. 565 - seduta del 07-06-1957
Sullo SME
1957 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 382
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , qual è il significato del passaggio dal Governo di solidarietà democratica presieduto dall' onorevole Segni all' attuale Governo monocolore? ci troviamo di fronte ad un semplice cambiamento di Governo, oppure ci troviamo di fronte ad un mutamento di politica? se dovessimo trovarci di fronte ad un mutamento di politica questo sarebbe il terzo nella storia della nostra Repubblica. il primo periodo di vita della Repubblica è stato quello dei governi dei comitati di liberazione nazionale; il secondo periodo, quello che si è concluso con il Governo Segni, ha visto in atto governi di solidarietà democratica. mi si permetta una brevissima rassegna di questi due momenti della vita del nostro paese. la caratteristica del primo periodo, quello cioè dei governi dei comitati di liberazione nazionale, fu la solidarietà fra tutti i partiti antifascisti, solidarietà che si era cementata durante le lotte comuni contro il fascismo e contro il nazismo. questo primo periodo è il periodo di una duplice grande illusione, illusione che sul piano internazionale la sicurezza dei popoli con la caduta dell' hitlerismo fosse definitivamente assicurata, e la illusione che nell' interno del nostro paese la maggiore conquista delle lotte di liberazione, ossia la democrazia, fosse acquisita per sempre. vi è un evidente parallelismo fra la evoluzione della situazione internazionale e quella della nostra politica interna . subito dopo la guerra si è prolungata la solidarietà fra le potenze belligeranti vittoriose nella convinzione che il mondo si trovasse di fronte ad un' era di pace senza tramonto; è la stessa solidarietà che si è prolungata nel nostro paese fra tutti i partiti antifascisti nella convinzione che la democrazia fosse istallata su basi incrollabili. purtroppo queste due illusioni si sono rivelate fallaci. nel campo internazionale abbiamo avuto la rottura della solidarietà fra le potenze belligeranti vittoriose, di fronte alla politica minacciosa dell' Unione Sovietica . i dolorosi fatti che hanno determinato la fine dell' illusorio periodo di distensione internazionale, immediatamente successivo alla seconda guerra mondiale , sono i seguenti: disputa dell' Urss nel 1946 con la Persia; tentativo della Russia di impadronirsi della Grecia e annetterla al sistema degli Stati satelliti ; colpo di stato in Cecoslovacchia; tentativo di soffocare Berlino-ovest; boicottaggio della Jugoslavia e infine l' aggressione armata alla Corea meridionale. la fine della politica dei comitati di liberazione nazionale coincide con l' inizio della resistenza dell' Occidente alla minaccia che viene dall' Unione Sovietica , ed è in quel momento che sorgono la politica di alleanza difensiva fra le nazioni dell' Occidente, politica che si sviluppa nel sistema della NATO, e, all' interno del nostro paese, la politica di solidarietà democratica, vale a dire la politica di solidarietà fra tutti i partiti che accettavano senza riserve mentali i principi democratici della Carta Costituzionale . ed è in quel momento che il nostro paese ha preso coscienza, soprattutto dopo gli avvenimenti cecoslovacchi, del pericolo che il nuovo totalitarismo rappresentava per le istituzioni democratiche. la politica di solidarietà democratica è sorta dalla consapevolezza dei pericoli a cui era soggetta la democrazia, allo stesso modo che la politica di alleanza fra le nazioni democratiche dell' Occidente era sorta dalla consapevolezza dei pericoli che minacciavano l' indipendenza degli Stati. questa politica, onorevoli colleghi , per dieci anni ha garantito sul piano interno il progresso economico del paese. lo stesso onorevole Togliatti ha dovuto riconoscere che nel corso di questi anni l' Italia ha fatto progressi sensibili. questa politica ha consolidato le istituzioni democratiche e ha permesso all' Italia di allinearsi, a parità di condizioni, accanto alle altre nazioni libere del mondo. in ogni caso, questa politica è stata la politica di un decennio di vita nazionale; decennio che ha visto aumentare in modo considerevole il reddito nazionale , che ha visto l' Italia non soltanto concludere l' opera di ricostruzione delle rovine causate dal fascismo, ma che l' ha vista anche tendere rapidamente verso una sempre più alta concezione della comunità nazionale. nessun italiano potrà mai dimenticare il grande uomo che di questa politica e stato l' anima e la mente: l' onorevole De Gasperi . naturalmente questa politica aveva anche i suoi limiti: e il limite fondamentale della politica di solidarietà democratica è stato rappresentato dalla sua relativa inadeguatezza di fronte ai tremendi problemi sociali del nostro paese. certo con questa politica si è fatto molto, si è fatto più di quanto è stato fatto da tutti i regimi, anche i più illuminati, del periodo prefascista. ma non si è fatto abbastanza in rapporto alle terribili carenze sociali del nostro paese. in questi giorni è stato pubblicato a Londra un libro: l' autore e uno scrittore australiano e il titolo è paradossale: Figli del sole . vi si descrivono le condizioni dei bambini di Napoli. è un libro terrificante e il ministro che si occupa della Cassa del Mezzogiorno farebbe bene a leggerlo. queste remore di natura sociale non sono superabili, non sono state superabili in una politica di alleanza tra un piccolo partito di democrazia socialista come il nostro e un grande partito di democrazia non socialista come la Democrazia Cristiana . queste remore sono ovvie: l' interclassismo della Democrazia Cristiana se da un lato garantisce a quel partito un' ampiezza organizzativa ineguagliata, dall' altro porta fatalmente a compromessi sul piano economico con le forze della conservazione sociale. la politica di solidarietà democratica e apparsa quindi a tutti noi socialdemocratici come una tappa necessaria nel cammino d' ascesa del nostro paese, ma non come la tappa definitiva. il nostro obiettivo, pur praticandola con una lealtà di cui anche ieri il segretario della Democrazia Cristiana ci ha dato atto, è stato sempre quello di superarla, creando naturalmente una alternativa ancor più efficace sul piano sociale e soprattutto sul piano democratico. tutti sanno che l' ostacolo maggiore a questo nostro tentativo di superare la politica di solidarietà democratica nella sua formula quadripartitistica centrista creando sia una alternativa alla Democrazia Cristiana , sia le possibilità di un vero allargamento della base democratica verso sinistra, è stato sempre rappresentato dalla politica del partito comunista italiano. tra noi e il partito comunista c' è stata sempre una divergenza radicale sul problema di fondo della politica interna ed estera. per noi la democrazia politica e la forma definitiva dell' organizzazione dello Stato. dico di più l' esperienza di questi ultimi decenni ci ammonisce a ritenere che non esiste possibilità di democrazia se non nel quadro di un vero sistema parlamentare, intendendo per sistema parlamentare quello nel quale il popolo può mutare il proprio Governo con mezzi pacifici. ciò implica la pluralità dei partiti politici , elezioni veramente libere sulla base del suffragio universale e la completa libertà di opposizione e di critica al Governo. la democrazia come la concepiamo noi implica anche altre istituzioni: fondamentale soprattutto quella di un potere giudiziario indipendente. la democrazia è fondata sulla base della tolleranza degli oppositori e sul consenso, ove le elezioni così lo richiedano, a cedere ad essi il potere politico . sono tutte cose, queste, sulle quali il partito comunista non può consentire e, di fatto, dove ha conquistato il potere, praticamente non consente. noi riteniamo che il valore della democrazia sia anche decisivo per la soluzione dei problemi sociali. l' onorevole Togliatti ha affermato nel suo discorso di ieri l' altro che lo sviluppo dei paesi totalitari, lo sviluppo dell' Unione Sovietica , è superiore a quello dei regimi democratici. perché l' affermazione dell' onorevole Togliatti avesse un senso, bisognerebbe che il raffronto fosse fatto fra elementi comparabili, bisognerebbe cioè che fossero uguali le risorse naturali dei paesi presi in esame ed uguali gli sforzi ed i sacrifici sopportati dalle rispettive popolazioni. conosciamo anche noi quale è il ritmo di produzione della Unione Sovietica e sappiamo soprattutto quale è il ritmo di produzione della industria pesante ma sappiamo altresì che le risorse naturali della Russia sono illimitate, che la superficie territoriale di questo paese è di 3 volte superiore a quella degli USA e che gli sforzi sopportati dalla popolazione hanno raggiunto, soprattutto nel decennio scorso, un livello assolutamente inumano. basterebbe riferirsi, per convincersene, ai campi di lavoro forzati e ai bassi salari. la verità è che a pari condizioni, le masse lavoratrici dei paesi democratici godono di un livello di vita assai più alto che nei paesi totalitari. il paragone più evidente e più calzante è quello tra i lavoratori della Germania occidentale e i lavoratori della Germania orientale . questo paragone ci dà la prova palmare che, dove la democrazia ha potuto svilupparsi in regime socialista, così come è avvenuto nei paesi dell' Europa del nord, essa ha eliminato la ingiustizia sociale, ha offerto la sicurezza economica, ha assicurato il più efficace uso delle risorse del paese ed è stata in grado, infine, di controllare il potere economico, anche quando questo è esercitato dallo Stato. in questi paesi abbiamo l' esempio di un sistema economico posto al servizio dei bisogni umani. nei paesi totalitari avviene invece l' opposto, cioè l' uomo è sacrificato alle esigenze imperialistiche dello Stato. del resto, il valore della democrazia è tale che esso rende gli stessi regimi capitalistici molto più efficienti di quelli totalitari, soprattutto per quanto si riferisce al livello di vita dei lavoratori. senza democrazia noi riteniamo non sia possibile realizzare, non soltanto uno Stato veramente socialista, ma neppure uno Stato che garantisca la convivenza dei cittadini sul piano della umanità. sappiamo quanto sia difficile, in un paese povero come il nostro, assillato da tremendi problemi sociali, sottolineare l' importanza fondamentale del problema politico e democratico; sappiamo quanto sia facile eludere il problema della libertà politica o, peggio ancora, combattere la libertà politica proprio in nome della giustizia sociale . Mussolini, quando faceva un viaggio nell' Italia meridionale, tornava dicendo che nessuno gli aveva parlato di libertà, ma soltanto di pane, di ponti, di strade. è il linguaggio del dittatore. le più pericolose insidie contro il sistema democratico sono proprio quelle che si ammantano di falsa giustizia sociale e tale consapevolezza ci sollecita ad una costante vigilanza fondata sulla convinzione che i problemi sociali italiani troveranno la loro reale soluzione solo quando sarà risolto il problema politico, vale a dire solo quando la democrazia sarà veramente consolidata. ora, la politica di solidarietà democratica ha supplito la carenza di quei partiti che sono riluttanti ad accogliere la democrazia, non soltanto come mezzo, ma anche come fine, e sono riluttanti ad intendere che solo nella democrazia è possibile realizzare il socialismo. naturalmente ha supplito come ha potuto, perché è evidente che solo un grande movimento socialista e democratico avrebbe potuto agire in profondità nel paese. la posizione di noi socialdemocratici in questo decennio, per la natura stessa della nostra dottrina che ci porta a lottare per risolvere i problemi sociali, ma anche per la nostra tradizionale vocazione alla difesa della democrazia, è stata di responsabile adesione a una politica capace di mantenere aperta alla classe lavoratrice la via del suo destino democratico, adesione a una politica che ha garantito la sicurezza nazionale e ha permesso al nostro paese di contribuire alla salvaguardia della pace. questa politica di solidarietà democratica, che i partiti di opposizione hanno creduto di bollare chiamandola « centrista » , appare oggi come accantonata. la presenza di un Governo monocolore sottolinea con evidenza la trasformazione radicale avvenuta nel corso di questi ultimi tempi. tuttavia l' inizio della crisi della politica di solidarietà democratica risale a 2-3 anni fa. quali i fattori che hanno determinato una tale crisi? è molto facile, soprattutto nel nostro paese, trasformare i problemi politici in problemi personali, ma ritengo che ciò non sia utile e soprattutto non corrisponda a un interesse di sana dialettica democratica. i fattori che hanno determinato la crisi della politica di solidarietà democratica sono quelli stessi che hanno determinato la crisi della politica che ha preceduto quella di solidarietà democratica; vale a dire sono fattori di politica estera e di politica interna . il fattore fondamentale di politica estera è il mutato rapporto, nel corso di questi ultimi due o tre anni, tra il mondo occidentale e il mondo sovietico. tutti ci rendiamo conto che da tre anni a questa parte qualche cosa si è mosso e ha mutato gli atteggiamenti degli Stati. tre anni fa si parlava di guerra fredda e l' unico obiettivo dei politici responsabili era di impedire che questa guerra fredda si trasformasse in guerra calda. oggi la parola che domina la scena del mondo è la coesistenza. non si tratta, in realtà, di una parola nuova. l' onorevole Togliatti mi insegna che Lenin l' aveva già lanciata per descrivere quei periodi durante i quali la politica sovietica abbandona la tattica dell' attacco frontale contro tutte le potenze non comuniste e la sostituisce con una tattica più duttile di accordi temporanei con qualcuno di questi Stati. si tratta naturalmente di accordi temporanei, perché in Lenin permane l' idea della inevitabilità della guerra finale fra mondo comunista e mondo non comunista. ebbene la nuova fase della coesistenza ha inizio poco prima della morte di Stalin e si sviluppa con i suoi successori, ed è caratterizzata da un complesso di avvenimenti che mutano profondamente l' atmosfera internazionale. oggi noi assistiamo a una implicita accettazione da parte della Russia sovietica dello status quo europeo. noi vediamo delinearsi nuovi rapporti fra la Russia e le aree del mondo cosidette non impegnate. infine, noi abbiamo assistito alla liquidazione di alcuni episodi della guerra calda e al principio di alcuni accenni di distensione internazionale. abbiamo avuto nel corso di questi anni l' armistizio coreano, la pace con l' Austria, gli accordi ginevrini per l' Indocina, la restituzione da parte della Russia di una base militare alla Finlandia, i migliorati rapporti con la Jugoslavia, i progressi nella discussione per il disarmo, che sono altrettanti sintomi di questa mutata situazione internazionale. perché questo cambiamento di tattica? i motivi probabilmente sono i seguenti. in primo luogo, la politica precedente, quella della guerra fredda , aveva fatto fallimento. la reazione degli Stati occidentali si era consolidata nella creazione di un sistema difensivo come la NATO, il quale elevava un muro invalicabile a ulteriori velleità espansionistiche. vi erano buoni motivi per ritenere che una tattica più duttile avrebbe potuto minare la crescente unità occidentale. il secondo motivo, più importante, è questo. il governo sovietico ha realizzato nel corso di questi anni la crescente importanza delle nazioni cosidette non impegnate. ricordiamo quando si è iniziata la guerra fredda : nel 1945-46 l' India, che è lo Stato che controlla queste nazioni cosidette non impegnate, non era ancora uno Stato indipendente. queste nazioni che sono sotto la guida dell' India, appaiono alla Russia sovietica come l' elemento che potrebbe far pendere a suo favore la bilancia mondiale. da qui l' interesse della Russia ad assumere atteggiamenti che vadano incontro alle aspirazioni, indubbiamente democratiche e pacifiste, di questi paesi. basterebbe ricordare la sollecitudine con la quale Bulganin ha scritto al Pandit Nehru per cercare di giustificare gli avvenimenti tragici dell' Ungheria, per dimostrare l' interesse della Russia nei riguardi dell' opinione pubblica di questi paesi non impegnati. terzo motivo: la riconosciuta impossibilità della guerra. la teoria leninista della inevitabilità della guerra era sorta quando non esistevano ancora le terrificanti armi termonucleari. oggi i dirigenti del Cremlino si rendono conto che la guerra non rappresenterebbe soltanto la fine del cosidetto capitalismo, ma rappresenterebbe la fine di tutta l' umanità, Stati comunisti compresi. questi tre motivi si sono incrociati con avvenimenti interni dei paesi di oltre cortina. tanto nei paesi satelliti quanto in Russia ha preso inizio un movimento di opinione che scuote le basi del dogmatismo tradizionale comunista. dopo la denuncia dei delitti di Stalin da parte di Kruscev, dopo la sostituzione della dittatura collettiva a quella individuale, abbiamo avuto la liberazione in Russia di milioni di prigionieri politici . tutto ciò è dovuto alla mutata struttura sociale della Russia sovietica , è dovuto anche al risorgere del sentimento nazionale dei paesi cosidetti satelliti. ed è in questa atmosfera che si è sviluppata l' idea della coesistenza. coesistenza che per noi democratici non consiste soltanto nell' evitare una terza guerra mondiale , nel risolvere pacificamente i problemi, i dissensi che possono sorgere fra i vari Stati, ma nel lottare per portare pacificamente tutti i popoli del mondo a godere i benefici della libertà politica e della giustizia sociale . questi avvenimenti internazionali hanno favorito un mutamento di posizione nella politica interna del nostro paese. da due anni la politica di solidarietà democratica è entrata in crisi. la distensione internazionale ha alimentato la convinzione in alcuni (convinzione che i fatti ungheresi hanno dimostrato in parte illusoria) che l' ipoteca, che gravava tanto sulla sicurezza del paese quanto sulla democrazia, fosse tolta. i fatti ungheresi hanno mostrato che purtroppo il ritmo della distensione internazionale è più lento di quello che si attendono gli uomini liberi del mondo. gli avvenimenti ungheresi hanno provato che le istituzioni internazionali come le Nazioni Unite (le quali rispondono ad altissime esigenze di convivenza umana) non sono in grado di garantire la sicurezza dei popoli, quando questi popoli sono minacciati da un grande Stato totalitario. questo dovrebbe ammonire i facili critici della politica della NATO sulla indispensabilità di uno strumento integrativo delle lacune delle Nazioni Unite . in ogni caso, se gli avvenimenti ungheresi hanno gettato un' ombra funesta sulla atmosfera di distensione che si veniva creando nel mondo, per fortuna non l' hanno però concretamente oscurata. i fattori permanenti che inducono a ritenere che il processo di distensione, sia pure con involuzioni pericolose, con delle pause, è però inarrestabile, sono ormai presenti alla coscienza di tutti gli uomini civili. la volontà dei popoli di scongiurare il cataclisma di una guerra e la loro aspirazione ad un livello di vita più umano, sono garanzia che il processo di distensione non si può fermare. è in questa atmosfera di ottimismo, talvolta spinto in modo eccessivo anche se fondamentalmente sano e talvolta anche sfiorante l' imprevidenza e la mancanza di cautela, che si è determinato un orientamento critico nei confronti della politica di solidarietà democratica la quale pareva corrispondere a esigenze ormai superate. è in questa stessa atmosfera che le inevitabili insufficienze sul piano sociale della politica di solidarietà democratica hanno preso un più grande rilievo. di qui l' aspirazione a qualche cosa di nuovo, talvolta non concretamente espresso o soltanto accennato in termini vaghi, sia nel campo della politica estera quanto nel campo della politica interna . è in questi anni che abbiamo sentito parlare di revisionismo della NATO, ed è soprattutto in questi anni che abbiamo sentito parlare di superamento della politica centrista. è in questa atmosfera che si colloca la crisi della politica di solidarietà democratica. mentre gli elementi che hanno sempre ostacolato lo sviluppo democratico chiedevano la liquidazione della politica passata per poter perseguire meglio i loro obbiettivi (e questo era il caso delle forze totalitarie di destra e di sinistra), gli elementi responsabili che si rendevano conto della inadeguatezza della vecchia otre a contenere il vino nuovo, si adoperavano per superare la politica di solidarietà democratica creando però un' alternativa valida. io ritengo che il vero criterio di discriminazione tra democratici responsabili e democratici poco avveduti non sia nel diverso modo di giudicare la politica di solidarietà democratica. il vero criterio di discriminazione è nel comportamento verso le alternative che possono efficacemente sostituirsi alla politica centrista; è nel grado di impegno per la creazione di queste alternative. quali sono le alternative che possono essere responsabilmente poste alla politica di solidarietà democratica? parliamo espressamente di alternative responsabili e non di espedienti provvisori per varare un governo provvisorio . è chiaro che un' alternativa valida alla politica centrista non può essere offerta che da una efficace alternativa democratica. ma una politica di alternativa democratica presuppone di fronte ad un grande partito che rappresenta democraticamente le forze oggi dominanti nel paese, un altro grande partito che rappresenti gli interessi delle forze del lavoro che intendono inserirsi attivamente nello Stato. in altri termini, l' unico modo per superare la politica di solidarietà democratica nella sua tradizionale forma centrista, è di lavorare seriamente per creare lo strumento di un' alternativa socialista e democratica. l' unico modo serio per superare la politica centrista, in altri termini, è di lavorare per l' unità socialista, su una piattaforma veramente democratica. non è a caso, onorevoli colleghi , che la crisi della politica centrista, che la crisi della solidarietà democratica, abbia coinciso in questi anni con i più acuti periodi di travaglio dell' unità socialista. questo problema della unità socialista — piaccia o non piaccia — domina la crisi attuale perché domina la crisi di tutta la politica italiana ; crisi che non sarà risolta che quando il problema della unità socialista su basi democratiche sarà risolto. il problema della democrazia italiana è visto da alcuni in termini non tanto di alternativa, quanto di allargamento della base democratica a sinistra. la solidarietà democratica, identificata con il centrismo, troverebbe il suo correttivo in un allargamento verso forze di sinistra, con il risultato di spostare a sinistra l' asse della politica nazionale. questa formula a noi è sempre apparsa piuttosto equivoca: essa infatti permette ai partiti di democrazia non socialista di tentare di mantenere essi il controllo della situazione politica del paese, eludendo il problema di un' alternativa democratica; e permette ai partiti di sinistra, a loro volta, di eludere il problema di una franca accettazione dei principi democratici. è per questa ambiguità sulla sostanza del problema democratico, che noi abbiamo sempre considerato con sospetto — e forse abbiamo anche esagerato — il problema dell' apertura a sinistra. la vera apertura a sinistra non ha significato che come schietta adesione di sempre maggiori forze del lavoro a principi democratici; ma in questo caso ci pare che essa si risolva automaticamente in una vera e propria alternativa democratica e socialista. in ogni caso, ciò che è essenziale è che ogni modo di superamento della politica centrista non può essere valido che nella misura in cui è caratterizzato da una profonda adesione ai principi della democrazia politica. ogni superamento del centrismo che eludesse questo problema democratico, lungi dal rappresentare un progresso, costituirebbe un pericolo mortale per il nostro paese. la politica di solidarietà democratica può essere superata con la vera alternativa democratica, con la vera apertura a sinistra. il pericolo oggi è rappresentato dal tentativo di superare la politica di solidarietà democratica con la falsa alternativa democratica e con la falsa apertura a sinistra. la falsa alternativa è quella rappresentata dal frontismo, la falsa alternativa è quella a cui ci convoglia il partito comunista italiano, il quale, in nome della lotta contro la Democrazia Cristiana , vorrebbe far cadere tutte le forze democratiche sotto il suo controllo. noi respingiamo questa falsa alternativa, alla quale opponiamo l' unica vera alternativa, che è quella socialista democratica. il secondo pericolo è rappresentato dalla falsa apertura a sinistra, quella che mira a scavalcare le forze democratiche, allo scopo unicamente di consolidare l' integralismo del partito dominante. l' onorevole Togliatti propone la falsa alternativa; gli integralisti propongono la falsa apertura a sinistra, la quale fatalmente si risolve nella vera apertura a destra. integralisti e totalitari si danno la mano contro il loro comune avversario che è la democrazia. queste forme anomale rappresentano una deviazione dal necessario impegno che deve investire tutti i democratici per creare formule politiche più efficienti di quelle del passato. non si tratta di condannare la politica di solidarietà democratica per favorire la politica totalitaria del partito comunista o quella egemonica della Democrazia Cristiana ; in questo modo, invece di superare definitivamente i dati della politica di solidarietà democratica, si va fatalmente alla polarizzazione antidemocratica dello schieramento politico del paese. mentre noi tendiamo a una alternativa democratica, con la politica di Togliatti e con la politica degli integralisti si scivola fatalmente in una alternativa di carattere totalitario. i democratici in questo momento si riconoscono nell' impegno non tanto per far rinascere una politica che forse non è più in grado di dare una risposta efficace ai bisogni del paese, ma nell' impegno per la creazione di una alternativa valida alla politica passata; e alternativa valida. vuol dire socialmente più efficace e non meno democratica di quella precedente. tutti i problemi del rinnovamento della democrazia italiana convergono in un punto: la necessità di lavorare per la creazione di un grande partito di democrazia che sia anche socialista. ma se queste sono le prospettive verso cui tutti noi dobbiamo tendere, quali sono gli aspetti reali della situazione italiana oggi? e quale risposta dobbiamo dare ai problemi che essa ci pone? la situazione politica può essere definita in questo modo: la politica di solidarietà democratica non è più operante d' altro canto una politica nuova, che è condizionata all' affermarsi di un grande movimento socialista democratico , non è ancora sorta. siamo quindi in un periodo di vacanza di funzionalità democratica. e ciò spiega il carattere paradossale della situazione presente. ma vediamo rapidamente come si è venuti alla fine del Governo Segni. ho già detto delle cause generali che sono legate all' atmosfera nuova che si è venuta a creare in Italia, per riflesso della situazione internazionale e anche — perché no? — delle illusioni che questa situazione internazionale comporta. metterei fra le illusioni l' opinione che il pericolo totalitario sia superato e metterei invece tra i fermenti positivi la convinzione che effettivamente il mondo si sta avviando verso un' era di maggiore comprensione fra i popoli. in ogni caso, queste illusioni e questi motivi concreti si sono tradotti in una serie di atti che a poco a poco hanno svuotato di ogni possibilità di azione il precedente Governo. per la cronaca, ricorderò l' uscita dei repubblicani dalla maggioranza, l' atteggiamento ostile al Governo della Cisl, infine il turbamento che la precarietà del Governo creava in seno ai partiti di democrazia laica e, soprattutto, al nostro. si è fatta molta ironia sulla irrequietezza del socialismo democratico italiano. gli italiani sono molto spiritosi nel giudicare i piccoli partiti. l' onorevole Pajetta è uno dei campioni di questa forma di umorismo contro il socialismo democratico del nostro paese. si è fatta, ripeto, molta ironia. la verità è che la socialdemocrazia per la sua particolare natura di partito socialista e democratico è portata fatalmente a reagire con maggiore sensibilità in una crisi che vede una evoluzione dei problemi sociali e politici del paese. la socialdemocrazia è il punto di convergenza di tutti i motivi di disagio politico e sociale. in un paese come l' Italia, dominato da una classe dirigente poco sensibile al problema sociale e caratterizzato da un proletariato portato per la sua situazione di miseria a seguire direttive di carattere totalitario, non capire che un partito che è nello stesso tempo socialista e democratico è fatalmente percorso da esigenze la cui conciliazione non è sempre facile, significa ignorare il problema fondamentale del nostro paese, dando prova di estrema superficialità. orbene, la politica di solidarietà democratica per i contraccolpi che aveva subito in ragione oltreché della situazione generale anche dell' azione delle correnti integraliste del maggiore partito italiano, veniva a determinare una grave usura nelle file del nostro partito. è in queste condizioni che ho avuto dei colloqui estremamente cordiali con l' onorevole Segni, al quale mando anche a nome dei miei compagni che facevano parte del passato Governo il mio affettuoso saluto, e con l' onorevole Fanfani. da questi colloqui sono uscito con la convinzione che ormai il gabinetto del quale noi facevamo parte, non era più in grado di superare le ostilità che si erano accumulate dinnanzi al suo cammino. sarebbe eccessivo dire che quanto è avvenuto sia stato concordato nel corso di questi colloqui. no, non è stato concordato, per cui quanto è avvenuto in questi colloqui ha trovato la sua espressione logica nelle dichiarazioni che io feci ai miei compagni di partito il 5 maggio scorso: « non vi è nessun dubbio — dicevo — che se fosse possibile, puntando sul senso di responsabilità di tutti, scontare ragionevolmente il permanere dell' attuale formula governativa fino alle prossime elezioni, l' interesse del nostro partito e del paese sarebbe di continuare sulla via della collaborazione. è ragionevole invece prevedere il contrario, prevedere che gruppi ostili alla politica di solidarietà democratica in seno ai partiti democratici, siano in grado di provocare la crisi al momento da essi scelto, o in ogni caso, di precostituire le condizioni per cui la crisi potrebbe sorgere sottraendo alle forze responsabili di controllo della situazione » . e aggiungevo: « potrebbe darsi che di fronte alla situazione che si verrà a creare in seguito alla nostra uscita dal Governo, i motivi che rendono valida la politica di solidarietà democratica, oggi così sbiaditi, riaffiorino nel loro pieno vigore. non è possibile fare previsioni su questa parte. ciò che dobbiamo costatare è che la presenza del nostro partito al Governo rischia di costituire un inutile sacrificio » . è noto che la solidarietà democratica non è risorta. si è invece rivelato un pericoloso risorgere in seno alla Democrazia Cristiana di forze integraliste che tendono al monopolio dei potere. ma si è rivelata, soprattutto, la mancanza di funzionalità della democrazia la quale si viene a trovare priva del suo vecchio strumento politico e non ancora atta a disporre di formule nuove. di qui, la situazione paradossale in cui ci troviamo oggi, con un Governo monocolore, il quale anziché presentarsi al paese come il risultato di uno stato di necessità, ha tentato di installarsi al potere improvvisando una politica integralista. l' errore di questo Governo non è tanto nella sua composizione e nella sua formula quanto nel modo come ha cercato di utilizzare uno stato di fatto che denunziava una vacanza di funzionalità democratica al fine di realizzare una politica tendente al monopolio del potere. questo Governo è andato nella direzione opposta a quella suggerita dalla crisi. la crisi della politica di solidarietà democratica è stata determinata da una esigenza di maggiore socialità, ma soprattutto di più largo respiro democratico nella vita nazionale. la crisi della politica di solidarietà democratica, se non vuole risolversi in una involuzione pericolosa, deve risolversi sia pure come obiettivo finalistico, in un allargamento della base democratica, in un' alternativa democratica. cercare di sfruttare un presunto stato di necessità, che noi possiamo anche ammettere per quanto si riferisce alla formula sul piano contingente, per creare non già di superare, ma di rinnegare la politica di solidarietà democratica puntando sull' integralismo, è commettere lo stesso attentato contro la democrazia che commette in questo momento l' onorevole Togliatti il quale approfitta della congiuntura per fare un appello di Fronte popolare . se l' attuale Governo avesse voluto contribuire anch' esso al superamento della vecchia politica, in vista di una politica socialmente più efficace e democraticamente egualmente valida, avrebbe dovuto adoperarsi per ottenere, se non l' appoggio, almeno l' astensione dei partiti democratici. il Governo, invece, ha chiuso ogni trattativa con i partiti democratici ed ha tentato l' operazione delle cosidette « mezze ali » , che l' onorevole Nenni giustamente ha definito « operazione cinica » . in altri termini ciò che è grave non è tanto la formula del Governo monocolore quanto lo spirito con cui è stato creato. di una crisi che deve essere salutare e che sia pure dopo la pausa di oggi deve aprire la via a un progresso nella vita del paese, si è voluto fare il punto di partenza per una politica di involuzione. non è a caso quindi che questo Governo abbia avuto l' immediata e istintiva adesione dei partiti di estrema destra . questo Governo che obiettivamente sottolinea una vacanza di funzionalità democratica, anziché costituire uno stimolo per il superamento di una politica vecchia, rischia di aprire un' era di grave involuzione. è legittimo che ogni partito tenda ad ottenere la maggioranza assoluta , ciò che non è legittimo per un partito democratico è di cercare di raggiungere questo scopo appoggiandosi a forze reazionarie e di rompere quel minimo di solidarietà che anche in un rapporto di opposizione deve sempre legare i partiti democratici di un paese civile. siamo grati all' onorevole Fanfani di aver ristabilito con il suo discorso di ieri questo rapporto di mutua solidarietà, il quale, ripeto, deve sopravvivere tra i partiti democratici anche quando si passa alla opposizione. e oggi riteniamo che sia soltanto dalla opposizione che noi potremo lottare per creare le condizioni di un superamento della situazione attuale. non abbiamo bisogno di dire che, stando all' opposizione, noi respingeremo gli inviti della falsa alternativa che ci vengono rivolti dal partito comunista e lavoreremo per la vera alternativa socialista democratica. è in questo modo che noi daremo il nostro contributo per superare la situazione attuale e per contribuire a rimettere il nostro paese sulla via maestra del progresso sociale e democratico. noi socialisti democratici non abbiamo niente da rinnegare di ciò che abbiamo fatto in questi dieci anni e non abbiamo nessun credito di riconoscenza da riscuotere, perché quello che abbiamo fatto era il nostro dovere. noi abbiamo lavorato secondo le nostre convinzioni nell' interesse del nostro paese e nell' interesse della classe lavoratrice . oggi il nostro paese forse è a una svolta, ma noi possiamo con tranquilla coscienza dire al paese che potrà sempre contare su di noi per la difesa della giustizia e della libertà.