Pietro NENNI - Deputato Opposizione
II Legislatura - Assemblea n. 540 - seduta del 28-01-1957
Sulla politica interna
1957 - Governo II Segni - Legislatura n. 3 - Seduta n. 260
  • Attività legislativa

oltre alle particolarità del voto che stiamo per dare e che sono state già lumeggiate per quanto si riferisce alla procedura, il dibattito di stasera comporta una definizione esatta di ciò che si intende per verifica della maggioranza. credo che importi innanzi tutto chiarire il concetto di maggioranza. a giudizio nostro, la maggioranza in un Parlamento democratico è innanzi tutto un corpo politico, non è soltanto una pura e semplice addizione numerica, è l' associazione di un certo numero di partiti, di gruppi, di deputati i quali sono d' accordo per eseguire una certa politica. non ho niente da obiettare al proposito del Governo di procedere ad una verifica della sua maggioranza, se con ciò esso intende mettere alla prova del voto palese la maggioranza sulla quale si è costituito, in nome della quale ha assunto la responsabilità di governare il paese. il Governo, e per esso il presidente del Consiglio , è, credo, nel suo diritto, quando si rifiuta di prendere una decisione sulla permanenza o no alla direzione del paese, in base al voto che domenica scorsa è stato emesso dal Consiglio nazionale del partito repubblicano italiano. il Governo, se con la verifica della maggioranza vuol mettere alla prova i deputati del partito repubblicano italiano, se vuol chiedere loro di esprimere in modo chiaro davanti alla Camera come interpretano il voto del loro Consiglio nazionale , quali conseguenze intendono dedurne, il Governo in questo caso, a giudizio mio, fa il suo dovere o esercita un suo diritto. noi ci siamo molte volte pronunciati contro l' uso e l' abuso delle crisi extraparlamentari . abbiamo criticato sovente il sistema in base al quale una crisi scaturisce da rapporti fra le segreterie dei partiti o peggio ancora da rapporti fra determinate persone investite di pubblica autorità. in questo senso trovo per parte mia del tutto naturale che, all' indomani del voto emesso dal Consiglio nazionale del partito repubblicano , che altera e modifica la fisionomia della maggioranza che ha dato l' investitura al ministero Segni, il presidente del Consiglio inviti i repubblicani a trarre le conclusioni di quella deliberazione. altre volte si è proceduto in modo diverso. fa parte della prassi del nostro Parlamento l' abitudine — deplorevole qualche volta — di appagarsi del semplice voto di un partito o di un gruppo, espresso fuori dell' Aula, per aprire una crisi ministeriale. l' onorevole Giolitti fu maestro in espedienti di tale natura, e l' onorevole Scelba ha or ora ricordato l' infortunio di cui fu vittima in questo campo ed in questa materia. tuttavia mi sembra evidente, onorevoli colleghi , che se il gruppo repubblicano confermerà e motiverà davanti alla Camera il suo passaggio all' opposizione, ciò crea un fatto nuovo del quale il Governo ha l' obbligo di prendere atto traendone le necessarie conseguenze. se non discutessimo la legge dei patti agrari , se il voto concernesse il passaggio puro e semplice alla discussione degli articoli, il formarsi di maggioranze magari diverse dalla maggioranza da cui ha tratto origine il Governo, sarebbe un atto normale della vita parlamentare. è avvenuto, tornerà ad avvenire assai probabilmente che su determinati progetti di legge , su determinati articoli di una legge, possano comporsi o scomporsi delle maggioranze occasionali. l' onorevole Fanfani direbbe che è il caso dei voti gratuiti ma non necessari. voti gratuiti, sempre, per quanto ci concerne, non sempre non richiesti, più di una volta necessari. ma, onorevoli colleghi , ci si chiede di votare la fiducia al Governo. non si tratta del passaggio puro e semplice dalla discussione generale alla discussione degli articoli. non si tratta di approvare o respingere l' ordine del giorno dei colleghi di parte monarchica che chiedono il non passaggio alla discussione degli articoli. si tratta di dare o di rifiutare la fiducia. onorevole presidente del Consiglio , non sarebbe degno di lei se, dopo aver dichiarato tante volte nei suoi discorsi, ed anche alla Camera, che ella intendeva governare con la maggioranza che aveva ricercato e con quella soltanto, non sarebbe degno di lei se, verificandosi il caso in cui i voti del gruppo repubblicano venissero sostituiti da voti di altri gruppi, ella si limitasse a contare i voti. onorevoli colleghi , i voti si contano e si pesano, quando si tratta della fiducia. il voto di fiducia implica non soltanto l' approvazione di un atto determinato dell' attività di un Governo o delle sue proposte legislative; il voto di fiducia implica l' accettazione dell' intera impostazione programmatica del Governo, implica cioè un' adesione non occasionale ma permanente ad una politica. orbene, a votazione avvenuta io vorrò vedere, anche se si determinasse il caso che i voti repubblicani fossero per esempio sostituiti da voti monarchici, quali conseguenze di carattere politico ne trarranno prima di tutto il presidente del Consiglio , poi il ministero che egli presiede, quindi la Democrazia Cristiana e in modo particolare la socialdemocrazia. onorevoli colleghi , cerchiamo di non nasconderci dietro l' ombra di un dito, che è sempre un' ombra piuttosto minuta. il voto che stiamo per emettere ha un senso se il ministero parte dal presupposto che la maggioranza che si cerca è quella da cui trasse la propria investitura. ha un senso del tutto diverso se implica il concetto di una maggioranza in continua trasformazione di natura e di qualità. nel primo caso, il solo logico, la defezione dei repubblicani implica le dimissioni del ministero. grave sarebbe se ciò non avvenisse. lo dico ai colleghi di parte socialdemocratica. per prolungare di pochi giorni, di poche settimane, o di pochi mesi, l' esistenza di un ministero il gruppo socialdemocratico, dopo essersi fatto aggirare dai colleghi di parte repubblicana nella interpretazione del fatto nuovo del congresso di Venezia, si porrebbe nella condizione di avallare una politica alla quale sarebbe venuto meno financo il concorso di uno dei partiti che hanno concorso a dare voto alla coalizione centrista. in caso, onorevoli colleghi , è tanto più grave perché è in giuoco la sorte di una riforma di carattere sociale che è all' ordine del giorno del paese da dieci anni. si tratta di rispondere sì o no alla giusta causa permanente richiesta dall' unanimità dei contadini. si tratta di confermare o di ripudiare il voto che la Camera ha già dato sulla questione della giusta causa , quando nel 1950 ha votato la legge presentata dall' allora ministro dell'Agricoltura e attualmente presidente del Consiglio onorevole Segni. si tratta cioè di sapere se il Parlamento va incontro od ostacola quello che oggi è il fatto politico di maggiore interesse nella vita della nostra nazione, cioè lo sforzo che le classi lavoratrici del paese, gli operai, i contadini, fanno per liberarsi da una mentalità sovversiva che ha trovato la sua giustificazione nella nostra storia e nel nostro iniquo ordinamento sociale, per inserirsi nella vita democratica e parlamentare. il voto che noi stiamo per emettere decide delle sorti del ministero per un periodo più o meno lungo, che può essere anche brevissimo; decide nello stesso tempo di una rivendicazione che è della Confederazione generale del lavoro , ma che anche dalla Cisl, della Uil, che è nostra come è delle Acli; decide di una rivendicazione in favore della quale, onorevoli colleghi , in questa Camera c' è una schiacciante maggioranza. chi è infatti contro la giusta causa permanente in questa Camera? i gruppi dell' estrema destra , i quali hanno preso posizione contro il principio non solo della giusta causa permanente, ma anche della giusta causa ciclica, come adesso si dice. è contrario alla giusta causa un gruppo della maggioranza, il gruppo liberale. sono favorevoli tutti i settori della sinistra, è favorevole la grande maggioranza del gruppo della Democrazia Cristiana , non può essere che favorevole il presidente del Consiglio , il quale già ha presentato e fatto votare alla Camera la legge che introduceva nella legislazione italiana il principio della giusta causa permanente e che, se fosse messo in minoranza questa sera, si ripresenterebbe forse davanti al Parlamento col suo vecchio progetto di riforma dei patti agrari basato sul principio della giusta causa permanente. ma, onorevoli colleghi , è possibile che tredici deputati liberali, onorevoli colleghi , possiamo ammettere il principio che tredici deputati liberali, anche se hanno dietro di loro la potenza delle organizzazioni agrarie, possano mettere in mora il Parlamento? possiamo accettare che una piccola minoranza dell' Assemblea fermi una legge di importanza capitale per l' evoluzione sociale del paese? onorevoli colleghi , pare a me che la posta del voto sia maggiore di quanto non sembri se ci si sofferma puramente e semplicemente sull' ordine del giorno degli onorevoli Bucciarelli Ducci , Simonini e Colitto. niun dubbio che esso implichi l' impegno, che vale almeno per la coalizione governativa, che non si potrà emendare l' articolo 10, concernente la giusta causa ciclica. con ciò si spera di seppellire la giusta causa permanente. usciamo, dunque, dalle false posizioni, abbandoniamo le tergiversazioni e le menzogne! dica ognuno quel che vuole dire, dica il Governo che cosa significa « verifica della maggioranza » : se significa che esso vuole constatare stasera (come è suo diritto) la validità della sua vecchia maggioranza, o se significa che) è alla ricerca di qualche voto eterogeneo che compensi i cinque voti repubblicani! dica il gruppo socialdemocratico, e ne assuma la responsabilità anche nei confronti del problema dell' unificazione socialista, se esso (è qui stasera per seppellire una grande riforma popolare sacrificandola alla miserevole esistenza d' una maggioranza che ormai politicamente non esiste più e che (è stata distrutta dalla secessione dei repubblicani! quando queste cose saranno state dette davanti a tutto il paese, allora saremo in chiaro. ed invano, colleghi della maggioranza, se avrete guadagnato qualche giorno, qualche settimana o qualche mese di una avvilente esistenza, vi illuderete di aver seppellito una grande riforma democratica e sociale. voi vi sbagliate, giacché da domani noi riprenderemo nel Parlamento e nel paese la lotta contro di voi, la lotta per la giusta causa permanente!