Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
II Legislatura - Assemblea n. 391 - seduta del 01-03-1956
Norme per la elezione della Camera dei deputati.
1956 - Governo I Segni - Legislatura n. 2 - Seduta n. 391
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , non sembra neppure che si sia giunti alla conclusione del dibattito sulla legge elettorale politica. ricordiamo ben altri dibattiti sullo stesso argomento, ricordiamo ben altra atmosfera; e il fatto che il dibattito si concluda così, da un certo punto di vista non mi dispiace affatto: da un altro punto di vista mi può anche dispiacere, o, per meglio dire, può destare in me, in noi, qualche perplessità. non mi dispiace affatto, perché l' assenza di polemica ha un significato politico che non sfugge a nessuno dei settori di questa Assemblea, anche se a taluno dei settori di questa Assemblea è parso comodo sottacerlo, non sottolinearlo, o addirittura contestarlo. non c' è polemica non perché ci siamo trovati tutti d' accordo; troppo bello sarebbe stato: non perché coloro che in altri tempi furono di diversa opinione abbiano, nella sostanza e nel fondo, mutato la loro opinione. per essere più chiaro, non perché coloro i quali in altri tempi, nell' altra legislatura, si batterono contro la proporzionale siano nell' intimo diventati sostenitori della proporzionale, ma perché le polemiche sono state spinte dai fatti, perché determinate tesi nella situazione politica che è stata determinata dal verdetto elettorale del 7 giugno 1953 non sono più sostenibili; o lo sono in maniera così stanca, così larvata, da non poter dar luogo a un dibattito vero e proprio. in verità questa discussione si chiude melanconicamente, così come si è aperta. io non posso lamentarmene. e non lo posso anche per un altro motivo. la discussione è stanca sia perché non v' è polemica di fondo, sia perché le elezioni politiche — a meno che l' onorevole Fanfani non voglia dare diverse disposizioni nei prossimi giorni, nelle prossime settimane — appaiono piuttosto lontane nel tempo. e neppure di questo mi posso lamentare. ci siamo lamentati del contrario, ci siamo lamentati di trovarci di fronte all' urgenza di un dibattito sulle leggi elettorali nella imminente vigilia delle elezioni; ci stiamo lamentando in questi giorni che la discussione sulla legge elettorale amministrativa capiti alla vigilia delle elezioni amministrative . sarebbe contradittorio che ci lamentassimo di potere una volta tanto discutere, con molta serenità, di una legge elettorale politica. vi sono anche motivi di perplessità, tuttavia. questo apparente disinteresse di quasi tutti i settori della Camera nei confronti di una discussione, che nel merito e nel fondo è tanto importante, non può non suscitare in noi, non dirò dei sospetti, ma per lo meno qualche lontano dubbio. ci chiediamo: quella maggioranza che in questo momento, almeno in parte, sta tenendo fede ad un suo impegno programmatico e a quello che è stato, più largamente, un impegno di tutto il Parlamento, crede proprio in quello che fa? cioè, la legge elettorale politica che in questi giorni ci accingiamo ad approvare è la vera legge? è la legge con la quale faremo eventualmente le elezioni politiche ? o si tratta semplicemente di chiudere un bilancio fallimentare? o si tratta semplicemente di far fronte ad un determinato impegno, salvo poi, dopo le elezioni amministrative , dopo le indicazioni politiche e parlamentari che scaturiranno dagli eventi e dalle vicende dei prossimi mesi, preparare il terreno per la vera legge elettorale politica, che potrebbe scaturire da quelle intese che abbiamo a volte addirittura constatato, ma molte volte direi subodorato in un clima che si è determinato in Parlamento e fuori del Parlamento? è un semplice dubbio, un semplice sospetto. lo mettiamo a verbale. tengo soltanto a questo come relatore di minoranza che, avendo avuto la ventura di partecipare ad altre discussioni dello stesso genere nell' altra legislatura, ha una certa amara esperienza circa il mantenimento degli impegni di tale specie. io desidero che sia messo a verbale che esiste in noi questo dubbio in questo momento, di fronte a questa atmosfera di strana e vorrei dire eccessiva concordia, di strana e vorrei dire eccessiva pacatezza, di strano e vorrei dire eccessivo distacco dalla materia alla quale i parlamentari, in quanto tali, sono più attaccati, perché si tratta della materia elettorale. vorrei esprimere, mettere a verbale — ripeto — la mia, la nostra perplessità, nel timore che stiamo in questo momento forse recitando una commedia. è programmatico: è il dubbio metodico, onorevole ministro dell'Interno , dubbio cartesiano, che, come sa, è un dubbio costruttivo, non distruttivo o negativo: è il dubbio metodico, d' altra parte, di chi è stato scottato tante volte in questo regime demo-parlamentare e che mette le mani avanti per non cadere. comunque, mi sono limitato ad esprimere un dubbio, l' ho messo a verbale e mi auguro che non se ne riparli più, mi auguro di essere smentito dai fatti e speriamo che il mio scetticismo sia veramente, questa volta, infondato. il dibattito — dicevo — è stato (senza fare offesa ai colleghi che sono in esso valorosamente intervenuti) pressoché inutile, in quanto non ha messo in luce alcun nuovo elemento, alcun nuovo dato, non ha fatto scaturire alcuna discussione nuova o polemica nuova. a prescindere dagli argomenti di dettaglio, dei quali non intendo parlare in questa sede, perché avremo occasione di parlarne discutendo degli emendamenti e degli articoli, le questioni di fondo che sono venute fuori sono esattamente le stesse che nelle relazioni scritte abbiamo avuto l' onore di trattare piuttosto estesamente. la polemica sul quoziente corretto o maggiorato, la polemica relativa alle norme intese ad impedire o per lo meno contenere le cosiddette liste di disturbo e al tempo stesso intese a difendere le prerogative dei partiti che nelle altre elezioni siano riusciti a portare deputati in Parlamento; e, in sostanza, null' altro. nel dibattito sono scoppiate però due piccole bombe (vorrei dire, senza offesa ai colleghi, due bombe carta. niente di drammatico: la bomba Agrimi e la bomba Jervolino. quanto alla bomba Caronia, si può parlare di bomba a scoppio ritardato, ammesso che vi sia lo scoppio; e ho l' impressione che lo scoppio della bomba Caronia, come lo scoppio di tutte le altre bombe democristiane, sia rinviato di dibattito in dibattito, di occasione in occasione. non c' è, assolutamente! nessuna sorpresa da parte nostra, ma soltanto la coerenza innegabile e incontestabile che abbiamo mantenuto in questa e nell' altra legislatura sostenendo determinate tesi, giuste o sbagliate che esse potessero apparire a diversi colleghi della Camera, che invece hanno dimostrato di mutare frequentemente il loro atteggiamento. la bomba Agrimi. da talune parti si è detto all' onorevole Agrimi (mi scuso di parlarne in sua assenza, ma come relatore devo farlo) che si è lasciato trascinare dal giovanile ardore. ed io lo credo senz' altro, perché solo il giovanile ardore poteva suggerire all' onorevole Agrimi una imprudente affermazione. egli ha dichiarato (riprendo dal resoconto sommario ) che l' articolo 32 sarà sostenuto dalla maggioranza parlamentare (l' articolo 32 è il più discusso della legge, quello relativo al quoziente corretto), la quale ripudierebbe l' intero disegno di legge qualora una maggioranza occasionale riuscisse a modificare i termini dell' accordo fissato nel numero 2 dell' articolo 32. lascia del tutto, in questo caso. ora, qualche rappresentante della destra politica ha ritenuto di polemizzare con l' onorevole Agrimi. in sostanza, non spetta a noi polemizzare con questa affermazione dell' onorevole Agrimi, che non è indirizzata al nostro settore, che non è indirizzata al settore dell' estrema sinistra , che non è evidentemente autoindirizzata al settore democristiano, ma che è indirizzata al settore dei cosiddetti partiti minori di centro. ed è da questo punto di vista che l' affermazione dell' onorevole Agrimi è apparsa a tutti veramente eccessiva nella polemica. gli ha risposto immediatamente l' onorevole Ceccherini, il quale, con la deferenza che in Aula i socialdemocratici mostrano alle decisioni della maggioranza democristiana, ha immediatamente rassicurato l' onorevole Agrimi dicendogli: noi manteniamo i patti, non ci muoveremo dagli accordi scritti e che abbiamo sottoscritti, non ci muoveremo dalla formula sancita nell' articolo 32. pertanto l' onorevole Agrimi può stare tranquillo. io mi limito a rilevare (dato che della questione di fondo dovrò parlare ancora, sia pur brevemente), mi limito a rilevare che, quando un deputato del partito democristiano giunge ad affermare che o un disegno di legge elettorale passa in un determinato senso e con una determinata formula o che, se quella formula venisse in parte modificata, la maggioranza (ecco l' onorevole Agrimi: stavo parlando esattamente di lei, onorevole collega) sarebbe pronta addirittura a ritirare l' intero disegno di legge e a venir meno ai suoi impegni, contratti non in sede di Governo ma in sede parlamentare, egli non faccia l' interesse del suo partito. mi sembra, invece, che egli danneggi la sua parte, nel senso che egli potrebbe indurre l' opinione pubblica e i vari settori del Parlamento a dubitare di quella lealtà e di quella correttezza democratica, da parte democristiana, delle quali l' onorevole Agrimi proprio stamane stava riparlando in sede di legge elettorale amministrativa e non di legge elettorale politica. la bomba Jervolino è stata di altro tipo e la risposta ad essa deve essere data da tutti i settori della Camera e in particolare da tutti i settori dell' opposizione. l' onorevole collega ha dichiarato — e le sue dichiarazioni hanno avuto larga eco nel paese, come non poteva non accadere — che la cosiddetta legge-truffa del 1953 non fu condannata dal popolo italiano , ma non scattò principalmente per l' imponente numero di schede nulle o contestate, come sarebbe confermato dalle cifre a sua disposizione. francamente, noi pensiamo che l' onorevole Jervolino, soprattutto per la sua posizione di responsabilità come presidente della Giunta delle elezioni, avrebbe dovuto assolutamente evitare affermazioni tanto inconsiderate quanto inesatte, per usare termini benevoli. infatti non può essere in alcun modo vero che l' onorevole Jervolino abbia in sue mani cifre dimostranti che la legge elettorale del 7 giugno 1953 sarebbe in verità scattata. se egli le avesse, ne dovremmo dedurre che il Governo e la Democrazia Cristiana , avendo a loro disposizione cifre e dati dai quali sarebbe risultato e risulterebbe che la legge elettorale del 7 giugno 1953 sarebbe scattata, per cui essi, anziché essere battuti avrebbero vinto, sono stati così incredibilmente e cristianamente, se non democristianamente, generosi nei confronti dei loro avversari di ogni specie, da rinunciare alla maggioranza di due terzi di cui potrebbero disporre in questa Camera e da rinunciare altresì al successo politico più vistoso della loro esistenza. e tutto ciò in omaggio soltanto a quella che diventerebbe una disubbidienza voluta alla legge. l' onorevole Jervolino, dunque, ha peccato di presunzione quando ha dichiarato esservi un alto numero di schede nulle o contestate sicuramente attribuibili alla Democrazia Cristiana , grazie alle quali soltanto la legge non sarebbe scattata. ma nessuno può dimostrare che le schede nulle o contestate spetterebbero all' uno o all' altro partito. oh, ma allora deve essere proprio vero.... se lo ha detto un' autorità straniera, noi dobbiamo rimetterci senz' altro al suo parere e invitare subito l' ambasciatore a prendere nelle mani il Governo del nostro paese e del nostro Parlamento. e perché, inoltre, la signora Luce non propone di fare le elezioni americane con il sistema della legge-truffa? non credo, dunque, che la testimonianza avanzata dalla onorevole Delli Castelli possa essere invocata, così come non è stato serio che un uomo responsabile come l' onorevole Jervolino abbia, ad esclusivi fini propagandistici, espresso dei giudizi tanto avventati e tanto scarsamente responsabili. sono molto grato all' onorevole Giacomo Corona per la sua cortese interruzione, perché essa ci permette di fissare talune responsabilità. innanzi tutto, le responsabilità dell' onorevole Jervolino, presidente della Giunta delle elezioni, il quale — credo me ne debbano dare tutti serenamente atto — non poteva e non doveva, nella sua qualità di presidente della Giunta, fare alcuna dichiarazione intorno a lavori che, fino a quando non sono conclusi, non possono essere resi noti alla pubblica opinione . in secondo luogo, io credo si possa anche in questo momento, grazie alle cortesi precisazioni che ci sono state fatte, stabilire di fronte alla pubblica opinione un altro dato che vorrei sottoporre, non alla parte di pubblica opinione che ha votato per il Movimento Sociale Italiano , non alla parte di opinione che ha votato per i partiti di sinistra, ma a quella parte di pubblica opinione che ha votato (a mio parere a torto, a vostro parere a ragione) per la Democrazia Cristiana il 7 giugno e che — ce lo dicono i deputati della Democrazia Cristiana — è stata dalla Democrazia Cristiana defraudata del suo successo. perché questo significano le vostre dichiarazioni, se esse hanno un minimo fondamento di verità: che, avendo l' elettorato democristiano e dei partiti di centro conseguito la maggioranza, per una veramente incredibile discrezione (e chi vi conosce crede a questa vostra incredibile discrezione), per un atto di umiltà cristiana, per la vostra assoluta assenza di cupidigia di potere, quella parte di pubblica opinione è stata defraudata del suo legittimo successo. perché, delle due l' una: di qui non si esce. avete fatto la verifica? fuori i dati! se non tirate fuori i dati, non ne parlate! se ne parlate, e i dati vi danno ragione, allora la pubblica opinione vi deve dare torto; o i dati vi danno torto, e allora questa vostra polemica parlamentare mira soltanto a creare nella opinione pubblica delle false impressioni sull' esito della campagna elettorale , cioè su quello che è stato il risultato in voti sancito dalle documentazioni ufficiali e dalla composizione di questa Camera; e voi tentate, approssimandosi una nuova campagna elettorale , di contrapporre al risultato vero un risultato fittizio, immaginario, il quale verrebbe convalidato niente meno che dall' autorità del presidente della Giunta delle elezioni, su presunti dati che, però, per la vostra umiltà e discrezione e perché non volete creare polemiche, avete rifiutato di portare a conoscenza della pubblica opinione e di far controllare dai partiti delle opposizioni. allora noi chiediamo di vedere questi dati, di controllarli, pronti ad accettare le eventuali conseguenze, cioè a vedere molti altri deputati del centro in questa Camera e a vedere uscirne molti di noi, se avete ragione; ma se non avete ragione, se non la volete, allora tacete su questo argomento, e soprattutto taccia il presidente della Giunta delle elezioni. credo che questa nostra posizione sia del tutto legittima. non per la storia! quando si tenta di influenzare e di far credere all' opinione pubblica che questa Camera non rispecchia i veri orientamenti della pubblica opinione del 7 giugno, quando si tenta in qualche modo di viziare di illegittimità la nostra rappresentanza parlamentare di opposizione, non si fa la storia o la cronaca di ieri, ma si tenta di influire sulla storia o sulla cronaca di domani, o per meglio dire sulle elezioni di domani. ecco il motivo della nostra polemica contro le avventate — a mio parere — dichiarazioni dell' onorevole Jervolino. questioni di principio in questo dibattito — vi dicevo — non ne sono state, in fin dei conti , sollevate se non attraverso la bomba a scoppio ritardato dell' onorevole Caronia, sostenitore coerente non da oggi (gliene diamo atto), ma perlomeno da quando abbiamo avuto occasione di seguire la sua attività, del collegio uninominale. l' onorevole Caronia ha detto fra l' altro che il collegio uninominale determinerebbe probabilmente la scomparsa dei partiti minori, e ha chiesto a se stesso : ma è proprio un male la scomparsa dei partiti minori? onorevoli colleghi dei partiti minori, socialdemocratici, repubblicani, liberali, questo è un altro fiorellino che un deputato della Democrazia Cristiana vi ha presentato ed offerto: mettetelo nel mazzo, fatene la raccolta insieme con gli altri, e pensate ai vostri problemi! ma l' onorevole Caronia ha fatto un' altra affermazione: che a suo avviso il sistema uninominale potrebbe essere l' antidoto della partitocrazia. su questo punto non siamo d' accordo. se davvero pensassimo, se davvero si potesse pensare che attraverso il sistema uninominale si potesse svelenire l' Italia dalla partitocrazia, noi saremmo per il sistema uninominale . il guaio è che succederebbe esattamente il contrario; e si è espresso in maniera esatta il relatore di maggioranza onorevole Marotta al riguardo, pur prendendo in attenta considerazione il problema. la partitocrazia esiste, è un fatto innegabile, incontestabile e dominante dell' attuale vita politica e parlamentare italiana. la si giudichi dal nostro punto di vista , cioè in senso nettamente contrario, ostile; la si giudichi da un altro punto di vista , cioè in senso nettamente propizio e favorevole, vi è un dato di fatto : il sistema politico in cui il nostro paese attualmente vive è il sistema partitocratico, molto più partitocratico che sistema demo-parlamentare. stroncare la partitocrazia, introdurre il collegio uninominale? onorevoli colleghi , così come è stata la partitocrazia a stroncare la vita parlamentare riducendola da quella che avrebbe dovuto essere, cioè espressione dell' effettiva rappresentanza popolare, a quella che è invece, cioè espressione di volontà dominante e determinante dei direttori di partito (come è stato detto durante la recente discussione sulla fiducia al Governo), così come — dicevo — la partitocrazia è stata capace di stroncare il Parlamento in se stesso , nella sua vita, nella sua espressione e nella sua funzione, a maggior ragione la partitocrazia stroncherebbe immediatamente del sistema uninominale quegli aspetti che all' onorevole Caronia sono sembrati in via teorica e astratta (e lo sono effettivamente in quella concezione) gli aspetti positivi del sistema. il sistema uninominale applicato nel quadro, nell' ambito della partitocrazia a che cosa porterebbe? alla elezione dei deputati da parte dei direttori dei partiti. quell' unico democratico contatto che la partitocrazia, per ora, non ha potuto inficiare, quell' attimo di libertà, quell' attimo di rappresentatività effettiva, l' attimo nel quale l' elettore depone la scheda entro l' urna, anche quello verrebbe ad essere inficiato, infettato, avvelenato dalla partitocrazia: non vi sarebbe più alcuna libertà, non sussisterebbe più alcun diritto di scelta e i rappresentanti del popolo sarebbero in pieno, anche nel momento della scelta, della elezione a scrutinio cosiddetto segreto, i rappresentanti eletti dai direttori dei partiti. la tesi dell' onorevole Caronia deve essere, dunque, capovolta. la verità è esattamente il contrario di quello che egli ha ritenuto in perfetta buona fede di poter dire: non il collegio uninominale potrebbe essere l' antidoto della partitocrazia, ma la partitocrazia è il veleno che ucciderebbe il collegio uninominale, negli intenti che l' onorevole Caronia si era proposto. uscendo dalle questioni di principio, siamo alla polemica di fondo che il disegno di legge ha determinato, ma che richiede da parte nostra, in questo momento, soltanto un brevissimo accenno. la polemica sul quoziente diretto. l' onorevole Marotta, relatore per la maggioranza, che è uomo molto abile, ha condotto la difesa del quoziente maggiorato sull' unico terreno in cui tale difesa era possibile. dico subito che si tratta di una difesa tutta in superficie, buona per chi non conosce bene le cose, per chi da certe statistiche a sfondo filogovernativo può lasciarsi impressionare, per chi non ha a sua disposizione degli uffici tecnici spaventosamente attrezzati quali quelli che ha a sua disposizione l' altro relatore onorevole Luzzatto, il quale indubbiamente ci darà un altro saggio, al riguardo, delle sue informazioni precise. dicevo che l' onorevole Marotta si è messo, nella difesa di questa causa veramente perduta, sull' unico terreno possibile: sul piano tecnico; e ci ha presentato, nella relazione scritta con tanta innocenza, con tanto candore, questo problemino tecnico che, a suo parere, consisterebbe non già — per carità! — nel venir meno ai principi di una perfetta e fedele proporzionalità, come chiedeva l' ordine del giorno Targetti approvato all' unanimità dalla Camera; non già nel favorire taluni partiti nei confronti di altri, ma nel dare alla proporzionalità una sua più adeguata, più corretta espressione, impedendo quelle distorsioni tecniche (non politiche, per carità!) che in altre elezioni si sono determinate. non mi avventurerò in polemiche di questa specie; non ne ho alcun bisogno, perché l' onorevole Marotta sa che i suoi dati tecnici e statistici, così come tutte le tecniche e le statistiche di questo mondo, sono al servizio di principi politici; e l' onorevole Marotta sa che di principi politici in questa sede si discute, e sa che se egli avesse ritenuto validi i principi politici che muovono me, avrebbe messo la sua indubbia capacità tecnica al servizio dei miei principi politici, e sarebbe riuscito a trarne un ragionamento tecnico altrettanto valido (o altrettanto invalido) quanto quello che egli ha creduto di trarre nella sua relazione. si figuri l' onorevole Marotta se mi metto a discutere di principi o di non principi! ne abbiamo sentite tante al riguardo che non è il caso di perdere ulteriore tempo in discussioni di questo genere. d' altra parte, la polemica sul quoziente maggiorato, dal punto di vista politico, non la faccio con la Democrazia Cristiana e non ho alcuna ragione di farla con l' onorevole Marotta. all' onorevole Marotta anzi debbo dare atto che il quoziente era maggiorato di +3 nel 1948; che, attraverso il mancato scatto della legge maggioritaria , sostanzialmente è rimasto maggiorato del +3 nel 1953, e che questa volta è maggiorato del +2; e che pertanto la Democrazia Cristiana fa i suoi interessi e al tempo stesso è venuta, nei confronti dei partiti di Governo, a un determinato accordo che conviene ad essa, che risponde ai principi politici della Democrazia Cristiana in questo dopoguerra, i quali non sono stati mai i principi politici della maggiore fedeltà possibile alla proporzionale, ma sono stati sempre i principi della minore fedeltà possibile alla proporzionale. la proporzionale voi l' avete sposata sempre a parole in questo dopoguerra, e l' avete puntualmente tradita in tutte le occasioni. il vostro problema di fondo consiste nell' essere sposati — non concubini — alla proporzionale, ma nel tradirla sotto i suoi occhi ogni giorno, con tutti gli espedienti possibili; e se qualche volta vi decidete (come nel caso della legge elettorale amministrativa) ad esserle il più fedeli che sia possibile, sapete attraverso quanti travagli la vostra povera consorte proporzionale vi ha dovuto supplicare di non tradirla, e sapete (lo ha detto oggi stesso l' onorevole Agrimi) che lo avete fatto ab irato , non tanto per essere fedeli alla proporzionale, ma in quanto altre fidanzate, o possibili amanti, o consorti (in questo caso la fidanzata, l' amante o la consorte — non so che cosa sia — è Giuseppe Saragat) vi avevano a loro volta tradito. quindi non è con la Democrazia Cristiana che polemizzo sul quoziente maggiorato. la Democrazia Cristiana fa i suoi interessi elettorali; la Democrazia Cristiana interpreta in maniera molto lata gli impegni parlamentari ufficialmente presi. io la polemica in questo caso l' indirizzo soltanto verso i partiti cosiddetti minori; e, in ordine non di importanza, ma di responsabilità in questo caso, la indirizzo nei confronti dei liberali, dei socialdemocratici e dei repubblicani. la indirizzo nei confronti dei liberali, primi in ordine di responsabilità, per due motivi: per la posizione che essi presero in quest' Aula attraverso il relatore di allora, onorevole Bozzi, che in questo momento siede al banco del Governo , e per la posizione presa ufficialmente da un altro uomo che ancora più autorevolmente siede sui banchi del Governo , l' attuale ministro degli Affari esteri , onorevole Martino. l' onorevole Bozzi, in quest' Aula, dichiarò testualmente quanto segue: « noi dichiariamo e lo dichiariamo fermamente e senza riserve, che desideriamo l' abrogazione della legge del 1953, ma nello stesso tempo, con pari fermezza, dichiariamo che non siamo favorevoli alla legge del 1948. perché, se la legge del 1953 poteva da taluni settori della Camera essere definita una legge truffa , io penso che questo appellativo, con maggiore esattezza e con maggiore rispetto del diritto penale applicato alla politica, si potrebbe usare per la legge del 1948, la quale conteneva un premio che per essere invisibile non era meno offensivo dei principi della proporzionalità. anzi, tra la legge del 1953 e la legge del 1948 vi è sì una differenza, e cioè la legge del 1953 dichiarava apertamente all' elettore qual era il sistema, e l' elettore poteva approvarlo o non approvarlo; ma il sistema era chiaro, nella sua struttura e nel suo meccanismo, mentre la legge del 1948 sotto la parvenza, sotto il velame, o meglio sotto l' artificio del rispetto della proporzionalità introduceva surrettiziamente un più grosso premio per le liste maggiori del quale siamo tutti a conoscenza... » questo fa parte della parabola del partito liberale . ora, onorevole Bozzi, se voi definite la legge del 1948 con il quoziente più tre una legge truffa , non meno truffaldina, ma addirittura più truffaldina (e lascio a voi la responsabilità di questa affermazione per la legge del 1953), la legge corretta col quoziente più due, dovete ammetterlo, sarà un po' meno truffaldina, sarà un po' meno artificiosa, sarà un po' meno antidemocratica; ma, evidentemente, si tratta di un problema di quantità e non di un problema di qualità... ella parla di un sacrificio, benché la tesi del sacrificio non l' abbiano sostenuta i liberali, i quali sono intervenuti in questo dibattito soltanto attraverso l' autorevole parola dell' onorevole Colitto, che ci è venuto a raccontare che il quoziente corretto migliora la proporzionalità della distribuzione dei seggi. è nel resoconto sommario , e lascio a lui la responsabilità di questa cervellotica affermazione. comunque, ho già detto che la tesi del sacrificio è stata sostenuta sulla stampa del partito repubblicano ; è stata sostenuta, in quest' Aula, dalla socialdemocrazia per bocca dell' onorevole Ceccherini, il quale ha dichiarato che è in nome della lealtà democratica del partito socialdemocratico , che il partito socialdemocratico stesso ha fatto questo sacrificio. io rilevo che, quando si fa una politica, non se ne può fare contemporaneamente un' altra. per avventura si è verificato che la mattina si discute la legge elettorale amministrativa, e il pomeriggio la legge elettorale politica. la mattina abbiamo il partito socialdemocratico secondo la prima versione, secondo il tipo A. la sera abbiamo il partito socialdemocratico e un tantino il partito repubblicano e anche il partito liberale , secondo il tipo B. il pomeriggio e la sera siete fedeli al quadripartito e vi sacrificate, sacrificate insieme la proporzionale, il mattino siete proporzionalisti, vi presentate da soli. non so quello che facciate la notte. comunque, dovete ammettere che non si possono fare due politiche, soprattutto in una materia tanto impegnativa e delicata. se ritenete che la formula del quadripartito abbia tanta importanza non solo per i vostri partiti, ma per la nazione intera, come dite; se ritenete che la lealtà a tale formula sia preminente sui principi e financo sugli interessi — ed è molto da parte vostra, come lo sarebbe da parte di qualsiasi altro partito — allora questa tesi, per coerenza con voi stessi, la dovete sostenere il mattino e il pomeriggio: prima e dopo i pasti. può dar luogo a una interpretazione spiacevole il sostenere in sede elettorale politica, cioè con diretta connessione alla formazione del Parlamento e della maggioranza governativa , una tesi di solidarietà democratica, cioè in formula molto più spiccia: siamo al Governo perché siamo al Governo, ma la mattina, prima dei pasti, sosteniamo una tesi proporzionalistica; cioè: siamo da soli perché valgono le bandiere, i principi, non ci interessa la solidarietà democratica o per io meno in questo momento non è per noi preminente. è, questa, una posizione di singolare debolezza e contradizione. siete stati un po' disgraziati per questo andamento dei lavori parlamentari che d' altra parte, con una ulteriore contradizione, proprio voi avete chiesto: siete stati proprio voi a chiedere la contemporaneità, che nessuna necessità politica rendeva indispensabile, della discussione sui disegni di legge per le elezioni politiche e per le elezioni amministrative . il fatto che l' abbiate chiesta dimostra che voi non siete, in sostanza, né quelli del mattino né quelli del pomeriggio: siete quelli... del vespero del quadripartito, i crepuscolari del quadripartito. non vi fidate della Democrazia Cristiana né di voi stessi. perciò al mattino dite: ci sono le elezioni amministrative , misuriamoci da soli, poi vedremo quello che accadrà nei consigli comunali ; nel pomeriggio sostenete un' altra tesi: le elezioni politiche sono lontane intanto mettiamo l' ipoteca sulla futura maggioranza parlamentare e sui futuri governi, però chiediamo che la discussione dei due disegni di legge sia contemporanea per il timore che la Democrazia Cristiana ci faccia lo scherzo di mutare avviso prima o dopo i pasti. questa è la situazione della maggioranza governativa , e quando una maggioranza governativa si comporta in tal modo, credo che l' opinione pubblica debba essere indotta a dei giudizi piuttosto pesanti sulla coerenza della politica dei partiti di maggioranza e sulla possibilità di una coerente politica da parte di un Governo così costituito. se la polemica nei confronti del premio « più due » noi la indirizziamo ai partiti minori al Governo, un' altra polemica, quella sulle liste di disturbo e sui contrassegni, la indirizziamo ai settori di estrema sinistra , i quali sono contrari, mentre noi siamo favorevoli, alla norma che stabilisce che un partito debba ottenere almeno mezzo milione di voti per poter usufruire dei resti, se non ha ottenuto almeno un quoziente in sede circoscrizionale, e sono contrari pure alla norma che stabilisce dei criteri di maggiore serietà, oculatezza e cautela nell' autorizzazione dei contrassegni. l' estrema sinistra ha già risposto in anticipo a queste nostre puntate polemiche dicendo che le liste di disturbo non sono una sua prerogativa, che esse con la proporzionale possono essere organizzate anche da altri partiti. essa ha anche già risposto che il confondere o il nascondere i simboli può interessare sia ad essa che ad altri. onorevoli colleghi , stiamo ai fatti. e i fatti sono questi: è l' estrema sinistra che si batte per rendere possibili le liste di disturbo, è l' estrema sinistra che si batte contro le norme che dovrebbero rendere difficili o addirittura impossibili le liste di disturbo, è l' estrema sinistra che si batte contro le norme intese a chiarire la materia dei simboli elettorali. non vi lamentate se, pertanto, si attribuisce, da parte nostra e di altri settori, all' estrema sinistra il desiderio di approfittare della proporzionale per intorbidire le acque, sia attraverso le liste di disturbo, sia attraverso la confusione dei simboli. siete voi che chiedete che quelle norme non entrino in vigore , e a voi viene attribuita, non dico la paternità, ma indubbiamente una certa cointeressenza nel mantenimento in vigore di vecchi principi che sarebbero, a nostro avviso, estremamente dannosi alla rappresentanza popolare che deve emergere dalle future elezioni politiche . vi è poi nella legge una norma particolare, quella intesa a salvaguardare gli interessi dei partiti o dei gruppi politici i quali, anche non raggiungendo nelle prossime elezioni il quorum dei 500 mila voti, abbiano nelle precedenti elezioni avuto almeno un deputato, e pertanto meritino di essere considerati con particolare indulgenza. io sto a quello che la Commissione ci autorizza a dire, e per ora la situazione non è superata. si vede che il partito repubblicano ha la coda di paglia , in materia. forse l' onorevole De Vita pensava che io stessi per dire che la norma era intesa a salvare dal naufragio il partito repubblicano . ma io non stavo affatto per dire questo, e do atto all' onorevole La Malfa di essere intervenuto in Commissione per dichiarare che la norma non interessava il suo partito, il quale, anzi, era contrario. e l' onorevole La Malfa disse anche di più; smentì che quella norma, come tutti i giornali avevano annunciato, fosse stata inserita nel disegno di legge su richiesta del partito repubblicano , o in genere dei partiti minori al Governo. in realtà, la smentita dell' onorevole La Malfa trovò non tanto sorpresi ed impreparati noi dell' opposizione quanto sorpresi ed impreparati manifestamente i rappresentanti della Democrazia Cristiana , ad incominciare dal relatore, i quali non sapevano più che cosa dire, perché evidentemente quella norma non era stata inserita e non poteva essere stata inserita nel disegno di legge per salvaguardare la Democrazia Cristiana , la quale indubbiamente almeno mezzo milione di voti potrà ottenerli, ed evidentemente non ha bisogno di una norma di tal genere per sopravvivere ad un eventuale fiasco elettorale, che noi di tutto cuore le auguriamo. pertanto, la Democrazia Cristiana si trovò scoperta in Commissione dall' atteggiamento inaspettatamente altruistico assunto dal rappresentante del partito repubblicano . ma che la norma sia superata, fino a questo momento non è esatto, perché la Democrazia Cristiana , per bocca del suo relatore e, se non erro, anche per espressione del rappresentante del Governo, dichiarò in sede di Commissione di mantenere ferma la norma stessa. la Democrazia Cristiana , onorevole De Vita , ha grandi braccia; essa può avere rinunciato a tenere fra le braccia il partito repubblicano , ma potrebbe avere in mente di tenere fra le braccia altri partiti, magari non repubblicani, attraverso quella formula elettorale. vi sono tante risorse! certamente no. le dico solo, onorevole De Vita , di non pregiudicare mai l' avvenire quando questo è fra le braccia della Democrazia Cristiana . non si sa mai quali possono essere i suoi compagni di strada o di viaggio! nascono nuovi partiti, ogni giorno all' orizzonte mondi nuovi si scoprono. non è forse qui presente la massiccia rappresentanza del partito radicale ? il partito radicale gode, in questo momento, le simpatie dell' estrema sinistra ; ma anche l' estrema sinistra , almeno in parte, gode le simpatie della Democrazia Cristiana . chissà mai... pertanto, quando la Democrazia Cristiana dice: questa norma rimanga nella legge, il partito repubblicano non se la prenda a male, non si consideri pupillo della Democrazia Cristiana . voi sapete camminare con le vostre gambe fino al vostro naufragio generale; non è detto che dobbiate camminarci con la spinta o con le gambe della Democrazia Cristiana . ma può darsi che la premurosa attenzione, che il baliatico della Democrazia Cristiana si stia rivolgendo verso altri settori. pertanto l' onorevole De Vita ed i colleghi del partito repubblicano mi consentano di considerare superata questa situazione quando in quest' Aula il relatore per la maggioranza ed il Governo la dichiareranno superata. solo allora questa norma, a nostro parere antitetica con gli interessi di una sana legge elettorale , sarà superata e scomparsa. può riguardare altri: sarà superata quando non riguarderà più nessuno, e sparirà dalla legge. per concludere, debbo brevissimamente trattare due argomenti che sono stati ampiamente trattati nella mia relazione di minoranza : la disciplina della propaganda elettorale ed il voto degli italiani all' estero. quanto alla disciplina della propaganda elettorale, mi limito a rivolgere all' onorevole ministro dell'Interno , per quanto sta in lui, ed all' onorevole presidente della Camera, una viva preghiera affinché il disegno di legge , che il Senato se non sbaglio sta approvando o ha finito di approvare in questi giorni, venga trasmesso con urgenza alla Camera e possa essere con urgenza approvato. poiché mi rendo conto che i poteri del ministro dell'Interno sono a questo proposito del tutto marginali, mentre i poteri del presidente della Camera sono determinanti, mi rivolgo in particolare a quest' ultimo. ma non vorrei che questo ottimo disegno di legge — a parte le modifiche che possono essere state richieste in Senato o possano esserlo in questo ramo del Parlamento — non vorrei (io sono il solito scettico: ormai sotto questo riguardo l' onorevole Tambroni mi ha già giudicato) facesse fare una ottima figura al Governo... ma non entrasse in funzione in occasione delle imminenti elezioni amministrative . quindi soltanto questo io chiedo: che si faccia tutto il possibile affinché il disegno di legge entri in vigore prima della indizione dei comizi elettorali. quanto alle nostre proposte per il voto agli italiani all' estero, debbo un ringraziamento ai colleghi di vari settori che nel corso della discussione generale si sono pronunciati a favore. un solo parlamentare che si sia occupato di questo argomento si è pronunciato immediatamente contro; strano caso, un liberale: l' onorevole Colitto, il quale ha detto che le proposte per la concessione del voto agli italiani all' estero sono assolutamente inattuabili; non se ne può far nulla. io vorrei pregare i colleghi di tutti i settori del Parlamento affinché, quando questo problema verrà praticamente e concretamente al nostro esame, domani o dopo domani, durante la discussione sugli articoli, a prescindere da qualsiasi valutazione di parte, considerino che dire di no nel Parlamento italiano alla proposta di concedere il voto agli italiani all' estero è una assunzione di grave responsabilità politica , oso dire; e credo di poterlo dire responsabilmente nel momento in cui il Capo dello Stato italiano è in quel paese straniero che conta forse la più vasta o una delle più vaste e rappresentative ed al cuore di tutti noi più care collettività italiane all' estero. credo che quei partiti e quegli uomini politici i quali dicessero di no ad una simile proposta si esporrebbero all' assunzione di una responsabilità politica nazionale molto pesante. vi sono difficoltà tecniche? le esamineremo insieme; ma vorrei pregare i colleghi di prescindere da qualsiasi pregiudizio di parte, una volta tanto, e di esaminare, non dico insieme con noi ma con se stessi , determinate proposte le quali hanno un fine obiettivo altamente nazionale: rubandovi una volta tanto il vostro linguaggio, credo di poter dire nel senso migliore del termine, da tutti accettabile, altamente democratico. non vorrei che ci si trincerasse anche in questo caso in un rifiuto, mettendo avanti le impossibilità tecniche. credo che noi, presentatori di queste proposte, saremo in grado di dimostrarvi serenamente, pacatamente, venendo anche incontro ad eventuali suggerimenti per migliorare le proposte stesse, che le impossibilità tecniche non sussistono. ho letto in un giornale governativo che non bisognerebbe concedere il voto agli italiani che vivono all' estero perché questi non sono al corrente delle cose italiane. vivaddio, onorevoli colleghi , se non sono al corrente delle cose italiane, se non le conoscono proprio tutte, se non ci hanno visto da vicino, io penso che voteranno con maggiore serenità nell' interesse del paese, nell' interesse della nazione. vuole essere questa una battuta ironica? no. al di là dell' ironia c' è l' omaggio che io credo tutta la Camera vorrà rendere a coloro che sono rimasti italiani in condizioni obiettive tanto difficili; un omaggio che il Parlamento deve rendere, attraverso un atto concreto, non attraverso le solite chiacchiere, a coloro che da lontano hanno saputo vivere — nel bene e nel male, nella gloria e nel lutto, nelle giornate liete ed in quelle tragiche, ma sempre da un solo punto di vista , quello nazionale — le vicende della nostra patria; a coloro che hanno tenuto alto il nome dell' Italia all' estero in qualsiasi tempo e sotto qualunque regime. se potessimo concludere la banale, meschina polemica — talvolta nel senso peggiore della parola — su una legge elettorale , rendendo agli italiani che vivono all' estero un atto di omaggio così altamente spartitizzato, così nobilmente spoliticizzato, se al termine « politica » si vuol dare il normale, trito significato di fucina bottegaia; se potessimo concludere con questa coraggiosa e significativa estensione un dibattito di questo genere, io credo che una volta tanto la discussione di una legge elettorale potrebbe veramente inserirsi nella storia, non dirò del Parlamento italiano, ma della nazione italiana con il crisma ed il carattere di una autentica nobiltà.