Palmiro TOGLIATTI - Deputato Opposizione
II Legislatura - Assemblea n. 35 - seduta del 09-10-1953
Sulla difesa della vita
1953 - Governo De Mita - Legislatura n. 10 - Seduta n. 138
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

sono d' accordo, signor presidente , con quei colleghi che hanno osservato che il tempo riservato dal regolamento alla replica degli interroganti non consente in questa sede il dibattito che a suo tempo dovrà avere luogo sulla portata effettiva dell' atto di cui ci ha parlato l' onorevole presidente del Consiglio . ad ogni modo noi prendiamo atto della dichiarazione che lo stesso presidente del Consiglio ha fatto in risposta alla nostra interrogazione e prendiamo atto, in pari tempo, che la dichiarazione anglo-americana di ieri circa la questione di Trieste, soprattutto se e quando avrà attuazione, creerà nella nostra frontiera giuliana una situazione completamente diversa da quella esistita fino ad ora. la prospettiva che ci si presenta oggi per una soluzione della questione giuliana non corrisponde più, in sostanza, a nessuna di quelle che erano state accennate o proposte fino ad ora dalle differenti parti. noi parlavamo di applicazione del trattato di pace come di una posizione da cui si dovesse partire per riuscire, poggiando sulla volontà della popolazione interessata, a risolvere definitivamente la questione di Trieste a seconda delle nostre aspirazioni nazionali e avanzavamo questa proposta, inoltre, perché preoccupati di salvare soprattutto l' integrità del Territorio Libero . questi erano i motivi che ispiravano la nostra linea di condotta. altra linea di condotta era quella che partiva dalla dichiarazione tripartita e voleva far credere all' opinione pubblica che su quella base si sarebbe potuto giungere a cancellare di colpo il trattato di pace e ottenere il ritorno alla sovranità italiana di tutto il Territorio Libero . credo che ormai non vi sia più nessuno che non sia convinto che si trattava di una posizione utopistica e assurda, valida soltanto a scopi di politica interna , cioè per ingannare l' opinione pubblica , non valida per fondare una efficace politica nazionale. una terza soluzione fu quella proposta dall' onorevole presidente del Consiglio con il suo discorso in Campidoglio, a cui noi demmo la nostra adesione di principio e che fu sostenuta da tutta l' Assemblea, quella, cioè, del ricorso al plebiscito. oggi bisogna riconoscere — ed è su questo che io insisto — che siamo di fronte a qualcosa di completamente diverso. il trattato di pace formalmente rimane: di fatto, la situazione cambia. solo di fatto, però. giusta è infatti l' affermazione del presidente del Consiglio che la dichiarazione anglo-americana di ieri tende a creare alla nostra frontiera una situazione di fatto completamente nuova. vi è in questa situazione qualche cosa di positivo, di favorevole ai nostri interessi nazionali e alle nostre rivendicazioni? senza dubbio, lo riconosco, qualcosa vi è. favorevole a noi è il fatto che venga posto fine all' occupazione militare alleata e si ritorni in quella zona ad una amministrazione civile italiana. perché questo risultato positivo? a che cosa lo dobbiamo? mi si permetta di osservare che noi dobbiamo in sostanza questo risultato al fatto che il discorso dell' onorevole presidente del Consiglio in Campidoglio e le successive manifestazioni che hanno avuto luogo in questo Parlamento hanno potuto essere interpretate come espressione dell' intenzione del governo italiano di scuotere, o per lo meno di allentare i vincoli della servitù alla politica atlantica. non v' è dubbio che le cose stanno così. tutti gli italiani saranno d' accordo nel riconoscerlo ed io faccio questa osservazione, onorevoli colleghi , senza svilupparla a fondo, perché essa contiene un prezioso insegnamento circa il modo come debba essere condotta nel futuro la nostra politica estera . costatato questo, e registrato quello che vi è di favorevole nella situazione nuova che si tende a creare, occorre però subito sottolineare gli elementi e i pericoli che in essa sono racchiusi. primo pericolo è che questa situazione di fatto diventi situazione di diritto, cioè che si addivenga alla spartizione definitiva del Territorio Libero . questo pericolo è molto grave, e grave sarebbe far credere agli italiani che facilmente si potrà, una volta applicata la dichiarazione di ieri, ritornare all' unità del Territorio Libero . altro pericolo è quello della situazione economica e della situazione morale che si creerà a Trieste. la situazione economica sarà particolarmente grave, perché Trieste, col piccolo retroterra della zona A , isolata perfino dalla zona B e date le misure che si dice minacci di prendere il governo jugoslavo , si verrà a trovare in condizioni di eccezionale durezza. grave sarà a Trieste anche la situazione morale perché il problema della zona B e del suo destino è sentito, e non può non essere sentito dai triestini assai più fortemente di quanto non lo senta qualsiasi altro italiano. questi i pericoli della situazione, i suoi elementi negativi, che non bisogna tacere, perché inganneremmo l' Italia. e quali sono, ora, le prospettive? ingenuo e assurdo continuare a parlare di un valore qualsiasi della dichiarazione tripartita . quanto al plebiscito, rimane assai difficilmente attuabile, più ancora di quanto non lo fosse prima. d' altra parte sembra difficile che in questa situazione si possa rimanere a lungo. la nota stessa degli alleati lo dice. la nuova situazione di fatto viene da essi creata allo scopo di stimolare l' apertura di conversazioni fra le due parti interessate per la soluzione definitiva della questione. si dovrebbe quindi giungere a delle trattative nelle quali, come noi prevedevamo, inevitabilmente si dovrà discutere dello statuto della città di Trieste e probabilmente anche delle frontiere. in quali condizioni si svolgerà la discussione? nelle condizioni di una tensione estrema, derivante dagli atti del governo jugoslavo e derivante dalle cose stesse. difficilmente potremo sottrarci a questa tensione, e in essa sono insiti gravi pericoli per la pace, e gravi pericoli per quella politica di distensione internazionale e di indipendenza che noi auspichiamo. questo è ciò che oggi in special modo ci interessa. infatti non si deve escludere, anzi, noi abbiamo la convinzione certa, che vi è chi approfitterà di questa tensione per riuscire a stringere maggiormente sul nostro Governo e far pesare sul nostro paese i vincoli della schiavitù atlantica e di una politica di guerra. per questo non siamo d' accordo con l' invito fatto dall' onorevole Cantalupo al Governo di non allargare la questione, evitando di porla davanti alle normali istanze internazionali. al contrario, riteniamo debba da parte dell' Italia essere considerato favorevolmente un allargamento del dibattito, il quale inserisca la discussione e la soluzione della questione di Trieste in quel quadro di trattative per una distensione internazionale e per fondare una politica di pace nel quale abbiamo interesse e vogliamo che si inserisca l' Italia. abbiamo dato il nostro voto favorevole all' ordine del giorno che venne posto in votazione il 6 di ottobre. manteniamo la posizione che ci ha portato a dare quel voto e posti in luce i pericoli insiti nella situazione ci limitiamo a prendere atto, ripeto, delle dichiarazioni che oggi sono state fatte dal presidente del Consiglio .