Aldo MORO - Deputato Opposizione
II Legislatura - Assemblea n. 245 - seduta del 23-12-1954
Misure di razzionalizzazione della finanza pubblica
1954 - Governo I Prodi - Legislatura n. 13 - Seduta n. 94
  • Attività legislativa

signor presidente , onorevoli colleghi , lo scopo della mia dichiarazione di voto è soltanto di riassumere brevemente in questo solenne momento conclusivo del dibattito i vari motivi che sono stati esposti con grande efficacia dai colleghi del mio gruppo nel corso di questo dibattito e infine nella chiara, importante, ed esauriente relazione del collega onorevole Gonella. poiché le nostre posizioni sono apparse chiare e motivate, il mio compito può essere assolto assai brevemente. perché noi diamo il voto favorevole agli accordi per la costituzione dell' Ueo attualmente in discussione? diamo ad essi voto favorevole, perché vediamo in questi accordi una ulteriore, importante manifestazione di quella solidarietà occidentale che ha costituito in questi anni il criterio orientatore della nostra politica estera . solidarietà occidentale che noi abbiamo sempre concepito ed accolto in funzione difensiva da un lato, di garanzia cioè su una base pacifica delle nostre posizioni come Stati occidentali liberi, e dall' altro come espressione di una comunità che si andava lentamente e faticosamente costituendo attraverso forme di solidarietà sociale ed economica oltreché politica e militare. questa solidarietà occidentale noi l' abbiamo vista in tutta la sua importanza quale strumento per superare in modo, crediamo definitivo, gli storici conflitti che hanno macerato ed insanguinato l' Europa. l' abbiamo vista, questa solidarietà occidentale, come uno strumento per il collegamento necessario fra la libera Europa e gli USA nella formazione di quella comunità atlantica che è stata uno dei mezzi fondamentali per preservare la pace e la libertà in questi anni di storia. abbiamo infine voluto inserire nell' ambito di questa più vasta comunità e solidarietà dell' Occidente una caratteristica espressione europea. la nostra politica ha proceduto in questi anni secondo queste due direttive: formare e rafforzare una solidarietà occidentale in senso generale; inserire, nell' ambito della generale solidarietà dell' Occidente, una particolare Comunità Europea , cioè dare una risposta alla profonda esigenza e vocazione di unità e di collaborazione dell' Occidente europeo, nella certezza che solo per questa strada, solo attraverso la creazione di intimi rapporti di amicizia e di collaborazione, solo attraverso il riconoscimento di questa vocazione unitaria dell' Europa si sarebbero potuti superare i conflitti storici che hanno insanguinato il nostro continente. questi ideali sono permanentemente validi e costituiscono anche in questo momento gli strumenti orientatori della nostra politica estera : l' ideale della solidarietà occidentale in generale, l' ideale della solidarietà europea in particolare, il quale ultimo si inserisce nella più larga solidarietà dei popoli liberi dell' Occidente senza contraddirla anzi integrandola opportunamente. le vicende attraverso le quali siamo passati in questi ultimi mesi, se hanno portato al deterioramento di uno strumento particolare che era stato elaboralo per dare concretezza a questa specifica solidarietà dei popoli europei , non hanno infirmato la fede, che tuttora ci anima, in quegli ideali europeistici che sono stati l' aspetto più caratteristico della nostra politica in questi anni. desideriamo infatti dare espressione alla speciale comunità di tradizioni, di indirizzi e di sensibilità che sono proprie dei popoli europei ; desideriamo dare maggiore ricchezza alla generale solidarietà atlantica facendo sì che in essa si inserisca l' Europa, con una propria voce, con le caratteristiche proprie della sua civiltà, con le sue particolari esigenze e sensibilità. se vogliamo dire che l' Europa così intesa, per la sua stessa collocazione geografica, per la stessa tragica esperienza di guerra di cui è stata protagonista, ha una particolare vocazione all' equilibrio ed alla moderazione, noi vediamo in questo un motivo di più perché nell' ambito delle più vaste intese si inserisca — con la propria voce e con il proprio peso — la libera Europa dell' Occidente. onorevoli colleghi , non è senza significato che gli strumenti diplomatici che oggi siamo chiamati a ratificare vedano per l' appunto più strettamente inserita, più legata che non per il passato all' Occidente europeo l' Inghilterra, la cui presenza attiva nel continente in questa forma speciale di solidarietà occidentale non è solo un fatto militare, anche se il fatto militare ha il suo grande peso, ma è anche e soprattutto un fatto politico di specialissima importanza. la presenza attiva dell' Inghilterra nel continente europeo, il sentirsi essa parte di questo sistema di popoli associati, è un aumento della forza e del prestigio dei popoli europei , è un elemento importante di pacificazione interna e di concreta, operante solidarietà tra questi popoli, taluni dei quali, divisi già in passato da una lunga catena di tragici eventi, oggi più facilmente possono trovare, anche in forza di questa operante mediatrice presenza dell' Inghilterra, la via per una rinnovata intesa nell' interesse della pace dei popoli. si è, in questo dibattito, particolarmente insistito sul significato che questi accordi assumono in ragione dell' intervenuto riarmo della Repubblica federale di Bonn. son sarò certamente io, dopo le serie e meditate parole dell' onorevole Gonella al termine della sua brillante relazione di ieri e dell' onorevole ministro degli Esteri , a sottovalutare il significato e l' importanza del fatto nuovo costituito dall' ingresso della Germania occidentale , su di un piede di parità, nella solidarietà dei popoli dell' Occidente. ma vorrei richiamare alla coscienza e alla sensibilità dei colleghi quella ragione determinante che sta a giustificare la ricostituzione dello Stato tedesco su di un piede di parità. tutte le situazioni innaturali, tutte le situazioni antistoriche, tutte le situazioni di costrizione non conducono alla pace. è soltanto sulla base del rispetto della verità e della giustizia che la pace si può costruire. e nella verità e nella giustizia è che un popolo non possa essere tenuto in condizioni di inferiorità, non possa essere allontanato con una condanna pregiudiziale, con una manifestazione di sfiducia preconcetta. non si potrà costruire la pace europea in un sistema organizzato e armonico se vi sarà, nell' ambito di questo sistema, il vuoto politico, prima che militare, se vi saranno lo scontento e l' irrequietezza, che invano si cercherebbe di contenere e di deviare attraverso delle misure di sicurezza, perché alla fine l' esigenza della parità e del rispetto della dignità dei popoli diventa incontenibile. io sono, perciò, pienamente d' accordo con l' onorevole ministro degli Esteri quando egli dice che il riarmo della Germania occidentale , prima che essere un fatto militare, io direi più che essere un fatto militare, è un fatto politico, è il necessario riconoscimento della posizione di parità e di dignità di questo che non è soltanto un freddo soggetto di diritto internazionale , ma il complesso della vita e della civiltà di un grande popolo. il riarmo parziale, limitato e controllato deve essere soltanto una condizione, soltanto la espressione esterna di questo riconoscimento di dignità e parità, senza del quale non potremmo costruire una Europa pacifica. se pretendessimo di costruire l' Europa con una Germania umiliata ed offesa, l' organismo di pace che noi avremmo cercato di costruire su queste basi si manifesterebbe fatalmente come un organismo fragile e destinato alla rovina. ricorderò agli onorevoli colleghi che del riarmo della Germania nell' ambito di controlli, di garanzie, di limiti particolarmente efficaci, si era parlato anche a proposito della Comunità Europea di difesa. ed anche in quella sede le critiche al riarmo tedesco, malgrado il modo estremamente rigoroso di controllo che nella reciproca integrazione quel sistema comportava, non sono mancate. la Comunità Europea di difesa è caduta all' Assemblea francese per la convergenza di vari e forse opposti motivi di ostilità. ma io credo che una delle ragioni per le quali la Comunità Europea di difesa non è stata accolta dal parlamento francese, sia pure, noi crediamo, sulla base di una inesatta valutazione, è stata la preoccupazione di non opporre alla grande potenza del blocco sovietico una grande unitaria potenza europea, nella quale attraverso la integrazione la Germania avesse una posizione di grandissimo prestigio. credo che il sacrificio della CED fatto dal parlamento francese, pur partendo da questa valutazione, a nostro avviso inesatta, abbia creato una situazione nuova, nella quale evidentemente non si poteva prescindere, per i motivi che ho cercato di accennare, dall' attribuire alla Germania una condizione di parità e di dignità, ma una situazione indubbiamente più fluida, nella quale non si oppone al blocco euroasiatico una grande unitaria potenza militare (poi, in un secondo momento, politica), quale sarebbe stata la CED, ma un sistema di alleanze che ha ancora una certa sua fluidità, che ancora non si concreta in quelle forme di organica integrazione che la CED presentava. noi non abbiamo mai creduto che la CED dovesse costituire da questo punto di vista un ostacolo per i negoziati con l' est o una minaccia indirizzata all' est. ricordo che proprio in quest' Aula noi abbiamo auspicato con altri gruppi parlamentari che, una volta costituita e ratificata la CED, essa potesse stabilire un modo di convivenza fino a firmare un patto di non aggressione con l' Unione Sovietica ed i paesi ad essa alleati. quindi la nostra preoccupazione e la nostra fiducia erano che la CED potesse essere un avviamento ai negoziati su di una base di parità e di dignità reciproca. ma oggi che la CED non c' è più, non è pensabile che a quello che si sarebbe presentalo come un forte, unitario e integrato blocco di tre grandi paesi europei si sostituisca il vuoto disorganico di un' Europa perennemente divisa. alla CED era indispensabile far subentrare almeno un sistema di alleanze nel senso tradizionale, includente la Germania, in posizione di pari dignità, sistema al quale legare, sul piano ideologico, la speranza di un futuro sviluppo nel senso di una più organica comunità dei popoli liberi d' Europa. se vogliamo quindi essere obiettivi, dobbiamo riconoscere che l' Occidente europeo attraverso la sostituzione alla CED dell' Unione ora in discussione, ha dato alla politica di distensione il contributo della rinuncia alla creazione di un blocco politico militare integrato dalle forze europee. infatti oggi siamo in una situazione più fluida, in quanto stiamo creando una unità che è solo il minimo indispensabile per presentarsi ad un negoziato in posizione di dignità, di consapevolezza e di responsabilità dei propri valori e del proprio sistema di vita. questa è la ragione per la quale alla proposta di negoziare accantonando la ratifica abbiamo sostituito quella di negoziare dopo la ratifica. cosa impossibile, ha detto l' onorevole Togliatti. ma staremo a vedere, perché noi abbiamo fiducia nel realismo e nel senso di responsabilità di tutti i popoli. quello che è indispensabile, a nostro avviso, per giungere al negoziato che desideriamo per il disarmo e la pacificazione dell' Europa è appunto che non si parta dalla disunione del mondo occidentale o da una fluidità eccessiva, pericolosa e tentatrice, ma si parta invece da una fondamentale intesa fra i popoli dell' Occidente, da una posizione di forza, ma non di violenza o di brutalità; da una posizione di forza spirituale e politica che sia espressione della consapevolezza dei valori che portiamo in noi e per i quali cerchiamo la necessaria e doverosa difesa nella libertà dei popoli. è per questo che voteremo l' ordine del giorno Montini, al quale non sappiamo riconoscere le caratteristiche di ipocrisia e ingenuità che sono state rilevate da altri. noi abbiamo sempre avuto e continuiamo ad avere un sincero desiderio di pace e sentiamo che, in questo drammatico momento, è indispensabile che tutti gli uomini di buona volontà si presentino, senza rinunce pregiudiziali alla propria dignità, per un incontro chiarificatore che crei una fondamentale fiducia tra i popoli. perché è questo il problema. quando si domanda che cosa faremo domani della Germania, se la vorremo o non la vorremo unificata, noi rispondiamo: noi vogliamo quello che è vero e che è giusto, e in ciò è l' unificazione della Germania. che cosa vogliamo fare della Germania di domani? quello che è vero e che è giusto, la libertà e l' autodecisione dei popoli. senza anticipare — perché neppure noi siamo profeti — quale possa essere la portata del futuro negoziato, noi diciamo che vogliamo negoziare, che vogliamo chiarire, che vogliamo ritrovare la fiducia nella possibilità di coesistenza con tutti i popoli, quale che sia il loro modo di vita; noi vogliamo dare agli altri in quanto abbiano diritto di chiederlo, per parte nostra eguale affidamento. tenendo fede a questi punti fondamentali, la fiducia nella libertà, la fiducia nell' autodecisione dei popoli, la fiducia in quei valori morali, in quei valori della democrazia che noi crediamo siano al fondo della nostra civiltà e che noi non possiamo sacrificare, noi opereremo in questo senso. e concludo. onorevole presidente e onorevoli colleghi , si è molto insistito, nel corso di questo dibattito, sul problema degli armamenti atomici , sull' impostazione d' una strategia atomica e si è contrapposta l' attuale azione di governo a quello che fu un voto unanime della Camera. io credo — e l' ha già chiarito del resto l' onorevole ministro degli Esteri — che non vi sia contradizione fra questa azione e quel voto. noi riconfermiamo in questo momento che, per una ragione di civiltà e di moralità riteniamo che si debba rispondere all' ansia, alla preoccupazione dei popoli eliminando tali formidabili strumenti di guerra, ma non possiamo non tener conto del fatto che in questa situazione, nell' attesa di questo chiarimento, esistono talune sproporzioni nell' ambito delle forze a disposizione dei popoli, sproporzione che in questo momento non può purtroppo se non essere colmata dalla possibilità di uso, che noi speriamo non debba mai tradursi in atto, di alcune armi particolarmente efficaci. e allora un motivo di più, in questa situazione di carenza e di disagio che noi riteniamo provvisoria, per rinnovare un impegno comune per una intesa fra i popoli che è condizionata necessariamente al disarmo progressivo, che comporta il generale controllo di tutte le armi di guerra, fra cui, in prima linea , vanno inserite le armi atomiche e termonucleari. noi riteniamo che la drammatica realtà, in cui noi siamo, di un mondo diviso e così potentemente armato da poter realizzare, nell' eventuale urto, la propria distruzione e la distruzione della civiltà, non debba farci perdere tempo nella ricerca di un' intesa su quella base di dignità e di giustizia che noi abbiamo sempre perseguito e che rimane l' obiettivo fondamentale della nostra politica estera .