Palmiro TOGLIATTI - Deputato Opposizione
II Legislatura - Assemblea n. 226 - seduta del 25-11-1954
Sul Concordato
1954 - Governo De Mita - Legislatura n. 10 - Seduta n. 303
  • Mozioni, interpellanze e interrogazioni

credo che tutti saranno d' accordo, signor presidente , nel riconoscere la gravità delle questioni che sono toccate nell' interpellanza che ho presentato al ministro degli Affari esteri . non si tratta infatti, onorevoli colleghi , soltanto di discorrere ancora una volta dei temi consueti che si dibattono a proposito della nostra politica estera e della politica internazionale in generale, degli indirizzi di questa politica e delle conseguenze che essi abbiano o possano avere, particolarmente per ciò che è stata chiamata la guerra fredda fra due gruppi di Stati, e dei passi che siano o possano essere fatti verso una situazione internazionale meno tesa che apra al mondo prospettive non di conflitti sempre più aspri e di guerre, ma di pace. questi argomenti rientrano senza dubbio tutti nel tema della mia interpellanza. essi assumono però oggi un rilievo particolare per il modo come sono andate le cose negli ultimi tempi e per il problema stesso che sta oggi davanti a noi, in termini concreti. parecchie volte è accaduto a noi di parlare qui di una svolta che maturava nella situazione internazionale. è evidente che cosa intendevamo dire. intendevamo sottolineare che era in corso un processo che poteva portare a una liquidazione della guerra fredda , a un arresto della corsa agli armamenti, alla fine dell' incubo atomico che grava oggi sopra l' umanità e all' inizio di un nuovo periodo di progressiva distensione internazionale, di restaurazione di rapporti di reciproca fiducia e collaborazione fra tutti gli Stati del mondo. una serie di fatti e di orientamenti erano maturati e accaduti, i quali consentivano di sperare che si potesse oramai andare avanti sicuramente per una simile strada. ebbene, oggi, e proprio in relazione con l' atto diplomatico che è oggetto della mia interpellanza, la sensazione si diffonde, anzi, più che la sensazione si diffonde la certezza, che siamo arrivati a un punto critico in questo sviluppo dei rapporti internazionali, a un punto in cui può essere compiuto un decisivo passo in avanti oppure possono essere compiuti atti i quali arrestino e arrovescino il processo che era in corso , e che tendeva a una distensione dei rapporti internazionali. naturalmente, nello sviluppo di una situazione così complicata come quella che sta oggi davanti al mondo intero, miracoli non se ne potevano e non se ne possono attendere in breve periodo di tempo . si presentava e si presenta però, oggi, la possibilità di compiere un atto il quale potrebbe spingere a una conclusione positiva tutto il processo in corso . la nota indirizzataci dal governo dell' Unione Sovietica apre la possibilità di questo passo. essa non propone ancora misure concrete. propone un incontro e un dibattito sul tema della creazione di un sistema di sicurezza collettiva nell' Europa, incontro e dibattito i quali per se stessi non possono non offrire la possibilità che un nuovo passo verso una ulteriore distensione venga compiuto. d' altra parte, invece, respinta questa proposta, non solo l' occasione viene perduta, ma inevitabile appare che siano seriamente minacciati, messi in forse, cancellati quegli stessi passi in avanti che già erano stati compiuti sino ad ora, e si ritorni in pieno al clima della guerra fredda , si inaspriscano ancora una volta tutte le relazioni internazionali, tutto il sistema dei rapporti tra gli Stati in Europa e nel mondo sia sottoposto a una nuova tensione e i popoli vengano a trovarsi davanti a una situazione anche più grave di quella che vivemmo negli anni passati. qui sta, per me — e credo debba riconoscerlo qualsiasi persona che sottoponga le cose a un esame spregiudicato — qui sta — dicevo — la gravità del problema. si tratta di decidere se deve essere compiuto un atto il quale modifichi, migliorandole, le prospettive della situazione internazionale, oppure se questo atto non deve essere compiuto, il che non può non significare un ulteriore aggravamento di tutti i rapporti internazionali. dal sì o dal no che si dia alla domanda posta nella nota rivolta dal governo sovietico alla maggior parte dei paesi europei dipende il futuro immediato di tutti i popoli europei e del mondo intero. il testo della mia interpellanza ricalca esattamente le formule del regolamento della Camera: chiedo di conoscere intendimenti e motivi dell' azione del governo . in realtà, qualche cosa conosciamo già, conosciamo parecchio, forse conosciamo già tutto. prima di tutto vi sono state le dichiarazioni fatte dal ministro degli Esteri immediatamente dopo la pubblicazione sulla stampa della nota sovietica. vi fu, se nulla mi sfugge, una prima e poi una seconda dichiarazione, la seconda integrativa della prima. la prima dichiarazione si apriva con alcune espressioni corrette, in quello stile di esteriore cortesia del nostro ministro degli Esteri , di cui egli ha dato prova anche nell' ultimo dibattito che ha avuto luogo davanti a questo ramo del Parlamento. dopo queste espressioni di cortesia si rilevava come la nota — di cui però il ministro diceva di non conoscere ancora il testo — non fosse un effettivo contributo utile alla distensione dei rapporti internazionali, non avesse un contenuto il quale potesse assicurare una pacifica coesistenza e l' armonia tra tutti i popoli. sembrava esservi qui, dunque, una critica di inadeguatezza delle proposte al fine da raggiungere. purtroppo, è venuta, poche ore dopo, la seconda dichiarazione, integrativa, nella quale — mi rincresce di osservarlo, onorevole ministro — la correttezza dello stile è abbandonata completamente, e si passa alla irrisione, alla presa in giro , per dirla con le parole più semplici. la nota dell' Unione Sovietica è multo semplicemente costruita. parte esplicitamente dall' affermazione che la proposta di convocazione di una conferenza internazionale viene fatta perché sono stati approvati gli accordi di Londra e di Parigi e perché questi accordi portano e non possono non portare a una estrema acutizzazione della situazione internazionale. la nota della Unione Sovietica non solo critica dunque gli accordi di Londra e di Parigi, ma propone la convocazione di una conferenza di tutti gli Stati europei come una alternativa. cioè dice esplicitamente, non sottintende, ma dichiara a tutte lettere che gli accordi di Londra e di Parigi, se approvati, aggraveranno fino all' estremo la situazione europea e internazionale, e in conseguenza di ciò propone che venga soprasseduto alla loro ratifica e ci si riunisca, invece, per esaminare come si possa, evitando questo aggravamento, garantire la sicurezza di tutti gli Stati europei . il nostro ministro degli Esteri , nella sua dichiarazione aggiuntiva, ignora o finge di ignorare questa impostazione e adotta il metodo della irrisione. si rivolge al Parlamento e in particolare all' opposizione parlamentare e dice: « approvate gli accordi di Londra e di Parigi e sarà tutto fatto: poi, andremo a una conferenza » . mi permetto di ripeterle, signor ministro, che questo significa eludere la questione prendendo in giro l' avversario. ed è anche strano che vi sia stato tra la prima e la seconda sua dichiarazione questo radicale mutamento di posizioni. altri voltafaccia, del resto, vi sono stati a questo proposito e molto più significativi anche di questo del nostro ministro degli Esteri . tale è stato quello del cancelliere della Repubblica Federale Tedesca signor Adenauer, il quale, dopo aver nel pomeriggio, è vero, in una riunione elettorale, dichiarato che la proposta sovietica doveva essere presa in considerazione perché il suo contenuto era valido, alla sera, non si sa dopo quali colloqui, formulava un netto rifiuto. la conclusione che debbo ricavare dall' esame di queste dichiarazioni del nostro ministro è, quindi, di una posizione negativa del Governo. e questa conclusione mi è confermata — purtroppo devo ricorrere anche a questo argomento — dalle dichiarazioni fatte nello steso senso dagli uomini politici che dirigono i grandi Stati imperialistici del mondo, gli USA, l' Inghilterra, la Francia nel momento attuale. purtroppo, dico, perché i nostri governi da troppi anni oramai ci hanno abituati al metodo che consiste nell' accodarsi servilmente alla posizione di questi grandi paesi imperialistici, rinunciando a qualsiasi posizione autonoma e nazionale italiana. un rifiuto, dunque. è giusto, è utile e quali conseguenze può avere? il nostro giudizio è che esso è un gravissimo errore, e ve lo dimostriamo. che cosa è che voi respingete? respingete la proposta non della conclusione di un trattato, non della formazione di uno strumento diplomatico qualsiasi, ma esclusivamente di una conferenza per discutere del tema della sicurezza europea ed esaminare tutte le proposte che alla conferenza possano venire presentate. l' invito è rivolto a ventitré Stati e la data della riunione è fissata per il 29 novembre. lascio da parte questa questione della data, quantunque sappia che anche su questa si cerchi di speculare per giustificare il rifiuto. la lascio da parte per due motivi. prima di tutto perché è evidente che si poteva e si può accettare chiedendo un' altra data. in secondo luogo, perché credo che io stesso ministro degli Esteri dell' Unione Sovietica abbia significato che la data non è affatto condizione tassativa. vi è però da dire ancora una cosa, ed è che se una data è stata fissata oggi, ciò deriva dal fatto che sono mesi e mesi oramai che da parte del governo dell' Unione Sovietica e dei governi di altri importanti Stati europei è stata posta all' attenzione dell' Europa la questione della organizzazione di un sistema di sicurezza in tutta l' Europa. è inutile faccia richiamo alle successive note relative a questo tema, che partono da quella del 31 marzo e giungono fino al mese di settembre, e sono state integrate da dichiarazioni, discorsi, e altri atti. in queste condizioni non vi è da stupire che ad un determinato momento, quando questi grandi paesi hanno avuto l' impressione che nulla è stato tenuto in conto dai governanti dei paesi occidentali delle loro legittime proposte, cerchino di stringere, di fissare una data e proporre che finalmente si venga a un incontro, e siano messe le carte in tavola . l' invito è rivolto a ventitré Stati europei , agli USA e alla Cina ed inoltre è previsto l' invito anche a Stati con i quali l' Unione Sovietica non abbia, nel momento presente, relazioni diplomatiche. questa questione del numero degli inviti non è priva di importanza, soprattutto per l' Italia, ed è già di per sé un elemento che dovrebbe dettare un atteggiamento favorevole in linea pregiudiziale, anche prima dell' esame del merito. viene qui, infatti, non dico abbandonata, ma superata per il momento la formula della riunione a quattro o a tre delle grandi potenze che dirigono la politica del mondo intero, formula che se non è da respingersi in linea di principio , non è certamente una formula favorevole al nostro paese e non è una formula che noi, italiani, possiamo accogliere sempre con simpatia. essa sottolinea troppo, infatti, la perdita di rango del nostro paese nei rapporti internazionali, dovuta alla criminale politica di aggressione che venne fatta dal governo fascista. qui desidero però aggiungere un' osservazione a cui attribuisco una importanza molto grande. un rango superiore nei rapporti internazionali lo si acquista in quanto si fa, e nella misura in cui si fa, una politica autonoma, la quale corrisponda alle proprie concezioni, e non sia la servile ripetizione delle direttive provenienti o imposte dalle grandi potenze imperialiste che vogliono dominare il mondo. nei rapporti internazionali vale la regola che vale nelle case borghesi: i servitoci passano sempre gli ultimi. vedete l' esempio della Francia. quante strida quando il parlamento francese fece crollare col suo voto il trattato della CED! quante strida contro la Francia, la quale compiendo quell' atto si diceva che sarebbe decaduta dalla sua posizione di potenza esercitante una funzione di guida nel continente europeo, per avere rotto i legami di solidarietà con le altre grandi potenze e aver quindi perduto il proprio rango. è accaduto, invece, precisamente il contrario. dal momento che la Francia ha dato, anche solo per un breve periodo, la visione della capacità di fare una propria politica nazionale, la quale si distaccava dalla politica aggressiva dell' imperialismo americano, da allora il prestigio internazionale della Francia è aumentato e quel paese è salito di qualche gradino più in alto nel rango delle potenze che ambiscono a dirigere la politica mondiale . ma la data e il numero degli invitati sono questioni preliminari. veniamo alla sostanza. ho già detto che essa esce dal testo della nota sovietica con tutta chiarezza. si tratta infatti di un documento nel quale non si può trovare nemmeno la più lontana ombra di un tentativo di giocare sopra un qualsiasi equivoco. qui non si pongono questioni in modo indiretto per giungere a ottenere di rimbalzo il risultato di colpire una determinata politica, di rendere impossibile la conclusione di un determinato atto diplomatico, concretamente, l' atto diplomatico che sancisce il riarmo della Germania e la costituzione della cosiddetta Unione Europea occidentale. no, qui le cose sono dette chiaramente. si ritiene che ratificare gli accordi che danno vita a questa Unione significhi minacciare la sicurezza e la pace dei popoli europei , far gravare ancora una volta sull' Europa il pericolo di conflitti sempre più aspri e di una nuova guerra. quindi e perciò si propone che la ratifica non venga fatta, e ci si riunisca allo scopo di discutere per cercare e scegliere un altro cammino. non vengono quindi ancora presentate due opposte soluzioni; ma all' atto cui gli « occidentali » vogliono arrivare si contrappone la proposta di un dibattito alternativo, da cui potrebbe uscire, qualora avesse luogo, o dovrebbe uscire, nelle intenzioni del proponente, un trattato generale per la sicurezza europea. tutto è chiaro e semplice in questa impostazione. quando si viene, invece, alle risposte degli « occidentali » , ancora una volta ci si trova di fronte al metodo abominevole di nascondere le vere intenzioni con la doppiezza, con l' ipocrisia, con l' inganno. la vera intenzione di chi dirige il giuoco è di continuare nel clima della guerra fredda , di rendere anzi più aspro ancora questo clima attraverso il riarmo della Germania. però, quando si parla della nota sovietica, si incomincia con un mucchio di belle parole, si esaltano le proprie intenzioni di pace, i propri propositi di creare un sistema di armonia tra i popoli e così si va avanti, fino a che sorge il « però » . gli Stati che dirigono la politica cosiddetta occidentale incominciano col dire che hanno, sì, l' intenzione di iniziare una conversazione con gli Stati dell' Oriente, e in particolare con l' Unione Sovietica , ma vogliono farlo e sono in grado di farlo soltanto quando siano assicurate, dicono, la loro unità e la loro forza. « vogliamo essere forti e solidali tutti per poter trattare « questa è la parola d'ordine che viene lanciata, aggiungendo che « uniti » , « solidali » debbono essere tutti quegli Stati e quei governi che la pensano allo stesso modo, cioè di paesi che hanno lo stesso ordinamento economico, politico, sociale. questa pretesa è stata particolarmente sottolineata nei documenti diplomatici scambiati con l' Unione Sovietica nel corso degli ultimi mesi, ed è una pretesa assai pericolosa e grave. l' idea da cui si parte è quella che debba formarsi in Europa e nel mondo un solido blocco, militarmente armato, comprendente la Germania rimilitarizzata, e fondato sopra una comunità di ideologie, di ordinamenti politici e ordinamenti sociali. questa, onorevoli colleghi , è la prima cosa pericolosa. stiamo attenti, perché la storia, a questo proposito, è ricca di insegnamenti. le più gravi situazioni di guerra, in particolare nel continente europeo, sono sorte quando si è cercato in questo modo di trasformare i rapporti diplomatici tra i diversi Stati in un rapporto tra blocchi contrapposti e uniti ciascuno da una cosiddetta comunità ideologica. ricordiamo il periodo tragico delle guerre di religione . esso ebbe termine quando si riuscì a capire che non era necessario che due Stati in cui prevalessero religioni diverse, dovessero essere nemici sul terreno delle relazioni internazionali e quindi tendere potenzialmente sempre a farsi la guerra. anche il periodo, altrettanto tragico per l' Europa, delle guerre napoleoniche e della successiva Santa Alleanza , ebbe termine quando i regimi che all' inizio si contrapponevano l' uno all' altro in modo rigido — il regime feudale da una parte e quello borghese sorto dalla rivoluzione dall' altra — riuscirono, nei diversi paesi e su tutto il continente, a intrecciarsi tra di loro, trovarono accordi e compromessi, i blocchi ideologici scomparvero e si ritornò a quella che dovrebbe essere la norma nelle relazioni fra gli Stati, cioè che i rapporti interni di ciascuno Stato, siano essi politici, siano essi economici, siano essi sociali, non devono essere oggetto di intervento da parte di potenze straniere. questa, del resto, è la base su cui è fondata la carta statutaria dell' Organizzazione delle Nazioni Unite . il rifiuto della proposta sovietica di un incontro di tutti gli Stati per discutere della loro sicurezza collettiva non parte però soltanto da questa pericolosa tendenza alla formazione e alla contrapposizione di blocchi ideologici ostili e inconciliabili. essa parte anche da un travisamento della realtà. mi permetta di dirlo, signor presidente , parte da una menzogna. voi volete la vostra « unità » , la vostra « solidarietà » . volete avere una organizzazione militare unitaria che vi consenta di fare la voce forte nel corso di non si sa quali future trattative. volete che si crei una « solidarietà » fra tutti gli Stati che formano il cosiddetto mondo occidentale, e vi sentirete sicuri solo quando essa sarà raggiunta. ma tutto questo esiste già. queste condizioni sono già realizzate. le avete realizzate voi stessi con la creazione del patto atlantico , che noi abbiamo criticato e critichiamo per le sue basi ideologiche e per la sua natura aggressiva, derivante dal fatto che esclude fra i grandi Stati uno solo e quindi contro questo è diretto. ma dal momento che avete il patto atlantico , dobbiamo dirvi oggi, che cosa volete ancora? non vi sentite abbastanza forti, abbastanza solidali, abbastanza uniti? il patto atlantico comprende tutti gli Stati del cosiddetto Occidente europeo; include fra questi qualche Stato della Scandinavia; estende i suoi tentacoli verso il Medio Oriente , e in sostanza, per via indiretta, ma pure diplomaticamente valida, non esclude nemmeno la Jugoslavia, attraverso l' alleanza di questa con la Turchia e con la Grecia, le quali fanno parte del gruppo delle potenze atlantiche. voi fate dunque un' affermazione menzognera quando dite che non vi ritenete in condizioni di trattare perché non esiste una vostra organizzazione unitaria, solidale e armata. questa organizzazione armata non solo esiste, ma già ha dato luogo a una vera integrazione di contingenti militari, alla creazione di un comando unico, alla costituzione di basi militari di una potenza sul territorio di altra potenza, il che, tra l' altro, è vietato dai principi statutari affermati nella Carta dell' Organizzazione delle Nazioni Unite . voi potevate far correre, anni fa, la leggenda che voi foste disarmati e divisi mentre dall' altra parte sarebbero esistite forze armate sterminate, pronte all' aggressione. erano tutte menzogne e siete stati smentiti dai fatti stessi, perché nessuna aggressione ha avuto luogo né è stata nemmeno mai pensata, proprio quando le condizioni secondo voi erano le più favorevoli. oggi voi non potete più ripeterle queste menzogne. il generale Grunther che comanda lo stato maggiore del patto atlantico , ha più volte ripetuto in questi ultimi mesi, prima e dopo il crollo della CED, che ormai l' organizzazione del cosiddetto mondo occidentale è adeguata per resistere a qualsiasi attacco. quindi, il vostro argomento principale non regge, è fondato su una falsità. dite dunque chiaramente quello che voi cercate. dica chiaramente il governo italiano quello che esso cerca sotto la guida dei governi degli USA e dell' Inghilterra. riconoscete che spingendo con tanta fretta alla costituzione dell' Unione Europea occidentale e rifiutando qualsiasi contatto con l' Unione Sovietica per discutere il problema della sicurezza dell' intera Europa, quello che si vuole è, soprattutto e prima di tutto, il riarmo della Germania. di questo si tratta, e non di altro. volete mezzo milione di soldati tedeschi. volete un' industria di guerra tedesca, volete inserire queste forze nel blocco che già avete costituito, senza rendervi conto di quale estremo aggravamento della situazione internazionale questo significhi. anzi, quando si chiede a quale scopo si invoca oggi il riarmo tedesco, una sola risposta può essere data. lo scopo a cui si tende, e di cui non si può non aver coscienza, è proprio quello di esasperare la situazione internazionale, di abbandonare la via della distensione dei rapporti tra gli Stati, di prendere in modo sempre più aperto la strada del blocco militare antisocialista e antisovietico aggressivo, strada che sappiamo dove può portare. quando si leggono le dichiarazioni di alcuni tra gli esponenti degli ambienti imperialistici più aggressivi; la convinzione cui si deve giungere è che proprio questa gravità delle conseguenze che deriveranno da un riarmo tedesco sia quella che spinge a volere con tanta ostinatezza e caparbietà il riarmo tedesco. non si può credere che si voglia il riarmo tedesco al semplice scopo di un rafforzamento militare. comprendo che questo desiderio abbia potuto dare la primitiva spinta ai generali e agli imperialisti americani nel 1950, quando dalla guerra di Corea essi si adoperavano per far uscire un conflitto più vasto e pensavano che in Europa le divisioni tedesche sarebbero state loro non solo utili, ma indispensabili. oggi quella situazione non esiste più. oggi, poi, quando si parla di mezzo milione di soldati tedeschi, che dovranno essere tratti dalle riserve umane della Germania occidentale , si dimentica che vi sono le riserve umane, assai più inesauribili, dell' altra parte. mezzo milione di soldati polacchi, cechi, ungheresi, sono reclutabili nello stesso periodo di tempo in cui si possono reclutare mezzo milione di soldati tedeschi, senza parlare dell' Unione Sovietica le cui risorse in questo campo sono sterminate. si apre in questo modo una prospettiva che non ha vie di uscita. questa è la via che non può portare alla pace, perché questa è la via della preparazione alla guerra. aveva ragione il vecchio presidente Herriot quando, nella seduta della Camera francese in cui fu abbattuta la CED, dichiarò che non si può giungere alla pace seguendo la via della guerra. questa è una massima che, anche se spesso è stata misconosciuta, oggi è sempre più largamente riconosciuta come vera non solo dagli uomini semplici, che odiano la guerra perché sanno che essi ne sopportano tutte le conseguenze, ma anche dagli uomini di pensiero che più attentamente sanno indagare sui termini in cui si pongono i problemi delle relazioni fra gli Stati. al termine di questa strada vi è una esasperazione delle relazioni internazionali in Europa, in forme e in aspetti anche più gravi di quelli che si ebbero alcuni anni or sono. perché è inevitabile, è giusto che i popoli che stanno al di là dell' Elba, come quelli sovietici, quello polacco, quello ceco e gli altri, che hanno subito l' offesa dell' invasione tedesca, che hanno visto lo sterminio e la distruzione di parti intere del loro territorio e di milioni di loro abitanti ad opera del militarismo tedesco, è giusto, è sacrosantamente giusto che di fronte non più alla minaccia, ma alla realtà di mezzo milione di tedeschi che riprendono le armi, di generali già hitleriani rimessi alla testa delle loro divisioni, avendo a loro disposizione uno dei più potenti apparati di industria di guerra che esistano oggi nel continente europeo, è sacrosantamente giusto, dicevo, che questi popoli prendano tutte le misure che loro si impongono per difendere la loro sicurezza. domani, quando queste misure saranno prese, voi non potrete gettare la responsabilità su questi popoli e sui loro governi. la responsabilità sarà vostra, degli imperialisti che guidano la vostra politica. quando si parla del riarmo della Germania, si tende oggi a ridurre la questione quasi a un livello tecnico, che può interessare coloro che fanno i piani strategici, logistici. si dimentica, anzi, si vuole nascondere il fondo del problema. ma quale è il fondo del problema? è che il riarmo della Germania è una violazione di trattati internazionali sottoscritti mentre era ancora in corso la guerra passata e dopo che la guerra era finita. questo è anzi stato uno dei più solenni impegni presi alla fine della guerra. ricordiamo i documenti. in primo luogo; gli accordi conclusi a Yalta, in cui è dichiarato l' inflessibile proposito delle grandi potenze di distruggere il militarismo tedesco. « siamo decisi — dice il documento — a disarmare e a sciogliere tutte le forze armate tedesche, a sciogliere definitivamente lo stato maggiore generale tedesco, a rimuovere e distruggere tutto l' equipaggiamento militare tedesco, a eliminare o a controllare tutta l' industria tedesca che potrebbe essere adoperata per la produzione bellica » . da Potsdam, immediatamente dopo la fine della guerra esce, da una conferenza in cui sono rappresentate le grandi potenze vittoriose, esce un nuovo documento fondamentale, il quale nei suoi principi politici afferma che « il disarmo e la smilitarizzazione completi della Germania e l' eliminazione e il controllo di tutte le industrie tedesche che potrebbero essere usate per la produzione militare sono scopi fondamentali delle grandi potenze uscite vittoriose dalla seconda guerra mondiale » . l' impegno di non lasciar risorgere una forza militare aggressiva tedesca è alla base dei trattati di alleanza che esistono fra l' Unione Sovietica , l' Inghilterra e la Francia. non solo, ma possiamo giungere molto avanti negli anni, sino al periodo in cui già si marcia verso la guerra fredda , ed era rotta la piena solidarietà fra le potenze vincitrici, e trovare nuovi documenti in cui viene proclamato, anche dalle sole potenze cosiddette occidentali, che si deve impedire che risorga il militarismo tedesco. nella conferenza dell' agosto 1947, tra gli USA, il Regno Unito e la Francia, per il regolamento della questione della Ruhr, viene riaffermato che il disarmo, la smilitarizzazione e la democratizzazione della Germania sono indispensabili per la sicurezza. la stessa affermazione si ritrova ancora nel giugno 1948, nell' atto conclusivo della conferenza di Londra tra gli USA, la Gran Bretagna , la Francia e i tre paesi del Benelux. ci troviamo di fronte quindi, quando si parla di riarmo tedesco, a una violazione aperta dei trattati. questo dovete dirlo, dovete riconoscerlo, e dovete dire a riconoscere che quando un trattato è stato concluso come suggello di eventi quali ebbero luogo nella seconda guerra mondiale , quando è stato concluso da potenze di quella autorità, non può essere messo sotto i piedi, non può essere stracciato con leggerezza. ricordatevi poi che l' impegno del disarmo della Germania non è soltanto stato assunto dai più grandi Stati del mondo l' uno nei confronti dell' altro, ma è stato assunto nei confronti dei popoli i quali avevano partecipato alla guerra, ed era la conseguenza di una esperienza ricavata tanto dalla prima quanto dalla seconda guerra mondiale . due guerre europee mondiali si sono avute, per le quali si deve riconoscere che la responsabilità principale per il loro scoppio ricade sul militarismo tedesco, sulla sua aggressività, sul suo desiderio di assoggettare e dominare tutta l' Europa con la forza delle armi. ma quanto alla seconda guerra mondiale , desidero aggiungere un elemento che non deve essere dimenticato. la seconda guerra mondiale è diventata inevitabile ed è scoppiata in conseguenza dell' intrecciarsi di due fattori fondamentali. il primo è stato l' aggressività del militarismo tedesco, che aveva preso la forma del fascismo hitleriano. il secondo è stato l' orientamento di quei gruppi politici dei paesi occidentali e di quegli uomini di Stato che più o meno apertamente pensarono di potersi servire del militarismo tedesco aggressivo per avere una forza di assalto antisovietica, antisocialista. dall' intreccio di questi due elementi è uscita la seconda guerra mondiale , ed oggi sono questi due elementi che tornano a essere in giuoco quando si parla di riarmo tedesco. da un lato si fa risorgere in Germania un militarismo sotto la direzione delle stesse forze sociali che animarono l' hitlerismo, dall' altro vi è la stessa di intenzione di servirsi di questo rinato militarismo tedesco come forza di attacco contro l' Unione Sovietica e contro i paesi socialisti. e questo viene dichiarato apertamente dagli uomini di Stato che dirigono la politica dei grandi paesi imperialisti e soprattutto dagli americani. siamo giunti al punto che pochi giorni or sono il Primo Ministro della Gran Bretagna signor Churchill ha confessato che ancora durante la guerra, mentre il suo paese era stretto da una alleanza con l' Unione Sovietica e con gli altri Stati che si battevano contro il fascismo luterano, mentre l' Unione Sovietica , dopo aver subito quella invasione che tutti sappiamo, era riuscita finalmente a riportare le prime vittorie e ad avanzare verso il cuore dell' invasore per abbatterlo in modo definitivo, non soltanto nell' interesse proprio ma nell' interesse di tutti, e anche di noi italiani, proprio in quel momento il signor Churchill non soltanto accarezzò il proposito di armare i nazisti per scagliarli contro le truppe liberatrici sovietiche, ma dettò persino misure concrete per rendere possibile l' attuazione di questo proposito. secondo quanto riportano i giornali, quando il vecchio uomo di Stato ebbe a dire queste cose in una pubblica assemblea, si levarono delle esclamazioni. « vergogna! » , venne gridato ed effettivamente si tratta di una confessione vergognosa e nello stesso tempo strana, soprattutto perché, fatta in questo momento, fa cadere tutte le maschere pacifiste con cui si cerca di coprire la sostanza delle operazioni che si stanno tramando. per noi italiani è facile immaginare che cosa avrebbe significato il piano di Churchill. il maresciallo Kesselring avrebbe avuto l' incarico di annientare, con armi fornite dagli inglesi e con l' incitamento dello stesso signor Churchill, le formazioni partigiane che lottavano per la libertà e l' indipendenza della nostra patria. quando noi. nel corso delle polemiche di natura politica e storica circa la responsabilità della seconda guerra mondiale , formulammo i nostri sospetti circa propositi tenebrosi di questa natura, che sarebbero stati accarezzati dai dirigenti delle grandi potenze capitalistiche, fummo tacciati di mentitori e calunniatori. oggi è addirittura il signor Churchill il quale confessa che, mentre i popoli si sacrificavano per riconquistare la libertà, c' era chi pensava ad aprire contro di loro un altro combattimento, in alleanza con Hitler, per colpire alle spalle l' Unione Sovietica . strana davvero questa confessione! alla luce di essa si può vedere come abbiamo ragione noi, quando denunciamo il militarismo tedesco come una minaccia permanente alla pace dell' Europa e denunciamo nel contempo la perfida doppiezza di coloro che , mentre ci coprono con la maschera del pacifista, del combattente per la democrazia, in realtà stimolano l' imperialismo tedesco non solo a rinascere, ma a scatenare una nuova guerra, per arrestare quel rinnovamento del mondo per cui l' Unione Sovietica e gli Stati socialisti combattono. il risorgere di una forza militare tedesca rientra nel quadro della guerra fredda e della preparazione delle successive guerre calde. esso rappresenta la più grave minaccia che oggi possa gravare sul destino dei popoli dell' Europa e del mondo. non vale dire che sono previste limitazioni e controlli. questi erano sempre previsti, anche nel passato, e non servirono a nulla. anche dopo la prima guerra mondiale si disse che si concedevano alla Germania solo 100 mila uomini, e la loro organizzazione, per di più, era sottoposta a parecchi controlli. bastarono poche settimane, a un determinato momento, e quei 100 mila armati diventarono tale forza che nessuno poteva più fermare. non vale dire che voi siete per la pace; che non volete un aggravamento della situazione internazionale, che non desiderate lo scoppio di un nuovo conflitto. anche prima della seconda guerra mondiale abbiamo sentito dire queste cose. queste erano le parole dei signori Chamberlain, dei signori Paul Reynaud e degli altri che di fronte al rinato imperialismo tedesco, pensavano di cavarsela dandogli via libera per l' aggressione all' Unione Sovietica nel nome della « civiltà occidentale » . quando la bestia fu scatenata, si vide qual era il destino che essa preparava a tutti i paesi dell' Europa, a tutti gli Stati europei , a tutte le forze libere, a tutte le forze democratiche del nostro continente ma io non voglio addentrarmi ora nell' esame di questo aspetto della questione: ne discuteremo più ampiamente quando verranno alla Camera gli accordi di Londra e di Parigi per la costituzione dell' Unione Europea occidentale. per ora affidiamo alla riflessione del popolo, dei cittadini che sono in grado di ragionare sul passato, sul presente e sull' avvenire, i fatti che emergono oggi dal confronto tra le nostre e le vostre posizioni. rifiutando il dibattito che vi si propone per l' organizzazione d' un sistema di sicurezza generale in Europa, preferendo a questo dibattito il riarmo della Germania, la lacerazione di sacrosanti trattati e la rinascita del militarismo tedesco, voi esasperate fino all' estremo la situazione del nostro continente. ci dite che non è questa la vostra intenzione, che siete anzi disposti all' incontro e alla conversazione, ma solo dopo aver fatto quello che vi proponete di fare. non comprendo, però, come possiate dire una cosa simile. e non perché voi abbiate o non abbiate determinate informazioni, non perché valutiate in un modo o in un altro determinate dichiarazioni fatte da uomini di Stato e di Governo, ma perché risulta da questa vostra affermazione che non comprendete oppure fingete di non comprendere la gravità di ciò che state facendo, del fatto che mettete sotto i piedi gli accordi che impediscono il riarmo della Germania, del fatto che armate mezzo milione di soldati tedeschi, che fate risorgere l' industria di guerra tedesca, senza limiti di efficienza, perché tale è il contenuto dei trattati di Londra e di Parigi. dopo aver perpetrato tutto questo, ci dite, allora sarete disposti a trattare. ma allora voi non tratterete più, non potrete più trattare! nessuno di noi è in grado di prevedere le cose che avverranno. tutti sappiamo che nello sviluppo degli avvenimenti storici sempre vi sono state e vi sono delle svolte. oggi però i termini della situazione sono questi e non altri. gli atti che voi compite, il rifiuto che voi opponete alle proposte dell' Unione Sovietica significano che voi non potrete più trattare per l' organizzazione di un sistema di sicurezza internazionale; oppure che, se vorrete trattare, dovrete mettere in forse e distruggere ciò che oggi volete fare, perché è inevitabile che questo vi venga richiesto. a questo proposito vi è stata una dichiarazione, mi pare da parte francese, secondo cui non c' è poi da allarmarsi troppo, perché prima che questi 500 mila soldati tedeschi siano armati ed equipaggiati, occorreranno due o tre anni e nel frattempo si potrà ben trattare e cambiare la situazione. che cosa può significare una dichiarazione di questa natura? o che tutta la politica vostra è fondata su un ricatto, oppure che fra coloro che tale politica conducono vi sono degli uomini i quali hanno coscienza della gravità degli atti che stanno compiendo e vorrebbero attenuare la propria responsabilità con dichiarazioni di questa natura, le quali però non possono fornire la base di una politica costruita con intenti ragionevoli. ma vi è un altro gravissimo motivo di esasperazione della situazione internazionale che occorre ricordare ed è che procedendo immediatamente, come volete voi, alla ratifica degli accordi di Londra e di Parigi, si crea un altro insuperabile ostacolo alla distensione in Europa, perché si impedisce la riunificazione della Germania. la parte nostra è stata attaccata negli anni passati perché a noi, che siamo stati all' avanguardia della lotta contro il militarismo e il nazismo tedesco, si faceva colpa di essere giunti fino a confondere queste forze perverse con il popolo tedesco e di avere augurato la distruzione di quel popolo, o la sua permanente messa al bando. sono menzogne. nulla vi è di vero in questa accusa che ancora oggi viene rivolta contro di noi. al contrario già durante la guerra i comunisti, attraverso la voce autorevole dei loro più eminenti esponenti sull' arena internazionale, dichiararono, e lo dichiararono nel momento più grave della guerra, che nessuno desiderava mettere al bando il popolo tedesco , distruggere lo Stato tedesco o la nazione tedesca, perché questo non era possibile e non era giusto. mai sono stati da parte nostra accarezzati piani di permanente divisione della Germania; anzi, tutti i piani che da parte di determinati circoli imperialistici vennero presentati in questa direzione, sempre furono da noi criticati e respinti. oggi però sembra farsi strada nelle file vostre l' opinione che, in sostanza, anche se non si giungerà alla riunificazione della Germania, non sarà poi un danno tanto grave, perché si può pensare un' Europa con una Germania divisa in due, perché nei secoli passati già vi è stata una situazione di questa natura per il popolo tedesco , e così via . queste posizioni, che oggi affiorano nelle vostre file, noi le respingiamo. riteniamo che oggi non procedere alla riunificazione della nazione e dello Stato tedesco significhi creare un motivo permanente in Europa di tensione, di conflitti, di disordini e anche di guerra. la gravità della cosa sta nel fatto che se non si unifica lo Stato tedesco , si lascia aperto e si acutizza un problema nazionale, nello stesso momento in cui si ridà vita ad un militarismo tedesco, il quale si potrà servire di questo problema nazionale per riacquistare un prestigio su tutta la popolazione tedesca, rimettersi alla testa non più soltanto di circoli imperialistici aggressivi, ma di tutto un popolo e scagliarlo ancora una volta nell' abisso di una guerra, dandogli l' illusione di combattere soltanto per la propria unità, cioè per una causa nazionale. occorre lavorare dunque per la riunificazione della Germania. occorre togliere ad essa gli ostacoli. di fatto, se si prende in esame la situazione di oggi, gli ostacoli giuridici e formali sono ridotti a tal punto da potersi considerare scomparsi. rimangono quelli di sostanza. il più grave ostacolo formale giuridico sembra fosse quello della organizzazione di elezioni libere. si diceva infatti che potessero considerarsi libere soltanto le elezioni organizzate nella Germania occidentale . questo sistema, sotto il patronato degli apparati di occupazione anglo-americani, avrebbe dovuto essere esteso a tutto lo spazio tedesco. in questo modo e solo in questo modo si sarebbero potute avere elezioni libere. ironia dei termini: elezioni libere, quelle della Germania occidentale ! ma non vi è venuto in mente che il partito che oggi domina nella Germania orientale , e che è il partito di unità socialista, è proibito nella Germania occidentale ? non ricordate che la stessa costituzione di questo partito, attraverso la unificazione di comunisti e di socialdemocratici, è stato uno dei primi motivi della rottura tra le potenze occidentali e l' Unione Sovietica a Berlino, perché le potenze occidentali non volevano permettere che questo partito venisse costituito e assumesse la parte che ha assunto fra le masse lavoratrici della Germania orientale ? oggi, poi anche il partito comunista nella Germania occidentale è messo sotto processo, e il Governo del signor Adenauer chiede che esso venga disciolto. naturalmente la richiesta viene dagli imperialisti americani. sciogliere il partito comunista tedesco! questa sarebbe la democrazia! io non conosco con esattezza quali sono oggi le forze dei comunisti tedeschi, ma so che il partito comunista tedesco è stato il più valido combattente contro il fascismo hitleriano. come si fa a sciogliere il partito di Ernesto Thalmann, e in pari tempo dire che si vuole la democrazia? il partito comunista tedesco ha dato decine di migliaia di combattenti alla causa della libertà, della democrazia, della difesa dei più sacri valori umani. quegli uomini sono caduti nei campi di concentramento , sono stati sterminati nelle fosse naziste, hanno resistito fino all' ultimo, hanno rappresentato quello che vi era di meglio in quel momento nella nazione tedesca, la resistenza ostinata alla barbarie che dilagava. oggi, i superstiti e i continuatori dell' opera di questi eroici combattenti dovrebbero essere messi fuori legge! secondo questo metodo, secondo questo costume, per dar retta agli imperialisti americani, dovrebbero essere organizzate elezioni nella Germania intera! no! questa non è democrazia. questa potrà essere quel tipo del tutto speciale di « democrazia » che gli americani hanno instaurato nel Guatemala, per difendere i loro monopolisti mettendo al muro i combattenti per la riforma agraria in quel lontano paese. potrà essere una « democrazia » del tipo di quella che è stata instaurata nel Pakistan dove, dopo aver fatto le elezioni di una Assemblea costituente , per suggerimento degli imperialisti americani questa è stata sciolta e sono stati messi in carcere coloro che erano stati eletti rappresentanti del popolo . questa è una democrazia in cui incominciano ad affiorare alcuni dei ripugnanti lineamenti del fascismo ad ogni modo, anche questo ostacolo circa il modo di fare le elezioni, che pure era grave, sembra poter essere superato dal momento che alcuni dei dirigenti più responsabili della Germania orientale hanno dichiarato apertamente di accettare che le elezioni vengano fatte secondo la legge elettorale della Repubblica di Weimar , che nessuno potrà tacciare di essere antidemocratica, e che nemmeno la Germania occidentale credo possa respingere. si lasci ai tedeschi questo problema, affinché lo risolvano da sé, come noi italiani abbiamo risolto fra di noi, pure essendo di parti avverse, il problema della legge elettorale per la nostra Costituente e per la nostra Camera dei Deputati del 1948. i veri ostacoli, gli ostacoli più gravi alla unificazione della Germania sono ben altri. il primo è costituito dal regime sociale che esiste nella Germania orientale ; il secondo dalle vere intenzioni delle grandi potenze imperialistiche. nella Germania orientale la struttura economica e sociale del paese è stata cambiata. questo è costato durezze e sacrifici, né poteva essere diversamente. ha richiesto e richiede lotte e lavoro tenace da parte della classe operaia , dei lavoratori, del popolo e di coloro che lo dirigono. oggi è un fatto, però, che nella Germania orientale non esiste più una grande proprietà latifondista quale quella che era la base oggettiva della classe degli Juncker, personificazione del militarismo aggressivo tedesco. oggi nella Germania orientale non esiste più e non può esistere una grande industria monopolistica, altra base oggettiva delle forze aggressive del militarismo e dell' imperialismo. tutto questo dovrebbe, dunque, essere distrutto? dovrebbe essere restaurata la classe degli Juncker nel possesso delle terre, dovrebbero essere restaurati i grandi monopoli capitalistici nel possesso delle fabbriche che là sono state nazionalizzate? qui vi è uno dei veri ostacoli, ed io ho letto con molto interesse le dichiarazioni che a questo proposito sono state fatte dal presidente del partito socialdemocratico tedesco signor Ollenhauer nell' ultimo congresso di questo partito, dove egli chiaramente ha detto che le trasformazioni avvenute nella Repubblica democratica tedesca sono un progresso reale e non possono essere distrutte, come vorrebbero gli imperialisti d' America. sia lasciata al popolo tedesco la libertà di affrontare e risolvere da sé anche questa questione. ricordiamoci però che è anche un interesse europeo, è anche un interesse italiano che le basi oggettive di quelle forze politiche che sono state esponenti e guida del militarismo e dell' imperialismo tedesco siano distrutte e distrutte per sempre. il più grave ostacolo alla unificazione tedesca, è però senza dubbio il proposito esplicito delle potenze imperialistiche di includere la Germania orientale nel sistema delle loro alleanze politiche e militari, antisovietiche, antisocialiste, aggressive. e qui veramente ci troviamo di fronte all' assurdo. questo è veramente uno di quei casi nel quale ci si chiede come mai colui il quale pone una condizione o fa una richiesta non è in grado di comprendere la spudoratezza di ciò che egli dice e propone. alla Unione Sovietica e ai popoli della Germania orientale si dice che nella Germania orientale le cose devono cambiare, e radicalmente. la Germania orientale deve accogliere gli accordi di Londra e di Parigi, deve diventare spazio atlantico. a questo paese, dove la classe operaia e il popolo hanno preso in mano il potere, hanno distrutto la classe degli Juncker e nazionalizzata la grande industria monopolistica, si ha il coraggio di chiedere di passare dall' altra parte, di rinnegare se stesso . di passare al campo degli imperialisti. e all' Unione Sovietica e agli altri paesi confinanti si ha il coraggio di chiedere di consentire a queste cose, perché questa sarebbe la condizione fondamentale per giungere a un accordo, a una distensione: il blocco atlantico, che oggi arriva fino all' Elba, deve arrivare fino al confine della Polonia. faccia quindi il piacere la Germania orientale di cambiare i propri ordinamenti e orientamenti politici, affinché l' « Occidente » sia contento. ottenuto questo, naturalmente si passerebbe ad altro. si porrebbe la questione dei territori oggi polacchi e che una volta erano tedeschi, si porrebbe la questione della Prussia orientale. ecco in azione il roll back , la tattica americana di respingere indietro i popoli i quali sono riusciti a liberarsi dalla oppressione del capitalismo monopolistico, e dal gioco imperialista. qui giungiamo al fondo di tutta la questione che si dibatte. quale linea deve essere seguita? regolare i rapporti internazionali in modo da garantire la pace o preparare la guerra? organizzare e consolidare un sistema di sicurezza fra tutti i popoli, oppure dare vita a un sistema di blocchi politici e militari pronti alla aggressione? continuare la guerra fredda , esasperarla, oppure avviarci a un regime di pacifica generale coesistenza e collaborazione fra tutti i popoli, nella garanzia comune di un avvenire permanente di pace? ecco la scelta che deve essere fatta, e la scelta oggi è legata alla risposta da darsi alla proposta che viene dall' Unione Sovietica . grandi mutamenti sono avvenuti, nel corso degli ultimi due anni, nella situazione internazionale. si è raggiunto un armistizio in Corea, si è posto fine a quella guerra. si è posto fine alla guerra in Indocina. è stato preso un primo contatto diretto tra le grandi potenze alla conferenza di Berlino nei mesi invernali, e da quella conferenza scaturì l' altra che si riunì nei mesi estivi a Ginevra e che portò alla pace in Asia. difficoltà, senza dubbio, per il raggiungimento di questi risultati, si sono presentate e hanno dovuto essere superate: il cammino non è stato facile. alcuni risultati — e notevoli — però, sono stati raggiunti. tutto questo che cosa rappresenta, che cosa è stato? tutto questo è stato prima di tutto una sconfitta delle forme più aggressive, degli aspetti più minacciosi della politica dei grandi Stati imperialistici, e in primo luogo degli USA. noi abbiamo plaudito a coloro i quali hanno dato un contributo a che venisse raggiunto questo risultato; e non rinneghiamo il nostro plauso. a noi si è irriso perché abbiamo approvato, per esempio, apertamente l' azione svolta in questa direzione dal Primo Ministro di Francia signor Mendès-France. noi non abbiamo però espresso quella nostra approvazione in modo sconsiderato. sappiamo benissimo che il crollo della CED è stato dovuto alla confluenza di molti fattori: la lotta per la pace delle grandi masse popolari , diventata sempre più ampia e travolgente; il rifiuto del riarmo tedesco da parte dei popoli che in prima linea si sentono minacciati dalla rinascita di un militarismo germanico; la ripresa di un sano orgoglio nazionale in alcuni paesi europei , in contrapposizione alla tracotanza con la quale gli imperialisti americani intendono dettare la loro politica aggressiva a tutti i popoli dell' Europa; e infine anche il fatto che determinati gruppi e uomini, appartenenti a classi dirigenti borghesi, compresero che la strada che essi stavano seguendo sotto la guida dell' imperialismo americano era troppo pericolosa, perché comprometteva non solo la sovranità e l' indipendenza dei loro paesi, ma comprometteva la causa della sicurezza e della pace. oggi sembra che gli uomini i quali, appartenendo a gruppi della borghesia, dettero un contributo al crollo della CED esitino, non abbiano l' audacia di andare avanti per la strada che avevano preso. nella misura in cui essi così agiscono e ritornano indietro noi li critichiamo, li combattiamo, e diciamo alle masse popolari del nostro paese, e di tutti quelli che sono interessati in queste questioni, di rendere più intensa la loro attività, la loro lotta, la loro pressione affinché nuove forze possano spostarsi nella direzione necessaria a ottenere nuovi risultati nell' interesse di una ulteriore distensione internazionale e della pace. che cosa può voler dire tornare indietro, dopo i primi risultati che sono stati già raggiunti e che per ora sono soltanto parziali? vuol dire ritornare, in forme diverse, ma che poi mettono capo alle stesse conseguenze, agli aspetti più pericolosi della politica aggressiva che è stata fatta dai grandi Stati imperialistici nel corso degli ultimi anni. vuol dire aggravare la rottura in due dell' Europa, renderla probabilmente irreparabile. vuol dire aggravare la rottura in due del mondo intero; stimolare una sfrenata, forsennata corsa al riarmo. vuol dire far risorgere davanti ai popoli la minaccia della guerra con le armi atomiche , cioè l' incubo dello sterminio. non per caso, oggi, ancora una volta, di queste cose si parla. nei mesi passati non se ne parlava più. oggi abbiamo potuto leggere le dichiarazioni del maresciallo Montgomery, il quale tranquillamente dichiara che le forze atlantiche si preparano a condurre una guerra con armi atomiche e all' idrogeno sul continente europeo. ma la guerra con le armi atomiche e all' idrogeno non è più guerra. è lo sterminio di tutte le nazioni, è la distruzione totale delle città, è la scomparsa della civiltà. oggi, di nuovo questa minaccia viene fatta pesare sui popoli europei . di nuovo si fa risorgere questo terribile incubo. di qui la nostra posizione. essa comprende due punti. il primo è la richiesta che rivolgiamo al Governo, l' altro è un appello che rivolgiamo al paese. al Governo chiediamo di rendersi conto dei pericoli gravissimi che incombono sulla nazione italiana. sul popolo, se si consentirà alla rinascita del militarismo tedesco, se si marcerà verso una nuova inevitabile esasperazione dei rapporti internazionali in Europa e nel mondo intero vi chiediamo di schierare l' Italia accanto a coloro che combattono contro questi pericoli. vi chiediamo di prendere parte a una discussione, nel modo che è stato proposto dall' Unione Sovietica , sui problemi della sicurezza per tutti gli Stati europei e allo scopo di evitare quell' esasperazione a cui inevitabilmente condurrà la ratifica degli accordi di Londra e di Parigi e la loro attuazione. questo è ciò che noi chiediamo al Governo, ma io non so quali possano essere le speranze che questo appello possa essere accolto: credo poche. il nostro richiamo va: quindi, alla massa dei cittadini, con la stessa energia, con la stessa intensità, e, se possibile, con ancora più grande energia e intensità di quanto abbiamo fatto nel passato. grande successo ha avuto la nostra lotta per la pace nel nostro paese! 17 milioni di firme sono state raccolte nel plebiscito per l' interdizione dell' uso delle armi atomiche . in quella occasione una generale commozione ha pervaso tutti gli strati dell' opinione pubblica , e un grande successo abbiamo avuto anche nella critica e nella lotta contro la minaccia di approvazione della CED. persino il mondo che a prima vista sembrerebbe più lontano dal nostro, il mondo cattolico, al quale abbiamo rivolto e manteniamo un appello per la collaborazione al fine di allontanare i terribili pericoli che oggi gravano sull' umanità, è stato scosso dalla nostra azione. le nostre parole, la convinzione, la fede, la sincerità con la quale abbiamo condotto e conduciamo questa lotta per la distensione internazionale e per la pace ha lasciato anche in questo mondo profonda traccia (e sempre più profonda lascerà). il successo ottenuto dalle forze di pace , col crollo della CED davanti al parlamento francese, ha forse per un breve periodo di tempo addormentato il popolo, il quale credette di trovarsi oramai davanti a una conquista definitiva. no, la conquista vi è stata, ma oggi essa è minacciata. la lotta deve essere ripresa, il lavoro deve essere fatto più intenso, l' attività deve essere moltiplicata in tutti i campi. noi siamo sicuri di combattere per una causa giusta. vi abbiamo dato argomenti che sono fondati, che non crediamo voi sarete in grado di controbattere. ma l' argomento che sta a base di tutto è il nostro proposito, la nostra volontà di fare tutto il possibile, nel nostro paese e di fronte al mondo, perché sia allontanata dalla nostra patria e dall' umanità la minaccia di una nuova guerra di sterminio, perché sia evitata quella esasperazione estrema dei rapporti internazionali che è inevitabile conseguenza della politica che voi state facendo sotto la guida dell' imperialismo americano.