Palmiro TOGLIATTI - Deputato Opposizione
II Legislatura - Assemblea n. 200 - seduta del 29-09-1954
Sul Concordato
1954 - Governo De Mita - Legislatura n. 10 - Seduta n. 303
  • Comunicazioni del governo

è stata sollevata in questo dibattito, signor presidente , e in particolare ieri da un collega di parte liberale, la questione non soltanto della natura, come quel collega ebbe a dire cominciando, ma della legittimità stessa della nostra discussione sulle recenti comunicazioni del Governo e persino della correttezza della impostazione di questa discussione quale è stata data nell' Aula del Senato dai rappresentanti dei partiti di opposizione, e quale è stata vigorosamente ribadita ieri dal collega Pietro Nenni. per quello che si riferisce alla legittimità, onorevoli colleghi , ritengo che nessuna persona politicamente seria possa sostenere che, date le comunicazioni che dal Governo alle assemblee parlamentari sono state fatte, la discussione potesse venire evitata o in qualsiasi modo impedita. se la si fosse impedita, il paese non ne avrebbe capito niente, perché in questo momento tutto il paese scosso dalle ripercussioni dei fatti che stanno all' origine del piccolo o grande spostamento ministeriale di cui ci è stato riferito. se proprio in questo momento, e proprio nell' Aula parlamentare, nessuna voce si fosse levata a chiedere conto delle cose e a discuterle davanti ai rappresentanti del popolo e davanti alla opinione pubblica , se il Parlamento fosse stato zitto, si sarebbe creato un contrasto, non soltanto, come già esiste, tra il Governo ed i partiti di maggioranza da una parte e dall' altra una parte sempre più grande dell' opinione pubblica , ma tra il Parlamento stesso e questa parte dell' opinione pubblica . si sarebbe approfondita una frattura che già esiste, che è grave e della quale, presto o tardi, per un giudizio definitivo, tutto il paese dovrà essere investito. quanto alla impostazione del dibattito stesso, di questo occorre discutere; ma nessun fondamento può avere il carico di scorrettezza addossato all' opposizione per il modo come essa imposta in questo momento la propria battaglia contro il Governo e in particolare contro i dirigenti di esso. dall' esame di questo tema deriverà il contenuto stesso del mio intervento e dovrebbe derivare, qui e nel paese, tutto un orientamento politico. d' altra parte, è avvenuto che non soltanto da parte della opposizione, ma da parte di tutti i colleghi che già sono intervenuti nel dibattito, anche di settori che non appartengono alla opposizione di sinistra, ma alla opposizione di destra o alla maggioranza, una volta affrontato il dibattito non si sono potuti evitare i temi di politica generale; ad essi è arrivato, ed era inevitabile, anche il collega di parte liberale che ieri intervenne su questo argomento. la mia opinione è però che anche i temi di politica generale — quali non possono non essere affrontati discutendo delle comunicazioni che ci sono state fatte dal Governo circa il rimpasto della sua composizione — possono non venire affrontati in un modo particolare, e che questo non può essere quello consueto della discussione di una mozione di sfiducia , quando tutta l' attività governativa, in tutti i suoi settori e in tutta la sua molteplicità, viene sottoposta a un esame. il dibattito attuale non può che partire da quel fatto determinato e da quell' assieme di fatti che stanno alla origine dei mutamenti governativi di cui ci è stato riferito. di qui il suo contenuto, e di qui anche i suoi limiti. dibattito sulla politica generale, quindi, sì, ma nella misura in cui i problemi di politica generale sono investiti da questa piccola crisi ministeriale, per la sua origine stessa. premetto che circa l' opportunità di presentare, alla riapertura del Parlamento, una mozione di sfiducia al Governo, discutemmo, noi comunisti, alla vigilia della ripresa parlamentare, e arrivammo alla conclusione di escludere quella presentazione, considerandola, in quel momento, non necessaria né opportuna, e riservandoci di affrontare le questioni dell' attività governativa che più ci interessano, via via che esse si fossero poste nel seguito dei lavori parlamentari. vennero poi le dimissioni, il rimpasto, gli arresti di determinate personalità, e così è sorto il tema di questa discussione. il ministro che se ne è andato e ha dovuto essere sostituito era il ministro degli Affari esteri del nostro paese. sembrerebbe perciò che la politica estera dovrebbe stare al centro della discussione. ma così non può essere. questa non è la mia opinione, e nemmeno la vostra, credo, e ciò non tanto per quello che voi dite che la politica estera governativa, in conseguenza del cambiamento della persona che sta a capo del dicastero degli Esteri, non è cambiata e non cambierà, ma in conseguenza proprio delle cose che dicevo prima, cioè del modo come alle dimissioni del ministro Piccioni si è arrivati. beati voi che avete il coraggio di dire che la politica estera di questo Governo deve continuare secondo la strada che è stata battuta finora, come se niente fosse cambiato, niente fosse accaduto nel frattempo! beati voi che potete chiudere gli occhi su tutto ciò che è accaduto nel mondo, ignorare ciò che si sta preparando e sta per accadere, da cui esce una situazione completamente diversa da quella che sei mesi fa, o un anno, o due anni fa stava davanti ai governi del nostro paese e davanti a noi! beati voi che potete farlo! la realtà è che, per quello che si riferisce alla politica estera , questo Governo — e dicendo ciò investo di eguale responsabilità non solo il Governo presieduto oggi dall' onorevole Scelba, ma anche le precedenti formazioni governative — ha registrato il più grave dei fallimenti. questo fallimento è venuto, per una parte, da assai lontano; per altra parte, da meno lontano; ma ha avuto anche il suo aspetto vicino, che ha interessato e toccato in modo diretto tutti noi. il vostro fallimento è prima di tutto venuto dall' Estremo Oriente , dalla fine della guerra in Corea con la conclusione di una tregua, perché finalmente sono riuscite ad avere il sopravvento quelle forze che da anni lavorano perché a questo risultato si pervenisse. venuto dall' Estremo Oriente , poi, con la conclusione della pace in Indocina e il riconoscimento in quel lontano paese di un nuovo territorio governato da forze popolari. questi sono stati colpi nuovi e colpi gravi inferti a tutte quelle posizioni che hanno costituito e costituiscono l' ispirazione politica governativa nei confronti della politica estera del nostro paese. elemento essenziale di questa ispirazione è sempre stata l' isterica denuncia del presunto pericolo delle aggressioni contro il cosiddetto mondo occidentale, o « mondo libero » come osate chiamarlo, da parte degli Stati socialisti. questa tesi assurda e falsa sta crollando pezzo a pezzo, sotto la prova dei fatti. dall' Estremo Oriente asiatico è stato arrecato ad essa un nuovo colpo decisivo, che l' opinione pubblica ha registrato, comprendendo anche meglio e più largamente di quanto finora non avesse compreso, che tutta l' impostazione che si è voluta dare alla politica estera in Italia, da vari anni a questa parte, era ed è fondata sopra posizioni radicalmente false, che non corrispondono né alla realtà della vita nazionale, né alla realtà della vita internazionale. un altro colpo — e anche questo di portata non trascurabile — è venuto alla vostra politica estera dal voto del parlamento francese, il quale, prestando orecchio alle forze di pace , che nella Francia e in tutta l' Europa si sono organizzate e hanno lottato per assicurare un avvenire di pace e di indipendenza a tutti i popoli europei ha respinto il progetto per la cosiddetta Comunità Europea di difesa. era ciò che noi prevedevamo. era ciò che avevamo detto, e cioè che quel trattato non sarebbe mai giunto in porto , mai avrebbe potuto diventare una legge per gli Stati dell' Europa occidentale , e anche qui la vostra politica ha registrato un clamoroso fallimento. il fallimento più evidente e grave è però forse ancora quello che si può registrare quando si tiene conto delle cose che si sono svolte nel nostro paese, perché, qui, veramente a coloro che hanno ispirato e diretto la politica estera italiana negli ultimi due, tre, cinque anni, spetta la palma dei falliti. essi erano, infatti, tutti cedisti, tutti supercedisti, ultracedisti, cedistissimi. l' approvazione del trattato della CED avrebbe dovuto essere per loro il punto di partenza , la base nuova di tutta l' organizzazione politica nazionale e internazionale. ebbene, tutti costoro, voi, non siete nemmeno riusciti a portare questo vostro famoso trattato all' esame e al voto delle nostre assemblee parlamentari. direi di più. vi siete. persino fatti beffa del cedismo quando avete provocato e voluto il voto di una commissione parlamentare a favore di quel trattato, da un' Assemblea — quella che sedette al giugno 1953 — di cui sapevate che dopo poche settimane sarebbe stata sciolta, per cui quel voto non aveva né avrebbe mai potuto avere assolutamente alcun valore. perché questo aspetto così strano, così beffardo del vostro fallimento? avete avuto paura, oppure vi siete vergognati? avete sentito, nel fondo della vostra coscienza, che portare davanti all' assemblea di un paese come l' Italia un siffatto trattato dopo le elezioni del 7 giugno, mentre voi tutti, esponenti dei partiti governativi, non eravate riusciti a raggranellare la metà dei voti espressi dal popolo italiano in quelle elezioni, sarebbe stato assurdo, un' enormità? vi ha fermato la consapevolezza oscura degli orientamenti reali della maggioranza del popolo italiano , della parte politicamente consapevole di esso, vi ha fermato l' asprezza della lotta che avreste dovuto condurre? non so se questo vi ha fermato o se vi sono stati altri motivi. il fatto però rimane, e bolla voi tutti, autori della politica estera seguita in Italia negli ultimi anni, del marchio particolare di un fallimento, totale, di un marchio che non potrete cancellare facilmente ne davanti al paese, né davanti all' opinione pubblica internazionale. oggi voi dite che non è cambiato e non cambia nulla, che tutto è come prima, e quindi tutto sarà condotto avanti come prima, seguendo la vecchia strada. voi, dunque, siete coloro di cui si può dire che hanno occhi e non vedono, hanno orecchie e non sentono. siete arrivati al punto di non vedere e non sentire che il mondo si sta orientando in un modo diverso, che già sono impegnati su una nuova strada gruppi importantissimi che hanno le loro basi in paesi diversi dal nostro e che contano altrettanto e più del nostro. non vi accorgete che questa nuova strada stanno aprendola i popoli; sta aprendola la loro volontà di pace, il loro desiderio di non sacrificare la propria indipendenza nazionale e la sicurezza del loro avvenire alle farneticazioni criminali dei dirigenti della politica dell' imperialismo americano. per voi non è cambiato nulla. ne discuteremo, ed a fondo, quando si dibatterà, tra qualche settimana, il bilancio degli Esteri del nostro paese, presente il nuovo ministro. è strano però il fatto che voi, nel fare questa affermazione, non vi accorgiate che gettate sul nuovo ministro, prima ancora che egli abbia avuto occasione di esprimere una qualsiasi opinione o di difendere una posizione qualsiasi, il marchio e l' ombra dei precedenti fallimenti di tutta la vostra politica estera . dicendo che nulla è cambiato né deve cambiare negli orientamenti della politica estera del nostro paese, non lanciate tanto una sfida all' opposizione (e se così fosse, questa sfida noi raccoglieremmo, pronti a dibattere davanti al popolo tutto il tema); lanciate una sfida ai fatti, all' opinione pubblica internazionale e interna, ai rappresentanti di quelle stesse potenze capitalistiche che oggi si affannano a trovare il modo di modificare gli indirizzi della politica estera seguita dagli Stati occidentali negli ultimi anni sotto la ferula dell' imperialismo americano, per non urtare troppo apertamente contro la realtà delle cose e contro la volontà popolare . noi auspichiamo e rivendichiamo, invece, una strada nuova, quella che da tempo abbiamo indicato, o almeno una strada che si muova in quella direzione, che tenga conto del fatto che la politica aggressiva dell' imperialismo americano, fondata sulla forza, sull' intimidazione, sul terrore e sulla provocazione alla guerra, deve essere respinta perché è falsa nelle sue premesse ed è esiziale a tutti i paesi, e a noi in particolare. non vi deve essere alcuna rinascita del militarismo tedesco al servizio dell' imperialismo americano aggressivo. dev' essere risolto il problema dell' unità e della sovranità della Germania; è vero, è giusto che lo sia, ma non con misure le quali perpetuino la scissione di quel paese, e quindi la scissione dell' Europa. questo è veramente il momento in cui, se vi fossero degli europeisti sinceri, che partissero, come si deve partire, dalla concreta nozione di quello che e l' Europa oggi, di quello che è stata e di quello che dovrà essere e si sta avviando ad essere nel futuro, questo è il momento in cui essi dovrebbero farsi sentire. ma gli « europeisti » che abbiamo conosciuto sinora erano e sono gente che l' Europa vuole spaccare in due e il nostro paese vuole decapitare, per far piacere agli americani. soltanto la via che noi indichiamo ci può portare a realizzare l' unità di tutta l' Europa, nelle forme oggi possibili di collaborazione internazionale, ma in forme tali da superare la odierna tragica scissione, da cui non possono uscire altro che conflitti rinnovati e, domani, una guerra sterminatrice, in forme tali che garantiscano a tutto il mondo, e al nostro paese prima di tutto, un' era nuova di sicurezza, di tranquillità e di pace. ripeto, però: questo tema non può essere al centro del dibattito attuale sulle comunicazioni che il Governo ci ha fatto. si è dimesso l' onorevole Piccioni, ministro degli Affari esteri . vi furono con lui, sui temi della politica estera , nei mesi precedenti le sue dimissioni, dei dissensi, dei contrasti? esistono elementi di pubblica ragione che inducono a dire che questi contrasti vi furono. la cosa si può apprendere leggendo con attenzione le Relazioni internazionali , che è una specie di bollettino di ispirazione ufficiosa del ministero degli Esteri . ivi si può leggere che, alla vigilia della conferenza di Bruxelles, la linea di condotta prevista dal ministro Piccioni sarebbe stata differente da quella preveduta da altri membri del gabinetto. questo è stato pubblicato, e non smentito. si è mormorato anche — ma qui non si è andati al di là del mormorio — di dissensi che sarebbero affiorati nel corso delle trattative per la soluzione della questione triestina e a proposito della firma del patto balcanico. però, se dissensi sugli indirizzi della politica estera vi sono stati, io non posso e non voglio credere — perché se lo credessi, troppo grave sarebbe l' accusa che farei gravare sui membri del Governo e sul Partito di maggioranza — che voi, essendo in dissenso con l' onorevole Piccioni su problemi concreti di politica internazionale , abbiate cercato di risolvere la situazione lasciando uscire o facendo uscire dal Governo il dissenziente in quel modo, in relazione con un fatto e una serie di fatti così gravi, politicamente e moralmente, come quelli di cui oggi si discute in tutto il paese. non voglio crederlo: l' ipotesi sarebbe effettivamente troppo grave. a questo, dunque, dobbiamo giungere. questo e il fatto che sta al fondo del rimpasto ministeriale : una vicenda poliziesca e giudiziaria la quale si trascina da un anno e mezzo, di cui a voi tutti sono noti gli elementi e i momenti, e che profondamente ha commosso, scosso, indignato, la opinione pubblica di tutti i partiti, tutte le persone oneste del nostro paese. in relazione con questo l' onorevole Piccioni si è dimesso, in relazione con questo il Governo è stato rimpastato. questo è, dunque, il tema del nostro dibattito, di questo dobbiamo discutere ed è soltanto in questa luce che io affronterò alcuni problemi della vostra politica generale. che questa impostazione sia scorretta, non riuscirà a convincermene nemmeno il collega che ieri parlava in nome del partito liberale , soprattutto perché so che egli è uno di quei liberali dei nostri giorni ai quali non so quanto si addica ancora questo appellativo, o anche solo il ricordo di quel liberalismo che venne conosciuto nel passato, e che oggi sembra possa esser conosciuto soltanto leggendo certi trattati di storiografia idealistica. veniamo, quindi, al fatto che ci deve interessare e che si deve discutere e che è corretto porre al centro della nostra discussione. eliminiamo prima di tutto gli elementi personali. noi non abbiamo nulla contro l' onorevole Piccioni, come uomo, come padre. tra l' altro, come tale, appena lo conosciamo. conosciamo i sentimenti di pietà familiare, paterna, che possono albergare in questo momento nell' animo suo. i sentimenti di pietà familiare, paterna, sono di tutti, sono anche i nostri, e noi li rispettiamo: ciò che voi non fate, quando si tratta dei vostri avversari politici, di noi in particolare. ma noi abbiamo all' onorevole Piccioni parecchi addebiti da fare come uomo politico . perché la vita politica ha le sue leggi, le quali sono dure, sono talvolta crudeli. lo sanno coloro di noi che passarono l' esistenza perseguitati dal fascismo in terra d' esilio, nell' impossibilità persino di creare, di mantenere unita una famiglia. né qui si tratta di rievocare il solito esempio del console romano di quei tempi lontani o del ministro inglese di tempi assai più vicini a noi. si tratta di esaminare se la condotta dell' onorevole Piccioni sia stata conforme a quelle che devono essere le norme di condotta dell' uomo politico , con la durezza che queste norme di condotta non possono non avere soprattutto in momenti di larga vita democratica e di aspra battaglia tra partiti politici . noi riteniamo che quali che siano le cose che l' onorevole Piccioni possa sapere e non sapere (e questo per ora non ci interessa), quali che fossero le sue opinioni sui fatti, egli poteva però ad un determinato momento prevedere — perché tutti lo hanno preveduto — che si sarebbe giunti a queste circostanze, che l' affare non poteva non prendere questo avvio e queste forme. ed è in considerazione di questo che noi riteniamo che egli avrebbe dovuto condursi in modo profondamente diverso. non il padre — permettete che io lo dica — avrebbe dovuto parlare in lui, ma l' uomo politico . il padre sta accanto al figlio, l' uomo politico — e tanto più un uomo politico di quel peso, che è stato alla testa di un grande partito durante una lotta importante come quella che ha preceduto il 18 aprile e in seguito — deve stare, invece, al lato e solo al lato della giustizia, anche quando le cose siano per lui dolorose, deve sapersi tirare in disparte lasciando che la giustizia faccia quello che deve fare, indaghi, ricerchi, appuri e concluda. l' onorevole Piccioni non doveva mettere il suo partito nella situazione in cui l' ha messo, e soprattutto non doveva mettervi il Governo del nostro paese. profondo errore suo è stato quello di entrare in gennaio nel Governo, quando le cose erano ormai giunte, per quello che si riferisce allo scandalo note, a un punto tale da far prevedere i prossimi e lontani sviluppi. grave soprattutto la lettera che egli ha scritto per comunicare le proprie dimissioni il 19 settembre 1954, e grave che quella lettera sia stata accettata in quella forma dalla Presidenza del Consiglio . comprendo il diritto del padre di avere « piena libertà » , ma altrettanto non può dirsi dell' uomo politico . estremamente grave, poi, nel corso di una azione giudiziaria e di fronte a provvedimenti concreti del magistrato, parlare di una « calunniosa e malvagia campagna che perdura » . le indagini stavano subendo in quel momento una svolta importante. chi autorizzava il Piccioni a parlare di « calunniosa e malvagia campagna » ? siffatte parole non dovevano essere contenute nella sua lettera e soprattutto non dovevano essere avallate dal Governo. è perfettamente fuori luogo accusare noi di calpestare l' indipendenza e la libertà della magistratura quando voi lasciate che sulla magistratura si esprimano, da un uomo come il Piccioni, simili apprezzamenti. ma voglio aggiungere un' altra cosa ancora, anche se è la più antipatica. odiosa, insopportabile impressione ha fatto a noi e all' opinione pubblica venire a sapere da organi di stampa che tutti i figliuoli, pure, di questo ex vicepresidente del Consiglio traevano e traggono ingenti stipendi da impieghi in organismi controllati dal Governo, anzi, più precisamente, proprio dalla Presidenza del Consiglio , o da quello che è stato chiamato il sottogoverno, e dove è noto che si entra solo se si dimostra di essere docili e sottomessi strumenti del Partito di maggioranza . è antipatico, pure, dover dire oggi queste cose, ma più antipatico ancora è il farle. ponete fine, onorevoli colleghi democristiani, a queste cose, se non volete avvalorare voi stessi, con i fatti, l' opinione già così diffusa che i tempi della moralità pubblica rappresentano per voi solo argomenti di discorsi da pronunciare sulle piazze, mentre di ciò che sia la moralità pubblica avete perfino perso la nozione. si è portata, qui e fuori di qui, contro di noi, l' accusa di violare l' indipendenza e la libertà della magistratura. credo che, quando voi lo fate, voi stessi non sappiate quello che dite. l' indipendenza e la libertà della magistratura sono assicurate da un sistema di garanzie del magistrato nei confronti degli interventi possibili — del potere esecutivo . queste garanzie sono stabilite da una legge e sancite dalla Costituzione. la legge è per noi, oggi, il decreto legislativo 31 maggio 1946, che porta il titolo « guarentige della magistratura » . è la cosiddetta legge dell' ordinamento giudiziario . essa è, in questo campo, la legge più liberale, più democratica che mai sia esistita in Italia. essa concede ai magistrati dei due ordini, giudicante e requirente, le più ampie guarentige, andando assai più in là della stessa legge che era stata fatta nel primo decennio del secolo dall' onorevole Vittorio Emanuele Orlando e che già era una legge liberale. questa va più in là, sia per l' organizzazione degli istituti speciali in cui si concreta la difesa dell' autonomia della magistratura, sia per il modo come respinge la tesi (che era stata del governo fascista ed è di molti giuristi) secondo la quale i magistrati della pubblica accusa debbono considerarsi organi del potere esecutivo e agli ordini del potere esecutivo . anche a questi magistrati viene concessa da questa legge la più ampia guarentigia della loro libertà. ebbene, onorevoli colleghi , quella legge porta la firma mia come guardasigilli. venne redatta da me personalmente, da me presentata al Consiglio dei ministri e fatta approvare, e l' opposizione mi venne dal presidente del Consiglio di allora che, se ben ricordate, apparteneva proprio al partito della Democrazia Cristiana . questa legge doveva però avere un coronamento, che è previsto dalla Costituzione, e doveva essere, da un lato, il Consiglio superiore della magistratura , mentre, d' altro lato, a garanzia non più del magistrato, ma del cittadino, era prevista dalla Costituzione l' organizzazione della polizia giudiziaria alle dipendenze del magistrato. ebbene, né l' una né l' altra di queste due cose è stata fatta e né l' una né l' altra è stata fatta perché voi, democristiani, siete stati a capo del governo dal giorno in cui la Costituzione è entrata in vigore . prima di ogni altra cosa, queste norme costituzionali dovevano trovare applicazione. voi le avete invece messe sotto i piedi. noi, dunque, quando siamo stati al Governo, abbiamo dato prova del modo come intendiamo assicurare la libertà è l' indipendenza della magistratura: voi no. voi avete dimostrato di volere il contrario, perché non avete fatto quello che avete avuto dieci anni di tempo per fare. ma questa questione ha anche un altro aspetto, che io affronto in modo del tutto spregiudicato. si tratta di vedere se gli atti della magistratura possano o non possano essere discussi e sottoposti anche a un certo sindacato dell' opinione pubblica . sostengo che è assurdo affermare che questo non possa avvenire e che questo non sia mai avvenuto, giacché la magistratura deve avere, sì, le proprie garanzie che la difendano dagli interventi arbitrari del potere esecutivo , ma la magistratura è un organo dello Stato e la sovranità dello Stato risiede nel popolo. questo è scritto nella nostra Costituzione e quindi il popolo ha il diritto di sindacato e di discussione anche dell' operato della magistratura, nelle forme dovute. che cosa sono dunque le riviste giuridiche, dove tutti i giorni le sentenze del magistrato vengono sottoposte a critica? che cosa sono gli articoli di magistrati, rispettati da tutti, come il Peretti Griva di Torino, primo presidente di Corte di cassazione a riposo, il quale, nel corso dell' affare Montesi, ha egli stesso, magistrato, scritto su un grande giornale del nord articoli dove venivano concretamente criticati — e criticati anche nell' aspetto tecnico — determinati atti compiuti dalla magistratura nello sviluppo dell' affare e, particolarmente, nell' ordinare per due volte di seguito l' archiviazione di un procedimento giudiziario? ma poi, colleghi, non facciamo gli ipocriti: ogni giorno, quando vi è una sentenza che non vi garba, nei vostri giornali voi criticate e attaccate il magistrato! ogni giorno lo fate! l' altro giorno vi è stato un magistrato il quale, nel comunicare il decreto di amnistia a un gruppo di imputati per il famoso delitto Manzoni, ha rivolto loro parole paterne con cui ricordava il loro passato eroismo nella guerra di liberazione. come è stato trattato questo magistrato nella vostra stampa? perfino un' interrogazione alla Camera è stata presentata, chiedendo un intervento contro quel magistrato! e, quanto a sentenze, anche nell' affare Montesi-Piccioni non ve ne sono ancora state. ma non interferisce, non critica la magistratura l' onorevole Paolo Rossi quando, nel suo discorso di ieri, nel modo come egli, navigato avvocato, sa fare, dice che è stato un errore del magistrato lo spiccare un determinato mandato di cattura , e, invece, interferirei in modo inammissibile io se dicessi che è stato un grave errore che un determinato mandato di comparizione non sia stato trasformato in mandato di cattura ! la mia opinione e che sia stato un errore che anche per il signor Polito non sia stato spiccato un mandato di cattura . ma, se io dico questo, interferisco; se invece l' onorevole Rossi dice il contrario, egli ha tutto il diritto di farlo! lasciate da parte l' ipocrisia! vediamo le cose come stanno! urta, lo riconosco, l' istruttoria fatta in pubblico, nella quale tutto si sa e non si sa, tutto si dice e non si dice e può esser detto, qualsiasi voce può circolare e assumere consistenza. sono d' accordo con questo rilievo, ma questa è una conseguenza, in parte, di un costume che ci viene da lontano, dall' America, dove l' occuparsi di fatti di ordine criminale in questo modo è una consuetudine e fa parte dei modi di dirigere e dominare l' opinione pubblica . per un' altra parte, però, badate che questo vi è sempre stato e, soprattutto, vi è sempre stato quando sono accaduti fatti i quali erano da un lato di ordine criminale o anche di ordine civile, ma in pari tempo investivano problemi politici. chi di noi non ricorda i dibattiti — e qui soccorre alla mia mente un esempio che viene dal diritto civile — svoltisi all' inizio di questo secolo, sulle sentenze della magistratura nelle Romagne e nell' Emilia a proposito della proprietà e dell' uso delle macchine agricole contese tra le organizzazioni dei braccianti e quelle dei mezzadri e dei proprietari? furono dibattiti che interessarono ampiamente l' opinione pubblica , e prima e dopo le sentenze. chi non ricorda l' affare Dreyfus, che fu tutto un dibattito sull' operato della magistratura, e di una magistratura militare per giunta? chi non ricorda, nella Francia, paese che serve quasi come modello di democrazia parlamentare , i due scandali Stawinski e Price, dove, mentre erano in corso i procedimenti giudiziari, due Commissioni di inchiesta vennero nominate dal Parlamento per scoprire quali potessero essere i retroscena politici dell' affare? attraverso quel dibattito e quelle inchieste la Francia si salvò, dopo essere arrivata fino alla tragica giornata del 6 febbraio e alla concreta minaccia del colpo di stato fascista. vi è infatti una sola linea di condotta la quale permetta di salvare ciò che deve essere salvato, in questi casi, ed è di non far pesare il politico sul criminale, aprendo immediatamente, anche mentre è in corso il procedimento criminale, anzi appunto perché è in corso il procedimento criminale, la correlativa inchiesta politica, affinché il magistrato si senta le mani libere sapendo che, mentre egli ricerca la verità con i suoi metodi e nel suo ambito, dall' altra parte le autorità politiche, il Parlamento, il Governo si sono investiti della loro responsabilità ed essi pure indagano, contribuiscono a fare la luce. respingo come assolutamente falso, inconsistente secondo l' aspetto giuridico e storicamente privo di qualsiasi base, l' argomento che non possa essere iniziata una inchiesta parlamentare di indole politica mentre è in corso un procedimento giudiziario. è evidente che l' inchiesta parlamentare non è fatta per indagare su chi abbia compiuto un certo delitto; indagherà gli aspetti politici che possono essere intervenuti nel corso di una vicenda di ordine penale o di altro ordine, e questo è un aiuto per il magistrato ed è la sola via di salvezza per chi voglia veramente salvare la moralità pubblica e non invece lasciare, come in questo caso in Italia è avvenuto, che tutto dilaghi, che qualsiasi cosa possa essere detta e ripetuta, perché non vi è nessuno che, nella carenza dell' autorità che avrebbe il dovere di indagare, possa ritenersi obbligato a tacere. la causa vera, profonda di questa istruttoria condotta in pubblico è quindi prima di tutto l' atteggiamento del Governo e dei partiti che lo sostengono. voi avete provocato questo fatto, con la vostra irresponsabile condotta. dite che vi sarebbe nella opposizione una volontà precisa di menzogna e di calunnia e tutto verrebbe da qui. naturalmente, che cosa non sono i comunisti di male? a Capocotta ci andavano loro. loro, i comunisti, erano gli amici, i compari, i soci del marchese Montagna! sono i comunisti che hanno tirato fuori tutte queste storie, le hanno inventate e poi sono riusciti con arte veramente infernale a mobilitare tutta l' opinione pubblica del paese. ma, quando dite questo, ci credete? ne dubito. almeno quelli di voi che hanno — e credo tutti voi l' abbiate — un minimo di comprendonio non possono credere in queste sciocchezze. noi ignoravamo che esistesse un signor Piero Piccioni. ci erano del tutto ignote le sue abitudini, le sue frequentazioni, i suoi vizi e le sue virtù. il suo nome lo lessi per la prima volta a Messina, nel corso della campagna elettorale del 1953, su un giornale di parte monarchica, dove si parlava del fatto criminale che voi conoscete e poi si faceva il nome del figlio del vicepresidente del Consiglio di allora. non me lo ricordo, onorevole collega; lo dica lei. se è il suo, complimenti. come bene immaginate, fatto il mio comizio, la sera mi misi al telefono. parlai con il direttore dell' L'Unità , onorevole Ingrao; gli chiesi: « cosa c' è? cosa ne sapete? di che si tratta? » . la risposta fu: « non ne sappiamo assolutamente nulla. non vi è nulla. nessuno di noi ha la più lontana nozione di che cosa si tratti » . credo che il collega Ingrao, dopo la mia telefonata, avesse anche un colloquio con il questore di Roma, il quale, naturalmente, gli confermò — e come poteva fare diversamente? — che non vi era nulla che potesse interessare un giornale politico. e noi non ne dicemmo assolutamente nulla. se avessimo davvero voluto mentire, calunniare, speculare, non vi pare che proprio allora l' avremmo fatto? mentre era in corso la campagna elettorale ? era allora, invece, che l' inchiesta doveva essere fatta. credete voi che, se allora — una settimana prima, una settimana dopo — l' inchiesta fosse stata fatta seriamente, onestamente, arrivando a quei risultati cui probabilmente arriverà dopo uno, due, tre anni l' inchiesta cui stiamo oggi assistendo, credete che sarebbe caduto il mondo? ma no! sarebbero risultate certe responsabilità, certi atti contemplati non so da quali articoli del codice penale , e oggi probabilmente, in Italia, di questo caso non si parlerebbe più, come non si parla più, onorevole Rossi, dei delitti i quali vengono puniti, perché il magistrato non si è fermato, ma è andato avanti e ha colpito dove doveva colpire. invece è occorsa, perché ci si mettesse sulla strada su cui subito ci si sarebbe dovuti mettere, una pressione di opinione pubblica incredibile; e si deve a questa pressione e solo ad essa se si sono fatti dei passi in avanti. se vi è oggi un magistrato il quale è libero di fare un' indagine, se vi è un capo della polizia il quale è stato costretto a lasciare il suo posto, se vi è un questore il quale e chiamato a rendere conto delle proprie azioni, è soltanto, riconoscetelo, perché vi è stata la pressione dell' opinione pubblica . questa è cosa, del resto, che tutti riconoscono, fin dal mese di marzo. prendete il più grande giornale della borghesia del nord, Il Corriere della Sera . esso scrive, il 13 marzo: « bisogna riconoscere che quanto si è fatto fino a ieri è stato ottenuto più sotto l' impulso irresistibile di una opinione vigilante, indignata, che per iniziativa degli organi statali » . e aggiunge: « è difficile nascondersi che l' autorità giudiziaria , in questa circostanza, non ha convinto tutti circa la tempestività, l' accortezza e, forse, la regolarità delle sue procedure » . questa opinione viene confermata sul grande giornale borghese di Torino La Stampa , ed analogamente espressa da tutti, o quasi tutti, gli organi dell' opinione pubblica , eccetto quelli che sono direttamente nelle mani del partito democristiano . quello che voi ancora oggi osate chiamare campagna furibonda di menzogne, scandalismo, scatenamento di follia, e non so in quale altro modo, è stato l' elemento che ha spinto alla ricerca della verità, senza del quale sulla via della ricerca della verità non ci si sarebbe messi e non si sarebbe fatto nessun passo in avanti. ed è anche per questo che l' istruttoria ha preso questi aspetti paradossali, per cui è metà segreta e metà pubblica. quei poveretti (non so come definirli diversamente) che hanno mosso le prime pedine per riuscire a smuovere le autorità sia della polizia che politiche e giudiziarie sono stati indicati all' opinione pubblica come pazzi, come criminali, come gente da mettere al bando. che dovevano fare, se non gridare, fare del chiasso, farsi ascoltare in qualsiasi modo? per quanto sia difficile definire esattamente la fisionomia morale di alcuni di questi personaggi, ho trovato tuttavia che il principale di essi, quella donna a cui è stato attribuito, non so perché, l' epiteto di « ragazza del secolo » , prima di rendere pubblico il suo cosiddetto memoriale lo dette al Governo; e occorsero mesi prima che, sulla base di quella denunzia, vera o falsa che fosse, si movesse qualcosa. un giornalista, poi, venne sottoposto a procedimento penale per avere reso pubblico, egli pure, un memoriale contenente rivelazioni che però egli stesso, prima di renderle pubbliche attraverso un suo settimanale, aveva presentato ad un' autorità giudiziaria . anche in quel caso, però, niente era avvenuto. e allora non lamentatevi, voi che nelle vostre file avevate un collega il quale, quando queste cose avvenivano, presentava una interrogazione in cui reclamava che si prendessero provvedimenti da parte del Governo contro coloro che in questo modo — anormale forse, lo riconosco, ma normale nel suo punto di partenza , perché prima di tutti ci si era rivolti all' autorità dello Stato — davano l' avvio al corso della giustizia! e qui viene fuori un altro elemento di tutta la vicenda, il più torbido, il più sconcertante, misterioso persino, per certi suoi aspetti. quando incominciano a venir fuori questi personaggi i quali dicono di conoscere la verità e dalle cui affermazioni parte l' attuale procedimento o l' attuale revisione dei precedenti procedimenti che avevano portato a conclusioni sbagliate, da quando cominciano a venir fuori questi personaggi, che non so in che misura possono essere considerati degni di fede, ora essi sono sugli altari della stampa di grande opinione, ora sono gettati nel fango, ora sono dei mistificatori, ora sono coloro che sanno tutto e da cui deve uscire la spinta salutare alla ruota della giustizia. ma chi è che li muove, questi personaggi? non lo si sa. quando si presentano hanno alle loro spalle figure oscure: il prete, il frate. la donna esce da un convento di quella nostra città di Firenze che ha un sindaco il quale anche lui dorme in convento, forse in un convento vicino a quello che ospita le « ragazze del secolo » . la domanda che noi ci poniamo, e che si pone il cittadino il quale abbia una certa perspicacia, è questa: chi dunque ha mosso e muove queste pedine, quale è il Mefistofele che sta nascosto dietro a questo scenario? quale è? non lo sappiamo. la questione è stata sollevata due giorni or sono persino dall' onorevole Saragat sull' organo del suo partito, La Giustizia , e il suo articolo ha dato luogo a una polemica curiosissima, strana abnorme, veramente non solo per la maniera asintattica, diciamo così, con cui sono formulati i documenti di cui essa si sostanzia, ma per il contenuto stesso. l' onorevole Saragat pone all' inizio del suo articolo lo stesso interrogativo che abbiamo posto noi e che io ho ripetuto testé davanti a voi, onorevoli colleghi . tutti comprendono in quale direzione è rivolto quell' interrogativo; comprendono chi è l' interrogato, il chiamato in causa. la cosa è così chiara che lo stesso chiamato in causa replica, l' onorevole Saragat deve fare una replica alla replica, e così si va avanti. però oggi si dice che, se non si vuole essere tacciati per lo meno di mentitori e calunniatori, si deve sostenere che l' onorevole Saragat voleva soltanto dire, ponendo quel suo interrogativo, che siamo noi comunisti che abbiamo fatto venire avanti quei misteriosi personaggi, che abbiamo venduto o comprato, pubblicato o manipolato i famosi memoriali, che dirigiamo quei conventi e ispiriamo quelle coscienze. l' onorevole Saragat voleva lanciare soltanto contro di noi ancora una delle sue formidabili accuse, ed è stato il destino, ancora una volta cinico baro, che ha fatto si che non gli rispondesse né Ingrao né Togliatti, ma l' onorevole Fanfani, a nome della direzione della Democrazia Cristiana . io, però, intendo dire all' onorevole Saragat, seriamente, che poiché egli è vicepresidente del Consiglio , e questa è una carica che deve significare qualche cosa, se egli, scrivendo quell' articolo e ponendo all' inizio di esso quell' interrogativo, concretamente voleva alludere a qualcosa e non solo fare una polemica non si sa contro chi, allora il suo dovere era — senza scrivere l' articolo o dopo averlo scritto — di andare a dire la sua parola all' orecchio del giudice Sepe. questo era il suo dovere di vicepresidente del Consiglio . se avesse fatto così, veramente avrebbe adempiuto alla funzione di custode della moralità pubblica e di collaboratore delle autorità politiche e giudiziarie nella scoperta della verità. non avendolo fatto, è solo riuscito a rendere più torbide le acque che si muovono attorno a lui, al Governo e alla sua maggioranza. questo è il quadro, onorevoli colleghi , che sta oggi davanti a noi, e in esso tre elementi, in particolare, io intendo sottolineare. il primo è lo spettacolo abominevole di un ambiente di corruzione e di degenerazione offerto da questo scandalo. il secondo la prova, se non altro, questa ormai acquisita, perché troppi documenti sono ormai pubblici, che da parte della polizia vennero sviate le indagini che avrebbero potuto rapidamente, un anno e mezzo fa, condurre alla scoperta della verità. il terzo è la posizione che ha avuto il Governo in tutto l' affare, e che fa ricadere sopra di esso pesanti responsabilità. l' ambiente di corruzione che è stato denunciato e messo in luce da questo scandalo lo conoscono tutti. non male è stato scritto da un giornale non di mia parte che « la conseguenza che si ricava dalle cose che sono venute in luce è che tutta la vita italiana sembra ormai staccata da quanto vi può essere di buono, di onesto, di costruttivo » . l' errore, però, qui sta nell' eccesso di generalizzazione. non si tratta di tutta la vita italiana; si tratta della vita di piccoli o grandi gruppi che stanno al vertice della società italiana , ma questi gruppi si annidano accanto agli uomini più in vista del Governo e accanto agli esponenti principali del partito dominante, del partito della Democrazia Cristiana . colleghi della Democrazia Cristiana , una terribile macchia è oggi caduta sopra di voi, davanti a un paese dove la maggioranza del popolo non soltanto è onesta, ma soffre perché vive di lavoro e non riesce col proprio lavoro ad avere i mezzi necessari per una esistenza degna di essere vissuta. una macchia terribile è caduta sopra di voi, ma voi non vi toglierete questa macchia se non vi deciderete a parlare chiaramente e a compiere le necessarie operazioni radicali. non vi toglierete questa macchia fino a che farete fare i discorsi sulla moralizzazione della vita pubblica all' onorevole Spataro, come lo avete incaricato, nel mese di gennaio di quest' anno, di fare a Milano. fino a che farete questo, sempre più prenderà consistenza non solo il sospetto, ma la voce generale, e che ogni giorno diventa sempre più ampia, che tutti siete responsabili, se non direttamente di corruzione, per lo meno di cecità, di omertà, o di complicità. il secondo elemento sul quale io intendo richiamare la vostra attenzione e che ormai sembra assodato — dico « sembra » , e poi spiegherò che cosa intendo con questo « sembra » — è l' intervento di quelle autorità a cui è affidato dalla legge e dall' ordine costituzionale il compito di accertare la verità, di aiutare il magistrato a trovare i colpevoli e a colpirli, per sviare le indagini, per coprire e nascondere la verità, per farla scomparire. questo è un fatto su cui non si può discutere più; perché sono stati pubblicati, e in parte già persino letti in un' Aula di tribunale, atti e perizie decisivi. è ben vero, onorevole Malagodi, che alcuni di questi macabri documenti non hanno potuto esser letti se non con un senso di ribrezzo, ma tuttavia gli organi dell' opinione pubblica sono stati costretti a pubblicarli, altrimenti nulla si sarebbe mosso, tutto sarebbe rimasto fermo, la verità sarebbe stata per sempre soffocata. e ora spiego il « sembra » di poco fa. qui si ripete continuamente che nella Costituzione è scritto che l' imputato non è da considerarsi reo fino alla condanna definitiva. oh, se la nostra polizia, quando arresta un operaio, un lavoratore davanti alle fabbriche o nei campi si ricordasse, qualche volta, di questo principio! reo o non reo, il lavoratore viene cacciato in galera, viene malmenato, picchiato, torturato per fargli dire quello che alla polizia conviene... non potete negarlo! il principio che l' imputato non ancora condannato deve essere ritenuto innocente, senza dubbio vale anche per gli accusati che fanno parte della polizia. però, badate, oggi le cose sono andate in tal modo, sono venuti fuori tali elementi di giudizio di cui è in possesso tutta la popolazione, che se mai si pervenisse — ma non vi si perverrà — a un pronunciato per il quale venisse ripresentata ufficialmente, diciamo, la famigerata primitiva tesi del pediluvio, nessuno ci crederebbe più in Italia, tutti sarebbero convinti che non ha trionfato la verità, ma hanno trionfato i nemici di essa, i malvagi. questo è il punto di estrema gravità a cui si è arrivati. ma la polizia, onorevole Scelba, era ed è il vostro vanto. è tutto quello che voi avete saputo fare e avete fatto, come ministro dell'Interno per anni ed anni e ora come presidente del Consiglio . avete forgiato questo strumento con cura particolare, dedicandogli tutte le attenzioni. è proprio questo il tema che dobbiamo affrontare perché è di questo vostro strumento che oggi si tratta, e le cose che oggi vengono alla luce non si spiegano se non con il modo stesso come voi avete voluto che questo strumento venisse forgiato. avete forgiato la polizia non come organo stabilito a difesa della Costituzione e delle leggi, non come uno strumento posto a presidio degli onesti, bensì come strumento di persecuzione politica contro gli avversari del vostro partito..... siete voi che per ottenere questo scopo avete insegnato ai dirigenti della polizia a violare le leggi, a non tenerne conto! siete voi che avete ricostituito, contrariamente allo spirito e alla lettera della Costituzione, una polizia politica per sorvegliare gli avversari e gli oppositori del Governo, una nuova OVRA che funziona oggi nel nostro paese! siete voi che avete rinnovato il metodo della schedatura politica dei militanti dei partiti democratici della classe operaia e del popolo, metodo che non è ammesso dalla Costituzione repubblicana, che è contrario a qualsiasi principio di democrazia e di liberalismo. siete voi che avete affidato alla polizia il compito illegale, incostituzionale, di preparare e attuare la discriminazione politica tra i cittadini per servirvene ai vostri scopi di dominio di partito. siete voi che avete detto alla polizia che vi è un nemico contro cui essa ha eterna autorità, che questo nemico sono le masse popolari che seguono i partiti di sinistra, cui spetta il merito — storicamente da nessuno negato — di essere stati all' avanguardia nella lotta per restaurare la democrazia nel nostro paese. voi avete richiesto alle forze di polizia di mettere sotto i piedi la Costituzione, da voi dichiarata una trappola dalla quale bisognava uscire rompendone le sbarre. voi avete imposto alla polizia di ritornare all' applicazione e al rispetto delle leggi fasciste che noi, approvando la Costituzione, avevamo deciso di cancellare dalla vita del nostro paese. voi avete reso legale l' uso della violenza da parte della polizia, purché vi fossero delle manifestazioni di lavoratori da reprimere. voi avete reso permanente e legale l' arbitrio delle autorità di polizia in violazione di qualsiasi legge, persino del regolamento fascista di Pubblica Sicurezza . onorevole Malagodi, quando vi erano dei regimi che si dicevano liberali ed aveva luogo un conflitto sulla pubblica piazza con morti e feriti, sempre seguiva un processo. vi furono in Italia processi celebri in cui i funzionari della polizia vennero chiamati a rendere conto, in questi casi, delle proprie azioni. quei processi sono stati una scuola per il popolo italiano , per la polizia e per le autorità governative. in questi ultimi anni i conflitti e gli eccidi sono avvenuti l' uno dopo l' altro, con feriti e morti; non vi è stato mai un funzionario di polizia che sia, stato chiamato a rendere conto del proprio operato, che era all' origine di questi conflitti. è stato fatto un processo per i fatti di Modena? sì, è stato fatto un processo a coloro che avevano denunciato l' arbitrio, l' illegalità e la violenza della polizia, e per fortuna il magistrato lo ha concluso con una sentenza di non luogo a procedere. ma del vero processo che avrebbe dovuto essere fatto ai responsabili dell' eccidio mai si è parlato. la consuetudine fascista voi l' avete fatta diventare fondamento dei rapporti tra la polizia, la legge e i cittadini. ultimamente siete arrivati all' estremo di ordinare alle autorità di polizia — passando sopra alla legge, che impedisce lo sfratto sia del privato che di una pubblica istituzione dalla loro abitazione, passando sopra a qualsiasi pronunciato dell' autorità giudiziaria — di cacciare le organizzazioni popolari, politiche e sindacali, dagli edifici che il fascismo già aveva rubato loro con la violenza. vergogna per voi socialdemocratici che approvate queste cose, vergogna per voi liberali e repubblicani che approvate tutto ciò, questo strazio che viene fatto dei principi della legalità e della costituzionalità, questo ritorno alle più odiose forme della persecuzione fascista contro i lavoratori! in questo clima, in questo ambiente che voi avete consapevolmente creato, è persino assurdo pretendere da un grosso questore, non scemo, che ha letto il suo Fouché e ha navigato tra gli scogli politici per più di un decennio, venuto a conoscenza di quel delitto durante la campagna elettorale , anche solo subodorando qualcosa, abbia o non abbia, ricevuto la stretta di mano o la strizzatina di occhio che gli dava l' avvio, e persino assurdo pretendere ch' egli non pensasse che anche questa volta toccava a lui violare la legge e mettersi sotto i piedi la Costituzione. che potevano valere questi vincoli, questa trappola, di fronte a ciò che egli considerava il proprio dovere politico verso i governanti, verso i dirigenti del Partito di maggioranza . è perfino assurdo pensare che, nel clima che voi avete creato, quel questore non pensasse che si aspettava da lui qualcosa, anche se quel qualcosa poteva essere un delitto, senza dubbio più grave di quello colposo o preterintenzionale, di cui si parla come fatto principale di tutta questa vicenda. quando noi diciamo queste cose non è vero che investiamo le forze della polizia di un' accusa generica. al contrario, ai dirigenti stessi delle forze di polizia noi diciamo che essi devono aprire gli occhi e difendere il loro onore esigendo il rispetto rigoroso della Costituzione e delle leggi. sappiamo, in quanto sono essi che ce lo dicono, che molti di questi dirigenti comprendono l' assurdità della situazione che si è creata ad opera del Governo, e in particolare del ministro Scelba, per il modo come egli ha diretto e orientato, dirige e orienta le forze della polizia. i funzionari della polizia devono comprendere che l' azione e la lotta che noi conduciamo per denunciare questi fatti sono nel loro interesse. noi vogliamo restaurare il loro onore, che voi invece, signori del Governo, volete trascinare nel fango, al servizio dei vostri loschi interessi, per la difesa di caste e di persone che non meritano di essere difese. questo è il problema o almeno uno dei problemi di fondo che dovrebbe oggi essere affrontato. occorre dire chiaramente che qui vi è una piaga, la quale rimarrà aperta fino a che voi, onorevole Scelba, rimarrete a quel posto. attorno alla vostra persona le ombre si addensano da troppe parti. non vi sono soltanto quelle che vengono dal lido melmoso della Capocotta. vi sono le altre, che vengono dalla Sicilia lontana, ma, ahimè, così vicina quando si parla di queste cose. quando sapremo la verità sui fatti siciliani? anche qui era in corso un processo. non se ne doveva, dunque, parlare. dalla requisitoria stessa e dalla sentenza dell' autorità giudiziaria uscirono però accuse tremende contro uomini che fanno capo direttamente al ministero e al ministro dell'Interno , cioè all' onorevole Scelba. investito di queste responsabilità, il ministro dell'Interno è costretto, davanti al Senato, a dire che, finita la procedura, è d' accordo che si apra un' inchiesta. la procedura è finita. vi era qualcuno che, se si fosse aperta l' inchiesta, qualcosa poteva dire e forse avrebbe detto. ebbene e stato soppresso in carcere: gli hanno fatto dare il caffè con la stricnina. con quale coraggio, onorevole Scelba, quando pesa su di voi l' ombra di fatti simili, voi osate dire al Senato, rispondendo alle accuse che vi muovono i rappresentanti dei partiti popolari, che noi vogliamo turbare l' ordine pubblico , che noi abbiamo l' intenzione di intimidire i pubblici poteri, che noi vogliamo disintegrare lo Stato democratico , noi che siamo i primi fondatori di questo Stato democratico e repubblicano? come osate persino minacciare di imbavagliare la stampa, che queste questioni agita e dibatte nel modo come è stata costretta ad agitarle e dibatterle, data la posizione presa dal Governo stesso e da altre autorità? come osate esprimervi in questo modo, voi che sapete di essere il principale degli accusati? ve ne dovete andare, e voi, colleghi della Democrazia Cristiana , questa operazione dovete farla, e al più presto, altrimenti è inevitabile che su di voi, come partito, tutte queste ombre sempre più si addensino. né l' opinione pubblica , e nemmeno la vostra stessa coscienza, fino a che questa operazione non l' abbiate compiuta, potranno essere tranquille. l' ultimo elemento su cui intendo attirare l' attenzione è il contegno che è stato tenuto dal Governo nel corso del dibattito pubblico attorno a questo scandalo. contegno strano, equivoco, perché oscilla tra la altezzosità e tracotanza e il panico. vi è l' altezzosità e tracotanza del discorso dell' altro giorno dell' onorevole Scelba al Senato, vi è il panico cui assistemmo qui nell' Aula, quando al ministro della Giustizia giungevano una dopo l' altra le notizie delle morti nel carcere dell' Ucciardone. i documenti da cui risultano le posizioni del Governo sono tali che più che impressionare alle volte sorprendono per la loro improntitudine, per il loro contenuto, per ciò che dicono o lasciano capire che rende legittimi tutti i sospetti e fa gravare sul Governo e sul suo capo tutte le responsabilità. il 5 di marzo, costituito questo ministero, l' onorevole Scelba rivolge un discorso al Partito di maggioranza . il 5 di marzo l' affare era in corso , incominciavano le battute drammatiche. parla della necessità di moralizzare la vita pubblica , di far trionfare la verità, di aprirle la strada coi mezzi a disposizione del Governo, in tutti i modi? no, nemmeno per sogno. parla, come di consueto, di rafforzare una vigorosa vigilanza, naturalmente contro gli avversari politici del suo Governo, suoi e del Partito di maggioranza . il 14 marzo risulta da una notizia di carattere ufficioso, se non ufficiale, che l' onorevole Piccioni, rendendosi conto del grave errore che aveva commesso entrando nel Governo quando le cose già stavano a quel punto, aveva presentato le dimissioni; ma l' onorevole Scelba, l' onorevole De Gasperi e il Governo avevano fatto pressioni su di lui per fargliele ritirare. grave, gravissimo errore. a parte le conseguenze che questo errore può avere avuto sulla direzione della nostra politica estera , perché non si lascia un uomo in quelle condizioni d' animo a dirigere un settore così importante della politica nazionale, a parte questo, grave fu l' errore perché la cosa venne presentata in modo tale da costituire una corresponsabilità collegiale mentre già era in corso una inchiesta, aggravando la situazione governativa, mettendo in imbarazzo il magistrato, il quale si sarebbe mosso assai più liberamente se le dimissioni molto tempo prima fossero state accettate, e rendendo quindi più gravi tutti i termini della questione. ma andiamo avanti. ad opera di un avvocato nell' Aula del tribunale viene letto il famoso rapporto di un comandante dei carabinieri. ne derivano le dimissioni del capo della polizia date, fate attenzione, non dopo che il rapporto era stato fatto e presentato a chi di dovere, ma solo dopo che non lo si era più potuto tenere segreto. assai strano, sconcertante, l' atteggiamento, anche in questo caso, del presidente del Consiglio . il dottor Pavone si dimette perché messo di fronte a precise responsabilità e precise accuse e il presidente del Consiglio fa pubblicare un documento dove è detto testualmente che il dottor Pavone « dando queste sue dimissioni, ha aggiunto un ulteriore titolo di benemerenza ai tanti acquisiti » . c' è da rimanere esterrefatti. probabilmente, però, qui si dice la pura verità, perché effettivamente il dottor Pavone, dopo i tanti precedenti meriti, si acquistava quello, dimettendosi, di togliere dall' imbarazzo personaggi più alti di lui. al richiamo di questi fatti l' onorevole Scelba ha risposto citando quanto ebbe a scrivere un dirigente comunista, ai tempi dell' epurazione, scagionando il dottor Pavone da determinate accuse che gli erano state mosse in quella sede. vorrei pregare l' onorevole Scelba di ripetere la citazione in quest' Aula, perché vorrei che ancora una volta tutta l' opinione pubblica sapesse come noi siamo imparziali nel giudicare quando ci vengono presentati fatti certi e veri, come sia lontana da noi ogni volontà, di persecuzione. e arriviamo al famigerato comunicato del 16 marzo 1954. l' affare è ormai giunto a un punto cruciale . sono venuti alla luce elementi di gravità estrema, tanto che la magistratura sta per riaprire la istruttoria formale, essendo apparso chiaro che le primitive inchieste sono state falsamente avviate e condotte male. ebbene, questo è il momento in cui il Governo, col ridicolo pretesto di riassumere le precedenti vicende giudiziarie, impegna in maniera massiccia l' autorità del presidente del Consiglio per avvalorare ancora una volta la tesi più favorevole agli uomini che si vogliono ad ogni costo coprire. ed ecco infine l' inchiesta De Caro , sulla quale non intendo soffermarmi se non per sottolineare che non è vero che di essa si parli da parte nostra con dei sorrisi. l' inchiesta De Caro è, per noi, una cosa seria e grave. si tratta di un incarico che venne affidato a un membro del Governo e assolto in modo tale da portare tutta la stampa italiana, senza eccezione, e non solo la nostra, a dire che non si era fatto nulla, perché nulla vi era di più nell' inchiesta di quanto non fosse già contenuto nel rapporto dei carabinieri. da un ministro di tale autorità e responsabilità, e investito di poteri giudiziari , perché tali sono i poteri di cui è investito un ministro quando gli si attribuisce un' inchiesta di quella natura, si attendeva qualcosa. non si ebbe nulla, se non ciò che tutti già sapevano. noi non ridiamo di queste cose. ne siamo profondamente attristati e attristato ne è qualsiasi cittadino il quale comprenda che qui non è stato compromesso soltanto un vecchio uomo politico cui poteva essere risparmiata tale compromissione, ma è stata compromessa l' autorità stessa del Governo, allo scopo di fare apparire che, in sostanza, troppe cose cattive non c' erano, ad eccezione di qualche filibustiere che si aggirava un po' troppo vicino al presidente del Consiglio , ai suoi amici, ai suoi parenti e collaboratori, o ai parenti e collaboratori di altri ministri. che cosa venne fuori dall' inchiesta De Caro che fosse un aiuto concreto alla ricerca di quella verità che in quel momento tutta l' Italia stava cercando? niente. meglio sarebbe stato non farla, quell' inchiesta, piuttosto che condurla in quel modo e concluderla in quella lamentevole maniera. poi le cose sono precipitate: vi sono state le dimissioni, la lettera in cui voi avete, pubblicandola, avallato l' attacco dell' onorevole Piccioni alla magistratura e poi il dibattito al Senato e quello ora in corso qui, in cui noi ci siamo sentiti dire dall' onorevole Malagodi, con espressione scarsa di eleganza, ma forse non priva di plebea efficacia, che il nostro scopo sarebbe di dimostrare che in Italia tutti sono porci e tutti sono sciocchi. no, onorevole Malagodi. se le accadrà qualche sera, quando ella, prima di addormentarsi, come ieri ci diceva, pensa alle sorti del partito liberale , di avere ancora la mente lucida, veda dai nostri scritti come noi poniamo la questione. si accorgerà quanto siamo lontani non soltanto dal cadere in quella volgarità di espressione, che non ci è comune, ma da quella posizione che ella ci vorrebbe affibbiare. quello che noi sosteniamo è che vi è una responsabilità generale che investe sia il Governo, che il partito principale della maggioranza e gli altri partiti che lo sostengono. questa responsabilità investe il Governo e questi partiti per il clima di degenerazione e di corruzione che è apparso regnare in gruppi di filibustieri, di predoni, di corrotti e forse anche di delinquenti che si muovono attorno a note personalità dirigenti governative e politiche, a partire dal presidente del Consiglio . questa responsabilità rimane fino a che non vi siano atti che la rompano, che liberino da essa coloro che vogliano esserne liberi. questa responsabilità è tanto più seria, perché investe un indirizzo governativo, da cui sono usate le cose più gravi, la degenerazione e persino i delitti di cui si possono sospettare alcuni tra i più elevati dirigenti della polizia del nostro paese. qui si palesa la conseguenza del fatto che si è voluto creare, lavorando per anni ed anni in questa direzione, un regime dove il partito dominante e il Governo si confondono, animato da una sola brama di dominio assoluto. quella che voi avete cercato di fondare in questo modo non è una democrazia, non è soprattutto la democrazia che prevede la nostra Costituzione repubblicana. è un' altra cosa. definitela voi come volete. per noi è un regime di arbitrio poliziesco e di corruzione politica. premessa di questo regime era, dovrebbe continuare ad essere ed è tuttora la messa al bando di tutta una parte del paese e la persecuzione organizzata contro questa parte, che raccoglie più del terzo dei voti nelle elezioni organizzate come sappiamo che vengono organizzate in Italia, raccoglie certamente più della metà dell' opinione della popolazione politicamente ed economicamente attiva, e la grande maggioranza delle forze popolari lavoratrici. al bando queste forze popolari, al bando questa parte dell' opinione pubblica ! le amministrazioni dello Stato, e in prima linea la polizia, lavorino soltanto per attuare questa direttiva! di qui la degenerazione e la corruzione politica e amministrativa, tema che dovrà essere affrontato, presto o tardi, e non soltanto con una inchiesta sul fatto Montesi o sui fatti siciliani, ma con una indagine ben più profonda circa le funzioni che da parte del Governo vengono attribuite a particolari settori particolarmente delicati dell' apparato dello Stato. questo è il fondo della questione, ed io riconosco che correggere questa degenerazione è la cosa più difficile, perché, per correggerla, è necessario che venga liquidata tutta una esiziale impostazione politica, quella dalla quale è partita la politica dei governi italiani dal 1948 in poi; è necessario che venga di nuovo creato un contatto tra le forze sane del paese e le grandi forze popolari che seguono i partiti della sinistra democratica, socialista e comunista. fino a che questo non verrà fatto, quella degenerazione e corruzione non la si potrà combattere a fondo, non la si potrà eliminare. e questo dovrà esser fatto restaurando l' impero della Costituzione repubblicana in tutte le sue parti, emanando tutte le leggi è che è necessario emanare affinché la Costituzione riceva attuazione in tutti i suoi principi e abrogando tutte le leggi — fasciste o non fasciste che siano — le quali a questi principi sono contrarie. so che voi, colleghi del partito democristiano , per il momento siete orientati in senso opposto. non è questa la via che voi oggi ricercate. voi andate ricercando, per rinsanguare quella maggioranza elettorale che sentite come vi sfugga per il continuo crescere delle simpatie e delle adesioni attorno ai nostri partiti di opposizione, di strappare voti con un' azione di lusinga o disgregazione condotta verso i partiti della destra monarchica e fascista. siete quindi impegnati in una via radicalmente opposta a quella che dovreste seguire, se voleste veramente un risanamento politico e morale del paese. infine vi è un' altra necessità, più limitata, quella di individuare subito le responsabilità più gravi, più grandi degli uomini più seriamente compromessi, di metter da parte questi uomini e avere quindi un Governo che, anche se espresso dai partiti di maggioranza attuali, sia tale che su di esso e prima di tutto sul suo capo non possano gravare quei sospetti così pesanti di cecità, di omertà o di complicità di cui è stata fornita la documentazione nell' Aula del Senato e in questa. l' onorevole Scelba non ha nemmeno pensato di dover rispondere agli argomenti con cui è stato investito di questi sospetti. si è dedicato al solito furibondo attacco contro le forze che egli chiama antidemocratiche, che saremmo noi, i migliori combattenti, sempre, della causa democratica. vi è bisogno, quindi, prima di tutto, di un Governo alla testa del quale un uomo come l' onorevole Scelba non vi sia più, in cui un uomo come l' onorevole Scelba non possa più coprire quei posti di responsabilità. che oggi copre, affinché il cittadino e il funzionario onesti si sentano tranquilli, la giustizia possa avere tutto il suo corso, gli scandali possano essere tutti scoperti, tutti denunciati, possano essere puniti i colpevoli e si possa andare avanti in una atmosfera più respirabile. anche questo, colleghi del partito, anzi, dei partiti di maggioranza, io so che adesso non lo farete, non lo volete, forse non lo potete fare, perché qualcuno vi lega le mani. intanto fate però circolare di sottomano, nei corridoi del Parlamento e su determinati organi di stampa, la voce che, sì, voi comprendete che questo si dovrà fare, ma come lo potreste fare sotto un attacco come quello che noi conduciamo? dateci un po' di tempo, dite, e vedrete che le cose le metteremo a posto. operando in questo modo, voi affermate, e questa vostra espressione è anche dell' onorevole Scelba, che volete salvare le istituzioni. ebbene, andate avanti. peggio per voi! badate però che sono proprio le istituzioni che in questo modo vi compromettete; è proprio il prestigio delle istituzioni che in questo modo voi erodete e corrodete, non solo spostando sempre più ampiamente la opinione pubblica contro di voi, ma sempre più contribuendo, e questa è la cosa grave, a compromettere l' autorità stessa dello Stato democratico e repubblicano. il paese è nella sua grande maggioranza onesto e povero. il paese insorge, nella sua coscienza, davanti allo spettacolo infame della corruzione e degli scandali, della omertà e della complicità di cui le più alte istanze governative appaiono responsabili, complici forse persino del delitto. il paese è onesto; vuole che i corrotti siano spazzati via e che la onestà trionfi. noi siamo certi che, in un modo o nell' altro, questa volontà del paese, che richiede il trionfo dell' onestà, nel rispetto della legge e della Costituzione repubblicana, dovrà trionfare e trionferà.