Giuseppe SARAGAT - Deputato Opposizione
II Legislatura - Assemblea n. 17 - seduta del 24-08-1953
Sul caso Moro e sul fenomeno del terrorismo
1953 - Governo IV Andreotti - Legislatura n. 7 - Seduta n. 355
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , il voto del gruppo del partito socialista democratico italiano non è determinante per le sorti del ministero. tuttavia è necessario che il Governo, il Parlamento e il paese conoscano i motivi del nostro atteggiamento. il Parlamento esce da una lunga CPIFI. ieri tutto pareva impossibile; oggi tutto pare straordinariamente facile. v' è indubbiamente qualche cosa di anormale in questa situazione. qual è la causa dell' euforia attuale? v' è chi pensa che essa sia determinata da quel vile sollievo che gli uomini mediocri provano quando coloro che hanno una forte personalità abbandonano sia pure temporaneamente la scena politica. ma non è certa questa la causa dell' attuale stato di facilità. le stesse difficoltà che si sono avute per il ministero De Gasperi , si sono avute per l' esperimento Piccioni. non è qui il caso di ricercare le cosiddette responsabilità. è un dibattito questo che, se mai, riprenderemo dopo il Consiglio nazionale della Democrazia Cristiana . la verità è che, quando il problema è stato posto nei suoi termini politici, la soluzione non si è trovata. ed ella, onorevole Pella, è troppo intelligente per pensare che i problemi politici possano essere a lungo accantonati dietro il paravento di formule tecniche. in un certo senso, la vitalità del suo ministero è inversamente proporzionale a quella dei partiti politici . ma non sarebbe serio giudicare il suo ministero prescindendo dalla crisi politica che non ha ancora trovato una vera soluzione. forse questo dibattito è prematuro; ma qualche accenno si può fare fin d' ora. la crisi nella quale ci troviamo oggi — è inutile che ci illudiamo — è un sintomo della crisi stessa della democrazia italiana. in questo è la sua importanza e la sua gravità. è la crisi inevitabile di tutte le democrazie politiche quando si impigliano nelle loro contraddizioni. la democrazia politica o diventa democrazia sociale , oppure cade in un processo di involuzione. oggi siamo a questo bivio. il senso di tutto ciò che avviene in questi giorni è chiaro: o la democrazia politica farà un deciso passo in avanti, oppure è condannata a decadere. le elezioni politiche sono state un campanello d' allarme. la crisi attuale politica ne è l' eco sonora. noi socialisti democratici abbiamo cercato di dare un senso alla situazione attuale, fissando i termini di un nuovo orientamento politico con una formula densa di significati: « apertura a sinistra » . si è detto da alcuni che noi volevamo introdurre nella cittadella democratica il cavallo di Troia della dittatura; dal canto loro i comunisti ci hanno accusati di voler spezzare l' unità della classe operaia . queste accuse simultanee e contraddittorie che si muovono da punti opposti dell' orizzonte politico contro di noi e che si annullano, così, reciprocamente, provano che noi siamo al punto focale della situazione e che il problema da noi posto è un problema profondamente reale. ringrazio in ogni caso il collega Martino, che da un punto di vista liberale ha dato una interpretazione onesta dei nostri moventi. ma ciò che conta non sono le nostre buone intenzioni. ciò che conta è il risultato effettivo dei nostri atti. ebbene, la nostra iniziativa ha avuto almeno un merito quello di porre un problema, che prima che da noi, è stato posto dalla forza delle cose, e di obbligare i partiti ad un travaglio interiore che prima ignoravano e che rimette in moto la dialettica democratica. che cosa vuol dire « apertura a sinistra » ? vuol dire sapere se la democrazia politica è capace di assimilare forze sempre più larghe di lavoratori, oppure se non ne è capace. nel primo caso la democrazia italiana si salverà, nel secondo è condannata a perire. appartengo ad una generazione che ha già vissuto questi problemi. e quando voi, nel 1922 non li vedevate, noi che allora eravamo giovani, li vedevamo e sapevamo quali erano i motivi che spingevano la democrazia italiana verso la catastrofe. questo problema di assimilazione delle forze del lavoro è strettamente importante ed è straordinariamente difficile, ed è difficile appunto perché non è un problema tecnico, ma politico che si presenta in termini contraddittori. apertura a sinistra non vuol dire soltanto formulazione di un programma sociale; ma soprattutto acquisizione di forze politiche in grado di favorirne la realizzazione. come acquisire queste forze politiche ? ci si risponde: queste forze politiche sono legate a dottrine che contrastano con la democrazia politica cosi come noi la concepiamo. se si tratta di quelle forze politiche che accettano la dottrina del partito unico evidentemente le difficoltà sono insuperabili. ma ci sono altre forze che si richiamano al socialismo e che debbono regolare la loro azione, almeno in parte, in rapporto alla volontà dei loro elettori. questi elettori non sono fautori della dottrina del partito unico totalitario; lo si voglia o no, nell' atto in cui hanno votato, hanno fatto una scelta. questa scelta non poteva essere di natura sociale, perché i programmi sociali dei movimenti operai non sono molto diversi tra di loro. è questa quindi una scelta politica; ciò che essi non hanno accettato, era la dottrina del partito unico , che è l' essenza del totalitarismo. sono quindi le forze socialiste e potenzialmente democratiche. la cosa più curiosa in tutta questa faccenda è che la si è voluta trattare come se fosse una questione interna fra socialisti delle varie correnti. ebbene, è questa faccenda che noi soli socialisti non potremmo mai risolvere. sono tutti i partiti che credono nella democrazia che devono capire il problema, che devono essere interessati alla sua soluzione e che possono con il loro concorso favorirla. ed è soltanto se tutta la democrazia si muove in un certo senso che noi socialisti potremo risolvere questi problemi. ed è solo se il partito socialista italiano non si irrigidirà nelle sue formule che potremmo fare un passo innanzi. in altri termini, se la democrazia politica si muove verso la democrazia sociale , attirerà fatalmente a sé forze sociali che oscillano fra la democrazia e la dittatura. ma la democrazia potrà fare questo passo in avanti solo se le forze socialiste, a loro volta, andranno incontro alla democrazia. come si vede è un problema che si pone irto di contraddizioni; è un circolo vizioso che non può trovare la sua soluzione, se qualcuno, per primo, non prenderà la coraggiosa iniziativa di fare un passo innanzi nella direzione giusta. il nostro partito ha compiuto questo gesto. la forza degli apparati può ostacolare questo processo, ma non può arrestarlo. in questo senso la preoccupazione dominante nostra, oggi, è che non si inizi un moto contrario. se si inizia un moto contrario, tutto è perduto. la partita si è chiusa per ora con una tacita intesa di tregua, per permettere una maggiore elaborazione del problema. questa tregua nasce da uno stato di necessità, e può presentare dei grandi vantaggi, ma può presentare anche dei gravi pericoli. nell' atto in cui noi lavoriamo per determinare un orientamento in una certa direzione, le forze conservatrici lavorano in senso opposto. ed è qui tutto il pericolo della situazione attuale. ed è qui la responsabilità preminente del maggiore dei partiti democratici. se la Democrazia Cristiana metterà a profitto questo lasso di tempo per un ampio riesame della situazione e se il partito socialista italiano farà altrettanto, possiamo sperare in un avvenire favorevole per le forze democratiche; altrimenti, l' avvenire sarà molto oscuro. ad ogni modo riprenderemo questo discorso fra qualche tempo. oggi dobbiamo giudicare questo Governo. non ripeterò qui quanto è stato detto nell' altro ramo del Parlamento dal mio compagno senatore Carmagnola nel corso della discussione generale . si è voluto vedere in questo Governo qualche cosa di diverso da quello che l' ha preceduto. in realtà molti degli elogi di cui questo Governo ha goduto non erano che un modo ambiguo di esercitare una critica indiretta sul Governo che lo ha preceduto. l' unica diversità è in ciò: che questo Governo si qualifica come un Governo transitorio, che lascia impregiudicato il problema politico. è assurdo, quindi, misurare con un metro eguale due cose qualitativamente diverse. è assurdo quindi dire che questo Governo è più o meno a sinistra di quello che l' ha preceduto. questo è un Governo che non ha avuto la investitura preliminare dei partiti. è una cosa questa che fa molto piacere agli antidemocratici, i quali sanno benissimo che la democrazia si articola e vive attraverso i partiti politici . d' altra parte questo Governo avrà la sanzione del Parlamento e quindi sarà costituzionalmente in regola. questo è un Governo che sorge da uno stato di necessità di fronte alla carenza, auguriamoci momentanea, dei partiti politici . dobbiamo quindi rinunziare ad emettere su questo Governo un giudizio politico? evidentemente no. tutti i governi, onorevole Pella, fanno della politica, come Monsieur Jourdain faceva della prosa senza saperlo. qual è la prosa che, più o meno consapevolmente, fa l' onorevole Pella? è una prosa eclettica, in cui ce n' è per tutti i gusti. ce n' è per i monarchici, ce n' è per i comunisti, un po' meno per il partito democristiano . ogni partito ha trovato nella prosa dell' onorevole Pella qualcosa che gli andava a genio. e ne abbiamo trovato anche noi socialisti democratici che, in fatto di stile democratico, siamo di gusti difficili. parlo, beninteso, del penultimo discorso dell' onorevole Pella e non della risposta pronunciata oggi, che ci ha lasciati molto scontenti. siamo rimasti stupiti quando l' onorevole Pella ha dichiarato oggi che i dipendenti dello Stato non dovrebbero beneficiare di nessuna misura di condono per le sanzioni da cui furono colpiti a seguito degli scioperi. ci auguriamo che il Governo voglia rivedere questa sua decisione e fare un gesto che favorirebbe davvero la distensione del paese. in ogni caso, a giudicare il Governo da quanto l' onorevole Pella ha detto nel suo penultimo discorso, il giudizio non potrebbe essere sfavorevole. ma ci sono delle omissioni eloquenti; ed è su queste omissioni che noi, socialisti democratici , ci siamo particolarmente soffermati. se queste omissioni venissero da un Governo che si qualificasse come apertamente politico, basterebbero da sole, nonostante alcune buone cose contenute nelle dichiarazioni dell' onorevole Pella, a indurci a votare contro. questo Governo si caratterizza come un Governo di transizione, e sta bene; si caratterizza come un Governo che vuol lasciare impregiudicato il problema politico, e sta bene. ma su questo punto è indispensabile essere molto chiari. non vorremmo che si insinuasse il dubbio che sono lasciate impregiudicate delle cose definitivamente acquisite alla vita del paese, alcune cose definitivamente giudicate. sia ben chiaro che ciò che è lasciato impregiudicato è il problema dell' apertura a sinistra, e null' altro. ebbene, sotto l' argomento del tecnicismo e della transitorietà, l' onorevole Pella ha omesso delle precisazioni, che, senza pregiudicare il carattere tecnico e transitorio del Governo, avrebbero fissato i limiti entro cui il problema politico deve rimanere impregiudicato. questi limiti, non sappiamo se ad arte o inconsapevolmente, non sono stati segnati con chiarezza. vi era un limite a destra che non è stato segnato. è pur vero che non lo si è segnato neppure a sinistra, ma questa mancanza eccessiva di caratterizzazione politica, anche se messa in conto della natura tecnica del Governo, non può non preoccuparci seriamente. abbiamo assistito infatti al tentativo della destra di mettere una ipoteca sul Governo. il senatore Lauro, addirittura, più che mettere una ipoteca si è dato l' aria di chi è in grado di poter comprare tutte le carature. è stata in seguito una specie di corsa a chi, dalla parte opposta, cercava di fare altrettanto. c' è in tutto ciò una larga parte che può essere attribuita alla manovra dei partiti politici . ma resta pur vero che i margini di tale manovra sono stati resi possibili dalle troppo caute omissioni dell' onorevole Pella. ecco perché non possiamo accordargli la nostra fiducia, anche se alcuni affidamenti programmatici, contenuti nella sua precedente dichiarazione, ci consigliano di non votare contro. noi quindi ci asterremo. la nostra astensione avrà il carattere di una attesa vigilante. noi ci auguriamo che il seguito degli avvenimenti rimuova la nostra perplessità attuale; ma non direi che il discorso di oggi sia stato tale da indurci a rimuovere queste perplessità. al contrario, direi quasi che le ha fatte aumentare. ma il seguito degli avvenimenti non è tanto nelle mani del Governo, quanto in quelle dei partiti democratici e del partito socialista italiano. riprenderemo il colloquio nei prossimi mesi e vedremo. fin d' ora però possiamo dire quale sarà il nostro linguaggio per l' avvenire. noi crediamo nella democrazia politica e nella libertà, ma sappiamo che libertà e democrazia non vivono che se sanno dare una risposta efficace ai problemi di coloro che lavorano e penano. noi saremo sempre fedeli ai principi che reggono le grandi organizzazioni del lavoro dei paesi dell' Occidente europeo e lotteremo perché tali principi si affermino anche in Italia. noi crediamo nell' alternativa socialista democratica. per noi si tratta di creare un ordine nuovo con il minimo di dolori per tutti e senza distruggere i grandi valori umani che sono il prodotto della parte migliore delle generazioni che ci hanno preceduto: la libertà, la democrazia, lo spirito di tolleranza, i diritti dell' uomo e del cittadino. noi vogliamo lottare con metodi civili per un mondo più libero, più giusto, più civile di quello il cui vero volto si rivela non nelle ottimistiche dichiarazioni dell' onorevole Pella ma nelle tragiche inchieste degli onorevoli Tremelloni e Vigorelli. la nostra dottrina di socialisti democratici è un atto di fede nella possibilità di sviluppo civile della nostra patria. ella, onorevole Pella, ha concluso le sue dichiarazioni con un eloquente richiamo ai supremi ideali nazionali. anche per noi, onorevole Pella, la patria è il bene supremo; ma noi lottiamo e lotteremo sempre, perché essa riveli il suo volto materno a tutti i suoi figli.