Pietro NENNI - Deputato Appoggio
II Legislatura - Assemblea n. 17 - seduta del 24-08-1953
Istituzione del ministero delle partecipazioni statali
1953 - Governo I Segni - Legislatura n. 2 - Seduta n. 404
  • Comunicazioni del governo

signor presidente , onorevoli colleghi , il dibattito che si è svolto sulle dichiarazioni del Governo e la replica del presidente del Consiglio non hanno recato alcun elemento nuovo suscettibile di modificare la nostra decisione, che abbiamo già annunciato, di votare contro il Governo. e non hanno neanche recato elementi suscettibili di modificare l' attenuazione del nostro voto contrario, della nostra sfiducia, che è la conseguenza naturale della dichiarazione programmatica del ministero e degli impegni che il nuovo Governo ha preso, taluni dei quali sono in relazione — suppongo diretta — con le richieste da noi formulate nel corso della crisi. accenno all' amnistia, all' aperto riconoscimento che la riforma elettorale Scelba è caduta, all' impegno di rinunciare ad ogni discriminazione fra i cittadini qualunque sia la loro appartenenza politica o sindacale; accenno al ripudio dei progetti di legge del precedente gabinetto, in primo luogo la « polivalente » e quelli limitativi della libertà di sciopero e della libertà di stampa , al desiderio espresso di ricercare con le organizzazioni sindacali del paese e i gruppi parlamentari la collaborazione su problemi concreti; accenno, infine, alla maggiore prudenza di linguaggio nel definire i compiti e gli obiettivi della nostra politica estera . l' onorevole Pella, per i limiti che la stessa Democrazia Cristiana assegna alla sua attuale esperienza, limiti ribaditi con insolita crudezza ieri dall' onorevole Jervolino e sfumati or ora con l' abituale eleganza nella dichiarazione dell' onorevole Moro. l' onorevole Pella, probabilmente, non poteva tenere diverso linguaggio da quello che tenne nella dichiarazione ministeriale, benché egli già oggi ci abbia dato l' impressione di chi teme di essersi troppo avanzato sul terreno delle concessioni e vorrebbe fare qualche passo indietro. onorevole presidente del Consiglio , mi permetta di deplorare alcuni inutili accenni del suo discorso odierno a minacce all' ordine pubblico , che oggi nel nostro paese non esistono, e, in ogni caso, non esistono ad opera delle forze popolari che noi rappresentiamo. e lasci che io mi rammarichi che il Governo abbia dato una risposta negativa al nostro invito di estendere l' amnistia anche alle punizioni amministrative con le quali furono colpiti i dipendenti dello Stato che parteciparono a recenti scioperi politici . ella, onorevole presidente del Consiglio , ha detto « no » . noi faremo tutto quello che dipende da noi affinché il Parlamento dica « sì » quando verrà davanti alla Camera il progetto di amnistia. ella, onorevole presidente del Consiglio , è in questo momento oggetto di sospette pressioni e di ancor più sospetti tentativi di accaparramento da parte di una estrema destra della quale oggi abbiamo avvertito ciò che rappresenta: non tanto la monarchia contro la repubblica quanto determinati interessi sociali, che devono essere colpiti e lo saranno. si guardi, onorevole presidente del Consiglio , come se n' è del resto guardato nel suo discorso di pochi istanti fa l' onorevole Moro, da questi compromettenti amplessi. perché non è certamente con gli uomini che siedono sui settori di destra che si farà fare un solo passo innanzi alla democrazia e alla socialità, di cui ella si è fatto ancora una volta banditore. onorevole Pella, noi giudicheremo il ministero in base ai fatti. seconderemo ogni sforzo inteso a superare l' attuale critica situazione. daremo il nostro concorso all' elaborazione dei provvedimenti che sono stati annunziati. cercheremo di rinsaldare la reciproca tolleranza che si è ristabilita in Parlamento in contrasto con l' atmosfera avvelenata della passata legislatura, tolleranza che di per se medesima è un elemento di distensione non soltanto nel Parlamento ma soprattutto nel paese. voteremo l' esercizio provvisorio, considerando la richiesta che ci è fatta come un fatto tecnico, del resto giustificato dal ritardo con cui la discussione dei bilanci può essere iniziata dopo la lunga crisi postelettorale. tuttavia negheremo la fiducia, sia perché non approviamo la formula sulla quale il ministero si è costituito, sia perché i bilanci dei quali esso si appresta a chiedere il voto sono i bilanci della maggioranza e del Governo del 18 aprile 1948. né in questo atteggiamento è possibile ravvisare gli estremi della contradizione di cui ha parlato ieri l' onorevole Jervolino. anzi; tutto è chiaro, lineare, esente da manovre e da intrighi. non soltanto, onorevoli colleghi , non approviamo la formula sulla quale il Governo di affari si è costituito, ma ogni giorno che passa avvertiamo il rischio di un attendismo governativo a cui fa contrasto il dinamismo della vita pubblica interna, europea e mondiale. tutto, signori, è in movimento. il mondo cammina e tende, semmai, ad accelerare il passo piuttosto che a rallentarlo. vedete che cosa è successo in Francia. quel Parlamento, dopo una lunga crisi conclusa ma non risolta con la investitura di un ministero di centrodestra che si disse essere di tregua estiva, si era aggiornato poche settimane fa nel convincimento di essersi scaricato a buon prezzo di ogni sua responsabilità delegando al gabinetto Laniel poteri straordinari. senonché è bastato che il 10 agosto scorso comparisse sul Journal Officiel il primo carrozzone dei decreti legge perché si scatenasse in Francia il più formidabile movimento di scioperi a catena e senza limiti di tempo che quel paese abbia conosciuto. non entro, naturalmente, nel merito dei decreti legge caratterizzati dai sacrifici chiesti ai dipendenti pubblici; non entro nel merito dello sciopero di cui si assunsero la responsabilità iniziale le organizzazioni socialdemocratiche di Force ouvrière e i sindacati cristiani. traggo però da questa esperienza due conseguenze che direttamente ci interessano: che il rifiuto e la incapacità dell' attuale parlamento francese ad assumere le responsabilità che gli competono ha trasferito le difficoltà e i contrasti nel paese, con conseguenze che non potevano rivelarsi più gravi; che gli esperimenti di centrodestra dei signori Pinay e Laniel hanno creato in Francia una situazione esplosa in forme di azione diretta delle masse, si potrebbe dire in forme rivoluzionarie, giacché sa di rivoluzione, nel senso più alto del termine, il movimento di protesta che per due settimane ha paralizzato la vita nella vicina repubblica. vale a dire che gli affari correnti non hanno atteso la fine della tregua estiva, non hanno atteso i comodi dei partiti: i nodi venuti al pettine non sono stati sciolti, e qualcuno ha dovuto tagliarli. ora, onorevoli colleghi , senza pretendere di stabilire un parallelo rigoroso tra la nostra attuale situazione e quella francese, tuttavia si deve constatare che i problemi sono fondamentalmente i medesimi e che la loro soluzione non può essere procrastinata soltanto perché la Democrazia Cristiana non sa ancora quale orientamento assumere e continua a baloccarsi con formule di Governo superate o inadeguate. l' agitazione che scaturisce dai licenziamenti nelle fabbriche, l' agitazione determinata dai contrasti sulla interpretazione dei contratti agrari, non può aspettare i comodi né dei partiti né dei gruppi parlamentari . le categorie più misere del nostro paese non possono aspettare a lungo che noi ci mettiamo d' accordo perché i problemi fondamentali che le interessano vengano risolti. la miseria non aspetta. e, a giudizio mio, il lato più importante dell' inchiesta ordinata e condotta dai Parlamento sulla miseria non tanto consiste nei dati di studio messi a nostra disposizione quanto nell' aver sottolineato la tragica gravità del problema e l' urgenza di risolverlo. così pure, onorevoli colleghi , non può aspettare la politica estera . il nuovo presidente del Consiglio non è sostanzialmente uscito dalla sua prudenza iniziale, malgrado le veramente scellerate pressioni di cui è oggetto, soprattutto a proposito della CED. ma ormai è evidente che la politica dell' ultimo quinquennio, quello che abbiamo chiamato oltranzismo atlantico, non tiene più. non tiene sul piano mondiale, non tiene sul piano europeo, non tiene sul piano nazionale. l' onorevole Pella è stato sollecitato a pronunciarsi con maggiore energia sulla questione di Trieste, e lo ha fatto. senonché non è questione di parole, o, meglio, non è questione soltanto di parole. a Washington, malgrado le proteste di Palazzo Chigi , è in corso la conferenza militare jugoslavo-americana, e, checché si dica e quale che sia l' entità degli aiuti che la Jugoslavia riceverà, la contradizione è patente e violenta, mentre non è stata applicata la dichiarazione tripartita , sotto la quale pur sta la firma degli USA. vale a dire che né a Trieste né altrove, onorevole presidente del Consiglio , noi possiamo continuare a fare una semplice politica di attesa. si dice che la Democrazia Cristiana aspetti il risultato delle elezioni tedesche del 6 settembre prima di riconvocare il suo Consiglio nazionale . né io negherò che i risultati delle elezioni tedesche siano un elemento importante della situazione europea benché, onorevoli colleghi , sia evidente che non sono più, di per se stesse , l' elemento determinante. anche la questione tedesca — che è la questione europea, tutta la questione europea — si è posta in movimento, ed a questo movimento ha dato un impulso notevole, in questi giorni, l' accordo intervenuto fra la Germania-est e l' Unione Sovietica . lo Stato italiano, il Governo, il Parlamento sono già ora nella necessità, di definire il loro atteggiamento nei confronti del grande problema tedesco e di tutti i problemi della nostra politica estera . onorevoli colleghi , da qualunque punto di vista si considerino le cose, noi abbiamo l' impressione di essere di fronte ad una situazione che non consente soluzioni di ordinaria amministrazione . in queste condizioni il nostro voto contrario significa rifiuto della formula sulla quale il Governo si è costituito, indipendentemente dalla persona del suo presidente e dalle persone dei suoi componenti. il nostro voto significa riaffermazione dell' alternativa socialista e riaffermazione dell' esigenza interna ed internazionale dell' apertura a sinistra. noi non possiamo prestarci, come è negli intenti di talune sollecitazioni anche di parte socialdemocratica, a ridurre l' apertura a sinistra a un espediente parlamentare per assicurare tre settimane o tre mesi di vita ad un ministero. il problema che abbiamo posto è di fondo e postula un nuovo corso di tutta la politica nazionale. non concerne i gruppi parlamentari nel senso stretto del termine; concerne tutto il paese, tutto il popolo. il Governo ha tracciato oggi i limiti, in verità assai timidi e modesti, della sua apertura sociale. ha parlato di equilibrio della bilancia dei pagamenti , di pareggio del bilancio, di necessaria prudenza quando si rischia di mettere in giuoco il valore della moneta. sono criteri legittimi, ma troppo limitati. allorché ieri parlava in quest' Aula il segretario della maggiore nostra organizzazione sindacale , e diceva che i lavoratori hanno l' ansia di partecipare ad uno sforzo collettivo di tutto il paese per accrescere la produzione e sono pronti alla parte di sacrifici che ciò può comportare, mi pareva che nei calcoli prudenti e circospetti dei tecnici facesse irruzione un fattore nuovo ed imponderabile che può cambiare molte cose. tutto, signori, può essere trasformato nel nostro paese se si realizzano le premesse politiche della partecipazione dei lavoratori alla direzione dello Stato, se si stabilisce un rapporto di fiducia tra i ministri, tra il Governo che collegialmente rappresenta lo Stato, e l' operaio al suo tornio, il contadino al suo aratro, l' impiegato al suo ufficio, l' insegnante, il professore, l' artista, lo scienziato nella loro scuola o nei loro laboratori. l' alternativa socialista è intesa a realizzare questo legame del popolo con lo Stato. perciò continueremo a sottolineare l' urgenza della scelta che essa implica, perciò accettiamo l' invito al dialogo formulato dall' onorevole Moro, perciò votiamo contro una formula di Governo che non può rappresentare né favorire l' apertura a sinistra e che io mi auguro non la ostacoli.