Giorgio ALMIRANTE - Deputato Opposizione
I Legislatura - Assemblea n. 934 - seduta del 17-06-1952
Pubblicazioni sull’attività antidemocratica del fascismo
1952 - Governo VII De Gasperi - Legislatura n. 1 - Seduta n. 934
  • Attività legislativa

onorevoli colleghi , prima di tutto mi sbrigo brevissimamente del terzo emendamento nell' ordine, quello subordinato. in questo articolo è detto al primo comma che dovranno compilarsi apposite pubblicazioni da adottarsi per l' insegnamento. debbo ritenere sia una svista, perché se si fosse detto « da consigliare » , non avrei nulla da opporre, ma il dire « da adottare » , cioè lo stabilire in un testo di legge che determinati libri debbano essere obbligatoriamente adottati per l' insegnamento, a prescindere dalla materia — ancora una volta mi dispiace di dover tornare su una tesi di incostituzionalità — è contrario alla Costituzione, e precisamente al disposto dell' articolo 34 della Costituzione. né vale l' obiezione secondo cui ci sarebbe una Costituzione per i fascisti e una Costituzione per i non fascisti, obiezione che non ha alcun valore e che lo stesso ministro non ha accettato. qui tale obiezione non è sostenibile, perché in questo caso non si tratta di fare una norma punitiva per i fascisti, ma di stabilire una norma positiva a favore della gioventù che dovrebbe essere rieducata. ora, la Costituzione stabilisce che l' istruzione è libera e che liberi debbono essere i libri di testo. in patente contrasto con ciò, abbiamo qui invece che, per il clima di improvvisazione allegra in cui è nato l' articolo 9 di questo disegno di legge , dovrebbero per disposizione del medesimo venire adottati determinati libri di testo. mi pare dunque non vi sia possibilità di discussione in merito, ma soltanto come al solito, possibilità di votare contro l' emendamento. quanto all' articolo, su di esso si può fare, in breve — non vi preoccupate — un discorso allegro e un discorso serio. il discorso allegro è molto semplice: questo non è un articolo, ma un ordine del giorno che è divenuto articolo in un momento di euforia, nell' altro ramo del Parlamento. non lo dico io. lo hanno detto i senatori, lo ha detto l' onorevole Scelba, lo ha detto il senatore Donati quando, al Senato, hanno tentato di far comprendere che inserire una norma simile, così redatta, in un testo di legge, è una faccenda piuttosto incongrua. i senatori presenti sono stati di altro avviso, e questo ordine del giorno (perché sostanzialmente è un brillante ordine del giorno del sempre brillante senatore Donati) è diventato articolo di legge. basta leggerlo per comprendere che la tecnica legislativa non vi ha niente a che fare. questo è il discorso semiserio. si potrebbe fare un discorso serio; e il discorso serio l' hanno fatto molto altri colleghi i quali hanno detto che, se non per altri motivi, questa legge si giustificherebbe per l' articolo 9; i quali hanno detto che l' articolo 9 apre uno spiraglio positivo in una legge repressiva e, quindi, negativa; i quali hanno detto che l' articolo 9 giustifica moralmente l' intera materia perché ci avvia verso quella rieducazione democratica della gioventù che impedirà d' ora in poi che si verifichino fenomeni elettorali di ignoranza (hanno detto) o di corruzione, o di sviamento, o di traviamento della gioventù, quali quelli che hanno dato luogo ai recenti successi elettorali del Msi. non si creda che abbiamo ascoltato senza sufficiente attenzione i discorsi di tale genere, non nella loro parte polemica, che ci colpisce e che respingiamo, ma nella loro parte seriamente costruttiva e impegnativa. io non penso che i nostri avversari, sol perché nostri avversari, siano in mala fede. ho sentito fare qui dentro molti comizi (e non ce ne era bisogno), ho sentito fare anche qualche discorso, ho sentito tesi preconcette e faziose e ho sentito, talvolta, accenti sereni. e mi pare che su questo articolo taluni accenti sereni si siano sentiti. la preoccupazione che la gioventù italiana sia rettamente educata è una preoccupazione seria. per retta educazione taluno potrà indicare una cosa e altri un' altra cosa. ma è una preoccupazione seria e obiettiva nell' animo di ciascuno di noi. se mi consentite di sintetizzare in due parole il discorso serio che mi proponevo di fare a questo riguardo e che non vale la pena di portare per le lunghe come forse pensavo di fare, vi dirò che l' articolo 9 mi ha fatto pensare all' esperienza di molti italiani in questi ultimi anni, all' esperienza che potrebbe essere anche la mia: l' esperienza di uomini che oggi non hanno ancora raggiunto i quarant' anni e che nel 1945 avevano di poco superato i trenta, e che avevano attraversato, con l' arco non lungo della loro vita, esclusivamente o quasi il periodo fascista. questi uomini hanno visto con un certo interesse, direi con una certa umana curiosità da diversi punti di vista , ma con interesse sincero e schietto, il fiorire improvviso (per loro inusitato e incognito), nel 1945 e 1946, della cosiddetta stampa democratica. io, per esempio, non ero abituato a leggere tanti e così svariati giornali; ne leggevo uno e mi bastava. il leggere tanti giornali, il leggere tutti quei giornali, mi appassionò per un certo tempo. cercai se vi fosse un fermento di vita nuova, una verità, cioè una capacità educativa: quella che si vorrebbe fissare in questo modo. devo dire che sono rimasto deluso. ma siete rimasti delusi anche voi, perché, con questo articolo, confessate il fallimento di tutto quanto avete tentato in sette anni. e in Senato fu detto, da qualcuno di quella parte e anche di questa, che questa legge è la confessione di un fallimento. il fallimento non è nostro, ma vostro. il fallimento non è degli uomini che avevano trenta anni nel 1945 e che poi si sono sentiti raccontare, dal 1945 ad oggi, che ci si avviava, verso un' era di libertà e di democrazia realmente e rettamente intese, che si sentono oggi dire che la democrazia deve essere protetta contro di loro, contro di noi. protetta da che cosa? da quali nostre mene o mire occulte? non lo sappiamo bene. però abbiamo imparato, dopo vari tentativi di inserirci in questo mondo, che noi siamo i nemici di questo mondo. esattamente come ho tentato io. glielo dico con molta schiettezza. a proposito dell' articolo 6 di questa legge, cioè della cosiddetta recidiva, degli aggravamenti di pena, si è detto che è giusto colpire due volte coloro che appartennero al fascismo e che per caso o per volontà ricapitano in partiti che vengono considerati neofascisti. nel fascismo — cito la mia esperienza — data la mia età, non ero neanche capofabbricato, non ho avuto nessun grado gerarchico; però io posso essere sentimentalmente attaccato a uomini e cose; ne ho il diritto e nessuno mi può chiedere di rinnegare i miei sentimenti verso certi uomini o certe memorie. così può essere capitato a tanti altri, soprattutto a coloro che si vergognano di sputare nel piatto dove hanno mangiato o di bestemmiare gli uomini cui sono stati accanto per molti anni,.. sto per rispondere. ci siamo trovati in questa situazione, dopo il 1945-46: di avere dinanzi a noi, se volevamo occuparci di politica (e questo credo sia un dovere del cittadino)... in tempo di democrazia è anche un dovere. ci siamo trovati, dicevo, nella situazione di avere dinanzi a noi una larga scelta, indubbiamente, tra molti partiti politici nei quali poter entrare o ai quali poterci affiancare; ma tutti codesti partiti politici avevano una insegna che non era soltanto ideologica e politica, ma anche faziosamente personalistica, una insegna antifascista in senso fazioso. vengo a lei. tutti questi partiti, fin quando nacque l' Uomo qualunque ... dicevo: fino a quando nacque l' Uomo qualunque , molti partiti obbligavano in un certo senso i loro aderenti a sputare in quel piatto, se per caso vi avevano mangiato, o ad accettare.... che i loro compagni di cordata vituperassero quegli uomini cui si deve essere attaccati e a cui ognuno deve essere attaccato e non deve rinnegare se è un uomo e se ha una dirittura e un carattere. nacque l' Uomo qualunque e fu una esperienza alla quale io e molti altri guardammo con molto interesse. non ci convinse quella esperienza. perché, onorevole Giannini? il discorso potrebbe essere lungo e non voglio farlo. io non ho mai avuto il piatto, e lei lo sa. l' Uomo qualunque non mi convinse e mi dispiace dirglielo, onorevole Giannini, perché ella è stato tanto garbato in questi giorni con me, ma glielo dico dal punto di vista politico, perché nel suo movimento (e un giudizio politico e quindi non si offenda) vedevo soltanto una speculazione politica di recupero e non una idea politica di avanzata, soprattutto sul piano sociale; lo vedevo fermo nel recuperare degli uomini. signor presidente , non divagherò più. d' altra parte ho risposto all' onorevole Giannini quello che intendevo rispondere. il suo esperimento non era per noi sufficiente. possiamo avere avuto torto. onorevole Di Vittorio , io sto parlando seriamente. se ella, che è un uomo serio e garbato, intende limitarsi ad una battuta, decade al ruolo di un qualunque altro deputato comunista. finora abbiamo visto in lei uno dei rari uomini liberi di quel gruppo. cerchi di conservarsi tale. qualche volta ha parlato liberamente. stasera riceve il verbo di Mosca anche 101. cerchi di essere sereno come ho cercato io di esserlo. il fondo di un pensiero non è mai una definizione che altri danno e appiccicano, perché allora il fondo del sito pensiero sarebbe che lei è comunista nel senso che io attribuisco a questo termine, ciò che non le farebbe piacere. quindi, si liberi dalle definizioni, se vuole ragionare di politica seriamente. tornando all' articolo 9, esso, secondo quanto avete detto voi proponenti della legge e dell' articolo, è la confessione di un fallimento; non solo, ma è la prova esplicita che non avete una strada e che per uscire da un fallimento vi imbarcate in un altro. ma non è con questa norma, che è stata così ingenuamente decantata da tante parti, che si risolverà il problema e neppure che si avvierà a soluzione il problema. non è con questa norma, perché questa norma fa parte di questa legge, e tutto il bene che questa norma vorrebbe affermare viene distrutto dalle altre norme della legge di cui fa parte. la legge Scelba non protegge la democrazia; l' ho detto all' inizio e lo dico concludendo. la legge Scelba toglie la fiducia nella democrazia a quei giovani che — voi non lo crederete — potevano forse conquistarsela, e stavano conquistandola, in un loro modo, che forse poteva non essere il vostro, ma che era schietto e ragionato. abbiamo assistito poche ore fa a un dibattito assai importante, assai istruttivo e premonitore in tal senso. i giovani di cui parlo sono italiani, soltanto italiani, non hanno da ascoltare « voci del padrone » di nessun genere; e credo che questo sia un dato importante anche per chi si professa esclusivamente democratico, dimenticandosi di professarsi italiano e basta.